venerdì 1 dicembre 2017

Il ritorno del dilettante

Il ritorno del dilettante

La rete è il regno degli editoriali a cura del dilettante.
Puo’ essere utile la riflessione dilettantesca o è solo una forma degradata della riflessione professionale?
Puo’ il dilettante tappare i buchi del professionismo esasperato o è destinato solo a rimestare nel torbido?
Puo’ il dilettante sfruttare le inadeguatezze del sapere scientifico ufficiale?
Sappiamo che il dilettante è spesso ideologizzato e approssimativo, ma anche il mondo accademico ha i suoi buchi.
Del resto, in passato, il dilettantismo è stato molto prezioso: pensiamo al ruolo da protagonisti che i dilettanti hanno avuto nella rivoluzione industriale.
Poi sono spariti, e ora tornano con l’avvento del web.
***
Nel mondo della ricerca accademica si fronteggiano ricercatori e finanziatori.
La scienza è il regno della verità ma la scienza la fanno ricercatori e finanziatori, due soggetti che non mettono il sapere in cima alla loro lista di priorità.
I ricercatori in genere vogliono pubblicare i loro lavori e ottenere delle citazioni poiché questo costituisce  un buon viatico verso la cattedra e la carriera personale.
Il numero di citazioni ottenute per ora di lavoro puo’ essere un indice adeguato su cui parametrare il loro sforzo.
In questo senso il lavoro accademico è “inadeguato”  per chi ricerca onestamente la verità.
Ma le distorsioni si presentano anche sul lato dei finanziatori, i quali sono alla ricerca di prestigio.
La quota di prestigio per euro spesa è una misura che inquadra bene il loro sforzo.
Il finanziatore vuole una ricerca che finisca sui giornali,meglio se compare accanto al nome di Stephen Hawking.
Il micro-Hawking per euro misura bene lo sforzo del finanziatore.
In queste condizioni molti lavori promettenti sono tralasciatidal mercato accademico, questo perché non producono né prestigio né citazioni.
E’ questo il terreno di pascolo del dilettante.
Si noti che se anche il sistema accademico ha delle falle, resta sempre estremamente competitivo.
Su un mercato competitivo non esistono occasioni da cogliere. In un sistema competitivo non si liberano mai nuove energie.
Si eviti quindi di cadere nella “fallacia dell’energia libera”, che è tipica di chi ragiona così:
Il sistema ha lo scopo di cucinare frittate, e tuttavia, anche se appare competitivo, sforna pessime frittate. Perché mai non potrei sfruttare le mie abilità di cuoco entrando nel sistema e offrendo le mie notevoli frittate?
Chi ragiona così probabilmente non ha capito che il sistema compete su dimensioni diverse rispetto a quella da lui ipotizzata, di conseguenza lì non c’è nulla per lui.
Una volta entrato su quel mercato sarà subito espulso o uniformato.
Capirà subito che non basta saper cucinare delle buone frittate.
Per pubblicare un lavoro scientifico, è meglio lavorare in un’università prestigiosa, per esempio. E’ meglio che il lavoro contenga parecchia matematica di alto livello, per esempio. Questo anche se tutto questo non ha molto a che fare con l’adeguatezza del risultato finale.
Il fatto di saper “fare le frittate” puo’ essere un bonus da sfruttare solo se hai tutti gli altri requisiti.
finanziatori non hanno soldi da dare per le tue “buone frittate” visto che molti altri cuochi stanno già competendo tra loro per ottenerli.
Il sistema accademico non è adeguato ma è efficiente, ovvero non ha energie da liberare: ha raggiunto un suo equilibrio e non si smuove se non accadono cose nuove. E’ impossibile lavorare nel sistema se non uniformandosi.
Questa discrasia tra efficienza ed adeguatezza offre una possibilità al dilettante (colui che sta fuori dal sistema) e a chi lo segue.
***
Che lezione trarre?
1. Un dilettante appassionato merita di essere letto quando si occupa di temi marginali trascurati dai giornali.
Per esempio, un mio parente era soggetto ad una malattia rarissima, ho perso parecchio tempo per informarmi in merito e ora sono abbastanza convinto di saperne di più rispetto al medico medio. Questo perché a nessuno frega niente di quella malattia.
2. Il dilettante appassionato merita di essere letto anche quando prende posizioni controcorrente che in società farebbero perdere prestigio.
Esempio: in rete ho reperito molti argomenti anti-scuola che trovo meritevoli. Li tengo in considerazione anche quando non hanno un buon supporto scientifico poiché questo è il tipico tema dove mi aspetto una produzione accademica inadeguata.
Parlare bene della scuola, della donna, del povero, del malato, del bambino, della costituzione, del papa, del migrante… è “socialmente desiderabile”, questo rende più credibili i blogger controcorrente su questi temi.
In questo senso è più proficuo leggere i blogger politicamente scorretti, o comunque lontani dal mainstream.
In sintesi: il dilettante appassionato, non ideologizzato, senza conflitti di interesse,  scorretto, che si occupa di temi marginali… è quello più meritevole di essere seguito.
In caso contrario, rivolgetevi a un professionista: la rete è zeppa di pubblicazioni accademiche.
L'immagine può contenere: pianta

giovedì 30 novembre 2017

Due teorie del significato

Bertrand Russell credeva che una certa parola fosse in realtà una descrizione mascherata.

Il significato di un termine coincideva cioè con la descrizione di quel termine.

Possiamo considerare descrizione di un termine la lista di proposizioni a cui attribuire il valore di Vero/Falso  una volta che in esse sostituiamo l'incognita con il termine in questione.

Saul Kripke considerava questa teoria del significato decisamente inadeguata.

Secondo Kripke noi possiamo utilizzare in modo appropriato un termine anche senza conoscerne la descrizione. Evidentemente tra significato e descrizione c'è una differenza sostanziale.

Nel caso dei nomi propri questo è patente. Se battezzo mia figlia Giovanna, con questo atto io stabilisco un chiaro riferimento tra il nome e la cosa o persona. Dicendo "Giovanna" in certi contesti è chiaro che mi riferisco a mia figlia.

Magari non tutti assistono al battesimo prendendo atto di questo legame, ma attraverso una catena causale di eventi molte persone ne verranno a conoscenza e utilizzeranno la parola Giovanna in modo appropriato.

Bertrand Russell era giunto alla teoria delle descrizioni per evitare alcuni paradossi logici, cosa che poi comunque non riuscì ad aggirarea. Kripke trovava il suo resoconto sul significato estremamente fallace.

Esempio, noi possiamo correttamente riferirci a individui pur non avendone alcuna descrizione.

Possiamo correttamente riferirci ad alcuni individui pur avendone una descrizione sbagliata.

Per esempio, possiamo parlare di Cristoforo Colombo pensando che fu il primo uomo ad andare in america. Questo non è vero ma ciò non toglie che i nostri interlocutori sappiano di che parliamo quando parliamo di Cristoforo Colombo.

Possiamo infine utilizzare dei termini parlando in modo ipotetico, cosa che non potremmo fare se le parole si identificassero con le loro descrizioni.

Potremmo per esempio dire "se Aristotele fosse morto giovane". Una frase perfettamente sensata. Chi lo negherebbe? .Ma la teoria della descrizione la rende assurda poiché per essa, tra le altre cose, Aristotele è "colui che istruì Alessandro il Grande", e di conseguenza non può per definizione morire giovane.

Sì, il significato comincia dunque da un battesimo. È un po' come se cominciasse dal indicare qualcosa di generico che va via precisandosì con il tempo.

In questo senso esiste una necessità anche a posteriori. Per esempio, con il termine acqua indico quella cosa fluida e magari, dopo secoli, scopro che si tratta di h2o. Che l'h2o sia l'acqua è una necessità che si manifesta a posteriori rispetto al battesimo.

Il grande monastero

Il grande monastero

Una parabola sulle sorti dell’umanità.
[… probabilità assegnata: 7%…]
BEPI SCOPRE HF
Bepi va a scuola e quest’anno affronterà l’esame di maturità. Vive in famiglia, è un ragazzo sereno, intelligente e con molti amici: alcuni di loro sono semplici conoscenti, con altri invece c’è una bella intimità.
Oggi Bepi – durante l’intervallo – ha ricevuto da Toni una provetta contenente una polverina: “prendila dopo averla sciolta in acqua, vedrai che bomba. Si chiama HappyFeel ma giù al parco Sempione i negri che la vendono la chiamano HF”.
Bepi se la beve dopo pranzo e passa un pomeriggio da dio.
Il giorno dopo va al parco con Toni per fare scorte, non c’è problema, non ha dovuto procurarsi il contante,  quella “roba” costa quattro soldi.
CAMBIAMENTO
Passano due mesi che per Bepi sono due mesi in paradiso, con HF la sua qualità della vita è schizzata verso l’alto.
Però non studia, passa il tempo a letto a sognare. All’esame viene bocciato e sua mamma si preoccupa.
Il cugino di Bepi, Vasco, frequenta la stessa scuola e ha principi morali solidi: quando ha saputo di HF si è tenuto alla larga dal parchetto. Forse anche per questo all’esame è stato il più brillante e ora si iscrive alla Bocconi.
Nel frattempo Bepi – con grande costernazione della mamma – ha smesso di andare a scuola e nemmeno si cerca un lavoro. E’ un vero bamboccione! Pensa solo ad HF, ha saputo che ne esistono varietà differenti che danno sensazioni differenti.
La famiglia di Bepi è in subbuglio, tutti sono preoccupati. Tutti tranne Bepi.
Bepi non rifugge i suoi genitori, alla sera si presenta a cena sempre in forma e di buon umore. Ha una buona parola per tutti e cerca di tranquillizzare i suoi vecchi, prova un sincero affetto per loro.
DIECI ANNI DOPO
In questi dieci anni Bepi non ha mai frequentato la scuola ed è sempre stato mantenuto dai suoi. Ogni giorno assume HF ed è felice come una pasqua.
Quando l’effetto della droga cessa, resta comunque ottimistae pronto a fare. Solo che non vede cosa diavolo dovrebbe fare!
Mangia poco ma non ne risente poiché, a quanto pare, HF ha anche notevoli effetti nutrizionali e tonificanti: anche per questo si sente tanto in forma!
Ma la sua forma atletica gli serve a ben poco poiché non ha nessuna voglia di fare sport. Anzi, non ha nemmeno voglia di uscire di casa. Non ha nemmeno voglia di uscire dalla sua cameretta, lo fa solo per rassicurare i suoi che stanno invecchiando e sono preoccupati: chi penserà domani a loro figlio?
Più che “non avere voglia di fare le cose”, non ne sente il motivo. In realtà è pieno di energie.
Quando prende la droga Bepi si sdraia sul suo letto, a volte è come se sognasse, altre volte comincia a svolgere delle riflessioni pensando alla sua vita, a Dio, ai suoi amici, al bene e al male. Altre volte ancora sente musica sullo stereo: Bach, Beethoven, i Beatles, Charlie Parker… Oppure legge un libro: Infinite Jest, 2666, Underworld…
Si tratta comunque di momenti in cui si sente veramente bene, di momenti a cui non potrebbe mai rinunciare. Ma oltre al benessere che prova e alla ricchezza interiore che sente crescere, sente anche di ricevere una grande carica per il resto della giornata.
Tuttavia, nel resto della giornata non ha nulla da fare (se non prendere un’altra dose di HF).
La vita di Bepi non è unica: c’è un’intera generazione di giovani che vive come lui.
E qualcuno di questi giovani ha persino “convertito” i genitori all’ HF.
Vasco si è laureato a pieni voti alla Bocconi, è entrato in una multinazionale predestinato alla dirigenza. Ma il mese scorso si è dimesso, ha cominciato ad acquistare HF chiudendosi in camera sua.
Dieci anni di ritardo, peggio per lui pensa Bepi. E comunque: meglio tardi che mai.
Alla tele – perennemente accesa in soggiorno – un sociologo famoso dice: “ci troviamo di fronte ad un nuovo preoccupante fenomeno, tra i nostri giovani circola una droga diversa dalle precedenti. Che fare?”
VENT’ANNI DOPO
I genitori di Bepi muoiono. Chi si prenderà cura di lui?
Non ha studiato, non ha mai lavorato, non ha competenze in nessun campo. Il suo capitale umano è pari a zero.
Bepi non è molto preoccupato di questo fatto, sa che un paio d’ore alla settimana giù da Mc Donald e un paio di corse con Uber basteranno  per garantirsi la dose.
Ma soprattutto sa che una dose di HF al giorno è più che sufficiente per realizzare i suoi sogni.
Certo, la casa andrà in malora, il giardino sarà ricoperto da erbacce, i topi entreranno dalla soffitta, l’acqua penetrerà dagli infissi.
Questi non sono problemi: a Bepi basta HF e una celletta monacale in cui consumarla. Non serve altro.
Bepi non deve mangiare (HF ha proprietà nutrizionali), non deve vestirsi (la tuta HF costa 0.5 euro), non deve avere una casa (la Quechua fornisce cellette auto-montabili a prova di uragano), non deve incontrare amici, non deve viaggiare, non deve lavorare, non deve comprare…
Non deve fare nulla di tutto questo se vuole razionalmente massimizzare il suo benessere e sentirsi realizzato. Oggi una dose di HF costa un centesimo ma il governo ha detto – nel disinteresse generale – che dall’anno prossimo sarà gratuita per tutti. 
Tutti i cinquantenni come Bepi ragionano come lui. E il ragionamento fila.
LA SOCIETA’
In presenza di una droga che:
1) non costa niente.
2) assicura grande benessere psico-fisico e
3) ha solo effetti collaterali positivi,
la società degli uomini si è trasformata.
Il PIL è collassato praticamente a zero e gli indici di soddisfazione sono schizzati in alto.
Nessuno lavora.
Le tasse, fino all’anno scorso erano rimaste invariate, ma il gettito si è azzerato per via del fatto che 1) non esistono più redditi e 2) nessuno paga, d’altronde combattere l’evasione aveva perso ogni senso in assenza di programmi governativi da finanziare.
Anche per questo un politico di cui Bepi non ricorda bene il nome, quest’anno ha simbolicamente abolito tutti i tributi incassando un’ approvazione generale che assomiglia molto ad un riflesso pavloviano.
[… e pensare che – grazie ad un programma spaziale governativo –  ci apprestavamo a contattare una civiltà avanzata simile alla nostra individuata anni fa su Alfa Centauro. Tutto andato a monte, tutto abortito: i neo-monaci non sono molto interessati agli extraterrestri….]
Non esistono praticamente più leggi: non servono.
Non esistono più principi etici: non servono.
Perché mai uno dovrebbe rubare? Perché mai uno dovrebbeuccidere? Perché mai dovrebbe frodare o corrompere?
A ciascuno basta una dose di HF al giorno al modico costo di 0.01 euro.
A dirla tutta esistono ancora delle sacche di umanità tradizionale che vivono alla vecchia maniera: ancora lavorano, ancora possiedono dei principi etici, ancora hanno leggi. Ma sono poverissimi poiché possono sfruttare mercati molto ridotti. Soprattutto, però, sono stravaganti.
Il mondo è ormai un grande monastero pieno solo di monaci dediti all’introspezione.
La demografia dice che l’estinzione è vicina. In assenza di etica, nessuno risulta particolarmente preoccupato.
50 ANNI DOPO
Bepi è un centenario fiero della vita che ha vissuto: forse non ha combinato molto ma ha riflettuto a lungo su dio, sulla bellezza, sulla bontà, ha ascoltato le grandi musiche e letto i grandi libri, ma soprattutto, grazie all’ HF, ha ricavato da tutto questo una grande soddisfazione. Ora si appresta a moriresazio di anni.
Intanto da Alfa Centauro sono sbarcati sulla terra: visto che non siamo andati noi da loro sono venuti loro da noi. Sembrano bellicosi ma non sono poi molto “avanzati”: noi, ai bei tempi, eravamo qualche step tecnologico oltre.
Non a caso questi buzzurri di Alfa non hanno mai scoperto l’equivalente di HF.
E’ bastato farglielo conoscere – sembra che la loro biologia sia simile alla nostra – e i loro bollenti spiriti si sono calmati. Ora non hanno più tanta voglia di scorazzare per l’universo, hanno solo voglia di indossare la tuta HF e infilarsi nella loro celletta convertendosi al neo-monachesimo.
200 ANNI DOPO
L’umanità si estingue per mancanza di figli.
Dopo altri 100 anni anche quelli di Alfa Centauro non ci sono più.
Intanto su Vega-pop – presso una civiltà molto simile alla nostra intorno al XXI secolo dopo Cristo – ci si chiede: perché questo silenzio nell’universo?
Perché le civiltà più avanzate della nostra, visto che probabilmente esistono, non ci contattano?
Xyz, un giovane e curioso cittadino di Vega, ha una teoria: le civiltà avanzate sono destinate a collassare, per questo non si fanno vive.
Pensa ad impatti con asteroidi, a guerre nucleari, ad autodistruzioni di vario tipo.
Non pensa al fatto che una civiltà avanzata è destinata a “spiritualizzarsi”.
Non pensa al fatto che una civiltà avanzata è destinata al monachesimo e all’eutanasia.
Una civiltà del genere non è contrassegnata dal suo collasso: anche se si perpetuasse in eterno non sarebbe comunque interessata ad “uscire dalla cameretta”.
Renewal

mercoledì 29 novembre 2017

Stereotipi review

Why isn’t “stereotype threat” stronger in the data? http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2017/11/isnt-stereotype-threat-stronger-data.html

Babbo natale a scuola

Babbo natale a scuola

Perché per natale non regaliamo le scuole agli insegnanti?
Scuole del genere – gestite dai docenti – sono sempre esistite nella storia, e hanno anche fatto bene.
Viviamo un’epoca che nella scuola butta invano un fracco di risorse. Qualcosa bisogna fare!
Questo anche se la scuola è la “vacca sacra” della società secolarizzata.
L’efficienza delle scuole (risultati/investimenti) è al tracollo.
tentativi per tappare la falla sono stati vani: aumentare i titoli richiesti agli insegnanti, collegare gli stipendi al “merito”, ridurre il numero di allievi per classe, diversificare i programmi, lasciar scegliere la scuola pubblica che si desidera.
L’esito è sempre lo stesso: più risorse ingoiate a parità di risultati, dove i risultati sono i punteggi nei test di aritmetica e lettura a fine ciclo.
Occorre più mercato.
Le soluzioni di mercato a disposizione: esternalizzazione dei servizi (affidamento della scuola a società esterne), buoni-scuola, autonomia spinta (cogestione), homeschooling.
L’esperienza ci dice che la scuola commerciale implica un miglioramento esponenziale dell’efficienza.
Ma c’è un problema: misure del genere vengono osteggiateda molti agguerriti “interessi particolari”.
In primo luogo, i sindacati degli insegnanti. Ma anche dai burocrati del ministero, dalle associazioni genitori-docenti e dai consigli di istituto.
Si tratta di gruppi che, in mancanza di un vero responsabile, riescono ad estrarre una rendita dal sistema “incustodito” come si presenta ora.
La soluzione proposta (trasformare la scuola in una società commerciale e distribuire le azioni al corpo docente e non solo) implicherebbe un vantaggio economico per i maggiori oppositori della privatizzazione, allentandone la resistenza.
Ma implicherebbe anche una loro responsabilizzazione: fine delle vuote chiassate piazzaiole.
Sarà loro dovere rendere la scuola più efficiente, pena fallimento, azzeramento nel valore dei titoli in portafoglio e spostamento dell’utenza altrove.
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