sabato 5 luglio 2014

Evangelizzazione o valori? I cattolici tra riduzione etica e silenzio

Evangelizzazione o valori? I cattolici tra riduzione etica e silenzio | Libertà e Persona:



'via Blog this'

Il post chiarifica diversi metodi di evangelizzazione al fine di condannarli e ricondurli nell' alveo dell' ortodossia.

La stessa opera di chiarificazione si potrebbe fare, e forse in modo più proficuo, mettendo in evidenza i punti di forza di ciascuna alternativa in modo che la linea ortodossa, la più raccomandabile, si possa rafforzare traendone un sano insegnamento.

Scegliere la prima o la seconda impostazione dipende probabilmente dalla psicologia dell' autore e dalle sue intenzioni: vuol predicare ai convertiti o a tutti?.

Passiamo allora in rassegna le diverse evangelizzazioni così come le propone Guzzo:

La posizione progressista-hegeliana

Nelle parole di Guzzo i progressisti "ritengono necessario mutare radicalmente sia il contenuto della fede che quello della morale, al fine di adeguarsi il più possibile al processo storico-culturale del progresso del mondo in atto in tutta l’umanità". 

Detto così sembrerebbe che i "progressisti hegeliani" vogliano "cambiare tanto per cambiare" al fine di appiattirsi su posizioni moderniste. Naturalmente questo è inaccettabile, tuttavia cio' non toglie che taluni insegnamenti della Chiesa possano e debbano mutare nel tempo, specie se nel frattempo sono confutati dalla scienza. Tutto cio' non è solo logico ma è già stato fatto in molti campi dalle Istituzioni consacrate. Un piccolo esempio per rendere ancora più chiaro il concetto: la Chiesa condannava come usura qualsiasi prestito ad interesse. Oggi che le scienze sociali hanno ampiamente dimostrato come l' intermediazione finanziaria sia indispensabile per la prosperità di un paese e per offrire una chance agli ultimi, la Chiesa ha profondamente rivisto le sue posizioni in materia mutando l' insegnamento.

Probabilmente Guzzo ha in mente altri casi - accenna, per esempio, a come oggi molti "progressisti-hegeliani"  dicano "... basta con l’affermazione della resurrezione reale di Cristo: essa sarebbe solo un simbolo della forza dello Spirito Assoluto che si sviluppa in ogni passaggio storico..." - dopodiché, condanna a tutto campo. Ma risulta problematico estendere la giusta condanna dei casi specifici alla condanna del metodo. Basterebbero dei controesempi per denunciare la fallacia di questa estensione indebita, e i controesempi abbondano.

La linea del silenzio etico

Nelle parole di Guzzo appartiene a questa linea di evangelizzazione chi "... sostiene le verità della fede come fatti oggettivi e come insegnamenti immutabili, ma si pone in modo dialettico-diplomatico sulle questioni morali: esse cioè, pur accettate come un dato permanente e innegabile, vengono mantenute sotto stretto riserbo nella presentazione della fede e dell’esperienza cristiana...".

Secondo Guzzo un simile approccio è fallimentare, e fa il caso dell' aborto: sì è ritenuto che silenziare gli appelli in materia - almeno queli ritenuti più "esagitati" - potesse dare frutti, ma così non è stato.

Nella mia piccola esperienza questa linea presenta molti pregi: i contenuti della fede non possono essere presentati allo scettico tutti insieme, bisogna fare un passo alla volta. Se non si hanno entrambi i piedi ben saldi su un gradino è vano affrontare il successivo.

Mi sgancio un attimo dai temi della morale per fare un esempio più neutro: quello dei miracoli. E' difficile essere convincenti sul tema dei Miracoli, la reazione dello scettico acculturato è da manuale:

I pani e i pesci... ah ah ah.
Il vino di Cana... ih ih ih ih.
La Madonna che piange sangue... uh uh uh.

E via di questo passo. Mi sembra inutile allora insistere con lui e provarci con il classico "Lazzaro, alzati e cammina".

Meglio sarebbe affrontare altre questioni, per esempio quella dualista: la nostra realtà è solo di tipo materiale? Rispondere "no" non suscita certo sarcasmi e apre la via ad una sensata possibilità del miracolo.

Se in questo campo non si procede gradualmente presentando le verità in modo ordinato e solo quando si è pronti al passo successivo, il fallimento è assicurato. Provate a consolare l' afflitto condensando una serie di passaggi per annunciargli trionfali che vive "nel migliore dei mondi possibili"!

Ebbene, molto spesso la dinamica si ripete anche quando dobbiamo giustificare certi obblighi morali.

Senza contare che in tema etico molto spesso la posizione scettica è convincente: "trovo giusto non uccidere il mio fratello e non ho certo bisogno di credere in dio per credere in questo precetto". Come dubitarne, certi precetti sono iscritti nei nostri geni prima ancora che sulle tavole del Sinai. I problemi cominciano quando dobbiamo stabilire se, per esempio, esiste un "dovere di digiunare" o un "dovere di non clonare".

Certi doveri che derivano dalla fede non possono essere sentiti in mancanza di fede. Occorre instillare la fede quindi per stimolarli. Ma l' unico modo con cui possiamo interloquire con lo scettico in tema di fede è presentare gli argomenti ragionevoli a suo sostegno.

Guzzo tende a trascurare questo lato della discussione. Secondo lui non sembrano esistere precetti (omicidio) adottabili a prescindere dalla fede, così come sottovaluta l' esistenza di precetti (digiuno) la cui forza è tratta essenzialmente dalla fede. Questa sottovalutazione fa passare in secondo piano il fatto che evangelizzare sui primi è pressoché inutile poiché sganciati dalla fede, mentre evangelizzare sui secondi è possibile solo facendo un passo alla volta, ovvero presentando in modo ragionevole la fede.



La riduzione etica del cristianesimo

Secondo l' apologeta Guzzo questa posizione è contraria alla precedente e appartiene a colui che "...si interessa ai valori morali cristiani ma appare quasi completamente disinteressata ai contenuti della fede e al loro scopo, che è l’unione dell’uomo con Dio".

Devo ammettere che neanch' io stravedo per l' evangelizzazione moralistica, eppure non posso non constatare i suoi punti di forza.

Qual è del resto l' obiezione più ficcante che l' ateo puo' avanzare verso l' uomo di fede? Semplice: "la tua è solo ideologia, credi quel credi e dici quel che dici perché ti costa poco e non potrai mai essere smentito, se dovessi sacrificare davvero qualcosa alla tua fede ci penseresti due volte e cambieresti idea". Ebbene, il moralista sarà anche pedante ma, almeno all' apparenza, sacrifica molto. Lo sforzo del volontariato missionario, per esempio, è enorme ed è difficile opporre l' "obiezione fondamentale" a colui che per l' immane sua opera dice di trovare la forza nella fede.

***

Guzzo prosegue poi enunciando la prospettiva autentica della Chiesa che consiste nell' inseparabilità della fede dalla morale che sancisce l' unione di "Verità e Amore". Sulla scorta della "prospettiva autentica" 

Si passa poi all' analisi di casi concreti come quello dell' aborto. In questa battaglia in molti hanno scelto la via del silenzio anziché quella del grido, e i risultati sono stati disastrosi.

Puo' darsi anche che vie alternative potessero rivelarsi più produttive, ma sembra quasi che Guzzo veda in queste occasioni mancate delle conversioni mancate.

Torna allora la distinzione che facevamo prima: un conto è la discussione ragionevole sulla liceità dell' aborto, un' altra è la questione dell' evangelizzazione. Guzzo, in questo articolo, sembra abbia a cuore la seconda, senonché finisce per concentrarsi sulla prima al fine di screditare chi contrasta la "prospettiva autentica". Ironia della sorte molti atei sono potenzialmente sensibili alla questione dell' aborto ma rifuggono dal prendere una posizione esplicita proprio per non mescolarsi a chi interviene sul tema con fini di evangelizzazione. E chi interviene sul tema con fini di evangelizzazione? Guzzo, il quale sostiene che le due cose (verità e fede) non possano mai procedere proficuamente disgiunte. 

In conclusione, ammetto che la mia sensibilità fatica su un articolo del genere, per quanto sia chiaro e informato. L' approccio apologetico lo guida ad una rappresentazione caricaturale delle prospettive di evangelizzazione concorrenti a quella "autentica" rendendolo poco credibile sulle conclusioni, almeno agli occhi dei non credenti. Per carità, azioni di questo tipo sono legittime, sopratutto in chi deve rafforzare una fede anemica e non è interessato al dialogo, sebbene il problema dell' evangelizzazione sia essenzialmente un problema di dialogo con l' altro. Peccato che così facendo si perdano per la strada molti insegnamenti che invece un' "interpretazione caritativa" consentirebbe di far fruttare mantenendo comunque ferma una condanna di fondo dell' eresia.