venerdì 15 aprile 2011

Il giorno che Darwin ritirò la sua teoria

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Crisi d’ abbondanza

La “crisi d’ abbondanza” cinge d’ assedio l’ intellettuale italiano che ora si sente fagocitato da cio’ che avrebbe dovuto stare sulla sua scrivania: le carte. Ora le “carte” assumono la becera neutralità della plastica, prendono vita autonoma, si moltiplicano in continue esplosioni demografiche fino a soffocare chi è designato a curvarsi su di loro. 

Giulio Ferroni è un caso paradigmatico, osserviamolo mentre come un ectoplasma passeggia tra i banchi di un festival del libro qualsiasi:

… mi metto a vagare per gli stand… gli incontri sono molteplici, spezzati, ripetuti, tra agnizioni e ricognizioni… solidarietà e ostilità… e libri dappertutto, proliferanti ammonticchiati, sparpagliati, in ordine geometrico o rizomatico, con tute le possibilità di conoscenza, di esperienza, di contemplazione, di curiosità, di esaltazione, di esibizione, di vitalità… cerco editori noti e meno noti, mi oriento e mi disoriento, perdo la strada e la ritrovo… scopro editori e attività che ignoravo ma che inevitabilmente dimenticherò… e vago, continuo a vagare… la costipazione e l’ eccesso di libri mi rende allucinato, per i colori, per i rumori… esco da questo luogo fisicamente stordito… con qualcosa che mi ottunde la visione, la capacità di controllo dello spazio…di fuori, sul piazzale d’ ingresso del Lingotto… ora si accalcano i taxi… tanti libri, tante automobili, tanto di tutto…

Giulio Ferroni – Scritture a perdere - Laterza

Sembra di vederle quelle suole consumate dall’ augusto professore in disarmo mentre orbitano intorno alla poltiglia della microerudizione festivaliera. Assomigliano un po’ a quelle che Umberto D si trascinava in giro per Roma.

Poverino, fa quasi tenerezza: sopra, gli occhi da leprottone abbagliato; sotto, bronzee borse che denunciano la vetustà di chi non puo’ più raddrizzare un legno storto.

Ovunque si rechi, il malcapitato s’ imbatte in “brusii crescenti”, in “scorrevoli nulla che avvelenano il paese”, in “paradisi imbecilli”, in “eccessi di produzione”, in “zapping nevrastenici”, in “modalità dilapidatorie”, in “gare d’ apparenza”, in “violenze disgreganti”, nel “piacere di unirsi al degrado”, nell’ “incanaglirsi del reale”  e altre insulsaggini di vario tipo al traino di “tortuosi e occulti poteri economici”.

Nella requisitoria contro l’ Italia “berlusconizzata”, in pochi scampano l’ autorevole frusta: giusto Zanzotto e il padre di Eluana, con quel loro riserbo fuori dal tempo in cui avvolgono pudici un sentimento da preservare contro l’ offesa di una realtà che vorrebbe ingurgitare e rigurgitare anche loro.

Non ne parliamo poi quando accende la TV e sbatte contro la voce da camionista di Maria De Filippi. Quella gara a prendere la parola senza esclusione di colpi, gli riporta in casa quel mondo sguaiato che credeva di aver chiuso fuori, un mondo che ci offende, un mondo…  dove anche l’ assuefatto operaio vuole il figlio dottore.

Inutile dirlo, il problema c’ è. Davanti al lato anti-estetico che ci rovescia addosso ogni giorno la cornucopia della modernità, possiamo reagire in due modi:

1. cowenianamente. Ovvero, mettendosi di buzzo buono, imparando a navigare sulla monnezza traendone le gioie di un zio Paperone in panciolle nel deposito. Affinare l’ arte della selezione, mettere a punto il pescaggio fior da fiore, specializzarsi nella costruzione di bussole… e ripassare di continuo il teorema Alchian Allen.

2. pasolinianamente. Ovvero, cercando il brividino dell’ apocalisse, maledicendo con alata invettiva l’ arricchito, fare l’ elogio ditirambico della deflazione invocando un salvifico depauperamento con annessa decrescita felice.

La prima soluzione è una gran iattura, c’ impone di lasciare le luci della ribalta per “lavorare duramente su noi stessi”, c’ impone di ri-formarci, di ri-educarci, di re-integraci.

Meno male che c’ è la seconda via. Grazie a lei possiamo concentrarci sugli altri, esigenza essenziale per incanalare al meglio quell’ impulso autoritario che cova sempre dentro un depresso. La decrescita è essenzialmente la decrescita altrui: ovviamente, la nostra non farebbe la differenza. Eppure “lui” non lo capisce, si ostina, non “rinuncia”, non “decresce” mai come vorremmo. 

Poco male, con l’ “altro” nelle nostre mani – come fosse plastilina - possiamo cambiare il mondo tra la digestione e la pennica stando qualche minuto in più a tavola dopo pranzo, bastano quattro pensierucci sulla “bellezza”. Rassicuro subito i perbenisti che hanno qualche problema di coscienza: non c’ è niente di più facile che imbellettare queste interferenze nella carne altrui, basta nobilitarle formulandole in termini di “cura ecologica” o di “scatto critico” o di…

Con l’ “altro” nel mirino potremo finalmente perorare una “causa persa”, quelle più confacenti all’ esibizionismo avvocatesco; potremo espettorare la nostra condanna quasi fosse un “do” che piove da una scena sapientemente illuminata. E noi saremo lì, su quella scena, condannati dalla lucidità, spettinati da un vento che ci piega senza sradicarci, sofferenti di un dolore consapevole, flebili come il lume dell’ ultima lucciola sul pianeta.

mercoledì 13 aprile 2011

Sociobiologia

Edward Wilson sugli omosessuali:

… c’ è chi noterà come il soggetto “altruista” sia destinato ad estinguersi… senonchè il suo ruolo puo’ essere concepito come protettivo nei confronti dei famigliari più stretti… costoro…infatti, trasmetteranno geni che in gran parte appartengono anche a lui… Allo stesso modo potrebbe essere giustificata la presenza degli omosessuali nella società umana… non è inconcepibile che in origine… gli omosessuali abbiano funto da casta sterile dedita al servizio della vita e del successo riproduttivo dei loro parenti… la coerenza interna di questa tesi dovrebbe indurci a riflettere un attimo prima di etichettare l’ omosessualità come una malattia… se l’ ipotesi è corretta, l’ omosessualità è comunque destinata a declinare fino alla sua estinzione…

Ancora lui sulle donne:

… alcune caratteristiche sono così inequivocabilmente umane da poter essere classificate come genetiche… per esempio la forte tendenza alla divisione del lavoro… Nelle società cacciatori-raccoglitori, gli uomini vanno a caccia e le donne restano in casa… tale predisposizione persiste nella maggior parte delle società agricole e industriali apparendo come di origine genetica… non disponiamo di documentazione sufficiente per stabilire quanto essa possa resistere ai cambiamenti del contesto… la mia opinione personale è che la tendenza genetica sia abbastanza potente da determinare una divisione dei compiti sostanziale anche nelle più libere ed egualitarie società del futuro… pertanto, anche a parità di diritti e di istruzione, i maschi continuerebbero ad avere un ruolo sproporzionato nella vita politica, negli affari e nell’ attività scientifica…

Edward O. Wilson – In cerca della natura - Ecomosaico

L’ insigne sociobiologo spiega con dovizia come i geni siano da vedere alla stregua di un programma software in grado di determinare i nostri comportamenti, se non fosse che in esso compaiono alcune variabili random fissate di volta in volta dal contesto specifico.

Io, riflettendo su questa essenziale opera di “fissaggio”, non penso solo all’ “ambiente”, ma aggiungo un altro ingrediente: la libertà. Considerato che abitiamo in un mondo dove il battito d’ ala di una farfalla scatena uragani, ne basta veramente poca per fare la diffeenza.

In caso contrario, incontreremo presto un tipo perspicace pronto a farci notare lo spreco di risorse che comporta il dare pari diritti a omosessuali e donne visto che è ragionevole incoraggiare i primi nel loro ruolo “naturale” di fuchi servizievoli e le seconde alle gioie domestiche.

A chi pensa invece che l’ attribuzione di pari diritti sia un dovere, non resta che depotenziare l’ arsenale sociobiologico cercando riparo sotto l’ ombrello un po’ bucherellato ma sempre atto alla bisogna della “Libertà”.

Quanto lavoro che ci dà questo De Mattei

Stralcio di un intervento...

Occultare la logica modale in cui sta a bagno maria la teoria del male è impresa sciagurata. Se un giornalista un po' sciagurato lo fa per giustificare gli sghignazzamenti pre-intervista, un po' la colpa è anche sua.

Non ho approfondito il pensiero di De Mattei sulla Genesi, butto lì solo due caveat che evitano perdite di tempo:

1. il cattolico crede che nel corso dell' eucarestia il pane e il vino si trasformino per consustanziazione nel corpo e nel sangue di Cristo. Qualcuno, dimentico che la scienza non si occupa delle sostanze, potrebbe voler verificare la cosa al microspio. Ecco, evitare questo genere di ignoranza sarebbe decisivo.

2. Per il cattolico la sostanza dell' uomo è la sua anima, qualcosa che non possiamo "disegnare" visto che possiamo disegnare solo corpi. Per il cattolico moderno scientificamente acculturato il racconto della Genesi è metafora, ma non nel senso di "espediente retorico per impartire una qualche morale". Non nel senso di "parabola", non è insomma una favola di Esopo. E' metafora per raccontare il reale, per raccontare una "storia reale delle sostanze". Cio' significa, e questo sì che ce lo dice la scienza, che noi non possiamo "disegnare" Adamo così come lo descrive Genesi, ma cio' non toglie, per il cattolico, la realtà sostanziale di quel racconto e dei suoi personaggi.

Puo' sottoscrivere i due caveat anche l' evoluzionista spinto che progetta per sè l' ibernazione secolare con successivo upload delle facoltà cognitive su un computer. Per esempio io.

Cosa poi pensi esattamente De Mattei non è ben desumibile dall' intervista e come tutte le cose andrebbe approfondito (cosa che non ho voglia di fare).

Voglio solo aggiungerne una terza avvertenza che spesso sfugge: una mentalità scientifica non è affatto tenuta a credere a teorie che la scienza considera come le più plausibili. Basta e avanza che sia una mente bayesiana, in quanto tale le sue credenze saranno condizionate da a-priori che sono differenti per ciascuno di noi. Se non fosse così la scienza cesserebbe di essere maestra di libertà.

lunedì 11 aprile 2011

L' insospettabile fabbrica del precariato

Dice David Friedman:



    "... Richard Posner, nel difendere l' efficienza della Common Law, sopravvaluta le capacità della magistratura di comprendere a sufficienza la teoria economica... di fatto molti suoi rappresentanti, con la loro opera, hanno intenti "redistributivi" magari nobili ma del tutto utopici visti gli strumenti di cui dispongono... mi spiego... se i tribunali interpretano costantemente i contratti in una maniera favorevole ad alcune categorie - come ad esempio i conduttori nelle dispute con i proprietari immobiliari, o i dipendenti nelle dispute con i datori di lavoro -... le altre clausole del contratto verranno spontaneamente modificate di conseguanza... i canoni saliranno e gli stipendi scenderanno... I magistrati non possono far uso diprincipi generali per beneficiare una categoria specifica... lo dice econ 101... eppure assistiamo spesso ad incongruenze del genere... Come puo' testimoniare ogni docente di economia, la maggior parte dei suoi studenti e dei suoi conoscenti ritiene che le norme pro-conduttore beneficino il conduttore, e che le norme pro-dipendenti beneficino i dipendenti... se questo è vero, su che basi possiamo dirci certi che i magistrati siano meglio preparati?..."



David Friedman - L' ordine del diritto - Il Mulino

Che l' economia non entri in testa al cittadino medio, già lo sapevamo.

Stando alla teoria, ed essendo i magistrati un sottoinsieme della popolazione mediamente più colto, con loro le cose dovrebbero andare ancora peggio.

Volendo fare una breve verifica, i solerti fatti di casa nostra s' incaricano di fornire conferme alla congettura.

Silvio Berlusconi ha molti torti, ma su una cosa ha ragione: le toghe rosse esistono. Non so se parliamo delle stesse persone, comunque esistono ed hanno un nome (Magistratura...) ed un cognome (Democratica...). Non solo, gridano ai quattro venti chi sono e cosa vogliono, non c' è neppure bisogno di piazzare le microspie.

Se mai le invettive berlusconiane debbano essere intese come "accuse", leggere lo Statuto di MD equivale a leggere una confessione-fiume di colpevolezza.

Non ho tempo di fare un' analisi, scelgo per forza di cose un paio di fiori da un mazzo ben fornito.

Che concezione hanno del magistrato, quale scopo assegnare alla loro funzione? Un passaggio tanto per farsi un' idea:



    ... la protezione delle differenze tra gli esseri umani e dei diritti delle minoranze, specialmente i diritti degli immigrati e dei meno abbienti, in una prospettiva di emancipazione sociale dei più deboli...


Ma non solo:



    ... il sostegno all'integrazione comunitaria europea, in vista della creazione di una unione politica europea preoccupata della giustizia sociale...


Idee discutibili, se fossero la piattaforma politica... la piattaforma di un partito politico d' inspirazione radicaleggiante.

Corre un brivido se si pensa che, al contrario, è solo un modo d' intendere la propria "missione" di "magistrato equidistante".

Berlusconi è preoccupato per le intenzioni palesi di una magistratura siffatta. Io, che non sono nel loro mirino e ho assimilato per quanto posso la lezioncina friedmaniana, mi preoccupo per gli effetti non intenzionali di simili proponimenti. Come non riscontrare in essi l' ignoranza economica di cui si parlava?

Pensiamo per un attimo alle cause del lavoro che giungono sulla scrivania del fervido militante di MD, un' incorruttibile che ci crede... e non vado avanti.

Mi chiedo solo chi, a questo punto, non sospetti che la demenziale giurisprudenza in tema di diritto del lavoro abbia contribuito non poco al trattamento semi-vessatorio che oggi subiscono i giovani lavoratori condannati al precariato?
Non riesco davvero ad accettare le critiche ricevute:

@ Libberini: dicendo a chiare lettere che tendo prima facie a concedere fiducia all' altro, mi sa che sono tra i pochi a salvarsi dall' eventuale critica di "snobismo".

@ Don Cave: come deduci da quanto dico che l' umanità è stata sempre in errore? La perfezione non esiste, ma quando la possibilità di competere (concorrenza) e la libertà di scelta (autonomia contratuale) hanno trovato accoglienza, le cose sono andate abbastanza bene? Guarda caso sono strumenti che giovano anche alla battaglia femminile. Secondo me molto più che censure e proibizionismi vari (quote ecc).

@ Valeria: "... l’ epiteto ‘moralista’ lanciato contro qualcuno..."? Essendo cattolico mi guardo bene dal considerare offensivo un epiteto del genere. Forse sei stata ingannata dagli sforzi fatti per scansarlo. Quanto alla Ballestra, presentata così la sua critica non ha contenuto.

venerdì 8 aprile 2011

Come trattare i problemi insolubili

Sometimes we find it easy to identify a problem and impossible to think of a solution. Obesity is a good example.

    School posters, virally marketed videos, healthy-eating classes, mandatory swimming lessons, minimum school-recess times, celebrity chefs in charge of school-meal recipes, bicycle lanes, junk-food ad bans, calorie-content labels, hectoring physicians, birthday-cake bans, monetary rewards for weight loss—they've all been tried, and they've all largely failed.


Se il problema è troppo complesso non resta che mettere in campo una moltitudine di intelligenze. In altri termini: non resta che la libertà.

    Drawing a direct analogy with the effect of vouchers in the education system... Messrs. Seeman and Luciani suggest "healthy-living vouchers" that could be redeemed from different (certified) places—gyms, diet classes, vegetable sellers and more. Education vouchers, they point out, are generally disliked by rich whites as being bad for poor blacks—and generally liked by poor blacks. A bottom-up solution empowers people better than top-down government fiat...


Neil Seeman/Patrick Luciani - XXL: Obesity and the limits of Shame -

Voi siete qua





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giovedì 7 aprile 2011

Spazzatura

Avete presente quelle foto e quei filmini senza capo nè coda che restano per mesi nel cellulare e non sai più che fartene?

Se un comportamento non viola le regole di convivenza civile posso combatterlo perchè lo ritengo irrazionale, oppure per il fatto di reputarlo ingiusto (immorale). Nel primo caso sono un paternalista, nel secondo un moralista; e poco conta la morale che professo, poco conta, cioè, se la mia condanna si focalizza sui centimetri di pelle scoperta piuttosto che su un immaginario che mi ripugna.

Chiudo citando un terzo motivo per cercare di interferire nelle scelte altrui: l' interesse di bottega. Se un collega mi ruba il cliente, difficilmente sresterò passivo, e a muovermi non sarà nè il paternalismo, nè il senso morale.

Lo scacchista beota

... "Brain Age" della Nintendo è un software creato per migliorare le "prestazioni del vostro cervello" e preservarlo dall' inevitabile "indebolimento" dovuto all' età anagrafica... L' industria del "brain training" fiorisce anno dopo anno... forse perchè è credenza diffusa che le prestazioni del cervello umano possano essere migliorate in modo importante... e in effetti, dopo parecchie partite di Sudoku, faccio un esempio, constaterete che la vostra capacità di risolvere l' ennesimo Sudoku che vi sarà sottoposto, risulterà drammaticamente innalzata... ma la meta del "brain training" è molto più ambiziosa: così come non vi esercitate con i pesi della palestra solo per alzare pesi sempre maggiori, non vi dedicherete ai rompicapo solo per saper risolvere rompicapo sempre più difficili... vorrete piuttosto migliorare la vostra capacità di "pensare" e di "ricordare" in generale... due facoltà che trovano poi largo impiego nella vita di tutti i giorni... purtroppo la sperimentazione scientifica non è in grado di confortare ambizioni del genere: i miglioramenti riscontrati dopo un duro allenamento condotto su taluni rompicapo sono limitati alla risoluzione di quel compito specifico o di altri poco dissimili (narrow transfer)... è quasi impossibile trasferire queste abilità altrove... la facoltà di "pensare" e "memorizzare" non ne esce affatto "migliorata in generale"... Sudoku, video games, scacchi, musica, latino, cruciverba, matematica... sono attività che richiedono un grande impegno cognitivo e mnemonico, sono attività in cui con l' esercizio costante è possibile migliorare molto... fino a perseguire... risultati talvolta sorprendenti in termini di padronanza della materia... tuttavia, qualora il soggetto divenuto "maestro" nel suo campo si ritrovi ad operare in un dominio diverso, sarà nelle condizioni di dover cominciare praticamente tutto daccapo senza particolari vantaggi rispetto al neofita... essere un esperto scacchista non fa di te un ragionatore particolarmente abile in altri campi... cio' non toglie che agli scacchi, probabilmente, si dedicheranno persone con abilità cognitive superiori alla media... ma questo è un altro discorso: sfatata l' "illusione della potenza" cognitiva e del "transfer learning", vediamo di non ricadere nella più comune "illusione della causa" che confonde queste ultime con le semplici correlazioni... eppure, qualche suggerimento a chi vuole migliorare le prestazioni si puo' sempre dare... Se oggi so che domani sarà una giornata impegnativa in cui dovrò affrontare problemi che metteranno alla prova le mie facoltà cognitive, come posso prepararmi al meglio?... qualora non sappia a priori il tipo di sforzo specifico che mi verrà richiesto, il miglior modo per "allenare" il cervello consiste nell' allenarlo fisicamente (corsa, nuoto, marcia...)... mens sana in corpore sano... in fondo lo slogan della Nintento, "Il vostro cervello è un muscolo e va tenuto in allenamento", non è poi così fuorviante, ma, se si vuole perseguire la meta più ambiziosa, va preso alla lettera, essendo un muscolo va allenato come gli altri muscoli: in palestra!...

Chabris/Simons - The Invisible Gorilla - Crown

Il libro dei due psicologi è carino e accessibile a chiunque. Ogni capitolo si concentra su un gruppo di "illusioni" riguardanti l' attenzione, la memoria, la fiducia, la conoscenza, la causa e le potenzialità del cervello. Poca teoria e tanti esempi, la bibliografia scientifica è poi disponibile per chi volesse approfondire. In rete ci sono dei video che introducono al primo capitolo.

L' avvertenza di Chabris e Simons è importante: attenzione alle intuizioni. Ma quella di Caplan è decisiva: attenzione a dimenticare che a nostra disposizione abbiamo solo intuizioni.

Illusione di potenza

... la falsa credenza più diffusa che passiamo in rassegna è quella per cui la presenza di messaggi nascosti nella pubblicità possa indurre all' acquisto di prodotti o comunque a comportamenti non altrimenti voluti... ben il 76% del nostro campione di adulti crede in questo misterioso potere di influenzare le coscienze... i pregiudizi legati al concetto di "persuasione occulta" si basano sulla credenza per cui la gente sia straordinariamente sensibile a segnali anche deboli... e quindi manipolabile attraverso il sapiente uso di quei segnali... c' è chi crede per esempio che incorporare nel commercial un nudo femminile accresca il desiderio per il prodotto reclamizzato... gli scienziati hanno dibattuto a lungo sulla capacità del cervello di processare messaggi verbali o iconici non acquisiti consciamente... arrivando alla conclusione che se anche potessimo in parte farlo, l' interferenza non arriverebbe mai al punto da spingerci a comportamenti altrimenti non desiderati... tuttavia, nonostante la sperimentazione sul campo e l' evidenza scientifica neghi validità al concetto di "persuasione occulta", la gente continua a professare in merito un robusto pregiudizio... il fatto di credere nell' esistenza di segnali recepiti inconsciamente da cui sarebbe difficile difendersi, è un effetto collaterale della "illusione di potenza": noi tendiamo ad attribuire ai nostri cervelli una potenzialità (e quindi anche una sensibilità) ben superiore a quella effettiva... un' illusione che talora genera speranze, talora genera paure... comunque, sempre ingiustificate...

Chabris/Simons - The Invisible Gorilla - Crown

Quando leggo certe analisi semiotiche che scorgono in tutte le pubblicità il contrassegno della pedofilia, mi viene in mente il capitoletto di Chabris/Simons. Chissà se il mio è solo un collegamento gratuito.

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martedì 5 aprile 2011

Lo spirito che aleggia sulle università

Un approccio spirituale agli studi favorisce il rendimento:

Growth in Equanimity enhances students’ grade point average, Leadership skills, Psychological Well-being, self-rated ability to get along with other races and cultures, and Satisfaction with college.

Growth in Ethic of Caring and Ecumenical Worldview enhances students’ interest in postgraduate study, self-rated ability to get along with other races and cultures, and commitment to promoting racial understanding.

Educational experiences and practices that promote spiritual development – especially service learning, interdisciplinary courses, study abroad, self-reflection, and meditation – have uniformly positive effects on traditional college outcomes.


http://www.spirituality.ucla.edu/findings/
ciao bello

Seinfield: la morte come problema secondario

... a quanto pare le distorsioni della memoria non sono confinabili a problemi secondari... lo psicologo australiano Stefanie Sharman condusse un esperimento ispirato all' episodio di Seinfield (*) in cui Kramer deve stilare il suo testamento biologico... venne chiesto ad un campione di popolazione adulta di decidere quale trattamento fine vita ricevere in caso di gravi malattie... per esempio, volevano sottoporsi CPR' Oppure anche ad alimentazione artificiale pluriannuale? e via con domande di questo tenore... l' intervista si ripetè 12 mesi dopo... il 23% degli intervistati mutò opinione riguardo alle procedure a cui sottoporsi e ai limiti da osservare... fin qui nulla di eclatante, cambiare opinione è lecito e spiegabile... sorprende però che il 75% di coloro che mutarono la propria scelta non fosse affatto consapevole di averlo fatto...

Chabris/Simons - The invisible gorilla - Crown

Non fatico a crederci, cio' a cui invece non credo molto è la premessa. Ho come l' impressione che la nostra futura morte (magari tra mezzo secolo) sia un prblema secondario.

(*)

Elaine: ok, va bene se interrompiamo quando si rende necessario l' inserimento del catetere nell' uretra in condizioni di cecità semi-totale?

Kramer: Naaaa... non è nel mio stile...

Elaine: ... che palle...

Hanson a caccia di ipocrisie

E' sempre uno spettacolo. Qui su bambini, lavoro e sindacati:


... Kids work hard at school, housework, sports, practicing music, supporting clubs, etc. and none of this cruelty is prevented by "child labor" laws. Such laws only prevent getting paid to work; they don't even stop kids interning for free. If child labor laws come from our revulsion at miserable kids, why are there no laws preventing tiger moms from making their kids practice music for hours straight without a bathroom break, or against parents who make their older kids work full time taking care of younger kids?... The history of child labor law is closely associated with unions seeking less competition for adult labor... And today self-righteous indication about foreign child labor supports protectionism, to keep out foreign products that compete with local firms... keeping poor kids from working for money not only unfairly biases the work vs. school competition, it needlessly impoverishes poor kids and their families... While we claim to care so so much about kids forced to do hard and tedious tasks, we only actually prevent doing such tasks for money


link

Empirical evidence on the weak effect of medicine on health

http://www.cato-unbound.org/2007/09/10/robin-hanson/cut-medicine-in-half/

lunedì 4 aprile 2011

Gli amari frutti del mito Deweyano

... nell' affrontare il mondo contemporaneo la scuola si dimostra disorientata e inadeguata: sta fallendo in molti paesi europei sul piano didattico, sul piano della mobilità sociale, sul piano della crescita produttiva... la modestia dei risultati a fronte delle cospicue risorse investite salta agli occhi... così pure le carenze nella formazione di atteggiamenti socialmente utili e criticamente etici... il rischio è quello di porre la scuola al centro di tutto quando da sola non puo' molto... un rischio a cui è particolarmente esposto chi, dopo il crollo delle ideologie e la scarsa tenuta della famiglia, guarda alla scuola come ultimo presidio capace di promuovere valori comuni... Lo stesso concetto di valore ha per le nuove generazioni, cresciute nella prospettiva di un "pensiero debole", un sapore formale, retorico ed è percepito come privo di fondamenta... è difficile per un ragazzo ricondurre a senso unitario un sapere sempre più frammentato, tanto più quando questo sapere è inservibile professionalmente... un malinteso senso di tolleranza, un limitato concetto di laicità, conducono inevitabilmente ad una "società senza", senza quei fondamenti ideali, culturali, religiosi e pedagogici sui quali i valori della convivenza possono poggiare... questo sterile sbocco lo si deve innanzitutto alla diffusione del mito deweyano della neutralità educativa... che corrisponde ad una visione indiscriminatamente negativa verso cio' che è esterno ... una "scuola contro" il mondo e "contro" la persona intesa come individuo destinato ad entrare nel mondo...

Giacomo Zagardo - La punta di diamante - ISFOL

Illuminante e dettagliata analisi della scuola europea da parte di uno studioso che mette al centro il ruolo chiave delle "motivazioni".

Per "motivare" è necessario affiancare l' "educazione" all' "istruzione". L' educazione rende meno arido l' insegnamento e gli conferisce un senso unitario (Big Ideas).

Ma la scuola di Stato non puo' divenire realmente "educatrice" senza farsi sempre più dottrinaria. Ecco allora la necessità di rompere il pernicioso monopolio.

A "motivare", è facile capirlo, sono innanzitutto "libertà" e "responsabilità"; chiunque constata che se scelgo la mia via sono motivato a percorrerla in modo onesto e senza sotterfugi, il mio fallimento non avrebbe scusanti.

Morale: favoriamo un sistema in cui i genitori possano scegliere la scuola per i figli, un sistema in cui il ventaglio dell' offerta sia variegato, un sistema in cui l' insegnante possa scegliere il piano educativo da privilegiare lavorando a fianco e con coloro che lo condividono.

I migliori hanno già iniziato a muoversi in questo senso, non perdiamo altro tempo.

***

Don Giussani parla spesso di "rischio educativo" riferendosi alla necessità che l' insegnante metta tutto se stesso nello sforzo di trasmissione del sapere. Ma questa esigenza è frustrata da John Dewey che richiama di continuo ad unsegnamento asettico e imparziale.

Sebbene la moderna scienza dell' apprendimento sia più vicina all' impostazione di Giussani, in molti difendono ancora Dewey, non tanto perchè credano nella sua visione, quanto perchè le vedono, e a ragione, come l' unica compatibile con la scuola di stato, come l' unica in gradi di evitare processi di de-scolarizzazione.

Meditazione libertaria su "L' Amaca" del 3.4.2011

Elogio di un truffato. Il truffato è il mio vecchio, caro amico David Riondino, ottimo poeta satirico (suggerisco “Rombi e milonghe”, Feltrinelli), attore, conduttore radiofonico, dicitore di vaglia come i fiorentini migliori. È di quelli che hanno perso il loro gruzzolo affidandolo al Gatto e alla Volpe dei Parioli. Ha rilasciato un´intervista (a Capponi del Corriere) che mi ha fatto inumidire gli occhi per quanto era serena, intelligente e pulita. Dice, in sostanza: sì, mi hanno turlupinato. Sono stato grullo. Ma siccome non ho mai creduto di valere per quello che ho, me ne sono fatto una ragione. Rido di me stesso e guardo avanti. Ho denunciato i miei truffatori, ma li ringrazio perché per una decina d´anni mi hanno fatto credere di essere un benestante. In un Paese che invidia i furbi, e deride gli ingenui, faccio un applauso solitario a David. No, non è un merito perdere quattrini, specie se se ne hanno pochi. Ma è un merito inestimabile sorridere alla sfortuna, allargare le braccia e dire: scusate tanto, ma tra le mie poche virtù la furbizia manca. Poi mi ricordo mio padre: «Guarda che gli onesti, alla lunga, vincono sempre». Purtroppo non è vero. Ma è vero che, anche quando perdono, perdono meglio.

Anch' io, leggendola al bar, mi ero compiaciuto della bella intervista, specie se raffrontata con quella della moglie.

Ma la cosa meraviglia fino ad un certo punto, riesco ancora a distinguere tra una Guzzanti e un Riondino.

Non sorprende neanche il buon Serra che di riffa o di raffa riesce sempre a tirar dentro un vieto stereotipo assunto per lui a categoria ontologica di riferimento: l' "Italia dei furbi". Un concetto sviante almeno quanto il tristemente noto familismo amorale.

Chissà con che piacere il Savonarola di Repubblica avrà letto la prima del Corriere di domenica. Peccato che la versione on line non renda lo spettacolo dell' impaginazione originale: "Fisco: evasione al 38%!... il contribuente italiano, in media, evade 17 euro e 87 centesimi per ogni 100 euro di imposte versate al Fisco...". 38, 17... e vai con i numeri...

Questo modo di scrivere (e titolare) con i piedi, è tollerato perchè molti lettori, essendo coniati con lo stampo del moralista, sorvolano (allegramente). E sorvolano anche quando si parla con faciloneria di "furbi" senza minimamente sospettare che un fenomeno (in contrazione) come quello dell' evasione fiscale, sia da noi storico e non certo dovuto a furbizia ma piuttosto alla tortuosità e alla discrezionalità del sistema, oltre che all' elevata pressione fiscale in abbinata con una spesa quantomeno discutibile. Ma per saperlo bisognerebbe dare la parola a chi studia in modo scientifico (e barboso) queste questioni anzichè ai furbacchioni con secondi fini dell' Agenzia delle Entrate, ovvero a una delle parti in campo.

Da notare poi il fine ragionamento dell' Agenzia: "... le regioni del Nord sono le più virtuose ma poichè sono anche le più ricche è lì che dobbiamo affondare gli artigli...".

Non pensa Serra che anche un soggetto che viene trattato a questa stregua meriti "L' elogio del truffato"? Ma a qualcuno basterebbe meno, basterebbe il diritto a far cessare la truffa ora che è palese.