mercoledì 5 settembre 2018

IL PROBLEMA NON SONO LE “FAKE NEWS”!

IL PROBLEMA NON SONO LE “FAKE NEWS”!
Il problema non sono le molte "notizie false" ma le molte "notizie vere" (non perché siano “vere” ma perché sono “molte”).
Le “fake news” sono sempre state con noi, la propaganda che distorce la realtà è sempre stata con noi, il media bias è un classico, la percezione distaccata dai fatti è un sempreverde. Alla fine uno crede quel che vuole credere, anzi, oggi, diversamente da ieri, se davvero vuole sapere come stiano le cose basta perda un minuto su Google.
No, il problema non sono le fake news, Il problema sono le "true news".
L' "eccesso di informazione", infatti, quello non è mai stato con noi, è una novità nella storia dell'uomo. L'inflazione informativa deprezza l'autorità, ci rende cinici e sprezzanti, tutto alla lunga ci delude, nulla è all'altezza delle nostre aspettative (come è normale che sia quando la trasparenza è totale): quando vedremo il nostro idolo al cesso ci cadranno le braccia e lo abbandoneremo, prima o poi chiunque si lascerà sfuggire qualcosa di deprecabile obbligandoci a mettere anche su di lui una croce sopra. Una croce oggi, una croce domani resteremo soli nella nostra bolla capricciosa a contestare e condannare l’universo mondo.

BLOOMBERG.COM
Too much information can lead to a cynical population that expects little from its leaders.



Too much information can lead to a cynical population that expects little from its leaders... As problematic as “fake news” is, and as dangerous as the label can be, maybe “true news” is equally corrosive...  The contemporary world is giving us more reality and more truth than we can comfortably handle ...
Le fake news sono con noi da sempre basta pensare alle guerre e in fondo Oggi se vuoi conoscere come stanno le cose ti Basta perdere un minuto su Google.
Tante notizie significa meno autorevolezza concesso alle Elite..
Si attende al varco e basta che non prevedono una crisi economica Ed eccola spernacchia te
Tutto ci delude come è normale che sia quando il tutto e trasparente e così ci fidiamo solo di noi stessi...
It’s hard to stay idealistic these days, as information indeed is the enemy of idealism....
Il populismo dei nostri giorni è tremendamente informato è tremendamente razionale rispetto al passato. L'informazione gli serve per screditare l'autorità e l'uso della ragione per piegare al proprio servizio i fatti attraverso un'interpretazione ad hoc
https://www.bloomberg.com/view/articles/2018-09-05/how-real-news-is-worse-than-fake-news?utm_source=twitter&cmpid=socialflow-twitter-business&utm_medium=social&utm_campaign=socialflow-organic&utm_content=business

L'IMPEGNO POLITICO

L'IMPEGNO POLITICO

Quando un militante ascolta "l'altra campana"... diventa ancora più estremista.

IMHO: mai raccomandare l'impegno politico a un giovane.

http://www.pnas.org/content/early/2018/08/27/1804840115.short

La scuola di oggi favorisce chi è sopra la media o chi è sotto?

https://feedly.com/i/entry/ty+AzTYZ3TUuMuPycOdkUNamwQCXNpDbajbdLnbrc5c=_165a871ae9a:1d5562:b99eedab


6. Practical Advice
Education is complex and resists easy generalizations. That said, here are some generalizations.
On navigating school for your child:
  • The brightest students do not thrive equally in every setting. Even the best students achieve more with teachers than on their own. Unless tutoring or some other private arrangement is possible, this means that a school is the best place to be for learning.
  • But school right now doesn’t work for all kids. One fix: if a child wants to be accelerated and seems academically prepared for it, acceleration will usually help them.
  • Most schools aren’t in the business of maximizing learning for every student, and in particular they tend to be skeptical of acceleration.
  • Therefore: If your kid needs more than what school is offering, be prepared to be a nudge.
  • But if you think your kid needs to be challenged more and your kid is perfectly happy in school, try really hard not to be a nudge.
  • Don’t fight to move your child to a class that covers the exact same material at the exact same pace but has the word “Honors” next to it. That sort of ability grouping makes no educational difference.
  • Prioritize free, open online tools. Don’t expect online tools to do the work for you or your child. Expect more distraction and less progress if online learning time is unstructured or unsupervised.
For educators:
  • If you are an elementary teacher or administrator and your school is looking to try new things, consider cross-grade ability grouping by subject, especially in math and reading.
  • Gifted kids are usually not equally talented in all fields. Consider options to accelerate to different levels in each subject based on demonstrated skill in that subject.
  • A lot comes easily to smart kids, and sometimes they never get the chance to learn to struggle. Find something they think is hard, academic or not, so they are able to handle more important challenges later.
  • If a child is bored in your class and knows the material, they probably shouldn’t be in your class.
For tech designers and users:
  • If you’re making online tools, make the learning the most interesting part of them. Don’t rely on chocolate-covered broccoli or assume that just presenting the material is enough. Take the problem of motivation seriously.
  • Look for passionate groups with robust communities, whether online or offline. Don’t overlook the social aspect of learning.
And for advocates of educational reform, in general:
  • People almost only talk about educational efficacy. But don’t be fooled — educational debates are only sometimes about what works, and frequently about what we value.
One last thing: if you’re an educator or a parent or just somebody who spends time around children, take their feelings seriously, OK? If a kid is miserable, that’s absolutely a problem that has to be solved, no matter what district policy happens to be.
Acknowledgments: Thanks to /u/Reddit4Play from reddit, JohnBuridan from the SSC community, blogger Education Realist, and many others who read drafts and offered ideas along the way.

Moral Saint Fallacy.”

Moral Saint Fallacy.” It describes the tendency for most people to overestimate their own moral motivation and moral courage

https://feedly.com/i/entry/NYt5uBEbkCjGItp0w+/+lL7GIkO3gRL6XwdlcO+Rgms=_165a8daaed8:211d5d:3da9d93

DIFENDERE L’INDIFENDIBILE

DIFENDERE L’INDIFENDIBILE
Mentre la difesa del populismo è impresa disperata, quella del nazionalismo appare più promettente. Il nazionalista vuole essenzialmente che la sua nazione detti legge in “casa propria” ed è poco interessato a cio’ che accade oltre i suoi confini. I suoi nemici sono l’ “individualista” (che crede nell’esistenza di diritti naturali del singolo) e l’internazionalista (che crede di dover esportare altrove il diritto vigente nella sua nazione ideale).
Il nazionalismo è bellicoso? Da un lato sì perché quando sei tanto geloso dei tuoi confini rischi sempre di trasformare una scaramuccia in una guerra con i vicini; dall’altro no proprio perché, contrariamente all’internazionalista, non intende mai “esportare” alcunché. Il suo motto in politica estera è “vivi e lascia vivere”.
In Nazismo fu nazionalista in senso deleterio? Chi pensa che fu trascinato contro voglia in una guerra mondiale dopo un’azione goffamente arrogante per ripristinare i suoi confini originari puo’ ancora pensarlo. Ma chi invece crede che quella tragica guerra avesse motivazioni espansionistiche di fatto rinuncia all’etichetta del “nazionalismo”, che per sua natura non puo’ mai nutrire simili mire.
Secondo Hazony l’occidente è arrivato a dominare il mondo rimpiazzando la logica imperialista (o internazionalista) con quella nazionalista, per questo motivo storico essenziale è necessario oggi rendere omaggio a una formula troppo bistrattata, per molti addirittura “indifendibile”.
AMAZON.COM
A leading conservative thinker argues that a nationalist order is the only realistic safeguard of liberty in the world today Nationalism is the issue of our age. From Donald Trump's "America First" politics to Brexit to the rise of the right in Europe, events have forced a crucial debate: Should...

EVASIONE COME WELFARE EFFICIENTE

EVASIONE COME WELFARE EFFICIENTE
Abolire il contante rende la vita più scomoda a tutti (specie ai poveracci che nemmeno hanno un conto corrente) ma è comunque un mezzo efficace per combattere l’evasione… oltre che la privacy e la comodità. Inoltre, c’è anche il caso che aumenti diseguaglianze e deficit riducendo la ricchezza complessiva del paese.
Pensiamo al piccolo libraio che concorre con Amazon, magari riesce a “galleggiare” grazie a una piccola evasione resa possibile dal contante. Una volta tolta di mezzo la sua “arma segreta” questa persona cesserà la sua attività per passare a carico dello stato (sussidi di disoccupazione, reddito di cittadinanza…). Risultato: meno PIL, più diseguaglianze sociali e più deficit.
Ora, ci sono pochi dubbi che l’evasione ostacolata dall’abolizione del contante sia essenzialmente quella descritta dall’esempio, il grande evasore usa altri canali.

Tax dodging and currency SCOTT SUMNER

Tax dodging and currency
SCOTT SUMNER
Citation (APA): SUMNER, S. (2015). Tax dodging and currency [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Nota - Posizione 2
inconvenienti dell eliminazione del contante: 1 privacy 2 PIL giù 3 maggiori diseguaglianze 2: chi evade col contante è il piccolo evasore che si trasformerebbe in disoccupato anche xchè visti i benefici socali e la snellezza burocratica andrebbe incontro ad aliquote marginali pazzesche 3: quanto detto in 2 chiarisce anche quanto affermato in 3
Evidenzia ( giallo) - Posizione 2
Tax dodging and currency By SCOTT SUMNER
Evidenzia ( giallo) - Posizione 6
pros and cons of hand-to-hand currency.
Nota - Posizione 6
ARGOMENTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 7
eliminating currency would solve the "zero bound problem" in interest rates,
Nota - Posizione 8
PROS
Evidenzia ( giallo) - Posizione 10
currency facilitates transactions in the underground economy,
Nota - Posizione 10
L ACCUSA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 11
impact on actual GDP.
Nota - Posizione 11
NOI CI CONCENTRIAMO SU QUESTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 12
low incomes, many of who lack bank accounts.
Nota - Posizione 12
PERSONE COLPITE DALLA SCOMODITÀ
Evidenzia ( giallo) - Posizione 12
someone getting government benefits that are conditional on income
Nota - Posizione 13
ALTRA CASISTICA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 14
high implicit marginal tax
Nota - Posizione 14
CcccIL LORO PROBLEMA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 14
home repair for neighbors, or working as a nanny.
Nota - Posizione 15
LAVORETTI X AGGIRARE IL PROBLEMA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 16
Obviously that raises privacy concerns, but it also would lead to a decrease in actual GDP.
Nota - Posizione 16
OLTRE ALLA PRIVACY ...QS GENTE RESTEREBBE SUL GOBBONE DELLO STATO SENZA PRODURE NULLA NEMMENO IN NERO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 16
low-income people would see reduced incomes (increasing inequality), and the rest of us will be denied the services that they might have produced in the underground economy.
Nota - Posizione 18
L EFFETTO DISEGUAGLIANZA

Contro il reddito minimo

Nessun lavoro nessuna creatività

WSJ Interview with George Gilder, by David Henderson https://www.econlib.org/wsj-interview-with-george-gilder/

I panzoni neri non soffrono handicap sociali

Weight stigma and race: an empirical application of intersectionality http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2018/09/weight-stigma-race-empirical-application-intersectionality.html

martedì 4 settembre 2018

Il pragmatismo non funziona SAGGIO



Il pragmatismo non funziona


Il pragmatismo è una filosofia di pace, e poiché i “valori” ci fanno litigare i pragmatisti hanno pensato bene di toglierli di mezzo: finché non servono a qualcosa di concreto la parola “valore” è da ritenersi vuota, almeno per la discussione pubblica.
E’ come se la modernità occidentale, ad un certo punto della sua storia, si fosse voltata indietro e avesse preso coscienza dei cadaveri lasciati sul campo: religioni, ideali e valori, fino ad allora così preziosi, avevano realizzato una carneficina e andavano in qualche modo screditati al fine di entrare  nel regno della pace. Fu dato immediatamente mandato ai migliori filosofi sulla piazza di farla finita con la vecchia metafisica e di sostituirla con qualcosa di più “leggero” e facilmente rinnegabile.
Il pragmatismo va al sodo, si appella al senso comune, esalta la praticità della scienza, persino lo stereotipo è riabilitato, diffida però dei sofismi filosofici (che fanno litigare) ma poiché non puo’ farne a meno, almeno finché desidera presentarsi come “pensiero” compiuto, impronta il suo discorso filosofico ad un attacco a testa bassa contro ogni metafisica.
Attenzione, non che prima la sicumera e la temerarietà fossero virtù, non che prima il dubbio fosse calpestato e deriso, tuttavia, “prima”, non si sentiva il bisogno di trincerarsi in un relativismo dei valori come ci chiede di fare il pragmatista. Oggi veniamo continuamente invitati a concentrarci su cio’ che funziona lasciando perdere ubbie relative ai principi. Il pragmatista trasforma l’ideale in ideologia e il principio in dogmatismo, così facendo li mette alla berlina.
Il pragmatismo pone al centro i fatti e le conseguenze di certi fatti. I fatti sono adorati perchè oggettivi, i fatti non possono essere rinnegati, sui fatti non si costruiscono sofismi, i successi della scienza ce lo hanno insegnato. Chi proprio non vuol rinunciare alla moralità la coltivi pure nel privato, lì il suo arbitrio non potrà fare danni, ma nella sfera pubblica si dia la precedenza all’oggettiva imparzialità dei fatti, la loro chiarezza porterà pace anche tra le teste più calde.
Ebbene, possiamo dire che il pragmatismo sia stata una soluzione pragmatica? No, oggi possiamo dirlo, in questa filosofia c’è del genio, ma non funziona: noi litighiamo più sui fatti che sui valori, una scoperta imbarazzante ma solida. Per farmi capire porto un paio di esempi citati da chi ha studiato la materia: la scelta tra libertà ed eguaglianza (scelta valoriale) ci divide meno che il dibattito sui dati del riscaldamento globale (analisi dei fatti). La discussione sul Crocifisso in classe (scelta valoriale) ci polarizza meno che la discussione sugli omicidi fomentati o evitati dalla libera circolazione delle armi (analisi dei fatti). L’ “evidenza empirica” a quanto pare è oggi molto meno evidente degli ineffabili valori. Perché?
Qui le ipotesi sono tante ma voglio menzionare quella dello psicologo Dan Kahan, il quale arriva a dire che siamo “troppo razionali”: quando un dato nudo e crudo non ci soddisfa approfondiamo finché non riusciamo ad incastrarlo al meglio nella nostra “narrazione” preferita. Oggi, d’altronde, possediamo i mezzi cognitivi per farlo mentre ieri eravamo molto più ingenui e “passivi” di fronte all’apparire di un semplice fatto (forse eravamo troppo impegnati a scannarci sui valori).
E qui viene il bello: siccome far rientrare i fatti nel nostro schemino ci costa pur sempre uno sforzo (cognitivo), poi risultiamo ancora più aggressivi nel difendere il nostro duro lavoro, con tanti saluti alle buone intenzioni del pragmatista. E’ come se ci affezionassimo alla nostra interpretazione difendendola a spada tratta. Morale: se il “fatto oggettivo” offre più resistenza di un valore resta pur sempre malleabile. Non solo, lo sforzo per ottenere il “prodotto finito” che più ci aggrada si commuta poi in potenziale di violenza contro chi osa rinnegarlo.
Fatevi un giretto sui social, si litiga e si odia che è un piacere, siamo nel regno del conflitto eterno, e si litiga sui fatti tanto amati dal pragmatista, non sui pericolosi “valori arbitrari”, ci si odia per interpretazioni differenti della realtà, è così facile d’altronde divergere: basta ipotizzare un complottino al momento giusto raccogliendo qualche indizio qua e là ed ecco che gli amati “fatti” avvalorano la mia narrazione anziché la tua.
Sì, certo, però non scoppia la terza guerra mondiale, è questa l’obiezione che sento più spesso. Già, non scoppia la terza guerra mondiale, ma lo dobbiamo al pragmatismo? Forse lo dobbiamo alle nostre istituzioni, alla democrazia (che fa votare la discesa in guerra a chi deve poi andarci) o al mercato (che ci ha arricchito con annessa strizza di perdere tutto), non al pragmatismo che invece ci ha reso, se possibile, ancor più litigiosi e nevrastenici di prima. 
No, il pragmatismo non funziona, torniamo pure ai nostri valori assoluti, ai nostri ideali, ai nostri principi: saremo più felici, più realizzati e, a quanto pare, non litigheremo affatto di più.

CHI ERA MONSIGNOR VIGANO’?

CHI ERA MONSIGNOR VIGANO’?
Quando un tema si fa scottante meglio ascoltare chi ne parla in tempi non sospetti.
YOUTUBE.COM
Nel video la lettera al Papa di Mons. Viganò e l'intervista al Card. De Paolis, servizio de Gli Intoccabili La7 che…
Commenti
Riccardo Mariani L'ACCUSA DI VIGANO'

"... L’anno è il 2013, il mese giugno. A Roma c’è una riunione dei nunzi di tutto il mondo e anche Viganò è presente. Emozionato per la prospettiva del primo incontro con il nuovo pontefice, l’arcivescovo si reca a Casa Santa Marta
, la residenza scelta da Bergoglio al posto del palazzo apostolico, e chi trova lì? Un cardinale McCarrick sorridente e sereno, che indossa la veste filettata e saluta Viganò facendogli sapere in tono baldanzoso: «Il Papa mi ha ricevuto ieri, domani vado in Cina!».

Annota Viganò: «Allora nulla sapevo della sua lunga amicizia con il Card. Bergoglio e della parte di rilievo che aveva giocato per la sua recente elezione, come lo stesso McCarrick avrebbe successivamente rivelato in una conferenza alla Villanova University ed in un’intervista al Catholic National Reporter, né avevo mai pensato al fatto che aveva partecipato agli incontri preliminari del recente conclave, e al ruolo che aveva potuto avere come elettore in quello del 2005. Non colsi perciò immediatamente il significato del messaggio criptato che McCarrick mi aveva comunicato, ma che mi sarebbe diventato evidente nei giorni immediatamente successivi».

Il primo, atteso incontro di Viganò con il papa ha un che di surreale e lascia il povero nunzio senza parole. Ma il peggio deve venire.

È il 23 giugno 2013, domenica. Il papa riceve Viganò prima dell’Angelus. Fa alcune affermazioni che all’arcivescovo suonano quanto meno sibilline, poi, di punto in bianco, gli chiede: «Il card. McCarrick com’è?».

Al che il nunzio risponde: «Santo Padre, non so se lei conosce il card. McCarrick, ma se chiede alla Congregazione per i Vescovi c’è un dossier grande così su di lui. Ha corrotto generazioni di seminaristi e di sacerdoti e papa Benedetto gli ha imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza».

Reazione del papa? Nessuna. Anzi, Bergoglio cambia subito argomento. Ma allora, si chiede uno sconcertato Viganò, perché mi ha fatto la domanda?

Il nunzio lo capisce una volta tornato a Washington. Lì apprende che tra il papa e McCarrick c’è uno stretto legame. La domanda posta da Bergoglio al nunzio era dunque una trappola. Sta di fatto che, secondo il racconto di monsignor Viganò, almeno dal 23 giugno 2013 papa Francesco è a conoscenza del caso McCarrick.

A questo punto Viganò commenta: «Papa Francesco ha chiesto più volte totale trasparenza nella Chiesa e a vescovi e fedeli di agire con parresia. I fedeli di tutto il mondo la esigono anche da lui in modo esemplare. Dica da quando ha saputo dei crimini commessi da McCarrick abusando della sua autorità con seminaristi e sacerdoti. In ogni caso, il papa lo ha saputo da me il 23 giugno 2013 ed ha continuato a coprirlo, non ha tenuto conto delle sanzioni che gli aveva imposto papa Benedetto e ne ha fatto il suo fidato consigliere insieme con Maradiaga. Quest’ultimo si sente così sicuro della protezione del papa che può cestinare come “pettegolezzi” gli appelli accorati di decine di suoi seminaristi, che trovarono il coraggio di scrivergli dopo che uno di loro aveva cercato di suicidarsi per gli abusi omosessuali nel seminario».

Dunque Francesco sapeva. Lo sa da tempo, almeno da cinque anni. «Sapeva perlomeno dal 23 giugno 2013 che McCarrick era un predatore seriale». Ma, «pur sapendo che era un corrotto, lo ha coperto ad oltranza, anzi ha fatto suoi i suoi consigli non certo ispirati da sane intenzioni e da amore per la Chiesa. Solo quando vi è stato costretto dalla denuncia di un abuso di un minore, sempre in funzione del plauso dei media, ha preso provvedimenti nei suoi confronti [nel luglio di quest’anno, ndr] per salvare la sua immagine mediatica»..."

C'è qualcosa che vi colpisce?

https://www.aldomariavalli.it/.../caso-mccarrick-il-papa.../
Gestire
Mi piaceVedi altre reazioni
RispondiRimuovi anteprima1 min

Piani regolatori e eguaglianza

In a market economy bidding tends to move resources from low-valued uses to high-valued uses. Regulations that prevent bidding freeze resources into low-valued uses–that’s bad for the resource owners and bad for society as the total value of production is reduced but it can be good for the consumers of low-valued uses.


Without zoning our cities would be denser, more eco-friendly, cheaper to live in, more able to produce economies of agglomeration, and more immigrants would benefit from American prosperity.  Matt Yglesias periodically has good posts on this topic. 
More specifically, Manhattan would look more like Sao Paulo, with a true forest of skyscrapers instead of the current puny and indeed embarrassing line-up.  Many of these towers would be residential, as they are in Sao Paulo.  Many problems of cities, including congestion, would of course become worse.  Overall I see the gain as real but a small one, at least relative to gdp.

****
Pensa a chi costruisce una villa e vuole godersi il panorama: dovrebbe acquistare anche il terreno antistante, una bella spesa. Ma ecco che il piano regolatore viene in soccorso del proprietario impedendo di costruire troppo vicino, specie in certe zone carine come quella in cui sorge la villa. Ebbene, poiché la villa di solito è di un ricco divenuto ancora più ricco per la rivalutazione degli immobili, possiamo ben dire che il piano regolatore contribuisce a consolidare questa ricchezza e che un allentamento dei piani regolatori è il miglior modo per redistribuirla.

Le case costano un occhio della testa? Sono i piani regolatori, stupido! http://www.slate.com/blogs/moneybox/2013/12/10/housing_costs_it_s_the_zoning_stupid.html