giovedì 24 novembre 2016

Quanta poesia c'è nella scienza?

Cultura umanistica o scientifica?
Da noi, in passato, forse c’è stato un abuso della prima, ma altrove è successo il contrario e sarebbe bene non cadere dalla padella alla brace.
Quale delle due privilegiare per affrontare meglio il futuro? David Gelenrter è un tipo interessante da ascoltare sul tema.
Prima di decidere come “coltivare” la nostra mente sarebbe buona cosa capire come funziona. DG, in quanto  protagonista degli studi sull’intelligenza artificiale, è tra i più titolati a parlarci della soggettività, cosa che prova a fare nel libro “The Tides of Mind”.
Considerata la natura emulativa implicita nella costruzione della mente di un robot – il futuro passa da lì è bene comprendere al meglio la nostra.
Sia la cultura umanistica che quella scientifica hanno qualcosa da dire: chi dobbiamo ascoltare con più attenzione? Chi è più affidabile?
Difficile rispondere, di certo lo sforzo scientifico è stato sopravvalutato guadagnandosi un monopolio che non merita.
Molti di noi pensano alla mente come ad un reperto dissotterrato circondato da scienziati in camice bianco intenti a mapparlo palmo a palmo per isolarne le singole funzioni: non è così. La mente umana è un organismo che si muove, cambia e vive parallelamente al corpo….
… The role of emotion in thought, our use of memory, the nature of understanding, the quality of consciousness—all change continuously throughout the day…
Il cielo fornisce una buona analogia…
… If you understand the nighttime sky, you understand how the stars’ positions change. Not to understand those patterns of change is not to understand the sky…
La nostra mente che lavora su un problema matematico è molto diversa dalla mente che si dibatte nel corso di un incubo. Eppure noi usiamo la parola “mente” in entrambi i casi. Questo puo’ portarci fuori strada.
I nostri pensieri sono soggetti ad un ciclo quotidiano…
… our thought processes differ when we are fresh and wide-awake, when we are at a comfortable midday midpoint, and when we are drifting off to sleep…
E’ qualcosa che il senso comune coglie ma che spesso la scienza trascura.
La mente è un’isola che la marea scopre e sommerge ciclicamente. Conoscere la terra emersa senza conoscere la sua vita subacquea è velleitario…
… As we descend from the top, our gift for abstraction and reasoning fades while sensation and emotion begin to bloom cautiously and then grow lusher and brighter…
Scindere le due condizioni risulta deleterio, ma lo facciamo tutti quando tendiamo a dimenticarci la “vita sommersa”…
… That night I was startled awake by a dream,” writes the psychoanalyst Stephen Grosz, “which began to dissolve as soon as I woke.”)…
Abbiamo stili di pensiero diversi a seconda se è mattina o sera. E questo concetto si applica anche alla società nel suo complesso. Eliot su Dante
… “Dante’s is a visual imagination. It is visual in the sense that he lived in an age in which men still saw visions” (“Dante”). Ancient literature drifts farther and farther out of focus to modern minds—not just because old literature is written in old language, not just (by no means!) because it uses unfamiliar assumptions about society and each person’s status and value, but also, most important by far, because it uses different thought styles from those of today…
Noi privilegiamo il pensiero analitico mentre il medioevo dava un posto d’onore al pensiero visionario.
Leggere la letteratura del passato senza scontare lo stile di pensiero è come vedere un film accelerato o rallentato: la cifra estetica si perde completamente…
… Trying to read ancient literature (such as the older strata of the Hebrew Bible) without retuning our minds to lower-spectrum settings is a plain mistake…
cervelli non cambiano nei secoli ma la mente sì.
Perché la nostra infanzia è così importante per noi? L’infanzia è la nostra mente “subacquea”, ha mille connessioni con la mente emersa.
La mente-organismo, la mente-fluttuante, la convivenza di più menti nella nostra persona è un fatto chiave quasi sempre ignorato. Ma questo porta ad ignorare domande non da poco…
… What are the mind’s dynamics? How do relations between thinking and memory change over a day? How does the role of memory itself change, between its duty as mainly an information source up-spectrum (where did I put it, what do I do next, who is that?) and its chattier, storyteller role down-spectrum, supplying remembered incidents, anecdotes, and eventually the whole rich ambience of dreams?…
Quando cala la sera la nostra mente muta e quando chiudiamo gli occhi i nostri pensieri diventano delle realtà concrete che incontriamo faccia a faccia.
Perché ci siamo persi questo fatto chiave? Il problema è la soggettività. La soggettività è un concetto che mina alla base la scienza, ovvero la religione del nostro tempo.
Kant riusciva ancora a dare un ruolo alla soggettività ma già il paradigma di Monod la espelleva completamente dal nostro orizzonte: solo caso e necessità avevano diritto di cittadinanza.
La soggettività è sospetta, paradossale, poco scientifica. La mentalità contemporanea la detesta, ne è infastidita. Ma lei si ripresenta a tutti noi ogni mattina quando ci svegliamo.
E’ difficile studiare le maree stando immersi nell’acqua…
… As we descend the spectrum into the circus din of vivid, sometimes bizarre hallucination, our attention grows overstrained, sensation and emotion fill our mind to the edges—and we are less and less able to create sound new memories…
La mente è una stanza con una finestra: noi parliamo sempre della finestra (e del panorama che vediamo) e mai della stanza in cui abitiamo…
… The mind is a room with a view: from inside, we observe the external world and our own private, inner worlds. Mentally, we are stuck inside our rooms as we are stuck, physically, within our bodies…
John Searle
… “The history of philosophy of mind over the past one hundred years,” writes the philosopher John Searle, “has been in large part an attempt to get rid of the mental by showing that no mental phenomena exist over and above physical phenomena.”…
Focalizzarsi sulla materia sembra tanto “scientifico”, in realtà così facendo noi trascuriamo delle evidenze: l’evidenza della soggettività. E cosa c’è di più anti-scientifico che trascurare le evidenze?
Gli studi sull’ IA hanno incoraggiato questa tendenza. Ma oggi la soggettività ha più difensori che in passato: ho citato John Searle ma avrei potuto citare anche Thomas Nagel.
Le nuove attenzioni che riceve il soggettivismo rivalutano la fenomenologia e Freud.
La nuova scienza della mente non potrà più trascurare il soggetto, sarà scienza della soggettività…
… We want neurobiology to explain the phenomena we’ve discovered, but first we must discover them…
Ma cos’è la soggettività (ad alcuni nota come anima)?
Ciascuno di noi ha una dimensione soggettiva e lo sappiamo perché “è evidente”, almeno per quanto riguarda noi stessi. Per quanto riguarda gli altri lo inferiamo osservando i corpi. Wittgenstein:
… “The human body, is the best picture of the human soul”…
Si arriva al punto che, a volte, la consapevolezza dell’anima altrui è notevole. La moglie conosce la soggettività del marito meglio di lui…
… Jack is a middle-aged man I know who takes a battery of medications for chronic pain. None relieves the pain absolutely, and the medications take hold and wear off gradually. On certain occasions his wife will ask, “Are you sure you took your meds this evening?” “Of course I did; I feel fine!” Jack will snarl. Then he will march back into the bedroom to establish that she is wrong—and discover, usually, that she is right. The pills will be laid out on the pill shelf, untaken. His wife knows his pain level better than he does…
La “simpatia” tra esseri umani puo’ raggiungere livelli molto elevati, in questi casi giungiamo a sentire quel che sente l’altro, è come se le rispettive “soggettività” vibrassero in simpatia tra loro, come se entrassimo in un comune spazio di risonanza emotiva.
Tuttavia, dice qualcuno, restiamo fondamentalmente isolati: c’è un giochetto filosofico per far comprendere il concetto di “solipsismo”…
… what you call red, I might experience as blue, while I see “blue” as red. Our subjective experiences of color might be radically different, and neither of us would ever know…
Ma se il giochetto funziona con i colori, con le emozioni funziona meno. Non a caso descriviamo di continuo quel che proviamo fiduciosi che l’altro possa capirci…
… Colorful clichés—butterflies in the stomach, insides twisted in knots, jumping for joy, bored to tears, bursting with news—help us to be understood. “My heart aches, and a drowsy numbness pains / My sense . . .” (John Keats, “Ode to a Nightingale”)…
Inoltre, pensiamo di conoscere quel che prova l’altro: nella vita quotidiana il paradosso solipsista non c’impensierisce più di tanto, i sentimenti sembrano colmare il gap dell’incomunicabilità radicale.
Per studiare la mente dobbiamo partire da cio’ che sappiamo della mente, ovvero dalla nostra soggettività, la prima legge primaria della psicologia (ma di qualsiasi scienza) è: conosci quel che vuoi spiegare.
Giova ripeterla poiché studiosi illustri, come per esempio Daniel Dennett, la dimenticano platealmente. Nelle parole di Dilman
… “In his commitment to find a scientific explanation of consciousness he shows very little understanding of ‘folk psychology,’ treating its contents in a very cavalier fashion.” (“Folk psychology” is commonsense, intuitive psychology.) Dilman continues: “What he needs is a clarification of the concept of consciousness, instead of an explanation of it along scientific lines.”…
Per studiare la coscienza noi dobbiamo prima descriverla e per descriverla dobbiamo osservarla. Solo grazie all’introspezione possiamo portare a termine un simile compito. Tutto parte da lì. Shaun Gallagher
… from “a methodologically controlled reflective introspection.”… One must (methodically) introspect
Ma psicologi e filosofi odiano l’ introspezione.
La loro fregola è l’esperimento, sentono il brivido della “scientificità” solo se maneggiano cavie… e quand’anche la loro coscienza si appalesi ad un palmo dal naso, si girano dall’altra parte con grandi sforzi pur di non vederla.
Ci sono altre fonti preziose a cui attingere, sta di fatto che non si puo’ studiare un problema essenzialmente legato alla nostra soggettività senza utilizzare l’introspezione.
Tuttavia, è tremendamente facile equivocare sull’introspezione…
… “Until a person is able to fill up those concepts with their manifestations in his own life,” writes Jonathan Lear, “his understanding of those concepts will be hollow.”…
Abbinare certi concetti astratti alla nostra esperienza personale è operazione preziosa ma difficile. Si rischia di personalizzare troppo e restare vittime di un solipsismo che ci isola…
… “I live inside a skin inside a house. There is no act I know of that will liberate me into the world. There is no act I know of that will bring the world into me” (J. M. Coetzee, In the Heart of the Country)… V. S. Naipaul describes his proper topic: “The worlds I contained within myself, the worlds I lived in” (Enigma of Arrival)…
Sperimentare la nostra coscienza è qualcosa di estremamente intimo e difficile da comunicare, ma è anche qualcosa che la mente tocca tutti i giorni, che ci sta addosso, l’uomo onesto non puo’ eluderla. David Chalmers scrive:
… Conscious experiences range from vivid color sensations to experience of the faintest background aromas; from hard-edged pains to the elusive experience of thoughts on the tip of one’s tongue. . . . All these have a distinct experienced quality. . . . To put it another way, we can say that a mental state is conscious if it has a qualitative feel—an associated quality of experience…
Charles Siewert è ancora più diretto…
…  ‘That noise sounded louder to me than the previous one’; ‘I was visualizing the front door of my house’; ‘it looks to me as if there is an X there.’…
Ma cosa dobbiamo intendere per “qualità della coscienza”?
La qualità varia a seconda che siamo svegli o che siamo addormentati mentre sogniamo
…  “The first task of the science of mind,” writes Hobson, “—to describe, define and measure polar states of consciousness such as waking and dreaming—has only recently assumed a serious status.”…
Diventa essenziale descrivere i vari stati di coscienza: sveglio, addormentato con sogni, sogni ad occhi aperti, dormiveglia… Tutti questi stati si spalmano su un continum poiché tra la veglia e il sonno non c’è una netta rottura. Il libero fluire delle associazioni nel dormiveglia è solo una delle tante forme assunte dalla nostra coscienza.
Di fatto la nostra persona contiene una moltitudine di personalità…
… You have one personality, refracted into many states of consciousness by the prism of mental focus…
Il legame tra memoria ed esperienza è cruciale: non esiste esperienza senza memoria…
… we don’t experience an event merely by living through it. To experience an event, we must live through and remember it… Surgeons will tell you that sometimes a patient is awakened briefly on the operating table when the procedure is almost finished, to make sure everything has been put back in place. But modern anesthetics and associated drugs ensure that no memories are laid down; the patient will never recall this little scene…
L’esperienza è una memoria. D’altro canto ci sono esperienze paradossali fatte con un grado di coscienza che non incide sulla memoria. Si tratta di esperienze che si auto-cancellano. La nostra mente archivia una serie di esperienze a cui non abbiamo accesso.
Persone differenti hanno modelli mentali differenti, è difficile uniformare. Le parti nascoste della mente rendono più difficile la conoscenza di se stessi e quindi l’introspezione.
Una cosa è certa: le cose più importanti sono le cose che ci stanno più vicine, cominciamo da quelle…
… Seeing things that are too close instead of too distant to make out clearly is one definition of philosophy and the philosophical method… “How hard I find it,” writes Wittgenstein, “to see what is right in front of my eyes!”…
Per vedere le cose più vicine la cultura umanistica è più preziosa di quella scientifica. Ralph Waldo Emerson…
… In silence, in steadiness, in severe abstraction, let him hold by himself; add observation to observation, patient of neglect, patient of reproach, and bide his own time,—happy enough if he can satisfy himself alone that this day he has seen something truly. . . . For the instinct is sure, that prompts him to tell his brother what he thinks. He then learns that in going down into the secrets of his own mind he has descended into the secrets of all minds…
Per un’introspezione adeguata la cultura umanistica offre guide più affidabili rispetto alla scienza. Per cogliere in modo nitido l’intuizione trascendentale meglio affidarsi alla cultura umanistica. Le guide migliori…
… Shakespeare, Blake, Keats, De Quincey, Racine, Rimbaud, Hugo, Hölderlin, Büchner, Rilke, Kafka, Chateaubriand, Flaubert, Dostoyevsky, Proust, Jane Austen, Charlotte Brontë, Henry James, Ernest Hemingway, Vladimir Nabokov, Karen Blixen, Cynthia Ozick, J. M. Coetzee, V. S. Naipaul, Wordsworth… Freud… Hebrew Bible, Donne, Sterne and Jane Austen, Coleridge and Wordsworth, Proust and Kafka, Dostoyevsky and Tolstoy… Philip Roth and Martin Amis, Cynthia Ozick, Jenny Erpenbeck, John Banville…
Ma perché i romanzieri battono gli scienziati: non hanno teorie da difendere, non hanno interessi in gioco. Sono i migliori accompagnatori per chi visita il regno della soggettività. Hanno un eccellente intuito e non disprezzano mai il senso comune…
… what Shakespeare thought about the mind is not folk anything. It goes as deep as psychology can…
Un’altra fonte per indagare la mente è il linguaggio, ovvero il distillato secolare della saggezza umana. E cosa esalta il linguaggio più di una cultura umanistica?…
… Language is our handbook of common knowledge and common sense. Language is knowledge distilled…
book-52

mercoledì 23 novembre 2016

SAGGIO È sbagliato dar da mangiare dei gattini a un boa constrictor?

Hal Herzog è l’uomo più adatto a rispondere, e per la verità nel suo saggio “Perché è così difficile essere coerenti con gli animali?” ci prova.
Conclusione: non lo sa
Ma lo sforzo ha comunque prodotto una tesi generale: nelle relazioni uomo/animale la bizzarria è la regola, non l’eccezione.
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Judith Black già a dodici anni aveva deciso che era sbagliato uccidere gli animali per il loro sapore. Solo che non aveva un’idea chiara di cosa fosse un “animale”. I pesci per lei non lo erano, ne mangiava in quantità ritenendosi vegetariana.
Poi conobbe Joseph
… Questa tassonomia morale svisata ha funzionato bene finché Judith non ha conosciuto Joseph Weldon, un laureato in biologia. Al loro primo incontro, Joseph, che la carne la mangiava, cercò di convincere Judith del fatto che non c’è la minima differenza morale tra il cibarsi di una gallina della Cornovaglia o di una spigola cilena… sia gli uccelli che i pesci sono vertebrati, posseggono un cervello e hanno una vita sociale…
Anche se non riuscì mai a convincere Judith i due si sposarono e lo scontro pinnati/pennuti si riproponeva regolarmente a tavola.
Dopo tre anni
… Dopo tre anni di dispute filosofiche, una sera Judith con un sospiro si arrese: «Ok, hai ragione, i pesci sono animali». Ora però le toccava affrontare un’ardua scelta: doveva cessare di mangiare pesce o cessare di considerarsi vegetariana?…
Un fatto decise per lei:
… Joseph fu invitato da alcuni amici a una caccia al gallo cedrone. Benché non avesse alcuna esperienza con le armi, riuscì non si sa come a centrare un uccello in volo e, secondo la prode tradizione del cavernicolo, si presentò a casa con un cadavere d’animale fra le mani. Quindi spennò e fece cuocere la sua preda, e orgogliosamente la servì alla moglie con accompagnamento di riso selvatico e di una squisita salsa di lamponi…
Quindici anni di elevata moralità buttati al vento, il sapore del gallo cedrone arrosto segnò un punto di non ritorno…
… si era unita alle fila degli ex vegetariani…un nutrito gruppo che attualmente negli Stati Uniti supera i vegetariani in un rapporto di tre a uno…
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La storia di Jim Thompson è diversa: aveva lavorato presso un laboratorio di ricerca in avicoltura di Lexington, nel Kentucky e il suo compito era sopprimere i pulcini dopo gli esperimenti. Un giorno gli capitò tra le mani la rivista “The Animal’s Agenda”…
… da allora in avanti non mangiò mai più carne… Nei due mesi seguenti, Jim smise di indossare scarpe in cuoio e cercò di convincere la sua ragazza a diventare anche lei vegetariana. Cominciò persino a interrogarsi se fosse o meno etico tenere animali da compagnia, tra i quali rientrava il suo adorato cacatua bianco. Un pomeriggio, guardando l’uccello svolazzare nella gabbia in salotto, sentì nella propria mente una vocina sussurrargli: «È una cosa sbagliata»… la liberò nei cieli grigi di Raleigh, nel North Carolina. Fu una bellissima sensazione, mi disse poi. «Una cosa incredibile!». Anche se poco dopo, con grande imbarazzo, aggiunse: «Sapevo che non sarebbe sopravvissuta, che sarebbe probabilmente morta di fame. Presumo di averlo fatto più per me stesso che per lei»…
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E che dire di Carolyn che, vent’anni fa, si innamorò pazzamente di un lamantino del peso di 500 kg?…
… Sulla scala filogenetica, Snooty si situa in un qualche punto tra il Mostro della laguna nera e Yoda di Guerre stellari. Quando Carolyn me lo presentò, l’animale si agganciò con le pinne al bordo della sua vasca, sollevò la testa di mezzo metro sul pelo dell’acqua e mi guardò dritto negli occhi, come se mi stesse ispezionando. Benché il suo cervello sia più piccolo di una palla da softball,2 sembrava stranamente consapevole. Trovai l’esperienza inquietante…Per oltre due decenni, l’esistenza di Carolyn ruotò intorno a Snooty… lo nutriva con le proprie mani: ogni giorno 55 kg di vegetali…quando capitava che lei si prendesse una o due settimane di vacanza con il marito, il lamantino era depresso e non mangiava…
Alla fine rinunciò a qualsiasi vacanza. Il marito l’accusò di non avere le giuste priorità e saltò in aria anche il loro matrimonio.
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Tesi: il bizzarro modo di considerare gli animali che ritroviamo in Judith, Jim e Carolyn non è l’eccezione bensì la regola.
Un giorno lo stesso Herzog ricevette una telefonata dalla sua collega Sandy, scienziata e animalista… 
… «Hal, ho sentito dire che hai preso dei gattini dal rifugio per animali della Jackson County e li hai dati da mangiare a un serpente. È vero?». Fui totalmente colto alla sprovvista. «Ma di che parli? Abbiamo un serpente, è vero, ma è solo un cucciolo. Non potrebbe nemmeno inghiottirlo, un gattino…
Un’accusa del genere suonava infamante ma spinge anche a riflettere, d’altronde i serpenti non mangiano carote o asparagi. Ma forse proprio per questo non è morale detenere un boa.
Certo che a pensarci bene anche i gatti consumano carne: di vitello, di cavallo, di tacchino, di pesce….
… se ogni gatto consuma quotidianamente circa 60 grammi di carne, tutti insieme questi felini ne consumano circa 5500 tonnellate… l’equivalente di tre milioni di polli…
Inoltre, a differenza dei serpenti i gatti uccidono per divertimento
… molti possessori di gatti paiono incuranti della devastazione che i loro amici… distruttivi effetti dei gatti sulle circostanti popolazioni di uccelli canori…
Ironia della sorte, a molti possessori di gatti piace anche nutrire gli uccellini nel prato dietro casa…
… È verosimile che, come risultato del nostro amore per i gatti, ogni anno vengano uccisi volatili e piccoli animali con pelo in misura almeno dieci volte maggiore di quelli usati negli esperimenti biomedici…
Il serpente consuma pochissimo: un boa adulto giusto una mezza dozzina di topi l’anno. Due kg di carne, vuoi mettere…
… l’onere morale prodotto dal fruire della compagnia di un gatto è dieci volte più alto rispetto all’avere un serpente…
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Proposta:
… ogni anno negli Stati Uniti vengono soppressi nei «rifugi» animali circa due milioni di gatti abbandonati che vengono poi cremati… Non sarebbe più sensato mettere queste carcasse a disposizione degli amanti dei serpenti?… si potrebbe sacrificare un numero inferiore di topi…
Una cosa è certa: con la parte razionale del nostro cervello possiamo giungere a molte conclusioni che stanno in piedi ma che la nostra parte emotiva respinge. Questo è doppiamente vero quando si parla di animali.
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Ma paradossi più sorprendenti escono fuori quando parliamo di animali di compagnia.
Prendiamo il caso di Ron
… Ron Neibor studiava in che modo il cervello riorganizza se stesso dopo una lesione, e i gatti, per loro sfortuna, erano il modello migliore per i meccanismi neurali che stava analizzando. Ron impiegava una tecnica classica delle neuroscienze: rimuovere chirurgicamente specifiche parti del cervello degli animali per osservare poi in che modo le loro abilità si ripristinassero nelle settimane e nei mesi seguenti…
Ron amava i suoi gatti, andava da loro persino nel week end per liberarli e giocare sul pavimento del laboratorio. Eppure, l’esperimento che si apprestava a compiere senza tentennamenti era inquietante…
… la testa dell’animale viene recisa dal corpo… affinché il cervello possa essere estratto…
Nei giorni cruciali Ron appariva strano
… Il suo umore si trasformò… divenne teso, introverso, intrattabile… Sopprimerli gli richiese un prezzo da pagare, a volte aveva gli occhi arrossati e teneva lo sguardo basso mentre percorrevamo i corridoi…
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Sammy Hensley era un agricoltore…
… Le sue due grandi passioni erano i cani e la caccia ai procioni. Quest’ultima era per lui non tanto uno sport, quanto uno stile di vita. Non mangiava i procioni che uccideva, li spellava e ne inchiodava le pelli e le zampe sul fianco del granaio, per esibire al vicinato le sue prodezze di cacciatore…
C’erano due generi di cani nella vita di Sammy – cani da compagnia e cani per la caccia al procione – e conducevano esistenze molto diverse.
Sammy amava i suoi segugi ma erano pur sempre cani da lavoro: se non erano più abili venivano dati via o soppressi. Sarebbe stato sconvolgente per Sammy pensare in questi termini di un suo cane da compagnia…
… Sammy e sua moglie, Betty Sue, possedevano anche dei cani da compagnia. Mentre i segugi non vedevano mai l’interno della casa, gli altri – di solito cani piccolotti tipo i Boston terrier – ci scorrazzavano a piacimento. A differenza dei segugi, questi cani facevano parte della famiglia. Venivano coccolati, intrattenuti giocando e avevano il permesso di chiedere bocconi di cibo durante i pasti della coppia…
Per la famiglia Hensley, i cani da caccia e i cani da compagnia sarebbero benissimo potuti essere specie diverse di animali.
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Più della metà dei proprietari di cani considera i loro animali membri della famiglia, eppure l’interazione con loro rivela un lato oscuro che getta un’ombra su tanto amore: innanzitutto quella chiamiamo “compagnia” a rigore resta pur sempre una forma di schiavitù a cui non sottoporremmo mai un “membro della famiglia”. Poi…
… Uno su dieci fra gli statunitensi adulti ha paura dei cani, e i cani sono secondi solo ai rumori molesti notturni come fonte di litigi tra vicini di casa (il mio amico Ross ha dovuto vendere casa e traslocare perché i latrati del cane di un vicino avevano trasformato la sua vita in un incubo). Mediamente, in un anno quattro milioni e mezzo di americani subiscono morsi di cani, e una ventina di persone, per lo più bambini, vengono uccise da questi animali… nei rifugi i cani abbandonati a cui si pratica l’eutanasia vanno dai due ai tre milioni…
Ci sono poi i tremendi problemi genetici che abbiamo causato loro (per amore)…
… il bulldog inglese, una razza che l’esperto di comportamento dei cani James Serpell ha definito un disastro ferroviario canino.8 I bulldog hanno delle teste così mostruosamente grandi che il 90 per cento dei cuccioli deve essere partorito mediante taglio cesareo. Il loro muso deformato e i passaggi nasali alterati rendono faticosa la respirazione, anche durante il sonno, e inoltre questi cani soffrono di disturbi delle articolazioni, problemi dentari cronici, sordità e numerose malattie dermatologiche causate dalle grinze della pelle. Come se tutto questo non bastasse, i bulldog inglesi si surriscaldano facilmente e hanno la tendenza a sbavare, russare, scoreggiare e morire di colpo per arresto cardiaco…
In Corea un cucciolo può diventare tanto un compagno di giochi che una voce del menù. Ma si va oltre: lo stesso cucciolo puo’ essere prima una tenera compagnia per anni  e poi trasformarsi senza traumi in un gustosissimo secondo piatto…
… I cani da carne, che sono tipicamente a pelo corto, grossi animali dall’aspetto malandato tipo Zanna Gialla, vengono allevati in condizioni orribili prima di essere macellati, in genere mediante elettrocuzione…
Insomma, una sequela di contraddizioni all’apparenza difficili da risolvere, almeno finché non si scopre che è impossibile.
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casi studiati per sostenere la tesi dell’impossibilità sono veramente molti…
… lo studente di veterinaria che tenta di non piangere quando pratica l’eutanasia a un cucciolo, l’attivista per i diritti degli animali che non trova nessuno da frequentare perché «il solo fatto di uscire a cena diventa una prova impossibile», l’addestratore di circo la cui esistenza ruota interamente intorno agli orsi giganti che si trascina per tutto il paese nei claustrofobici confini di un autotreno a diciotto ruote, il veterano dei combattimenti di galli che diventa raggiante quando gli propongo di scattare una foto al suo adorato pennuto sfregiato negli scontri da cui è uscito ben sette volte vincitore. Ho preso parte a manifestazioni di protesta per i diritti degli animali, a servizi religiosi che impiegano serpenti e a combattimenti clandestini di galli. Ho intervistato tecnici di laboratori animali, organizzatori di grandi competizioni canine e addestratori di piccoli circhi con animali. Ho osservato studenti delle superiori mentre dissezionavano il loro primo feto di maiale e ho aiutato il personale di un’azienda agricola a macellare il bestiame… donne cacciatrici, soccorritori di cani, ex vegetariani e gente che ama i ratti come animali da compagnia. Abbiamo intervistato migliaia di persone in merito alle loro opinioni sui rodei, sull’allevamento industriale e sulla sperimentazione animale…
Il tentativo di trovare un terreno di dialogo comune su questo tema puo’ dirsi non riuscito.
Il filosofo Strachan Donnelley chiama questo insidioso territorio etico “il punto mediano travagliato”.
Lo stesso Herzog si confessa uno “smidollato etico”, sempre pronto a negoziare e a cambiare idea…
… Io mangio carne, ma non tanta come facevo un tempo, e non di vitello. Sono contrario a testare sugli animali la tossicità di un cosmetico o di un prodotto per pulire il forno, ma sacrificherei moltissimi topi pur di trovare una cura per il cancro. E, benché certe posizioni filosofiche espresse dai fautori della liberazione animale mi sembrino convincenti, credo però che la nostra capacità, enormemente maggiore, di produrre linguaggio simbolico, cultura e giudizi etici ponga gli esseri umani su un piano morale diverso da quello degli altri animali… oggi vedo questo mondo in sfumature di grigio anziché nel bianco e nero senza macchia degli animalisti e dei loro altrettanto vociferanti avversari… questo anche se c’è chi dice che siamo degli attendisti, degli smidollati morali…
Come può del resto il 60 per cento degli americani ritenere, allo stesso tempo, che gli animali abbiano il diritto di vivere e che la gente abbia il diritto di mangiarli?
Puo’, puo’ tranquillamente se l’unica coerenza che vige è l’incoerenza.
mice

Can Machines Become Moral? Don Howard

Can Machines Become Moral?
Don Howard
Citation (APA): Howard, D. (2016). Can Machines Become Moral? [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 2
Can Machines Become Moral? By Don Howard
Evidenzia (giallo) - Posizione 7
question is a hard
Evidenzia (giallo) - Posizione 7
it is beset by many confusions
Evidenzia (giallo) - Posizione 7
sorting out some of the different ways
Evidenzia (giallo) - Posizione 9
For some, the question is whether artificial agents, especially humanoid robots, like Commander Data in Star Trek: The Next Generation, will someday become sophisticated enough and enough like humans in morally relevant ways so as to be accorded equal moral standing with humans.
Nota - Posizione 11
x PRIMA VERSIONE
Evidenzia (giallo) - Posizione 12
holding the robot morally responsible for its actions
Evidenzia (giallo) - Posizione 13
the right answer is, “We don’t know.”
Evidenzia (giallo) - Posizione 13
Only time will tell
Evidenzia (giallo) - Posizione 13
convince ourselves that it is wise and good— or necessary— to choose to include
Evidenzia (giallo) - Posizione 15
If movies and television were a reliable guide to evolving sentiment, it would seem that many of us may even be eager to embrace our mechanical cousins as part of the clan, as witness recent films like Ex Machina and Chappie or the TV series Humans.
Nota - Posizione 17
x VOGLIA DI CONSIDERARE
Evidenzia (giallo) - Posizione 18
Why we are drawn to such a future
Evidenzia (giallo) - Posizione 18
Why are we so enchanted by an ideal of mechanical, physical, and moral perfection unattainable by flesh-and-blood beings?
Nota - Posizione 19
x LA VERA DOMANDA A CUI RISPONDETE
Evidenzia (giallo) - Posizione 19
cultural anxiety
Evidenzia (giallo) - Posizione 22
Some pose the question “Can machines become moral?” so that they may themselves answer immediately, “No,”
Evidenzia (giallo) - Posizione 23
robots cannot be intelligent or conscious.
Nota - Posizione 23
I MOTIVAZIONE DEL NO
Evidenzia (giallo) - Posizione 26
robots cannot understand and express emotions.
Nota - Posizione 26
ALTRA MOTIVAZIONE DEL NO
Evidenzia (giallo) - Posizione 28
Start with consciousness.
Nota - Posizione 28
...
Evidenzia (giallo) - Posizione 28
Skeptics
Evidenzia (giallo) - Posizione 29
often point to John Searle’s “Chinese room” argument
Evidenzia (giallo) - Posizione 31
Imagine yourself, ignorant of Chinese, locked in a room with a vast set of rule books, written in your native language, that enable you to take questions posed to you in Chinese and then, following those rules, to “answer” the questions in Chinese in a way that leaves native speakers of Chinese thinking that you understand their language. In fact, you don’t have a clue about Chinese and are merely following the rules. For Searle, a robot or a computer outfitted with advanced artificial intelligence would be just like the person in the box,
Nota - Posizione 35
x L ARGOMENTO
Evidenzia (giallo) - Posizione 36
Criticisms of the Chinese room
Evidenzia (giallo) - Posizione 36
we humans don’t really understand that which we call “consciousness” even in ourselves, how do we know it isn’t just the very competence that such a machine possesses?
Nota - Posizione 37
CRITICA
Evidenzia (giallo) - Posizione 38
Surely, the reasoning goes, my graphing calculator doesn’t understand the mathematics
Nota - Posizione 39
FALSA ANALOGIA
Evidenzia (giallo) - Posizione 43
artificial neural nets are remarkably simple. Modeled explicitly on the neuronal structure of the human brain,
Evidenzia (giallo) - Posizione 44
they consist of neuron-like nodes and dendrite-like connections among the nodes, with weights on each connection like activation potentials at synapses. But, in practice, such neural nets are remarkably powerful learning machines that can master tasks like pattern recognition that defy easy solution via conventional, rule-based computational techniques.
Nota - Posizione 47
x RETE NEURONALE
Evidenzia (giallo) - Posizione 50
what can or cannot be done in the domain of artificial intelligence is always an empirical question,
Nota - Posizione 50
LA LEZIONE
Evidenzia (giallo) - Posizione 51
Confident a priori assertions about what science and engineering cannot achieve have a history of turning out to be wrong, as with Auguste Comte’s bold claim in the 1830s that science could never reveal the internal chemical constitution of the sun and other heavenly bodies, a claim he made at just the time when scientists like Fraunhofer, Foucault, Kirchhoff, and Bunsen were pioneering the use of spectrographic analysis for precisely that task.
Nota - Posizione 54
x SCONFITTA DELL APRIORISMO
Evidenzia (giallo) - Posizione 55
it would be unwise to put a bet on any claim that “computers will never be able to do X.”
Evidenzia (giallo) - Posizione 57
technology forecasting, especially in this arena, is a risky business.
Evidenzia (giallo) - Posizione 57
don’t be surprised if in a few years claims about computers not possessing an emotional capability begin to look as silly as the once-commonplace claims back in the 1960s and 1970s that computers would never master natural language.
Nota - Posizione 59
x ESEMPIO DI ESITO INATTESO
Nota - Posizione 59
T
Evidenzia (giallo) - Posizione 59
Some thinkers
Nota - Posizione 59
...
Evidenzia (giallo) - Posizione 60
think that it is critically necessary that we begin to outfit smart robots with at least rudimentary moral capacities
Evidenzia (giallo) - Posizione 62
Two arenas
Evidenzia (giallo) - Posizione 62
ethics for self-driving cars
Evidenzia (giallo) - Posizione 62
ethics for autonomous weapons.
Evidenzia (giallo) - Posizione 64
we will soon be delegating morally fraught decisions
Evidenzia (giallo) - Posizione 66
we can produce robot warriors that are “more moral” than the average human combatant.
Evidenzia (giallo) - Posizione 67
I spend a lot of time thinking about the rapid expansion of health care robotics,
Evidenzia (giallo) - Posizione 68
patient-assist robot that might soon be helping my ninety-year-old mother into the bathtub
Evidenzia (giallo) - Posizione 70
In the book Moral Machines, Wendell Wallach and Colin Allen argue
Nota - Posizione 71
...
Evidenzia (giallo) - Posizione 74
The question for them is not whether but how.
Evidenzia (giallo) - Posizione 75
two different approaches to programming machine morality: the “top-down”
Evidenzia (giallo) - Posizione 75
Top-down approaches to programming machine morality combine conventional, decision-tree programming methods with Kantian, deontological or rule-based ethical frameworks and consequentialist or utilitarian, greatest-good-for-the-greatest-number frameworks (often associated with Jeremy Bentham and John Stuart Mill).
Nota - Posizione 77
X TOP DOWN
Evidenzia (giallo) - Posizione 77
one writes an ethical rule set into the machine code and adds a sub-routine for carrying out cost-benefit calculations.
Evidenzia (giallo) - Posizione 78
the approach endorsed by Arkin in his book Governing Lethal Behavior in Autonomous Robots.
Evidenzia (giallo) - Posizione 80
the rule set consists of the International Law of Armed Conflict and International Humanitarian Law (basically, the Geneva Conventions),
Evidenzia (giallo) - Posizione 82
correct objection to this approach
Evidenzia (giallo) - Posizione 82
one cannot write a rule to cover every contingency;
Evidenzia (giallo) - Posizione 83
second, consequentialist calculations quickly become intractable in all but the simplest cases
Evidenzia (giallo) - Posizione 84
Some critics also fault the inflexibility of the deontological
Evidenzia (giallo) - Posizione 86
shortcomings of the top-down approach might be compensated by a bottom-up approach
Evidenzia (giallo) - Posizione 87
deep-learning techniques
Evidenzia (giallo) - Posizione 87
to make the moral machines into moral learners
Evidenzia (giallo) - Posizione 88
This approach borrows from the virtue ethics tradition
Evidenzia (giallo) - Posizione 89
the idea that moral character consists of a set of virtues understood as settled habits or dispositions to act, shaped by a life-long process of moral learning and self-cultivation.
Nota - Posizione 90
x VIRTÙ
Nota - Posizione 90
...
Evidenzia (giallo) - Posizione 90
Critics
Evidenzia (giallo) - Posizione 91
moral competence of such machines is black-boxed and inherently unpredictable.
Evidenzia (giallo) - Posizione 92
human moral agents is similarly
Evidenzia (giallo) - Posizione 94
machine should be able to justify its actions by reconstructing,
Nota - Posizione 95
ALTRA CRITICA
Evidenzia (giallo) - Posizione 96
reply that human moral agents normally do not act on the basis of explicit, algorithmic or syllogistic moral
Evidenzia (giallo) - Posizione 97
offering ex-post-facto rationalizations
Evidenzia (giallo) - Posizione 99
Future efforts in programming machine morality will surely combine top-down and bottom-up approaches.
Nota - Posizione 100
x CONCLUSIONE