mercoledì 20 giugno 2012

Miseria del noir italico

Contesto per aspiranti scrittori di successo nell’ Italia in crisi:
Scrivete un bel noir ambientato di provincia… ma che sia di “di denuncia”: si tratta di escogitare una trama ingarbugliata che da un qualunque fattaccio di cronaca o d’invenzione…conduca a diramazioni sempre più oscure, a reti di complicità sempre più eccellenti: congiure internazionali, misteri d’Italia, zone d’ombra tra affari e malaffare…
Stile prescritto:
… scoppiettante, tutto mozziconi di frasi al presente indicativo e additamenti da narratore behaviourista. Per i dialoghi, rifarsi al tono di certe serie tv americane, anzi direttamente al doppiaggio italiano, creando uno slang-patacca su cui si avrà cura di innestare, qua e là, un po’ di crudezze dialettali, tanto per far capire che abbiamo letto Gadda e Pasolini…
Obiettivo:
… accostarsi al cuore nero della realtà, alle viscere di un Paese irredimibile, come d’altronde reciteranno diligentemente la quarta di copertina e, al traino, i recensori pigri. A quel punto, manca solo il critico pronto a giurare che il noir è il nuovo «racconto della realtà», ma quello si trova…
Perché siamo finiti tanto in basso?
è un equivoco che va avanti da una sessantina d’anni, da quel 1944 in cui Raymond Chandler, padre nobile del giallo hard-boiled, pubblicò il saggio The Simple Art of Murder. Chandler elogiava Dashiell Hammett per avere strappato il delitto al «giardino di rose del vicario», dove lo teneva ostaggio Agatha Christie, e averlo restituito ai vicoli, in «un mondo in cui i gangster possono dominare le nazioni e poco manca che governino le città»…  Chandler e i suoi molti eredi e imitatori, hanno spacciato per realismo crudo un manierismo stracotto: gangster al posto dei colonnelli, prostitute al posto delle baronesse, detective che invece di impomatarsi i baffi o coltivare orchidee si ubriacano di whisky nel loro ufficio-stamberga, solitari e sconfitti. E già, perché il giallo «realista», oltre che manierista, è anche mitologico: «Sulla strada dei criminali deve camminare un uomo che non è un criminale, né un vigliacco», scriveva Chandler, delineando il ritratto di un cavaliere errante dalla triste figura, un ruvido eroe da western trapiantato nella metropoli, un uomo in lotta con un mondo marcio che mena quasi vanto della propria sconfitta…
Spero che le parole che seguano siano un antidoto sufficiente a tenervi alla larga dal genere:
… «Il noir non è altro che letteratura della realtà»… si dice… qui l’equivoco si complica con l’idea che il genere abbia onerosi compiti extraletterari. Non deve solo interpretare il mondo, deve trasformarlo (la vecchia storia di Marx che capovolge Hegel). È una prosecuzione della lotta politica con altri mezzi, una «contro-narrazione» sovversiva: «Quello che mi interessava, infatti, era maneggiare la realtà (…) si tratta di una scelta letteraria che ci offre  la possibilità di continuare a fare politica attraverso il racconto del Paese». Strumento di lotta o mero succedaneo, a beneficio di quei militanti degli anni Settanta… la fonte del crimine è tutta sociale e politica: «Alla malvagità dell’essere umano, svincolata da questi aspetti, ci credo poco…
Morale:
… E però questo tipo di letteratura, che si vorrebbe immersa nella fornace della realtà, è intrappolata in una stanza degli specchi…  Certo è che la figura letteraria dell’eroe sconfitto, che soccombe al Sistema o racimola trionfi derisori, sembra fatta apposta per sovrapporsi alle mitobiografie dei vecchi insorti e alle mistificazioni del romanticismo ribellistico, creando un vertiginoso gioco di illusioni ottiche… il marxista libertario Manchette disprezzava gli investigatori alla Poirot perché «non risolvono mai il delitto generale di questo mondo»… Il vecchio giallo era irrealistico in tutto ma serbava, per così dire, il realismo del peccato originale, la coscienza di un male che sopravvive a tutte le rivoluzioni: era figlio del pessimismo vero, quello dei moralisti classici. Soprattutto, non s’illudeva di «maneggiare la realtà». Sapeva di maneggiare un giocattolo, e anche in questo era più realista…
 
Dopo avermi levato le parole di bocca sul noir italiano, Guido Vitiello, della cui esistenza fino a ieri ero all’ oscuro, carica il cannone e lo punta contro la componente più arcaica della lobby femminista, la quale spinge per piazzare la figura più retriva della compagnia (Lorella Zanardo) nientemeno che in Rai.
Vabbé, togliamo pure il “nientemeno” e l’ aria ”scandalizzata”, visto che non esiste "segno dei tempi" più esemplare di questo, e se non accade oggi, accadrà sicuramente domani.

Ecco, era solo per dire che questo qui è uno da tenere d’ occhio. Fine.