martedì 7 luglio 2009

Particelle elementari

Ci voleva un comunista come Michel Houllebecq per farlo.

Uno che ha attraversato il comunismo ludico-libidico condito dalle canzoni di Elvis e dai film di Marilyn Monroe, dai frigoriferi e dai transistor. Uno che leggendo "Actuel" voleva contestare il Capitalismo senza rinunciare al divertimento, anzi, alimentandone come nessun altro la nascenta industria erotico-pubblicitaria messa in piedi con l' attacco ai valori giudaico-cristiani, e con l' apologia della gioventù in cerca di estasianti avventure.

MH ci immerge in una sabbia mobile lenta quanto inesorabile; descrive un mondo avariato e irrecuperabile, eroso com' è da una vorace coppia di tarli: la libertà individuale e la scienza strumentale.

Ci voleva lui per smascherare questi falsi idoli allegando illustrazione meticolosa della loro azione corrosiva. Il mondo scolpito da quelle potenti mandibole è un universo rallentato, segnato da vergogne e timidezze arroganti, dove gli esseri si incrociano in un vuoto siderale in cui nessun incontro sembra mai possibile. Ogni tanto questi esseri si voltano verso di noi con occhi sbarrati, il loro sguardo non è addolorato, piuttosto atterrito, preda di tremori animali ed abietti.

Per "distruggere" con tanta perizia ci voleva un comunista senza più nulla da costruire.

Due fratelli, due vite solitarie e astiose, due vie verso il nulla. Un' età anagrafica atroce: cosa resta da fare quando carni vizze e biancastre cominciano ad arrotolarsi in un adipe repellente? Quando tutto annoia e si è ancora tanto distanti dalla morte? Eppure, difficile da credere, alcuni chiedono ancora una proroga, un piccolo supplemento di esistenza per soddisfare dei bisogni che sono fondamentalmente ancora gli stessi dell' adolescenza.

Il paesaggio è quello tedioso e tranquillo della Francia, ma potremmo essere in Giappone, in Norvegia. Insomma, in uno di quei sinistri paesi dove i quarantenni si suicidano comunque in massa.

Prendiamo la libertà. Finiti i bei discorsi con i quali si ha sempre la meglio nei dibattiti, spente le luci, l'uomo libero si ritrova solo e con un unico magnete in grado di attrarlo ancora "realmente": il sesso. Con tutto il portato di monotonia spossante che il sesso si trascina dietro.

Non per niente Bruno, il primo fratello, si masturnba in modo compulsivo, anno dopo anno questa attività diventa per lui preponderante fino ad assorbire ogni suo progetto, dalle vacanze al lavoro; anche quando si esaurisce ogni virilità, anche quando non restano più tracce di soddisfazione sensoriale.

Persino il Matrimonio è ben descritto solo se inquadrato come un intervallo di refrattarietà momentanea.

Che altro può fare chi ha solo la libertà come unico valore? Usarla per infliggersi un ultimo capriccio e soffrire lo spasmo che produce l' invenzione del successivo quando la nostra vena è inaridita da anni.

La comune sessantottarda, opportunamente variata, puo' ancora germogliare dando frutti insperati, perchè non provarci? Già, perchè? Purchè si sappia quando si scopa. I Chakra, il Tantra e le mille sfumature della New Age, hanno le carte in regola per arricchire la personalità, per scoprire nuovi anditi dell' animo in grado di vivificarci, sarebbe un peccato trascurarle. Basta sapere se e quando si scopa.

Con sguardo spento e fiducia affievolita giriamo il mondo trascinando una carcassa asciugata di tutto: resta solo una caricatura di desideri adolescenziali.

Intanto i figli guardano la TV 13 ore al giorno e al mattino ancora a letto sentiamo nauseati che in soggiorno già attacca il rosario dei cartoni animati quotidiani. Quegli stessi figli che poco prima erano alacri disegnatori ansiosi di mostrarci l' ingenuo capolavoro su cui avevano sudato tutto il pomeriggio, che solo un anno prima ci avevano deliziato e fatto sperare con una composizione eteroclita in cui appariva la scritta "ti voglio bene Papà". Sono figli che ora sentiamo perduti. Meglio dedicarsi alla vestizione più adatta per l' "aborto-party" organizzato da Di Giorno o allo "snuff movie" pagato diecimila euro.

***

La conoscenza scava, va a fondo fino ad isolare la particella elementare che ci costruisce. Strana questa cosa per cui conosciamo il mondo sempre meglio proprio mentre lentamente perdiamo ogni sapienza su come abitarlo.

Michel è un fisico che, alle soglie del Nobel, abbandona tutto. Perchè non farlo?

Non puo' certo trattenerlo la squadra di ricercatori che ha messo in piedi: la polvere burocratica cosparge ogni loro relazione; alla festicciola d' addio a nessuno viene in mente di fare le foto; basta uno sguardo annoiato, una parola strascicata per far defluire ciascuno verso la propria macchina. Si ha voglia di raggomitolarsi al più presto nella cuccia dell' "individualità", si ha subito nostalgia di tornare "monade".

Nessun rimpianto nel distacco dall' altro, solo numerosi, isolati e minuscoli sensi di liberazione. Quelli di chi puo' di nuovo abbagliarsi con la TV. Il clima da ufficio demitizza la "ricerca" intelligente, una filiera di onesti artigiani privi di genio e con la testa altrove mette a punto la scoperta; più che tesi e dottorati basterebbe un diploma condito con un po' di pratica per manovrare la strumentazione e uno sguardo attento quanto inerte.

Perchè non farlo dunque? Perchè non fare cio' che per un uomo della generazione precedente sarebbe stato a dir poco assurdo? Perchè non farlo ora che è sulla cinquantina ed è intellettualmente spacciato? Perchè non andare altrove, non gironzolare a caso per il mondo? Perchè? Perchè?

La sua fede nelle "particelle" gli impedisce da tempo di risondere a qualunque "perchè", e dietro il suo strano ed erratico comportamento non puo' che lavorare in modo diabolico quel dio impotente che ormai non riesce più ad abiurare per quanto voglia farlo.

Un maelstrom di noia trapuntato dal sollievo momentaneo che offrono violenza e pornografia. Non resta altro intrattenimento, non resta altra via per contribuire alla consumazione dei nostri corpi e non pensarci più.

Di antidoti non ce ne sono. Le relazioni famigliari? Le relazioni famigliari resistono qualche anno, talvolta resistono per decine d' anni, resistono molto più che ogni altro tipo di rapporto; e poi, finalmente, si sciolgono anch' esse.

Libertà e Conoscenza formano una tenaglia che ci amputa qualcosa di vitale, si cerca sempre di minimizzare questa sofferenza. Fintanto che la sofferenza della confessione sembra meno forte, si parla. Poi si tace, si rinuncia, si rimane soli.

Dal saggio di Bruno su GPII: "qualche Papa qua e là aveva misurato questa china, ma non l' abbiamo preso sul serio, ai miei amici per esempio non piaceva cio' che diceva su aborto, preservativi e altre stronzate del genere".

Ci voleva un comunista frustrato e in cerca di vendette postume per lanciare in modo stentoreo l' allarme.

E adesso, un rigo per un giudizio personale: il romanzo non è un capolavoro anche se il contenuto lo rende interessante. Altrimenti non l' avrei letto fino in fondo imbattendomi nel sorprendente finale.

Ve lo dico? Non ve lo dico? Bè, chi non lo vuole sapere non legga oltre.

Michel, il fratello scienziato, è tra i protagonisti di una rivoluzione scientifica decisiva che ci farà uscire definitivamente dall' onda lunga del cristianesimo. Un' umanità artificiale ricostruita in laboratorio con le tecniche della clonazione, un' umanità non più egoista, non più crudele, non più collerica, anestetizzata da ogni dolore, ripensa a come la tranquillità barbituresca di cui gode debba tanto al vecchio Uomo: quel mostro individualista, rissoso, tormentato, violento, che nel suo delirio narcisista non cessò mai di cercare la Bellezza e la Bontà.

Ecco la cosa artisticamente migliore del libro: la strana calma medicalizzata della voce che rende l' omaggio finale.

link

L' Anarco-Papa e la Mossa del Cavallo: 2240-1897-1883

Potrà mai la dottrina sociale della Chiesa Cattolica essere compatibile con l' anarchia, ovvero con una società senza Stato?

Per quanto non siano alle viste sbocchi del genere, propenderei per il sì, almeno ragionando a livello teorico.

Ma quale via seguire? Mi sembra che esista una "mossa del cavallo" in grado di produrre lo scacco matto che cerchiamo.

Mettendo da parte i fronzoli, sappiamo che lo Stato si fonda su un atto coercitivo: il prelievo delle imposte.

L' art 2240 del Catechismo sembra avallare questa pratica.

La sottomissione all'autorità e la corresponsabilità nel bene comune comportano l'esigenza morale del versamento delle imposte, dell'esercizio del diritto di voto, della difesa del paese. Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto, il rispetto

Si fa cenno al "bene comune", e qui facciamo una scoperta interessante: non per tutte le imposte esiste un obbligo di versamento, bensì solo per quelle "dovute", ovvero quelle indirizzate all' autorità legittima, quella che persegue il "bene comune".

Il concetto è bene espresso nell' art. 1897, qui si parla espressamente di "autorità legittima":

La convivenza fra gli esseri umani non può essere ordinata e feconda se in essa non è presente un'autorità legittima che assicuri l'ordine e contribuisca all'attuazione del bene comune in grado sufficiente.

Negli articoli successivi si rafforza il concetto di "legittimità" e di "bene comune".

Ed eccoci al passaggio decisivo; come deve essere perseguito il bene comune? Risponde un articolo chiave, il 1883:

... La dottrina della Chiesa ha elaborato il principio detto di sussidiarietà. Secondo tale principio, “una società di ordine superiore non deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità e aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali, in vista del bene comune

Grazie GPII per questa gemma luminosa.

A questo punto direi che è fatta, la palla passa agli studiosi: basta dimostrare che "una società di ordine inferiore" è in grado di perseguire da sola il bene comune senza interferenze dall' alto che, anzi, si rivelano perlopiù dannose.

E' un compito proibitivo? Non penso, l' economia, con il suo individualismo metodologico, è la scienza più idonea per assolvere a questo compito, più di altre dimostra come il bene emerga dal basso, dalla fiducia nell' uomo e nella sua libertà. Il suo crescente primato tra le scienze sociali fa ben sperare. Mi sbaglio?

Naturalmente esistono molte "citazioni" tratte dai testi e dai documenti contrarie alla conclusione proposta. Ma ne esiste qualcuna che non puo' essere ricondotta nell' alveo proprio della Mossa del Cavallo?

lunedì 6 luglio 2009

Dubbio

Il viaggio è confermato, tappa ai Caraibi compresa. Mi chiedo solo se la circumnavigazione in kayak dell' atollo valga i soldi spesi...


sabato 4 luglio 2009

Qualcosa batte in testa

L' emicrania si approssima... rullano i tamburi nella parte di sotto... spuntano le tribù di pensieri che sempre accompagnano il tuo ingresso nel proscenio... Mentre la terra risuona dall' interno... percossa e cava... vivente timpano... cerco la mia medicina, era al sicuro in cassaforte... e se questi giri di serratura non finissero più?... e se dovessi stare qua fuori a girare per sempre la chiave scortato dall' ansia?...

venerdì 3 luglio 2009

Alla ricerca della felicità

Ma cosa vi dà tanto fastidio degli immigrati? Qualunque cosa sia si puo' affrontare senza porre una barriera ai confini.

Se ne approfittano del welfare? Impedite loro il diritto di accesso alle strutture. Ma non impedite loro di cercare qui la felicità.

Deprimono i nostri salari? Tassateli e trasferite ai nostri lavoratori la differenza. Ma non impedite loro di cercare qui la felicita.

Portano delinquenza. Rafforsate le pene e concentrate su di loro i controlli. Ma non impedite loro di venire a cercare qui la felicità.

Alimentano il lavoro nero? Comprimete la tassazione sul lavoro in regola. Ma non impedite loro di venire a cercar qui la loro felicità.

Votano la parte politica che non gradite? Impedite loro di votare. Ma non impedite loro di venire a cercare la felicità.

Sono portatori di culture ambigue? Chiedete che si uniformino. Ma non impedite loro di cercare qui la loro felicità.

Ma agli "amiconi" degli immigrati spesso ripugna affrontare in modo credibile i problemi che il loro animo "magnanimo" solleva. La gente non capisce, è ovvio. Peccato vedere come oggi l' Immigrato venga fiancheggiato da chi non puo' e non sa come aiutarlo; da chi lo rende bersaglio dei benpensanti e oggetto di un odio che sarebbe legittimo solo se stornato sui suoi pseudo-protettori.

Non lasciamolo in quelle mani e ricordiamoci che: chi non ama uno stato invasivo, ama l' immigrazione.

Non puoi avere un forte welfare e una forte immigrazione. Ci sono poi i fatti: i Paesi pià liberi sono quelli con le etnie più differenziate. L'immigrazione è anche un' arma fenomenale da usare nel dibattito etico contro i "buoni con i soldi degli altri": chi più dell' immigrato è povero e bisognoso? E chi ama di più i bisognosi: chi si batte per una sanità gratuita o chi si batte per quella libertà di migrare (che alla lunga farà collassare la sanità gratuita)? La risposta è chiara.

L' immigrato cerca la sua felicità, e così facendo potrebbe regalarla anche ad altri.

giovedì 2 luglio 2009

Contro Pascal

Non si puo' dire che io sia refrattario all' approccio razionale in favore dell' opzione religiosa. Tuttavia, se c' è un argomento che non mi ha mai convinto, è quello avanzato da Pascal:

...un tale non sa se accettare o respingere la dottrina della Chiesa. Puo' essere vera e puo' essere falsa. E' un po' come il lancio della moneta. Le probabilità sono pari. Dando un' occhiata alla posta però, l' adesione al messaggio di salvezza s' impone come ragionevole...

Calma: una probabilità del 50% indica ignoranza ma l' ignoranza non indica una probabilità del 50%.

Quando c' è ignoranza completa meglio mettere da parte le probabilità se non si vuole incorrere in brutte sorprese.

C' è un modo più divertente per segnalare la fine sconcertante di chi non segue questo consiglio.

Facciamo incontrare due sconosciuti (razionali) e proponiamo loro una scommessa: mettete i vostri portafogli sul tavolo, il proprietario di quello meno fornito, si porta a casa tutto.

Entrambi accettano entusiasti, è un affarone! Ma come puo' esistere un gioco che sia un affarone per entrambi i giocatori?

No, no. Di fronte all' ignoranza lasciamo perdere il calcolo delle probabilità. Non proponiamo all' agnostico il calcolo di Pascal, potremmo finire in un vicolo cieco a parlar di portafogli.

Visioni sotto il temporale prealpino

... con dita calde disegnai sul vetro tanto tempo fa un volto che pianse fino a cancellarsi...

La fine di un modello.

Parlo della Svezia, emblema del paradigma scandinavo.

La destra liberale ha sempre speculato sulle falle di quel modello. Questa fine viene ora proclamata anche "da sinistra". Con l' accortezza di aggiungere che da vent' anni la Svezia è essenzialmente un paese neo-liberista: la socialdemocrazia aveva già fatto bancarotta all' inizio degli anni novanta e si era cambiata pagina.

Io la penso così: la Svezia si è dotata di un welfare molto esteso, e la pagato carissimo! Per non rinuciarvi e poterselo permettere ha adottato ricette iperliberiste in molti campi (scuole private, pensioni private, strade private, licenziamenti in tronco, fiscalità di favore...).

Tipica conclusione della scienza triste: nessun pasto è gratis, i pranzi luculliani poi costano un occhio della testa.

mercoledì 1 luglio 2009

Il canovaccio di FZ

Uno spettro si aggira per il mondo: Marx? No, il ritorno in pianta stabile del Turbo-Capitalismo.

Lo profetizza FZ tracciando un canovaccio che si ripete:

1. I profeti di sventura annunciano la Fine.

2. Come orologi fermi che una volta al giorno segnano l' ora giusta, capita che c' azzecchino.

3. Nel pieno della buriana invocano riforme radicali affinchè nulla sia più come prima.

4. Le loro ricette vengono trascurate e si riparte recuperando presto il terreno perduto.

1987-1997-1998-2000-2008... sempre la stessa storia.

Consider our track record over the past 20 years, starting with the stock-market crash of 1987, when on Oct. 19 the Dow Jones lost 23 percent, the largest one-day loss in its history. The legendary economist John Kenneth Galbraith wrote that he just hoped that the coming recession wouldn't prove as painful as the Great Depression. It turned out to be a blip on the way to an even bigger, longer boom. Then there was the 1997 East Asian crisis, during the depths of which Paul Krugman wrote in a Fortune cover essay, "Never in the course of economic events—not even in the early years of the Depression—has so large a part of the world economy experienced so devastating a fall from grace." He went on to argue that if Asian countries did not adopt his radical strategy—currency controls—"we could be looking at?.?.?.?the kind of slump that 60 years ago devastated societies, destabilized governments, and eventually led to war." Only one Asian country instituted currency controls, and partial ones at that. All rebounded within two years.

Each crisis convinced observers that it signaled the end of some new, dangerous feature of the economic landscape. But often that novelty accelerated in the years that followed. The 1987 crash was said to be the product of computer trading, which has, of course, expanded dramatically since then. The East Asian crisis was meant to end the happy talk about "emerging markets," which are now at the center of world growth. The collapse of Long-Term Capital Management in 1998—which then–Treasury secretary Robert Rubin described as "the worst financial crisis in 50 years"—was meant to be the end of hedge funds, which then massively expanded. The technology bubble's bursting in 2000 was supposed to put an end to the dreams of oddball Internet startups. Goodbye, Pets.com; hello, Twitter. Now we hear that this crisis is the end of derivatives. Let's see. Robert Shiller, one of the few who predicted this crash almost exactly—and the dotcom bust as well—argues that in fact we need more derivatives to make markets more stable.


Sempre la stessa storia tranne che nel 1929. Lì con FDR ci fu una reazione radicale che tentò di mutare il paradigma. E mal ce ne incolse: ci volle un quarto di secolo e una guerra mondiale per uscire dal pantano di quelle riforme mortifere.

Chi ha vinto il dibattito?

Vattelapesca.

Forse avremo una vaga idea tra qualche anno.

Nel frattempo la cosa migliore è misurare l' "ad hominem index".

Extra Ecclesiam nulla salus

Proposizione per molti imbarazzante. Quale interpretazione darne?

Ammetto di non conoscere i pronunciamenti ufficiali, ne tento una per mio conto ispirandomi alla visione di un ateo, Robert Wright, non sempre condivisibile ma molto "insightful" sui temi religiosi.

Wright argues that each of the major Abrahamic faiths has been forced toward moral growth as it found itself interacting with other faiths on a multinational level, and that this expansion of the moral imagination reflects “a higher purpose, a transcendent moral order.”

Il Cattolico non è preso in contropiede dall' idea di un Dio che evolve: la Chiesa esiste anche per incarnare e testimoniare le trasformazioni del Dio che professa e che cresce dentro di lei guidandola. Una crescita che emerge dal continuo e fruttuoso scambio con l' ambiente circostante.

C' è dunque un "fuori" dalla Chiesa destinato a diventare - trasformato - un "dentro" la Chiesa. Chi, stando fuori senza colpe, è portatore di un dono che la Chiesa assimilerà nello scambio, non penso abbia la salvezza piena pregiudicata.

Ritirate discrete

Come un grano dei rosari più sacri, come una vertebra su cui fa perno la terra, così scansionava le giornate il ticchettio dei tuoi ferri da calza... finchè il quieto bordone diventò assordante cessando...

martedì 30 giugno 2009

lunedì 29 giugno 2009

La cultura dei quiz

Che i "test" possano misurare la preparazione di un allievo è molto dubbio. In molti, a cominciare da Giorgio Israel, esprimono scetticismo ad oltranza in gran parte motivato.

D' altronde la valutazione qualitativa espressa dagli insegnanti si presta ad obiezioni insuperabili: chi controlla i controllori laddove non c' è concorrenza?

Che fare? Si potrebbe passare ai fatti instaurando una competizione tra i sostenitori dei due approcci: quale valutazione è più predittiva del rendimento universitario futuro dell' allievo, il SAT o la valutazione finale della scuola superiore così come è espressa dagli insegnanti?

Non conosco l' esito, mi insospettisce però che all' atto dell' ammissione, le varie Università diano sempre più peso al SAT. Perchè dovrebbero farlo se ci fossero responsi più affidabili.

Ci sono poi studi che confermano il maggiore potere predittivo dei giudizi quantitativi.

fare riferimento all' Università è buona cosa? Fortunatamente la reputazione di un' Università è un asset non trascurabile, anche perchè agiscono in ambito più competitivo e più interconnesso con il mondo del lavoro.

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Le discussioni in questo ambito sono interminabili. Sarebbe bene non proseguirle allo sfinimento finchè chi è coinvolto non motivi il rifiuto ad accettare scommesse quale quella di cui sopra

Troppo razionale per essere sano.

Forse l' Homo Economicus non esiste. Certo che l' Homo Autisticus ci si avvicina parecchio.

One group that does not value perceived losses differently than gains are individuals with autism, a disorder characterized by problems with social interaction. When tested, autistics often demonstrate strict logic when balancing gains and losses, but this seeming rationality may itself denote abnormal behavior. "Adhering to logical, rational principles of ideal economic choice may be biologically unnatural," says Colin F. Camerer, a professor of behavioral economics at Caltech

Quando all' autismo potrà subentrare un più tranquillizzante: "ragionare con la propria testa"?

Keynes non ha più le carte in regola

Ci vuol poco a dire che i mercati finanziari non sono efficienti. Per avere una certa autorevolezza bisognerebbe dirlo dopo aver fatto molti soldi in borsa.

Keynes sembrava avere le carte in regola, ma poi arriva quel guastafeste di Scott Sumner a toglierle di mano...

“In early 1920, he [Keynes] set up a syndicate, with his brother, some of the Bloomsbury circle, and a financier friend from the City of London. By the end of April 1920, they had made a further $80,000. Then suddenly, in the space of 4 weeks, a spasm of optimism about Germany briefly drove the declining currencies back up, wiping out their entire capital. Keynes found himself on the verge of bankruptcy and had to be bailed out by his tolerant father. Nevertheless, propped up by his indulgent family and by a loan from the coolly acute financier Sir Ernest Cassel, he persevered in his speculation” Translation, without help from his rich daddy and rich friends, this cocky, arrogant, smart-aleck would have fallen on his face, ended up digging ditches somewhere and we would never have heard of him. But he did have a rich daddy, who bailed him out.... Don’t anyone write in and tell me that Keynes made lots of other good investments, because if you’ve got a rich backstop, none of that matters.