venerdì 12 maggio 2017

Siamo troppo pochi!

Chi non ricorda lo spauracchio della “sovrapopolazione”? Un classico degli anni ‘70.
Sembrano passati secoli da quando veniva agitato con foga.
Cosa ci abbia distratto nel frattempo dalla “bomba demografica”, lo spiega bene Bryan Caplan nel saggio “Population, Fertility, and Liberty”.
Iniziamo col dire che il dibattito non era acqua fresca, non era sfizio accademico: le soluzioni proposte dei “catastrofisti” erano robetta di questo tenore…
… from mild nudges (like free condoms and sex education) to horrific coercion (like India’s involuntary sterilizations and China’s one-child policy and forced abortions)…
Poi, a scompaginare le carte in tavola, arrivò il libro di Julian Simon: “The Ultimate Resource”.
La sua tesi suonava provocatoria: tanta gente fa solo bene al nostro pianeta. Si passava dalla difesa all’attacco.
Le risorse della terra sono importanti ma la risorsa che le valorizza tutte è la più importante. Naturalmente, quest’ultima è l’uomo.
Julian Simon vinse quel dibattito (e le scommesse sui prezzi ad esso relative). Ma proprio per questo oggi siamo preoccupati…
… Except for the United States and Israel, every modern economy now has fertility below the replacement rate…
Julian Simon confessava di essersi ispirato dall’omelia di un cappellano militare
… “How many who would have been a Mozart or a Michelangelo or an Einstein have we buried here?”…
Se nascono pochi bambini, diminuiscono le possibilità che nasca un nuovo Mozart (o anche solo un bambino che sia la gioia della sua famiglia).
a quel tempo i sostenitori della “bomba demografica” avevano gioco facile ad esporre il problema: la torta è quella, più siamo più si riducono le fette.
L’errore di fondo: la gente è pasticcera oltre che golosa.
I catastrofisti più sofisticati andavano un po’ più in là sostenendo che comunque i rendimenti di produzione erano decrescenti.
I fatti dettero loro torto: nell’ultimo secolo è esplosa sia la popolazione che la ricchezza pro capite.
Come puo’ un aumento di popolazione aumentare la ricchezza?
Risposta: le idee contano più di capitale e lavoro. le economie di scala sono un fattore della produttività ma non sono il fattore principale.
Oggi, per esempio, “sappiamo” molte più cose
… We know how one man can grow food for hundreds. We know how to build flying machines. We know how to build iPhones. Best of all: Once one person discovers a new idea, billions can cheaply adopt it…
le idee vengono dalla testa degli uomini: più teste, più idee, più ricchezza… e più Mozart.
Mettetevi di fronte alla vostra collezione di dischi e cancellate mentalmente metà dei nomi che leggete. Non siete più poveri ora?
Ma la gente, oltre ad aumentare le idee, aumenta anche la domanda (di idee)…
… Suppose an idea is worth $ 1 per person, but takes a decade to develop. On an island with a hundred inhabitants, the idea would remain undiscovered; inventors are better off picking coconuts. But in a world with seven billion customers, inventors scramble to bring the new idea to market…
Più domanda, più incentivi ad inventare.
Se poi la domanda viene dai giovani l’innovazione è ancora più probabile: i vecchi sono abitudinari ma ai giovani piace il nuovo.
Il numero conta: fate una semplice considerazione
… There are far more books, movies, and television shows in English than in Romanian…
Questo perché ci sono più scrittori e registi che parlano inglese, ma anche perché il pubblico che parla inglese è più numeroso…
… Michael Kremer’s celebrated “Population Growth and Technological Change: 1,000,000 B.C. to 1990” generalizes this insight to all of human history…
La Tasmania non avrà mai un’ economia esplosiva: sono in pochi. Al contrario…
… Large, connected populations in places like Eurasia progress…
La ricchezza che produce la città è nota. C’è un vantaggio enorme a vivere vicino a milioni di sconosciuti. Più gente, più opportunità…
… The obvious answer is choices— choices about where to work, what to buy, how to play, and who to meet…
Le opportunità, come le idee, vengono dalla gente.
Con la rete non è più nemmeno necessaria la prossimità fisica….
… we all enjoy a vast menu of occupations, lifestyles, hobbies, cultures, and social networks…
Ma il malthusiano scuote la testa e brontola: il periodo che viviamo è un’eccezione alla regola…
… “for 99.9% of human history, up till 1800, the winner in that competition was resource scarcity.”
In effetti gli ultimi due secoli sono stati unici e miracolosi
… Population, per-capita income, technology, science, literacy, culture, democracy, lifespan, and international trade exploded. Slavery, monarchy, and death from infectious disease withered away; war itself is poised to join them…
Ma noi sappiamo a chi dire grazie: alle nuove idee. Non alle economie di scala che ha in testa il malthusiano classico.
Perché mai dovremmo abbandonare questa “bacchetta magica”? Una volta che l’abbiamo trovata perché mollarla?
In altri casi, il neo-malthusiano ci invita a considerare le esternalità negative dei nuovi nati. Ma qui la risposta migliore viene da Steve Landsburg…
… any negative effect of population on living standards is internal to the family… When people think about overcrowding or overpopulation, they typically imagine that if, for example, I had not been born, everyone else would have a slightly bigger share of the pie. The truth is that if I had not been born, both of my sisters would have substantially bigger shares of the pie and everybody else’s share would be pretty much the same as it is now…. negative externalities, if any, are intra-family
Il neo-malthusiano insiste: “ma i tuoi figli faranno concorrenza ai miei abbassandosi lo stipendio a vicenda!”. Qui si vede chiaramente l’equivoco in cui cade… 
… Falling wages are a transfer from workers to employers (and indirectly, to consumers), not a negative externality
Da un punto di vista storico il malthusiano porta regolarmente l’esempio della Cina: tanti e poveri
… why no Industrial Revolution in China by 1 AD, or 1000 AD?…
Ma
… during this period, China wasa major source of new ideas in the world; see Charles Murray’s Human Accomplishment… The real puzzle comes later, when China stagnates despite its high population. The mainstream solution to this puzzle, which I see little reason to doubt, is that the Chinese government forfeited its many advantages by deliberately suppressing innovation and communication with the outside world…
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Eppure, il movimento anti-natalista non è morto: riceve nuova linfa dall’ambientalismo: le risorse stanno terminando.
Ma ancora una volta i fatti (sotto forma di prezzi) s’incaricano della smentita
… We’re not “running out” of food, fuel, or minerals… Despite occasional price spikes, real commodity prices have fallen about 1% per year for over a century….
Non solo, la qualità di aria e acqua migliora con la ricchezza (che, come abbiamo visto, è legata alla popolazione).
l’effetto serra? Effetto serra e qualità dell’aria sono collegati. Ad ogni modo…
… limiting population to counter environmental problems is using a sword to kill a mosquito…
Una carbon tax basta e avanza.
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L’aumento della popolazione salverebbe i conti anche di quei governi sciagurati che hanno adottato programmi previdenziali ispirandosi ai truffatori di borsa (schema Ponzi).
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C’è anche un beneficio trascurato: più gente, più vite.
Donare al prossimo è bene, donare la vita è ottimo.
Tutti noi siamo grati di vivere, persino i bambini che vivono nella spazzatura o chi soffre di un grave handicap. L’adattamento edonico fa miracoli.
Certo, è possibile anche immaginarsi un mondo talmente stipato che sia impossibile muoversi. E’ possibile ma non è facile: siamo lontanissimi da una situazione del genere.
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Appurato che la fertilità è cosa buona, come promuoverla?
Ci sono politiche coercitive: la Romania ha bandito i contraccettivi.
In Scandinavia costruiscono nidi e altre facilitazioni. La politica francese è natalista almeno dagli anni ‘30.
In genere c’è però un certo disagio ad intervenire pesantemente in questo ambito
… decision to have a child is so personal that even nonlibertarians recoil at the prospect of applying social engineering to it…
Fortunatamente c’è un modo per essere meno invasivi: allentare i freni all’immigrazione. Più gente non significa necessariamente più nati.
Oppure concedere un credito fiscale a chi fa figli…
… best available evidence implies that giving parents one-shot tax credits for every child they bring into the world would literally pay for itself…
Sarebbe un credito che ripaga se stesso.
Per comprendere se sia così dobbiamo avere due dati… 
… First… what is the total “fiscal externality” of a new baby… Second: How much do you have to pay people to persuade them to have another child?…
Il primo punto è stato approfondito per esempio da Douglas Wolf et al. in “The Fiscal Externalities of Becoming a Parent.”, pubblicato sulla Population and Development Review.
L’esternalità positiva esiste ed è consistente (83.000 dollari).
Il secondo punto è stato approfondito da Kevin Milligan 2005 in “Subsidizing the Stork: New Evidence on Tax Incentives and Fertility.” Scritto per la Review of Economics and Statistics di cui al numero 87(pp. 539-555)…
… It finds that a baby bonus of Can $ 1000— just 5% of per-capita GDP— increased the probability of having a child by 16.9%…. Quebec’s total fertility rate at the time was roughly 1.5, this implies roughly a .25 increase in the total fertility rate. Since you get about one additional child for every four bonuses, the total cost per child created equals 20% of per-capita GDP…
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In questioni del genere, tra i libertari c’è sempre chi sta sulla difensiva temendo interventi statali invasivi.
Il rischi c’è, anche se è bene far notare che gli interventi anti-natalisti sono ben peggiori di quelli potenziali dei natalisti. Per ingigantire le cose e vederle meglio confrontiamo la natura degli “interventi criminali”…
…  it seems much more wrong to force a woman to have an abortion than to prevent her from having an abortion…
E poi le donne che non vogliono abortire sono la maggioranza
… all else equal, coercing more people is worse than coercing fewer… most women do not want and will not seek abortions
Anche il sentimento ha dinamiche ben diverse in un caso e nell’altro: il dolore per un figlio che volevi e che ti fanno abortire resta per sempre. Un figlio non voluto che viene al mondo lo ami subito.

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Anche un’opera di persuasione potrebbe giovare, specialmente perché il natalista ha parecchie frecce al proprio arco: la gente sottostima i benefici privati di avere un figlio.
Oggi i potenziali genitori si sentono sovraccaricati dalle responsabilità e spesso rinunciano. Ebbene, dopo 40 anni di studi sui gemelli adottati ne sappiamo di più… 
… high-effort parenting is greatly overrated… The estimated effect of parents on health, intelligence, happiness, success, character, and values usually ranges from small to zero…
Ci sono tanti stili educativi che si equivalgono nell’esito: a questa stregua vale la pena di rinunciare ai più dispendiosi per adottare i meno stressanti.
Godiamoceli i nostri bambini! Averne è meno impegnativo di quel che si creda.
Godiamoceli e facciamone di più: quando una cosa costa meno è logico comprarne di più.
Il potenziale genitore con mentalità scientifica fa un bambino in più.
E’ vero, molti studi evidenziano come la genitorialità renda infelici. Per le precisazioni in merito rinvio al link, qui mi limito a ricordarne una: le condizioni in cui si mette una persona per diventare genitore lo rendono comunque una persona mediamente più felice. Esempio: essere sposati già compensa di gran lunga il costo di dover accudire dei figli piccoli… 
… happiness gap between the married and unmarried is vastly greater…
Qualcuno, pensando alla ricchezza, osserva: ma i più ricchi hanno meno figli.
Calma, controllate con l’educazione e le conclusioni si rovesciano: i più ricchi hanno più figli. In altri termini… 
… elite values, not high income per se, drives the raw negative correlation between income and number of children…

La buona scuola è solo quella del buono scuola

…Senza parità economica, la parità giuridica tra scuole statali e scuole private è solo un ulteriore inganno carico di nefaste conseguenze…
E’ da questo assunto che parte l’argomentazione di Dario Antiseri contenuta nel libro “Il "buono-scuola" per una "buona scuola".
I suoi argomenti sono tipicamente popperiani
… SOTTO LO STIMOLO DELLA COMPETIZIONE tutte le scuole – statali e non statali – saranno spinte a migliorarsi. Competizione che, però, è una parola al vento finché le scuole paritarie usufruiranno del tipo di finanziamento pubblico elargito alle scuole statali. Senza finanziamento pubblico le scuole non statali restano sì libere, ma sono solo libere di morire…
Ma il metodo di finanziamento non è indifferente. La “convenzione”, ovvero il metodo attuale legato alle scuole paritarie, non funziona:
… Con la “convenzione” – che, in sostanza, è una sovvenzione (pagamento in tutto o in parte degli stipendi dei professori, pagamento degli affitti e/o della manutenzione degli edifici scolastici e provvedimenti simili) che lo Stato o altro ente pubblico concede alle scuole non statali – si dà vita non a un sistema concorrenziale quanto piuttosto a un sistema spartitorio e collusivo. La convenzione crea clientes, dispensa elemosine. La realtà è che: chi paga compra… «beneficium accipere libertatem est vendere»… La convenzione strappa la scuola dalle mani delle famiglie per renderla preda dei burocrati politicizzati…
Qualcuno propone il “credito d’imposta”.
E gli incapienti? La privatizzazione dovrebbe servire soprattutto chi ha meno possibilità!
Davvero strano come solo in pochi pensino alla soluzione ovvia
… la proposta del credito di imposta. Con questa misura (e in quelle fiscalmente analoghe) si stabilisce che il contribuente, nel momento di versare il “conguaglio annuale” al Fisco, possa trattenere, per ogni figlio rientrante nell’età scolare obbligatoria, un determinato ammontare. In ogni caso, ovviamente, ci sarà il problema di coloro che non devono versare alcun saldo e di coloro il cui “conguaglio” sarà inferiore al costo dell’iscrizione scolastica. In situazioni del genere, la Pubblica Amministrazione dovrebbe provvedere a un immediato rimborso di imposta già pagate o ad un apposito finanziamento. Tutte difficoltà, queste, che non dovrebbero venire affrontate qualora con chiara lungimiranza venisse accettata la proposta del buono-scuola…
La soluzione ovvia naturalmente è il buono-scuola proposto da Milton Friedman.
Vale la pena di citare il passaggio dove il premio Nobel avanza e motiva per la prima volta questo strumento così banale nella sua ratio:
… «Una società stabile e democratica è impossibile senza un certo grado di alfabetismo e di conoscenza da parte della maggioranza dei cittadini e senza una diffusa accettazione di alcuni complessi comuni di valori. L’educazione può contribuire a entrambi questi aspetti. Di conseguenza, il guadagno che un bambino ricava dall’educazione non ridonda solo a vantaggio del bambino stesso o dei suoi genitori, ma anche a vantaggio degli altri membri della società. L’educazione di mio figlio contribuisce anche al vostro benessere contribuendo a promuovere una società stabile e democratica. Non è possibile identificare quali siano i singoli (o le famiglie) che ne beneficiano e, quindi, addossare ad essi gli oneri specifici per i servizi resi. Ci troviamo, quindi, di fronte ad un importante caso di “effetto indotto”. Quale genere di intervento pubblico risulta giustificato da questo particolare effetto indotto? Il più ovvio è quello di assicurare che ogni bambino riceva una data quantità di servizio scolastico di un certo tipo [...]. I governi potrebbero imporre un livello minimo di scolarità e assicurarne il funzionamento concedendo ai genitori dei titoli di credito rimborsabili per una determinata somma massima annua per ciascun figlio qualora fosse spesa per servizi scolastici “approvati”. I genitori in tal caso sarebbero liberi di spendere questa somma, e ogni altra somma addizionale di tasca propria, per l’acquisto di servizi scolastici da un istituto di loro propria scelta, ma “approvato” dalla pubblica autorità. I servizi scolastici potrebbero in tal modo essere forniti da imprese private gestite a fini di profitto o da istituzioni senza scopo di lucro. Il ruolo del governo, in tal caso, sarebbe soltanto quello di assicurare che le scuole soddisfino a certi requisiti minimi, come, ad esempio, la inclusione nei loro programmi di un contenuto comune minimo, allo stesso modo, per esempio, che ora il governo provvede alla sorveglianza sui ristoranti per garantire che essi rispettino gli standard sanitari minimi fissati dalle autorità»…
A lui fa eco von Hayek, altro Nobel e altro padre nobile del liberalismo…
… «Non solo le ragioni in contrario all’amministrazione pubblica della scuola appaiono oggi più che mai giustificate, ma sono scomparse gran parte delle ragioni che in passato avrebbero potuto essere addotte in favore. Qualunque cosa possa essere stata allora vera, oggi con le tradizioni e le istituzioni dell’educazione universale solidamente stabilite e con i moderni mezzi di trasporto che risolvono gran parte delle difficoltà dovute alle distanze, è indubbio che non è più necessario che lo Stato non solo finanzi l’educazione ma direttamente vi provveda»… «si potrebbe benissimo provvedere alle spese per l’istruzione generale, attingendo alla borsa pubblica, senza che debba essere lo Stato a mantenere le scuole, dando ai genitori dei buoni che coprano le spese dell’istruzione di ciascun ragazzo, buoni da consegnare alla scuola di loro scelta»… Un altro dei grandi vantaggi di questo piano sarebbe che i genitori non si troverebbero più davanti all’alternativa o di dover accettare qualsiasi tipo di istruzione fornita dallo Stato o di pagare di tasca propria il prezzo di un istruzione un po’ più cara; e se scegliessero una scuola diversa da quelle comuni, dovrebbero pagare solo un costo addizionale»…
Quantificando, che valore dare al buono?
… Il valore del buono-scuola si determina dal rapporto fra ciò che lo Stato spende attualmente per un dato tipo di scuola e il numero degli studenti che frequenta quel dato tipo di scuola…
Vantaggi del buono: 1) consente di scegliere, 2) premia i più efficienti e 3) favorisce i meno abbienti
… Il buono-scuola amplia la libertà delle famiglie; rende più efficienti – tramite la concorrenza – la scuola statale e quella non statale; è una carta di liberazione per le famiglie meno abbienti…
Non è né di destra né di sinistra, è semplicemente la soluzione. Come l’idraulico che ripara il rubinetto non ha ideologia.
Inoltre, il voucher dissipa l’equivoco su cui molti giocano un po’ vigliaccamente, quello per cui il pubblico equivalga allo stato
… E sarebbe forse tempo di farla finita con l’idea che è buono tutto e solo ciò che è pubblico; che è pubblico solo ciò che è statale; che è statale tutto quello che può essere preda dei partiti. E dobbiamo chiederci: svolge un migliore servizio pubblico una scuola statale inefficiente oppure una scuola non statale ben funzionante, meno costosa, più efficiente?…
E chi obbietta che la scuola sia un settore strategico? Anche il pane è un bene strategico…
… Ma ecco la prima obiezione contro la proposta del buono-scuola: la scuola è un settore strategico, dunque non può venire lasciata al “mercato”. A costoro replichiamo in modo deciso e secco: proprio perché la scuola è un settore strategico, essa va gestita mettendo in competizione scuole statali e scuole non statali. E aggiungiamo: niente è più necessario del pane – quello del pane è sicuramente un settore strategico –, eppure noi abbiamo il pane buono ogni mattina, per la ragione che se un forno ci servisse male noi avremmo la possibilità di servirci da un altro fornaio…
Ricordiamoci che per un liberale la competizione è la forma di collaborazione più alta
Il paternalista pensa sempre: “io so scegliere ma loro no. Impormi e scegliere per loro è un mio preciso dovere”…
… anche nei paesi più sperduti della nostra Penisola, pure la mamma meno colta e il padre più distratto sanno qual è la maestra più brava, più disponibile, più umana; e sanno quali sono i docenti più validi della locale scuola media; e vanno dal direttore didattico o dal preside a chiedere e ad insistere perché il loro figlio o la loro figliola venga iscritta in una sezione piuttosto che in un’altra… In ogni caso, se un genitore sbaglia, sbaglia per suo figlio; i politici possono sbagliare per intere generazioni….
Chi ha paura del buono-scuola? Le scuole statali serie non hanno nulla da temere dall’introduzione del buono-scuola…
… La verità è che le scuole statali serie non hanno nulla da temere dall’introduzione del buono-scuola. Temono la concorrenza le scuole poco serie – siano esse statali o non statali – e tutti coloro che atterriti alla sola idea di dover competere con scuole magari meglio organizzate e in cui operano colleghi più preparati, preferirebbero evitare qualsiasi confronto e soprattutto il giudizio degli utenti…
C’è chi teme diseguaglianza e mancanza di uniformità
… nessuna scuola è e sarà mai uguale all’altra; mentre tutte le scuole, quelle statali e quelle non statali, possono migliorare sotto lo stimolo della competizione…
Altri temono l’insegnamento confessionale e la sua intolleranza… è l’eterna lamentela di chi si è sempre battuto contro la società aperta
… a quanti sostengono che le scuole a orientamento confessionale dovrebbero venir cancellate perché “fabbriche di intolleranza”, va ricordato che: proibire e soffocare le differenze può essere – come affermato anni fa dall’allora arcivescovo di Parigi, card. Lustiger – la prima causa della loro violenta esplosione… Le diversità di visioni del mondo e di valori scelti sono l’essenza della società aperta. Proibire le scuole a orientamento confessionale o comunque farle morire per mancanza di fondi equivale alla negazione della società aperta. Ma davvero sarebbe una grande conquista per l’Italia la scomparsa delle scuole libere, laiche e cattoliche, o anche del Liceo israelitico di Roma e di Milano?… Ed è opportuno far qui presente che, per esempio, in Belgio accanto a scuole libere di orientamento cattolico e protestante, troviamo anche istituti gestiti da autorità religiose ebraiche e islamiche; e scuole induiste e islamiche sono in funzione nei Paesi Bassi…
Altri puntano il dito contro l’insegnamento acritico, per esempio, delle scuole cristiane…
… Non c’è bisogno di richiamare Max Scheler per venire a conoscenza del fatto che, per esempio, una fede cristiana consapevole favorisce e potenzia menti critiche. Basterà qui richiamare il fatto che Newton era cristiano, che lo fu Kant, e prima di loro lo furono Cartesio e Pascal. Dunque: Cartesio, Pascal, Newton e Kant – tutti acritici perché cristiani? Acritici: Agostino, Tommaso, Scoto, Ockham?…Hilary Putman è un ebreo osservante: anch’egli, dunque, vittima dell’indottrinamento e mente acritica, sprofondato nel più bieco dogmatismo e un pericolo per la democrazia?… Insegnanti critici si trovano in scuole statali e in scuole non statali; così come guarnigioni di insegnanti dogmatici si trovano in scuole statali e non statali. Solo che dagli insegnanti dogmatici delle scuole statali, le famiglie, che non hanno la possibilità di mandare i propri figli in altre scuole, non possono facilmente difendersi. E che il dogmatismo abbia costituito una malattia grave di tanti docenti, soprattutto negli anni passati, è testimoniato dall’estesa diffusione di non pochi libri di testo – per esempio, di filosofia, letteratura, storia – non costruiti di certo da menti scientifiche, aperte, capaci di dubbi e problematiche, libri di testo che non hanno sicuramente contribuito a formare menti critiche….
Lo Stato liberale non ha un agnosticismo da privilegiare o da imporre.
… l’agnosticismo è una concezione rispettabile, ma non può pretendere di essere onnivora, di ergersi a “religione di Stato”, e a giudice inappellabile di altre scelte di concezioni della vita, non può porgersi come unica prospettiva del sistema scolastico, e presumere di cancellare da questo sistema quello che secoli di storia hanno costruito e ci hanno tramandato: le visioni religiose della vita e della storia – orizzonti di senso e di valori entro i quali spendere la vita…
C’è chi sostiene che solo la scuola di stato puo’ formare il cittadino. La risposta di Angelo Maria Petroni:
… «La tesi è semplicemente falsa sul piano descrittivo (qualcuno può pensare che il cittadino inglese formato ad Eton sia peggiore del cittadino italiano formato nel migliore Liceo statale italiano?). Ma evidentemente è ancora più inaccettabile sul piano dei valori liberali. Dietro di essa vi è l’eterna idea dello Stato etico, di uno Stato che ha il diritto di formare le menti dei propri cittadini/sudditi, sottraendo i giovani alle comunità naturali e volontarie, prime tra le quali quella della famiglia»…
Uno Stato che costringe a comprarsi pezzi di libertà non è uno Stato di diritto.
Oggi il contributo alle scuole private è una miseria
… parecchi affaccendati tribuni nascondono a se stessi e agli altri “interessati” che non è più che una miseria il contributo dello Stato italiano alle scuole paritarie, soprattutto se paragonato al contributo elargito alle scuole non statali da Stati come la Francia, il Belgio, l’Irlanda, la Germania, la Spagna o l’Inghilterra…
Vediamo allora i costi per alunno
… si guardano bene costoro dal fare i conti e dal dire quanto la scuola paritaria (cattolica e laica) fa risparmiare allo Stato. Dai dati Miur 2012: Alunni delle scuole statali 7.737.639; Alunni delle scuole paritarie 1.036.403, di cui 702.997 iscritti alle scuole cattoliche. Finanziamento totale alle scuole statali: € 40.596.307.956; Finanziamento totale alle scuole paritarie: € 498.928.558. Costo allo Stato in media per alunno di scuola statale: € 5.246,60; Costo allo Stato in media per alunno di scuola paritaria: € 481,40. Le scuole paritarie, dunque, in un anno, hanno fatto risparmiare allo Stato la bella cifra di € 5.000.000.000 (cinque miliardi). In dieci anni – con un calcolo per difetto, dato che il numero degli alunni iscritti alle scuole paritarie è progressivamente diminuito – la scuola paritaria ha fatto risparmiare allo Stato oltre 50 miliardi di euro…
No, dico. Mi sembra non ci sia da aggiungere altro.
Non è giusto e soprattutto non è libero un Paese dove una famiglia che iscrive un figlio ad una scuola paritaria debba pagare un pizzo per questa sua scelta di libertà. Uno Stato che costringe a comprare pezzi di libertà non è uno Stato di diritto.
… E, intanto, negli ultimi anni è morta una scuola libera ogni tre giorni – ogni tre giorni è morto un pezzo di libertà…
Su questa reticenza dei laiconi vengono in mente le parole di Cioran
… hanno il bavaglio spalmato di miele…
Ma anche quelle di Hume
… la libertà non si perde tutta in una volta…
E naturalmente – trattandosi di un libro di Antiseri – si chiude giocoforza con l’amato Popper
… il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza…

Strage di Bologna - prima parte

La strage alla stazione di Bologna - I nemici della Repubblica: Storia degli anni di piombo by Vladimiro Satta
Di cosa parliamo...
... La strage di Bologna avvenuta alle 10.25 di sabato 2 agosto 1980, che provocò la morte di ottantacinque persone e lesioni ad altre duecento e più, è di gran lunga il più sanguinoso attentato terroristico della storia dell’Italia repubblicana...
La ricostruzione giudiziaria dell'evento non appare esaustiva. Vediamo l'accertato...
... la bomba scoppiò in una delle sale d’attesa della stazione e che, date le caratteristiche dell’ordigno, l’evento fu premeditato e non frutto di una tragica casualità nel corso di un trasporto...
condannati..
... Per il reato di strage, il 23 novembre 1995 sono stati condannati definitivamente all’ergastolo Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, la coppia di giovani neofascisti romani che abbiamo già conosciuto in quanto protagonisti del cosiddetto spontaneismo armato. Più tardi, sempre per il reato di strage, è stato condannato (a trenta anni di carcere) anche Luigi Ciavardini, altro neofascista, il quale all’epoca del fatto era minorenne e fu perciò giudicato attraverso un iter diverso...
Gli innocenti...
... Sono invece stati prosciolti, strada facendo, altri neofascisti tra i quali Massimiliano Fachini, Roberto Rinani e Sergio Picciafuoco, che erano sospettati di essere tra gli esecutori, nonché Paolo Signorelli, Stefano Delle Chiaie e Adriano Tilgher, presunti ispiratori del grave delitto...
Il coinvolgimento del Sismi...
... Inoltre, i tribunali hanno punito gli autori di un’operazione considerata depistante, denominata «Terrore sui treni», ideata da taluni ufficiali del Sismi...
La pista palestinese, che emersa successivamente..
.... In sede giudiziaria, tra il 2005 e il 2014 la procura di Bologna, a seguito di un’interpellanza parlamentare urgente presentata dal deputato Vincenzo Fragalà e altri,2 ha condotto una nuova inchiesta la quale, ferma restando la colpevolezza dei soggetti condannati, mirava all’identificazione di eventuali corresponsabili. In questa fase si è guardato all’estero, cominciando dal tedesco Thomas Kram, terrorista «esperto di cariche esplosive e detonatori»3 il cui arrivo a Bologna la notte che precedette la strage era stato segnalato da una nota della questura di Bologna datata 7 agosto 1980 nonché – in tempi più recenti – da un rapporto del capo della polizia dell’8 marzo 2001 e da una nota Digos 24 aprile 2001. Da Kram si è proseguito in direzione del terrorismo mediorientale, dato che l’uomo – stando alle carte dei servizi segreti dell’ex Patto di Varsavia e alle autorità della Germania riunificata – appartenne all’organizzazione Separat facente capo a Carlos e che i guerriglieri palestinesi, nei mesi tra il sequestro a Ortona di materiale bellico a loro destinato (7 novembre 1979) e l’eccidio presso la stazione ferroviaria del capoluogo emiliano (2 agosto 1980), erano piuttosto irritati con l’Italia e lo avevano ripetutamente manifestato alle nostre autorità...
Una pista archiviata con riluttanza...
... Nell’estate 2014 i magistrati inquirenti bolognesi Roberto Alfonso ed Enrico Cieri hanno terminato il loro lavoro presentando una richiesta di archiviazione del procedimento, ma ciò nonostante hanno riconosciuto l’esistenza di un «grumo residuo di sospetto» a carico di Kram...
Lo scetticismo sulle sentenze della strage è molto diffuso.
Il Presidente Cossiga: le targhe commemorative andrebbero rimosse...
... Il presidente del Consiglio dell’epoca, Francesco Cossiga, due giorni dopo l’attentato dichiarò in Senato che era «ormai chiara la matrice» di destra, ma poi cambiò idea e nel 1991, parlando di fronte al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti (Copaco), disse di essersi sbagliato e che bisognava togliere dalla stazione di Bologna la targa commemorativa la quale definisce fascista la strage del 2 agosto 1980...
Giovanni Pellegrino: tutto resta oscuro...
... A parere di Giovanni Pellegrino, presidente dell’ex Commissione Stragi, resta «oscuro» o quanto meno «non completamente chiarito il complessivo disegno strategico in cui sarebbe venuta ad inserirsi la strage bolognese»...
Persino il presidente dell'Associazione delle vittime: si può fare di più...
... Il presidente dell’Associazione stessa, Paolo Bolognesi,7 nel suo discorso commemorativo del 2 agosto 2013 ha affermato che finora la ricostruzione è «solo parziale: mancano i mandanti e gli ispiratori. […] Si può fare di più. […] Si deve fare di più»...
Magistrati: manca una parte della verità...
... La richiesta di archiviazione per gli indagati stranieri depositata a fine luglio 2014 da Alfonso e da Cieri ribadisce che ancora manca una parte di verità...
Il Presidente Napolitano: molti aspetti non chiariti...
... Giorgio Napolitano ha scritto che vi sono «aspetti non ancora chiariti» e ha auspicato «una esauriente risposta all’anelito di verità che accomuna i familiari e l’intero Paese»...
Il contesto: un evento che ha colto tutti di sorpresa...
... «Il contesto [del 1980] sia sul piano interno che su quello internazionale era completamente diverso da quello in cui maturarono gli eventi stragisti del periodo 1969-1974»...
La tensione sociale era decisamente calata.
Equilibri politici solidi...
... gli equilibri politici non si stavano spostando più verso sinistra ma si erano stabilizzati...
Uno stato più stabile e vincente...
... la lotta al terrorismo di sinistra aveva acquisito un vigore tale da fare prevedere una sicura vittoria dello Stato anziché la sua possibile disintegrazione vagheggiata da Freda nel 1969...
Il contesto nazionale e internazionale non favoriva più il terrorismo tradizionale...
... gli apparati pubblici avevano assunto un orientamento decisamente antifascista, tale da scoraggiare in partenza qualsiasi velleità golpista. Sul piano internazionale, i regimi autoritari di Grecia, Portogallo e Spagna erano caduti a metà anni Settanta e le nuove istituzioni democratiche che ne avevano preso il posto non avevano alcuna simpatia per i terroristi neofascisti...
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I fondamenti dell’accusa contro i condannati e gli argomenti della difesa.
La vicenda giudiziaria...
... In sintesi, Fioravanti e Mambro furono condannati all’ergastolo in primo grado nel 1988, assolti in secondo grado nel 1990, rinviati in appello dalla Cassazione nel 1992, nuovamente condannati all’ergastolo nel nuovo procedimento di secondo grado il 16 maggio 1994 e infine, il 23 novembre 1995, la Suprema Corte affermò definitivamente la loro colpevolezza e confermò la relativa pena che era stata disposta in appello l’anno prima...
La prima ipotesi accusatoria, quella del 1988...
... l’ipotesi del pubblico ministero era che la strage fosse opera di un’organizzazione strutturata in tre cerchi concentrici: il primo e più esterno, un’associazione sovversiva con fini di eversione dell’ordine democratico, formata da personaggi che avevano ricostituito i disciolti Ordine nuovo (Signorelli e Fachini) e Avanguardia nazionale (Delle Chiaie, Tilgher e altri), nonché dal capo della loggia massonica P2 Licio Gelli, dal «faccendiere» Francesco Pazienza e dagli ufficiali del Sismi Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte; il secondo cerchio, una banda armata radicata prevalentemente a Roma e in Veneto, che nella capitale annoverava Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Gilberto Cavallini e altri e operava spesso sotto la sigla Nar, mentre al Nord era composta da Roberto Rinani, Roberto Raho e Giovanni Melioli; il terzo cerchio, quello delle persone specificamente coinvolte nella strage, si restringeva a Signorelli in veste di mandante e a Fachini, Fioravanti, Mambro, Rinani e il marchigiano Picciafuoco in veste di esecutori....
Poi l'impianto perse pezzi fino a dissolversi.
quattro indizi che portarono alla condanna...
... Nella sentenza delle Sezioni unite penali di Cassazione del novembre 1995, si legge che l’accusa contro Fioravanti e Mambro poggia su «quattro, gravi, precisi e concordanti indizi»: le dichiarazioni rese da Massimo Sparti, l’omicidio di Francesco Mangiameli (9 settembre 1980), l’anticipazione della strage del 2 agosto da parte di Luigi Ciavardini, la scarsa attendibilità dell’alibi offerto dagli imputati per il giorno in cui l’attentato venne compiuto...
Analizziamoli uno per uno.
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Prima domanda: il teste Massimo Sparti era attendibile?
Chi era, innanzitutto...
... Massimo Sparti, testimone di fondamentale importanza nel procedimento penale di cui ci stiamo occupando, era un pregiudicato per reati comuni che viveva a Roma, aveva generiche idee politiche di estrema destra ed era amico di Cristiano Fioravanti...
La sua rivelazione...
... Nell’aprile 1981 Sparti fu arrestato per detenzione di armi e pochi giorni dopo decise di informare l’autorità giudiziaria che il 4 agosto 1980, ossia all’indomani della strage di Bologna, Fioravanti e Mambro si erano recati da lui chiedendogli di procurargli urgentemente un paio di falsi documenti di identità per la donna e, con minacce, lo avevano costretto a obbedire. Nell’occasione, Fioravanti avrebbe anche alluso al massacro, domandando a Sparti: «Hai visto che botto?!»...
Precisazione: il teste apportò numerose variazioni alle sue dichiarazioni iniziali...
... I giudici, comunque, hanno ritenuto che i cambiamenti della versione di Sparti fossero marginali rispetto al nucleo essenziale del racconto...
La difesa di Fioravanti...
... Fioravanti, oltre a difendersi dalle accuse di Sparti, ha contrattaccato insinuando che il teste lo aveva calunniato in cambio della scarcerazione per motivi di salute...La versione Mambro/Fioravanti... ... Secondo Fioravanti e Mambro, l’incontro con Sparti ci fu ed ebbe per oggetto la richiesta di documenti falsi, ma sarebbe avvenuto ad aprile del 1980 anziché un paio di giorni dopo la strage di Bologna e, per di più, le contraffazioni servivano non alla donna bensì a due uomini, i camerati Gabriele Adinolfi e Roberto Fiore...
Moglie e domestica di Sparti lo sconfessano...
... La difesa di Fioravanti e Mambro si è richiamata alle testimonianze della moglie di Sparti, Maria Teresa Venanzi, e della collaboratrice domestica della famiglia, Luciana Torchia... Con l’andare degli interrogatori, tuttavia, entrambe finirono col dirsi certe che Massimo Sparti trascorse tutta la giornata del 4 agosto fuori Roma. Per completezza, va ricordato che nel 2007 Stefano Sparti, figlio di Massimo, in un’intervista al Gr1 si è schierato dalla parte di Venanzi e Torchia affermando che suo padre aveva mentito...
La cervellotica interpretazione dei giudici di tutta la vicenda...
... I giudici, al contrario, hanno ritenuto che le testimonianze di Venanzi e Torchia, «lungi dallo screditare le accuse dello Sparti, finivano anch’esse per rappresentare la riprova di come lo Sparti non avesse mentito nell’indicare nel 4.8.1980 il giorno in cui quella richiesta di documenti falsi era stata fatta a lui da Fioravanti e Mambro».20 In altri termini, non si sono limitati a credere più a Massimo Sparti che a sua moglie e alla collaboratrice domestica, ma da qui sono passati a invertire la valenza delle parole delle due donne, rendendola sfavorevole a Fioravanti e Mambro invece che favorevole...
Ma c'è di più: il falsificatore dei documenti non ricorda di aver falsificato per una donna...
... Il nome di Fausto De Vecchi, indicato da Sparti quale produttore dei documenti falsi per la Mambro, non fu fatto subito. All’inizio, Sparti aveva riferito di avere incaricato Mario Ginesi, «abituale collaboratore del De Vecchi» per incombenze del genere, ma dopo essere stato messo a confronto con il primo, egli virò sul secondo... in uno dei primi interrogatori, egli aveva negato che le foto consegnategli da Sparti per confezionare i documenti «riproducessero sembianze di persona femminile» e nel 1983, quando gli fu mostrato un documento di Mambro intestato con il nome di fantasia Irene De Angelis, non lo riconobbe...
La scarcerazione di Sparti e l'indagine che ne seguì non finiscono di destare sospetti...
... L’archiviazione disposta dalla magistratura nel febbraio 1997 in relazione alla faccenda della scarcerazione di Sparti per ragioni di salute è stata seguita da qualche polemica...
I mali di Sparti e il carcinoma inesistente...
... ricoverato il 7 dicembre per «deperimento organico» e, in questa seconda circostanza, a seguito di un esame radiologico eseguito il 12 febbraio 1982, gli fu diagnosticata una grave patologia tumorale che lo avrebbe portato a morte certa nel giro di pochi mesi... Tuttavia, osservavano Fioravanti e altri, a distanza di una quindicina d’anni da allora il malato era vivo e vegeto (Sparti morì nel 2002). In effetti, la diagnosi e la prognosi infausta erano completamente sbagliate, come si poté accertare già quattro settimane dopo la scarcerazione, grazie all’intervento chirurgico di laparatomia esplorativa che Sparti subì il 30 marzo, presso l’ospedale San Camillo di Roma... non c’era bisogno neppure della laparatomia esplorativa per rendersi conto che Sparti non era affetto da carcinoma. Quando nel 1996 l’autorità giudiziaria, per vederci più chiaro, mediante i carabinieri chiese alla direzione dell’ospedale San Camillo la cartella clinica dello Sparti, quest’ultima risultò essere andata distrutta in un incendio... Il sostituto procuratore Paolo Giovagnoli, tirando le somme nel febbraio 1997, concluse che la diagnosi di un tumore era errata ma, poiché «non emerg[eva] alcun indizio di dolosa falsificazione dei referti e tanto meno di accordi tra lo Sparti e i medici autori degli stessi referti, […] in sostanza non vi è nulla nei fatti che possa far ritenere la erronea diagnosi un indizio della falsità delle affermazioni di Sparti a carico di Mambro e Fioravanti»...
L’errore nella diagnosi è un fatto.
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Veniamo ora all’omicidio di Mangiameli, il fascista palermitano ucciso dai camerati…
… Francesco Mangiameli, soprannominato Ciccio, era un neofascista palermitano che venne ucciso da suoi camerati a distanza di circa un mese dalla strage di Bologna. L’omicidio fu compiuto dai fratelli Cristiano e Valerio Fioravanti e da Giorgio Vale…
Ci fu una condanna senza precisazione del movente. Si accennò ai tempi a peculati e a  rivalità tra i Nar di Fioravanti e Terza posizione di Mangiameli.
Per i magistrati, invece, Mangiameli sapeva tutto ed era diventato inaffidabile…
… Nel processo per l’attentato di Bologna i giudici si sono ricollegati al delitto Mangiameli, ipotizzando che la vittima fosse stata a conoscenza dei propositi stragisti di Fioravanti e Mambro, da lui ospitati in Sicilia per due settimane nel luglio 1980, e che il movente degli assassini fosse la loro sopravvenuta sfiducia circa la riservatezza da parte della vittima…
La prova dell’inaffidabilità
… Fioravanti e Mambro avrebbero cambiato idea sulla lealtà del camerata siciliano a causa della pubblicazione in agosto di un servizio sull’ultradestra comparso sul periodico «l’Espresso», nel quale si indicava quale fonte delle informazioni l’estremista «Ciccio», nomignolo abbinabile a Mangiameli…
Non proprio il massimo.
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C’è poi la “telefonata” di Ciavardini.
Ciavardini chiamò degli amici per rinviare un appuntamento. L’interpretazione dei giudici: doveva partecipare all’attentato…
… Ciavardini, Fioravanti e Mambro, tutti e tre latitanti, soggiornavano a Treviso da Flavia Sbrojavacca, compagna di Gilberto Cavallini, che aveva sparato ad Amato e che, per un certo tempo, fu pure lui incriminato in relazione alla strage di Bologna, ma poi fu assolto. Alla vigilia dell’attentato presso la stazione, Ciavardini telefonò all’amica Cecilia Loreti, la quale stava a Roma, al fine di rimandare un appuntamento a Venezia fissato con lei e altre due persone, Marco Pizzarri ed Elena Venditti. Il differimento dell’incontro è stato interpretato dai giudici quale indizio del concorso di Ciavardini nella preparazione della strage…
La versione di Ciavardini è quantomeno altrettanto sensata…
… Ciavardini si è difeso sostenendo innanzi tutto di avere spostato l’appuntamento perché prima di unirsi al gruppetto in arrivo da Roma aveva bisogno di reperire documenti falsi, indispensabili per consentirgli di protrarre la sua latitanza fuori dall’abitazione di Sbrojavacca…
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L’alibi dei condannati: versioni contrastanti e rettifiche a posteriori…
… Mambro e Fioravanti, la prima volta che furono chiamati a rispondere su dove si trovassero la mattina della strage, diedero risposte diverse. La donna asserì di avere trascorso la giornata a Padova, in compagnia di Fioravanti, mentre l’uomo affermò che né lui né lei si erano mossi da Treviso. Soltanto dopo tre anni Fioravanti modificò la propria versione, confermando quella della coimputata…
Inoltre, il loro alibi non può essere confermato da nessun esterno.
Ma nemmeno la loro presenza a Bologna è stata mai confermata da testimoni
… Occorre ricordare, d’altra parte, che contro l’alibi sul quale si è infine assestata la linea difensiva non vi sono testimonianze oculari, né fotografie, né registrazioni filmate o tracce scritte formatesi nella città di Bologna o meglio ancora sul luogo dell’attentato. Che Fioravanti e Mambro fossero lì, vestiti da tirolesi o in altro modo, con i capelli dell’uno o dell’altro colore, è una ricostruzione…
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In presenza di questi indizi come valutare la condanna?
Come minimo è doveroso parlare di un severo metro di giudizio.
Il vero punto debole della difesa
… La telefonata di Ciavardini e l’incapacità di fornire un vero e proprio alibi da parte di Mambro e Fioravanti sembrano gli elementi che più fanno pendere la bilancia in favore dell’accusa…
Il punto debole dell’accusa
… le perplessità alle quali la testimonianza di Massimo Sparti dà adito, le stranezze del caso clinico di costui e il dubbio che la scelta della strage di Bologna quale movente dell’omicidio Mangiameli sia arbitraria farebbero propendere in favore della difesa…
Il punto di vista equilibrato del presidente commissione stragi Giovanni Pellegrino…
… In relazione alla strage alla stazione di Bologna si è in presenza di un canone giudiziario ben più severo e rigoroso di quello che ha condotto in precedenti vicende giudiziarie ai già ricordati esiti assolutori – sia pure a volte pronunciati con la formula dubitativa – in ordine alle stragi insolute…
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Fine prima parte – Continua.