martedì 9 maggio 2017

Piazza Fontana 2

7. Quello che le sentenze non diconoRead more at location 5691
Note: t Edit
Il giudicato definitivo che addossa la strage di Piazza Fontana agli ordinovisti padovani non precisa il movente dei criminali.Read more at location 5691
Note: NESSUN MOVENTE GRAVE LACUNA Edit
le sentenze del 2004 e del 2005 hanno attribuito i fatti del 12 dicembre 1969 soltanto al «gruppo eversivo capitanato da Freda e Ventura»Read more at location 5694
Note: I COLPEVOLI Edit
Freda e Ventura non hanno mai ammesso la propria colpevolezza, né la strage di Piazza Fontana è mai stata formalmente rivendicata da Ordine nuovo, a nessun livello dell’organizzazione.Read more at location 5699
Note: NESSUNA CONFESSIONE NESS RIVENDICAZ Edit
Le teorie eversive di Freda prima di Piazza FontanaRead more at location 5723
Note: t Edit
Dei due stragisti, il personaggio di maggiore rilievo in senso ideologico era certamente Freda. Tra i suoi scritti spiccano il Manifesto del gruppo di Ar, datato 1963, e La disintegrazione del sistema, testo di un intervento da lui svolto il 17 agosto 1969, in occasione della riunione del comitato di reggenza del Fronte europeo rivoluzionario tenutasi a RatisbonaRead more at location 5726
Note: I DOCUMENTI DI FREDA Edit
L’autore si dichiarava contrario ai partiti politici, antidemocratico, antiborghese, antiegualitario, e invece a favore della civiltà europea e occidentale e di una concezione tradizionalistica dell’esistenzaRead more at location 5730
Note: c L IDEOLOGIA DI FREDA Edit
La disintegrazione del sistema, a differenza dell’opera di sei anni addietro, recava sia una critica distruttiva del modello di società imperante, sia un programma di azione. Secondo Freda, «la condizione – non sufficiente ma comunque necessaria – per porre gli elementi di fondazione del vero Stato, è la EVERSIONERead more at location 5733
Note: cccAZIONE DISTRUTTIVA DEL SISTEMA Edit
Note: C EVERSIONE Edit
L’obiettivo, pertanto, era la distruzione completa della materialistica società borghese,Read more at location 5738
Note: c Edit
Freda non si preoccupava di fare in tal modo «il cosiddetto salto nel buio» e sosteneva che era «fuori di luogo proporre ora il discorso del dopo».Read more at location 5748
Note: IL SALTO NEL BUOIO NN ERA UN PROB Edit
Il libro di Freda «non solo è destinato agli uomini del nostro seguito, della nostra organizzazione, ma è anche rivolto ad altri; sia a coloro che si oppongono al sistema attuale, dopo aver militato nelle organizzazioni borghesi della destra neofascista», sia ai militanti «della sinistra antifascista» i quali «rifiutano radicalmente il sistema,Read more at location 5749
Note: UN APPELLO ANCHE ALLA SINISTRA ANTI FASCISTA Edit
Inoltre, la strategia enunciata da Freda nell’agosto 1969 non contiene appelli alle forze armate e sembra avulsa da piani golpisti di tipo militare. Addirittura, nel futuro Stato ideale vagheggiato da Freda, polizia, carabinieri, esercito eccetera scompariranno, soppiantati da una milizia popolare formata da volontari.Read more at location 5756
Note: NO GOLPE. NO ALLEANZA CON FORZE ARMATE Edit
Le teorie eversive di Freda dopo Piazza FontanaRead more at location 5776
Note: t Edit
appendice all’edizione 1980 de La disintegrazione del sistemaRead more at location 5778
Si tratta dell’articolo intitolato Intorno al terrorismo dei minimi termini, che prende spunto dal declino cui erano avviate le Brigate rosse verso la fine del 1979. In questo «elogio funebre» del dirimpettaio di sinistra – al quale si tributava «il rispetto e l’ammirazione» che gli «avversari valorosi» meritano – Freda asseriva che «una strategia di annientamento» del sistema borghese «non si può impostare sul terrorismo».Read more at location 5778
Note: FREDA ELOGIA LE BR MA CRITICA IL LORO TERRORISMO MINIMALE Edit
Stando a quel che scriveva lui stesso ne La disintegrazione del sistema, come si è visto, nel 1969 ricorrevano le condizioni socio-politiche di crisi del sistema le quali legittimavano un terrorismo caratterizzato da impiego massiccio della forza concentrato in un breve arco di tempo.Read more at location 5795
Note: GRANDE POTENZA NEL BREVE TEMPO Edit
La disintegrazione del sistema, insomma, è una proposta eversiva che sconfina nel nichilismo,Read more at location 5798
Note: NICHILISMO Edit
Non si trattava di fermare il comunismo, né la contestazione studentesca né le rivendicazioni operaie (prima ancora che esse giungessero allo stadio dell’«autunno caldo»). Al contrario, la protesta sociale era tanto più benvenuta quanto più metteva in crisi la società borghese, nella logica del «tanto peggio, tanto meglio».Read more at location 5799
Note: c NESSUNA LOTTA AL COMUNISMO Edit
Note: ANZI SE I COMUNISTI AVESSERO COLLABORATO ALLA RIVOLTA BORGHESE TANTO MEGLIO Edit
in una lettera di Freda all’amica Maria de Portada, nella quale l’ordinovista padovano diceva di accogliere «con voluttà» le notizie «di cedimenti […] nel valore delle azioni, di fabbriche che chiudono, di scioperi, ecc. Speriamo male (cioè speriamo bene)».Read more at location 5802
Note: ESALTAZIONE DELLO SCIOPERO Edit
Parte senza disporre di alleati e semmai spera di raccoglierne pescando tra gli estremisti antisistema, sapendo che quelli di destra non bastano e perciò invitando quelli di sinistraRead more at location 5806
Note: GLI ALLEATI? SI TROVERANNO STRADA FACENDO TRA I NEMICI DEL SISTEMA Edit
Una strage contro chi?Read more at location 5808
Note: t Edit
Le tradizionali interpretazioni del massacro di Piazza Fontana in chiave di reazione contro le lotte studentesche e operaie, affacciate dai socialdemocratici, subito sviluppate e rilanciate da chi era alla loro sinistra e, ironia della sorte, poi ritorte contro Saragat, muovevano da presupposti erronei. In primo luogo, si dava (e tuttora molti danno) per scontato che i fenomeni di contestazione e rivendicazione al centro delle cronache del biennio 1968-1969 dovessero per forza essere anche al centro dei pensieri di chi commetteva un attentato in quel periodo.Read more at location 5809
Note: L OBBIETTIVO NN ERA FERMARE LE LOTTE OPERAIE Edit
il dato saliente era che il sistema reggeva nonostante la pressione cui era sottoposto, allora diventava più sensato ritenere che le bombe servissero a dare una scossa ancora più forte e magari decisiva.Read more at location 5816
Note: EFFETTO DELLE LOTTE OP STUD: IL SISTEMA REGGEVA. OCCORREVA UNA SPALLATA DI ALTRA NATURA Edit
La sinistra era convinta che tutti i fascisti fossero servi dei padroni e agissero come loro braccio armato. Essa ignorava l’esistenza di un fascismo anticapitalistico, antiborghese, antioccidentale e indisponibile al compromesso con le potenze che avevano debellato l’Italia di Mussolini e la Germania di Hitler,Read more at location 5820
Note: ALTRO ELEMENTO INGANNATORE: LA VISIONE SEMPLICISTICA DELLA DS Edit
Sul movente dei depistaggiRead more at location 5825
Note: t Edit
L’autonomia di Freda e della cellula ordinovista padovana sul piano teorico e strategico si accorda con i giudicati del 2004 e del 2005, che hanno affermato la colpevolezza del gruppo mentre hanno rigettato le ipotesi di coinvolgimento di altri soggetti italiani e stranieri nell’idea-zione e nell’esecuzione della strage formulate dal magistrato inquirente Salvini.Read more at location 5826
Note: LA SENTENZA BOGGIA SALVINI: LO STATO NN È IMPLICATO Edit
Le omissioni e interferenze negative dei servizi segreti italiani rispetto alle indagini giudiziarie hanno riguardato soprattutto la figura di Giannettini. Come si è visto, servirono in parte a coprire un collaboratore del Sid e in parte a nascondere la sua contiguità con Freda e con Ventura nonché – di riflesso – gli errori di chi aveva chiamato un personaggio quale l’agente «Z» a lavorare per il servizio e di coloro i quali gli avevano dimostrato apprezzamento e lo avevano confermato nel ruolo. Tuttavia, Piazza Fontana non è ascrivibile a Giannettini.Read more at location 5829
Note: GIANNETTINI. DIFESO 1 XCHÈ PUR SEMPRE UOMO DEI SERVIZI E 2 PER COPRIRE L ERRORE DI CHI LO AVEVA SELEZIONATO Edit
fu un eccesso di autotutela da parte del servizio e non significa complicità del Sid nell’attentato.Read more at location 5833
Note: c ECCESSO DI AUTOTUTELA Edit
Freda e Ventura non sono lo Stato, bensì suoi acerrimi nemici e, perciò, è assurdo inferire dalla loro colpevolezza una colpevolezza dello Stato.Read more at location 5840
Note: UNA STRAGE CONTRO LO STATO Edit
Le condanne a carico di Maletti e Labruna si riferiscono ad aiuti che il Sid prestò a Pozzan e a Giannettini, due personaggi niente affatto esemplari ma entrambi assolti dall’accusa di strage.Read more at location 5841
Note: LE CONDANNE A MALETTI E LABRUNA. ECCESSO DI TUTELA NN STRAGISMO Edit
Coperture e apparati deviati sono cose gravissime. Ma per parlare di terrorismo di Stato bisognerebbe dimostrare o almeno ipotizzare che un ceto dirigente di governo o una sua parte significativa abbiano pianificato stragi e assassinii. Terrorismo di Stato è il nazismo, naturalmente. Sono Stalin, il regime militare argentino, i colonnelli greci. […] Ma deve avere una regia politica, istituzionale. […] E invece in Italia [la formula è] ripetuta con disinvoltura. Non ha senso. Credo sia ora di rifletterci.Read more at location 5844
Note: LA CONCL DI GS Edit
L’uso improprio del concetto di strage di Stato non fu innocuo in quanto, come osserva lo stesso Sabbatucci e come si è documentato in questo libro, contribuì a «creare una risposta terroristica o violenta.Read more at location 5848
Note: LA TESI DELLA STRAGE DI STATO FOMENTÒ IL TERRORISMO ROSSO Edit
L’idea che lo Stato fosse complice dello stragismo influì finanche su quei terroristi neofascisti i quali si batterono contro di essa, come ad esempio dimostrano il caso di Vincenzo Vinciguerra e quello della coppia formata da Valerio «Giusva» Fioravanti e Francesca Mambro. A distanza di tempo, quest’ultima ammetterà: Eravamo cresciuti con l’idea, anzi con la paranoia, che a destra ci fossero infiltrazioni e addirittura agenti provocatori, […] proprio perché eravamo stanchi di sentir dire che i fascisti erano in combutta con i poliziotti, che erano il braccio armato del potere, abbiamo fatto tutto l’opposto: abbiamo risposto a modo nostro a quelle teorie, che erano solo teorie tra l’altro. E ci siamo cascati in pieno.Read more at location 5863
Note: LA DESTRA NAUSEATA DALL IDEA DI INFILTRAZIONI

lunedì 8 maggio 2017

Il pessimista culturale

Chi è il pessimista culturale? E’ un tipo triste, demoralizzato per lo stato di degrado in cui versano la cultura e l’arte contemporanea e rimpiange continuamente un mitico passato.
Si occupa di lui Tyler Cowen nel saggio “Why Cultural Pessimism?”.
Se c’è una tesi che il pessimista culturale avversa è questa. La modernità per lui è una maledizione.
Ma da dove viene questo pessimismo? Magari dal semplice fatto che vede lungo e vede bene
… è possibile che il declino sia incipiente… è difficile dare giudizi in questa materia… il loro contenuto soggettivo è irriducibile… si va a sensazioni…
Ma qui non interessano ragioni e torti quanto le motivazioni possibili del pessimismo culturale.
Ci sono alcune illusioni cognitive a cui il pessimista culturale è particolarmente prono…
… ogni cambiamento sottende una perdita… molti pessimisti culturali identificano la “grande cultura” con la cultura che conoscono e hanno imparato ad amare… il cambiamento vanifica questa conoscenza e al pessimista non resta che cullarsi nell’illusione che “prima era meglio”… che il meglio è ciò che lui domina e non ciò che richiede uno sforzo supplementare di conoscenza…
Ma perché tanti pessimisti culturali in circolazione? In realtà sono sempre esistiti…
… i picchi della cultura sono brevi, i declini lunghi… vale per la tragedia greca, per il lied tedesco o per l’era dello swing… se le cose stanno in questi termini il tempo favorevole al lamento è più dilatato di quello favorevole all’entusiasmo…
Altra illusione cognitiva:
… noi confrontiamo il presente con il passato ma il presente è un istante mentre il passato un tempo infinito… di solito confrontiamo il meglio del passato scelto su periodi secolari con quanto ci rende disponibile il presente nel qui ed ota… un confronto necessariamente impari che porta a giudizi distorti…
Altra illusione cognitiva…
… siamo tutti molto più ignoranti sul presente che sul passato… questa ignoranza spesso fa il gioco del pessimista culturale… non conosciamo le eccellenze del presente…
Molti artisti che il pessimista culturale venera hanno al loro tempi incontrato ostacoli molto simili a quelli frapposti dal pessimismo culturale…
… i contemporanei di Chopin descrivevano la sua musica come una disturbante cacofonia…
A volte il pessimista culturale è genitore
… in casi del genere si manifesta un istinto di protezione e controllo verso la prole…
Baldassarre Castiglione (un ottimista culturale) forniva un argomento originale per metterci in guardia dal pessimismo culturale…
… secondo lui il pessimismo culturale derivava dall’indole della   vecchiaia... la malinconia e la nostalgia procurano rimpianto per una mitica età dell’oro… o anche solo della giovinezza…
Altro elemento da considerare…
… molti individui raggiungono il loro picco culturale in giovane età…  dai 15 ai 25 anni siamo molto più ricettivi… dopo abbiamo un calo d’interesse per le novità… in alcuni casi sviluppiamo una vera avversione… Aristotele nella Retorica parla dei vecchi come di cinici, sfiduciati e mentalmente chiusi alla cultura… Richard Posner distingue tra conoscenza esperienziale e abilità cognitiva fluida… le persone anziane posseggono solo la prima…
Ma spesso sono gli stessi artisti a criticare il loro tempo, in loro tutto questo è una forma di ribellismo…
… l’artista è frequentemente critico con il capitalismo… che poi è la modernità… e trasmette questo sentimento ostile  nella sua opera… la sua vicinanza ai critici simpatetici genera poi un contagio che trasforma il ribellismo in malinconia…
Ma perché l’artista è critico verso il capitalismo?…
… la cosa spesso deriva da precedenti amare esperienze… gli agenti non amano le novità, vorrebbero andare sempre sul sicuro… e le frustrazioni per i novellini sono molte… bisogna scendere continuamente  a compromessi… il mercato vincola necessariamente la libertà artistica poiché impone all’artista di tener conto anche degli altri (i fruitori)…  anche per questo molti artisti lo sentono come un nemico…
Thomas Hobbes ha una teoria alternativa…
… i pessimisti sono creatori modesti che invidiano e temono la concorrenza dei nuovi arrivati… quando Paul McCartney critica il rock contemporaneo… forse teme che i nuovi dischi  seppelliscano i suoi…
In merito Schonberg parlò chiaro…
…” chi considera la cultura dei nostri tempi come degradata… Spengler, Schenkers… lo fa solo perché cosciente della propria aridità creativa”…
C’è anche la versione straussiana del pessimismo culturale…
… la condanna della contemporaneità in questi casi è formulata per proteggere le masse da innovazioni radicali che non sono per tutti… la pratica del pessimismo è funzionale alla seleziona di un’ élite alla quale riservare i nuovi prodotti…
Alcuni critici deprecano l’eccessivo materialismo dell’arte moderna. Sensualità e depravazione hanno preso il sopravvento. Allan Bloom è il campione di questo approccio.
Altri invece vedono il declino nella desacralizzazione e nell’immoralità dell’arte commerciale…
… Irving Kristol, Daniel Bell… intendono promuovere l’agenda protestante con al centro l’etica del lavoro duro, del sacrificio e dell’astinenza… ma non è possibile realizzare il progetto senza l’aiuto dell’arte… e un’arte desacralizzata non è idonea alla funzione… il femminismo puritano di Catharine MacKinnon giunge agli stessi esiti… nel mondo blindato del politically correct l’arte commerciale è un’interferenza continua… ma anche la libertaria Ayn Rand  arriva da quelle parti ritenendo che l’arte debba rappresentare il mondo non com’è ma come dovrebbe essere…
A sinistra il pessimismo culturale si è incarnato nella scuola di Francoforte.
Ci si chiedeva increduli: perché la gente non si ribella all’opprimente capitalismo?
Unica risposta possibile: perché la cultura commerciale ti fa il lavaggio del cervello. Il “cattivo” di questa narrazione è la cultura commerciale, da qui il pessimismo culturale…
Nietzsche è forse l’anello di collegamento tra neoconservatori e francofortesi…
… per lui la massa è debole, da guidare… e distruttrice di ogni eccellenza…
Oggi la sinistra vede come rivoluzionaria l’arte innovativa e radicale… purché non sia supportata dal mercato. Un bel paradosso.
Alcuni considerano la cultura capitalista come omologante: le diversità ne uscirebbero schiacciate.
… anche costoro implicitamente venerano la staticità…
In realtà il mercato diffonde diversità anche se, questo è vero, rompe l’isolamento e l’incontaminato di alcune culture. Ma questo è un male?
Dietro molto pessimismo culturale c’è una forma mentis élitista
… William Gass… Neil Postman… Paul Fussell…
L’elitismo è anche l’assunto implicito degli statalisti: la cultura va sussidiata e noi stabiliamo chi deve ricevere.
Élitisti, puritani, neoconservatori, marxisti… Tutta gente che mette la politica sopra l’arte.
Alcuni pessimisti culturali lo sono di carattere…
… non si dovrebbe parlare di pessimismo culturale ma di semplice pessimismo…
Una domanda per i pessimisti…
… se la cultura è tanto regredita, come mai la cultura criticona rappresentata dai pessimisti culturali è così fiorente?…
Altro elemento: ognuno di noi ha bisogno di un nemico
… Gauguin aveva l’arte dei salons, i Clash Margaret Thatcher e i pessimisti culturali… con un nemico chiaro ci esprimiamo al meglio e ci sentiamo anche meglio…
In fondo il pessimista culturale ha una sua funzione
… George Bernard Shaw: per fare un Santo devi sentire l’avvocato del Diavolo…
Detto questo, il pessimismo è tutt’altro che innocuo…
… il pessimista culturale fornisce benzina alla censura… e all’esecrazione per intellettuali e artisti…
regimi totalitari hanno molto da dirci sull’ essenza dell’arte commerciale…
… la bandirono rimpiazzandola con cospicui sussidi statali a ciò che pochi eletti consideravano sublime e in grado di sostenere la religione della politica… un atteggiamento tipico da pessimismo culturale…
In genere, il pessimista culturale ha una concezione eccessivamente elevata dell’arte… nulla visto da vicino (e oggi la tecnologia ci consente di vedere tutto da vicino) può in realtà reggere i suoi standard: il suo vero orgoglio consiste nel professarli in pubblico…
… difficile incontrare pessimisti culturali per i quali l’arte non debba dirci la verità … ma piuttosto renderci più piacevole e istruttiva la giornata…

L'evoluzione non è cieca

Ci sono tanti modi di presentare la teoria evoluzionista rispettandone gli assunti cardine,  è quanto ci ricorda Kevin N. Laland nel saggio "Is There a Role for Intelligence in Evolution?".
L'ortodossia ci parla di un' evoluzione "cieca"...
... Evolution is portrayed in austere terms as a natural process that hews all the prodigious richness and complexity of life out of chance mutational events and the purposeless forces of nature....
Insomma: se siamo qui lo dobbiamo al caso. I biologi, in altri termini, sono scettici nella possibilità che esista una guida intelligente dell'evoluzione.
Ma perchè tanto scetticismo? Forse un ruolo lo ha giocato nella società contemporanea dell'Intelligent Design...
... the impulse to distance themselves from such accounts has led evolutionary biologists to accentuate the role of chance...
La guerra culturale che ha innescato l' ID e la voglia di smarcarsi da esso ha portato molti a prendere le distanze anche solo da certe espressioni.
Tuttavia, man mano che ci allontaniamo da quel momento storico l' intelligenza torna protagonista anche negli studi dell'evoluzione. Oggi la proposta alternativa all'evoluzionismo cieco alla Richard Dawkins suona all’incirca così…
... natural selection has given rise to savvy agents that behave in smart, flexible ways, deploying a bootstrapped intelligence that has fed back on and upgraded evolution itself... in a manner that allows species to co-direct their evolution...
Per toccare con mano la ragionevolezza dell'impianto generale, considerate solo questi due fatti 1) l'ambiente è decisivo nell'indirizzare l'evoluzione 2) oggi viviamo in un ambiente al 98% artificiale (ovvero creato da cultura e intelligenza umana). Se le cose stanno in questi termini, come potremmo noi negare un ruolo alla cultura e all'intelligenza dell'uomo? Ma in buona parte si può dire altrettanto per il passato.
Questa elementare considerazione ora è supportata da evidenze empiriche robuste...
... there is now evidence that our cultural activities have shaped the human genome...
Gli ultimi 50.000 anni sono stati passati al setaccio...
... the development of statistical methods for identifying genes that have been favored by natural selection over the past 50,000 years or less...
Molta evoluzione umana è recente e indirizzata dalla cultura...
... distinct regions in the human genome have been identified as subject to recent selection... many of these regions appear to have been favored by human cultural practices....
La dieta, un fattore culturale, è un centrale per rendere conto di certi esiti...
... Some compelling examples of how genes and culture have coevolved concern genetic responses to changes in human diet...
Prendiamo l'abilità a digerire l'amido...
... Consider, for instance, the evolution of the human ability to eat starchy foods. Agricultural societies typically consume far more starch in their diets than do hunter-gatherer societies... The enzyme responsible for breaking down starch is called amylase... their cultural activities and associated diets have generated selection for increased amylase....
Altro esempio: la capacità di digerire il lattosio...
... Another good example of gene– culture coevolution is the evolution of lactose tolerance in adult humans in response to dairy farming...For most humans, the ability to digest lactose disappears in childhood, but in some populations lactase activity, which is necessary for breaking down lactose, persists into adulthood. This adult lactose tolerance is frequent in northern Europeans and in pastoralist populations from Africa and the Middle East, but it is almost completely absent elsewhere. These differences relate to genetic variation near the lactase gene (LCT)... populations with a long history of consuming milk have high frequencies of tolerance...
Si tratta di importanti passi evolutivi indirizzati dalla cultura (agricola) dell'uomo e non certo dal caso.
Sorprende anche la rapidità con cui si siano realizzati...
... The signature of selection around the lactase gene is one of the strongest in the human genome, and the onset of the selection has been dated to 5,000– 10,000 years ago...
Persino la storia evolutiva degli animali domestici risente della cultura dell'uomo...
... Once again, this cultural practice has imposed selection on domesticated animals: milk-protein genes in European cattle breeds correlate to present-day patterns of lactose tolerance in human populations....
Altri esempi riguardano lo smalto dei denti, le papille degustative e alcuni processi digestivi...
... There is also emerging evidence of diet-related selection on the thickness of human teeth enamel, and on bitter-taste receptors on the tongue. It seems that a gene– culture coevolutionary process has shaped the biology of human digestion...
La cultura umana non sarà una libera scelta del singolo individuo ma di certo è molto distante dalla nozione di mera casualità...
... In these and other instances, it is not as if we humans have deliberately imposed selection on ourselves in a conscious effort to enhance our capabilities to metabolize or detoxify the foods we have chosen to consume. But we appear to have imposed a direction on our own evolution nonetheless...
I casi più eclatanti di evoluzione guidata sono quelli degli animali domestici. Pensiamo solo alla selezione canina...
... Thousands of years ago, humans kept wolves, choosing for company the less aggressive among them without recognizing that this selection, iterated over time, would favor profound changes in the wolf phenotype and lead to mild-mannered canine descendants... docility, tameness, reductions in tooth size and number, changes in head, face, and brain morphology, floppy ears...
Nel caso delle piante le cose non sono molto diverse...
... A second domestication syndrome has also been found in plants. Here characteristic features include a loss of head shattering— the process by which plants disperse their seeds upon ripening— and increases in seed size...
Insomma, nel grande gioco della natura l'uomo scava una sua nicchia e lì è in grado di indirizzare i processi evoluzionistici che lo riguardano, o che riguardano gli organismi a lui vicini, sottraendo il tutto al caso...
... Planting crops and tending animals are examples of human “niche construction”— the process by which organisms change their environment in a way that puts new evolutionary pressures on their species and others, triggering the evolution of new adaptive traits...
In molti casi possiamo quindi dire che l'evoluzione ha uno scopo. Un' espressione blasfema negli anno 90...
... Cultivating plants and domesticating animals are not random activities. They are purposeful, goal-directed practices... In the process, we have imposed a direction on some evolutionary episodes...
Sembra che l'evoluzione dettata dalla cultura abbia persino accelerato i processi evolutivi stessi...
... Our cultural activities may even affect evolutionary rates. For instance, according to one study, human genetic evolution has accelerated more than a hundredfold over the last 40,000 years...
La cosa migliore da fare consiste nel distinguere le competenze dai contenuti evolutivi: sui secondi la cultura umana pesa eccome...
... selection explains the capability but not the content of our behavioral practices... The fact that natural selection underlies our ability to learn, communicate, and engage in cultural practices does not tell us which populations will engage in agriculture, nor what form these practices will take in a particular population, nor what evolutionary episodes will ensue....
Quel che si può dire per l'uomo vale anche - in misura ridotta - per certi animali. Anch' essi hanno una loro nicchia e un' evoluzione in qualche modo ordinata...
... animals control certain aspects of their environment... Changes due to niche construction, as opposed to other natural processes, are recognizable because they are reliable, directional, and orderly,...
Con ciò l'uomo resta un caso speciale...
... Some, more traditionally minded, evolutionists typically treat humans as a special case, arguing that there are special properties pertaining to our species’ niche construction that stem from our unique capacity for culture. This allows them to defend the position that niche construction is not a general evolutionary process, but rather a trait peculiar to humans that has no significant impact on broader evolutionary forces.... Indeed, humans have been described as “the world’s greatest evolutionary force,”...
La conclusione è una bestemmia per il darwiniano duro e puro...
... Organisms can influence the trajectory of evolution through their active choices...
Una conclusione forse più offensiva di quella dell'ID, ma ben più fondata e riconosciuta dalla scienza ufficiale.