lunedì 20 luglio 2020

ULTIMISSIMO AGGIORNAMENTO INTERNALISMO ESTERNALISMO. RETTIFICA DEI PRECEDENTI DEFINITIVO

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TUTTO IL SAPERE E' SOGGETTIVO Se ritieni che un'affermazione sia vera, ti accorgerai presto che la giustificazione della tua credenza è reperibile sempre e solo nel tuo cuore. Non tutti i filosofi sono d'accordo, per alcuni di loro la giustificazione sta da qualche parte fuori dal nostro cuore (e di noi in generale). Si fanno chiamare "esternalisti". Qui bisogna evitare un equivoco diffuso tra noi profani, molti pensano di reperire la giusficazione all'esterno per il semplice fatto di affidarsi, per esempio, al "metodo scientifico", o al "metodo della chiaroveggenza". Occorre però chiedersi come mai ci si affida al "metodo X", e non si potrà che rispondere "perché mi ha convinto", dopodiché sarà chiaro che questa convinzione riguarda il mio cuore, ovvero l'interiorità del soggetto. La posizione "esternalista" è incongrua poiché conduce ad una descrizione delirante degli stati mentali del soggetto. E' compatibile infatti con conclusioni di questo tenore: "l'affermazione A mi sembra più vera dell'affermazione B ma credo a B e non ad A". Solo un pèazzo potrebbe avere un simile stato mentale. L'internalista, al contrario, giudica vero cio' che gli sembra vero. E se sopraggiungono delle prove che gli fanno cambiare idea, cambierà anche il suo stato mentale di conseguenza. Da Jacques Monod in poi la scienza ha un sacro terrore del soggetto, cosicché, i filosofi che intendono apparire come suoi paladini s'ingegnano in modo cervellotico per sostenere ancora l'idea esternalista in una battaglia impossibile se non dando un addio ideologico al senso comune (e anche ai profani che vogliono farsi una semplice idea nel merito di queste questioni). P.S. Il gergo filosofico (internalismo, soggettivismo...) è fastidioso, e qui lo evito, ma ha una sua giustificazione. Ammettiamo che un "soggettivista" nel senso descritto creda anche che le sue facoltà di apprendimento siano affidabili. In un caso del genere nulla lo distingue da un oggettivista nel senso comune del termine. Per non ingenerare equivoci i filosofi moderni - rigorosi ma barbosi - usano il termine "internalismo" anziché "soggettivismo".

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C'è un soggettivismo che si contrappone all'oggettivismo e al realismo e che, volente o nolente, flirta con il relativismo e lo scetticismo. Molti, non a torto, lo ritengono pericoloso, di solito però viene confuso con il cosiddetto internalismo e si finsce per buttare il bambino con l'acqua sporca. Facciamo un po' di chiarezza.

1) Facciamo un ripassino. Le posizioni internaliste riguardano in generale l'epistemologia e quindi, indirettamente l'etica e l'estetica. In esse si assume che la conoscenza è basata sull'introspezione: io so di sapere (coscienza di sapere qualcosa). E' questo il fondamento di tutto. La conclusione di un sillogismo è vera per inferenza dalle premesse ma le premesse iniziali sono vere perché la mia coscienza interiore lo intuisce e me lo rivela. Io ho accesso a queste informazioni. L'apparenza ESTERIORE dell'alluzinazione è la medesima della realtà, ma attraverso l'introspezione INTERIORE io posso distinguere tra l'una e l'altra. Il soggetto, alla fine è al centro di tutto, ma come si puo' ben vedere, cio' non degenera nello scetticismo, anzi, si tratta di una mossa per combattere le scetticismo: la coscienza è fondamento. L'esternalismo nega tutto questo e condiziona la conoscenza ad elementi esteriori, per esempio il fatto di aver seguito una procedura corretta. Per l'esternalismo la conoscenza è sempre inferenziale, per l'internalismo invece deriva da un accesso diretto alla coscienza, almeno in ultima analisi.

2) Se vogliamo respingere lo scetticismo non dobbiamo confondere soggettivismo e internalismo. Esempio: le cascate del Niagara sono uno spettacolo maestoso, potremmo perfino definirle "belle" ma, domanda, questa bellezza permane nel momento in cui non viene in contatto con l'occhio umano? Sembrerebbe di poter rispondere di no. Che senso ha una bellezza a prescindere dal soggetto che l'ammira? Non riesco nemmeno ad immaginarmela. Ma si puo' andare anche oltre con gli esempi, pensate a un suono, che senso ha questo concetto senza un orecchio umano che ascolta? Il suono senza orecchio sembrerebbe inconcepibile, tanto è vero che la scienza ci dice che esistono soltanto le frequenze d'onda, i suoni non sa nemmeno cosa siano, in fondo sono solo una nostra esperienza interiore, ma se noi non ci siamo. Facendo questi esempi voglio solo dire che la presenza del soggetto è indispensabile affinché certi fenomeni si concretizzino. La battaglia al soggettivismo potrebbe buttare via il bambino con l'acqua sporca, ovvero l'internalismo (fondamento soggettivo) con il

3) Affinché l'internalismo non vanifichi la sua battaglia contro lo scetticismo occorre però che si avvalga del concetto di "coscienza retta", ovvero di natura umana. L'errore introspettivo sistematico comporta quindi una nattura difettosa (perversa). Il bello, il buono e il vero esistono in potenza e la nostra mente puo' riconoscerli tramite l'intuizione introspettiva. Esempio: il soggetto trasforma una certa lunghezza d'onda in rosso, ma un soggetto daltonico la trasforma in verde. Qual è qui il soggetto "ben funzionante"? Qual è il soggetto che deve correggersi? Si tratta allora di recuperare Aristotele? Sì, ma la distinzione tra atto e potenza non è altro che il modernissimo "nulla si crea, nulla si distrugge". Ora, si tratta di capire come tarare il linguaggio: una presenza in potenza è un "esserci" a tutti gli effetti? Potremmo rispondere di no per evitare le derive mistiche di certo platonismo, ma rispondendo di no il ruolo del soggetto ritornerebbe centrale. Ecco, questo soggettivismo è quello che definirei "sano".

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L'internalismo della conoscenza, a sua volta, non va confuso con l'internalismo della mente. Quest'ultimo è una posizione tipica sull'origine dell'intenzione e delle credenze. Se io sto davanti a un albero il fatto di sapere che sto davanti a un albero origina da un fatto esterno a me, ovvero la presenza di un albero di fronte a me. Ma se io desidero qualcosa, dove origina questo desiderio? L'internalista lo considera autentico, ovvero originato nel soggetto. L'esternalista invece dà più importanza alla componente esterna, proprio come nel caso della conoscenza fattuale che abbiamo visto nel caso dell'albero. Chiaramente c'è sia una componente interiore che una componente esteriore, ma qui si tratta di prendere partito per una delle due. In questo caso la posizione internalista è particolarmente adatta a combinarsi con l'individualismo. Detto questo ciascuno vede come una posizione internalista non rischia certo di scadere nel relativismo, anzi, è la posizione esternalista che rischia di sacrificare il libero arbitrio dell'individuo.

giovedì 16 luglio 2020

CATTOLICI LIBERTARI E PRINCIPIO DI NON IDENTITA'.

(trigger warning: post altamente provocatorio che coinvolge bambini, religione, schiavitù e consumismo...).
Prendete questa dichiarazione: se i miei genitori avessero vinto la lotteria prima del mio concepimento, sarei molto più ricco. Una dichiarazione del genere sembra accettabile, ma solo a prima vista. A guardar bene ce n'è una molto più verosimile e incompatibile: se i miei genitori avessero vinto la lotteria prima del mio concepimento, non sarei mai esistito. Non sto dicendo quello che molti a questo punto pensano, ma qualcosa di più estremo. Mi spiego: un fatto come la vincita alla lotteria avrebbe mutato radicalmente il corso degli eventi, ma la cosa più incredibile è che basta veramente poco per annichilire la nostra fragile e miracolosa identità. Invito a considerare che un evento appena diverso nella storia dei nostri genitori potrebbe spostare anche solo di qualche ora il rapporto sessuale da cui siamo nati. Gli spermatozoi del padre, così come l'ovulo della madre, sarebbe stato diverso da quello da cui siamo nati noi, il che significa che non saremmo affatto nati NOI ma qualcun altro. NOI non saremmo mai esistiti. Mi sbaglio? All'apparenza si ma se ripercorro tutti i passaggi del ragionamento non vedo errori.
Embé? Conseguenze morali? Molte. Considerate il caso del bambino schiavo.
In cambio di 50.000 euro, una coppia abbietta stipula un contratto vincolante ed esecutivo con un riccone abbietto secondo il quale concepirà e partorirà un figlio che alla nascita verrà trasferito all'uomo ricco come schiavo. Il bambino nasce e diviene schiavo del riccone per il resto della sua vita. La coppia è condannabile? Lo sarebbe se avesse recato danno a qualcuno, ma è così? Non sembra che rechi molto danno a se stessa, visto che ha liberamente scelto di comportarsi così. Di sicuro non reca danno al riccone. A guardar bene non reca danno neanche al bambino schiavo visto che se la coppia non avesse firmato il contratto lui non sarebbe neppure nato (assumo che la vita vale sempre la pena di essere vissuta anche se è dura, questo è vero soprattutto per un cattolico. D'altronde, assumo anche che lo schiavo abbia momenti di scoramento senza mai pensare al suicidio). Ma la coppia avrebbe potuto far nascere quel bambino e non venderlo al riccone?! E qui viene il bello: dal principio di non-identità ora sappiamo che se le cose fossero andate altrimenti NON sarebbe mai nato QUEL bambino ma un altro. Il bambino schiavo, alla fine, non ha alternative migliori di quelle che gli sono state fornite, diventa difficile allora vedere come ciò che la coppia ha fatto danneggi o faccia male a qualcuno, specialmente, ripeto, se consideriamo sacra la vita.

mercoledì 15 luglio 2020

IL DIO NON NECESSARIO.

Se il mondo è originariamente ben ordinato, allora Dio è necessario per spiegare quell'ordine. Se è incurabilmente disordinato, allora Dio è necessario per salvarci. Solo se la vita è un "legno storto" ma raddrizzabile con lo sforzo umano, Dio non è né un'ipotesi necessaria né un bisogno fondamentale.
IL MASSACRO DI FORT APACHE.
In questo post vorrei sostenere che il movimento politically correct recupera da sinistra pratiche tipicamente di destra ed è il degno erede dell' "esoterismo", una pratica millenaria per cui è bene che certe verità insidiose siano custodite solo da una ristretta élite. Al centro di tutto c'è una visione tragica della vita e la necessità della censura. Cerco di spiegarmi meglio partendo dal famoso film di John Ford che ho appena visto in TV.
Qui l'arrogante comandante Thursday - contro il saggio parere di York - decide scriteriatamente di assalire gli Apache disponibili alla pace, cacciandosi così in una trappola senza via di scampo. La CENSURABILITA' di questa scelta dissennata è manifesta, ma successivamente, con gli opportuni ritocchi, il capitano York – superstite insieme ad un pugno di uomini e promosso al comando del reggimento – ne farà l’apologia di fronte ad amici e cronisti ed esalterà il valore del defunto Thursday facendone un padre della patria. C'è chi ingenuamente ha visto in tutto cio' una contraddizione fordiana ma in realtà la “contraddizione” non è tale, perché Ford intende sottolineare la necessità che la leggenda prevalga sulla realtà e anche la necessità che la nazione abbia degli eroi da ammirare. Insomma, per fare in modo che il Big Country cresca forte e vitaminizzato occorre una "narrazione" che si discosti da quella realtà che York ha visto ma forse ha già rimosso.
Anche il politically correct è uno sforzo affinché la leggenda prevalga sulla realtà, nella mancata armonia tra bene e verità occorre lavorare per il bene. In questa discrasia sta tutta la sua visione tragica. Ma questo era l'atteggiamento comune sia nell'uomo antico che in quello medievale. E'sempre stato così, nulla di nuovo sotto il sole! Sarà l'illuminismo ad introdurre l' "armonia" come grande novità, in questo senso il politically correct rappresenta un tentativo di ripristinare la visione tradizionale che ci ha accompagnato per secoli, quella tipica dell'esoterismo. E quando non si ha la forza morale di ammettere la propria ipocrisia - e l'uomo moderno, condizionato dall'illuminismo, spesso tentenna - si aggiusta il tutto affermando che la verità non esiste proprio, così cessiamo anche di percepirci come falsi o reticenti.
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Sezione Notizie


martedì 14 luglio 2020

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PROBLEMI INFERNALI.

C'è chi non si limita ad affermare che anche il dannato dovrebbe poter sperare, oppure che verrà annichilito e non dovrà quindi soffrire in eterno, ma si è talmente ottimisti da arrivare a dire che nessuno sarà mai dannato in eterno.
Due problemi per l'ottimista: 1) se la dannazione non è eterna, perché mai dovrebbe esserlo la beatitudine? 2) Perché Gesù non ci ha confortato con questa buona novella ma ha piuttosto detto chiaramente il contrario?
Tuttavia, anche gli ortodossi non devono stare tranquilli, la giustificazione agostiniana della pena eterna non convince: il nostro intelletto, una volta slegato dal corpo, non potrebbe mutare idea e quindi nemmeno il suo rifiuto di dio, che diventa eterno e merita una condanna eterna. Francamente, non capisco perché mai una mente slegata dal corpo non possa mutare idea. Boh.
A questo punto mi sembra più promettente pensare all'inferno come a una pena giusta in seguito a una prova fallita. Insomma, poiché il disprezzo della grazia è di fatto un'offesa a Dio dalla gravità infinita, merita una pena infinita, e questo a prescindere dal fatto che il dannato possa pentirsi in seguito.
LICENZIARE IL FIDANZATO.

Licenziare un lavoratore è di solito molto doloroso, a volte è devastante. Ma è moralmente sbagliato?

Anche rompere unilateralmente una relazione romantica è molto doloroso, a volte devastante. Ma è moralmente lecito?

Personalmente, penso che i due dilemmi debbano avere la stessa risposta, anche se non so bene quale sia. So anche che la maggior parte delle persone non la pensa come me, sebbene non abbia mai ascoltato argomenti convincenti a sostegno della posizione mainstream.

sabato 11 luglio 2020

"DEL VIRUS SAPPIAMO ANCORA BEN POCO..."

Quando sentite queste parole le considerate pro o contro lockdown?
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mercoledì 8 luglio 2020

LA MINACCIA DELL'INTEGRAZIONE.

LA MINACCIA DELL'INTEGRAZIONE.
Avete anche voi la sensazione che certe minoranze non vogliano affatto integrarsi?
Non è solo una sensazione, ogni minoranza ha da sempre robuste motivazioni razionali per tirare il freno. Esempio: nei nostri ordinamenti giuridici l'applicazione delle norme è demandata allo stato, in altri si realizza spontaneamente. Zingari, Amish, Mormoni, Ebrei (per 2000 anni), Cattolici (oggi), Mafie, Gang carcerarie, tutte queste realtà non hanno a disposizione uno stato per applicare la propria legge, occorre quindi che la cosa avvenga in automatico. In casi del genere si ricorre spesso a pene come l'ostracismo, un istituto ispirato alla scomunica in cui il reo viene escluso dalla sua comunità di appartenenza. L'ostracismo ha la virtù di essere compatibile con altri sistemi giuridici, e questo lo rende così appetibile per chi deve inserirsi in un corpo sociale alternativo. Naturalmente, l'ostracismo è tanto più efficace quanto più le condizioni dell'escluso sono temibili. Qualora la minoranza ospitata sia ben integrata con la comunità ospitante l'ostracismo diventa una barzelletta, ecco allora che occorre combattere una simile evenienza. Insomma, gli zingari hanno ottimi motivi per non mandare i bambini a scuola: ostracizzare un ragazzo istruito è decisamente più difficile.

marx antisemita

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moralismi

... molte persone non vedono il male prodotto dall'abuso dei discorsi morali, per loro i discorsi morali sull'onestà sono sempre ammirevoli. Per queste persone, i discorsi morali sono in un certo senso "magici". Invocare parole sacre - giustizia, dignità, diritti, uguaglianza, onore, tradizione, fede e famiglia - trasforma magicamente il tuo comportamento da cattivo, violento ed egoista in qualcosa di eroico e lodevole. Vuoi essere crudele con le persone che non ti piacciono e fare in modo che i tuoi vicini si congratulino con te? Ammanta ilk tuo comportamento con un gergo moralista e impadronisciti del potere.
Tuttavia, i discorsi morali non sono affatto magici. Non abbiamo il diritto di trattare male gli altri per il semplice fatto che abbiamo dimestichezza con le "parole sacre" o perché attraverso l'uso enfatico che ne facciamo mostriamo quanto ci interessino i temi fondamentali a cui rinviano. Essere moralmente schietti non è di per sé un valore... "
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Negli USA si fa un gran discutere se pagare i "danni di guerra" (riparazioni) ai discendenti degli schiavi neri. Sono davvero dovuti?

Per me no. Ricordo che i marxisti di qualche decennio fa enfatizzavano dati alla mano come la vita di un operaio di Detroit fosse peggiore di quella di uno schiavo del sud, ma non sarà questo il mio argomento. Un simile risarcimento contrasta con la responsabilità personale ma soprattutto è molto incerto. Supponendo di sapere che un individuo è il discendente di uno schiavo americano, dobbiamo ancora quantificare del danno effettivo. Il suo primo antenato schiavo probabilmente non sarebbe finito in America per altra via, e ci sono parecchie probabilità che lui sarebbe nato in Africa. Ora, già nel 1950 l'aspettativa di vita in Africa era di 37 anni rispetto ai 68 (a quel tempo) negli Stati Uniti. Ergo, non sappiamo nemmeno se il discendente di schiavi che intendiamo risarcire oggi sarebbe vivo qualora il suo avo non fosse stato portato in America con la forza.

Ma poi ci sono parecchie misure - solo all'apparenza più rispettabili - che impoveriscono i neri e li sfruttano ancora oggi, faccio solo 4 esempi:

- i piani regolatori che facendo lievitare artificiosamente i prezzi delle case impediscono di fatto ai neri di trasferirsi nei quartieri dei bianchi e stare così più vicini ai posti di lavoro più redditizi.

- Leggi sulle licenze professionali. Un grave limite alla possibilità di lavorare dei neri.

- Leggi sul salario minimo. Avvantaggiano il lavoratore medio ai danni degli ultimi che stanno sul mercato solo a salari inferiori a quello minimo, spesso si tratta dei neri.

- Leggi sulla droga. Quanti maschi neri sono in carcere a causa del proibizionismo?

martedì 7 luglio 2020

LA FEDE CI RENDE PERSONE MIGLIORI?

È noto che le persone religiose spesso dichiarano di essere più felici, partecipano di più alla vita comunitaria, si drogano meno, bevono meno, commettono meno reati e così via. Ma la correlazione non è causalità. In effetti, sembra plausibile che coloro che scelgono di impegnarsi religiosamente non siano persone qualunque, che sia cioè all'opera quella che gli studiosi chiamano "selezione all'ingresso". Come puo' allora un ricercatore valutare il nesso di casualità? Ecco alcuni tentativi:
1 Dehejia, DeLeire e Luttmer cercano di accoppiare persone religiose e non religiose con caratteri simili (big 5) al fine di verificare come reagiscono ad uno shock negativo del reddito e scoprono che la religiosità è una buona "assicurazione mentale" contro questi eventi negativi.
2 Gruber propone di usare la variazione nella composizione etnica della propria comunità per studiare l'impatto della religione. In parole povere, un americano di origine italiana potrebbe non dare molto peso tra il vivere in un quartiere pieno di svedesi rispetto a un quartiere pieno di polacchi - tranne per il fatto che quest'ultimo gruppo, come gli italiani, è cattolico. Se vivere fianco a fianco con etnie che condividono la tua tradizione religiosa ti rende più religioso, ma per il resto non influisce sul tuo benessere, allora possiamo usare la composizione etnica per conoscere gli effetti della religione sulla persona. Gruber scopre, ancora una volta, che la religiosità fa migliorare la nostra performance economica.
3 Particolarmente degno di nota è uno studio degli economisti Jane Fruehwirth, Sriya Iyer e Anwen Zhang. In un approccio simile a quello di Gruber, sfruttano le variazioni di religiosità tra coetanei nella scuola per identificare come la religione influenzi la salute mentale degli adolescenti. A quanto pare la fede pesa non poso sul benessere psicologico.
4 David Clingingsmith, Asim Khwaja e Michael Kremer osservano gli effetti della partecipazione all'Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca che i musulmani dovrebbero fare almeno una volta durante la loro vita. Per studiare come la partecipazione all'Hajj influisce sui valori delle persone, Clingingsmith, Khwaja e Kremer utilizzano una lotteria pakistana che assegna i visti per l'Hajj e scoprono che la partecipazione (casuale) al pellegrinaggio porta a una maggiore propensione a continuare la scuola e all'occupazione femminile. Più in generale, i vincitori della lotteria Hajj mostrano sia una maggiore osservanza islamica sia una maggiore fiducia nell'uguaglianza e nell'armonia tra tutte le religioni.
5 Il grande scienziato sociale Max Weber considerò se l'etica protestante potesse determinare differenze nel benessere economico nelle comunità protestanti e cattoliche. Becker e Woessmann seguono questa via esaminando la Prussia, sfruttando il fatto che il protestantesimo si è espanso dalla sua città natale a Wittenberg (una città all'epoca di scarsa rilevanza) in uno schema di cerchi concentrici. Allontanandosi da Wittenberg le probabilità di avere una comunità completamente protestante calano. Becker e Woessmann fanno rivelare che questa misura è indipendente da fattori rilevanti come la presenza di scuole o altri, eppure, secoli dopo, tale parametro prevede molto bene il benessere economico della comunità. Ciò suggerisce che il legame tra PIL e identità protestante è più che una semplice associazione. Weber aveva dunque ragione? Non proprio. L'ultimo passo dello studio di Becker e Woessmann mostra che le variazioni nell'alfabetizzazione possono in gran parte spiegare i vantaggi economici del protestantesimo. Sembra infatti che l'enfasi protestante sul fatto che tutti dovrebbero essere in grado di leggere la Bibbia (e quindi essere in grado di leggere), pesi più dell'etica stessa.
6 Guardando gli Stati Uniti, Jonathan Gruber ha indagato sull'abrogazione delle "blue laws" che limitavano l'attività economica in un determinato giorno della settimana (spesso domenica). Fino a non molto tempo fa parecchi stati avevano leggi che proibivano la maggior parte dell'attività economica domenicale. Una sentenza della Corte Suprema del 1961 fornì una scappatoia per annullarle, cosa che in molti casi si fece. Gruber dimostra che quando tali leggi vengono annullate, la religiosità diminuisce e i comportamenti rischiosi come il consumo eccessivo di alcol aumentano, ma tale tendenza è guidata proprio da coloro che dichiarano di essere stati religiosi prima dell'abrogazione. Le regole religiose sembrano essere efficaci nello scoraggiare il bere e il gioco d'azzardo, e quando vengono meno le prime vittime sono i credenti stessi, probabilmente più vulnerabili alle tentazioni. In sintesi, la religiosità sembra offrire uno scudo protettivo per i più deboli più che attrarre chi è già forte.

redistribuzione e crescita

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la lezione per la seconda ondata

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lunedì 6 luglio 2020

LA FINE DI DESTRA E SINISTRA.

Perché i debiti dovrebbero essere un problema quando si può stampare moneta per pagarli? Una nuova leva di teorici della moneta se lo è chiesto senza trovare risposte plausibili.
La risposta classica stava nel fatto che, se c'è qualcosa di peggiore rispetto al fallimento di una nazione, è una nazione preda dell'inflazione, ma per Stephanie Kelton l'inflazione è poco più di uno spauracchio, almeno finché nel sistema esistono risorse oziose da mettere al lavoro, e questo accade pressoché sempre.
Ma negli anni 70 non abbiamo forse sperimentato direttamente la cosiddetta stagflazione? Ovvero quella roba in cui l'inflazione era in doppia cifra anche in presenza di risorse disoccupate? Come mai una roba del genere puo' esistere? Non cercate la risposta nel libro della signora Kelton perché nella sua ricostruzione storica gli anni settanta sono spariti come d'incanto.
Altro cruccio che perseguita il lettore naif: ma se il debito può essere finanziato senza alzare le tasse, perché mai le tasse non le eliminiamo del tutto? Anche qui nessuna risposta, se non forse il fatto che le tasse in fondo servono per punire i ricchi, vannomantenute per la loro funzione morale.
Ma il più grande miracolo che realizza l' MMT (così si chiama la teoria) sta altrove: una volta adottata c è spazio sia per politiche di destra che per politiche di sinistra, possiamo contemporaneamente espandere il welfare e i missil terra-aria, possiamo perseguire il green new deal e costruire nuovi carceri. Tutto puo' essere tenuto felicemente insieme senza vincoli di bilancio, la MMT riconcilia il socialdemocratico col fasciodemocratico, le barriere tra destra e sinistra crollano per lasciare spazio ad un unico grande ponte populista.
P.S. A proposito, perché la Kelton si muova in questa nuova area di libertà concependo politiche SOLO di sinistra non lo so, ma ho l' impressione che la cosa contribuisca a rendere un po' sospetto l'intero libro.
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