sabato 22 aprile 2017

Una difesa delle lobby SAGGIO

Cosa occorre per una ricerca accurata della verità?
I due ingredienti essenziali:
1) informazioni accurate,
2) onestà intellettuale.
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Cosa disturba di più l’onestà intellettuale?
I due candidati più evidenti:
1) l’interesse,
2) l’ideologia.
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Come viene disturbata l’onestà intellettuale?
Vediamo i meccanismi più immediati di disturbo:
1) l’interesse raccoglie in modo accurato le informazioni ma poi decide senza onestà intellettuale,
2) l’ideologia non raccoglie in modo accurato le informazioni e, inoltre, decide senza onestà intellettuale.
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Conclusione: l’interesse interferisce meno dell’ideologia nella ricerca della verità poiché, perlomeno, consente la raccolta accurata delle informazioni.
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Adesso stabilisco un’analogia facile da accettare poiché la ricerca di una politica sociale adeguata assomiglia molto alla ricerca della verità.
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In democrazia, chi sceglie le politiche governative?
I due attori principali:
1) gli elettori,
2) le lobby (o poteri forti).
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Cosa disturba di più la ricerca di politiche adeguate?
Le due interferenze più accreditate:
1) negli elettori l’ideologia,
2) nelle lobby gli interessi.
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Per quanto detto prima la distorsione creata dall’influenza delle lobby è preferibile a quella creata dal voto popolare. Perlomeno le prime hanno una conoscenza accurata dei problemi.
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Adesso, prima di passare alle obiezioni, cerco di esprimere lo stesso concetto in termini etici. Anche qui, infatti, è possibile constatare come l’interesse faccia meno danni che la superstizione.
Nel mondo della filosofia morale esiste il Male e l’ Ingiustizia.
Il Male procura dolore a tutti. E’, per così dire, un’ingiustizia verso tutti. L’origine del male è la stupidità: solo uno stupido puo’ compere azioni che lo danneggiano.
L’ingiustizia intercorre tra due parti: A beneficia ingiustamente di qualcosa che sottrae a B. L’origine dell’ingiustizia è la cattiveria: solo una persona cattiva colpisce il prossimo senza rispettare i precetti.
In questo senso l’ Ingiustizia, pur essendo condannabile, resta un male depotenziato poiché prevede sia un bene (quello del ladro) che un male puro (quello del derubato).
Ebbene, l’ideologia distorce le decisioni rischiando di produrre un Male. L’interesse distorce le decisioni rischiando di produrre un’ Ingiustizia.
In questo senso, come appena detto, meglio l’ Ingiustizia che il Male. Ma allora meglio l’interesse che l’ideologia. E quindi meglio le lobby che gli elettori.
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Obiezione 1: nella ricerca della verità, basta una distorsione per mandare all’aria tutto. In questo senso elettori e lobby fanno gli stessi danni.
Risposta: non è detto che le distorsioni minino necessariamente la ricerca della verità.
Esempio: una volta la FIAT diceva: “quel che è bene per la FIAT è bene per il paese”. Questo non è vero, ma a volte è vero. Le autostrade italiane sono state costruite “per il bene della FIAT” ma il Paese ne ha beneficiato, difficile dubitarne.
Altro esempio: molti liberali sono ideologizzati peggio dei marxisti ma questo non significa che una politica liberale non sia di beneficio al Paese.
Quanto dico vale sia per la “distorsione interesse” che per la “distorsione ideologica”, sia chiaro.
Ma se è così, allora meglio avere MENO distorsioni che PIU’ distorsioni. Meglio le lobby che gli elettori. Almeno le lobby conoscono i problemi, hanno informazioni accurate. E’ solo una condizione necessaria per far bene, è vero, ma sempre meglio soddisfarla che no.
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Obiezione 2: le distorsioni si riequilibrano. In questo senso il loro numero non conta.
E’ una pia illusione che le distorsioni si riequilibrino: di certo la cosa è dubbia per le distorsioni ideologiche poiché gli errori cognitivi che sfrutta l’ideologia sono perlopiù sistematici (ovvero si rafforzano, non si riequilibrano).
E’ addirittura più facile che si riequilibrino le distorsioni frutto di interessi. Infatti, spesso, gli interessi sono contrapposti: Uber contro i tassisti o Google contro i giornali, o Amazon contro le librerie, o la Borsa contro le Banche, per esempio.
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Obiezione 3: in realtà anche gli elettori votano guidati dal portafoglio, ovvero per interesse. Il danno che producono, in questo senso, non puo’ essere superiore a quello delle lobby.
Il problema è empiricoNon sembra affatto che gli elettori seguano i loro interessi quando votano. Ecco l’economista Bryan Caplan sui poveri che votano per “meno tasse ai ricchi”, sui giovani che votano per “non toccare le pensioni” e sulle donne che votano (più degli uomini) per “preservare la vita in grembo del più debole”…
… Empirically, there is little connection between voting and material interests. Contrary to popular stereotypes of the rich Republican and the poor Democrat, income and party identity are only loosely related. The elderly are if anything slightly less supportive of Social Security and Medicare than the rest of the population. Men are more pro-choice than women
Ancora su ricchezza e affiliazione politica
… Both economists and the public almost automatically accept the view that poor people are liberal Democrats and rich people are conservative Republicans. The data paint a quite different picture. At least in the United States, there is only a flimsy connection between individuals’ incomes and their ideology or party. The sign fits the stereotype: As your income rises, you are more likely to be conservative and Republican. But the effect is small, and shrinks further after controlling for race. A black millionaire is more likely to be a Democrat than a white janitor.25 The Republicans might be the party for the rich, but they are not the party of the rich…
Ancora sul voto di ricchi e vecchi
… the rich are not trying to advance upper-class interests, it does not follow that the interests of the poor suffer. Similarly, just because the old vote in greater numbers, it does not follow that the young lose out. For that fear to be justified, the young would have to be less supportive of old-age programs than their seniors. They are not…
E chiudo con una bibliografia sulla disconnessione tra voto e portafoglio…
… For overviews of the empirical evidence on the self-interested voter hypothesis, see Mansbridge (1990), Sears and Funk (1990), Citrin and Green (1990), and Sears et al. (1980). On income and party identification, see Gelman et al. (2005), Luttbeg and Martinez (1990), and Kamieniecki (1985). On age and policy preferences, see Ponza et al. (1988). On gender and public opinion about abortion, see Shapiro and Mahajan (1986)…
Ultima nota: se l’elettore fosse razionale nemmeno andrebbe a votare.
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Ma se l’elettore non vota secondo i suoi interessi, cosa lo guida?
Non resta che l’ideologia. Ideologia intesa in senso lato: la voglia di dire qualcosa di “bello”, di “socialmente desiderabile”, oppure anche di trasgressivo (avete tutti torto e io ho ragione!). Vota per esprimersi.
Ma la molla dell’ “espressività” – come appena visto – fa più danni della molla dell’interesse.
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Che fare?
Togliere peso all’elettore? Sì, è l’unica via.
Ma se l’elettore si accorge che la sua espressione democratica è silenziata potrebbe trovare forme più pericolose per esprimersi!? Forse la valvola di sfogo della democrazia è necessaria proprio in quanto tale.
Giusto, allora bisogna togliergli peso di nascosto, con qualche trucchetto.
Un esempio? La democrazia rappresentativa è molto meno “democratica” della “democrazia diretta”. Nella prima l’elettore conta molto meno che nella seconda. Nella prima vota ogni 4 anni su questioni generiche, nella seconda vota ogni settimana su questioni specifiche. Tuttavia, per questioni che non sto a dire ma che sono facilmente intuibili,  questo raramente viene affermato a chiare lettere. Ecco allora, l’invenzione della “democrazia rappresentativa” rappresenta una modalità vincente per togliere peso all’elettore e far contare di più i poteri forti, il che è un bene per tutto il Paese. Bisogna proseguire su questa strada.

Quel'idiota di Wittgenstein

Ludwig Wittgenstein è il genio del XX secolo per antonomasia.
Tuttavia, predicava anche la necessità di un po’ di stupidità ogni tanto...
... “Never stay up on the barren heights of cleverness but come down into the green valleys of silliness.” ...
E poiché era l’uomo più coerente del pianeta, non mancò di uniformarsi al precetto che lui stesso aveva formulato.
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Le sue simpatie sovietiche erano abbastanza scoperte...
... Wittgenstein had strong sympathies for the Soviet political regime of the thirties...
Nato a Vienna nel 1889, scrisse il Tractatus Logico-Philosophicus nel 1889. Quando mise piede a Cambridge Keynes annunciò sobriamente che "Dio" era arrivato nel campus.
Nel 1935 visitò l' Unione Sovietica considerando l'ipotesi di trasferirsi lì definitivamente. Lo dice Ray Monk nella sua eccellente biografia.
Non che fosse marxista. Era solo "simpatetico"...
... The summer of 1935 was the time when Marxism became, for the undergraduates at Cambridge, the most important intellectual force in the university, and when many students and dons visited the Soviet Union in the spirit of pilgrimage. . . . Despite the fact that Wittgenstein was never at any time a Marxist, he was perceived as a sympathetic figure by the students who formed the core of the Cambridge Communist Party, many of whom . . . attended his lectures (Monk 1990, 348)...
Se non credete a Monk, credete almeno a Keynes...
... is not a member of the Communist Party, but has strong sympathies with the way of life which he believes the new régime in Russia stands for.”...
Gli piaceva il modo di vivere di laggiù...
... his strong sympathies for the way of life he believes the new régime in Russia stands for...
Gli piaceva e lo diceva senza posa. Anche quando le stragi degli oppositori di Stalin erano fresche fresche e non certo segrete...
... Wittgenstein must have been aware that only a few months before he wrote the letter to Keynes, a huge uproar had erupted in England over large-scale summary executions in the Soviet Union after the Kirov murder...Ricordo che era il filosofo del "su ciò di cui non si può parlare bisogna tacere". E la sua vita era improntata a questo motto (non parlava quasi mai). Viene il sospetto che alle sue parole esplicite sia necessario dare un peso sopra la media.
Insistette molto presso Keynes per il suo viaggio a Mosca, cosicché Keynes organizzò lo "scambio". Ma quale scambio?...
... To sum up, my hypothesis is that the tit-for-tat exchange of services (involving philosophers) was conducted in two separate stages. First, Keynes incurred a debt to Maisky via the following causal sequence: Wittgenstein’s request Keynes’ mediation Maisky’s intervention Wittgenstein goes to Russia. In the second round the debt is repaid along the path: Maisky’s request Keynes’ mediation Editor’s decision Mitin publishes an article in Philosophy...
Un prezzo decisamente elevato, e Wittgenstein ne era al corrente. Considerata la sua moralità leggendaria non si può liquidare la cosa come un mero e occasionale opportunismo. Qui l’idiozia è un fattore decisivo per spiegare la cosa.
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Wittgenstein era attratto da Stalin, ne abbiamo diverse riprove.
Quali furono le sue impressioni di viaggio? Uno dice: “forse vedere le cose da vicino può avergli giovato”.
Ci riferisce tutto l'amico Georg Henrik von Wright...
... He visited Moscow and Leningrad in September [1935] and apparently was pleased with the visit” (Malcolm 2001, 15)... two years later he considered going to Russia again (Engelmann 1967, 59)...
Insomma, voleva tornare quanto prima.
Anche per questo tra gli studenti era noto col simpatico nomignolo di "lo stalinista"...
... [E]ven after the show trials of 1936, the worsening of relations between Russia and the West and the Nazi–Soviet Pact of 1939, Wittgenstein continued to express his sympathy with the Soviet regime—so much so that he was taken by some of his students at Cambridge to be a ‘Stalinist’” and then continues: “This label is, of course, nonsense” (Monk 1990, 354)... Wittgenstein was regarded as a Stalinist “by those who knew him well” (Moran 1972, 92)...Wittgenstein’s politics were ultra-left wing and . . . he had strong sympathy for Stalin and the Soviet Union” (Cornish 1998, 49).... Elizabeth Anscombe, one of Wittgenstein’s most trusted friends and collaborators, was directly asked whether those in his close circle saw him as a Stalinist, she actually did not deny it at all but resorted to equivocation (Moran 1972, 92)...
Le sue malfamate amicizie a Cambridge non lo aiutarono certo a levarsi di dosso quel nomignolo…
… It is worth stressing that many of Wittgenstein’s friends were Communists or fellow-travelers, so it would not be surprising if some of them had infected him with the Stalinist bug. Take Piero Sraffa, an Italian economist... Wittgenstein acknowledged his indebtedness to Sraffa in the preface to Philosophical Investigations... according to former president of Italy (and former Communist) Giorgio Napolitano, Sraffa maintained regular contacts with the Italian Communist Party: “whenever he came to Rome, he never missed meeting with Togliatti and other [Communist] leaders” (Napolitano 2007, 411)... this was the person “whose opinion Wittgenstein valued above all others on questions of politics”...
Reminiscenze di testimoni su W. e sugli amici di W. a Cambridge...
... The atmosphere of Stalinism contained something that attracted him: a total destruction of early twentieth-century social forms was required (he thought) if there was to be any improvement. “Die Leidenschaft verspricht etwas,” he said to [Austrian philosopher Friedrich] Waismann: the passion that infused society there meant that some good could come from it (McGuinness 2002, 45). Fania Pascal had the impression that the sufferings of so many in the Russia of the 1920s and 1930s were accepted by Wittgenstein as an accompaniment, relatively unimportant, of the affirmation of a new society. Misery there would have been anyway: now at least it was for a purpose (ibid.; emphasis added). These attitudes did not dispose him to think well of the British government or of its attitude towards the Europan situation. He looked at a picture of them—‘a lot of wealthy old men’—and contrasted them (God forgive him!) with Stalin (ibid., 46). On political questions, from 1939 onwards anyway, Wittgenstein was generally sympathetic with the Russian communists. . . . I loathed Stalinism from 1937 onwards (or earlier) and I used to disagree with Wittgenstein’s judgments on Russia on this account (Rush Rhees, quoted in Moran 1972, 95). If you spoke of regimentation of Russian workers, of workers not being free to leave or change their jobs, or perhaps of labor camps, Wittgenstein was not impressed. It would be terrible if the mass of the people there—or in any society—had no regular work. He also thought it would be terrible if the society were ridden by “class distinctions,” although he said less about this. “On the other hand, tyranny. . .?”—with a questioning gesture, shrugging his shoulders—“doesn’t make me feel indignant” (Rhees 1984, 205; emphasis added)...
campi di concentramento non lo turbavano, dunque. E nemmeno la tirannia. Non dava grande importanza alla libertà umana.
Ma perché, secondo Wittgenstein, Stalin faceva quel che faceva sollevando tanta riprovazione? La risposta favorita: perché Stalin aveva un compito improbo da svolgere...
... Maurice Drury says Wittgenstein once told him: “People have accused Stalin of having betrayed the Russian Revolution. But they have no idea about the problems that Stalin had to deal with...
Una scusa del genere non è solo stupida, è molto peggio: è la stessa scusa addotta dagli stalinisti. Una specie di linea di partito a cui Wittgenstein si atteneva.
... Wittgenstein’s excuse is exactly how Stalinists themselves typically tried to justify... second, it is ludicrous to suggest that it was necessary to kill millions and send millions of others to the gulag...
Testimonianza dello studente Theodore Redpath...
... One evening I saw an English film in which Ralph Richardson took the part of a landowner, who seemed to me a thoroughly decent sort of chap, but who was morally condemned by the film, apparently simply for being a landowner. This struck me as grossly unfair, and not long afterwards I happened to tell Wittgenstein what I thought. His reply struck me, as so much of what he said used to do. He said that simply being a landowner could have been quite bad enough (1990, 36–37; emphasis added)...
Deportare un proprietario terriero per il fatto di essere un proprietario terriero sembrava essere ok per Wittgenstein.
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E con Hitler? Come si rapportò a Hitler il Nostro?
Era pacifista (almeno finché Hitler non attaccò l'URSS)...
... in November 1940 he signed a letter in support of the so-called People’s Convention, an anti-war event organized by the Communist Party of Great Britain that was about to take place in London on January 12, 1941...
Dopo l'attacco all' URSS tutto cambia. In conformità con le direttive di partito, naturalmente...
... Of course, everything changed on June 22, 1941. After Hitler’s attack on the Soviet Union, the Communists radically changed their minds about the war. As did Wittgenstein (McGuinness 2012, 309, 345)...
Tanto sofisticato nelle ricerche filosofiche, quanto semplicione in politica. E dire che la politica lo interessava quanto la filosofia...
... The enormous sophistication and hypercritical spirit that Wittgenstein displayed in his philosophical work disappeared when his thoughts turned to politics...
E pensare che proprio lui si lamentava dei colleghi semplicioni :-) ...
... In a letter to Norman Malcolm in 1944, Wittgenstein lamented that the clear thinking nurtured in philosophy is often abandoned when philosophers address practical issues of great importance: “What is the use of studying philosophy if all that it does for you is to enable you to talk with some plausibility about some abstruse questions of logic, etc., and if it does not improve your thinking about the important questions of everyday life?” (quoted in Malcolm 2001, 93). Wittgenstein was obviously unaware that his lament about the uselessness of philosophy for everyday thinking also applied to his own case, and with a vengeanc...

Il femminismo in attesa di Godot

Modernità uguale scienza?
No, ci sono molti fenomeni moderni che entrano in chiara rotta di collisione con la scienza. L’esempio più noto è quello del femminismo, ne parla Steven Pinker nel suo libro “Tabula Rasa”.
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Nell'ultimo periodo storico il ruolo della donna è cambiato, in parte per un'evoluzione della morale...
... Una causa di cambiamento è l’inesorabile logica dell’espandersi del cerchio morale, che ha portato anche all’abolizione del dispotismo, della schiavitù, del feudalesimo e della segregazione razziale...
In parte a causa della tecnologia...
... Un’altra causa del cambiamento di status delle donne è il progresso tecnologico ed economico, che ha reso possibile alle coppie condurre una vita sessuale e allevare i figli senza bisogno della spietata divisione del lavoro che costringeva la madre a consacrare ogni momento di veglia alla sopravvivenza della prole...
Oggi il cervello conta più dei muscoli.
C'è poi la tecnologia legata alla sessualità...
... Infine, grazie a contraccezione, amniocentesi, ultrasuoni e tecnologie riproduttive è divenuto possibile per le donne rinviare il momento di mettere al mondo dei figli a quando lo ritengono più opportuno per loro...
Infine, c'è l'ideologia, ovvero il movimento femminista: la seconda ondata ha avuto il suo apice negli anni settanta.
Purtroppo il movimento ha minato la sua credibilità entrando in rotta di collisione con la scienza...
... Il femminismo è in genere considerato in conflitto con le scienze della natura umana. Molti scienziati dediti a queste ultime ritengono che le menti dei due sessi siano diverse già alla nascita, una tesi che, protestano le femministe, è a lungo servita a giustificare l’ineguale trattamento riservato alle donne.... Dal canto loro, gli uomini erano ritenuti dotati di impulsi irresistibili che li spingono a molestare e stuprare le donne, un’idea che è servita a giustificare molestatori e stupratori...
Se tutto è cultura le teorie della "tabula rasa" e del "buon selvaggio" risultano quelle più consone alla vulgata femminista. Tuttavia, man mano che queste teorie venivano confutate, il femminismo, che non ha saputo rinnovarsi, andava perdendo il suo punto di appoggio.
Un esempio del corto circuito...
... Nel 1994, per esempio, un titolo sulla pagina delle scienze del «New York Times» recitava: Sessi uguali su un’isola dei Mari del Sud.3 Esso si basava sul lavoro dell’antropologa Maria Lepowsky, la quale (evocando forse lo spettro di Margaret Mead) sosteneva che i rapporti fra i sessi sull’isola di Vanatinai dimostravano come «l’assoggettamento delle donne da parte degli uomini non è un universale umano e non è inevitabile». Solo più avanti, nel corso dell’articolo, si scopriva il significato di quella presunta «uguaglianza»: a Vanatinai gli uomini devono pagarsi la moglie offrendo dei servizi alla sua famiglia...
Ecco un altro esempio riguarda l' “aggressività delle ragazze”...
... Di uno scollamento analogo fra titolo e fatti testimonia un articolo apparso nel 1998 sul «Boston Globe»: Le ragazze starebbero colmando il gap d’aggressività con i ragazzi. A che punto erano nella gara? Secondo l’articolo, gli omicidi commessi da ragazze erano arrivati a un decimo di quelli commessi da ragazzi...
È chiaro che con la strada tanto spianata il riflusso non ha tardato a farsi sentire...
... In un editoriale del «Wall Street Journal» lo studioso di scienze politiche Harvey Mansfield ha scritto che «l’elemento protettivo insito nella mascolinità è messo in pericolo dalla parità di cui godono le donne nell’accesso a lavori al di fuori della famiglia».6 Un libro di F. Carolyn Graglia, Domestic Tranquility: A Brief Against Feminism, sostiene la tesi che gli istinti materni e sessuali femminili vengono stravolti dalla risolutezza e dalla mente analitica richieste per perseguire una carriera. Recentemente le giornaliste Wendy Shalit e Danielle Crittenden hanno consigliato alle donne di sposarsi giovani, procrastinare la carriera e accudire i figli in matrimoni tradizionali...
In realtà non esiste alcuna incompatibilità tra pari diritti e femminismo...
... gli individui non vanno giudicati o vincolati sulla base delle caratteristiche medie del gruppo... Se riconosciamo questo principio, non c’è bisogno di costruire miti sull’indistinguibilità dei sessi per giustificarne l’eguaglianza... Molti tratti psicologici che hanno influenza sulla sfera pubblica, come l’intelligenza generale, sono in media gli stessi in uomini e donne... Non è stata ancora scoperta alcuna differenza che valga per tutti gli uomini nei confronti di tutte le donne e viceversa...
Ma il femminismo contemporaneo continua ad incaponirsi sulla mitologia degli stereotipi mettendosi contro la scienza...
... molte femministe avversano energicamente la ricerca sulla sessualità e sulle differenze fra i sessi...
Il femminismo è spesso deriso a causa delle tesi della sua frangia estremista, quelle per esempio secondo cui ogni rapporto sessuale è uno stupro, ma in realtà esistono almeno due femminismi...
... Nel libro Who Stole Feminism? la filosofa Christina Hoff Sommers traccia un’utile distinzione fra due scuole di pensiero. Il femminismo dell’equità si oppone alla discriminazione...
Tuttavia, è il femminismo di genere ad imporsi. Il femminismo di genere mischia Marx e il relativismo…
... Il femminismo del genere sostiene che le donne vengono schiavizzate da un sistema di dominio maschile tuttora imperante, il sistema del genere, in cui «infanti bisessuali sono trasformati in personalità di genere maschile e femminile, le prime destinate a comandare, le altre a obbedire».12 Esso si contrappone alla tradizione liberale classica ed è alleato invece con il marxismo, il postmodernismo, il costruzionismo sociale...
Un femminismo di questo tipo è spacciato, la scienza lo ha già condannato…
... Nel fare proprie queste tesi le femministe del genere incatenano il femminismo al binario su cui sta arrivando il treno. Come vedremo, le neuroscienze, la genetica, la psicologia e l’etnografia stanno documentando differenze sessuali che quasi certamente hanno origine nella biologia umana. E la psicologia evoluzionistica...
Ci sarebbe anche il cosiddetto "femminismo della differenza" che raccoglie il peggio di tutte le tendenze e ha avuto il suo momento di gloria...
... Come altre ideologie «endogamiche», esso ha generato bizzarre escrescenze, per esempio il cosiddetto «femminismo della differenza». Carol Gilligan è diventata un’icona del femminismo del genere per aver sostenuto che il ragionamento morale di uomini e donne s’informa a princìpi differenti: gli uomini pensano in termini di diritto e giustizia; le donne provano sentimenti che le fanno propendere per la compassione, l’accudimento e la soluzione pacifica delle contese...
Con femminismi siffatti è chiaro che la maggior parte delle donne non si professi femminista...
... La differenza tra femminismo del genere e femminismo dell’equità spiega il paradosso spesso citato per cui la maggior parte delle donne (il 70 per cento circa nel 1997 contro il 60 del decennio precedente) non si considerano femministe, pur concordando con tutte le principali prese di posizione del femminismo...
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Vediamo più nel dettaglio le differenze tra uomini e donne come le descrive la scienza oggi.
Intelligenza e linguaggio...
... Secondo le più attendibili stime psicometriche, i loro livelli medi di intelligenza generale sono identici, come identico, in termini generali, è il modo in cui usano il linguaggio e formulano pensieri sul mondo fisico e vivente, e identiche le loro emozioni base...
Sessualità...
... Gli uomini tendono molto di più a rapporti senza vincoli con partner molteplici o anonimi, come testimonia il consumo quasi esclusivamente maschile di prostituzione e pornografia...
Competitività...
... gli uomini Sono più portati a competere fra loro violentemente, a volte all’ultimo sangue... Fra i bambini, i maschi dedicano molto più tempo a esercitarsi al conflitto violento nella forma che gli psicologi chiamano «giocare a fare la lotta»...
Immaginazione spaziale (facilita il ragionamento astratto)…
... gli uomini hanno una maggior capacità di manipolare nella mente oggetti e spazi tridimensionali...
Riguardo ad altri tratti le differenze sono piccole nella media, ma possono essere grandi agli estremi. Gli uomini, per esempio, sono in media più alti delle donne, e la differenza è maggiore per i valori più estremi...
... confermando un’aspettativa della psicologia evoluzionistica, per molti tratti la curva a campana dei maschi risulta più piatta e larga...
I ragazzi hanno molte più probabilità di soffrire di disturbi mentali come  dislessia, difficoltà di apprendimento, deficit dell’attenzione, disturbi emotivi e ritardo mentale (almeno per certi tipi di ritardo).
E in matematica?...
... su un campione di studenti dotati, con un punteggio superiore a 700 (su 800) nella parte matematica del Test di valutazione scolastica, la proporzione fra ragazzi e ragazze è di 13 a 1...
Empatia...
... Le donne provano le emozioni base, a parte forse l’ira, con maggiore intensità.33 Hanno rapporti sociali più stretti, se ne preoccupano maggiormente, e sono più empatiche con gli amici, anche se non con gli estranei... Esse mantengono di più il contatto con lo sguardo, e sorridono e ridono molto più spesso...
Aggressività...
... le donne ricorrono più facilmente alla denigrazione e altre forme di aggressione verbale...
Dolore e status...
... Gli uomini tollerano maggiormente il dolore e sono più disposti a rischiare la pelle per lo status...
Relazioni con i figli...
... Le donne sono più attente agli strilli quotidiani dei loro bebè (ma tutti e due i sessi rispondono allo stesso modo a urla di angoscia) e sono in generale più sollecite verso i figli.35 Le bambine giocano di più alla mamma e a impersonare ruoli sociali, i bambini a fare la lotta...
Amore...
... le donne... differiscono nel modo di provare gelosia sessuale, nelle preferenze relative ai partner e negli incentivi alle avventure amorose...
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Ma queste differenze sono dovute alla natura o alla cultura?
Per le femministe radicali la cultura è tutto...
... La scienziata radical Anne Fausto-Sterling ha scritto: Il dato biologico chiave è che bambini e bambine hanno genitali diversi, ed è questa differenza biologica che porta gli adulti a interagire in modo diverso con neonati diversi...
Ma Ecco una serie di indizi che fanno pensare che la differenza fra maschi e femmine non si fermi ai genitali.
Universalismo...
... In tutte le culture umane si attribuiscono a uomini e donne nature diverse. In tutte si suddivide il lavoro in base al sesso... agli uomini un maggior controllo dell’ambito pubblico e politico... la divisione del lavoro è emersa anche in una cultura in cui tutti s’erano impegnati a eliminarla: il kibbutz israeliano...
C'è poi la coerenza con le teorie evoluzionistiche...
... Molte differenze psicologiche fra i sessi sono esattamente quelle che predirebbe un biologo evoluzionista che conoscesse solo le loro differenze fisiche...
C'è la somiglianza con gli altri mammiferi più simili a noi...
... Molte differenze fra i sessi si ritrovano in altri primati...
C'è poi una differenza fisiologica di base tra i due sessi...
... I genetisti hanno scoperto che, in persone diverse, la diversità del DNA nei mitocondri (che uomini e donne ereditano dalla madre) è molto maggiore della diversità del DNA nei cromosomi Y (che gli uomini ereditano dal padre)... Il corpo umano contiene un meccanismo che fa sì che il cervello dei bambini e quello delle bambine divergano durante lo sviluppo.42 Il cromosoma Y innesca nel feto maschio la crescita dei testicoli, che secernono gli androgeni, ormoni tipicamente maschili... Il cervello dell’uomo differisce visibilmente da quello della donna sotto diversi aspetti.... Le variazioni del livello di testosterone in uomini diversi, e nello stesso uomo in stagioni diverse o diversi momenti del giorno, sono in correlazione con la libido, la fiducia in se stessi e l’impulso a predominare... I punti di forza e di debolezza delle donne a livello cognitivo variano con la fase del ciclo mestruale... Gli androgeni hanno effetti permanenti sul cervello in sviluppo, non solo effetti transitori sul cervello adulto...
Un esperimento cruciale non è disponibile per comprendere come queste differenze si riflettano nei comportamenti, tuttavia abbiamo parecchi indizi...
... Un immaginario ma conclusivo esperimento per separare la biologia dalla socializzazione consisterebbe nel prendere un neonato, sottoporlo a un’operazione di cambiamento di sesso e farlo allevare dai genitori e trattare dagli altri come una bambina... la vicenda di John Money si approssima all'esperimento ideale e conferma le tesi che danno un peso decisivo alla natura...
Ma forse non abbiamo nemmeno bisogno dell'esperimento ideale...
... Contrariamente a un’idea diffusa, oggi i genitori statunitensi non trattano i figli e le figlie in modo molto diverso... Ormai sono in molti a dire tranquillamente quello che soltanto pochi anni fa fra persone beneducate non si poteva dire: che maschi e femmine non hanno menti intercambiabili...
Ma il tabu persiste anche di fronte alla montagna di prove. Come dice una famosa scienziata femminista...
... anche se non so darne una spiegazione, quando leggo delle differenze fra i sessi mi esce il fumo dalle orecchie»...
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Un caso tipico è quello del  wage gap: ancora la stessa solfa di sempre...
... Come Friedan, molti ritengono che il gap fra i generi nella remunerazione del lavoro e la barriera invisibile che impedisce di salire... Nel 2001 una riunione dei rettori di nove università americane d’élite chiese «cambiamenti significativi», come destinare sovvenzioni e borse al personale docente femminile...
Eppure...
... Ma Linda Gottfredson, esperta di letteratura sulle preferenze vocazionali, fece notare che Hausman aveva i dati dalla sua parte: «In media, le donne sono più interessate a trattare con le persone e gli uomini con le cose». I test vocazionali indicano anche che i ragazzi sono più interessati a occupazioni «realistiche», «teoriche» e «investigative», e le ragazze a occupazioni «artistiche» e «sociali»...
Ogni volta l'ipotesi della discriminazione è la prima ad essere avanzata e quasi subito diventa "incriticabile" anche se palesemente insostenibile...
... Il gap fra i generi è quasi sempre analizzato nel modo seguente: ogni squilibrio fra uomini e donne in materia di occupazioni o retribuzioni è prova diretta di pregiudizi sessuali, se non nella forma di aperte discriminazioni...
Il dogma del 50/50 diventa regolativo regolativo per intere società...
... Nel 1998 Gloria Steinem e Bella Abzug, membro del Congresso, in un’intervista televisiva definirono l’idea stessa di differenze fra i sessi una «scemenza», una «sciocchezza antiamericana», e quando ad Abzug fu chiesto se parità fra i generi significasse numeri uguali in ogni campo, la sua risposta fu: «Cinquanta e cinquanta, assolutamente».62 Quest’analisi del gap fra i generi è diventata anche la posizione ufficiale delle università...
Il problema di quest’analisi è che l’ineguaglianza negli esiti non può essere portata come prova di un’ineguaglianza di opportunità.
Come in molte altre questioni relative alla natura umana, la resistenza della gente a pensare in termini statistici ha portato a false e inutili dicotomie, a vedere discriminazioni laddove non ci sono e ad evitare il giudizio sui singoli, l’unico che conti veramente.
Conclusioni...
... Se sono in numero maggiore i lavori ben retribuiti che richiedono doti tipicamente maschili (come la disponibilità a mettersi fisicamente in pericolo o l’interesse per i macchinari), è probabile che, in media, gli uomini ne risultino avvantaggiati... Nel mondo di oggi, lo sappiamo bene, il gap è a favore degli uomini...
matematici ce l'hanno forse con le donne?...
... È improbabile, per esempio, che nel mondo universitario proprio i matematici ce l’abbiano con le donne, proprio gli studiosi di psicolinguistica dell’età evolutiva con gli uomini... Che siano più gli uomini che le donne a mostrare eccezionali capacità di ragionamento matematico e manipolazione mentale di oggetti tridimensionali basta a spiegare la distanza dalla proporzione cinquanta e cinquanta nel campo dell’ingegneria, della fisica, della chimica...
Un esempio sintomatico...
... L’esempio più clamoroso viene dall’analisi di David Lubinski e Camille Benbow di un campione di ragazzini selezionati nel corso di una ricerca di talenti condotta negli Stati Uniti su scala nazionale... Ma le ragazze dissero ai ricercatori che le interessavano di più le persone, i «valori sociali» e gli obiettivi umanitari e altruistici, mentre i ragazzi che li interessavano di più le cose, i «valori teorici»... Le ragazze preferirono indirizzarsi verso la medicina, la giurisprudenza, le materie umanistiche e la biologia...
Non c'è nulla di sorprendente in questo...
... In media l’autostima degli uomini è più connessa allo status, alla retribuzione e alla ricchezza... Non sorprende quindi che gli uomini affermino di lavorare più volentieri... In media essi sono anche più pronti ad affrontare disagi e pericoli fisici, e quindi è più facile trovarli in lavori disagevoli e sporchi ma relativamente lucrosi... Mentre le donne, in media, scelgono più facilmente impieghi amministrativi in cui guadagnano meno ma lavorano in uffici con l’aria condizionata... Tra i medici gli uomini tendono di più a specializzarsi e aprire studi privati; le donne a fare i medici generici a stipendio in ospedali e cliniche... In media, le madri sono più attaccate ai figli dei padri...
Figli e lavoro: Come si esprime Susan Estrich: “Aspettare che il rapporto fra genere e cura genitoriale si spezzi è come aspettare Godot”...
... Perciò, anche se il lavoro e i figli sono importanti per entrambi i sessi, il peso diverso che essi hanno per l’uno e per l’altro può avere come risultato che siano più spesso le donne che gli uomini a scegliere, in cambio di retribuzioni minori... un recente studio di dati del National Longitudinal Survey of Youth rileva che le donne senza figli tra i ventisette e i trentatré anni guadagnano 98 centesimi per ogni dollaro guadagnato dagli uomini.... In un mercato spietato, un’azienda tanto stupida da lasciarsi sfuggire donne qualificate o retribuire generosamente uomini non qualificati verrebbe fatta fuori da un concorrente più meritocratico...
Chi sono le vittime delle quote?: le migliori.
Quelle che vengono ingiustamente sospettate di essere lì per l'aiutino ricevuto...
... Nel ragionare sull’equità nel mondo del lavoro si deve pensare alle persone come individui isolati...
Il femminismo contemporaneo è progressista? Probabilmente no...
... Non è per forza progressista pretendere che un pari numero di uomini e donne lavorino ottanta ore alla settimana in un grande studio legale o lascino ogni volta la famiglia per mesi e mesi andando a zigzagare fra tubi d’acciaio su una gelida piattaforma petrolifera. Ed è grottesco chiedere (come hanno fatto certe fautrici della parità fra i sessi sulle pagine di «Science») che un maggior numero di giovani donne vengano «condizionate a scegliere ingegneria», quasi che fossero topi di Skinner in gabbia... Linda Gottfredson osserva che «insistere nel far leva sulla parità fra i generi come misura di giustizia sociale significa dover tenere molti uomini e molte donne lontani dai lavori che a loro piacciono...