Gesù è Dio?
Ci sono buone probabilità che sia così. Io direi un 45%.
Nelle meditazioni sul “Credo” si sgranano alcuni argomenti-a-priori che rendono la comparsa e l' azione di Gesù prevedibile, almeno in parte.
Manteniamoci prudenti e ammettiamo che questi argomenti consentano di stimare vera al 25% una storia come quella dell’ uomo/dio morto sulla croce per redimerci dai peccati e giudicarci al termine della nostra vita terrena.
Passando poi all' evidenza storica, la testimonianza dell’ esistenza di Gesù ci è data dai Vangeli, ma quanto è sensato appoggiarsi a documenti del genere?
Lo scettico non crede alla divinità di Gesù, ma nemmeno si meraviglia che esista qualcosa come i Vangeli: si tratta pur sempre di storie empatiche che l’ uomo potrebbe produrre indipendentemente dai fatti o condizionato dai suoi bias una volta esposto a fatti ben diversi da quelli che riporta.
Adottiamo pure una prospetiva moderatamente scettica e diciamo che l’ esistenza dei Vangeli, a prescindere dall’ esistenza reale di Gesù, sia probabile al 50%.
Certo che, proprio per quanto appena detto in una prospettiva scettica, se poi Gesù è esistito e ha realmente fatto quel che narrano i Vangeli, allora l’ esistenza della scritture non sorprende più nessuno: diciamo che è un fatto probabile al 90%.
Con questi tre numeretti possiamo ora calcolare la probabilità che Gesù sia Dio: 45%. Niente male per essere una tra le tante ipotesi in campo!
I numeretti sono provocatori, forse a questo punto è meglio usare le parole e dire che l’ ipotesi di un Gesù/Dio è plausibile.
… altri numeretti molto “umani”…
Ma questo calcolo serve alla fede?
Secondo alcuni sì:
many… believe that there is a God on the basis of testimony; that is, because their parents or teachers or priest tell them that there is a God, and they think their parents or whoever are knowledgeable and trustworthy.
It seems to me that religious experience provides a good reason for believing—so long as that experience is overwhelming, and you don’t know of any strong objections to the existence of God. If we didn’t believe that what it seems to us obvious that we are experiencing is really there, when there are no good reasons for doubting that that thing is really there, we couldn’t believe anything. And the testimony of others that there is a God also provides a good reason for believing—so long as everyone tells us the same thing, and we don’t know of any strong reasons why they might be mistaken.
If we didn’t believe what others told us, for example, about history or geography, until we had checked it out for ourselves, we would have very few beliefs.
But I think that very few people have overwhelming religious experiences, and in the modern world most people come into contact not merely with those who tell them that there is a God but also with those who tell them that there is no God, and most people are aware of strong objections to the existence of God.
So I think that most people in the modern world need to have their experiences or the testimony of others reinforced by reasons to suppose that the objections to the existence of God do not work. But instead or as well as such reasons, they also need a positive argument for the existence of God which starts from very obvious observable data if they are to have good reason to believe that there is a God…
Di altro avviso sembra essere Don Giussani:
… non è il ragionamento astratto che fa crescere, che allarga la mente, ma il trovare nell’umanità un momento di verità raggiunta e detta. È la grande inversione di metodo che segna il passaggio dal senso religioso alla fede: non è
più un ricercare pieno di incognite, ma la sorpresa di un fatto accaduto nella storia degli uomini…
Sia chiaro, se Gesù diventa una mera “sorpresa”, allora il 25% di cui sopra si comprime drammaticamente indebolendo ogni base razionale per la fede in lui.