La riforma della giustizia secondo il neuroscienziato David Eagleman (determinista-ala dura):
“… il punto cruciale è che di fronte ad un crimine non ha più senso chiedersi “quanto conta la biologia e quanto conta la persona?”. questo perché sappiamo che non ha più senso disgiungere la biologia di una persona dalle decisioni che prende. Sono cose inseparabili…
… abbiamo un’ idea della “pena” che si fonda ancora sui concetti di ”intenzione” e “colpevolezza”… ma la moderna comprensione del cervello richiede un cambio di paradigma… il concetto di “colpevolezza” deve essere rimosso dal gergo legale… è un concetto del passato irriconciliabile con la rete genetico/ambientale che disegna i comportamenti umani…”
E’ una vera fortuna avere tra noi gente che parla chiaro. E auguri per il nuovo paradigma.
A proposito, il filosofo Saul Smilansky, senza tanti filosofemi, ha cominciato a dire che una simile svolta è impossibile. Dietro l’ angolo della “svolta” non ci sono che burroni.
Ma una scappatoia si offre: basta considerare la pena alla stregua di un trattamento sanitario obbligatorio.
Alcuni di noi sono nati del colore sbagliato e dobbiamo ridipingerli.
Non sarebbe la prima volta, pensiamo all’ inquisizione: si torturava per liberare l’ eretico dai demoni. Ovvero, per curarlo.
Il determinista deve farsi piacere questo paradigma. Cio’ che porta a delinquere è una malattia: la cura per il delinquente effettivo si chiama riabilitazione, quella per il delinquente potenziale si chiama deterrenza.
In questo modo si reintroducono di straforo elementi essenziali per tenere in piedi una società.
Ma affidarsi unicamente alla pura deterrenza (+ riabilitazione) risulta ripugnante al senso comune.
Rothbard sintetizza due classici punti d’ inciampo:
… il criterio della deterrenza implica degli schemi punitivi che la gran parte di noi giudicherebbe grossolani e ripugnanti… Per esempio, in assenza di legislazione molti di noi si asterrebbero spontaneamente dai crimini più orrendi, per esempio l’ omicidio… d’ altro canto potrebbero essere tentati da crimini insignificanti (per esempio il furto di un frutto sulla pianta)… se la funzione della pena si esaurisce nella deterrenza, una punizione più severa è richiesta per quei comportamenti illeciti a cui la gente da poco peso… il furto di una gomma dal tabaccaio da parte di un ragazzino dovrebbe essere punita con la morte… per l’ omicidio basterebbero pochi mesi…
… vorrei aggiungere che se la deterrenza fosse il nostro criterio guida sarebbe perfettamente legittimo che l’ autorità giudiziaria condanni chi sa essere innocente previa verifica dell’ esistenza nell’ opinione pubblica di un generalizzato sentimento di colpevolezza… la pubblica esecuzione di un innocente – purché la sua innocenza venga tenuta nascosta – avrebbe un effetto deterrente pari a quella di un colpevole,,, ma questo viola qualsiasi standard di giustizia concepibile…
… il fatto che chiunque consideri le due conclusioni precedenti come grottesche, per quanto soddisfino il criterio di deterrenza, mostra in modo palpabile che la gente è interessata a qualcosa di più che alla deterrenza…