lunedì 15 aprile 2019

SCHIAVI DEI ROBOT

SCHIAVI DEI ROBOT

Secondo chi studia queste cose a tempo pieno, i robot intelligenti suscitano due paure:

1) FOOM. Quando il primo robot intelligente saprà costruire un robot più intelligente di lui che saprà costruire un robot più intelligente di lui, l'intelligenza esploderà e il robot monopolista conquisterà il mondo. Questo potrebbe avvenire nel corso di un week-end.

1) AGENCY. Demanderemo molti compiti a robot sempre più intelligenti, i quali ci inganneranno eludendo i nostri controlli. L'intelligenza è soprattutto capacità di ingannare: i bambini più intelligenti, ricordiamolo, sono quelli che dicono più bugie.

Il primo è un classico problema legato alla crescita innovativa, il secondo un classico problema legato ai costi di agenzia.

Ebbene, esiste una vasta e rassicurante letteratura economica sia sul primo tema che sul secondo: storicamente, la stragrande maggioranza dell'innovazione è stata lenta, incrementale e distribuita in settori e luoghi differenziati, difficilmente si diffonde attraverso monopoli; l'azzardo morale puo' essere controllato.

Certo, chi sostiene "questa volta sarà diverso" non dà valore ai precedenti. Io sì.

http://www.overcomingbias.com/2019/04/agency-failure-ai-apocalypse.html

sabato 13 aprile 2019

UN ARGOMENTO CONTRO LA LIBERA MIGRAZIONE

UN ARGOMENTO CONTRO LA LIBERA MIGRAZIONE

Per chi crede nel diritto di autodeterminazione dei popoli (per esempio l' ONU), ecco un buon argomento contro la libera migrazione.

1) Il diritto all'autodeterminazione degli stati dà loro il diritto di scegliere con chi desiderano associarsi.

2) Gli immigranti vorrebbero associarsi allo stato in cui giungono.

3) Pertanto, gli stati con diritto all'autodeterminazione hanno il diritto di respingere gli immigrati.

IMO: 2 è deboluccio: gli immigrati non vogliono associarsi allo stato ma ad alcuni dei suoi componenti. Se fosse così, il diritto di migrare sarebbe accompagnato dalla condizione di cittadini di serie B.

https://bleedingheartlibertarians.com/2019/04/open-borders-and-self-determination/

venerdì 12 aprile 2019

GIUDICARE LE SCATOLE NERE

GIUDICARE LE SCATOLE NERE

Leggo che sarà difficile giudicare la legalità delle decisioni di un'azienda quando tali decisioni saranno di fatto affidate a una macchina intelligente.

Sta colludendo con dei concorrenti? Sta praticando prezzi predatori? Sta discriminando? Sta eludendo?

Per l'impresa la macchina è una "scatola nera". Si affida a lei per esperienze soddisfacenti fatte o riportate da terzi. Purtroppo, anche per la giustizia è una "scatola nera". https://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2019/04/an-interview-with-preston-mcafee.html

Prendiamo un caso frequente in ambito antitrust:  ciò che è specificamente illegale è l'accordo tra concorrenti sui prezzi da praticare. Non devi necessariamente manipolare i prezzi, devi solo accettare di farlo.

I tribunali hanno riconosciuto che un ammiccamento e un cenno del capo possono rappresentare  un accordo. Cioè, possiamo accordarci senza scrivere un contratto. Allora, qual è l'ammiccamento e l'equivalente di un cenno del capo per le macchine?

LINK grazie!

Panagopoulos ha pubblicato uno studio relativo a tre elezioni negli Stati Uniti in cui ha scoperto che gli elettori che hanno inviato una cartolina ringraziandoli per aver votato nelle ultime elezioni avevano significativamente più probabilità di votare nelle prossime elezioni rispetto a quelli inviati cartolina semplicemente incoraggiandoli a votare.

DEFINIZIONE

Robert Emmons e Michael McCullough, ad esempio, definiscono la gratitudine come un processo in due fasi: 1) "riconoscere che si è ottenuto un risultato positivo" e 2) "riconoscere che esiste una fonte esterna per questo risultato positivo".

ORIGINE EVOLUTIVA

Animali diversi come pesci, uccelli e pipistrelli vampiri si impegnano in "altruismo reciproco" - comportamenti in cui ripagano le buone azioni fatte loro da altri.

FISIOLOGIA

Nel frattempo, i neuroscienziati hanno identificato aree cerebrali che sono probabilmente coinvolte nell'esperienza e nell'esprimere gratitudine (si è scoperto che le persone che hanno più esperienza della gratitudine hanno più materia grigia in un'area della corteccia temporale inferiore destra).

I bambini hanno scarsa gratitudine. Il sentimento si sviluppa con la maturità.

COSA DETERMINA LA GRATITUDINE

Questi includono le intenzioni percepite del benefattore, il costo apparente per il benefattore, il valore percepito del dono al destinatario e se il dono è stato fornito per scelta. Un altro recente studio di studenti universitari ha scoperto che i livelli di narcisismo auto-riportati all'inizio dello studio erano significativamente associati negativamente con i livelli di gratitudine due mesi dopo, forse perché, i ricercatori scrissero: "Gli individui ricchi di narcisismo potrebbero anche non notare che un dono è stato conferito perché ritengono di aver diritto al beneficio. "

SOCIETA'
Diversi studi hanno trovato associazioni tra elementi di religiosità e gratitudine disposizionale, suggerendo che potrebbe esserci un legame tra i due. Uno studio ha scoperto che le persone assegnate a pregare per il loro partner, o pregare in generale, per quattro settimane hanno riportato maggiore gratitudine alla fine dello studio rispetto alle persone che erano state assegnate a pensare alle loro attività quotidiane oa pensare pensieri positivi sul loro partner.

BENEFICI INDIVIDUALI
È stato dimostrato che la gratitudine è correlata con molti altri esiti fisici e psicologici positivi, sebbene la causalità sia spesso molto più difficile da verificare. Tuttavia, una manciata di studi suggeriscono che le persone più riconoscenti possono essere più sane, e altri suggeriscono che le pratiche scientificamente progettate per aumentare la gratitudine possono anche migliorare la salute e incoraggiare l'adozione di abitudini più salutari.

https://www.templeton.org/discoveries/gratitude

RENDIAMO GRAZIE.

RENDIAMO GRAZIE.
Ci vuole un Dio potente (o la meraviglia che suscita un bambino) per farci capire che dobbiamo "rendere grazie".
Stupirci più di tanto per la tecnologia non è nelle nostre corde.
Quando l'antropologo Napoleon Chagnon presesentò agli Yanomano (popolazione primitiva che viveva al confine tra Venezuela e Brasile senza alcun contatto con la civiltà) il suo accendino, non si mostrarono particolarmente meravigliati: lo volevano, non lo ammiravano.
Quando a mia mamma mostrai le meraviglie di Google Street eravamo al mare e le feci fare un "giretto" vicino a casa nostra. Lei, dopo un passeggero istante di stupefazione, pretese subito di più: "non puoi entrare dentro che devo controllare se ho lasciato le finestre aperte?". Sicuramente, vedendomi traccheggiare, avrà pensato alla solita fregatura.

giovedì 11 aprile 2019

NOI DISSOCIATI

Purtroppo, con il passare degli anni tutte le parti della mia mente si alleano, sono sempre meno dissociato, ho domato quei comparti ribelli che mi costringevano a fare cose più interessanti, o che introducevano casualità e varietà nella mia vita.

P.S. Leggo che Ed Boyden ha avanzato dubbi sui farmaci che focalizzano l'attenzione come Ritalin o Adderall. Forse rendono le persone più concentrate, ma sacrificano il "vagabondaggio mentale" e la creatività, facoltà meno utili per la produttività personale ma benefiche per l'umanità.

https://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2019/04/my-conversation-with-ed-boyden-of-mit.html

ELOGIO DEL MALFUNZIONAMENTO

ELOGIO DEL MALFUNZIONAMENTO SOSPESA

Il Pronto Soccorso di Varese funziona male in modo tale dal limitarne l’afflusso. Se funzionasse bene tutti ci andrebbero per ogni dolorino e collasserebbe. L’alternativa è tra il malfunzionamento e il collasso.

Se fosse facile ottenere una ricetta ne chiederei una tutti i giorni. Per ottenerne una devo andare dal dottore, fare una coda di mezz’ora e poi andare in farmacia. Per questo mi limito alle più necessarie.

Se l’assistenza software funzionasse bene la contatterei tutti i giorni (e come me tutti i miei colleghi). Ma so già che tra una balla e l’altra devo stare al telefono 20 minuti prima di trovare la persona giusta, in questo modo mi limito a chiamare solo per i casi davvero seri.

Se il servizio Autostrade fosse più chiara pianificherei al meglio il mio viaggio. Ma capisco che se fosse troppo chiaro tutti percorrerebbero le stesse strade creando grandi ingorghi.

Non dico poi di tutti i servigi che rende al paese una burocrazia farraginosa e irritante.

Quello che spesso noi chiamiamo malfunzionamento è solo l’allocazione di costi naturali per avere un sistema efficiente.

La morale: se qualcosa non funziona bene pensaci due volte prima di “migliorarla”. Probabilmente non la capisci fino in fondo.

Lo spiritello di Rawls SAGGIO sul contrattualismo



Lo spiritello di Rawls

La nostra intuizione morale è abbastanza chiara: se tu mi metti le mani in tasca sottraendomi il portafoglio sei un ladro. Tuttavia, c’è qualcuno che potrebbe invece parlare di “ridistribuzione delle risorse”. Ma come giustifica questa apparentemente bizzarra affermazione? Una teoria a cui spesso si ricorre è il contrattualismo: all’origine della nostra società ci sarebbe un contratto sociale che fissa delle regole di equa convivenza, tra queste potrebbero entrare anche degli obblighi legati alla redistribuzione delle risorse. Poiché di questo contratto non c’è traccia, occorre postularlo come ipotetico per poi portare argomenti a suo sostegno. Ora, se l’esistenza del contratto è per sua natura solo un’ipotesi, se una simile ipotesi ha conseguenze che confliggono in modo stridente con le nostre intuizioni etiche primarie, è chiaro che l’ipotesi di cui sopra deve essere avvalorata da argomenti molto forti per poter essere ritenuta credibile. Il contrattualista deve concludere che è inevitabile per gli uomini raggiungere un certo accordo di un certo tipo. Noi dobbiamo giudicare se ci è riuscito.
Attenzione a non confondere il contrattualismo con l’utilitarismo: quest’ultimo si limita a sostenere che certe procedure fanno prosperare la società e non che derivino da un accordo originario. Il contrattualista deve portare una montagna di prove a sostegno dell’ipotesi di un contratto iniziale a prescindere dalla sua utilità. Per lui l’equità deriva dall’esistenza di un accordo, non dal fatto che “funzioni bene”. 
Ma partiamo dall’inizio. I teorici del contratto sociale danno credito all’affermazione secondo cui gli individui acconsentirebbero ad avere uno stato – e magari di un certo tipo – in determinate condizioni.
Il contratto sociale è solo ipotetico: è bello (e comodo) sentirsi sollevati dalla necessità di dover provare qualcosa sulla base dei fatti. La semplice ipotesi che avremmo accettato un determinato accordo sociale in un particolare scenario legittimerebbe tale accordo e gli obblighi che da esso derivano. Questo approccio ha il vantaggio dialettico di non dipendere dai fatti empirici del mondo reale.
Ma qual è il dovere del buon contrattualista? In primo luogo deve mostrare in modo convincente che le persone accetterebbero il contratto sociale che lui ha pensato a tavolino; secondo, deve dimostrare che questo ipotetico consenso è moralmente vincolante.
Ecco un’analogia illuminante. Supponiamo che un paziente privo di sensi sia stato portato in un ospedale, si riscontra la necessità di un rischioso intervento chirurgico per salvargli la vita. In circostanze normali, i medici dovrebbero ottenere il consenso informato del paziente. Qualcuno potrebbe fare appello alla ragionevole convinzione che il paziente acconsentirebbe alla procedura di salvataggio se solo fosse in grado di farlo. Tuttavia, quando facciamo appello al consenso ipotetico, ci riferiamo a qualcosa che deve essere coerente con i valori effettivi e le credenze filosofiche espresse in vita dall’interessato. Esempio, in qualche caso il medico curante, a causa della sua familiarità con un certo paziente, è consapevole che il paziente ha forti obiezioni religiose alla pratica della chirurgia, anche quando è questione di vita o di morte.
L’analogia ha comunque dei limiti: i cittadini non sono né inconsci, né inconsapevoli.
Una strada alternativa al “consenso ipotetico”, almeno secondo il filosofo Nagel, è quella che punta sulla “ragionevolezza”: quando un sistema strettamente volontario è irrealizzabile, un’approssimazione accettabile può essere un accordo sul quale nessuna persona ragionevole avrebbe da ridire.
L’ assunzione della “ragionevolezza” non è da poco poiché le persone reali non sembrano molto ragionevoli. Ad esempio, dobbiamo assumere che le parti ideali dell’accordo siano meglio informate e più razionali della maggior parte delle persone reali. Dietro questo assunto spesso sta quello più imbarazzante per cui è l’autore della teoria a proporsi come più razionale e informato.
In generale, sarebbe meglio non immaginare che le parti dell’ipotetico accordo siano troppo diverse dall’essere umano medio reale, per timore che l’accordo ipotetico perda la sua forza giustificativa. Ad esempio, non dovremmo interessarci a un accordo ipotetico che potrebbe essere raggiunto tra persone che professano una religione particolare.
Purtroppo, i contrattualisti non hanno offerto prove concrete o ragionamenti per dimostrare che un particolare sistema politico sarebbe stato concordato da tutte le persone ragionevoli. Esiste l’ipotesi ma nessuno sforzo di verifica Il loro, in molti casi, è un mero formalismo per esprimere delle intuizioni etiche. Più che pensare a un contratto ipotetico, dovremmo vederlo come una metafora di equità.
Uno come Nagel, o anche come Rawls, non fa alcun serio sforzo per dimostrare che un sistema politico reale possa soddisfare le condizioni da loro poste. Una possibile spiegazione di questa omissione è che, in effetti, nessun governo soddisfa le condizioni di legittimità. La realtà è molto distante dall’ipotesi fatta, che quindi non puo’ dirisi nemmeno “ipotesi”.
C’è poi la questione della vaghezza. Nagel, per esempio, si pone un solo problema: quanto i ricchi debbano dare ai poveri. Poco o tanto? Tutto o niente? Non si sa bene come collocarsi lungo questo spettro vastissimo. Le sue conclusioni sono vaghissime. Talmente vaghe da far sembrare il contrattualismo un approccio inservibile.
D’altronde, il contrattualismo è il paradigma prescelto sia da un propugnatore della tirannide come Hobbes, che dal libertario come James Buchanan. Dentro ci sta tutto.
Rawls è però ottimista. Tuttavia, l’ottimismo di Rawls, sembra poco giustificato. Sembra davvero impossibile che la sua teoria della giustizia possa essere al centro di un consenso tra individui con differenti opinioni religiose, morali e filosofiche.
A Rawls serve un argomento per poter dimostrare che tutte le persone ragionevoli sarebbero d’accordo sui principi da lui individuati a prescindere dalle loro credenze religiose, morali e filosofiche. Un accordo, quindi, indipendente dai contenuti delle credenze. Un mero formalismo che colleghi il contrattualismo all’utilitarismo.
Nagel e Rawls si sono entrambi concentrati sui principi della giustizia distributiva, un settore molto controverso. Il loro fallimento non sorprende considerato il territorio insidioso in cui si sono inoltrati. Forse avrebbero avuto più successo nel difendere un consenso ipotetico sul fatto di avere un governo piuttosto che nessun governo.
Tuttavia, in questo caso, è probabile che la legittimità non prescinda dal contenuto. Se un individuo accetta che ci dovrebbe essere un governo ma crede che dovrebbe essere di un tipo fondamentalmente diverso dal governo che si ritrova di fatto, è dubbio che riesca a giustificarlo adeguatamente. Un caso analogo è quello in cui un individuo desidera che la sua casa sia dipinta di bianco, e l’imbianchino, senza il suo consenso, gliela dipinge di verde. E’ difficile pensare che la volontà di dipingere la casa possa giustificare anche solo parzialmente l’azione dell’imbianchino.
L’accordo sul governo dipende sempre dal contenuto, non puo’ essere un mero formalismo. Non c’è ragione di pensare che le persone ragionevoli raggiungano un accordo sui principi di base del governo senza avere nessun accordo su quale governo o sulla teoria morale di base da adottare. Non esistono principi disincarnati, ovvero una Ragione disincarnata e puramente astratta.
Si potrebbe pensare che io stia imponendo standard eccessivamente rigidi per giustificare l’assetto sociale. Sicuramente il semplice fatto che qualcuno, anche una persona ragionevole, non sia d’accordo con una particolare pratica o un’ istituzione, non è sufficiente a dimostrare che la pratica o l’istituzione non sia giustificata. Il dissidente può semplicemente sbagliarsi (o essere un pazzo che ha senso escludere).
L’obiezione è sensata ma non puo’ porla il contrattualista. Ciò a cui ricorro è un vincolo, non sulla giustificazione delle teorie sociali in generale, ma sulla giustificazione delle teorie sociali attraverso un appello al consenso ipotetico, e questo vincolo non deriva dalle mie opinioni filosofiche ma da quelle dei contrattualisti. Sono questi teorici (Rawls, Nagel, Scanlon…) che hanno stabilito come condizione di legittimità che tutte le persone ragionevoli concordino su un determinato assetto sociale.
Entro più nel merito valutando quando un accordo ipotetico risulta credibile.
Cominciamo con un’analogia. Immagina che un datore di lavoro contatti un potenziale dipendente con un’offerta di lavoro del tutto onesta, ragionevole e attraente, tra cui retribuzione generosa, orari ragionevoli, condizioni di lavoro piacevoli e così via. Se il lavoratore fosse pienamente informato, razionale e ragionevole, accetterebbe l’offerta di lavoro. Tuttavia, tutti noi siamo d’accordo che il datore di lavoro non abbia alcun diritto a costringere il dipendente ad accettare.
Altro caso: non è permesso a un medico imporre coercitivamente una procedura medica a un paziente.
Altra analogia (più problematica): un naufragio ha costretto un certo numero di persone su un‘isola disabitata. L’isola ha una riserva limitata di selvaggina, che può essere cacciata per il cibo ma deve essere conservata per evitare l’estinzione. Supponiamo che l’unico piano ragionevole sia che i naufraghi limitino con attenzione il numero di animali uccisi ogni settimana. Nonostante questo, un passeggero si rifiuta di accettare tale limite. Sembra plausibile ritenere che gli altri passeggeri possano agire contro di lui con la forza.
Le analogie proposte non sono tutte uguali. La differenza più importante è che nel caso del contratto di lavoro c’è  il sequestro di una risorsa, il lavoro del dipendente, su cui  la vittima di coercizione vanta un chiaro diritto; mentre nel caso dell’isola c’è la protezione di una risorsa, la selvaggina, sulla quale è plausibile attribuire un diritto collettivo.
Il nostro caso sembrerebbe più affine a quello del lavoro poiché siamo di fronte ad un sequestro di risorse: lo stato rivendica una parte dei guadagni di tutte le persone, qualunque sia la fonte.
Il contrattualismo implica quindi un doppio standard, ovvero un atteggiamento morale lassista applicato al governo a fronte di atteggiamenti duri per qualsiasi altro soggetto.
Entriamo ora nel merito di un caso concreto. Rawls escogita uno scenario ipotetico, la “posizione originaria“, in cui gli individui raggiungono un accordo sui principi di base per governare la loro società. Questi individui sono ritenuti motivati ​​unicamente dall’interesse personale, ma sono stati temporaneamente privati ​​di ogni conoscenza circa le loro caratteristiche reali. Sono, diciamo così, disincarnati. Sono avvolti, questa è l’espressione scelta, da un “velo d’ignoranza”. Rawls prosegue sostenendo che le persone in questa posizione originaria avrebbero scelto due particolari principi di giustizia per governare la loro società: 1) MINMAX (la società migliore è quella in cui chi sta peggio sta meglio) 2) MAXLIB(la società migliore è quella che massimizza la libertà dei suoi componenti).
Ma come può l’ipotetico contratto  giustificare i principi di giustizia? Rawls offre la seguente osservazione: dal momento che tutti sono collocati in modo simile [nella posizione originale] e nessuno è in grado di progettare azioni per favorire la sua particolare condizione, i principi di giustizia sono il risultato di un accordo equo. I principi di giustizia dovrebbero trattare tutti i membri da pari e dovrebbero neutralizzare e compensare la fortuna.
Ma perché mai un simile accordo dovrebbe chiudersi? Perché Rawls crede che le parti nella posizione originaria potrebbero raggiungere un accordo piuttosto che continuare a dissentire, come fanno le persone nel mondo reale?
Il mondo di Rawls non è quello reale, lo abbiamo capito. Rawls presume che, una volta eliminate tutte le inclinazioni particolari e tutte le caratteristiche individuali (o la loro conoscenza), le persone ragionevoli e razionali saranno convinte dagli stessi argomenti. Nel mondo di Rawls, in fondo, siamo tutti uguali. il disaccordo, per lui, è dovuto interamente a fattori quali l’ignoranza, l’irrazionalità e i pregiudizi creati dalla conoscenza delle proprie caratteristiche individuali.
Ma quanto è plausibile la diagnosi del disaccordo operata da Rawls? Al di fuori della filosofia politica, i filosofi portano avanti dibattiti senza fine in epistemologia, etica e metafisica, alcuni dei quali hanno millenni.
Una diagnosi più plausibile di disaccordi filosofici diffusi e persistenti è che gli esseri umani sperimentino differenti intuizioni morali. Non quindi la condizione personale ma l’intuizione sottostante. Individui con differenti intuizioni filosofiche e giudizi di plausibilità raggiungeranno, comprensibilmente e razionalmente, posizioni filosofiche differenti. C’è da chiedersi se un’intuizione possa essere smaterializzata.
Consideriamo un caso concreto: il disaccordo tra anarchici e statalisti. Non c’è motivo di pensare che questo disaccordo svanirebbe dietro il velo dell’ignoranza. Non si tratta di neutralizzare dei fantomatici interessi personali. Gli anarchici non sono in disaccordo con gli statalisti hanno una peculiare posizione sociale. Qualunque cosa spieghi questo particolare disaccordo, non c’è nessuno che personalizzi i propri principi morali in base agli interessi. Qui l’ideologia è tutto.
Passiamo ora a trattare l’argomento dell’equità – un argomento spesso avanzato dai contrattualisti come Rawls – introducendolo con un’analogia: immagina che Susanna faccia un’offerta per comprare l’auto di Giovanni. Date le condizione dell’auto, le rispettive posizioni di Susanna e Giovanni, e così via, l’offerta di Susanna appare assolutamente equa. Nonostante questo Giovanni la declina. E’ possibile che Giovanni stia commettendo un torto etico?
Altra analogia: immagina che per puro caso  Giovanni scopra un diamante nel suo cortile che gli conferisce un vantaggio materiale rispetto a Susanna. Senza nessuna sua colpa, Susanna si ritrova relativamente più povera di Giovanni. Domanda: Giovanni ha l’obbligo morale di consegnare metà del suo diamante a Susanna?
Come mostrano questi esempi, il fatto che possano esistere accordi ipotetici equi, non crea in generale un obbligo di agire secondo l’accordo ipotetico.
Perché mai dunque dovremmo accettare che in certi casi si applica l’accordo ipotetico?  Rawls risponderebbe osservando che i suoi principi di giustizia erano intesi ad applicarsi SOLOalla struttura di base della società. Strana eccezione. Si tratta di una difesa molto debole. Il numero dei contraenti non puo’ mutare i principi etici di base: quel che vale per due, vale anche per tre.
Un’altra distinzione che qualcuno introduce è di natura politica: i miei esempi riguardano attori privati, mentre i principi di Rawls prescrivono l’azione dello stato. Ma in questo modo si ammette che lo status morale di alcuni soggetti è superiore a quello di altri (doppio standard).
Torniamo ora all’assunto cardine di Rawls: la difesa della sua teoria fa appello ai limiti del ragionamento sui principi morali: nel ragionamento morale, bisogna evitare di essere influenzati dall’interesse personale, dalle inclinazioni particolari o da qualsiasi altra caratteristica individuale eticamente irrilevante. Ma le conclusioni di Rawls sono immuni dal vizietto che vorrebbe aggirare? Chi ce lo garantisce? Sembrerebbe che qualsiasi teoria possa soddisfare i requisiti indicati da Rawls, e che quindi una simile teoria non aggiunga nulla alle intuizioni etiche di ciascuno di noi.
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mercoledì 10 aprile 2019

HL 2 Discovering the Significance of the Names

2 Discovering the Significance of the Names
Note:Arroganti, sprezzanti del mondo esterno e indifferenti alle tecnologie dei visitatori. Il disprezzo cresce al vrescere della natura selvaggia...

Note | Page: 38
2@@@@@@@@@@@@@@FINO AL SEGNALIBRO

Yellow highlight | Page: 38
they struck me as being more self-confident—even somewhat arrogant—and startlingly indifferent to the “outside world”
Note:ARROGANTI E SPREZZANTI VERSO IL MONDO ESTERNO... POCO CURIOSI

Yellow highlight | Page: 39
they were not awed for very long by some of our technology, such as outboard motors, machetes, or flashlights.
Note:TECNOLOGIA

Yellow highlight | Page: 39
I knew immediately when I saw my first Yanomamö what “wild” Indian meant compared to an “acculturated” one.
Note:DIFFERENZA BEN XCEPIBILE

Yellow highlight | Page: 39
The wild ones had a kind of glint in their eyes and a haughty look
Note:IL SELVAGGIO

Yellow highlight | Page: 40
surrounded by groups of Yanomamö—dozens—each clamoring to be heard and, when I didn’t respond to them in a normal Yanomamö fashion, they assumed that I was hard of hearing and would speak louder,
Note:CONVERSANDO AMABILMENTE CON Y

Yellow highlight | Page: 40
tomorrowiplantotakeatripdownstreamin mycanoetocatchsomefishandiwillgiveyou someifyougivemesomematchesinreturn. Imagine trying to make sense of a phrase like this
Note:DISORIENTAMENTO

Yellow highlight | Page: 40
the long strings of Yanomamö
Note:UN UNIVERSITÀ NCUBO

Yellow highlight | Page: 42
For example, the Yanomamö have a frequently used phoneme that sounds to English speakers like the oe or ö in the name of the famous German poet Goethe.
Note:SUONI ESTRANEI ALL INGLESE

Note | Page: 42
FONEMI CHE NN ESISTONO ESISTANO N INGLESE

Yellow highlight | Page: 43
no other native group speaks a related language
Note:DIMOSTRATO L ISOLAMENTO

Yellow highlight | Page: 43
The Physical Appearance of the Yanomamö
Note:Ttttttttttttt

Yellow highlight | Page: 44
Their cautious attitudes were understandable.
Note:ACCOMPAGNATORI...CHI SI INTERESSA A Y È X RAPIRLI

Yellow highlight | Page: 46
Discovering the “Name Taboo” and the Structure of Yanomamö Society
Note:Tttttttttttt

Yellow highlight | Page: 46
the Yanomamö were practical jokers and would play mischievous tricks on me, and (2) they would sometimes get me into trouble by having me repeat things aloud that angered others within earshot.
Note:PIACE IMBROGLIARE

Yellow highlight | Page: 46
whenever I showed them photographs of women—even photos of women from their own village—the first thing that drew their attention was the relative amount of hair the women had around their pubic area.
Note:LA PRIMA COSA CHE NOTANO IN UNA DONNA

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beshi,
Yellow highlight | Page: 46
horny.”
Yellow highlight | Page: 46
One day a young man asked me what I thought was a question about the hair on my body, especially the hair on my pubic area. We were resting on a trail en route to a nearby village. He knew that I sometimes confused these two words. He asked me, “Wa beshi rä kä?” (“Are you horny?”), which I mistakenly heard as “Wa weshi rä kä?” (“Do you have pubic hair?”). There was a small crowd of young men with me. They all watched and listened attentively. When I said, “Awei! Ya beshi!” (“Yes, I’m horny!”) they broke into uproarious laughter because they had set me up to confuse the two words—and I fell into their trap.
Note:LO HUMOR Y..DOPPI SENSI...INGANNARE LO STRANIERO

Yellow highlight | Page: 47
For example, if Kumamawä wanted to tell Wakupatawä that he is really ugly, Kumamawä would say to me, the stranger, “Say to Wakupatawä, ‘Wa waridiwa no modahawa!’ (‘You are really ugly!’)” I, of course, would have no idea what I was told to say and would innocently repeat what Kumamawä told me to say to Wakupatawä. But instead of getting angry with Kumamawä, Wakupatawä would get angry with me!
Note:AMBASCIATORE PUNITO PER Y VALE LO STRATAGEMMA

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the initiator of the insult is mysteriously invisible
Note:INVISIBILE

Yellow highlight | Page: 47
Buutawä would get angry at me because I used his name publicly.
Note:TABÙ DEL NOME

Yellow highlight | Page: 47
tribal societies are fundamentally kinship-based
Note:PARENTELA

Yellow highlight | Page: 48
imagine a Yanomamö village as a large spiderweb.
Note:UNA RAGNATELA

Yellow highlight | Page: 48
men and women remarry
Note:IL GIOCO DELLE COPPIE

Yellow highlight | Page: 48
many men have several wives at the same time (polygyny) or several wives that they divorce
Note:Cccccccc

Yellow highlight | Page: 48
a few men share the same wife (polyandry) until one of them can find a wife for himself.
Note:Ccccccccc

Yellow highlight | Page: 49
Social Intricacies of Name Avoidance
Note:Ttttttttttt

Yellow highlight | Page: 50
The Yanomamö have what anthropologists call a name taboo.
Note:TIPICO

Yellow highlight | Page: 50
strangers are generally suspect and viewed with distrust
Note:IL LORO ATTEGGIAMENTO VERSO DI VOI

Yellow highlight | Page: 50
To know someone’s personal name is, in a sense, to “possess” some kind of control over that person,
Note | Page: 50
X ACQUISIRE POTERE

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What frequently happens is that the headman of the village adopts some fictitious kinship relationship with you.
Note:SE SEI AFFIDABILE

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brother-in-law that is most frequently chosen.
Note:IL CASO TIPICO

Yellow highlight | Page: 51
when someone comes into a Yanomamö village to live there for a long period of time—as I did—they must somehow or other become incorporated into the social group by an extension of kinship ties.
Note:PARENTELA ARTIFICIALE

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Yanomamö villages comprise a small number of what we would call very large extended families.
Note:LA RAGNATELA

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Everyone is, by kin term, a blood relative.
Note:NO SUOCERI NO COGNATI

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Yanomamö in fact are obliged to marry their female cross cousins
Note:VINCOLO

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Yanomamö didn’t want me to know their names because I was a stranger, a nabä: a subhuman.
Note:PRIMO XIODO... DIFFICOLTÀ

Yellow highlight | Page: 52
it was acceptable to use the names of young children in many circumstances,
Note:TRUCCHI X AGGIRARE L OSTACOLO

Yellow highlight | Page: 52
It was acceptable to yell out something like “Hey! Go get Nakabaimi’s mother!” Nakabaimi being a child.
Note:ESEMPIO

Yellow highlight | Page: 52
you should not use a child’s name if he or she is sick—it
Note:ALTRO VINCOLO

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Yanomamö were “egalitarian” and nobody had higher status
Note:TIPCO

Yellow highlight | Page: 53
“differential access to scarce, strategic material resources.”
Note:DOVE SI ROVELA LO STATUS...DI SOLITO

Yellow highlight | Page: 53
Individuals of the same age and same sex have the same social and political status. Kinship had nothing to do with biology. This was a fundamental message of Marxist social science that dominated most departments of anthropology in the 1960s,
Note:UN LUOGO COMUNE DI UN TEMPO

Yellow highlight | Page: 53
For reasons I’ve never understood, “science” and “Marxism” were linked together.
Note:INCOMPRENSIBILE

Yellow highlight | Page: 53
One implied the other because, I suppose, both were materialistic
Note:IPOTESI TRABALLANTE

Yellow highlight | Page: 53
leaders in all Yanomamö villages almost always have the largest number of genetic relatives within the group.
Note:PIÙ PARENTI PIÙ LEADERSHIP

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status among the Yanomamö depended to a very large extent on the numbers and kinds of biologically defined (genetic) relatives one has in the community and was entirely unrelated to “control” one had over allegedly “scarce strategic resources.”
Note:STATUS E GENETICA.... NO POTERE

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Yanomamö males are concerned about their status and they strive for esteem.
Note | Page: 54
POSSIAMO DIRLO

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The Yanomamö have a rich vocabulary to describe stages of life during human maturation,
Note:PIÙ SI AVANZA PIÙ SI CHIEDE RISPETTO

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Objecting to the public use of your name is a kind of status consciousness
Note:SEGNALI

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they quickly get angry and unpleasant when someone uses their name aloud
Note:I MATURANDI SONO UN XICOLO

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the taboo on using names serves to endorse and reinforce the differential status system among males—and
Note:COORDINAMENTO ESEMPLARE

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See what happens when, on your next visit to your family doctor, you address him/her by their given name—or call the judge at a trial by his or her first name,
Note:NOI NN SIAMO MOLTO DIVERSI

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Yanomamö are male chauvinists.
Note:LO STATUS DELLE DONNE È INFIMO

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The Yanomamö “Sabotage” My Genealogy Research
Note:Tttttttt

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When a person dies, his or her name is not supposed to be used aloud again in that village.
Note:DEFUNTI

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avoid reminding the close kinsmen of the death of a loved one,
Note:FUNZIONE

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They try to name people with minute aspects or attributes of commonly used names of plants, animals, environmental features, etc.
Note:ORIGINE DEI SOPRANNOMI

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Complicating the problem of collecting genealogies was the fact that a large number of Yanomamö have two (or even more) names.
Note:ALTRO PROBLEMA X LO STUDIOSO...DIFFICILE INCROCIARE OLE STORIE

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one is the “true” name and the other(s) are nicknames or derogatory names that people use behind the person’s back or in distant villages, which, in general, denigrate their neighbors when they are out of earshot.
Note:SOPRANNOMI DENIGRATORI

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Younger people tended to invent names (and relationships) to impress me with how much they knew,
Note:FONTI INAFFIDABILI

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My payment scale started with small items—small fishhooks, nylon fish line, spools of thread, a box of matches—and
Note:COMPENSO ALL INFORMATORE

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they would grab me by the head, pull my ear close to their mouths, and barely audibly whisper the person’s name into my ear.
Note:NEL RIFERIRE I NOMI DEI GENITORI

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Discovering the Elaborate Sabotage
Note:Ttttttttttttttt

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The Yanomamö are very ethnocentric and seize on the slightest of differences to make invidious distinctions between “them” and “us.”
Note:RAZZISTI AL INVEROSIMILE...LORO E NOI

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I discovered how the Bisaasi-teri had systematically deceived me.
Note:INFORMATORI INAFFIDABILI

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Yanomamö who, according to their Creation Myth, were descendants of the Blood of Moon.
Note:L ANTENATO

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Peribo (Moon) was an ancient Spirit who lived on the Sky Layer.
Note:Ccccccccccc

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As always on trips through the jungle we walked single file to get to Mömariböwei-teri.
Note:IN FILA INDIANA

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They combed their pudding-bowl bangs with their fingers, donned their monkey-tail headbands, washed their legs and arms in the stream, and quickly applied the red nara paint and a few brilliant feathers they carried in the bamboo arrow point quivers (toras) that dangled down their backs.
Note:SI FANNO BELLI PRIMA DELL INGRESSO NEL VILLAGGIO

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An instant, loud, collective hoot erupted from the residents, who excitedly took our whistle signal as a sign of peace
Note:L NGRESSO NEL VILLAGGIO

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everyone stays home when visitors arrive lest they miss something worth seeing, like, perhaps, a third arm or an extra eye of the subhuman nabä.
Note | Page: 63
L UOMO BIANCO

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The Yanomamö have a notion of nuclear family very similar to ours—unmarried sons and daughters usually lived at home, but married ones lived in different households within the same village.
Note:FAMIGLIA NUCLEARE

Yellow highlight | Page: 63
Most Yanomamö girls want to be given in marriage to someone in their own village—because they will have brothers who will protect them from a possibly cruel husband.
Note:IL DESIDERIO DI OGNI RAGAZZA

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But the major strategy of intervillage political alliances is to get your allies to give you marriageable females—and
Note:POLITICA

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they quickly learned that I always brought a bigger gift for them than for other men and this news spread from village to village.
Note:TUTTI MOLTO COLLABORATIVI CON L ANTROPOLOGO

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the Polaroid prints would be soiled—full of red pigment and smudges from dozens of fingers. The Yanomamö loved to look at these pictures, run their fingers over them, and discuss them for hours;
Note:LE FOTO FATTE ALLE FAMGLIE

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It seemed that the Bisaasi-teri had collectively conspired to tell me a bunch of whopping lies about people’s names.
Note:LE OSCENITA FATTE DIRE ALL ANTROPOLOGO ...CHE DIVERTIMENTO...IL NOME DELLA MOGLIE DEL CAPO...FICA BARBUTA

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Hairy Cunt was married to the headman, Long Dong, their youngest son was Asshole,
Note:ESEMPIO

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I would have been totally ignorant of the elaborate hoax the Bisaasi-teri had played on me. I made this discovery some six months into my fieldwork!
Note:L HANNO FATTA BENE

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Many anthropologists do their fieldwork in less time than that—and usually in a single village, which means they cannot cross-check their information with people in other villages.
Note:LE CAVOLATE DEGLI ANTROPOLOGHI

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Thereafter, when I wanted to learn something about Village A, I would go to Village B and ask people there what I wanted to know.
Note:IL METODO PIÙ SICURO

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They enjoyed duping others, especially the unsuspecting and gullible anthropologist who lived among them.
L UNICA CERTEZZA