venerdì 4 novembre 2016

5. Superare la Costituzione - Libertà di cultura by Luca Nannipieri HL

5. Superare la CostituzioneRead more at location 1232
Note: T Edit
L’ARTICOLO 9 DELLA COSTITUZIONE afferma dunque che compito della Repubblica è tutelare il patrimonio storico-artistico.Read more at location 1232
perché bisogna farlo? Chi ci obbliga?Read more at location 1235
Molti politici, soprintendenti, critici, studiosi, giornalisti, parlando o scrivendo, danno già per assodato che cosa sia il nostro patrimonio,Read more at location 1235
Note: x Edit
Dicono: il duomo di Modena, Pompei, Paestum, un borgo di Siena, un affresco di Giotto, un manoscritto di Pascoli, e nominando o evocando quelle realtà, danno già per sottinteso che esse siano patrimonio e, di conseguenza, che debbano essere per necessità protette, tutelate, custodite, restaurate.Read more at location 1237
Note: c Edit
tutelare questo oggetto a discapito dell’altro,Read more at location 1242
non esistono il patrimonio, la cultura, la ricerca, ma esistono patrimoni sempre in divenire,Read more at location 1244
Proprio per questo, la Costituzione avrebbe necessità di una riformaRead more at location 1246
Non esiste un patrimonio della Nazione né un paesaggio della Nazione.Read more at location 1251
Sarebbe come se venisse promulgato un articolo per difendere la memoria della Nazione, oppure l’identità della Nazione, oppure il dolore della Nazione, o l’accoglienza della Nazione.Read more at location 1252
Note: x Edit
togliere la connotazione possessiva:Read more at location 1254
Alessandro Manzoni ha scritto in italiano, ma non lo difende la Nazione: lo difende, lo anima, il desiderio di chi lo ama.Read more at location 1261
Note: x Edit
La cultura è desiderio,Read more at location 1262
Giovanni Gentile è stato italiano,Read more at location 1263
Note: ... Edit
Le sue opere le tutelano i desideri di quanti lo amano,Read more at location 1264
La diffusione del libro, ad esempio, non è avvenuta per atto costituzionale, non è avvenuta per decisione di uno Stato, di una Nazione: è avvenuta da una compartecipazione di eventi, personalità, interessi, occasioni, nate senza una pianificazione dall’alto, senza una regolamentazione normativa atta a promuovere lo sviluppo, la diffusione e l’implementazioneRead more at location 1265
Note: x Edit
La differenza la fanno sempre le personeRead more at location 1267
Dopo che Gutenberg stampa il primo libro nel 1455, la diffusione della stampa inizia a circolare nei paesi. A Venezia, nei primi del Cinquecento, si sviluppa un’industria del libro a opera di tipografi e librai che stampano e diffondono quasi la metà di tutti i volumi pubblicati in Europa. Ma è con le invenzioni di Aldo Manuzio che la diffusione del libro prende piede. Infatti questo tipografo inventa i tascabili,Read more at location 1268
Note: x Edit
da quel momento non si legge più solo per approfondire o pregare, seduti davanti a un leggio con il grosso volume davanti, ma si può leggere nei ritagli di tempo, negli spazi più diversi.Read more at location 1272
Note: c Edit
il bibliofilo Magliabechi, morendo nel 1714 a Firenze, lasciò quasi 30.000 volumi alla cittadinanza, a disposizione di chiunque. Anzi, volle eredi della sua libreria «i poveri di Firenze».Read more at location 1276
Note: c Edit
le grandi trasformazioni in Europa spesso avvengono senza una pianificazioneRead more at location 1280
non siamo ancora d’accordo sul fatto che vi sia un patrimonio della Nazione.Read more at location 1290
Note: IL PATRIMONIO NN CONDIVISO Edit
Se visito la necropoli etrusca di Cerveteri, non sono orgoglioso di essere italiano,Read more at location 1295
la stessa vertiginosa commozione la provo di fronte ai templi egizi di Abu Simbel, la città maya di Tikal in Guatemala, il mausoleo di Taj Mahal in India, le città sepolte dei Romani sotto il Vesuvio, le migliaia di statue di terracotta messe a guardia della tomba dell’antico imperatore cinese a Xi’an.Read more at location 1295
Note: x Edit
non è la rivendicazione di un orgoglio nazionale. È qualcosa di più profondo.Read more at location 1299
Non vi è un patrimonio condiviso che ci identifica come italiani.Read more at location 1302
non vi sia neanche una legislazione condivisa sul patrimonio.Read more at location 1303
Oggi, in Europa, nessuno è contrario a che le donne votinoRead more at location 1307
Note: ... Edit
Sul patrimonio invece nessuna conciliazioneRead more at location 1309
è proprio il patrimonio stesso una realtà che non sopporta leggi definitorie,Read more at location 1310
Bisogna restaurare Leonardo o Raffaello. Perché?Read more at location 1312
Niente è un bene di per sé. O, se è un bene di per sé l’opera di Raffaello, è un bene di per sé tutto, qualunque cosa, una forchetta, un albero che germoglia, una lucertola al sole,Read more at location 1314
tutto acquista sacralità, ma la acquista in quanto esistente, vivente,Read more at location 1315
Esistono in Italia e in Europa libere comunità e libere insorgenze di persone che determineranno di volta in volta il proprio patrimonio da preservare, tutelare o modificare.Read more at location 1322
Note: x Edit
Il campo di concentramento di Auschwitz o di sterminio di Birkenau sono un bene della Polonia, della Nazione polacca? Sono un bene dell’Europa? Oppure, visto che vi sono stati sterminati milioni di ebrei, questi campi sono un patrimonio degli ebrei? Oppure, visto che vi sono stati uccisi migliaia di omosessuali, sono un patrimonio degli omosessuali? Sono un bene dell’umanità? Ma se un aborigeno non ha neppure avuto la nozione di Auschwitz, come si fa a parlare a suo nome?Read more at location 1326
Note: x Edit
Il Museo delle Antichità Egizie di Torino, nato seguendo la moda delle campagne depredatorie di Napoleone in Egitto, ovvero saccheggiando le opere degli egizi, è patrimonio della Nazione italiana? Oppure dell’Europa? E se l’Egitto volesse riappropriarsi delle antichità trafugate o requisite, così come la Grecia ha più volte richiesto al British Museum di Londra la riconsegna delle sculture strappate al Partenone,Read more at location 1330
Note: x EGIZI A TORINO Edit
il contendersi di questi reperti non è affatto per rivendicare una maggiore identità nazionaleRead more at location 1334
Note: ... Edit
ma per ragioni di maggiore attrattività turistica,Read more at location 1334
Il patrimonio esiste nella misura in cui lo riconosce una data comunità.Read more at location 1339
Se sono le comunità la fonte sempre risorgente attorno a cui il patrimonio rivive, sono esse la presenza da incoraggiare,Read more at location 1346
sopravviveranno solo quelle comunità che, pur valorizzando un bene culturale del luogo, delocalizzano la loro attività.Read more at location 1355
cooperazione tra diverse realtà – la cosiddetta reteRead more at location 1360
Il ruolo dello Stato si dovrà limitare sempre più ad agevolare simili connessioniRead more at location 1362
(non più «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione», ma «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca e tutela il patrimonio storico e artistico»),Read more at location 1380
Note: x Edit
non vi può essere una legislazione che definisce cosa è patrimonio da conservare da cosa non lo è;Read more at location 1386
Note: UNA RIFORMA RSDICALE Edit
Saranno le comunità liberamente composte, liberamente insorgenti, a determinare nascita, consunzione, trasformazione e morte di ciò che esse sentono essere patrimonio,Read more at location 1388
non vi sarà più necessità, come lo è oggi in Italia, di un Codice dei Beni culturaliRead more at location 1390
Non vi sarà più necessità di soprintendenze, ovvero di uffici verticisticiRead more at location 1392
Non vi sarà una cura omogenea, ma una cura bricolage, diversa in ogni ambiente,Read more at location 1394
credanoRead more at location 1401
permettere che le persone si uniscano, in libertà e desiderio, attorno ai propri simboli,Read more at location 1401
  
   

giovedì 3 novembre 2016

Una teoria economica dell'arte

L'artista è un lavoratore particolare perchè produce e contemporaneamente consuma i suoi servizi.
È questa la premessa da cui partono Alex Tabarrok e Tyler Cowen nell' articolo "An Economic Theory of Avant-Garde and Popular Art, or High and Low Culture".
L'artista non persegue solo il profitto ma anche la fama, l'approvazione e l'auto-realizzazione.
Viene facile assumere che i diversi obiettivi siano tra loro incompatibili: se voglio massimizzare le vendite dovrò sacrificare la qualità della mia opera.
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Da queste semplici premesse si può ricavare un modello che dà conto di molti fenomeni tipici del mondo dell’arte, il che è importante poichè l'arte ormai si ritaglia una fetta di PIL ragguardevole. Negli USA, ad esempio, arriviamo al 2,5%. Ma la sua importanza va oltre...
... The economic importance of the arts is arguably larger, given the non-pecuniary returns to artists and given that art is partially non-rivalrous and non-excludable. Victor Hugo’s Les Miserables, Mozart’s opera The Magic Flute, and da Vinci’s Mona Lisa all offer continuing value far in excess of their original market prices, and some current works will follow in their footsteps...
L'arte produce anche notevoli esternalità: crea, per esempio, un clima culturale che influisce sulla società nel suo complesso.
Ma la ricchezza di cui si occupa l’economista incide pesantemente anche sulle scelte estetiche. Un mondo più ricco è anche più bello?
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Parecchi artisti a fine carriera hanno rinunciato ai benefici monetari – reputavano sufficienti quelli già accumulati- per dedicarsi ad una produzione originale… 
… Beethoven wrote his late string quartets to satisfy his creative urges, knowing the works were too complex to satisfy a wide public audience at the time. Donatello and Michelangelo, perhaps the best-known sculptors from the Italian Renaissance, would walk away from commissions if they could not determine the content of the project. James Joyce chose a level 5 of esoterica for his Finnegans Wake that excluded most of the world’s readers, even intellectually inclined ones. Today, movie stars will sometimes accept a lower cut of the box office if they can work on projects of their own choosing. In a sample of over one thousand U.S. painters, 70 percent reported rejecting on more than one occasion high paying but artistically unfulfilling commissions (Jeffri, 1991)….
L’artista puo’ trovare supporto nei guadagni della carriera pregressa ma anche nella ricchezza familiare, nell’ eredità ricevuta o in altri sussidi esterni… 
… Nineteenth century French cultural activity, for instance, relied heavily upon family funds and bequests. French painters who lived from family wealth include Delacroix, Corot, Courbet, Seurat, Degas, Manet, Cezanne, Toulouse-Lautrec, and Moreau; the list of writers includes Baudelaire, Verlaine, Flaubert, and Proust…
Anche molti artisti contemporanei, specie agli inizi, mantengono un secondo lavoro… 
… Wassall and Alper (1992) found in their survey of contemporary New England artists that 76 percent held part-time jobs. Surveys by Statistics Canada indicate that 60 to 80 percent of the Canadians working in the performing arts also have jobs in other sectors…
Cio’ spiega bene la notoria antipatia degli artisti per il mercato: sentono come la sua disciplina abbassi la qualità della loro opera. Il che è vero, almeno se assumiamo che la qualità dipenda dalla libertà dell’artista di operare senza vincoli.
Il modello prevede che gli artisti provengano per lo più da famiglie ricche: in casi del genere un lavoro che consente di convertire i benefici pecuniari in benefici non pecuniari risulta più appetibile. La storia registra diversi casi a conferma… 
… in his study of the Dutch artistic guilds of the seventeenth century, Grampp (1989, 89) notes that young males from rich families tended to apprentice as painters, whereas young males from poorer families tended to apprentice in the more utilitarian field of earthenware design and decoration…
I supporti finanziari esterni creano un circolo vizioso che si auto-alimenta. Esempio: l’arte sussidiata richiede sempre più sussidi. Il motivo è abbastanza facile da intuire… 
… As government support increases, artists turn away from market sales and art wages fall. Thus, as government support increases, the market appears to become more philistine and the argument for government funding appears stronger…
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Un altro fattore che incide sulle caratteristiche dell’opera è la sua riproducibilità… 
… film, literature, and certain musical performances (not all) can be reproduced at low cost…
Nessuno paga per vedere un film in copia originale. Anche una sinfonia su disco è fedele all’originale. Cio’ non puo’ dirsi per un quadro o per una pièce teatrale.
La riproducibilità ha a che fare con le dimensioni di mercato. Se posso mettere su disco una sinfonia la rendo accessibile a milioni di persone ed è più facile farci profitto.
Laddove l’opera è riproducibile l’artista subisce la forte tentazione di arricchirsi.
Un pittore puo’ anche sacrificare la qualità della sua opera ma difficilmente incrementerà di molto le vendite. Al limite si punta sul singolo consumatore, sul collezionista ma per definizione questa gente non ha gusti di massa.
La riproducibilità attenua le differenze tra opera e opera: si mira al consumatore tipo. Inoltre, realizza il fenomeno delle superstar: basta che un artista sia leggermente meglio degli altri e si prende tutto il mercato.
Il mercato delle opere riproducibili avvicina l’arte di qualità a quella popolare, gli artisti tendono ad omologarsi: quelli commerciali si arricchiscono e una volta ricchi cercano più soddisfazioni personali con la qualità; gli artisti di qualità tendono ad avvicinarsi di più ai gusti del pubblico: la tentazione è troppo forte.
Facciamo un caso standard di avvento della riproducibilità: dapprima l’artista non poteva vendere e si dedicava ad un’arte di qualità, poi cade in tentazione e si commercializza, poi, una volta ricco, torna alla qualità. Il caso concreto di blues, jazz e punk…
… An increase in the size of the market creates a dilemma… ‘discovery’ the Missippissi blues guitarist or the South African vocalist, for example, serves only his or her local-home market… The local market might even mean the artist himself, in which case the artist loses nothing by catering solely to his own tastes. When the artist finds an opportunity to sell in the “world” market there are significant incentives to suppress the artist’s own tastes… common perception that some genres are best in their early… We find such claims being made about Delta blues, small combo jazz, and punk music, for example…
Una storia del genere non si riscontrerà nella pittura: nessun “venduto” tra i pittori. In questo senso la pittura è l’arte per eccellenza: sempre avanti, sempre all’avanguardia. L’unico modo che il pittore ha di vendersi è quello di adeguarsi ai gusti del collezionista milionario, ma per quanto ricco costui non pareggerà mai la ricchezza che sono in grado di mettere insieme milioni di fan di Madonna… 
… Thus, the Delta blues musician discovered by the teenage-music market is likely to adjust his style more than the newly discovered sculptor. It is not surprising, therefore, that many musicians are said to have “sold out” but few sculptors or painters have been branded by this charge. Andy Warhol, one painter who has been accused of “selling out,” in fact specialized in silkscreen painting, a form whose easy reproducibility he exploited to produce large numbers of multiples or near-multiples…
la riproducibilità dell’opera ha avvantaggiato le arti marginali. Pensiamo solo al successo della musica Inuit. Solo grazie al mercato molti artisti Inuit possono dedicarsi a tempo pieno alla loro arte… 
… Market access, for example, has greatly benefited the Inuit… The combination of a strong outside market for art and a dearth of alternative internal economic opportunities has created artistic havens among the Inuit, the carpet weavers of Persia, and African and Caribbean musicians. The same also may be said for inner-city American blacks who created rap music, break-dancing, hip-hop style and a host of other innovative artistic forms…
Molti artisti ricercano la fama. Non si tratta di un obiettivo sconosciuto all’economista… 
… Postulating such motivations is not new in economics. Adam Smith (1981 [1759], p.57) saw the search for approval as “the end of half the labours of human life.” David Hume (1966 [1777], p.114) wrote of the “love of fame; which rules, with such uncontrolled authority, in all generous minds, and is often the grand object of all their designs and undertakings.”…
La fama si ricerca uniformandosi ai gusti dei critici, ovvero di coloro in grado di eternare l’opera… 
… Musicians, for example, are more likely than the general public to share the critics’ high opinion of Beethoven’s string quartets…
Anche qui esiste un trade-off: se voglio restare nella storia devo sacrificare le mode e i gusti del momento.
Quando i gusti dei critici divergono molto da quelli del pubblico ecco emergere l’arte d’avanguardia… 
… John Cage’s compositions or James Joyce’s Finnegans Wake provide paradigmatic examples… artists prefer these styles for their artistic complexity and novelty… artists may seek approbation from their immediate peers alone…
 [youtube https://www.youtube.com/watch?v=ljsqEVniA58]
Anche i costi di produzione dell’opera incideranno sulla sua estetica.
Pensiamo solo a quanto costa produrre un film, a quanta gente ci lavora. La conversione tra benefici pecuniari e non-pecuniari riguarda solo l’artista, non è disponibile per tutti i lavoratori… 
… Marilyn Monroe has achieved immortal fame, but the shareholders of 22 Paramount have not. Shareholders therefore will more likely pursue outright profit maximization, with little or no regard for non-pecuniary benefits…
Quando il lavoro non artistico incide per il 50% sarà difficile “convertire”… 
… Thus, artistic products tend to fit into money-making popular culture genres when shareholders have a strong influence on the final product, and tend more towards the avant-garde when shareholders are absent or have little influence…
E’ chiaro che nel cinema l’arte di avanguardia sarà marginale.
A volte registriamo la “povertà” come una scelta estetica di alto valore artistico ma probabilmente è vero il contrario: la povertà di mezzi è una condizione necessaria per avere ambizioni estetiche di un qualche rilievo.
Perché i film di alto valore artistico non hanno effetti speciali? Perché gli effetti speciali non sono belli? No: perchè sono costosi e devono essere ripagati con le vendite del prodotto che contribuiscono a realizzare.
Considerando costi e riproducibilità possiamo concludere che il cinema è un’arte doppiamente popolare mentre la pittura è un’arte doppiamente d’élite.
Il cinema richiede più capitali del teatro e il teatro ne richiede di più della pittura. Anche per questo sarà più semplice trovare la qualità nella pittura.
Perché la grande arte e l’avanguardia fioriscono solo nei paesi ricchi e capitalisti?
Così come le persone ricche o provenienti da famiglia ricca si dedicano all’arte più che le persone povere o provenienti da famiglie povere, lo stesso vale per i paesi.
… Fogel (1999) argues that this shift from what he calls “earnwork” to “volwork,” work done in large part for pleasure even if it carries with it some payment, is in fact the major story of economic growth…
Sembra quindi che la ricchezza innalzi sia la quantità che la qualità dell’arte. Insomma, la ricchezza fa bene all’arte e il nostro modello è in grado di dirci perché.
Una robusta e variegata domanda consente all’artista di trovare sbocchi senza sacrificare la qualità. Anche una produzione originale puo’ essere finanziata se il mercato è ampio e prospero. Con più gente interessata all’arte, anche la mia particolare opera troverà acquirenti in numero sufficiente.
Dal lato dell’offerta, artisti più ricchi possono permettersi di convertire i benefici pecuniari in qualità artistica.
La ricchezza libera l’artista… 
… In 1875 it required 1800 hours of labor to earn enough income to feed oneself, today it requires just 260 hours (Fogel, 1999). This effective increase in income is used to purchase “leisure time,” time to do what we like rather than what we must. One application of this general result is that as the wealth of society increases the number of market sales required to support an artist decreases. Thus, the wealthier the society the more liberated the artist…
D’altronde la storia è buona testimone di questo fatto: il rinascimento nasce e prospera a Firenze e in Italia, ovvero nel luogo più ricco dell’ occidente avanzato di allora. L’Atene di Pericle era una prospera città-stato commerciale… 
… Shakespeare, Mozart, Beethoven, and the French Impressionists all relied upon growing propserity to sustain their activities. The great cultural eras of the Eastern powers, China and Japan, also correspond roughly to the relative economic supremacy of these territories. Conversely, low-wage countries, such as twentieth century 25 India and China, usually do not become high culture leaders. Artists in these countries tend to produce for the market rather than for their own tastes hence art from low-wage countries is typically “folk art,” i.e. art which is locally popular… Avant-garde art, a product of recent times, tends to flourish only in extremely wealthy societies… Avant-garde artists such as John Cage or Nam June Paik can earn a living in wealthy capitalist societies…
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Veniamo ora ad un’altra questione: perché oggi il divario tra arte elevata e arte popolare è così ampio?… 
… Time Cultural commentators (e.g., Gans 1974, Brantlinger 1984, Postman 1985, Bloom 1987, Levine 1988) frequently point out that the modern world is marked by an increasing split between high and low culture. In the eighteenth and nineteenth centuries, for instance, the most renowned composers also enjoyed high degrees of popularity. Mozart, Haydn, and Beethoven were very successful with public audiences, both in the concert arena and with their sheet music. Today we have many renowned composers - Carter, Boulez, Babbitt, and many others - who receive high critical plaudits but have virtually no public audience. At the same time many popular artists - George Michael, Michael Bolton, Paula Abdul - sell millions of recordings but may not pass into the history books or receive critical praise…
I capolavori dei prestigiosi pittori rinascimentali erano ammirati anche dalle masse. Dickens, Balzac e Hugo pubblicavano su giornalacci popolari… 
… In the 1920s, four of the Pulitzer Prize winners for 26 fiction were among the top ten best selling fiction books in a particular year (the Pulitzer Prize started in 1918). In the 1930s, five Prize winners were best sellers, in the 1940s two were, in the 1950s four were, in the 1960s five were. Since 1968, however, only one Pulitzer Prize winner also has been a best seller (Saul Bellow’s Humboldt’s Gift, prize winner in 1976)…
Il nostro modello ha una risposta: tanto più l’artista si arricchisce, quanto più è disposto a personalizzare il suo lavoro al fine di soddisfare solo se stesso o la piccola élite che lo circonda. Le preferenze dell’artista pesano sempre di più.
Inoltre, in una società ricca i costi del capitale necessario all’opera si abbassano drasticamente… 
… For the artist, economic growth brings liberation from the market…
Il consumatore tende a percepire tutto questo come narcisismo autocentrato.
D’altronde, quanto più la tentazione di arricchirsi è forte, tanti più artisti cadranno in questa tentazione.
Ecco allora aprirsi un divario tra artisti iper-commerciali (quelli che sfruttano il mercato per arricchirsi) e artisti iper-personali (quelli che sfruttano la ricchezza prodotta dal mercato).
In una società ricca come la nostra cresce tutto: cresce sia la quantità che la qualità artistica.
Il bello è che i due fenomeni sono legati per cui laddove c’è molta arte popolare, magari anche di basso livello, basta cercare e si troverà anche un’arte super raffinata e destinata ad una ristretta élite di intenditori. I fattori che determinano la presenza della prima determinano anche la presenza della seconda.
Veniamo alla tassazione dell’arte: una tassa sulle opere artistiche incrementa la qualità dell’arte prodotta. Per evitarla, infatti, l’artista converte i benefici che trae dalla sua opera… 
… Consider, for example, a wage tax of 100%; in such a case every artist would produce only to satisfy their own aesthetic demands…
Il governo puo’ quindi incentivare la creatività tassando l’arte: gli effetti indiretti della tassazione sono anche più potenti rispetto a quelli diretti dei sussidi.
Ma è la tassazione in generale a pesare: disincentivando il lavoro tradizionale si incentiva quel lavoro i cui benefici possono essere convertiti da pecuniari a non pecuniari (e quindi esentasse).
In Europa la tassazione è maggiore e non a caso l’arte europea è percepita come più astrusa e avanguardistica di quella USA. Le differenze nella tassazione incidono forse più delle differenze culturali.

Democrazia ferita

Per Ilya Somin (Democrazia e ignoranza politica: Perché uno Stato più snello sbaglia di menoil punto debole della democrazia è l’ignoranza crassa del suo protagonista numero uno: l’elettore.
E se proprio l’elettore non è ignorante, allora è stupido.
Non è spocchia quella di Somin poiché il nostro si affretta a precisare che trattasi di comportamenti razionali: la persona ragionevole resta ignorante se vive in democrazia, oppure s’instupidisce per potersi almeno divertire sfogandosi con la scusa di “partecipare”.
Un tarlo del genere era già in Madison, questo il suo pensiero:
… Un governo popolare senza informazione popolare o senza gli strumenti per raggiungerla, non è che il prologo di una farsa o di una tragedia, probabilmente di entrambe. La conoscenza dominerà sempre l’ignoranza. E un popolo che vuole governarsi da sé deve armarsi del potere che procura la conoscenza…
Storielle all’ordine del giorno nel paese dove vive Somin:
… i due terzi dell’elettorato non aveva compreso che nell’anno precedente l’economia non si era contratta ma, anzi, aveva registrato una crescita… la maggioranza degli americani non era a conoscenza che il Partito Repubblicano avesse conquistato il controllo della Camera dei Rappresentanti, ma non del Senato…il 24 per cento degli americani ha capito che l’importante iniziativa legislativa nota come “cap and trade”,{14} approvata dalla Camera dei Rappresentanti con l’intento di combattere il riscaldamento globale, riguardava le “questioni ambientali”.{15} Circa il 46 per cento dei rispondenti pensava che si trattasse di una “riforma sanitaria” o di una “riforma per regolamentare Wall Street”… Nel 2003, circa il 70 per cento degli americani era all’oscuro della legge – appena promulgata dal presidente George W. Bush – che riformava Medicare riducendo il costo delle prescrizioni mediche per gli anziani: il più ambizioso programma di espansione del welfare attuato dal governo statunitense nell’arco di decenni…
Ma perché l’ignoranza politica dell’elettore dovrebbe essere un problema? Magari votare bene non è poi così difficile.
Sembra invece che lo sia, attribuire le responsabilità di un atto politico, per esempio, è importante e piuttosto complicato:
… Se le scuole pubbliche funzionano male, l’elettore dovrà biasimare l’amministrazione locale, il singolo stato, il governo federale o tutti e tre? A quale esponente del governo potrebbe essere addebitata la responsabilità di una eventuale recessione economica? Gli errori nella conduzione della Guerra al Terrore ricadono sul solo presidente o il Congresso deve prendersi la sua parte?…
Purtroppo, i dati disponibili indicano che l’ignoranza politica è estesa e rappresenta una sfida molto seria per la teoria democratica. Ma c’è di più, come si accennava più sopra:
… l’ignoranza risulta essere un comportamento razionale, anche per molti che sono tutt’altro che stupidi e desiderano sinceramente il bene della nazione…
Soluzioni? Somin ha le sue idee:
… Pur non escludendo di poter rendere gli elettori, al margine, più consapevoli, concludo che un consistente aumento della conoscenza politica è, nell’immediato futuro, del tutto improbabile. Perciò il problema dell’ignoranza politica può essere affrontato più efficacemente non aumentando la conoscenza, ma cercando di ridurre l’impatto dell’ignoranza. Questo obiettivo può essere raggiunto almeno parzialmente limitando e decentrando il potere esecutivo in modi che consentano ai cittadini di “votare con i loro piedi” tanto quanto con la scheda elettorale…
Occuparsi dell’ignoranza politica è una forma di paternalismo? No. Gli errori dell’ignorante ricadono su tutti, per questo ce ne occupiamo.
… quando gli elettori prendono una decisione sbagliata a causa dell’ignoranza, “buono e cattivo” toccano a tutti, e non solo a chi ha votato i candidati sbagliati e sostenuto le loro politiche dannose. È questo aspetto che distingue il voto dalle decisioni individuali… la diffusa ignoranza sui fatti politici è in larga parte il risultato di un problema di azione collettiva. Un singolo elettore è scarsamente incentivato ad aumentare la sua conoscenza della politica poiché vi è solo una probabilità infinitesima che il suo voto bene informato influenzi realmente gli esiti elettorali. L’ignoranza politica è perciò un esempio di comportamento individuale razionale che conduce a esiti collettivi potenzialmente pericolosi. Gli economisti hanno da tempo riconosciuto che può essere necessario un intervento esterno per affrontare problemi inerenti ai “beni pubblici”.{25} Un tale intervento non è necessariamente paternalistico…
L’ignoranza politica potrebbe non avere importanza se la pubblica opinione avesse poco o nessun effetto sulla politica. In quel caso, dopotutto, gli elettori non eserciterebbero realmente nessun vero “potere sugli altri”.
Tuttavia:una vasta letteratura mostra che l’opinione pubblica ha effettivamente un impatto significativo almeno sulle grandi linee della politica.
Nel dibattito storico sull’ignoranza dell’elettore democratico si sono accavallate diverse voci:
… I primi critici della democrazia ateniese sostenevano che Atene era destinata alla rovina perché le sue politiche erano stabilite da comuni cittadini ignoranti. Nel Gorgia, il grande filosofo Platone ha affermato che la democrazia è imperfetta perché adotta politiche basate sulle opinioni di masse ignoranti e trascura il parere bene informato di filosofi e di altri esperti. Aristotele era più ottimista di Platone. Pur ammettendo che i cittadini presi singolarmente di solito possiedono scarsa conoscenza della politica, Aristotele sosteneva che, collettivamente, essi avrebbero potuto accedere a quantità di informazioni molto più grandi. Ciò nondimeno, per Aristotele, le donne, gli schiavi, i lavoratori manuali e tutti coloro che considerava incapaci di raggiungere livelli adeguati di virtù e conoscenza politica avrebbero dovuto essere esclusi dalla partecipazione politica… I Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America inserirono nella Costituzione numerosi elementi antimaggioritari al fine di fornire uno strumento di controllo su quegli elettori che apparivano loro ignoranti e irrazionali. Come ha scritto James Madison, erano necessari freni quali quelli rappresentati da un’elezione indiretta del Senato che avrebbe avuto il significato di «una difesa del popolo contro i suoi stessi temporanei errori e contro le sue stesse illusioni»…John Stuart Mill, un teorico della politica di stampo liberale generalmente favorevole alla democrazia, nutriva un profondo timore per l’ignoranza politica e sosteneva che fosse giustificato conferire un potere di voto maggiore agli elettori più istruiti e informati… Nel libro Che fare? del 1902 Vladimir Lenin sosteneva che era vano aspettarsi che gli operai sviluppassero una preparazione politica sufficiente a condurre da soli una rivoluzione socialista… Anche Adolf Hitler rifiutava la democrazia in parte perché riteneva che gli elettori sono ignoranti e facilmente manipolabili: un problema che poteva essere risolto solo istituendo una dittatura guidata da un capo lungimirante. A suo avviso, «la ricettività [alla propaganda] della grande massa è molto limitata, la sua intelligenza mediocre, e grande la sua smemoratezza»…
Bisogna comunque essere chiari sulle virtù dei regimi democratici: per quanto funzionino male tengono i rischi sotto controllo.
… ciò che intendo sostenere non è un completo rigetto della democrazia. Accetto l’evidenza che la democrazia in generale funziona meglio dei sistemi di governo alternativi…. Le democrazie tendono a essere più prospere e pacifiche delle dittature o delle oligarchie e, in genere, assicurano una maggiore libertà ai loro cittadini… Hanno anche una maggiore probabilità di evitare politiche disastrose e non commettono massacri collettivi ai danni dei propri cittadini… Ma la sua superiorità sulle altre forme di governo lascia aperta la possibilità di ipotizzare che la democrazia potrebbe funzionare meglio se i suoi poteri fossero limitati con più rigore…
Per definire l’ “ignorante” bisogna definire la “conoscenza”. Cos’è la conoscenza politica?
Individuare il responsabile di un atto politico, per esempio, rientra nella conoscenza politica:
… La conoscenza fattuale della politica comprende anche una consapevolezza degli elementi strutturali dell’attività di governo come per esempio quali sono gli organi responsabili di talune funzioni; e degli elementi di base delle ideologie politiche in campo, come il socialismo e il liberalismo. Per esempio, la maggioranza dei cittadini non sa quale ramo dello Stato ha il potere di dichiarare la guerra…
È inoltre importante considerare la misura in cui gli elettori sono incapaci di valutare razionalmente le informazioni in loro possesso.
… Per esempio, se un elettore vuole aumentare la crescita economica ed è stato posto di fronte all’evidenza che indica nel libero scambio una politica che ha maggiori probabilità di conseguire l’obiettivo, il suo sostegno al protezionismo dovrebbe diminuire. Tuttavia l’elettore potrebbe razionalmente ignorare questa evidenza se non dà valore alla crescita economica e invece preferisce massimizzare i redditi delle industrie nazionali protette, senza badare all’impatto sull’economia nel suo complesso o agli effetti sui paesi esteri…
Purtroppo, “valori” e “credenze” s’intrecciano inesorabilmente:
… Ma la conoscenza fattuale e le decisioni morali non sono completamente separate. Molti giudizi morali perversi formulati dagli elettori sono in parte il risultato dell’ignoranza di questioni di fatto. Per esempio, l’ostilità pubblica nei confronti di gay e lesbiche è in parte il risultato dell’ignoranza sulla probabilità che l’orientamento sessuale sia geneticamente determinato, e non liberamente scelto o prodotto da fattori ambientali.{48} Come si vedrà al Capitolo 5, molti elettori bianchi degli stati del Sud all’inizio del XX secolo sostennero politiche oppressive nei confronti dei neri in parte perché credevano che gli afro-americani avessero tendenze criminali intrinseche e avrebbero violentato le donne bianche se non fossero stati intimiditi dalla minaccia del linciaggio…
I “valori non negoziabili” nel senso pieno del termine, di fatto, sono una rarità (se mai esistono), cosicché diventa importante stabilire il costo di un “valore”.
… Anche nelle questioni in cui il conflitto politico si concentra principalmente sulle divergenze su valori fondamentali, comunque, la conoscenza fattuale è spesso rilevante. Per esempio, un elettore che dai propri valori è indotto a dare il suo sostegno alle campagne per la proibizione dell’aborto, può tuttavia voler sapere se l’autorità pubblica è effettivamente in grado di eliminare la maggior parte degli aborti e a quale costo…
C’è anche chi rifiuta l’esistenza di un punto di vista razionale da collocare al di sopra del dibattito:
… il teorico della politica Ian Shapiro rifiuta l’idea di un «punto di vista superiore, che esiste prima e che è indipendente dalle procedure democratiche, in riferimento al quale possiamo valutare i risultati che queste generano».{53} Anche se è illegittimo giudicare a posteriori i valori che gli elettori introducono nel processo democratico, non è chiaro perché sarebbe sbagliato evidenziare che una conoscenza politica inadeguata potrebbe impedire loro di realizzare pienamente ed efficacemente quei valori che altrimenti sarebbero alla loro portata. Questa tesi non mette in discussione i fini degli elettori, ma si limita a evidenziare che questi talvolta sono privi degli strumenti per conseguirli efficacemente attraverso il processo democratico…
Ma questo relativismo radicale conduce ai noti paradossi:
… A meno di non diventare dei relativisti morali radicali, dobbiamo ammettere la possibilità che gli elettori talvolta possono basare le loro decisioni su valori sbagliati e ingiusti come il razzismo, il sessismo o l’antisemitismo. Se decidessimo di essere relativisti morali assoluti, allora non avremmo ragione di criticare le decisioni democratiche. Ma non avremmo neanche un argomento per affermare che la democrazia sia superiore ad altre forme di governo…
Dopo un’analisi serrata il libro giunge ad una conclusione di stampo liberale:
… La mia conclusione è che il problema dell’ignoranza politica è molto serio ed è improbabile che ci sia una soluzione pronta e facile da applicare. Ma i suoi effetti possono essere attenuati in misura sensibile limitando la dimensione, la complessità e la centralizzazione dello Stato
Votare con i piedi significa votare meglio:
… A differenza del voto nell’urna, il “voto con i piedi” crea incentivi migliori sia ad acquisire informazioni sia a usarle razionalmente. La ragione è semplice: per la maggioranza di chi vota con i piedi, la scelta di partire o restare è individualmente decisiva… Questo semplice aspetto ha importanti implicazioni per il disegno istituzionale nei sistemi politici democratici. In particolare, dà forza alle posizioni favorevoli al decentramento del potere politico…
Quante meno funzioni ha lo stato, tanto più diventa semplice, il che, per quanto appena detto, è solo un bene:
… Inoltre limitare l’ambito di intervento dei poteri pubblici potrebbe avere l’effetto di ridurre i problemi relativi all’acquisizione di informazioni riducendo l’onere della conoscenza imposto sugli elettori. Quanto più piccolo e meno complesso è lo Stato, tanto più probabile è che anche elettori ignoranti possano comprenderne le funzioni…
La soluzione alternativa è quella di agire sul male ma le possibilità di successo sono minime: 1) l’ignoranza è razionale 2) l’iniziativa dovrebbe partire dagli ignoranti stessi:
… Le proposte comprendono una limitazione del diritto di voto, una migliore educazione civica, cambiamenti nella copertura mediatica della politica, la delega di un maggiore potere agli esperti e le proposte per indurre i cittadini a un più elevato impegno nel processo di deliberazione. Alcune di queste idee non sono prive di potenzialità. Ma molte sono in conflitto con la realtà, ossia con il fatto che, in un mondo di ignoranza razionale, il vincolo maggiore alla riduzione dell’ignoranza politica non è l’offerta ma la domanda di informazioni… Le proposte per accrescere la conoscenza politica sono inoltre difficili da attuare efficacemente dati i vincoli politici del mondo reale. Proprio l’ignoranza politica e l’irrazionalità che le hanno fatte emergere sono un ostacolo decisivo alla loro messa in pratica in una forma che abbia qualche probabilità di successo…
In realtà, molti “ignoranti” escono dalla loro condizione diventando “stupidi”. Vediamo come.
Il militante approfondisce parecchi argomenti noiosissimi ma lo fa armato e motivato dal paraocchi ideologico. Professare un’ideologia ci fa sentire meglio e dove farlo se non in ambito politica, ovvero in un ambito dove possiamo condividere con altri le conseguenze nefaste di quegli errori dovuti alla nostra “stupidità”?
… si considera anche le connessioni tra l’ignoranza razionale e la teoria dell’irrazionalità razionale dell’economista Bryan Caplan, secondo cui gli elettori non solo hanno un incentivo a essere ignoranti, ma anche a impegnarsi in una valutazione altamente distorta dell’informazione che possiedono.{56} La combinazione di ignoranza razionale e irrazionalità razionale costituisce un pericolo molto più serio di ciascuna componente separatamente considerata…
COMMENTO PERSONALE
Somin riassume bene i punti deboli della democrazia, almeno se inquadriamo l’istituzione in un ambiente con operatori che tendono all’egoismo razionale. In democrazia noi chiamiamo alcuni soggetti (gli eletti) a svolgere certi compiti che questi soggetti non saranno mai interessati ad adempiere (perché dovrebbero esserlo?) e nemmeno sono competenti per farlo (perché mai dovrebbero acquisire certe competenze?). L’elettore potrebbe incentivarli con un oneroso controllo. Ma l’elettore non ha motivo di eseguirlo (non ne catturerebbe i benefici se non in minima parte) e nemmeno ha le risorse sufficienti per farlo (le materie sono infinite ed infinitamente complesse).
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