venerdì 28 febbraio 2020

IL DILEMMA DI DARWIN-L'EROE DELL'ILLUMINISMO

L'EROE DELL'ILLUMINISMO
E' l'anti-illuminsta per eccellenza, un cuginetto di Edmund Burke e Joseph de Maistre. Parlo di quel musone del reverendo Thomas Robert Malthus. E' lui che fornì l'idea chiave che consentì a Darwin e Wallace di risolvere i loro problemi e fondare l'evoluzionismo (ferro di lancia della Nuova Ragione): il Principio della Popolazione. Quella roba per cui gira e rigira il nostro obbiettivo finale è sempre quello di riprodursi.
L'immagine può contenere: 1 persona, primo piano

Tabù dell'incesto, culto della verginità, virtù della castità, celibato sacerdotale, orgoglio omosessuale, fedeltà sponsale, ascetismo, vita monastica, maternità responsabile, programmazione familiare, e un mondo moderno in cui i migliori filiano meno...
Caro Carletto, chiedo a te, ma non è che qualcosa non quadra nella tua teoria applicata all'uomo?
Non chiedo ai neo-darwiniani, perché se domani scoprissimo una specie che soffoca la prole dopo averla partorita saprebbero spiegarmi in due minuti la sapiente strategia riproduttiva che sta dietro certi comportamenti apparentemente dissennati, salvo fare una comoda marcia indietro non appena si viene a sapere che la singolare pratica era stata mal descritta.

giovedì 27 febbraio 2020

LE VIRTU' DEL DIALOGO

LE VIRTU' DEL DIALOGO
Il dialogo giova?
Domanda difficile, occorre procedere in modo empirico per estrarre una risposta.
Purtroppo, l'unica cavia che ho a disposizione per la sperimentazione del caso sono io stesso, e l'esito che ne ricavo è questo: solo il dialogo superficiale rende il mondo un posto migliore.
Partiamo dai tre tipi di dialogo:
1) COSTRUTTIVO: prima di interagire le parti riflettono a lungo sull'argomento e approfondiscono la loro posizione.
2) ASIMMETRICO: una parte è molto preparata, l'altra improvvisa sul momento.
3) SUPERFICIALE: le parti si incontrano e improvvisano uno scambio impressionistico.
Ho partecipato e partecipo ripetutamente a tutti e tre, ecco le mie conclusioni.
Il dialogo costruttivo è irrimediabilmente viziato dall' "effetto dotazione": chi ha investito molto su una certa idea, non ci rinuncerà mai. Venderebbe anche la mamma pur di difendere il suo investimento pluriennale. Se ascolto da anni con approvazione Chopin e ho sviluppato una notevole conoscenza della sua opera, difficilmente un suo dotto detrattore riuscirà mai a farmi cambiare idea. Siamo entrambi preparati, discuteremo fino all'esaurimento sull'argomento, spenderemo una quantità impressionante di energie ma ciascuna delle parti terrà il punto, nessuno cambierà idea. Anzi, è più probabile radicalizzarsi sulle proprie posizioni fino a raggiungere prima l'ironia e poi l'esplicita contumelia. Il processo messo in piedi ci renderà tutti perdenti. Vorremmo essere altrove ma non possiamo schiodarci dalla nostra trincea al fine di guadagnare la tanto agognata "ultima parola", l'unica in grado di rassicurarci sul fatto che non abbiamo sprecato anni nell'ascolto del polacco. Dopo questo dialogo il mondo sarà peggiorato di brutto.
Nel dialogo asimmetrico c'è uno che sa e l'altro che palesemente arranca. Il primo, accorgendosi delle disparità e del fatto che l'altro non "cede" come dovrebbe, ben presto assumerà atteggiamenti da "professorino" e ad alludere pesantemente al famoso quanto impronunciabile "lei non sa chi sono io". La cosa ovviamente non andrà giù al secondo che si diventerà a punzecchiarlo e a scandalizzarlo, finché si arriverà ai ferri corti e il primo, ormai esausto e senza sprezzo del ridicolo, dopo aver fatto ricorso ad insulti particolarmente dotti e creativi, pronuncerà l'impronunciabile di cui sopra e senza vergogna aggiungerà l'inverecondo (almeno sui social) sfoggio di titoli e credenziali per poi andarsene sbattendo la porta, e da dietro la porta potrai sentire attutito lo stridulo grido "io non discuto con chi non ha nemmeno una laurea in...". L'esperienza del dialogo renderà il primo un misantropo rancoroso e il secondo un troll populista. Inutile aggiungere che anche dopo questo scambio il mondo sarà peggiorato di brutto.
Il dialogo superficiale è l'unico che, almeno da un punto di vista umano, funziona: ben presto si tocca con mano la rispettiva pochezza, si converge su un buon senso di maniera, si fraternizza e soprattutto si riesce a chiudere la discussione al momento giusto, che nei dialoghi social è forse l'elemento principale. Il momento giusto è quando ci si annoia o quando si è giunti ad un punto morto. Poi si va insieme a prendersi una birra. Il mondo ora è un posto più bello in cui vivere.

LA MIA PASTORALE

Come evangelizzare?
Cominciamo a chiederci perché le persone credono a cio' che credono?
La disciplina che risponde a questa domanda si chiama "epistemologia sociale". La mia ipotesi preferita è questa: le persone decidono a COSA credere decidendo a CHI credere. Iniziamo fidandoci dei genitori, poi passiamo alla maestra e infine arriviamo al nostro blogger preferito.
Sinceramente, non penso che le ponderose riflessioni introspettive siano molto diffuse. E' più probabile che tu ed io non andiamo d'accordo perché nel corso della nostra vita abbiamo incontrato persone diverse. Per farti cambiare idea non devo quindi essere particolarmente "brillante" ma conquistare la tua fiducia.
Ammetto i miei limiti: per me sarebbe un'impresa impossibile, il monastero mi si addice molto di più.

CAPUA vs BURIONI

CAPUA vs BURIONI
Ma perché nessuno chiede a Burioni, Capua, Gismondo, D'Anna, Borrelli, Puccetti, eccetera di praticare la nobile arte della scommessa accademica? Di competere onestamente facendo predizioni precise e confrontabili a posteriori su valori concordati? Perché costoro che si dicono esperti - come tutti gli esperti - vantano solo credenziali prestigiose ma nessun record track predittivo? Perché l'unica cosa a cui dobbiamo assistere quando si confrontano sui social è una serie di deprimenti scaramucce adolescenziali in cui nessuno cambierà idea? Se non cambia idea l'adolescente che la sua idea non sa difenderla, figuriamoci un accademico che ha passato la vita a coltivare la retorica della disputa!
Personalmente, mi sono sempre chiesto il perché non chiediamo mai agli esperti cio' che è più ovvio, ovvero di competere lealmente e ripetutamente affinché li si possa giudicare dai risultati anziché dai dotti discorsi.
Ma il problema è più generale: perché sembriamo così sorprendentemente disinteressati alla capacità previsionale degli esperti? I meteorologi TV di solito non vengono scelti in base alla precisione delle loro previsioni. I manager non vengono ingaggiati sulla base di una documentata capacità di anticipare gli eventi. Il record track dei più prestigiosi editorialisti di politica estera ci è del tutto sconosciuto (anche perché non esiste).
Se non chiediamo l'ovvio, cosa chiediamo agli esperti? Tre ipotesi.
1) MEDIA. Considera le possibili funzioni degli esperti sui media. I lettori dei giornali vogliono imparare ed essere intrattenuti da commenti intelligenti, arguti, e magari il più accessibili possibile. I lettori vogliono divertirsi ma al contempo abbeverarsi al sapere "alto" in modo poi da mostrarsi a loro volta brillanti e di buone letture quando affronteranno le loro discussioni. Una funzione del genere è svolta al meglio da esperti con capacità impressionanti, credenziali di prestigio e posizioni "filosofiche" originali, sono questi soggetti che sapranno crearsi un pubblico di affiliati. L'arida capacità previsionale non rientra tra i requisiti.
2) ACCADEMIA. Considera ora la funzione e il ruolo degli accademici. Gli accademici sono principalmente selezionati e premiati per la loro straordinaria padronanza di strumenti e metodi accademici difficili. Studenti, giornali e comuni cittadini possono trarre vantaggio dall'affiliazione con un soggetto accreditato e dalle capacità decisamente inusuali nel dominio di una materia complessa. L'accademico di successo sa sempre citare la frase giusta al momento giusto. In questo senso, la padronanza della tecnica e del gergo premia molto di più dell'accuratezza predittiva.
3) IMPRESA. Considera la funzione dei manager, sia pubblici che privati. Essendo personalità potenti e portando filosofie interessanti, questi leader possono ispirare e motivare una massa di persone e farle sentire parte di una squadra. I manager in azienda sono degli "operatori culturali", impiantano una cultura d'impresa seducente e invitano i "collaboratori" a farne parte e sentirsi coinvolti. Tale funzione può essere addirittura minacciata da un chiaro monitoraggio delle capacità previsionali del leader.

mercoledì 26 febbraio 2020

IL MIRACOLO DELLA DEMOCRAZIA

Prima di studiare l'opinione pubblica, mi chiedevo spesso: "perché le politiche delle democrazie sono così pessime?". Dopo aver studiato meglio l'opinione pubblica, ho iniziato a pormi la domanda opposta: "Perché le politiche delle democrazie non sono ancora peggio?".
L'elettore medio non sarà un nazista ma è comunque un moderato nazional-socialista. Considerato questo fatto, le politiche delle democrazie avanzate sono molto più "liberali" di quanto sarebbe lecito attendersi.

DUE MALATTIE?

Domanda 1: l'omosessualità è una malattia?
Domanda 2: e la sindrome di Down?


DAILYMAIL.CO.UK
DOMINIC LAWSON: So that's clear: it is absolutely unacceptable for anyone with eugenicist views to have a position of the slightest influence within British politics.

IL DILEMMA DEL SOVRANISTA

Sovranista: "ci credo che il big business è favorevole all'immigrazione! Così puo' avere un esercito di manodopera da pagare 3 euro all'ora!".
Non penso sia proprio così. O meglio, la distinzione più ragionevole sarebbe quella tra imprese domestiche che beneficiano di una maggiore offerta di lavoro e imprese straniere che la perdono. E poi non sono mai le “imprese” a prosperare o soffrire, ma i loro proprietari, che comprendono anche molti pensionati dei fondi.

martedì 25 febbraio 2020

LOBBY MODERATA

Come mai le grandi imprese spendono così poco per finanziare la politica considerato che una leggina potrebbe conferire loro vantaggi cospicui?
A quanto pare i finanziamenti ai partiti non sono un investimento su interessi speciali ma piuttosto una "spesa di consumo" che crea un senso di connessione e partecipazione. https://pubs.aeaweb.org/…/pdfplus/10.1257/089533003321164976

https://feedly.com/i/entry/F5aQnQLnOc25hrC/T2yXFQZX7zB2ycSlj4aJMNjOUtM=_1707d2102c7:38dcbf:307c229e

CARNE

PIANI E SCALE
Ecco un colloquio tra l'animalista Vegan e il carnivoro Tiger.
Vegan: gli animali provano dolore? Io penso di sì, e penso anche che non abbiamo il diritto di infliggere loro delle sofferenze.
Tiger: sono d'accordo, e infatti condanno il dolore gratuito inflitto agli animali.
V: eppure secondo me la distinzione che fai tra uomo e animale è troppo estrema. Come la giustifichi?
T: l'uomo è più intelligente dell'animale, è in grado di comprendere appieno la realtà del dolore.
V: eppure i bambini non mi sembrano molto più intelligenti degli animali.
T: hai ragione; mi correggo, la caratteristica rilevante non è la propria intelligenza, ma l'intelligenza della propria specie.
V: così eviti il paradosso del bambino ma ti cacci in guai ancora peggiori: noi abbiamo imparato a non giudicare i gruppi ma i singoli, e tu, dando rilevanza all' "intelligenza della specie", torni pericolosamente indietro. Oltretutto non si capisce bene perché l'intelligenza di un gruppo debba essere rilevante quando giudichiamo un singolo.
T: forse perché solo l'uomo possiede la facoltà della ragione, di comprendere le realtà astratte, di pensare ad un Dio.
V: Mi stai dicendo che è possibile torturare un ateo?
T: hai ragione, mi hai risvegliato dal mio dogmatismo, devo pensare meglio questo problema.
V: bene, intanto ti propongo di unirti alla schiera vegana.
T: fammi provare ancora. Forse l'intelligenza non è la soluzione e la mia confusione derivava dal fatto che resta comunque un indizio di coscienza.
V: intelligenza o coscienza non vedo cosa cambi. Almeno l'intelligenze si puo' misurare, la coscienza è un concetto più evanescente, lo lascerei fuori.
T: la coscenza introduce dei danni che vanno oltre il dolore. Prendi il caso della donna drogata e poi stuprata. Questa donna non ha provato dolore fisico, non ha danni fisici, eppure l'atto che ha subito è condannabile. Perché? Penso che la cosa sia legata ad una caratteristica della coscienza.
V: potrei anche seguirti ma non vedo la relazione con il caso degli animali.
T: ti faccio allora un caso differente: prendi un pc intelligente, noi lo possiamo spegnere.
V: e con questo?
T: ho detto "spegnere" ma avrei potuto dire "uccidere".
V: uccidere un PC? Assurdo.
T: infatti, un pc, per quanto intelligente, non ha coscienza, quindi la sua morte non ha rilevanza morale. Questo ci fa riflettere sulla relazione tra intelligenza e coscienza. E' importante visto che ora nella nostra discussione diamo rilevanza solo alla seconda.
V: e che differenze vedi?
T: l'intelligenza si puo' misurare su una scala continua mentre la coscienza o c'è o non c'è. Nel caso del pc non c'è, nel caso dell'uomo sì.
V: e nel caso dell'animale?
T: non voglio negarla ma si tratta di una coscienza inferiore. Insomma, la variabile coscienza è discreta (superiore/inferiore) mentre l'intelligenza è continua (QI). La discrezionalità della coscienza ci suggerisce di discutere in base a "piani", non in base a "scale".
V: ma in questo modo ricadi di nuovo nello specismo, e devo ripeterti le obiezioni precedenti.
T: ma ora considero il gruppo solo per dire che tutti i suoi componenti hanno pari diritti. Sei sicuro che le tue critiche precedenti reggano ancora? Tutti stanno sullo stesso piano anche se su gradini differenti.
V: ma sei davvero sicuro che il bambino sia dotato di una coscienza "superiore"?
T: qui hai ragione, mi sembra evidente però che la sua potenzialità di uomo sia rilevante. 
V: "potenzialità"? Vedo che recuperiamo la metafisica di Aristotele.
T: Ma si tratta di un concetto che usiamo tutti i giorni. Perché è illecito torturare una persona anestetizzata? Perché quella persona tornerà ad essere cosciente. Lo stato di coscienza è una sua potenzialità.
V: mi puzza.
T: ad ogni modo non è necessario introdurre concetti metafisici, basterebbero quelli utilitaristici: fare del male a un bambino puo' minare una quantità notevole di felicità futura. E' chiaro che per un animale non si puo' dire altrettanto poiché non avrà mai accesso a una coscienza superiore. Considera che già oggi noi infliggiamo una gran quantità di dolore ai bambini per il loro bene futuro. La pluriennale schiavitù della scuola è giustificata proprio in questo modo.
V: e il caso del disabile mentale?
T: lui non ha nemmeno potenzialità, hai ragione. L'unico modo per difenderlo consiste nell'affermare il legame intravisto tra coscienza e specie, qualcosa che, lo ammetto, si puo' solo intuire. In fondo è il motivo per cui il vilipendio di cadavere ripugnante tutti,  religiosi e no.
V: quanto dici non è insensato ma - al di là della coscienza inferiore - la sofferenza inferta agli animali è troppa.
T: ti propongo questo compromesso: l'animale deve comunque essere riconosciuto come soggetto morale ma a lui si applica una morale meno esigente, ovvero quella utilitarista.
V: e questo dovrebbe giustificare una dieta carnivora?
T: bè, sì. E' grazie agli allevamenti che così tanti animali possono nascere e vivere. Se quella vita vale la pena di essere vissuta, dal punto di vista utilitaristico gli interessi di uomini carnivori e animali si combinano bene.

Perché la nostra sofferenza dovrebbe essere diversa da quella degli animali?
La risposta più popolare è: "intelligenza". Il tuo dolore conta solo se sei intelligente. Gli animali sono stupidi, quindi il loro dolore e la loro sofferenza non sono un male.
Ma allora il dolore di una persona con un basso QI vale meno? E quello di un bambino? E quello di un disabile mentale?

CATO-UNBOUND.ORG
Michael Huemer says that how we treat animals may be a crucial test of conscience.


È plausibile che un decennio di allevamenti intensivi abbiano causato più dolore e sofferenza di tutto il dolore e la sofferenza prodotto nella storia dell'uomo.


CATO-UNBOUND.ORG
Michael Huemer says that how we treat animals may be a crucial test of conscience.


Affermare che mangiare carne sia lecito non significa dire che il maltrattamento degli animali sia un nonsense, i peggiori esempi di allevamento animale non vanno confusi con la legittimità di essere carnivori. C'è uno spazio morale tra il veganesimo e il prendere a calci i cuccioli per divertimento. Inoltre, anche le pratiche di allevamento industriale che potrebbero sembrare più discutibili dal punto di vista morale sono ciò che rende possibile a molti uomini più poveri di accedere alla carne. Anche se una morte meno dolorosa dell'animale sarebbe auspicabile, non è ovvio che negare la carne agli ultimi sia la scelta più morale. Forse livelli ultra-minimi di sofferenza animale sono un lusso che possiamo concederci in quanto paesi ricchi, ma il fatto stesso di mangiare carne non può essere illegittimo.


CATO-UNBOUND.ORG
Do animals have rights? And even if not, do we still owe them anything?

L'ORATRICE

Come oratrice Greta è fantastica. Ieri la consideravo una montatura ma oggi ho cambiato idea e le rendo onore.
L'insolita prosodia degli autistici è talvolta considerata uno svantaggio, ma lei ha saputo trasformare la sua estrema immediatezza in uno stile disarmante. Mai discorsi che vanno oltre i 5 minuti.
Comunica bene tutta l'urgenza e la serietà della sua crociata, proprio in una fase di stallo globale sulla questione ambientale. Nel suo sguardo di ragazza innocente si mescolano rabbia e condanna. Riesce sempre a spiccare, non c'è nessun altro nella stanza che parli o si comporti come lei.
Purtroppo per lei, c'è solo una persona che riesce a far meglio: il suo arcinemico Trump.
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'You have stolen my dreams and my childhood with your empty words,' climate activist Greta Thunberg has told world leaders at the 2019 UN climate action summ...