mercoledì 28 luglio 2021

DIRITTI ANIMALI definitivo

 TESI: no diritti sì utilitarismo.

Perché no diritti?

1) no responsabilità quindi...

2) insetti...

3) gradualismo e razzismo

Conclusione: compensa e allevamente intensivi.


Libro del giorno: Slate Star Codex Abridged di Scott Alexander -

PERCHE' GLI ANIMALI NON HANNO DIRITTI?

Risposta breve: perché si puo' essere "vegetariani e carnivori" mentre non si puo' essere "assassini e brave persone".

Risposta lunga (per modo di dire): supponiamo tu senta il dovere di convertirti al vegetarianesimo. Potresti continuare a mangiare carne compensando questo tuo "peccato" con una donazione ad enti che si occupano del benessere degli animali. Questo è un'ottimo affare sia per te che per gli animali. Una posizione del genere mi pare moralmente giustificabile.

Consideriamo ora un'analogia imbarazzante: le stime attuali ipotizzano che con 2500 euro puoi salvare una vita umana nei paesi poveri. Diciamo che sono un benestante e potrei spendere 100.000 euro salvando 40 vite umane, d'altro canto c'è un tipo che mi sta proprio sulle balle (non ha né amici né parenti)... Avete già capito no? Bè, nessuno approverebbe quell'omicidio. Perché? Perché gli uomini hanno dei diritti.

In conclusione: gli uomini hanno diritti, gli animali no. La violazione dei diritti non è soggetta a compensazione mentre l'utilitarismo è sempre soggetto a compensazione.

post facebook che giustifica a prescindere dalla compensazione:

Il caso del porcello.

Approfitto di questo meraviglioso passaggio della RSI per un rapido ripasso dei diritti del porcello. In particolare, considero questa famosa sentenza portata all'attenzione dei filosofi morali da Derek Parfit:

"Per ogni popolazione immaginabile di persone che godono di una qualità della vita molto alta, vi è una popolazione maggiore la cui esistenza sarebbe preferibile anche se ciascuno dei suoi membri vivesse una vita appena degna di essere vissuta".

Si chiama "conclusione ripugnante", e difficilmente potrebbe essere sottoscritta, ma gli utilitaristi possono sfuggire ad essa solo grazie a forzature.

Domanda: potremmo farla valere nel caso degli allevamenti intensivi di animali? Occorre chiedersi se, grazie alla presenza di allevamenti, il numero di animali in vita è molto maggiore rispetto a quello che sarebbe senza. Occorre anche chiedersi se possiamo applicare agli animali un'etica utilitaristica. Infine, dobbiamo chiederci se la vita in allevamento è comunque "appena degna di essere vissuta". Alla prima domanda potrei arrivare ad una risposta affermativa. Alla seconda rispondo con un deciso sì (c'è chi applica l'utilitarismo anche all'uomo!). La terza domanda è quella che mi lascia più perplesso: occorre un grande entusiasmo per la vita purchessia per rispondere di sì. Sta di fatto che la via per giustificare moralmente chi continua a mangiare prosciutto mi sembra abbastanza solida.