lunedì 27 agosto 2018

VIGANO' CHIAMA IN CAUSA FRANCESCO

VIGANO' CHIAMA IN CAUSA FRANCESCO
"... L’anno è il 2013, il mese giugno. A Roma c’è una riunione dei nunzi di tutto il mondo e anche Viganò è presente. Emozionato per la prospettiva del primo incontro con il nuovo pontefice, l’arcivescovo si reca a Casa Santa Marta, la residenza scelta da Bergoglio al posto del palazzo apostolico, e chi trova lì? Un cardinale McCarrick sorridente e sereno, che indossa la veste filettata e saluta Viganò facendogli sapere in tono baldanzoso: «Il Papa mi ha ricevuto ieri, domani vado in Cina!».
Annota Viganò: «Allora nulla sapevo della sua lunga amicizia con il Card. Bergoglio e della parte di rilievo che aveva giocato per la sua recente elezione, come lo stesso McCarrick avrebbe successivamente rivelato in una conferenza alla Villanova University ed in un’intervista al Catholic National Reporter, né avevo mai pensato al fatto che aveva partecipato agli incontri preliminari del recente conclave, e al ruolo che aveva potuto avere come elettore in quello del 2005. Non colsi perciò immediatamente il significato del messaggio criptato che McCarrick mi aveva comunicato, ma che mi sarebbe diventato evidente nei giorni immediatamente successivi».
Il primo, atteso incontro di Viganò con il papa ha un che di surreale e lascia il povero nunzio senza parole. Ma il peggio deve venire.
È il 23 giugno 2013, domenica. Il papa riceve Viganò prima dell’Angelus. Fa alcune affermazioni che all’arcivescovo suonano quanto meno sibilline, poi, di punto in bianco, gli chiede: «Il card. McCarrick com’è?».
Al che il nunzio risponde: «Santo Padre, non so se lei conosce il card. McCarrick, ma se chiede alla Congregazione per i Vescovi c’è un dossier grande così su di lui. Ha corrotto generazioni di seminaristi e di sacerdoti e papa Benedetto gli ha imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza».
Reazione del papa? Nessuna. Anzi, Bergoglio cambia subito argomento. Ma allora, si chiede uno sconcertato Viganò, perché mi ha fatto la domanda?
Il nunzio lo capisce una volta tornato a Washington. Lì apprende che tra il papa e McCarrick c’è uno stretto legame. La domanda posta da Bergoglio al nunzio era dunque una trappola. Sta di fatto che, secondo il racconto di monsignor Viganò, almeno dal 23 giugno 2013 papa Francesco è a conoscenza del caso McCarrick.
A questo punto Viganò commenta: «Papa Francesco ha chiesto più volte totale trasparenza nella Chiesa e a vescovi e fedeli di agire con parresia. I fedeli di tutto il mondo la esigono anche da lui in modo esemplare. Dica da quando ha saputo dei crimini commessi da McCarrick abusando della sua autorità con seminaristi e sacerdoti. In ogni caso, il papa lo ha saputo da me il 23 giugno 2013 ed ha continuato a coprirlo, non ha tenuto conto delle sanzioni che gli aveva imposto papa Benedetto e ne ha fatto il suo fidato consigliere insieme con Maradiaga. Quest’ultimo si sente così sicuro della protezione del papa che può cestinare come “pettegolezzi” gli appelli accorati di decine di suoi seminaristi, che trovarono il coraggio di scrivergli dopo che uno di loro aveva cercato di suicidarsi per gli abusi omosessuali nel seminario».
Dunque Francesco sapeva. Lo sa da tempo, almeno da cinque anni. «Sapeva perlomeno dal 23 giugno 2013 che McCarrick era un predatore seriale». Ma, «pur sapendo che era un corrotto, lo ha coperto ad oltranza, anzi ha fatto suoi i suoi consigli non certo ispirati da sane intenzioni e da amore per la Chiesa. Solo quando vi è stato costretto dalla denuncia di un abuso di un minore, sempre in funzione del plauso dei media, ha preso provvedimenti nei suoi confronti [nel luglio di quest’anno, ndr] per salvare la sua immagine mediatica»..."
C'è qualcosa che vi colpisce?
ALDOMARIAVALLI.IT
«Vescovi e sacerdoti, abusando della loro autorità, hanno commesso crimini orrendi a danno di loro fedeli, minori, vittime innocenti, giovani uomini desiderosi di offrire la loro vita alla Chiesa, o non hanno impedito con il loro silenzio che tali crimini continuassero ad essere perpetrati». Chi ...

FISICI vs ECONOMISTI

FISICI vs ECONOMISTI
Immaginatevi uno dire: l'arroganza dei fisici è insopportabile, pretendono che forza di gravità e conservazione dell'energia siano leggi universali indiscutibili, dopodiché non sanno nemmeno prevedere se alzerò il mio braccio tra un minuto. Ah ah ah. Forse dovrebbero essere più umili, forse dovrebbero rendersi conto che esiste molto altro rispetto a quello di cui si occupano loro, forse dovrebbero leggere qualche romanzo in più per aprire la loro mente e comprendere che il mondo è molto più complesso di come ce lo presentano con i loro schemini, forse, addirittura, dovrebbero pensarci due volte prima di chiamare "scienza" la loro disciplina.
Trovate stupida questa accusa? Ma è l'accusa che spesso viene rivolta agli economisti.
Peccato perché nel frattempo l' "abuso di conoscenza" di cui pure buona parte della disciplina si è macchiata prospera quando le denunce più serie devono poi accompagnarsi a simili stupidate.
NEWYORKER.COM
One discipline reduces behavior to elegantly simple rules; the other wallows in our full, complex particularity. What can they learn from each other?
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Non c’è piacere al di fuori della cattiveria
Appunti presi leggendo i racconti di Flannery
·      Si tratta di letteratura intimamente religiosa, racconti in cui la Resurrezione della Carne torna sorprendentemente a essere una possibilità, se non reale almeno contemplabile.
·      Il buonismo messo nel mirino: l’intenzione della O’Connor è quella di dimostrare la superiorità di ogni convinzione religiosa su quella qualità “diabolica” che è spesso, secondo lei, il buon senso laico.
·      Lo scopo della scrittura: “Credo che uno scrittore serio descriva l’azione solo per svelare un mistero. Naturalmente, può essere che lo riveli a se stesso, oltre che al suo pubblico. E può anche essere che non riesca a rivelarlo nemmeno a se stesso, ma credo che non possa fare a meno di sentirne la presenza”.
·      La tecnica della violenza: la tecnica che adopera nei suoi racconti, per rendere visibile, oltre il livello superficiale (dell’azione), quello più profondo (del mistero), è la tecnica dello shock, della brutalità, della violenza. Morte, sofferenza, disordine, sono mezzi attraverso i quali un personaggio passa da una comprensione meschina, superficiale, dell’esistenza al mistero nel quale l’uomo vive e muore.
·      Quel tipo dalla faccia larga e innocente come un cavolo.
·      Dama del sud che passa in carrozza scorgendo un bimbetto negro senza mutande spuntare da una capanna: “Oh, guardate che bel cioccolatino! Non è un quadro?”
·        Quella nonnina che quando raccontava una storia scuoteva la testa, roteava gli occhi ed era molto drammatica.
·        Lui. Le gite lo rendevano nervoso.
·      Nella birreria tedesca: la pancia traboccava dalla cintola, come un sacco di grano, e dondolava dentro la camicia.
·      Il bottegaio si lamenta. Emise una via di mezzo tra un sospiro e uno yodel. “Tempi duri,” disse. “Tempi duri!”.
·      Prima fase dell’auto-inganno: proseguì, dicendo una bugia, ma desiderando che fosse la verità.
·      Sensi di colpa 10 secondi dopo l’incidente. La nonna, raggomitolata sotto il cruscotto, sperava di essere ferita, di modo che la collera di Bailey non l’investisse tutta in una volta.
·      I bambini dopo l’incidente: “Abbiamo avuto un incidente,” gridavano in una frenesia d’esultanza.
·      Detto della “mala”: “Non c’è mai stato un morto che abbia dato la mancia al becchino”.
·      Il ringhio del balordo. “Gesù è stato l’unico a risuscitare i morti. E non avrebbe dovuto farlo. Ha mandato tutto a gambe all’aria. Se ha fatto quel che ha detto, allora non ci resta che gettar tutto e seguirlo; se non l’ha fatto, allora non ci resta che goderci meglio che possiamo i pochi minuti che ci avanzano: uccidendo qualcuno, bruciandogli la casa o facendogli qualche altra cattiveria. Non c’è piacere al di fuori della cattiveria”.
·      La fine della vecchia: piombò nel fosso con le gambe ripiegate malamente sotto di sé.
·      Uno che avanza verso di noi: “A vederlo, era un giovanotto, ma aveva un’aria di contegnoso malcontento, come se conoscesse a fondo la vita”.
·      La vecchia: era divorata dalla fame di un genero.
·      Analisi generale: il guaio del mondo era che tutti se ne infischiavano di tutto e non si fermavano a prendersi cura di nulla. Capito?
·      Prima esperienza sui social network: le cattive parole si annidarono nella sua mente come uno sciame di calabroni sulla cima d’un albero. Non rispose subito.
·      Shiflet: nel buio il suo sorriso si stirò come un serpente stanco che si sveglia accanto a un falò.
·      Ancora lui: di tanto in tanto, la sua espressione placida era trasformata da un piccolo pensiero furbo.
·      Cosa chiedere alla vita? Sufficiente terriccio sopra il corpo una volta morti in modo da evitare che i cani, raspando, ti scoprano.
·      Casa di campagna a due piani: avevano dormito in cucina fino alla notte in cui una lince era saltata dentro dalla finestra, convincendoci a portare il letto di sopra, dove c’erano due stanze vuote.
·      Infarto a colazione: Il ragazzo, seduto a tavola di fronte a lui, vide dei cordoni rossi apparirgli in faccia, e un tremito percorrerlo tutto, la bocca gli si piegò bruscamente all’ingiù, su un lato.
·      Tesi: il mondo è fatto per i morti. Dimostrazione: ci sono un milione di volte più morti che non vivi, e i morti sono morti da un tempo un milione di volte più lungo di quanto i vivi non siano vivi!
·      Il viaggio di Tarwater in città: prima di intraprendere quel viaggio, aveva letto l’almanacco, e sapeva che c’erano sessantamila persone in quella città, persone che l’avrebbero visto per la prima volta. Avrebbe voluto fermarsi a stringer la mano a tutti, e dire che si chiamava Francis Marion Tarwater, e che era lì solo per un giorno, per accompagnare lo zio dall’avvocato. La sua testa si girava di scatto a guardare ogni persona che passava, fino a quando non avevano cominciato a esser troppe, e si era reso conto che i loro occhi non si piantavano nei suoi come quelli della gente di campagna. Alcuni passanti lo urtavano, e quel contatto, che avrebbe dovuto stabilire un rapporto lungo una vita, non serviva a niente, perché le sagome proseguivano dritte per la loro strada a testa china, mormorando delle scuse che Tarwater avrebbe accettato, se solo si fossero date la pena di fermarsi e aspettare. Bisogna fare qualcosa di particolare, per costringerli a guardarti, aveva pensato.
·      Cosa pensa una cavia da laboratorio? Roba tipo: ha spiato dentro la mia anima come un guardone.
·      Il vecchio mangia: aveva sbottonato la giacca e aveva permesso al proprio stomaco di sporgere in avanti e rilassarsi, mentre mangiava. Le sue mascelle lavoravano furiosamente. La pelle tra una cicatrice e l’altra si era fatta rosa, poi viola, poi bianca, e le cicatrici sembravano saltare da un posto all’altro.
·      Le donne: tutto quello che dava piacere a lei era meschino e deprimente.
·         La mamma di Julian: gli occhi azzurro cielo erano innocenti e inviolati dall’esperienza, come doveva averli avuti a dieci anni. Se non fosse stata una vedova che aveva lottato ferocemente per mantenerlo, vestirlo e farlo studiare, e che lo manteneva ancora, “in attesa che imparasse a stare in piedi”, avrebbe potuto essere una bambina che Julian doveva portare in città.
·         Uno sguardo sulle case popolari: mostruosità bulbose, color fegato, di una bruttezza uniforme, anche se non ce n’erano due uguali.
·         Avete presente quei genitori che non hanno studiato per dedicare tutta la loro vita a voi e ai vostri studi? Creano una mescolanza di amore e vergogna che è un sentimento unico nel suo genere. Flannery vi si dedica da par suo nel racconto OMEGA: Julian camminava con le mani in tasca, la testa bassa, protesa in avanti, e gli occhi appannati dalla decisione di rimanere completamente insensibile per tutto il tempo che avrebbe sacrificato al piacere di sua madre… Le camminava al fianco, saturo di depressione, come se nel pieno del martirio avesse perduto la fede.
·         Ottimismo che aiuta a vivere: lei definiva la propria insensibilità “capacità di adattamento”.
·         Lui quando parla la mamma zoticona: stava ritirato nell’angolo più remoto dei suoi pensieri, dove in sua compagnia trascorreva la maggior parte del tempo.
·         La versione di Julian circa sua mamma: viveva secondo la legge del suo mondo fantastico, oltre il quale non aveva mai messo piede. Questa legge consisteva nel sacrificarsi per il figlio, dopo averne creato la necessità mandando in malora tutto… lei era rimasta con i denti cariati, per far raddrizzare i suoi…
·         Le distrazioni di un depresso: gli dava una certa soddisfazione vedere l’ingiustizia intenta al suo lavoro quotidiano.
·         Bile cosmopolita: la fissa che, salvo rare eccezioni, non ci fosse nessuno che valesse la pena di conoscere nel raggio di cinquecento miglia.
·         Alla fine sale un negro sull’autobus: il gomito della madre bussò con insistenza alle costole di Julian.
·         Sogni ad occhi aperti di un figlio oppresso dall’amatissima/odiatissima madre razzista: … poi affrontò l’orrore supremo. Lui portava a casa una donna bellissima, sospettosamente negroide.
·         In fondo al pullman la solita negra obesa… con i piedi che traboccavano da un paio di scarpe rosse.
·         L’educatore: Fece una pausa, per lasciar penetrare l’idea…
·         Sforzo supplementare: … sforzandosi di trafiggere la coscienza del figlio con lo sguardo.
·         Tecnica supplementare: parlava un po’ difficile, per dargli qualcosa da conquistare.
·         Reazione del discente: un lampo d’attenzione, poi più nulla.
·         Potrebbe fare meglio ma non si applica: sul viso era quasi tangibile una specie d’intelligenza fanatica.
·         Nei racconti di Flannery Grazia, Profezia e Mostruosità flirtano di continuo: Rufus Johnson si appoggiò allo schienale della sedia e si tirò sul ginocchio il mostruoso piede equino.
·         Comincia la profezia: l’eccitazione rendeva sottile la sua voce.
·         Itinerari dell’indignazione: l’aria indignata era scomparsa dalle guance vuote ed era approdata nelle caverne degli occhi.
·         Nel lebbrosario: la compassione si trasformò in disgusto per tornare compassione un attimo dopo.
·         Papa Francesco è meno consolatorio di quel che vorrebbe essere: Norton avrebbe preferito vedere sua madre all’inferno, piuttosto che nel nulla.
·         Segnali ambigui: c’era una strana nuova vitalità in lui, ma forse segno di vizi nuovi e più gagliardi.9342

L'INVENZIONE DELLA RAZZA HA SCONFITTO IL RAZZISMO

Slate chief political correspondent Jamelle Bouie set off a heated online debate with a series of tweets[1] claiming “the concept of race was birthed by the Enlightenment,”[2] which then sparked a full-length article fleshing out his position.[3] His key claim is that colonialism, slavery, imperialism, and racism in general were not “incidental developments or the mere remnants of earlier prejudice.”
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PROBLEMA

For example, antisemitism is a late 19th century word. No one before the late 19th century identified as an antisemite, but claiming that antisemitism didn’t exist before then is absurd, and clearly not what Bouie is getting at.

My critique of Bouie will proceed as follows: first, I will establish the universal nature of prejudice against outgroup and advance a speculative hypothesis on the dynamics of how this manifested in complex agrarian societies in general, exploring examples in antiquity, early Islamic history, and Medieval Iberian antisemitism. These sections will seek to lay crucial context rather than directly contradict Bouie, who acknowledges examples such as these.[6]
Once this is established, I will proceed to the key points which undermine the specific culpability of the Enlightenment: the universalism of its main thinkers, and the environmental and institutionaltheories of racial and ethnic differentiation which made up the bulk of their writings on the matter (with important exceptions such as David Hume and especially Immanuel Kant). And finally, the critique of the Enlightenment passes over the role of the Counter-Enlightenment, which was particularistic and directly involved in the development of a biologically-based “scientific” racism.
RAZZA
L'invenzione del concetto di "razza biologica", dovuto all'illuminismo, ha posto le basi per combattere il razzismo da sempre presente nella storia.



https://www.liberalcurrents.com/did-the-enlightenment-give-rise-to-racism/

IL PERICOLO DI ESSERE BUONI

those who claim to be leaders in family values or social justice or religious/spiritual leadership are found to be acting in ways that counter to the values they claim to profess. Such cases may just be hypocrisy, but I suspect there is often an element of moral licensing as well: that is, being identified with doing good can free someone up to do bad, as well.

IL PERICOLO DI ESSERE BUONI

Chi si sente buono è più propenso a fare del male.

Altro motivo per combattere il buonismo.

http://www.arnoldkling.com/blog/virtue-signalling-may-be-a-signal-of-less-virtue/

Opinion: When The Founders Wrote The First Amendment, They Never Imagined There Would One Day Be Things I’d Disagree With

Difesa di Langone su UCCR

Lasciatemi spezzare una lancia a favore del Langone, uno scrittore (prima che un cattolico) che ammiro e che, mi sia consentito, metto su un piano ben diverso da quello che spetta al polemista Sgarbi. Attendersi da lui una teologia sistematica è di un’ ingenuità che fa sorridere: la sua vicinanza al cattolicesimo viene innanzitutto dall’amore per il bello, in questo senso, con le dovute cautele, lo accosterei piuttosto a un Chateaubriand dei nostri tempi, non certo ad un Tommaso da leggere e criticare senza filtri (qui il filtro è doveroso e se uno non ce lo mette l'ingenuità è tale da trasformarsi in colpa). Il suo estetismo lo rende, questo sì, esuberante e poco propenso ad assumere i panni della pecorella in sequela che marcia ben ordinata in fila con le altre. Siccome sa dire (scrivere) le cose in modo molto espressivo la tentazione di dirle anziché tacere in lui è più forte che in gente prosaica come noi. Se queste sono le premesse è chiaro che una figura sciatta come Francesco lo respinga. Ma veniamo ai tre punti proposti dall’articolo, il tema cannabis mi sembra marginale, ad ogni modo lo collego facilmente al personaggio: per chi sceglie il cattolicesimo perché particolarmente compatibile con i piaceri della vita “esagerare” in questo senso è cio’ che ci si aspetta. In tema di pena di morte io stesso ho trovato l’intervento papale grossolano nella forma e nella sostanza, qualcosa che difficilmente sarebbe mai venuto fuori da GPII, altro che “alla luce del Vangelo”: smarcarsi da un’ iniziativa tanto avventata, almeno in privato, è più che ragionevole. Sulla questione della “negra” non mi pronuncio perché mi giunge nuova ma teniamo conto che il Langone è maestro del paradosso e della forzatura, in questo senso non bisogna accostarlo come educatore ma come artista animato dalla fede, oltre a questo mi sembrerebbe davvero strano che arrivi a “giustificare” un assassino, sono più propenso a pensare che porti delle ragioni, magari provocatorie, a suo discarico.

IL PROBLEMA DEI PROBLEMI: COME MOTIVARE CHI CI STA A CUORE

What if instead of seeking advice, we asked struggling people to give it,” write Eskreis-Winkler and Fishbach. To answer this question, they conducted a series of experiments that appointed people struggling with self-control to advise others on the very problems they themselves were encountering.
How to motivate the unmotivated http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2018/08/how-to-motivate-the-unmotivated.html

IL PROBLEMA DEI PROBLEMI: COME MOTIVARE CHI CI STA A CUORE
Chi è in difficoltà di solito ci chiede consiglio, tuttavia il modo migliore per aiutare questa gente non è "rispondere" ma anticipare la loro richiesta con una nostra richiesta: chi dà consigli cresce in autostima e risolve meglio i suoi problemi.

domenica 26 agosto 2018

Paperwork pollution

Buona espressione per l'iperlegificazione

Paperwork pollution”: administrative work as a negative externality. Is this what makes health care unfixable?

https://mobile.twitter.com/meaningness/status/940232270790758401?s=12

ADAM SMITH MESSO SU UN RIGO

ADAM SMITH MESSO SU UN RIGO
L’insegnamento di Adam Smith, l’intellettuale che ha spiegato a tutti la modernità quando ancora doveva iniziare, puo’ essere ridotto ad una relazione di sinonimia che sta comodamente su un rigo: RISOLVERE = PRIVATIZZARE (*). In altri termini, ogni volta che la società umana ha un problema quel problema si riduce SEMPRE alla mancanza di un mercato che attende di essere realizzato.
(*) Chi si vergogna del termine PRIVATIZZARE utilizzerà RESPONSABILIZZARE ma la sostanza non cambia.
AMAZON.IT
“La ricchezza delle nazioni” è uno dei più importanti libri che siano mai stati scritti. Adam Smith ha dimostrato come la divisione del lavoro e la conseguente specializzazione siano essenziali per la crescita economica e per migliorare il tenore di vita delle persone. Non...