Non è solo per il disagio di restare appeso ad un filo nel vuoto...
... non è solo per la sete di libertà...
è soprattutto perchè...
... perchè per saperne di più sulla struttura dell' atomo chiedo all' insigne professore di Fisica. E' nella miglior posizione per "conoscere".
Così, per saperne di più su Dio, chiedo e ascolto chi compie miracoli. E' nella posizione migliore per conoscere.
Tra gli annunciatori della fede - ce ne sono tanti - è Cristo a fondare tutto, ma veramente tutto il suo messaggio su un miracolo concreto e specifico avvenuto nella storia: la Resurrezione.
giovedì 25 marzo 2010
Povero Alain
ALAIN CONNES: nella mia esperienza gli oggetti matematici hanno una purezza tale che li rende liberi da ogni involucro culturale. La lista dei numeri primi, tanto per fare un esempio, ha una realtà più stabile e permanente di ogni realtà che ci circonda: è un fatto bruto se mai ne esistano al mondo.
JEAN-PIERRE CHANGEUX: non siamo piuttosto di fronte a strumenti che l' uomo si è costruito nella sua testa, chiedo allo specialista?
AC: non bisogna confondere la realtà con gli strumenti. Attingendo alla matematica ci costruiamo degli strumenti (sistema metrico decimale, datazione...), ma la matematica è una realtà. Ci sono "continenti" matematici, penso ai corpi "piadici", che non sono mai serviti a nulla ma sono stati "scoperti" da tempo e indagati nel dettaglio.
JPG: eppure la matematica ha una storia...
AC: il sapere matematico ha una storia, ma la matematica non sembra averne: quando una conoscenza si stabilizza la sua architettura resta poi immutabile, questo è cio' che osserviamo. Una realtà stabile e permanente, dunque. Neanche le geometrie iperboliche hanno mai sconvolto la coerenza della geometria euclidea. La sua idealità sembra proprio preesistere all' uomo.
JPG: non mi spingo ad accostare il tuo atteggiamento a quello di Teilhard de Chardin ma quando dici che il matematico "scopre" una realtà senza sotria (evolutiva) intravedo una sorta di "finalismo". Anche noi biologi in laboratorio utilizziamo metafore finalistiche per semplificare la comunicazione, ma ci guardiamo bene dal prenderle alla lettera. La tua mentalità mi sembra invece "creazionista".
AC: intendiamoci sul concetto di evoluzione: in matematica le conoscenze evolvono ma la realtà sottostante non cambia. Che cosa c' entra il finalismo con tutto cio'?
Povero ingenuo Alain, sarai anche il più grande matematico vivente, ma ancora non hai capito che in molti cervelli l' idea darwiniana si è trasformato da paradigma scientifico in teologia? E a quanto pare il biologo con cui dialoghi si è trasformato in teologo e ti sta dando a ragione del miscredente: credi fermamente che esista un grosso pezzo di realtà che non "evolve" affatto. Ahi, Ahi.
Povero ingenuo Alain, sarai anche il più grande matematico su cui oggi puo' contare l' umanità, ma ti sfugge che quando i neo-bio-teologi evoluzionisti ti danno del "finalista" è come se il capo-cupola ti desse dell' infame. L' infame ha fatto la "soffiata", il che è male per le sorti della cosca, il "finalista" crede nell' esistenza di "strane coincidenze", il che è male per le sorti dell' umanità tutta.
Ed è inutile - povero e caro Alain - che ingenuamente all' oscuro del gergo mafioso, vieni a dirci: "... cosa c' entra il Finalismo?...".
"Finalista" è colui che rivela l' esistenza di "strane coincidenze" e tu, nel corso del colloquio, non fai altro che stupirti per la "sorprendente efficacia della matematica", non fai che raccontare aneddoti su matematici che trovano soluzioni a problemi che ancora non esistono.
Il tuo inascoltabile racconto del reale così come lo avvisti dalla tua postazione di genietto è una sequela di "coincidenze", di "permanenze", di "stabilità", di "coerenze" del tutto indipendenti dall' uomo e dal suo pensiero; una pappa decisamente indigeribile dallo struzzo evoluzionistoide! Ma con tutto cio' cosa pretendi? Per carità, nessun problema con l' evoluzionismo, ma non puoi pretendere di evitare grane con quella strana e imbarazzante appendice che è la casta sacerdotale del darwinismo. Come minimo la scomunica di Caifa dovevi aspettartela!
Povero, ingenuo Alain...
JEAN-PIERRE CHANGEUX: non siamo piuttosto di fronte a strumenti che l' uomo si è costruito nella sua testa, chiedo allo specialista?
AC: non bisogna confondere la realtà con gli strumenti. Attingendo alla matematica ci costruiamo degli strumenti (sistema metrico decimale, datazione...), ma la matematica è una realtà. Ci sono "continenti" matematici, penso ai corpi "piadici", che non sono mai serviti a nulla ma sono stati "scoperti" da tempo e indagati nel dettaglio.
JPG: eppure la matematica ha una storia...
AC: il sapere matematico ha una storia, ma la matematica non sembra averne: quando una conoscenza si stabilizza la sua architettura resta poi immutabile, questo è cio' che osserviamo. Una realtà stabile e permanente, dunque. Neanche le geometrie iperboliche hanno mai sconvolto la coerenza della geometria euclidea. La sua idealità sembra proprio preesistere all' uomo.
JPG: non mi spingo ad accostare il tuo atteggiamento a quello di Teilhard de Chardin ma quando dici che il matematico "scopre" una realtà senza sotria (evolutiva) intravedo una sorta di "finalismo". Anche noi biologi in laboratorio utilizziamo metafore finalistiche per semplificare la comunicazione, ma ci guardiamo bene dal prenderle alla lettera. La tua mentalità mi sembra invece "creazionista".
AC: intendiamoci sul concetto di evoluzione: in matematica le conoscenze evolvono ma la realtà sottostante non cambia. Che cosa c' entra il finalismo con tutto cio'?
Povero ingenuo Alain, sarai anche il più grande matematico vivente, ma ancora non hai capito che in molti cervelli l' idea darwiniana si è trasformato da paradigma scientifico in teologia? E a quanto pare il biologo con cui dialoghi si è trasformato in teologo e ti sta dando a ragione del miscredente: credi fermamente che esista un grosso pezzo di realtà che non "evolve" affatto. Ahi, Ahi.
Povero ingenuo Alain, sarai anche il più grande matematico su cui oggi puo' contare l' umanità, ma ti sfugge che quando i neo-bio-teologi evoluzionisti ti danno del "finalista" è come se il capo-cupola ti desse dell' infame. L' infame ha fatto la "soffiata", il che è male per le sorti della cosca, il "finalista" crede nell' esistenza di "strane coincidenze", il che è male per le sorti dell' umanità tutta.
Ed è inutile - povero e caro Alain - che ingenuamente all' oscuro del gergo mafioso, vieni a dirci: "... cosa c' entra il Finalismo?...".
"Finalista" è colui che rivela l' esistenza di "strane coincidenze" e tu, nel corso del colloquio, non fai altro che stupirti per la "sorprendente efficacia della matematica", non fai che raccontare aneddoti su matematici che trovano soluzioni a problemi che ancora non esistono.
Il tuo inascoltabile racconto del reale così come lo avvisti dalla tua postazione di genietto è una sequela di "coincidenze", di "permanenze", di "stabilità", di "coerenze" del tutto indipendenti dall' uomo e dal suo pensiero; una pappa decisamente indigeribile dallo struzzo evoluzionistoide! Ma con tutto cio' cosa pretendi? Per carità, nessun problema con l' evoluzionismo, ma non puoi pretendere di evitare grane con quella strana e imbarazzante appendice che è la casta sacerdotale del darwinismo. Come minimo la scomunica di Caifa dovevi aspettartela!
Povero, ingenuo Alain...
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mercoledì 24 marzo 2010
Una roba violacea
L' abortista ritiene di poter sopprimere la vita umana nel suo stadio iniziale: "quella roba violacea", ognuno la chiami come vuole, non ha nessun diritto, nemmeno quello fondamentale di sopravvivere.
D' altro canto l' abortista ritiene ripugnante sopprimere "quella roba violacea" per il fatto che da essa nascerà una femmina (aborto selettivo).
Come conciliare queste due posizioni? O il "purple haze" ha dei diritti o non li ha.
A quanto pare non si scappa, l' abortista è anche sessista: "quella roba lì" ha qualche diritto giusto se catalogabile come "femmina".
Che fatica raddrizzar banane!
link
D' altro canto l' abortista ritiene ripugnante sopprimere "quella roba violacea" per il fatto che da essa nascerà una femmina (aborto selettivo).
Come conciliare queste due posizioni? O il "purple haze" ha dei diritti o non li ha.
A quanto pare non si scappa, l' abortista è anche sessista: "quella roba lì" ha qualche diritto giusto se catalogabile come "femmina".
Che fatica raddrizzar banane!
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Trappoloni
I tre trappoloni più ricorrenti in cui cade il lettore di statistiche.
1. La "significatività" statistica indica che esiste una probabilità del 5% che la Relazione supposta non esista in presenza dei Dati sperimentali. Il che non significa una probabilità del 95% dell' esistenza di R in presenza di D. Infatti se sposando un non-biondo ho il 5% di possibilità di sposare un uomo intelligente, non significa che sposando un biondo le probabilità di accasarmi con un tipo brillante siano del 95%!**
2. La singola relazione deve essere testata in un modello. Specie nelle scienze sociali i Dati sperimentali sono ballerini e contengono essi stessi numerosi bias. In questo senso la conoscenza è olistica.
3. La lettura dei dati deve essere bayesiana, quasi sempre questo sfugge.
**Consider this simplified example. Suppose a certain dog is known to bark constantly when hungry. But when well-fed, the dog barks less than 5 percent of the time. So if you assume for the null hypothesis that the dog is not hungry, the probability of observing the dog barking (given that hypothesis) is less than 5 percent. If you then actually do observe the dog barking, what is the likelihood that the null hypothesis is incorrect and the dog is in fact hungry?
Answer: That probability cannot be computed with the information given. The dog barks 100 percent of the time when hungry, and less than 5 percent of the time when not hungry. To compute the likelihood of hunger, you need to know how often the dog is fed, information not provided by the mere observation of barking
1. La "significatività" statistica indica che esiste una probabilità del 5% che la Relazione supposta non esista in presenza dei Dati sperimentali. Il che non significa una probabilità del 95% dell' esistenza di R in presenza di D. Infatti se sposando un non-biondo ho il 5% di possibilità di sposare un uomo intelligente, non significa che sposando un biondo le probabilità di accasarmi con un tipo brillante siano del 95%!**
2. La singola relazione deve essere testata in un modello. Specie nelle scienze sociali i Dati sperimentali sono ballerini e contengono essi stessi numerosi bias. In questo senso la conoscenza è olistica.
3. La lettura dei dati deve essere bayesiana, quasi sempre questo sfugge.
**Consider this simplified example. Suppose a certain dog is known to bark constantly when hungry. But when well-fed, the dog barks less than 5 percent of the time. So if you assume for the null hypothesis that the dog is not hungry, the probability of observing the dog barking (given that hypothesis) is less than 5 percent. If you then actually do observe the dog barking, what is the likelihood that the null hypothesis is incorrect and the dog is in fact hungry?
Answer: That probability cannot be computed with the information given. The dog barks 100 percent of the time when hungry, and less than 5 percent of the time when not hungry. To compute the likelihood of hunger, you need to know how often the dog is fed, information not provided by the mere observation of barking
Disegnando nuovi incastri famigliari
1. Ogni donna nasce con 300.000 ovuli. Dopo i 30 anni gliene resta il 12%, dopo i 40 il 3%.
2. I rischi di diabete gestazionale, ipertensione, anomalie cormosomiche, autismo crescono con l' età della mamma.
3. I figli di mamme anziane riscuotono un maggiore successo socio-economico. Ma se introduciamo variabili quali reddito ed istruzione familiare, il legame con l' età svanisce.
4. La maternità tardiva stronca anche la carriera meglio avviata.
5. Le maternità non volute si concentrano in giovane età. Un figlio indesiderato spesso è causa di povertà.
Se questo è il quadro, come disegnare un piano razionale?
Forse, per avere una nuova ed efficace riforma familiare, qualche tradizione andrebbe rispolverata e qualche innovazione introdotta.
SCHIZZO IPOTETICO: sposarsi e filiare tra i 16-22 anni. Riprendere gli studi successivamente e intraprendere la propria carriera in modo lineare.
Per rendere la proposta concreta basta poco.
STRUMENTO 1: trasferimenti di reddito nella famiglia verticalmente allargata.
STRUMENTO 2: scuole e università in grado di gestire e valorizzare la sospensione degli studi.
Veniamo alle conseguenze dell' incastro parentale proposto.
EFFETTO 1. Figli più sani.
EFFETTO 2. Figli più numerosi.
EFFETTO 3. Figli inattesi meno numerosi: l' età critica coincide con quella in cui i figli si cercano.
EFFETTO 4. Meno bamboccioni: ci si sposa e si esce di casa presto.
EFFETTO 5. Meno asili: genitori, nonni e bisnonni più numerosi ed energici.
EFFETTO 6. Meno pensioni: i vecchi hanno un nugolo di giovani in forze che pensano a loro.
EFFETTO 7. Famiglie più estese, compatte e solidali: nonni e bisnonni sono cruciali nel dare aiuto alimentando l' obbligazione morale di figli e nipoti.
EFFETTO 8. meno ghetti nel ciclo di vita: oggi si "studia" nella giovinezza e poi non si prende più in mano un libro per l' intera vita.
EFFETTO 9. Carriere più lineari e (quindi) reddito famigliare maggiore.
EFFETTO 10. Meno discriminazioni sul lavoro: si assume e si responsabilizza con la certezza che la donna non avrà figli, oggi c' è la certezza contraria.
EFFETTO 11: Meno divorzi? Non saprei dire, non ho dati in merito... ma forse "crescendo insieme"...
2. I rischi di diabete gestazionale, ipertensione, anomalie cormosomiche, autismo crescono con l' età della mamma.
3. I figli di mamme anziane riscuotono un maggiore successo socio-economico. Ma se introduciamo variabili quali reddito ed istruzione familiare, il legame con l' età svanisce.
4. La maternità tardiva stronca anche la carriera meglio avviata.
5. Le maternità non volute si concentrano in giovane età. Un figlio indesiderato spesso è causa di povertà.
Se questo è il quadro, come disegnare un piano razionale?
Forse, per avere una nuova ed efficace riforma familiare, qualche tradizione andrebbe rispolverata e qualche innovazione introdotta.
SCHIZZO IPOTETICO: sposarsi e filiare tra i 16-22 anni. Riprendere gli studi successivamente e intraprendere la propria carriera in modo lineare.
Per rendere la proposta concreta basta poco.
STRUMENTO 1: trasferimenti di reddito nella famiglia verticalmente allargata.
STRUMENTO 2: scuole e università in grado di gestire e valorizzare la sospensione degli studi.
Veniamo alle conseguenze dell' incastro parentale proposto.
EFFETTO 1. Figli più sani.
EFFETTO 2. Figli più numerosi.
EFFETTO 3. Figli inattesi meno numerosi: l' età critica coincide con quella in cui i figli si cercano.
EFFETTO 4. Meno bamboccioni: ci si sposa e si esce di casa presto.
EFFETTO 5. Meno asili: genitori, nonni e bisnonni più numerosi ed energici.
EFFETTO 6. Meno pensioni: i vecchi hanno un nugolo di giovani in forze che pensano a loro.
EFFETTO 7. Famiglie più estese, compatte e solidali: nonni e bisnonni sono cruciali nel dare aiuto alimentando l' obbligazione morale di figli e nipoti.
EFFETTO 8. meno ghetti nel ciclo di vita: oggi si "studia" nella giovinezza e poi non si prende più in mano un libro per l' intera vita.
EFFETTO 9. Carriere più lineari e (quindi) reddito famigliare maggiore.
EFFETTO 10. Meno discriminazioni sul lavoro: si assume e si responsabilizza con la certezza che la donna non avrà figli, oggi c' è la certezza contraria.
EFFETTO 11: Meno divorzi? Non saprei dire, non ho dati in merito... ma forse "crescendo insieme"...
lunedì 22 marzo 2010
Insider Trading? Don't worry.
Tre argomenti pro:
1. non crea danno per gli investitori di lungo periodo;
2. internalizza l' innovazione e la funzione imprenditoriale;
3. rende disponibili a tutti le informazioni.
Fonte: Henry Manne - The collected works of HM - Liberty Fund
1. non crea danno per gli investitori di lungo periodo;
2. internalizza l' innovazione e la funzione imprenditoriale;
3. rende disponibili a tutti le informazioni.
Fonte: Henry Manne - The collected works of HM - Liberty Fund
Diritto fantasma
Tempo fa un sacerdote mi accennò al fatto che non avere bambini è riprovevole. Lo fece in amicizia, lo ritenevo un invito alla riflessione e lo accettai per tale.
Devo dire che, una volta ponderate, queste velate accuse mi convincevano ben poco: certo, in alcuni casi dietro un comportamento rinunciatario puo nascondersi dell' egoismo, lo ammetto, ma dell' egoismo che non danneggia nessuno è veramente malvagio? No, la storia del "soffrire per soffrire" non passa il vaglio del mio setaccio razionale.
Il bambino che non esiste non esiste. Una cosa che non esiste non puo' essere nè bianca, nè rossa, nè larga, nè lunga.
E' il motivo per cui chi maltratta i bambini è un criminale mentre chi non ha bambini pur potendoli avere è in una condizione ben diversa, per quanto il bambino maltrattato preferisca "esserci" che "non esserci".
O no?
Purtroppo mi accorgo ora che ci sono alcuni controesempi inquietanti a questa conclusione che ritenevo pacifica. Mi limito ad enunciarne uno e a lasciarvi con l' inquietudine, visto che non ho soluzioni da proporre.
Giovanni ha un bambino ma questo bambino avrebbe preferito non nascere, la sua vita è grama, tant' è che ora vorrebbe morire. Il bambino cresce nella sofferneza e conferma anche da adulto la sua funesta "preferenza". La conferma finchè riesce a farla finita e a morire, solo sapendo che sta per morire ha un piccolo moto di sollievo.
Per motivi che non c' interessano supponiamo adesso che Giovanni sapeva con precisione come sarebbero andate le cose ben prima che il bambino nascesse.
Il buon senso ci dice che Giovanni, con la conoscenza posseduta, avrebbe dovuto rinunciare a procreare. Oso dire che quello era un "dovere" a tutti gli effetti, un "dovere" morale.
Fila? Mi sembra di sì.
Spiacevole sorpresa: questa conclusione è in clamoroso contrasto con quella che ci impedisce di equiparare chi maltratta i bambini con chi non ne ha. Se davvero le preferenze di chi non esiste sono irrilevanti, allora nulla di nulla si puo' rimproverare al Giovanni che decide consapevolmente di diffondere sofferenza!
Ach! Come uscirne?
Precisazione. Le questioni dell' aborto sono in questo caso irrilevanti: che una persona venuta ad esistenza abbia dei diritti è pacifico, ma qui trattiamo invece di fantasmi puri e dei loro diritti. A quanto pare potrebbero averne e potrebbero pesare più del cemento! Ma allora, come considerarli?
Non ho cambiato opinione rispetto a prima, certo che ora le rotelle del ragionamento non sono più lubrificate come una volta.
Landsburg ha un bel po' di pelo sullo stomaco, se vogliamo l' enunciazione chiara di una verità scomoda è la persona adatta. Eppure nemmeno lui cava un ragno dal buco e resta con il dubbio.
Devo dire che, una volta ponderate, queste velate accuse mi convincevano ben poco: certo, in alcuni casi dietro un comportamento rinunciatario puo nascondersi dell' egoismo, lo ammetto, ma dell' egoismo che non danneggia nessuno è veramente malvagio? No, la storia del "soffrire per soffrire" non passa il vaglio del mio setaccio razionale.
Il bambino che non esiste non esiste. Una cosa che non esiste non puo' essere nè bianca, nè rossa, nè larga, nè lunga.
E' il motivo per cui chi maltratta i bambini è un criminale mentre chi non ha bambini pur potendoli avere è in una condizione ben diversa, per quanto il bambino maltrattato preferisca "esserci" che "non esserci".
O no?
Purtroppo mi accorgo ora che ci sono alcuni controesempi inquietanti a questa conclusione che ritenevo pacifica. Mi limito ad enunciarne uno e a lasciarvi con l' inquietudine, visto che non ho soluzioni da proporre.
Giovanni ha un bambino ma questo bambino avrebbe preferito non nascere, la sua vita è grama, tant' è che ora vorrebbe morire. Il bambino cresce nella sofferneza e conferma anche da adulto la sua funesta "preferenza". La conferma finchè riesce a farla finita e a morire, solo sapendo che sta per morire ha un piccolo moto di sollievo.
Per motivi che non c' interessano supponiamo adesso che Giovanni sapeva con precisione come sarebbero andate le cose ben prima che il bambino nascesse.
Il buon senso ci dice che Giovanni, con la conoscenza posseduta, avrebbe dovuto rinunciare a procreare. Oso dire che quello era un "dovere" a tutti gli effetti, un "dovere" morale.
Fila? Mi sembra di sì.
Spiacevole sorpresa: questa conclusione è in clamoroso contrasto con quella che ci impedisce di equiparare chi maltratta i bambini con chi non ne ha. Se davvero le preferenze di chi non esiste sono irrilevanti, allora nulla di nulla si puo' rimproverare al Giovanni che decide consapevolmente di diffondere sofferenza!
Ach! Come uscirne?
Precisazione. Le questioni dell' aborto sono in questo caso irrilevanti: che una persona venuta ad esistenza abbia dei diritti è pacifico, ma qui trattiamo invece di fantasmi puri e dei loro diritti. A quanto pare potrebbero averne e potrebbero pesare più del cemento! Ma allora, come considerarli?
Non ho cambiato opinione rispetto a prima, certo che ora le rotelle del ragionamento non sono più lubrificate come una volta.
Landsburg ha un bel po' di pelo sullo stomaco, se vogliamo l' enunciazione chiara di una verità scomoda è la persona adatta. Eppure nemmeno lui cava un ragno dal buco e resta con il dubbio.
venerdì 19 marzo 2010
Rosario miracoloso
In vista di esami delicati vengo invitato a dire un Rosario per la bambina in arrivo affinchè tutto vada per il meglio, si tratterà di una preghiera per "chiedere".
Secondo mio costume lo farò solo se trovo la cosa razionale, e devo dire che di primo acchito le ingiunzioni specifiche alla divinità mi mettono un po' a disagio.
La piccola è lì e si sviluppa secondo le leggi naturali, se qualcosa non va per il giusto verso, solo un miracolo puo' intervenire per correggere il decorso.
Vediamo allora di approfondire un po'.
Per chi trova ragionevole credere in Dio, è ragionevole anche credere nei miracoli, sarebbe incoerente il contrario. Di fronte a certe evidenze storiche, il miracolo è la spiegazione che da persona razionale mi sento di privilegiare.
Ma la ragione mi dice anche un' altra cosa: i miracoli sono rarissimi, altrimenti il male non potrebbe generare il bene: come potrebbe l' uomo "conoscere" se l' ordine venisse turbato di frequente? Se il malato di cancro venisse graziato non avremmo mai una ricerca, e magari neanche una cura.
Noi non viviamo semplicemente in un mondo "buono", noi viviamo nel migliore dei mondi possibili. D' altronde il cristiano sa bene di essere salvo grazie ad una preghiere non esaudita: quella del Cristo nell' Orto degli Ulivi.
Ci sono due motivi, dunque, per cui stasera dirò il Rosario: primo, trovo sensato chiedere un miracolo; secondo, trovo ragionevole che Dio non lo esaudisca.
Il primo motivo mi protegge dall' irrazionalità, il secondo dall' eventuale delusione.
P.S. lettura consigliata sul tema: Response to a Statistical Study of the Effect of Petitionary Prayer.
Secondo mio costume lo farò solo se trovo la cosa razionale, e devo dire che di primo acchito le ingiunzioni specifiche alla divinità mi mettono un po' a disagio.
La piccola è lì e si sviluppa secondo le leggi naturali, se qualcosa non va per il giusto verso, solo un miracolo puo' intervenire per correggere il decorso.
Vediamo allora di approfondire un po'.
Per chi trova ragionevole credere in Dio, è ragionevole anche credere nei miracoli, sarebbe incoerente il contrario. Di fronte a certe evidenze storiche, il miracolo è la spiegazione che da persona razionale mi sento di privilegiare.
Ma la ragione mi dice anche un' altra cosa: i miracoli sono rarissimi, altrimenti il male non potrebbe generare il bene: come potrebbe l' uomo "conoscere" se l' ordine venisse turbato di frequente? Se il malato di cancro venisse graziato non avremmo mai una ricerca, e magari neanche una cura.
Noi non viviamo semplicemente in un mondo "buono", noi viviamo nel migliore dei mondi possibili. D' altronde il cristiano sa bene di essere salvo grazie ad una preghiere non esaudita: quella del Cristo nell' Orto degli Ulivi.
Ci sono due motivi, dunque, per cui stasera dirò il Rosario: primo, trovo sensato chiedere un miracolo; secondo, trovo ragionevole che Dio non lo esaudisca.
Il primo motivo mi protegge dall' irrazionalità, il secondo dall' eventuale delusione.
P.S. lettura consigliata sul tema: Response to a Statistical Study of the Effect of Petitionary Prayer.
Grazie di esistere
Il giorno che troveremo una cura per il cancro dovremo formulare molti ringraziamenti. Innanzitutto ringrazieremo il cancro stesso per "esserci stato".
Ma come? Se il cancro non fosse esistito, nemmeno avremmo dovuto combatterlo?
Già, ma cosa valuti di più, il bene della conoscenza aquisita e della libertà esercitata in questa lotta, o il male che il cancro ha portato tra noi?
Se per te pesa di più il bene, hai in tasca una magnifica teodicea, ovvero una giustificazione del male. Non sono cose che servono molto quando si soffre ma in altre occasioni possono venir comode.
Il cancro insegna a sintetizzare nuove medicine come a soffrire. Il suo magistero è vasto.
Senza storture, niente raddrizzamenti.
Il male potrebbe dunque non essere insensato, serve per conoscere e per arricchire l' esercizio della nostra libertà. Esistono beni più preziosi? Fatemelo sapere.
Ma come? Se il cancro non fosse esistito, nemmeno avremmo dovuto combatterlo?
Già, ma cosa valuti di più, il bene della conoscenza aquisita e della libertà esercitata in questa lotta, o il male che il cancro ha portato tra noi?
Se per te pesa di più il bene, hai in tasca una magnifica teodicea, ovvero una giustificazione del male. Non sono cose che servono molto quando si soffre ma in altre occasioni possono venir comode.
Il cancro insegna a sintetizzare nuove medicine come a soffrire. Il suo magistero è vasto.
Senza storture, niente raddrizzamenti.
Il male potrebbe dunque non essere insensato, serve per conoscere e per arricchire l' esercizio della nostra libertà. Esistono beni più preziosi? Fatemelo sapere.
Fuori dalle grinfie
Che peso dare alle statistiche descrittive del comportamento umano? Parlare dell' uomo usando i numeri divide.
Alcuni rifiutano ogni forma di "matematizzazione" dell' umano (gruppo 1 - G1), per altri è l' unico strumento per "sapere": se non "i dati", cosa? (gruppo 2 - G2).
La matematica è una fastidiosa ragnatela da spazzare con la scopa (G1) o, pur piena di buchi, cattura l' insetto e ci fa mangiare?
Pensando a cosa sia la scienza mi dissocio da entrambi i gruppi per privilegiarne un terzo (gruppo bayesiano); e mi spiego con l' esempio di Pierino.
Pierino diffida dello "scandalo" sui preti pedofili, ci vede un attacco alla Chiesa. Certo, ci sono dei "casi", ma di "casi" ce ne sono ovunque. Per lui i Preti sono pur sempre persone moralmente superiori alla media e cio' deve valere anche per la pedofilia.
Dogma? No, Pierino non è il tipo; lui è "quasi" sicuro e pensa che la sua ipotesi sia vera... al 98%.
Poi Pierino s' imbatte in un autorevole studio statistico di Princeton che evidenzia una particolare propensione alla pedofilia dei Preti Cattolici.
Se Pierino appartenesse al G1 riterrebbe lo studio irrilevante e lo userebbe per lanciarsi nel suo cavallo di battaglia: la ciarlataneria di chi spara numeri quando si occupa dell' Uomo.
Se Pierino appartenesse al G2 direbbe che prima non aveva in mano nulla e ora ha "qualcosa", per quanto "qualcosa" d' incerto. A questo "qualcosa" è razionale uniformare la propria credenza.
Poniamo invece che Pierino abbia una mentalità bayesiana.
Di fronte allo studio non puo' sminuirlo, non puo' intrupparsi nel G1.
Certo, la materia è complessa, le variabili in campo sono molte, individuare un gruppo di controllo da paragonare ai Preti è difficile. D' altro canto si tratta di professori prestigiosi e dalla tecnica impeccabile, anche il campione è nutrito e scelto con oculatezza, in più le serie storiche si presentano complete.
Che probabilità ci sono che in presenza di uno studio simile i Preti abbiano veramente una propensione alla pedofilia maggiore rispetto a gruppi sociali simili? Pierino risponde: 70%.
D' altra parte Pierino non puo' nemmeno farsi arruolare in G2: non è vero che prima non aveva in mano niente! Aveva in mano quel 98%.
A Pierino non resta che applicare il teorema di Bayes: lo studio impatta sulle credenze e quel 98% passa a 95%. Avete notato che piccola variazione?
Bravo Pierino! Grazie ad alla tua mentalità scientifica sei sfuggito dalle grinfie dei dogmatici evitando di ricadere in quelle dei creduloni. Mi piacerebbe proprio essere un topolino guizzante come te.
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Alcuni rifiutano ogni forma di "matematizzazione" dell' umano (gruppo 1 - G1), per altri è l' unico strumento per "sapere": se non "i dati", cosa? (gruppo 2 - G2).
La matematica è una fastidiosa ragnatela da spazzare con la scopa (G1) o, pur piena di buchi, cattura l' insetto e ci fa mangiare?
Pensando a cosa sia la scienza mi dissocio da entrambi i gruppi per privilegiarne un terzo (gruppo bayesiano); e mi spiego con l' esempio di Pierino.
scrittura disegnata (cat+mouse)
Pierino diffida dello "scandalo" sui preti pedofili, ci vede un attacco alla Chiesa. Certo, ci sono dei "casi", ma di "casi" ce ne sono ovunque. Per lui i Preti sono pur sempre persone moralmente superiori alla media e cio' deve valere anche per la pedofilia.
Dogma? No, Pierino non è il tipo; lui è "quasi" sicuro e pensa che la sua ipotesi sia vera... al 98%.
Poi Pierino s' imbatte in un autorevole studio statistico di Princeton che evidenzia una particolare propensione alla pedofilia dei Preti Cattolici.
Se Pierino appartenesse al G1 riterrebbe lo studio irrilevante e lo userebbe per lanciarsi nel suo cavallo di battaglia: la ciarlataneria di chi spara numeri quando si occupa dell' Uomo.
Se Pierino appartenesse al G2 direbbe che prima non aveva in mano nulla e ora ha "qualcosa", per quanto "qualcosa" d' incerto. A questo "qualcosa" è razionale uniformare la propria credenza.
Poniamo invece che Pierino abbia una mentalità bayesiana.
Di fronte allo studio non puo' sminuirlo, non puo' intrupparsi nel G1.
Certo, la materia è complessa, le variabili in campo sono molte, individuare un gruppo di controllo da paragonare ai Preti è difficile. D' altro canto si tratta di professori prestigiosi e dalla tecnica impeccabile, anche il campione è nutrito e scelto con oculatezza, in più le serie storiche si presentano complete.
Che probabilità ci sono che in presenza di uno studio simile i Preti abbiano veramente una propensione alla pedofilia maggiore rispetto a gruppi sociali simili? Pierino risponde: 70%.
D' altra parte Pierino non puo' nemmeno farsi arruolare in G2: non è vero che prima non aveva in mano niente! Aveva in mano quel 98%.
A Pierino non resta che applicare il teorema di Bayes: lo studio impatta sulle credenze e quel 98% passa a 95%. Avete notato che piccola variazione?
Bravo Pierino! Grazie ad alla tua mentalità scientifica sei sfuggito dalle grinfie dei dogmatici evitando di ricadere in quelle dei creduloni. Mi piacerebbe proprio essere un topolino guizzante come te.
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giovedì 18 marzo 2010
Storia della Musica in Soldoni
La Musica è quella Occidentale e i Soldoni sono quelli sonanti, non abbiamo tempo per le metafore.
Iniziamo saltando l' inizio, chi vuole se lo puo' ascoltare.
Dopo la falsa partenza, partiamo sul serio.
La Musica nasce con il Capitalismo. Anche il luogo è il medesimo: Francia del Nord, Paesi Bassi.
C' è bisogno di carta e di stampa per buttar giù le note, solo una società ricca e innovativa se la puo' permettere.
Purtroppo la Musica, diversamente dalla Pittura, non fu da subito un bene privatizzabile. Cio' fece del musicista uno straccione. Monteverdi, dopo 20 anni di onorato servizio a Mantova, se ne andò che aveva ancora le pezze al culo. Intanto i suoi amici con il pennello in mano se la tiravano.
La grande risorsa del musicista erano i piedi. Dove le distanze tra una corte e l' altra si accorciavano, il musico prosperava.
Nei Paesi frammentati le distanze erano brevi, in Germania massimamente brevi, in più nel frattempo era arrivato il capitalismo. Bach cambiò non so più quanti padroni, c' era sempre qualcosa che non andava e poteva farlo.
A Lubecca i bottegai già organizzavano i primi concerti pubblici, gli organi e la musica venivano trascinati fuori dalle Chiese. Il musico benedice l' iniziativa e passa all' incasso salutando benevolo questa nuova fonte d' introito.
Principi, concerti e commissioni private: comincia la bella vita.
Le nazioni che non producono talenti se li comprano: l' Inghilterra si compra Haydn e Handel. Ad Haydn viene chesto come mai non avesse composto quintetti, rispose il milionario: "nessuno me l' ha chiesto".
Il cattolicesimo porta gaiezza nei costumi e il capitalismo ricchezza negli averi. Dove la concentrazione di cattolicesimo e capitalismo è massima fiorisce anche la musica. Nasce l' opera italiana.
In Francia la musica è cosa per burocrati di stato. I burocrati sono prevedibili, si organizzano sempre alla stessa maniera, una bella piramide e via. Sul vertice della piramide ci piazzarono Lully, si suonava solo roba sua o dei suoi favoriti. Conseguenze: Venezia metteva in scena una dozzina di opere all' anno, la Francia una, del solito di Lully.
Ma cattolicesimo e capitalismo c' erano anche a Vienna, ecco spiegato Mozart, un compositore benestante che ebbe qualche problema economico solo quando scoppiò la guerra con i turchi e si ammalò tutta la famiglia di botto (che sfiga). Morì comunque vagliando offerte che gli venivano un po' dappertutto (Londra, Russia, Amsterdam, Ungheria).
Bach al suo Principe: "alla Vostra esaltante, magnanima e sublime Altezza dal vostro umile schiavo...". Beethoven al suo "... senta se le va bene è così, ci sono 100 principi e un solo Beethoven".
Affianco di commissioni e concerti, arriva il copyright. Si era capito?
L' Ottocento è per l' artista un secolo all' insegna della libertà creativa. Beethoven, con gli ultimi quartetti, tenta di liberarsi anche degli ascoltatori inaugurando la separazione tra musica alta e musica bassa. Sarà Brahms a perfezionarla scrivendo roba talmente astrusa che - scandalo! - non poteva essere eseguita in casa. Schoenberg e Stranvisky, seguendo il solco, evacuano diverse sale da concerto e Cage siglerà il tutto dicendo: "se qualcuno accetta la mia musica, è segno che devo spingermi oltre".
Ma ci sono anche i revival bachiani di Mendelssohn, mai nessuna epoca aveva suonato la musica del passato.
Rivoluzione: il novecento porta radio e dischi. Rivoluzione: la musica si trasforma. Prima era fatta di suoni, ora diventa una performance. Non sarà più quella di prima.
Mi piace quella canzone di Iggy Pop, ma deve essere lui ad inscenarla/cantarla. Non ha senso che io la riproduca strimpellando la mia chitarra, non ha senso avere la partitura, non ha senso ascoltare una cover band. Voglio lui! Non si celebrano messe senza sacerdoti.
Solo radio e dischi mi danno "lui".
Il 90% della musica classica diffusa oggi da Radio e Dischi è stata scritta nel passato. Ma non ingannatevi, spesso è musica contemporanea. Gould che suona Gibbons non è barocco, è musica contemporanea.
La "scelta artistica" per eccellenza non è più la scelta compositiva. Diventa centrale invece la "scelta interpretativa", "la scelta strumentale" (Gardiner, Harnoncourt)... Il capitalismo è performance, l' avete capito o no?
Rivoluzione: la musica non è più suono, è performance. Coltrane o Parker, pescano dal bussolotto cosa suonare stasera, e a noi va benone, cio' che non conta puo' ben essere casuale, non siamo interessati a quello, siamo interessati a Coltrane e Parker che si "esibiscono" evocando lo spirito della loro grande arte.
Intanto tutto è accessibile schioccando le dita, e al negozio di Cocquio Trevisago ritrovo oscuri compositori come Pousser, Aho, Scelsi....
Rivoluzione: nel novecento uno strumento s' impone su tutti: lo studio di registrazione.
Come potrà mai giudicare chi ascolta senza avere un' idea di come suona questo strumento? I Beatles compongono in fretta e furia le canzoni di Sgt. Pepper's, poi spendono 40.000 sterline per registrarlo fondendo 700 ore di nastro. Il 20% dell' arte sta nella prima operazione, l' 80% nella seconda. Nel doppio bianco si passa al rapporto 10/90.
Milton Babbit scrive il manifesto: "Composer as specialist". Intanto Ligeti scrive canoni per 56 voci con "virtuosismi compositivi" inauditi e inudibili. Microtoni e cluster sono il pane quotidiano. Con l' elettronica si andrà oltre. Con il rumore ancora oltre.
Conosciamo bene la legge che domina la società capitalista: divisione del lavoro. Il compositore ha una perizia con cui domina partiture che fanno sembrare rudimentali i grandi capolavori del passato.
L' esito è elitario? Poco male: se la diffusione è a costo zero e il mercato vasto, c' è una nicchia per tutti.
Allam Bloom si lamenta: la musica di oggi è nichilista.
La musica del capitalismo parla di libertà, anticonformismo e scetticismo verso l' autorità. Nazisti e Sovietici spingevano a manetta Bach, Mozart e Beethoven, ma si guardavano bene dal rock e dal jazz, la colonna sonora del capitale. Come il Savonarola, che osteggiava la grande pittura del suo tempo, in fondo avevano fiuto.
Iniziamo saltando l' inizio, chi vuole se lo puo' ascoltare.
Dopo la falsa partenza, partiamo sul serio.
La Musica nasce con il Capitalismo. Anche il luogo è il medesimo: Francia del Nord, Paesi Bassi.
C' è bisogno di carta e di stampa per buttar giù le note, solo una società ricca e innovativa se la puo' permettere.
Purtroppo la Musica, diversamente dalla Pittura, non fu da subito un bene privatizzabile. Cio' fece del musicista uno straccione. Monteverdi, dopo 20 anni di onorato servizio a Mantova, se ne andò che aveva ancora le pezze al culo. Intanto i suoi amici con il pennello in mano se la tiravano.
La grande risorsa del musicista erano i piedi. Dove le distanze tra una corte e l' altra si accorciavano, il musico prosperava.
Nei Paesi frammentati le distanze erano brevi, in Germania massimamente brevi, in più nel frattempo era arrivato il capitalismo. Bach cambiò non so più quanti padroni, c' era sempre qualcosa che non andava e poteva farlo.
A Lubecca i bottegai già organizzavano i primi concerti pubblici, gli organi e la musica venivano trascinati fuori dalle Chiese. Il musico benedice l' iniziativa e passa all' incasso salutando benevolo questa nuova fonte d' introito.
Principi, concerti e commissioni private: comincia la bella vita.
Le nazioni che non producono talenti se li comprano: l' Inghilterra si compra Haydn e Handel. Ad Haydn viene chesto come mai non avesse composto quintetti, rispose il milionario: "nessuno me l' ha chiesto".
Il cattolicesimo porta gaiezza nei costumi e il capitalismo ricchezza negli averi. Dove la concentrazione di cattolicesimo e capitalismo è massima fiorisce anche la musica. Nasce l' opera italiana.
In Francia la musica è cosa per burocrati di stato. I burocrati sono prevedibili, si organizzano sempre alla stessa maniera, una bella piramide e via. Sul vertice della piramide ci piazzarono Lully, si suonava solo roba sua o dei suoi favoriti. Conseguenze: Venezia metteva in scena una dozzina di opere all' anno, la Francia una, del solito di Lully.
Ma cattolicesimo e capitalismo c' erano anche a Vienna, ecco spiegato Mozart, un compositore benestante che ebbe qualche problema economico solo quando scoppiò la guerra con i turchi e si ammalò tutta la famiglia di botto (che sfiga). Morì comunque vagliando offerte che gli venivano un po' dappertutto (Londra, Russia, Amsterdam, Ungheria).
Bach al suo Principe: "alla Vostra esaltante, magnanima e sublime Altezza dal vostro umile schiavo...". Beethoven al suo "... senta se le va bene è così, ci sono 100 principi e un solo Beethoven".
Affianco di commissioni e concerti, arriva il copyright. Si era capito?
L' Ottocento è per l' artista un secolo all' insegna della libertà creativa. Beethoven, con gli ultimi quartetti, tenta di liberarsi anche degli ascoltatori inaugurando la separazione tra musica alta e musica bassa. Sarà Brahms a perfezionarla scrivendo roba talmente astrusa che - scandalo! - non poteva essere eseguita in casa. Schoenberg e Stranvisky, seguendo il solco, evacuano diverse sale da concerto e Cage siglerà il tutto dicendo: "se qualcuno accetta la mia musica, è segno che devo spingermi oltre".
Ma ci sono anche i revival bachiani di Mendelssohn, mai nessuna epoca aveva suonato la musica del passato.
Rivoluzione: il novecento porta radio e dischi. Rivoluzione: la musica si trasforma. Prima era fatta di suoni, ora diventa una performance. Non sarà più quella di prima.
Mi piace quella canzone di Iggy Pop, ma deve essere lui ad inscenarla/cantarla. Non ha senso che io la riproduca strimpellando la mia chitarra, non ha senso avere la partitura, non ha senso ascoltare una cover band. Voglio lui! Non si celebrano messe senza sacerdoti.
Solo radio e dischi mi danno "lui".
Il 90% della musica classica diffusa oggi da Radio e Dischi è stata scritta nel passato. Ma non ingannatevi, spesso è musica contemporanea. Gould che suona Gibbons non è barocco, è musica contemporanea.
La "scelta artistica" per eccellenza non è più la scelta compositiva. Diventa centrale invece la "scelta interpretativa", "la scelta strumentale" (Gardiner, Harnoncourt)... Il capitalismo è performance, l' avete capito o no?
Rivoluzione: la musica non è più suono, è performance. Coltrane o Parker, pescano dal bussolotto cosa suonare stasera, e a noi va benone, cio' che non conta puo' ben essere casuale, non siamo interessati a quello, siamo interessati a Coltrane e Parker che si "esibiscono" evocando lo spirito della loro grande arte.
Intanto tutto è accessibile schioccando le dita, e al negozio di Cocquio Trevisago ritrovo oscuri compositori come Pousser, Aho, Scelsi....
Rivoluzione: nel novecento uno strumento s' impone su tutti: lo studio di registrazione.
Come potrà mai giudicare chi ascolta senza avere un' idea di come suona questo strumento? I Beatles compongono in fretta e furia le canzoni di Sgt. Pepper's, poi spendono 40.000 sterline per registrarlo fondendo 700 ore di nastro. Il 20% dell' arte sta nella prima operazione, l' 80% nella seconda. Nel doppio bianco si passa al rapporto 10/90.
Milton Babbit scrive il manifesto: "Composer as specialist". Intanto Ligeti scrive canoni per 56 voci con "virtuosismi compositivi" inauditi e inudibili. Microtoni e cluster sono il pane quotidiano. Con l' elettronica si andrà oltre. Con il rumore ancora oltre.
Conosciamo bene la legge che domina la società capitalista: divisione del lavoro. Il compositore ha una perizia con cui domina partiture che fanno sembrare rudimentali i grandi capolavori del passato.
L' esito è elitario? Poco male: se la diffusione è a costo zero e il mercato vasto, c' è una nicchia per tutti.
Allam Bloom si lamenta: la musica di oggi è nichilista.
La musica del capitalismo parla di libertà, anticonformismo e scetticismo verso l' autorità. Nazisti e Sovietici spingevano a manetta Bach, Mozart e Beethoven, ma si guardavano bene dal rock e dal jazz, la colonna sonora del capitale. Come il Savonarola, che osteggiava la grande pittura del suo tempo, in fondo avevano fiuto.
mercoledì 17 marzo 2010
Considerazione su musica e arte
Mi racconti una storia?
Bel duello a chi chiede prima. Stavolta hanno vinto i genitori.
The Three Girls from Angela M. Sheehan on Vimeo.
Ipotesi "Babilonia"
La catena dei "perchè" ti ha portato quaggiù, ora che hai toccato il fondo devi scegliere l' ultimo pensiero da pensare, fai che sia quello vero.
Non lasciarti prendere dal panico e rifletti. La concorrenza tra "pensieri ultimi" in fondo puo' essere limitata a due: Teismo o Materialismo? Cosa buttare dalla torre?
Per scegliere in modo rigoroso e responsabile considera i criteri con cui la Scienza screma le sue teorie, mi sembra un buon benchmark:
1. Capacità predittiva.
2. Semplicità.
3. Coerenza con il resto.
4. Niente di meglio in giro.
Bene, scartiamo subito 3: dovendo selezionare una "teoria ultima e completa", non esiste un "resto" a cui porre attenzione.
Ora scartiamo 4: le due teorie in lizza sono complementari tra loro e "in giro" non resta granchè.
Spazziamo via subito anche 1: entrambe le teorie rivali sono compatibili con la Scienza, vero oracolo del nostro tempo.
Veniamo al sodo, veniamo a 2.
Rasoio di Occam? Ci dice di rinunciare agli enti di cui non abbiamo bisogno. Quindi non ci dice nulla, visto che tutto dipende dalla parolina "bisogno".
Cellule, atomi, protoni, quark, brodo primordiale, costanti cosmiche, coincidenze e chi ne ha più ne metta... più che il "caso" è il "casino", un Gran Casino, potremmo chiamarla l' ipotesi "Babilonia"!
Dio: la perfezione infinita... che semplicità!
L' ipotesi di qualcuno che fa tutto è molto più semplice dell' ipotesi di molte cose che fanno una moltitudine di cose molto strane.
Il limite è più articolato dell' illimitato: richiede di essere isolato tramite concettualizzazioni complesse. La velocità della luce newtoniana era supposta infinita finchè non fu necessario ridurla. Il motivo è chiaro: nella scienza come altrove a parità del resto si privilegia la semplicità.
Obiezione: chissà che cervellone incasinato che c' ha Dio!
Risposta: ma il teismo non considera Dio un cervello! Così come io non sono il mio cervello. Sciocchino!
Obiezione: ma chi ha soluzioni tanto semplici s' impigrisce, non si spreme le meningi per "cercare".
Risposta: chissà che tu abbia ragione, posso anche concedere l' "obiezione psicologica", salvo precisare che è estranea alla valutazione scientifica dei 4 Criteri.
E dire che quasi quasi mi vergognavo della vecchietta ignorante che va in Chiesa e sgrana rosari come pannocchie; ora, in quanto indizio della semplicità divina, la sua esistenza diventa un punto di forza. Perchè dobbiamo correre a psicanalizzarla? Forse, visto che la spiegazione di Tutto è tanto semplice, ha solo "capito". Poverina.
Bene, il setaccio della Scienza ha dunque parlato. Spero qualcuno abbia ascoltato.
Per ascoltarlo meglio consiglio comunque il libro che ho appena finito di leggere. Farsi raccontare quanto ho detto dai piani alti dell' Accademia puo' essere rassicurante di per se'.
Non lasciarti prendere dal panico e rifletti. La concorrenza tra "pensieri ultimi" in fondo puo' essere limitata a due: Teismo o Materialismo? Cosa buttare dalla torre?
Per scegliere in modo rigoroso e responsabile considera i criteri con cui la Scienza screma le sue teorie, mi sembra un buon benchmark:
1. Capacità predittiva.
2. Semplicità.
3. Coerenza con il resto.
4. Niente di meglio in giro.
Bene, scartiamo subito 3: dovendo selezionare una "teoria ultima e completa", non esiste un "resto" a cui porre attenzione.
Ora scartiamo 4: le due teorie in lizza sono complementari tra loro e "in giro" non resta granchè.
Spazziamo via subito anche 1: entrambe le teorie rivali sono compatibili con la Scienza, vero oracolo del nostro tempo.
Veniamo al sodo, veniamo a 2.
Rasoio di Occam? Ci dice di rinunciare agli enti di cui non abbiamo bisogno. Quindi non ci dice nulla, visto che tutto dipende dalla parolina "bisogno".
Cellule, atomi, protoni, quark, brodo primordiale, costanti cosmiche, coincidenze e chi ne ha più ne metta... più che il "caso" è il "casino", un Gran Casino, potremmo chiamarla l' ipotesi "Babilonia"!
Dio: la perfezione infinita... che semplicità!
L' ipotesi di qualcuno che fa tutto è molto più semplice dell' ipotesi di molte cose che fanno una moltitudine di cose molto strane.
Il limite è più articolato dell' illimitato: richiede di essere isolato tramite concettualizzazioni complesse. La velocità della luce newtoniana era supposta infinita finchè non fu necessario ridurla. Il motivo è chiaro: nella scienza come altrove a parità del resto si privilegia la semplicità.
Obiezione: chissà che cervellone incasinato che c' ha Dio!
Risposta: ma il teismo non considera Dio un cervello! Così come io non sono il mio cervello. Sciocchino!
Obiezione: ma chi ha soluzioni tanto semplici s' impigrisce, non si spreme le meningi per "cercare".
Risposta: chissà che tu abbia ragione, posso anche concedere l' "obiezione psicologica", salvo precisare che è estranea alla valutazione scientifica dei 4 Criteri.
E dire che quasi quasi mi vergognavo della vecchietta ignorante che va in Chiesa e sgrana rosari come pannocchie; ora, in quanto indizio della semplicità divina, la sua esistenza diventa un punto di forza. Perchè dobbiamo correre a psicanalizzarla? Forse, visto che la spiegazione di Tutto è tanto semplice, ha solo "capito". Poverina.
Bene, il setaccio della Scienza ha dunque parlato. Spero qualcuno abbia ascoltato.
Per ascoltarlo meglio consiglio comunque il libro che ho appena finito di leggere. Farsi raccontare quanto ho detto dai piani alti dell' Accademia puo' essere rassicurante di per se'.
martedì 16 marzo 2010
Strani abbracci
Uno strano abbraccio avvinghia l' Etica e l' Efficienza.
Il guaio dell' utilitarismo è che non è mai utile... per tutti. Altrimenti chiuderemmo baracca & burattini.
La cosa sembra chiara. Servono davvero degli esempi? Pesco dal mazzo: abolire il comunismo in Nord Corea sarebbe bello ed efficiente. Ma non per Kim Jong-Il.
Tappo la falla inventandomi un "feliciometro", ma i feliciometri non funzionano mai. La falla si allarga e la barca dell' utilitarsmo affonda.
Come confrontare il segno meno di Dittatore & Scagnozzi, con il segno più del Coreano medio? Pantano generale.
E qui la morale entra in ballo... se non volete che entri in ballo l' irrazionalità.
Prsento i miei due articoli di fede in merito: 1. i "feliciometri" più prudenti, dovrebbero confermare l' intuizione etica (amen!); 2. se l' efficientismo è pieno di limiti, l' etica è piena di dogmi, si discute poco da quelle parti; l' utilitarismo, al contrario, pur non arrivando a niente, alimenta lo scambio e il cambio di idee, cerchiamo quindi di gettare solo l' acqua sporca.
Da notare che chi sottoscrive il primo articolo, corre spedito a firmare in calce al secondo. Purchè i puntini vengano messi sulle i. Chi nicchia sul primo, raggela tremebondo di fronte al secondo.
Mi sembra comunque l' accrocco migliore per far convivere questi due vicini tanto litigiosi quanto preziosi per animare la vita del nostro piccolo e meraviglioso condominio.
link
P.S. A proposito, vedo che il buon berlic ogni tanto butta l' occhio dalle nostre parti e mi affretto a consigliare il suo blog. Ricordo che il post a cui si aggancia il presente mi fu ispirato da un piccolo scambio con lui. Mi sembrava giusto integrare il tutto con un match tra pesi massimi.
Il guaio dell' utilitarismo è che non è mai utile... per tutti. Altrimenti chiuderemmo baracca & burattini.
La cosa sembra chiara. Servono davvero degli esempi? Pesco dal mazzo: abolire il comunismo in Nord Corea sarebbe bello ed efficiente. Ma non per Kim Jong-Il.
Tappo la falla inventandomi un "feliciometro", ma i feliciometri non funzionano mai. La falla si allarga e la barca dell' utilitarsmo affonda.
Come confrontare il segno meno di Dittatore & Scagnozzi, con il segno più del Coreano medio? Pantano generale.
E qui la morale entra in ballo... se non volete che entri in ballo l' irrazionalità.
Prsento i miei due articoli di fede in merito: 1. i "feliciometri" più prudenti, dovrebbero confermare l' intuizione etica (amen!); 2. se l' efficientismo è pieno di limiti, l' etica è piena di dogmi, si discute poco da quelle parti; l' utilitarismo, al contrario, pur non arrivando a niente, alimenta lo scambio e il cambio di idee, cerchiamo quindi di gettare solo l' acqua sporca.
Da notare che chi sottoscrive il primo articolo, corre spedito a firmare in calce al secondo. Purchè i puntini vengano messi sulle i. Chi nicchia sul primo, raggela tremebondo di fronte al secondo.
Mi sembra comunque l' accrocco migliore per far convivere questi due vicini tanto litigiosi quanto preziosi per animare la vita del nostro piccolo e meraviglioso condominio.
link
P.S. A proposito, vedo che il buon berlic ogni tanto butta l' occhio dalle nostre parti e mi affretto a consigliare il suo blog. Ricordo che il post a cui si aggancia il presente mi fu ispirato da un piccolo scambio con lui. Mi sembrava giusto integrare il tutto con un match tra pesi massimi.
Nostalgia delle passate stitichezze
Quanti musici girano oggi tecnicamente dotati quanto Mendelssohn? Legioni.
Quanti poeticamente al suo pari? Un' infinità. Anzi, due.
Naturalmente nessuno "riscrive" le sinfonie di Mendelssohn, si sentirebbero e sarebbero bollati come manieristi marcescenti. Da quei talenti così amorosamente coltivati ci aspettiamo l' arte del nostro tempo senza che si perda tempo in sterili esercizi.
Ma sul punto non insisto oltre, è impossibile dire se Pierre Boulez, o Morton Feldman, o Barry Guy, o george Lewis, o Charles Mingus, o... abbiano prodotto "più o meno bellezza" rispetto a Mendelssohn. Mi basta rilevare il rapporto numerico di 1:1000.
Anche perchè la reale differenza rispetto al passato la fa la diffusione: la società dei consumi ci ricopre di "bello" doc per il modo geniale in cui lo "trasporta".
Taglio la testa al toro con un quesito: l' amante del bello preferirà nascere oggi o coevo di Mendelssohn?
Sciagurata colui che sceglie la seconda opzione!
Se proprio il suo animo delicato non riesce a penetrare l' arte di Tim Hodgkinson, se proprio non ce la fa a capire che Cornelius Cadrew è un ottimo sostituto di Mendelssohn, con pochi euro puo' tenersi in casa tutte le sinfonie del venerato Idolo eseguite in modo fantastico e ascoltabili tutte le sere.
Miracolo? No, società dei consumi. Fine del discorso.
Vediamo ora quei campi in cui la semplice tecnica non fa finire tanto brutalmente il discorso.
Moby Dick? Capolavoro.
Ma mi vengono in mente almeno un centinaio di libri del novecento al suo pari. Se ci penso ancora un po' me ne vengono in mente altri 100, ne sono certo. Riflettendo trenta secondi sugli ultimi anni sono a quota 15. Tutti libri a cui manca quel centinaio di pagine di troppo che c' è in Moby Dick e che spero salterai indirizzando in modo più proficuo la tua sete di bellezza.
Nell' ultimo anno, tanto per mantenere il mare come scenografia, l' afflato epico, e la potenza poetica basterebbe l' antillano Derek Walcott. Oppure l' australiano Les Murray. Oppure... Sono prodotti letterariamente molto più sofisticati rispetto a Melville, ma altrettanto d' impatto.
Più sofisticati e ricercati? Ma è ovvio! Ascolta Harold Bloom: i grandi del passato sono grandi per il valore genealogico della loro opera prima ancora che il valore assoluto. Dunque i nostri sono nani sulle spalle di giganti? Direi nani su una colonna smisurata di nani con qualche gigante qua e là. Sta di fatto che sono nani altissimi ma soprattutto nessun gigante è tanto alto quanto il nano che si siede sulle sue spalle. E nani del genere per nostra fortuna proliferano come formiche al campeggio.
Anche qui basta schioccare le dita. Miracolo? No, società dei consumi.
Ri-fine del discorso.
Ultima perplessità da fugare: di fronte all' evidenza, come spiegare la posizione del "pessimista culturale" (pc).
Cowen cita i tre bias cognitivi del pc. Ho fretta, c' è troppa bellezza in giro e rischio di perderla, lascia che dedichi un rigo per ogni centuria di pagine:
1. Il pc ama cio' che gli hanno insegnato ad amare e cio' che ha imparato ad amare. Nel giudicare, poi, non tiene conto di questo fatto elementare. Premessa finale: imparare costa.
2. il pc confronta il "meglio" del passato - l' unico dato a disposizione - con il "complesso" dell' oggi. Mele con Pere, insomma. Non dategli addosso, non ha alternative. Vedi punto seguente.
3. Il consumo della cultura contemporanea è inefficiente: procediamo a tentoni, perdiamo tempo, non sappiamo dove stia il meglio. Per il passato la pappa è pronta, mille inteligenze ce l' hanno per-masticata.
C' è poi il pessimismo culturale degli artisti: la concorrenza furibonda rispetto al passato è davvero scocciante.
c' è il pessimismo culturale dei marxisti (Scuola di Francoforte): siccome a New York non spuntano i Soviet, ecco che a New York fa schifo tutto, produzione culturale compresa.
C' è il pessimismo culturale dei religiosi: siccome NY è secolarizzata, a NY tutto è demoniaco.
C' è il pessimismo culturale dei conservatori: siccome la società cambia e non sta ferma mai, il cambiamento imbarca solo schifezze e degrado.
C' è il pessimismo culturale dei multiculturalisti: siccome il darwinismo culturale s' inghiotte intere "culture", le digerisce e le restituisce irriconoscibili, allora non è abbastanza "culturale".
C' è il pessimismo culturale delle elite: siccome la cultura si diffonde troppo, allora fa schifo per definizione (è la posizione consueta di chi batte cassa).
Ci sono tanti pessimismi culturali, tutti frutto di una logica fallace con i fatti che se ne vanno per conto loro completamente trascurati.
***
Ma su una cosa posso essere d' accordo. La nostra capacità di assorbire bellezza potrebbe essere limitata. Averne troppa a disposizione potrebbe dunque produrre solo effetti negativi: costo opportunità e costo di concentrazione.
Ecco l' unica via per arrivare alla meta agognata, ovvero per rimpiangere la stitichezza del passato.
Quanti poeticamente al suo pari? Un' infinità. Anzi, due.
Naturalmente nessuno "riscrive" le sinfonie di Mendelssohn, si sentirebbero e sarebbero bollati come manieristi marcescenti. Da quei talenti così amorosamente coltivati ci aspettiamo l' arte del nostro tempo senza che si perda tempo in sterili esercizi.
Ma sul punto non insisto oltre, è impossibile dire se Pierre Boulez, o Morton Feldman, o Barry Guy, o george Lewis, o Charles Mingus, o... abbiano prodotto "più o meno bellezza" rispetto a Mendelssohn. Mi basta rilevare il rapporto numerico di 1:1000.
Anche perchè la reale differenza rispetto al passato la fa la diffusione: la società dei consumi ci ricopre di "bello" doc per il modo geniale in cui lo "trasporta".
Taglio la testa al toro con un quesito: l' amante del bello preferirà nascere oggi o coevo di Mendelssohn?
Sciagurata colui che sceglie la seconda opzione!
Se proprio il suo animo delicato non riesce a penetrare l' arte di Tim Hodgkinson, se proprio non ce la fa a capire che Cornelius Cadrew è un ottimo sostituto di Mendelssohn, con pochi euro puo' tenersi in casa tutte le sinfonie del venerato Idolo eseguite in modo fantastico e ascoltabili tutte le sere.
Miracolo? No, società dei consumi. Fine del discorso.
Vediamo ora quei campi in cui la semplice tecnica non fa finire tanto brutalmente il discorso.
Moby Dick? Capolavoro.
Ma mi vengono in mente almeno un centinaio di libri del novecento al suo pari. Se ci penso ancora un po' me ne vengono in mente altri 100, ne sono certo. Riflettendo trenta secondi sugli ultimi anni sono a quota 15. Tutti libri a cui manca quel centinaio di pagine di troppo che c' è in Moby Dick e che spero salterai indirizzando in modo più proficuo la tua sete di bellezza.
Nell' ultimo anno, tanto per mantenere il mare come scenografia, l' afflato epico, e la potenza poetica basterebbe l' antillano Derek Walcott. Oppure l' australiano Les Murray. Oppure... Sono prodotti letterariamente molto più sofisticati rispetto a Melville, ma altrettanto d' impatto.
Più sofisticati e ricercati? Ma è ovvio! Ascolta Harold Bloom: i grandi del passato sono grandi per il valore genealogico della loro opera prima ancora che il valore assoluto. Dunque i nostri sono nani sulle spalle di giganti? Direi nani su una colonna smisurata di nani con qualche gigante qua e là. Sta di fatto che sono nani altissimi ma soprattutto nessun gigante è tanto alto quanto il nano che si siede sulle sue spalle. E nani del genere per nostra fortuna proliferano come formiche al campeggio.
Anche qui basta schioccare le dita. Miracolo? No, società dei consumi.
Ri-fine del discorso.
Ultima perplessità da fugare: di fronte all' evidenza, come spiegare la posizione del "pessimista culturale" (pc).
Cowen cita i tre bias cognitivi del pc. Ho fretta, c' è troppa bellezza in giro e rischio di perderla, lascia che dedichi un rigo per ogni centuria di pagine:
1. Il pc ama cio' che gli hanno insegnato ad amare e cio' che ha imparato ad amare. Nel giudicare, poi, non tiene conto di questo fatto elementare. Premessa finale: imparare costa.
2. il pc confronta il "meglio" del passato - l' unico dato a disposizione - con il "complesso" dell' oggi. Mele con Pere, insomma. Non dategli addosso, non ha alternative. Vedi punto seguente.
3. Il consumo della cultura contemporanea è inefficiente: procediamo a tentoni, perdiamo tempo, non sappiamo dove stia il meglio. Per il passato la pappa è pronta, mille inteligenze ce l' hanno per-masticata.
C' è poi il pessimismo culturale degli artisti: la concorrenza furibonda rispetto al passato è davvero scocciante.
c' è il pessimismo culturale dei marxisti (Scuola di Francoforte): siccome a New York non spuntano i Soviet, ecco che a New York fa schifo tutto, produzione culturale compresa.
C' è il pessimismo culturale dei religiosi: siccome NY è secolarizzata, a NY tutto è demoniaco.
C' è il pessimismo culturale dei conservatori: siccome la società cambia e non sta ferma mai, il cambiamento imbarca solo schifezze e degrado.
C' è il pessimismo culturale dei multiculturalisti: siccome il darwinismo culturale s' inghiotte intere "culture", le digerisce e le restituisce irriconoscibili, allora non è abbastanza "culturale".
C' è il pessimismo culturale delle elite: siccome la cultura si diffonde troppo, allora fa schifo per definizione (è la posizione consueta di chi batte cassa).
Ci sono tanti pessimismi culturali, tutti frutto di una logica fallace con i fatti che se ne vanno per conto loro completamente trascurati.
***
Ma su una cosa posso essere d' accordo. La nostra capacità di assorbire bellezza potrebbe essere limitata. Averne troppa a disposizione potrebbe dunque produrre solo effetti negativi: costo opportunità e costo di concentrazione.
Ecco l' unica via per arrivare alla meta agognata, ovvero per rimpiangere la stitichezza del passato.
La caccia
Pensierini sul terzo Mondo:
1. Esiste un "circolo della povertà": senza una leva esterna non se ne esce.
2. Il colonialismo è la causa ultima della povertà.
3. E la penultima è la sovrapopolazione, vero flagello di Dio.
Ed ora le scoperte che li hanno resi obsoleti trasformando d' incanto tanta sicumera in luogo comune:
1. Nessuno degli attuali Paesi sviluppati ha ricevuto in passato aiuti dall' esterno.
2. Gli Stati ex-colonie stanno meglio degli altri. Chi si è "liberato" dopo sta meglio di chi si è "liberato" prima.
3. E' la condotta degli uomini a creare ricchezza, non il loro numero.
Questi tre righi sono la selvaggina di una caccia durata lo spazio di una vita: quella di Peter Bauer.
Anticlericale e agnostico, chiese funerali cattolici alla sua morte.
Presuntuoso! Bacchettò così l' economista suo collega che usava troppa matematica a sproposito anzichè scendere sul campo. Incompetente! Bacchettò così la Chiesa che varava piani di "assistenza" anzichè spirituali.
Non serve il pesce, non serve molto nemmeno saper pescare: serve saper scambiare il pescato evitando di tenerselo stretto!
Peter Bauer non c' è più e finalmente in Italia esce benemerito un suo libro.
Sul solco da lui tracciato, nel tentativo di arginare la valanga di perniciosi aiuti, oggi lavorano indefessi Dambisa Moyo e Glenn Hubbard, tanto per dirne due.
1. Esiste un "circolo della povertà": senza una leva esterna non se ne esce.
2. Il colonialismo è la causa ultima della povertà.
3. E la penultima è la sovrapopolazione, vero flagello di Dio.
Ed ora le scoperte che li hanno resi obsoleti trasformando d' incanto tanta sicumera in luogo comune:
1. Nessuno degli attuali Paesi sviluppati ha ricevuto in passato aiuti dall' esterno.
2. Gli Stati ex-colonie stanno meglio degli altri. Chi si è "liberato" dopo sta meglio di chi si è "liberato" prima.
3. E' la condotta degli uomini a creare ricchezza, non il loro numero.
Questi tre righi sono la selvaggina di una caccia durata lo spazio di una vita: quella di Peter Bauer.
Anticlericale e agnostico, chiese funerali cattolici alla sua morte.
Presuntuoso! Bacchettò così l' economista suo collega che usava troppa matematica a sproposito anzichè scendere sul campo. Incompetente! Bacchettò così la Chiesa che varava piani di "assistenza" anzichè spirituali.
Non serve il pesce, non serve molto nemmeno saper pescare: serve saper scambiare il pescato evitando di tenerselo stretto!
Peter Bauer non c' è più e finalmente in Italia esce benemerito un suo libro.
Sul solco da lui tracciato, nel tentativo di arginare la valanga di perniciosi aiuti, oggi lavorano indefessi Dambisa Moyo e Glenn Hubbard, tanto per dirne due.
lunedì 15 marzo 2010
Wurstel insipidi
Guardate laggiù chi sta seduto al tavolino della birreria. C' è il vecchio dott. Brecht alle prese con il solito wurstel da tre soldi.
Il burbero dott. Brecht ci scruta in tralice, si mette in guardia alla maniera dei pugili, finchè rompe gli indugi e sferra un gancio allungando il suo guantone... per strisciarci sulla guancia una ruvida carezza.
Poi torna a rosicchiare il suo wurster insipido, tanto per mettere in chiaro che lui non è un intellettuale dispersivo, che lui ha da tempo rinunciato a pensare tutti i pensieri. Ne ha scelti alcuni, li ha avvolti con cura nella sua carta stagnola, e con quelli si è rimpiattato in trincea.
Questi rivoluzionari... sono proprio abitudinari. Glielo leggi in faccia lo scontento per le cose che non stanno mai ferme, progresso compreso. Cosa c' è di meglio allora che il Wurster non-cucinato al modo in cui non-lo-cucinava la mamma? Sempre quello, ora come allora.
D' altronde a lui piace così il cibo: insipido, disadorno, dimesso. Chi non scorge in tutto cio' una patente civetteria?
La civetteria ingenua del rude ormai prolifico solo nello scrivere libri... viene in mente il Corona gasato dalle cantilene della Bignardi come un bimbetto quando hai ospiti in casa.
Cessa la guerra, ma a lui dispiace sfangare la trincea; e quando lo congedano a forza si aggirerà tra i nostri divertimenti con il fare del reduce rancoroso. Cerca dove affondare la baionetta e trova solo morbidi cuscini, cerca la mischia rigeneratrice e trova solo sangue colorato.
Brecht davanti al suo wurstel insipido... Chi non scorge i fasulli rimpianti dell' arricchito, del fresco borghese? Come farsi perdonare al più presto la scalata sociale? Che forma dare alla punizione da autoprescriversi?
E poi, chi non trova sbilanciato un uomo che ha scelto di sbilanciarsi tanto? Chi non scorge ad ogni suo passo mille zoppie? Chi non nota insicurezza in colui che reagisce alle critiche radicalizzando ulteriormente le sue posizioni? Chi non trae almeno dieci difetti da ciascuno dei difetti appena rilevati?
Gli spiriti guerrieri come il suo amano denunciare la putrescente tranquillità della pace (borghese), è una debolezza insuperabile.
Naturalmente lo fanno in nome della "vera pace", mai disgiunta dalla giustizia. Quest' ultima da conseguire mediante crociata con in appendice la messa in cantiere dell' Uomo Nuovo. Gliene serve uno su misura per lubrificare i meccanismi ritorti della macchinosa Utopia.
Poichè i mulini a vento di allora decisero di indossare le svastiche, il cantore di denunce ebbe la sua ora di gloria, le sue immobili lancette segnarono l' ora esatta come per incanto. Forse urtato da tanta rispettabilità guadagnata, il mangiatore di Wurster insipidi si fece stalinista e finalmente, ma a fatica, fu ricoperto del fango che agognava.
Il dott. Brecht ora siede al baretto su un tavolo in disparte, continua imperterrito a cantilenare la sua canzone da tre soldi. Quella valuta è ormai fuoricorso, il vocalizzo imbarazzante, la melodia monocorde... ma è pur sempre la "sua" canzone. Tanto attaccamento a cose che valgono tanto poco, tanto appetito per cose tanto insipide, meritano lo scappellamento del passante. E tutto sommato non mi è spaiciuto affatto passare di qua.
Il burbero dott. Brecht ci scruta in tralice, si mette in guardia alla maniera dei pugili, finchè rompe gli indugi e sferra un gancio allungando il suo guantone... per strisciarci sulla guancia una ruvida carezza.
Poi torna a rosicchiare il suo wurster insipido, tanto per mettere in chiaro che lui non è un intellettuale dispersivo, che lui ha da tempo rinunciato a pensare tutti i pensieri. Ne ha scelti alcuni, li ha avvolti con cura nella sua carta stagnola, e con quelli si è rimpiattato in trincea.
Questi rivoluzionari... sono proprio abitudinari. Glielo leggi in faccia lo scontento per le cose che non stanno mai ferme, progresso compreso. Cosa c' è di meglio allora che il Wurster non-cucinato al modo in cui non-lo-cucinava la mamma? Sempre quello, ora come allora.
D' altronde a lui piace così il cibo: insipido, disadorno, dimesso. Chi non scorge in tutto cio' una patente civetteria?
La civetteria ingenua del rude ormai prolifico solo nello scrivere libri... viene in mente il Corona gasato dalle cantilene della Bignardi come un bimbetto quando hai ospiti in casa.
Cessa la guerra, ma a lui dispiace sfangare la trincea; e quando lo congedano a forza si aggirerà tra i nostri divertimenti con il fare del reduce rancoroso. Cerca dove affondare la baionetta e trova solo morbidi cuscini, cerca la mischia rigeneratrice e trova solo sangue colorato.
Brecht davanti al suo wurstel insipido... Chi non scorge i fasulli rimpianti dell' arricchito, del fresco borghese? Come farsi perdonare al più presto la scalata sociale? Che forma dare alla punizione da autoprescriversi?
E poi, chi non trova sbilanciato un uomo che ha scelto di sbilanciarsi tanto? Chi non scorge ad ogni suo passo mille zoppie? Chi non nota insicurezza in colui che reagisce alle critiche radicalizzando ulteriormente le sue posizioni? Chi non trae almeno dieci difetti da ciascuno dei difetti appena rilevati?
Gli spiriti guerrieri come il suo amano denunciare la putrescente tranquillità della pace (borghese), è una debolezza insuperabile.
Naturalmente lo fanno in nome della "vera pace", mai disgiunta dalla giustizia. Quest' ultima da conseguire mediante crociata con in appendice la messa in cantiere dell' Uomo Nuovo. Gliene serve uno su misura per lubrificare i meccanismi ritorti della macchinosa Utopia.
Poichè i mulini a vento di allora decisero di indossare le svastiche, il cantore di denunce ebbe la sua ora di gloria, le sue immobili lancette segnarono l' ora esatta come per incanto. Forse urtato da tanta rispettabilità guadagnata, il mangiatore di Wurster insipidi si fece stalinista e finalmente, ma a fatica, fu ricoperto del fango che agognava.
Il dott. Brecht ora siede al baretto su un tavolo in disparte, continua imperterrito a cantilenare la sua canzone da tre soldi. Quella valuta è ormai fuoricorso, il vocalizzo imbarazzante, la melodia monocorde... ma è pur sempre la "sua" canzone. Tanto attaccamento a cose che valgono tanto poco, tanto appetito per cose tanto insipide, meritano lo scappellamento del passante. E tutto sommato non mi è spaiciuto affatto passare di qua.
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