lunedì 19 dicembre 2016

Un'etica per il riscaldamento globale SAGGIO

PREMESSA: VIZI E VIRTU'
Quando si parla di etica, introducono una distinzione per me cruciale: quella tra deontologia e virtù.
Esempio: personalmente trovo che sia una mancanza grave saltare la Santa Messa sella Domenica. Eppure, ammetto che chi si astiene non procura alcun DANNO materiale al suo prossimo.
Allo stesso modo l’animalista integerrimo trova che sia eticamente disdicevole mangiare il proprio cane una volta deceduto. Eppure, chi lo fa non danneggia nessuno.
Allo stesso modo il fiero patriota trova colpevole chi pulisce il cesso con la bandiera nazionale.
Sia io che l’animalista che il fiero patriota riteniamo che ci siano comportamenti sbagliati a prescindere dal danno arrecato al prossimo.
Perché? Siamo forse dei tipi tanto strani?
Tutti e tre consideriamo che l' etica abbia a che fare anche con la "purezza". Siamo tutti e tre, chi più e chi meno, un po' puritani.
Non aggredire il prossimo per noi è il minimo, ma chi punta alla perfezione e alla purezza è tenuto ad andare oltre, l' uomo virtuoso non coincide con colui che si limita al rispetto pedissequo della regoletta deontologica.
Sia io che l’animalista che il fiero patriota condividiamo quindi una dimensione puritana dell' etica.
Ma lo psicologo Johnatan Haidt va oltre: con i suoi esperimenti ci tiene a sottolineare che la dimensione puritana appartiene un po' a tutti.  Magari nel tempo varia: ieri era più concentrata sul sesso oggi sull'alimentazione, però prima o poi salta fuori in tutti. Diciamo che è una caratteristica umana.
Sembra proprio che io, l’anomalista e il fiero patriota non siamo affatto dei "tipi strani".
Ebbene, in questo post vorrei mettere da parte proprio la dimensione puritana della faccenda, meglio occuparsi di cio' che tutti condividiamo come rilevante, ovvero la dimensione della violenza e dell' intromissione indebita negli affari dei nostri simili.
Se chiedo a qualcuno di rispettare l' ambiente per preservarne l' aspetto incontaminato  e al contempo per potersi elevare come abitante di questo pianeta, ho paura di non ricevere molto ascolto. Tuttavia, se faccio notare all'interlocutore come l' inquinamento da noi prodotto procuri anche gravi danni al nostro “vicino”, la sensibilità alle mie osservazioni si farà subito più acuta.
RAZIONALISMO MINIMALE
Supponiamo che la tesi degli ambientalisti sia corretta, e che effettivamente le immissioni umane nell'atmosfera generino un riscaldamento del pianeta: come distribuire le responsabilità?
Partiamo da due assunti minimi comunemente accettati. Primo: la responsabilità è personale; se il padre delinque non ci si può rivalere sul figlio, sul fratello o su chi appartiene alla sua tribù.
Secondo: il danno procurato deve essere di un qualche rilievo. Una persona dall’aspetto sgradevole puo’ disturbarmi con la sua sola presenza ma nessuno parlerebbe di un diritto al risarcimento.
Ebbene, se accettano i due assunti e consideriamo la natura di un fenomeno come quello del riscaldamento globale, la risposta alla domanda iniziale è più chiara: non esiste alcun responsabile.
Dal punto di vista etico l' effetto serra è un fenomeno naturale a prescindere dalla sua origine umana. Sostenere il contrario sarebbe come gridare “piove, governo ladro”.
Quando inquino non  danneggio di fatto nessuno, il mio contributo all'effetto serra è irrilevante; così come nessuno trae concreti vantaggi dal fatto che io smetta di inquinare.
Certo, la "Cina" ha delle responsabilità ma la "Cina" è solo un'astrazione che ci serve per classificare gli uomini, non un soggetto etico reale a cui possiamo attribuire delle responsabilità.
Per ovviare a queste conclusioni il filosofo Kant ha proposto il suo famoso test: se faccio qualcosa che risulterebbe dannosa qualora tutti mi imitassero, allora divento moralmente colpevole.
Ma la regola di Kant non funziona bene: su 100 cose che faccio al giorno, 99 - per lo più innocue - non passano il test; non potrei per esempio salire sul treno poichè “se lo facessero tutti” sarebbe un disastro.
Tuttavia, a prescindere dall'approccio razionale, è lo stesso concetto di "danno" a creare problemi se riferito al riscaldamento globale. Il resto del post è dedicato a sbrogliare questa matassa.
C'E' DANNO E DANNO
Fissarsi sul concetto di danno arrecato al prossimo, ecco il rovello dell' uomo moderno: in molti casi la sua etica si ferma lì.
Lo psicologo Piaget riteneva che una mente evoluta tendesse a ricondurre il fattore etico alla ferita inflitta al nostro simile mentre il filosofo John Stuart Mill, un padre della modernità, dichiarava che noi siamo liberi finché non danneggiamo il prossimo.
Mentre la prima affermazione è stata successivamente revocata in dubbio, quest'ultima appare piuttosto vuota di senso - il filosofo John Stuart Mill sembra un po' sopravvalutato - sia perché falsa (la dimensione puritana continua a vivere un po’ in tutti nonostante i proclami) sia perché, anche se fosse vera, non fa che traslare i problemi anziché risolverli.
Quando rileva il danno che infliggiamo all' altro? Quando può dirsi realmente tale? Quando siamo responsabili del danno procurato? Mill tace, e non certo perché la risposta sia scontata.
Illustrerò cinque casi di "danneggiamento" sottoponendoli al senso comune comune. Forse, alla luce delle soluzioni date, si potrà ricavare una regola generale applicabile al caso che ci interessa, quello del riscaldamento globale.
Negli esempi prefigurati fingerò che esista un' Autorità - per esempio quella statale - deputata a sanzionare infallibilmente il mancato rispetto della regola, in questo modo le analogie appariranno più vivide, spero.
Qualcuno potrebbe opinare che uno stato non dovrebbe mai dedicarsi a sanzionare precetti etici ma visti i limiti che ci siamo dati, vista la distinzione tra deontologia e virtù che abbiamo introdotto, l' obiezione si stempera: parlando unicamente di precetti intesi ad evitare danni a terzi è più che plausibile conferire un ruolo alla coercizione statale.
C' è un' ulteriore premessa al mio ragionamento: considero che la responsabilità morale sia personale.
Insomma, i figli non sono responsabili per le colpe dei padri così come l' individuo non è responsabile per le colpe di altri che appartengono al suo gruppo.
In questo senso l' etica che propongo è di stampo libertario.

IL LADRO
Giovanni ruba il tablet di Giuseppe.
Cosa ci dice il senso comune? Facile: Giovanni è colpevole e per la sua mancanza merita una sanzione.
Violare platealmente una proprietà reca danno al legittimo proprietario e questo danno va in qualche modo risarcito dal colpevole.
A questo punto dovrei chiedermi il perché, dovrei fornire delle giustificazioni ma per ora prendo questo precetto come ovvio, almeno finché i fatti si presentano preclari come nell' esempio formulato.
Ciò non significa che manchino le eccezioni alla regola: se, per esempio, Giovanni ruba solo temporaneamente il tablet a Giuseppe per inviare una mail salva-vita che non puo' essere posposta per nessun motivo, allora per noi sarà doveroso scagionare il " ladro" pro tempore poiché ricorre un caso di "estrema necessità".

L'ORATORE
Giovanni arringa la folla in piazza con discorsi militanti che Giuseppe, un passante, trova stomachevoli.
Senso comune: Giovanni è innocente.
Anche qui il danno esiste ed è ovvio: Giuseppe è fortemente disturbato dalle invettive di Giovanni, la sua giornata è rovinata. Non si puo' nemmeno dire che manchi l' intenzionalità: Giuseppe, se non l' ho detto prima lo dico adesso, sa che certamente tra la folla ci saranno anche persone irritate dal suo passionale intervento.
Tuttavia, almeno alle nostre latitudini, esiste quella che chiamiamo "libertà di espressione" e si ritiene che Giovanni non sia responsabile di nulla nel momento in cui esprime con franchezza le sue idee.
E qui già si presenta un dubbio: perché nel primo caso il danno arrecato rende colpevole chi lo infligge mentre nel secondo caso no?
Innanzitutto, nel secondo caso il danno è soggettivo (psicologico).
I danni psicologici, diversamente da quelli oggettivi, sono difficilmente quantificabili. Ogni tentativo rischia di essere arbitrario e per molti opportunisti sarebbe facile fingersi lesi per ottenere un risarcimento. Le parole di Giovanni lusingano alcuni e irritano altri, poiché non esiste un bilancino per pesare costi e benefici si presume un pareggio e si consente all'oratore di tenere il suo comizio.
Ma l' aspetto decisivo è un altro: nel primo caso Giovanni e Giuseppe avrebbero potuto contrattare la compravendita del tablet, qui no: Giuseppe è un passante casuale sulla pubblica piazza e Giovanni, per quanto sia prevedibile che passanti come Giuseppe s’ imbattano nei suoi discorsi estremisti, non avrebbe mai potuto a priori contrattare con loro, e questo proprio perché sono passanti casuali, ovvero  indeterminati a priori.
La possibilità di contrattare è importante poiché consente di quantificare in modo attendibile i valori soggettivi abbattendo l' arbitrio e l' opportunismo che denunciavamo prima. Gli economisti chiamano questo toccasana "preferenza rivelata", qualcosa che vedremo meglio al punto successivo.
Per capire come la possibilità di contrattare sia decisiva, facciamo il caso di un eretico che dia scandalo "esibendosi" di punto in bianco in Chiesa senza aver interpellato nessuno. La Chiesa non è il bar, costui è colpevole poiché prende di mira persone ben circoscritte col chiaro scopo di scandalizzarle e offenderle. Isolare la "preda" è un gioco da ragazzi, circoscrivere l' auditorio più adatto per ottenere l' effetto voluto è facile visto chi si raduna in Chiesa per abitudine consolidata. Ma alla stessa maniera, se solo uno l' avesse voluto, sarebbe stato facile anche contrattare a priori con loro, se l' eretico non l' ha fatto è perché sapeva di andare incontro ad un rifiuto. Tuttavia, l' esistenza della possibilità di contrattazione rende colpevole l' esibizionista, lo trasforma da oratore a provocatore.

MONICA
Giovanni ubriaca Monica e poi la stupra quando lei è incosciente senza nessuna conseguenza fisica di rilievo per la vittima. Per dire come prosegue la storia faccio due ipotesi alternative, nella prima Monica resta ignara di tutto, nella seconda viene a posteriori e accidentalmente a sapere dell' accaduto.
Senso comune: Giovanni è colpevole in entrambe le ipotesi.
Anche se un filosofo utilitarista non vedrebbe nulla di male in tutto cio' ( poiché, almeno nella prima ipotesi, non esiste né un danno fisico né un danno psichico) il senso comune ci impone di condannare in entrambi i casi.
Perché?
Qui non esiste danno, o comunque, nel secondo caso, esiste solo un danno psicologico.
Perché mai dovrei condannare in assenza di un danno?
Perché mai dovrei condannare in presenza di un mero danno psicologico visto che nel caso precedente, quello dell' oratore, dove il danno era parimenti psicologico, assolvevo? Cosa fa la differenza?
Essenzialmente la possibilità di contrattare a priori.
Monica non è nelle condizioni di Giuseppe, Monica non è un passante qualsiasi non identificabile a priori, Monica è lì davanti a me prima che tutto accada e con lei si puo' parlare chiaramente prima di agire. Se Giovanni non lo fa è lecito presupporre che si attenda un rifiuto, ovvero un mancato scambio, il che rende plausibile l' ipotesi che il danno ricevuto da Monica sia maggiore del godimento di Giovanni.
La prima ipotesi, quella dell' assenza di danno, è molto particolare e per ora la trascurerei ma la seconda per noi è preziosa poiché ci offre un criterio per capire se e quando l' atto con cui infliggiamo un danno psicologico sia condannabile: questo criterio è la “contrattabilità a priori”.
Naturalmente, anche qui le eccezioni fioccano. Facciamo il caso che degli squatter occupino il mio cottage di montagna liberandolo il mattino successivo senza arrecare danni materiali. Io ricevo solo un danno psicologico (so che degli estranei sono entrati in casa mia). La situazione è formalmente simile a quella di Monica e dovrebbe scattare la condanna. Ebbene,  qualora l' occupazione sia giustificata da cause di forza maggiore - per esempio: si erano persi nel bosco e la bufera che imperversava li aveva colti alla sprovvista -  gli occupanti sarebbero giustificati.

IL MIOPE
Giovanni guida la sua auto. Poiché è miope e più spericolato della media impone un rischio agli altri automobilisti, specie dopo il tramonto.
Senso comune: Giovanni è innocente.
Il danno procurato da Giovanni è ovvio (rischio) ma, per quanto detto prima, una sua responsabilità è da scartare visto che si tratta di un danno soggettivo non "contrattabile" a priori.
In mancanza della "contrattabilità a priori” si è responsabili solo per i danni oggettivi. Ma il danno, in questo caso, diventa oggettivo solo quando si verifica l' incidente.
Le eccezioni alla regola sono costituite da quei casi che impediscono il rilascio o il rinnovo della patente. E' chiaro che un ipovedente o un ubriaco non possano guidare poiché esiste un' incontestabile evidenza della loro pericolosità.
E nel dir questo abbiamo isolato un criterio che rende tollerabile l' eccezione alla regola: l' incontestabile evidenza.

LA FACCIATA
Giovanni guida la sua auto su una via ad alto scorrimento, proprio laddove Giuseppe abita.
Povero Giuseppe, a causa dell' intenso traffico ogni anno deve ripulire la facciata della sua casa dalle polveri inquinanti che si sono nel frattempo depositate.
Senso comune: Giovanni è colpevole.
Qui il danno esiste ed è oggettivo: chi transita per quella via dovrebbe pagare un pedaggio da girare a Giuseppe - e a chi si trova nelle sue condizioni - affinché possa essere risarcito dei costi che è costretto a sopportare.
Eccezione: qualora la tecnologia atta a rilevare i pedaggi sia eccessivamente onerosa si potrebbe soprassedere con tanti saluti per Giuseppe.

LA REGOLA FINALE
Dai cinque casi trattati emerge la seguente regola generale: se è possibile una contrattazione a priori, chi danneggia a posteriori è sempre responsabile, anche quando il danno procurato è indeterminato (o soggettivo). In caso contrario, chi danneggia è responsabile solo per i danni oggettivi.
In altri termini: non si è mai responsabili per i danni soggettivi non contrattabili a priori (vedi il caso dell’ ORATORE).
In presenza di evidenze incontestabili la regola è però soggetta ad eccezioni.
Ora possediamo la "cassetta degli attrezzi" per affrontare il caso principale, quello del global warming.

I PRONIPOTI
Giovanni guidando la sua auto emette dei gas serra, tra 70 anni i pronipoti di Giuseppe potrebbero essere danneggiati da questo evento.
Il senso comune non mi dà una risposta chiara circa la colpevolezza di Giovanni, mi tocca ragionare sulla base della regola individuata in precedenza.
Prima domanda: di che natura è il danno prodotto?
Risposta: essendo un rischio, è di natura soggettiva.
Seconda domanda: danneggiato e danneggiante possono contrattare?
Trattandosi di pronipoti che ora non esistono la risposta è no.
Tuttavia, per amor di discussione ammettiamo pure che esistano dei loro “rappresentanti” qui ed ora. Rimane piuttosto problematico identificarli poiché il “pronipote”, oltre a non esistere, è "disperso". Un po’ come il passante Giuseppe. Nel malstrom dell' umanità a venire i  "danneggiati" si mescolano agli "avvantaggiati" in modo indeterminato e anche se volessimo eleggere un rappresentante dei "danneggiati" con cui contrattare avremmo qualche problema, per usare un eufemismo.
Ci sono poi ulteriori complicazioni: forse i candidati più credibili al ruolo di vittima sono i paesi poveri africani, ma quei paesi sono anche quelli che traggono il maggior beneficio dal consumo marginale dei carburanti fossili. A questo punto dovremmo esentarli, dovremmo cioè formulare una regola etica di portata non universale. Se c' è qualcosa che ripugna al senso comune quando si fissano i doveri è proprio il ricorso al doppio standard.
A questo punto sappiamo che applicando la “regola del danno” come emerge dai cinque casi analizzati, il danno da effetto serra non merita risarcimento.
Ultima domanda: il caso del riscaldamento globale puo' costituire un' eccezione alla regola?
Per affermarlo occorre avere un' "evidenza incontestabile". Non si tratta di un' evidenza dei danni, i danni vanno considerati insieme ai benefici. Perché ci sono anche i benefici: sia quelli che derivano da un riscaldamento del pianeta che quelli che derivano dall' arricchimento di chi usa l' energia senza vincoli. E' l' analisi costi/benefici che ci deve fornire "evidenze incontestabili".
Esiste qualcosa del genere?
Io direi di no.
Si potrà sostenere che esistono "modelli molto sofisticati", che alcuni sono migliori di altri, che alcuni, per esempio quelli elaborati dall' IPCC, siano i migliori in nostro possesso, che alla elaborazione di questi modelli presiede un personale altamente qualificato, tutto cio' è legittimo, tuttavia sarebbe temerario affermare che questi modelli siano accurati.
Del resto, le previsioni formulate grazie a quei modelli si sono rilevate finora sbagliate, e fin qui nulla di male. È piuttosto il fatto che si sbagli sempre nello stesso senso  a destare qualche comprensibile sospetto.
Come minimo si deve ritenere che non abbiamo ancora ben capito bene come la CO2 interagisca con gli altri fattori ambientali nel determinare il riscaldamento del pianeta e nemmeno come i mutamenti ipotizzati possano tradursi in termini di costi e benefici concreti.
Sì perchè, se le scienze fisiche hanno i loro problemi a stimare le conseguenze secolari, non parliamo delle scienze sociali: i metodi sperimentali considerati minimamente affidabili non sono a disposizione per questioni del genere.
Non arrivo a dire che si tratta di "fiabe scritte col computer" ma che si tratti di stime necessariamente (molto) aleatorie, questo mi sembra ragionevole.
[... tanto per dirne una: in questi modelli di solito si pesa l' ipotesi di "catastrofi" in senso negativo ma non si tiene in alcun conto della possibile "catastrofe" in senso positivo. Faccio un esempio? L' avvento prossimo venturo dell' Intelligenza Artificiale  potrebbe costituire una rivoluzione alla stregua di quella agricola o industriale. Mancarla o ritardarla per una lacuna nei modelli sarebbe estremamente costoso, oserei dire "catastrofico"...]
Purtroppo, fare queste considerazioni ci guadagna l' etichetta di "negazionisti".
Uno non nega che le temperature si stiano alzando.
Uno non nega che la CO2 riscaldi l' atmosfera.
Uno non nega che anche la CO2 emessa dall' uomo abbia un ruolo in questo fenomeno.
Uno, pur non negando le affermazioni più ragionevoli dell' attivismo verde, si becca del "negazionista".
Si tratta del solito artificio retorico del Castello e della Torre: il castellano vive e vuole vivere comodamente nel confortevole Castello ma nel momento in cui è attaccato si rifugia nella Torre, per poi tornare a fare i suoi comodi tra gli arazzi: il militante parte da affermazioni difficilmente contestabili (Torre) per poi farne alcune molto dubbie (Castello), quelle che in realtà gli interessano di più per la loro portata ideologica. Nel momento in cui è sfidato su queste ultime (Castello) si rintana sulle prime (Torre) per poter dire: il mio pensiero è fondato su verità incontestabili, chi lo sfida è uno stupido e un superficiale (ovverosia un "negazionista").
Far rilevare che i modelli previsionali non sono e non possono essere molto accurati (Castello) per il militante significa negare le verità fondamentali del suo paradigma (Torre). Dopodiché, l' etichetta di "negazionista" ti resta attaccata e incide nel dibattito pubblico.
Chiudo la digressione per enunciare il verdetto che esce dall' analisi: Giovanni non ha alcuna responsabilità etica nel momento in cui emette i suoi gas serra.

CONCLUSIONI GENERALI
Ho cercato di stabilire se esista una regola etica generale che condanni l' emissione dei gas serra, sembrerebbe che applicando il buon senso a situazioni analoghe non sia possibile ricavarla, oltretutto non sembra nemmeno che il caso specifico possa elevarsi ad eccezione.
Tuttavia, in premessa, ho anche detto che la mia analisi avrebbe trascurato la dimensione "virtuosistica" dell' etica umana.
Puo' darsi infatti che il dovere di limitare l' emissione di gas serra non costituisca il contenuto di alcuna "regola" deontologica ma emerga dall' esercizio di una virtù.
I cattolici definiscono questi doveri come supererogatori: sono dei doveri che assumiamo per perfezionare la nostra persona. Nessuno è tenuto ad essere un Santo, non c' è una regola che ce lo imponga, tuttavia è ammirevole chi riesce a diventarlo.
Ebbene, penso che i precetti ecologisti siano proprio di questo tipo: non si traducono in regole, non richiedono  un' autorità specifica che li faccia rispettare, sono qualcosa che riguarda la nostra interiorità e il nostro perfezionamento spirituale.
In quest' ottica ha senso praticare le "virtù verdi" nonché sensibilizzare in merito chi sta intorno a noi. Lo dico a denti stretti visto che d' istinto le prediche ecologiste mi hanno sempre ammorbato.

SUBOTTIMO
Il mondo in cui vivo non sembra giungere alle conclusioni di cui sopra, l' autorità coercitiva per eccellenza - lo stato - sembra freneticamente all' opera per "risolvere il problema". Non prende minimamente in considerazione che la cosa possa essere estranea alle sue competenze.
Se le cose stanno in questi termini, inutile predicare nel deserto, meglio ripiegare e difendere una soluzione sub-ottima: per esempio una carbon tax da girare alle vittime. Meglio ancora se compensata con una diminuzione delle tasse su profitti e lavoro. Sebbene la misura non sia eticamente difendibile, per lo meno minimizza i danni poiché tratta correttamente il problema delle esternalità: è infatti più razionale imporre alla popolazione una carbon tax piuttosto che una miriade di regole che vanno dal riciclaggio dei rifiuti all' edificabilità dei terreni.

INCORAGGIAMENTO AI PERPLESSI
La tesi esposta in questo post lascia freddi i più: sarà anche rigorosa ma ci abbandona in balia della sorte, come possiamo affidarci alle virtù personali senza ricorrere ad un intervento dall'alto? Ecco, nei quattro punti che seguono cercherò di confortare i perplessi.
1) Se davvero le catastrofi paventate incombessero in modo credibile, un' etica del senso comune non potrebbe trascurarle, proprio perché flessibile e tollera le eccezioni. Ricordiamoci allora che  le previsioni più fosche sono fondate su una modellistica avventata.
2) L' effetto delle "prediche verdi" non dovrebbe essere poi così inesistente. Perché tanto scetticismo? Quando ci fa comodo attribuiamo tutto ciò che succede alla cultura, quando poi dobbiamo puntare sulla cultura, ecco che ogni fiducia su questo fattore viene meno.
3) L' utilizzo libero delle fonti energetiche favorisce la crescita economica, e noi sappiamo che la sensibilità ambientale cresce al crescere della ricchezza (effetto di Kuznet), in alcuni casi, nelle società ricche e secolarizzate, l' ambiente diventa una vera e propria religione sostitutiva.
4) Ma c' è dell' altro. Concentratevi sul caso della FACCIATA, lì concludevo per la colpevolezza di Giovanni.  L' inquinamento prodotto ai danni della casa e dei polmoni di Giuseppe lo costringe al risarcimento. Faccio solo notare che intervenire  nel senso indicato ha una conseguenza pratica evidente anche per il caso del riscaldamento globale: chi paga per risarcire Giuseppe inquinerà meno riducendo al contempo anche il suo contributo all' effetto serra.
5)  Le motivazioni possono essere interiori o esteriori. Se pago mia figlia per lavare le stoviglie potrei darmi la zappa sui piedi perché mi appello a motivazioni esteriori (guadagno) anziché a quelle interiori, che in questi casi, di solito, sono più accentuate. Magari mia figlia ha voglia di sentirsi parte della famiglia e contribuendo volontariamente alle faccende di casa realizzerebbe un suo desiderio di compartecipazione, ecco allora che io ostacolo il suo progetto mettendo un prezzo alla sua opera. La motivazione interiore ha a che fare con la formazione della personalità: chi sono io? Chi ho voglia di essere? Nella mia lotta per l' identificazione costruisco le mie motivazioni interiori. Il contributo volontario alle faccende di casa diventa importante qualora intenda identificarmi con la mia famiglia, mentre invece dare un prezzo alla mia opera ostacola il mio desiderio profondo espellendomi di fatto dal nucleo familiare. Le motivazioni interiori e quelle esteriori, quindi, sono spesso autoescludenti, come per esempio nel caso dei figli pagati per fare i lavori di casa. Di questa legge va tenuto conto anche quando parliamo di coscienza ambientale: se riciclo i miei rifiuti edifico la mia coscienza ambientale ma nel momento in cui mi sanzionano qualora non lo facessi, ecco che tutto il mio lavoro per formare una coscienza verde viene vanificato.
BIBLIOGRAFIA
Premessa: John Stuart Mill, Saggio sulla libertà.
Il ladro: Jerry Gaus, The order of public reason.
L' oratore: David Friedman, L' ordine del diritto cap. 15.
Monica: Steven Landsburg, Censorship and Steubenville.
Il miope: David Friedman, L' ordine del diritto cap.14.
La facciata: Murray Rothbard, L' etica della libertà.
I pronipoti: George Reisman, ambientalismo di mercato.
Il subottimo: Greg Mankiw, The Pigou club manifesto
gwwwwww

Povertà e stagnazione: la storia omessa.

Viviamo tempi grami, la crisi del 2008 ha spazzato via i facili ottimismi e a molti non sembra vero di poter parlare di “povertà”.
Il termine però è piuttosto ambiguo, cosicché di fronte ai ripetuti allarmi vale la pena di fare qualche sommessa considerazione, magari prendendo spunto dal lavoro di Donald Boudreaux e Mark Perry (“The Myth of a Stagnant Middle Class”).
Le preoccupazioni di tutti si riflettono bene nelle parole di Robert Reich
… "After three decades of flat wages during which almost all the gains of growth have gone to the very top,"… "the middle class no longer has the buying power to keep the economy going."…
L’arricchimento si è concentrato in poche mani, per tutti gli altri nessun miglioramento da almeno tre decenni.
Nella recriminazione c’è un fondo di verità che non puo’ essere negato…
… It is true enough that, when adjusted for inflation using the Consumer Price Index, the average hourly wage of nonsupervisory workers in America has remained about the same…
Il reddito reale dei più è stagnante.
Ma per molti giornali qui finisce la storia degna di essere raccontata. Si tratta però di una storia come minimo amputata e con parecchi problemi logici.
Il primo riguarda l’aggiustamento all’inflazione
… the CPI overestimates inflation by underestimating the value of improvements in product quality and variety…
Una volta che lo si compie si crede di aver risolto una volta per tutte il problema dei confronti inter temporali. Ma qui come altrove la macchina del tempo non esiste: l’innovazione tecnologica manda all’aria questo sogno da statistici di serie B.
Aggiustando con l’inflazione non si riesce ad equiparare i prodotti di epoche diverse. Esempio:
… Would you prefer 1980 medical care at 1980 prices, or 2013 care at 2013 prices?…
L’innovazione ha migliorato la qualità e ampliato le scelte, questo genere di arricchimento sfugge a chi si fissa solo sul reddito.
C’è poi un altro fatto: se i salari stagnano ma lavora più gente, il monte salari non stagna affatto.
Ebbene, donne e immigrati sono delle new entry nella forza lavoro, questo fatto epocale non puo’ essere trascurato…
… the average hourly wage is held down by the great increase of women and immigrants into the workforce over the past three decades…
Conclusione
… flat average wages over time don't necessarily support a narrative of middle-class stagnation…
Un salario reale puo’ stagnare mentre la condizione di chi lo percepisce migliora. Non c’è nulla di strano in questo.
Per sentenziare sulle nuove povertà, allora, forse occorre rifarsi ad altri indicatori più affidabili del nostro benessere reale.
Il più sostanziale
… No single measure of well-being is more informative or important than life expectancy
Vivere di più è un arricchimento. Probabilmente il più prezioso di tutti in termini materiali.
Bè, oggi viviamo in media 5 anni in più rispetto al 1980 e 10 rispetto al 1950.
Anche le diseguaglianze sono diminuite se misurate con questo indicatore sostanziale…
… "The gap in life expectancy between whites and blacks in America has narrowed, reaching the lowest point ever recorded."…
Altri indicatori sostanziali quando si parla di povertà: la quota di stipendio spesa per l’alimentazione di base
… fell from 53% of disposable income in 1950 to 44% in 1970 to 32% today…
A quanto pare, almeno su questo punto, oggi siamo molto più ricchi anche se il reddito di molti non aumenta affatto.
Il fatto è che lo stesso si puo’ dire per altri “basics” (es. il vestiario): meno spesa, più qualità… 
… underappreciated result of the dramatic fall in the cost (and rise in the quality) of modern "basics"…
Guardando ai consumi, anche le diseguaglianze crollano (pur in presenza di redditi sempre più diseguali)…
… while income inequality might be rising when measured in dollars, it is falling when reckoned in what's most important—our ability to consume…
E, sempre meglio farne memoria, la sostanza sta nei consumi non nel reddito.
Potremmo dire allora che la diseguaglianza sostanziale è diminuita. Facciamo un esempio concreto: i viaggi aerei
… Before airlines were deregulated, for example, commercial jet travel was a luxury that ordinary Americans seldom enjoyed… now… 50% decline in the real price…
Bill Gates e Joe solcano i cieli senza le differenze che i loro redditi farebbero presagire…
… Bill Gates in his private jet flies with more personal space than does Joe Six-Pack when making a similar trip on a commercial jetliner. But unlike his 1970s counterpart, Joe routinely travels the same great distances in roughly the same time as do the world's wealthiest…
Gli aggeggi elettronici su cui smanetta l’idraulico medio…
… They aren't much inferior to the electronic gadgets now used by the top 1%…
Bill Gates al suo polso sfoggia un orologio che costa 1000 volte quello di Joe ma che ha una funzionalità molto, molto simile.
La parabola si ripete in molti ambiti dove le differenze qualitative si sono schiacciate verso l’alto…
… What's true for long-distance travel is also true for food, cars, entertainment, electronics, communications and many other aspects of "consumability."… qualities of what ordinary Americans consume are closer to that of rich Americans…
L’accesso a merci un tempo riservate all’élite ora è libero per tutti…
… access to the most affordable food, appliances, clothing and cars in history, plus today's cornucopia of modern electronic goods…
Conclusione
… middle-class Americans have more buying power than ever before. They live longer lives and have much greater access to the services and consumer products bought by billionaires…
Ecco, adesso sì che la storia è completa.
Solo dopo averla raccontata tutta e averne compreso la logica sottostante possiamo parlare a ragion veduta di “nuove povertà” e di gente che “non ce la fa”.
stagna

Reddito di cittadinanza

Il movimento cinque stelle propone l’introduzione in Italia del reddito di cittadinanza, una misura difesa a suo tempo in modo serrato dal filosofo Matt Zwolinski, a lui rispondeva Jim Manzi con il saggio “When the Basic Income Guarantee Meets the Political Process”.
Il reddito di base è certamente più facilmente difendibile solo qualora rimpiazzasse assistenzialismo esistente (a cominciare dalle pensioni), il che assimila l’oratoria di chi lo propone a quella degli avvocati basata su molti “in alternativa, in subordine”…
… “Your honor, my client doesn’t own a dog; even if he did own a dog, then it could not have bitten this man; and even if he did own a dog that bit this man, then it must have been provoked.”…
L’evidenza disponibile dimostra che il reddito di cittadinanza riduce il lavoro. Questo è il guaio principale.
Negli stati uniti è stato testato un periodo che va dal 1968 al 1980. Sono anche disponibili studi sugli anni novanta
… These tested a wide variety of program variants among the urban and rural poor, in better and worse macroeconomic periods, and in geographies from New Jersey to Seattle. They consistently found that the tested programsreduce the number of hours worked versus the existing welfare system, and the tested levels of progressivity of implicit tax rates did not get around this problem by encouraging work, as Zwolinski’s theoretical argument asserts they should. There was a further series of more than 30 randomized experiments conducted around the time of the welfare debates of the 1990s. These tested many ideas for improving welfare. What emerged from them was a clear picture: work requirements, and only work requirements, could be shown experimentally to get people off welfare and into jobs in a humane fashion…
Sulla base di questi studi nel 1996 è stato impostato il nuovo welfare americano con al centro un principio cardine: viene penalizzato chi rifiuta ad oltranza le proposte di lavoro ricevute.
C’è chi ha contestato l’uso dei sondaggi per raccogliere le evidenze:…
… using administrative data, “much of the apparent unemployment effect disappeared altogether.”…
Ma gli studi storici sono stati rifatti e confermati usando i dati dei registri amministrativi.
Inoltre, gli oltre trenta esperimenti fatti negli anni 90 erano basati anch’essi su dati documentali…
… Even according to the paper that Matt cites as evidence, in one of these experiments “much” of the employment effect would disappear if measured using administrative data, and in the other the change in effect was “somewhat smaller.”…
Si puo’ allora dibattere sulla magnitudo ma non sul segno: reddito di cittadinanza => meno lavoro
Ma i proponenti replicano: che c’è di male a lavorare meno?
Questa osservazione riguarda i valori: molti intuiscono che sia sbagliato vivere alle spalle degli altri anche quando si potrebbe lavorare. In questo senso la misura è poco realistica e sarà difficile convincere l’elettore…
… Matt may be right, and the American electorate may be wrong, but it is clear that they disagree on this point. To grossly oversimplify, the amount of work disincentive is prohibitive versus the benefits of leisure in the view of an electorate that has never supported a BIG in two hundred years, and has been moving away from this concept and toward stricter work requirements for decades…
I proponenti chiedono una rivoluzione: sono loro a dover provare che è giusta, oltre che conveniente.
I proponenti sottolineano l’abbattimento della burocrazia e il minor paternalismo che implica il reddito di cittadinanza.
Ma non sembra corretto confrontare il welfare teorico del reddito base con l’incasinatissimo welfare in essere, il giusto termine di paragone dovrebbe essere un teorico welfare del “dare a chi merita”.
Una volta realizzato, infatti, anche il welfare del “reddito minimo” sarà destinato a complicarsi.
… There is nothing inherent about a BIG that will prevent Congress from creating thousands of pages of special rules, exemptions, tax expenditures, and so on, that are collectively just as convoluted as the current welfare system. After all, “tax each person a given fraction of income” is a pretty simple idea too, but look at the 2013 federal income tax code…
Molte complicazioni del welfare attuale sono destinate a riemergere: se con il reddito garantito un tale non stipula un’assicurazione sanitaria lo facciamo morire qualora si ammali?
Una volta che una misura è in campo il suo destino è quello di essere sottoposta a continui aggiustamenti. Ed è anche corretto che sia così: noi impariamo vivendo e rettifichiamo con l’esperienza…
… As one example, if part of the motivation for giving adults income is that they spend it supporting their children, would we really allow parents receiving taxpayer money to spend it any way they want with no requirements for child welfare beyond child abuse laws? And as another, a huge and growing portion of the cost of the welfare state is health care. Suppose we gave every adult in America an annual grant of $10,000, and some person who did not buy health insurance with it got sick with an acute, easily treatable condition. Would we really bar them from any urgent medical care and just say “Tough luck, but it’s time to die”?…
Chi vede la libertà come un mezzo per esplorare e conoscere sa bene come il reale sia complesso: non esistono soluzioni semplici, e nel momento in cui affidiamo alla burocrazia quella che ci sembra inizialmente una soluzione semplice ad un problema complesso non possiamo poi lamentarci se assistiamo al suo proliferare in modo ipertrofico e contorto. 
Euro_Mano_RugheR439_thumb400x275