mercoledì 21 gennaio 2009

Riconciliazioni ambigue

Parlare e discutere appassionatamente puo' essere molto piacevole. A volte però, quando i toni si surriscaldano, la cosa si trasforma facilmente in una tortura autoinflitta.




In via di principio un buon antidoto consisterebbe nel procedere in questo modo: capire le differenze e ipotizzare un passo nella direzione della controparte. Attenzione, parlo di "ipotizzare" (ragione) non di "fare" (azione). Basterebbe poco, un' ipotesi curata del male minore, anche se non si è disposti a concedere nemmeno quello.



Nel tentativo pregevole di riconciliare la visione tra "credenti" e "non credenti", Diana si appella alle parole di Edoardo Lombardi Vallauri (Capire la mente Cattolica) per cui il credente, per la sua confidenza nell' assoluto, sarebbe un tipo "coraggioso", mentre il "non credente", per il suo scetticismo spontaneo, sarebbe un tipo "prudente".



"Coraggioso" e "prudente" non sono epiteti offensivi.



In realtà così facendo la "buttiamo" in psicologia. L' assunto che sta sotto ad una simile impostazione è il seguente: in questo discorso non ha senso rintracciare delle ragioni, le differenze sono solo di ordine psicologico. Ma questa è proprio l' atteggiamento dei non credenti (in particolare degli agnostici).



Io preferisco trovare una mediazioni sulle ragioni. Ne propongo una introducendo un quesito decisivo:



"Perchè esiste Qualcosa invece del Nulla?"



Il "credente" è colui che conferisce importanza a questa domanda che sta in cima alla catena dei "perchè" e risponde presentando la figura del dio creatore. E' il principio di ragion sufficiente che sta alla base del pensiero razionale: le cose hanno un senso. Non a caso tutti i grandi razionalisti moderni (dai greci fino a Cartesio, Leibniz, Spinoza, Malebranche, Godel...) hanno dedicato almeno una dimostrazione all' esistenza di Dio.



Per il "non credente" a quella domanda non si puo' rispondere: il senso della vita per lui è sospeso. Il "non credente" crede solo ai suoi sensi e Dio potrò anche dimostrarlo ma non posso toccarlo. E' questa la tradizione di pensiero empirista.



Anche "razionalista" ed "empirista" non sono collocazioni che offendono, anzi, sono molto rispettabili (in genere offendono solo chi vorrebbe tutti gli aggettivi rispettabili per sè). Hanno il pregio poi di andare al cuore delle cose senza sottendere una presa di posizione proprio nella parte più delicata dell' affare.



Aggiungo solo che ho parlato di "esistenza di Dio", ovvero dei "credenti". Non di una Fede particolare.



Spero sia passato il messaggio: ci si dedichi anche alla riconciliazione, è seccante rinunciare alle delizie anche quando si è consapevoli della cura che richiede il maneggiarle.





Una piccola osservazione per concludere.



Il "coraggioso" che ELV dà ai "credenti" è un po' ambiguo. Si ha il sospetto che voglia dire: "ci vuole un bel coraggio per sostenere certe cretinate". E' la sensazione che si ha ascoltando il dibattito a Radio Radicale linkato a suo tempo da Valeria.



ELV in realtà ce l' aveva con il Papa e il Cattolicesimo: è insensato prescrivere l' inferno per mancanze minimali (es. il preservativo). Chi non usa il preservativo è da trattare alla stregua di un pluriomicida?



D' Agostino, la controparte di ELV, offeso per come veniva messa in ridicolo la fede, ha avuto uno scatto indignato dimenticandosi di rispondere all' argomento.



Vorrei far presente che esistono anche Piccoli Rimedi: la confessione e il pentimento.



Rifiutarsi di ricorrere ad un Piccolo Rimedio è una Grande Mancanza. L' Inferno è riservato dunque solo alle Grandi Mancanze: a chi, anche in ultima istanza, si ribella al volere di Dio rivendicando la sua ribellione.



Del resto tranquillizza che la critica di ELV sia in genere sovrastata da quella contraria: "il cattolicesimo, con la il suo ricorso continuo a Confessioni salvifiche, lava di continuo le coscienze e si risolve in una buffonata".



Due critiche molto dure in effetti. E si tira un bel sospiro constatando come siano diametralmente opposte tra loro elidendosi a vicenda.