martedì 28 febbraio 2017

Fede & Ragione

Titolo scontato?
Evitiamo allora di entrare nel merito, di misurare col bilancino quanta fede c'è nella ragione e quanta ragione c'è nella fede. Guardiamo invece all'uomo religioso e all'uomo razionale. Si tratta di due tipi che possono convivere nella stessa persona?
Si occupa della faccenda Scott Alexander nel saggio “Analytical Thinking Style And Religion".
Recentemente Gervais e Norenzayan hanno pubblicato uno studio dal titolo eloquente: " Analytic Thinking Promotes Religious Disbelief". Descrizione del loro primo esperimento...
... They make some people take the Cognitive Reflection Test (CRT), a set of questions designed so that intuition gives the wrong answer and careful thought gives the right one. Then they ask those people a couple of questions about their religious beliefs (most simply, “do you believe in God?”). They find that people who do better on the CRT (ie people more prone to logical rather than intuitive thinking styles) are slightly less likely to be religious...
Esito...
... religion is associated with intuitive thinking styles, atheism with logical thinking styles...
Proseguivano poi constatando che un certo "priming" analitico (roba tipo osservare a lungo la scultura di Rodin "Il pensatore"!) diminuiva la credenza religiosa dei partecipanti.
Sentite una certa puzza di bruciato? Ebbene, l'hanno sentita anche i ragazzi del Reproducibility Project,  i quali hanno rifatto l'esperimento senza riuscire a replicarne i risultati. Anzi, ottenendo risultati negativi....
... replication of Study... It was essentially negative;... two out of their three measures of religion, there was no significant rationality/ atheism correlation... on the third it was much smaller than the original study, so small it might as well not exist.... Then they move on to their replication of Study 2... This is the one with Rodin’s The Thinker.... They found no effect of sculpture-viewing...
In realtà Gervais e Norenzayan hanno condotto contestualmente altri tre test che confermavano l'esito dei primi. Tuttavia...
... studies 3, 4, or 5. But Studies 3 and 4 have been investigated by a different group in a slightly different context (CRT on liberal/ conservative) and they find that the prime doesn’t even work...
***
Uno si chiede: che c'è di strano? È solo uno dei tanti esperimenti di psicologia che non si riesce a replicare. Sappiamo tutti che la psicologia ha un tasso di replicabilità degli esperimenti molto basso, molto più basso rispetto all’economia per esempio...
... Seven bajillion vaguely similar priming-related studies have failed replication before. Now it’s seven bajillion and one...
Di strano c'è che si tratta di un esperimento piuttosto semplice, difficile da falsificare o da “sbagliare”.
Di solito gli studi non replicati hanno caratteristiche differenti...
... My usual understanding of why these sorts of studies go wrong is a combination of overly complicated statistical analysis with too many degrees of freedom, unblinded experimenters subtly influencing people, and publication bias... These studies don’t have overly complicated statistical analysis. They’re really simple...
In questo caso tutto è abbastanza lineare...
... Do a randomized experiment, check your one variable of interest, do a t-test, done...
Publication bias? Difficile. Oltre ai 5 esperimenti di cui si è detto ci sono anche due esperimenti pilota con risultati simili. Con così tante prove condotte un publication bias è difficile.
Un problema di proxy?...
... A commenter brings up that they used different measures of religious belief in each study,..
Forse, ma...
***
Il fatto cruciale non è tanto che il Reproducibility Project non ha saputo replicare gli esiti, quanto il fatto che - come lo stesso RE ha dichiarato - la replica fallita si è avuta invece in abbondanza attraverso studi simili e successivi...
... Pennycook et al (2016) does a meta-analysis of all the work in this area. He finds thirty-five different studies totaling over 15,000 subjects comparing CRT scores and religious beliefs. Thirty-one are positive. Two of the remaining four detected an effect of the same magnitude as everyone else, but didn’t have enough power to prove it significant. The remaining two negative studies are delightful and deserve to be looked at separately...
Gli unici due studi non allineati sono quello di McCutcheon e altri "Analytic Thinking Related To Celebrity Worship And Disbelief In Religion?", e Finley e altri " Revisiting the Relationship between Individual Differences in Analytic Thinking and Religious Belief: Evidence That Measurement Order Moderates Their Inverse Correlation".
Finley nota una cosa interessante...
... if you measure rationality first and then ask about religion, more rational people are less religious... But if you measure religion first and then ask about rationality, there’s no link...
Quasi che fosse all’opera una sorta di “priming”.
Ma la risposta è pronta...
... Pennycook responds by pointing out seven other studies in his meta-analysis that ask for religion before...
***
Riepiloghiamo… 
... 31 good studies finding an effect and 2 good studies not finding it...
Di fronte a questi numeri facciamo pure la tara con le misure standard di “publication bias”, le conclusioni non mutano.
Tuttavia, può darsi che quel che è vero per gli universitari/cavia non sia vero per le altre categorie di persone. Anche qui la risposta è pronta...
... No. Browne et al look at 1053 elderly people’s CRT scores and religiosity, and find the effect at the same level...
C'è forse qualche interazione strana tra IQ e razionalità (che non sono la stessa cosa)? È l'idea di Razmar e Reeve...
... it’s not that more rational people are less religious, it’s that smarter people are both more rational and less religious...
Ma il solito Pennycook risponde prontamente...
... both IQ and CRT are independently correlated with irreligion...
L’IQ sembra più correlato con l’ateismo, ma anche la razionalità lo è.
***
Farei piuttosto un’altra osservazione: la credenza religiosa non è unica, ce ne sono tante. Anche la stessa credenza religiosa può essere vissuta in modi diversi: formalmente, l’assidua vecchina con la terza elementare sempre presente in Chiesa in prima fila e Alvin Plantinga credono nello stesso Dio. Diciamo che gli “dei” sono molti e la gran parte di loro è decisamente naif. Tra i credenti i "semplici" sono sovra-rappresentati, in questo modo gli studi appena visti si spiegano facilmente. Anzi, mi sarei aspettato una differenziale ancor pèiù marcato.
***
Ma c'è qualcosa di ancora più interessante che emerge in questi test da laboratorio…
... religious people take less time to solve problems, even when both sets of people get the right answer...
Questo cosa può indicare?...
... the idea that people naturally gravitate toward ideologies that match their level of cognitive complexity. Thus, according to this position, religious ideologies are less complex than secular ones, and, as a consequence, more likely to be held by less cognitively complex individuals...
Sbrigare velocemente una faccenda – nella quale ci si dimostra competenti - significa non appassionarsi troppo ad essa, non attribuirle troppa importanza.
Diciamo che i credenti prediligono soluzioni più semplici (rischiando il semplicismo), gli atei soluzioni complicate (rischiando l'astrusità). Questo a prescindere dalle loro capacità cognitive e dalla correttezza della soluzione fornita.
Sia il credente che l'ateo di pari abilità prendono rischi, ma in questo senso hanno preferenze diverse: il credente preferisce rischiare di presentarsi come ingenuo, l'ateo come virtuoso difensore di cause perse.
Tra chi è più propenso all'ingenuità e chi è attirato dalle cause perse, è il secondo a mostrarsi più “innamorato” della razionalità (fino a sconfinare nel sofistico).
Ammettiamo che davanti ad un problema io abbia due scopi: 1) trovare la soluzione e 2) mostrare la mia potenza cognitiva. Tenderò a sbagliare per eccesso di astrusità. Ammettiamo invece che il mio duplice obbiettivo davanti ad un acrostico sia differente: 1) trovare la soluzione 2) togliermelo dai piedi il più presto possibile. Tenderò a sbagliare per semplicismo. Questo postulando che sia il primo che il secondo candidato diano lo stesso numenro di risposte esatte.
***
Un’ ultima considerazione sociologica: le battaglie culturali, di solito, sono combattute da un 20% della popolazione, quella mediamente più istruita e intelligente. L’ 80% della popolazione è gregge conformista. Ammettiamo che l’élite (20%) si divida in due partiti: atei (10%) e religiosi (10%). Al momento – supponiamo - i religiosi prevalgono, per cui la popolazione è prevalentemente religiosa (90%). E’ chiaro che in questa fase l’ intelligenza media del partito religioso – annacquata dai “conformisti” - è inferiore a quella del partito ateo. Ammettiamo infine che fenomeni epocali (secolarizzazione) spostino lentamente gli equilibri con una trasmigrazione dei conformisti da un partito all’altro: si invertirebbe anche lo squilibrio tra intelligenze medie. A questo punto una domanda pertinente è: a che punto siamo con la secolarizzazione?
***
In sintesi: 1) nello spettro delle soluzioni religiose quelle semplici sono sovrarappresentate, 2) lo stile cognitivo  di una persona la attrae verso soluzioni più o meno complesse, 3) con chi stanno i conformisti al punto in cui siamo nei processi di secolarizzazione?
I tre punti spiegano forse la natura del nesso tra razionalità e fede, così come viene registrato dagli studiosi.
***
Cosa portarsi a casa da tutto ciò?
... cognitive skills… probably increases likelihood of being an atheist and decrease the likelihood of being religious... The effect size seems pretty small... IQ probably also increases likelihood being an atheist... Openness To Experience...make people less fundamentalist... There’s no good evidence that “priming” analytical thinking style can make you more or less religious...
***
Questi studi lasciano sempre un dubbio: la credenza religiosa si porta sempre dietro un'intera cultura, un coacervo di fattori descrivibile solo con mille variabili. In questo senso la procedura random trial può non essere sufficiente a "ripulire" il campo dalle possibili interferenze.
Questo è tanto più vero quando il confronto è tra paesi anziché tra singoli. C'è chi vede una maggiore propensione all’ateismo per le nazioni caratterizzate da una migliore educazione e da un IQ medio più elevato.
Tuttavia, i fattori in gioco sono molti. Una nazione ricca, ad esempio, può dedicare maggiori risorse all’istruzione, venendo dunque caratterizzata da una cultura e da un QI medio più elevati. Allo stesso tempo la maggiore ricchezza può ottenere l’effetto di una minore religiosità.
Scrive Roberto Raggi commentando lo studio “Are Highly Theistic Countries Dumber? Critiquing the Intelligence-Religiosity Nexus Theory” di  Amir Azarvan…
... l’ateismo è correlato a fattori come l’avere un trascorso di dominio comunista, il maggiore reddito procapite, la libertà religiosa (di per sé positiva ma si pensi alle molte nazioni islamiche dove la religiosità è garantita e quasi imposta dallo stato), all’istruzione superiore (che può predisporre a un maggiore materialismo). Ma l’ateismo non risulta direttamente correlato in maniera significativa al QI medio...
Inoltre, ci sono studi -   Manuale di religione e salute (Oxford University Press, 2012) - che segnalano un nesso tra credo religioso e rendimento scolastico. In casi del genere, però, il ruolo dell’intelligenza potrebbe essere secondario.
Ultimo input tanto per sottolineare ulteriormente la complessità del legame tra fede & ragione: segnalerei il lavoro di Flannelly–Galek-Kytle-Silton: “Religion in America--1972-2006: religious affiliation, attendance, and strength of faith”. I credenti americani con una fede più intensa sono anche i più istruiti
… Level of education was... directly related to frequency of religious service attendance and strength of faith among those who were affiliated...
Questo a prescindere dal fatto che gli atei siano mediamente più istruiti dei credenti.
rodin_theThinker

lunedì 27 febbraio 2017

SSC Journal Club: Analytical Thinking Style And Religion scott alexander

Notebook per
SSC Journal Club: Analytical Thinking Style And Religion
scott alexander
Citation (APA): alexander, s. (2017). SSC Journal Club: Analytical Thinking Style And Religion [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 2
SSC Journal Club: Analytical Thinking Style And Religion By scott alexander
Evidenzia (giallo) - Posizione 9
Gervais and Norenzayan
Evidenzia (giallo) - Posizione 10
Analytic Thinking Promotes Religious Disbelief.
Evidenzia (giallo) - Posizione 11
They make some people take the Cognitive Reflection Test (CRT), a set of questions designed so that intuition gives the wrong answer and careful thought gives the right one. Then they ask those people a couple of questions about their religious beliefs (most simply, “do you believe in God?”). They find that people who do better on the CRT (ie people more prone to logical rather than intuitive thinking styles) are slightly less likely to be religious.
Nota - Posizione 14
x ESPERIMENTO CLASSICO
Evidenzia (giallo) - Posizione 14
religion is associated with intuitive thinking styles, atheism with logical thinking styles.
Evidenzia (giallo) - Posizione 15
they go on to do a couple of interventions
Evidenzia (giallo) - Posizione 17
priming logical thought moves people away from religion.
Evidenzia (giallo) - Posizione 17
If this seems fishy to you, it seemed fishy to the Reproducibility Project too.
Evidenzia (giallo) - Posizione 20
Let’s all join together in the Failed Replication Song:
Evidenzia (giallo) - Posizione 23
“primed” people (n = 57) by making them look at one of two sculptures; either Rodin’s The Thinker,
Nota - Posizione 23
PRIMED
Evidenzia (giallo) - Posizione 40
replication of Study
Nota - Posizione 40
...
Evidenzia (giallo) - Posizione 41
It was essentially negative;
Nota - Posizione 41
c
Evidenzia (giallo) - Posizione 41
two out of their three measures of religion, there was no significant rationality/ atheism correlation,
Evidenzia (giallo) - Posizione 42
on the third it was much smaller than the original study, so small it might as well not exist.
Evidenzia (giallo) - Posizione 44
“subsequent direct replications of this correlation have pretty conclusively shown that a weak negative correlation does exist between these two constructs”.
Evidenzia (giallo) - Posizione 49
Then they move on to their replication of Study 2,
Evidenzia (giallo) - Posizione 49
This is the one with Rodin’s The Thinker.
Evidenzia (giallo) - Posizione 51
They found no effect of sculpture-viewing
Evidenzia (giallo) - Posizione 55
studies 3, 4, or 5. But Studies 3 and 4 have been investigated by a different group in a slightly different context (CRT on liberal/ conservative) and they find that the prime doesn’t even work;
Evidenzia (giallo) - Posizione 60
Seven bajillion vaguely similar priming-related studies have failed replication before. Now it’s seven bajillion and one.
Evidenzia (giallo) - Posizione 63
when I see studies that I think shouldn’t go wrong, go wrong, I like to take a moment to be suitably worried.
Evidenzia (giallo) - Posizione 64
My usual understanding of why these sorts of studies go wrong is a combination of overly complicated statistical analysis with too many degrees of freedom, unblinded experimenters subtly influencing people, and publication bias.
Nota - Posizione 66
x STUDIO NN REPLICABILE
Evidenzia (giallo) - Posizione 66
These studies don’t have overly complicated statistical analysis. They’re really simple.
Evidenzia (giallo) - Posizione 67
Do a randomized experiment, check your one variable of interest, do a t-test, done.
Evidenzia (giallo) - Posizione 69
That leaves publication bias.
Evidenzia (giallo) - Posizione 70
the original paper contained five different studies,
Evidenzia (giallo) - Posizione 78
So how do you get publication bias on seven different but related experiments performed in the same lab?
Evidenzia (giallo) - Posizione 84
A commenter brings up that they used different measures of religious belief in each study,
Nota - Posizione 85
PROXY
Evidenzia (giallo) - Posizione 91
“subsequent direct replications
Evidenzia (giallo) - Posizione 97
Pennycook et al (2016) does a meta-analysis of all the work in this area. He finds thirty-five different studies totaling over 15,000 subjects comparing CRT scores and religious beliefs. Thirty-one are positive. Two of the remaining four detected an effect of the same magnitude as everyone else, but didn’t have enough power to prove it significant. The remaining two negative studies are delightful and deserve to be looked at separately.
Nota - Posizione 100
X LETTERATURA
Evidenzia (giallo) - Posizione 100
McCutcheon et al’s is titled Is Analytic Thinking Related To Celebrity Worship And Disbelief In Religion?.
Evidenzia (giallo) - Posizione 107
The other one was Finley et al’s Revisiting the Relationship between Individual Differences in Analytic Thinking and Religious Belief: Evidence That Measurement Order Moderates Their Inverse Correlation.
Evidenzia (giallo) - Posizione 109
if you measure rationality first and then ask about religion, more rational people are less religious,
Evidenzia (giallo) - Posizione 110
But if you measure religion first and then ask about rationality, there’s no link.
Evidenzia (giallo) - Posizione 114
Pennycook responds by pointing out seven other studies in his meta-analysis that ask for religion before
Evidenzia (giallo) - Posizione 119
31 good studies finding an effect and 2 good studies not finding it.
Evidenzia (giallo) - Posizione 120
publication bias,
Evidenzia (giallo) - Posizione 121
Is this effect true only in college students
Evidenzia (giallo) - Posizione 122
No. Browne et al look at 1053 elderly people’s CRT scores and religiosity, and find the effect at the same level
Evidenzia (giallo) - Posizione 128
Is this effect simply an artifact of IQ?
Evidenzia (giallo) - Posizione 129
there’s some evidence that IQ increases irreligion, and CRT score correlates heavily with IQ
Evidenzia (giallo) - Posizione 131
This is the claim of Razmar & Reeve,
Evidenzia (giallo) - Posizione 132
it’s not that more rational people are less religious, it’s that smarter people are both more rational and less religious.
Nota - Posizione 133
TESI RAZMAR
Evidenzia (giallo) - Posizione 135
Pennycook responds
Evidenzia (giallo) - Posizione 135
both IQ and CRT are independently correlated with irreligion,
Evidenzia (giallo) - Posizione 138
religious people take less time to solve problems, even when both sets of people get the right answer.
Evidenzia (giallo) - Posizione 143
the idea that people naturally gravitate toward ideologies that match their level of cognitive complexity. Thus, according to this position, religious ideologies are less complex than secular ones, and, as a consequence, more likely to be held by less cognitively complex individuals.
Nota - Posizione 144
X L IDEOLOGIA PREFERITA
Nota - Posizione 148
t
Evidenzia (giallo) - Posizione 148
takeaway
Evidenzia (giallo) - Posizione 150
probably increases likelihood of being an atheist and decrease the likelihood of being religious,
Nota - Posizione 150
RAZIONALITÀ
Evidenzia (giallo) - Posizione 151
The effect size seems pretty small.
Evidenzia (giallo) - Posizione 151
IQ probably also increases likelihood being an atheist
Evidenzia (giallo) - Posizione 153
Openness To Experience
Nota - Posizione 153
...
Evidenzia (giallo) - Posizione 153
make people less fundamentalist
Nota - Posizione 153
c
Evidenzia (giallo) - Posizione 154
There’s no good evidence that “priming” analytical thinking style can make you more or less religious

Religione e intelligenza: il nesso è positivo roberto raggi

Religione e intelligenza: il nesso è positivo
roberto raggi
Citation (APA): raggi, r. (2017). Religione e intelligenza: il nesso è positivo [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 2
Religione e intelligenza: il nesso è positivo By roberto raggi•
Evidenzia (giallo) - Posizione 6
Uno dei cavalli di battaglia preferiti da tanti laicisti e razionalisti è che la religione sia una cosa da ignoranti.
Evidenzia (giallo) - Posizione 12
una maggiore propensione all’ateismo per le nazioni caratterizzate da una migliore educazione,
Evidenzia (giallo) - Posizione 13
tre motivi a favore di una correlazione positiva tra religione e intelligenza.
Evidenzia (giallo) - Posizione 15
considerare gli altri fattori che possono entrare in gioco.
Evidenzia (giallo) - Posizione 15
Una nazione ricca, ad esempio, può dedicare maggiori risorse all’istruzione, venendo dunque caratterizzata da una cultura e da un QI medio più elevati. Allo stesso tempo la maggiore ricchezza può ottenere l’effetto di una minore religiosità (“ è più facile che un cammello…”), la quale non deriva direttamente dalla maggiore cultura.
Nota - Posizione 18
x RICCHEZZA COME CONFOUND
Evidenzia (giallo) - Posizione 19
Le nazioni credenti sono più stupide? Critica della teoria sul nesso intelligenza-religiosità (2013),
Evidenzia (giallo) - Posizione 21
l’ateismo è correlato a fattori come l’avere un trascorso di dominio comunista, il maggiore reddito procapite, la libertà religiosa (di per sé positiva ma si pensi alle molte nazioni islamiche dove la religiosità è garantita e quasi imposta dallo stato), all’istruzione superiore (che può predisporre a un maggiore materialismo). Ma l’ateismo non risulta direttamente correlato in maniera significativa al QI medio.
Nota - Posizione 24
X RISULTATI
Evidenzia (giallo) - Posizione 24
In secondo luogo,
Evidenzia (giallo) - Posizione 25
analisi più specifiche condotte all’interno di contesti socio-culturali omogenei
Evidenzia (giallo) - Posizione 26
È il caso dello studio del 2010 della Oxford University Press
Evidenzia (giallo) - Posizione 28
su circa 1.200 scienziati e accademici statunitensi, che ha trovato un 50% di affiliati a religioni e un altro 20% di “credenti a modo loro”. Percentuali tutto sommato elevate, molto distanti dalle piccole cifre che solitamente si sentono dire:
Nota - Posizione 29
x RISULTATO
Evidenzia (giallo) - Posizione 31
il rapporto tra religione e intelligenza è positivo per quanto riguarda la formazione culturale in generale.
Evidenzia (giallo) - Posizione 32
Manuale di religione e salute (Oxford University Press, 2012),
Evidenzia (giallo) - Posizione 33
11 studi che esaminano il rapporto tra credo religioso e rendimento scolastico.

Che il rosso (sangue)

Appunti tirati giù in fretta nel corso della lettura del libro “The Che Guevara Myth and the Future of Liberty” di Alvaro Vargas Llosa.
***
Oggi il Che è un brand della società capitalista ma pochi conoscono la sua storia se non attraverso il classico panegirico hollywoodiano. Nulla di più sviante.
  • Chi era in realtà il Che? Risposta breve: un tipo violento, di una violenza romantica quanto ideologica, innamorato della morte (soprattutto di quella altrui). Per tutta la vita, di fronte ai problemi, vide e propose sempre la stessa soluzione: la rivoluzione sanguinosa.
  •  
  • Nelle sue lettere si dichiara continuamente "assetato di sangue". Ha quasi una concezione estetica della morte, come certi fascisti europei, penso a Pierre Drieu La Rochelle.
  •  
  • Chiede a tutti i suoi collaboratori più crudeltà e attribuisce i fallimenti rivoluzionari all’ ingannevole pietà degli insorti. La rivoluzione non è un pranzo di gala.
  •  
  • Protagonista in prima fila in tutte le esecuzioni capitali. Ci tiene ad essere presente in certe occasioni.
  •  
  • Motto: "nel dubbio uccidi". La rapina delle banche e l'esproprio forzoso appartenevano al suo modus operandi abituale.
  •  
  • Ma il suo meglio il Che lo dette come direttore della Cabana, dopo la Rivolucion cubana. Ha sulla coscienza dai 200 ai 1000 morti, si uccideva tutte le notti. Ci teneva a presenziare, anche per questo era amato dalla truppa psicopatica che più si sporcava le mani.
  •  
  • Capito il tipo? Come ci sono i mafiosi sanguinari che si commuovono all'opera, ci sono anche le macchine di morte in grado di sciogliere ispirati inni alla rivoluzione contro tutte le ingiustizie.
  •  
  • Noto è il suo puritanesimo, nonché quello che imponeva alle città via via conquistate alla Rivoluzione. Una specie di Sharia che regolava in modo stringente sesso, alcol e giochi. Una vera mania totalitaria, una passione per il controllo ipertrofico di tutto quanto accade nella società.
  •  
  • A Cuba si occupò personalmente della polizia segreta e dei campi di concentramento. Lo volle fortemente.
  •  
  • Il Che può essere inquadrato come un ortodosso. La sua ossessione era la controrivoluzione, che intendeva stroncare sul nascere. Vedeva controrivoluzionari ovunque, un po’ come Stalin. Su sta cosa non ci dormiva la notte.
  •  
  • Le sue vittime alla fine erano perlopiù: dissidenti politici, cattolici, omosessuali, testimoni Geova...
  •  
  • Se Castro fu un pragmatico opportunista, il Che fu l'ideologo puritano e intransigente, il fanatico della "sovietizzazione" a tutti i costi. Il suo modello dichiarato: il Nord Corea. In un certo senso i cubani, nella disgrazia, devono ringraziare il fatto che se ne andò sentendosi chiamato altrove e lasciando tutto in mano a Castro.
  •  
  • Finché rimase spinse di brutto per la “nuclearizzazione” di Cuba da parte dell'URSS. Si allontanò dai sovietici solo quando li reputò troppo arrendevoli nei trattati: Mao divenne il suo nuovo idolo. Inoltre, l' URSS osava chiedere qualcosa in cambio dei colossali aiuti elargiti dimostrando agli occhi del Che una gretta “mentalità capitalista”.
  •  
  • Cuba, prima della Rivolucion, si collocava stabilmente tra i primi quattro paesi più ricchi del Sudamerica. Bastarono pochi mesi del Che alla Banca Nazionale e al Ministero dell' Industria per far collassare un'intera economia e a stenderla per decenni. Ma in questo ambito, più che radicale, si dimostrò ignorante e i danni inferti dalle sue politiche sciagurate permanenti. Alla fine Cuba si rassegnò a vivere di sussidi sovietici. Come tutti i pasticcioni, ad un certo punto non seppe più che pesci prendere e decise di squagliarsela perché “la rivoluzione mondiale lo chiamava altrove”.
  •  
  • Fu per lo meno un abile guerrigliero? La cosa è ormai seriamente in dubbio. L' unico suo successo - Cuba - sembra militarmente viziato dalle mazzette distribuite a destra e a manca agli ufficiali avversari per desistere (d'altronde, l'esercito di Fulgencio Batista era notoriamente corrotto e demotivato, non proprio un grande avversario). Altrove il Che fallì regolarmente conducendo a morte certa centinaia di persone, finché non ci lasciò le penne anche lui. Il risultato ottenuto dai suoi azzardi guerriglieri era sempre lo stesso: rinforzare il militarismo del tiranno e le ritorsioni verso una popolazione spesso innocente.
  •  
  • Si dirà: ma forse non c’era alternativa in un contesto tanto atroce!? No, l’alternativa c’era: l'alter ego del Che potrebbe essere Juan Bautista Alberdi. Molti tratti in comune: viaggi, cosmopolitismo, sensibilità sociale. Senonché Alberdi non uccise mai una mosca battendosi per ottenere governo limitato,   immigrazione, commerci e proprietà privata. In questo modo rese grande l'Argentina. Una dinamica a cui s’ispirò anche il Cile di Pinochet, che nel giro di un decennio (tra i 70 e gli 80) divenne la democrazia punta di diamante del continente. Tanto per dire: le alternative c'erano e si conoscevano. Purtroppo latitavano le T-shirt su cui stampare la loro effige.

che-t-shirt

sabato 25 febbraio 2017

la miglior scuola in città

“Scusi Dr. Koretz, puo’ dirmi per cortesia la miglior scuola in città a cui iscrivere mio figlio?”
E’ questa la domanda che si sente fare tutti i giorni Daniel Koretz.
Poiché per vivere valuta le scuole attraverso i test scolastici – il suo libro “Measuring Up è una Bibbia – la cosa non desta meraviglia.
Ma la sua risposta delude quasi sempre.
Di solito invita a valutare
… the strength of the school’s music or athletic programs, some special curricular emphasis, school size, social heterogeneity, and so on…
Poi consiglia di visitare di persona le scuola per valutare se sembrano posti promettenti.
Osservare e descrivere, dunque. Una roba faticosa.
Il genitore che ha interpellato Koretz lo congeda velocemente e freddamente, è palpabile la sua insoddisfazione, vuole qualcosa di meno complicato da un progettista di test. Qualcosa di meno ambiguo. Per esempio la scuola che fa meglio nei test…
… They wanted something simpler: the names of the schools with the highest test scores…
C’è una risposta standard da dare a questi scocciatori…
… “If all you want is high average test scores, tell your realtor that you want to buy into the highest-income neighborhood you can manage. That will buy you the highest average score you can afford.”…
Segui il denaro: più si paga, più i test sono migliori. Andate nei quartieri a più alto reddito medio e lì troverete le scuole che fanno meglio nei test.
Il nervosismo è frutto di un’incomprensione: c’è chi crede che conoscere l’esito di un test ci dica l’essenziale su uno studente o  una scuola.
Un’altra credenza malriposta è che progettare e somministrare un test sia una cosa semplice: detto, fatto.
Le parole del Presidente Bush presentando il programma “No Child Left Behind” tradiscono questa credenza…
… “A reading comprehension test is a reading comprehension test. And a math test in the fourth grade—there’s not many ways you can foul up a test … It’s pretty easy to ‘norm’ the results.”…
Sbagliato: non c’è niente di più facile che “sporcare” un test e renderlo inutile, nella fortunata ipotesi che il test non sia già fallato di per sé.
I test sembrano semplici ma sono difficilissimi da preparare e somministrare. Farlo in massa è praticamente impossibile.
Ormai si parla dei test scolastici anche al bar
… For many years, Parade magazine has featured a regular column by Marilyn vos Savant, who is declared by the magazine to have the highest IQ in the country. Rather than simply saying that Ms. vos Savant is one damned smart person, if indeed she is, the editors use the everyday vocabulary of “IQ”…
Ma pochi frequentatori di bar sanno cos’è l’ IQ e come si testa? C’è da dubitarne, il concetto non è affatto immediato.
Altro mito: credere che i test siano indicatori potentissimi
… it is just another way of saying that she is smart. But it does seem to give the assertion more weight, a patina of scientific credibility…
Sarebbe molto più appropriato dire che Tizio è un tipo intelligente (come facevano i nostri nonni) che far riferimento al suo IQ.
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Cosa complica maledettamente le cose?
Innanzitutto il fatto che i test siano moltissimi, praticamente infiniti.
Non esiste un test che ci dia un’immagine completa del lavoro fatto da una scuola. E nemmeno tutti i test messi insieme riescono nell’impresa.
Innanzitutto perché considerano solo un sottoisieme degli scopi educativi. Poi perché non sono misurazione diretta di qualcosa ma semplici stime che utilizzano campionature.
Un test scolastico è come un sondaggio. Si guarda a poche cose per farsi un’idea del tutto.
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Un problema dei test è la loro frequente invalidità: si presenta quando due test in teoria equivalenti danno esiti diversi. Un esempio:
… For example, for more than three decades the federal government has funded a large-scale assessment of students nationwide called the National Assessment of Educational Progress, often simply labeled NAEP (pronounced “nape”), which is widely considered the best single barometer of the achievement of the nation’s youth. There are actually two NAEP assessments, one (the main NAEP) designed for detailed reporting in any given year, and a second designed to provide the most consistent estimates of long-term trends. Both show that mathematics achievement has been improving in both grade four and grade eight—particularly in the fourth grade, where the increase has been among the most rapid nationwide changes in performance, up or down, ever recorded. But the upward trend in the main NAEP has been markedly faster than the improvement in the long-term-trend NAEP. Why? Because the tests measure mathematics somewhat differently,…
Invalsi, Pisa, Timss… le graduatorie su questo e quello cambiano sempre.
Cambiano anche nel tempo. Quando un test ha conseguenze sostanziali (carriera, stipendi…), guarda caso, i miglioramenti sono iperbolici. L’esempio del Texas…
… The experience in Texas during George Bush’s tenure as governor provides a good illustration. At that time, the state used the Texas Assessment of Academic Skills (TAAS) to evaluate schools, and high-school students were required to pass this test in order to receive a diploma. Texas students showed dramatically more progress on the TAAS than they did on the National Assessment of Educational Progress…
Ma si tratta di miglioramenti ben poco rassicuranti, in genere frutto della pratica “teaching to test”.
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C’è poi un problema di attendibilità: studenti che fanno due volte lo stesso test ottenendo risultati differenti.
Il SAT si somministra più volte, per esempio. Ma non sempre è possibile, specie se la massa degli studenti è cospicua.
Molti test progettati per essere equivalenti hanno contenuti diversi (è ovvio, non si puo’ sottoporre lo stesso identico test), ma i contenuti non sono mai neutrali.
Parte della fluttuazione è dovuta dallo stato di forma dell’allievo. Magari il soggetto è nervoso o ha dormito poco.
Non ha senso dare grande peso a piccole differenze.
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Poi ci sono i problemi di scala: come riportare gli esiti?
Noi siamo abituati con i voti: una scala arbitraria che rende impossibili i confronti…
… We know that to obtain a grade of “A” can require much more in one class than in another…
Ma non è facile superare questi limiti: scale diverse danno rappresentazioni diverse della performance e la cosa limita comunque i confronti.
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Poi c’è il problema dei test lacunosi (o fallati): sono i test che non funzionano come dovrebbero.
Esempio di test fallato in sfavore degli immigrati
… For example, a mathematics test that requires reading complex text and writing long answers may be biased against immigrant students who are competent in mathematics but have not yet achieved fluency in English…
Qui si pongono problemi: se un test è perfettamente neutrale risulta fallato per i poveri. Che fare? la cosa crea imbarazzo…
… For instance, if poor students in a given city attend inferior schools, a completely unbiased test is likely to give them lower scores because the inferior teaching they received impeded their learning…
E che dire dei test fallati contro le donne? Qui si entra in questioni filosofiche. Il fatto è che il test discrimina: lo facciamo proprio per poter discriminare!
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Poi c’è un problema di settaggio: un test deve essere mirato al suo scopo, di solito più angusto di quel che si crede.
Per esempio, voglio valutare la scuola o gli studenti? Occorrono test differenti a seconda dell’obbiettivo…
… For example, the assessment designs that are best for providing descriptive information about the performance of groups (such as schools, districts, states, or even entire nations) are not suitable for systems in which the performance of individual students must be compared. Adding large, complex, demanding tasks to an assessment may extend the range of skills you can assess, but at the cost of making information about individual students less trustworthy….
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Riassumiamo i cinque problemi chiave: invalidità, attendibilità, rappresentazione, lacunosità e settaggio.
Si tratta di problemi che richiedono soluzioni complicate e fragili. Purtroppo, c’è sempre chi tende ad associare le complicazioni al trascurabile.
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Ma poi ci sono almeno un paio di problemi ancora più importanti, vediamoli.
Cos’è un test? Essenzialmente un sondaggio.
Per risolvere un certo problema, per esempio, noi attiviamo 1000 abilità differenti ma solo la misurazione di alcune è fattibile. Tra queste è necessario selezionare un campione rappresentativo della totalità. Se sbagliamo campione, il test si puo’ buttare.
La logica dei test è la medesima dei sondaggi…
… ON SEPTEMBER 10, 2004, a Zogby International poll of 1,018 likely voters showed George W. Bush with a 4-percentage-point lead over John Kerry in the presidential election campaign. These results were a reasonably good prediction: Bush’s margin when he won two months later was about 2.5 percent…
A volte sondaggi del genere falliscono miseramente: un esempio storico è la corsa Dewey vs Truman. Ma anche di recente Trump e Brexit.
Eppure non possiamo farne a meno, di solito ci prendono. Una cosa è certa: la bontà del sondaggio dipende dal campione prescelto. Ma anche da come sono poste le domande. Esempio…
… Original question: “What is the average number of days each week you have butter?” Revised question: “The next question is just about butter. Not including margarine, what is the average number of days each week you have butter?”…
Questo qui sopra è il caso di due domande equivalenti a cui si è risposto in modo molto diverso.
Poi conta la voglia di rispondere in modo onesto. Ci sono domande che incentivano la “disonestà”; se chiedo a un tale quanto guadagna magari costui non ha voglia di dirmelo.
Onnipresente poi è il “social desirability bias”, ovvero la voglia di compiacere l’intervistatore dicendo la “cosa giusta”. Nei sondaggi nessuno è razzista o sessista, e tutti fanno volontariato…
… For example, a study published in 1950 documented substantial overreporting of several different types of socially desirable behavior. Thirty-four percent of respondents reported that they had contributed to a specific local charity when they had not, and 13 to 28 percent of respondents claimed to have voted in various elections in which they had not…
I test scolastici sono sondaggi e hanno dunque tutte le pecche dei sondaggi…
… Educational achievement tests are in many ways analogous to this Zogby poll in that they are a proxy for a better and more comprehensive measure that we cannot obtain… The full range of skills or knowledge about which the test provides an estimate—analogous to the votes of the entire population of voters in the Zogby survey—is generally called the domain by those in the trade…
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Ma cosa misuriamo esattamente in un test scolastico? Quanto è rappresentativo il campione prescelto?
Qui comincia la diatriba che divide. Ci sono i critici
… there are some aspects of the goals of education that achievement tests are unable to measure…
E ci sono gli entusiasti…
… Tests measure what is important, their argument goes, and those who focus on other “goals” are softies…
I critici hanno molte frecce al loro arco, non si puo’ non riconoscere dei limiti alla capacità di quantificare l’istruzione passata nel discente.
A dirlo non è il sindacalista anti-meritocratico ma un padre della psicometria come E. F. Lindquist in un articolo dove oltre mezzo secolo fa c’era già tutto: “Preliminary Considerations in Objective Test Construction”.
Lindquist anticipò le controversie attuali affermando che gli scopi educativi sono vari e solo alcuni possono essere standardizzati.
Esempio di scopi non standardizzabili: la voglia di apprendere. Oppure: l’abilità nell’applicare in modo pertinente cio’ che si è appreso.
L’ esperienza ci dice che i test misurano variabili di grande importanza. Ma altre – non meno importanti - sono inevitabilmente trascurate.
Un esempio di atteggiamento accorto
… ITBS manual advises school administrators explicitly to treat test scores as specialized information that is a supplement to, not a replacement for, other information about students’ performance….
C’è poi un’altra lacuna…
… Second, Lindquist argued that even many of the goals of schooling that are amenable to standardized testing can be assessed only in a less direct fashion than we would like
Lo scopo dell’istruzione è troppo lontano e generico per capire se stiamo misurando le variabili giuste.
Per esempio, perché insegniamo l’algebra? Un’ipotesi…
… to teach students how to reason algebraically so that they can apply this reasoning to the vast array of circumstances outside of school to which it is relevant. This sort of very general goal, however, is remote from decisions about the algebra content to be taught in a given middle school this Thursday morning… curriculum designers and teachers must make a large number of specific decisions about what algebra to teach. For example, do students learn to factor quadratic equations? Many considerations shape these decisions, not just a subject’s possible utility in a wide range of work-related and other contexts years later…
Ma è un’ipotesi vaga: si rischia di misurare abilità che non verranno mai chiamate in causa o attivate dal soggetto.
Si possono imparare tante cose ma se poi non si sarà in grado di capire quando e come usare cio’ che si è imparato? Un aneddoto gustoso
… Many years ago, I had Sunday brunch in Manhattan with three New Yorkers. All were highly educated, and all had taken at least one or two semesters of mathematics beyond high school. In my experience, New York natives make their way about town in part by drawing on a prodigious knowledge of the location of various landmarks, such as the original Barnes and Noble store on Fifth Avenue. That Sunday morning, I found to my surprise that none of the three New Yorkers could figure out the location of the restaurant where we were to have brunch. It was on one of the main avenues, and they knew the address, but they could not figure out the cross street. I suggested that the problem might turn out to be a very simple one. I asked if they knew where the addresses on the avenues in that part of Manhattan reached zero and, if so, whether they reached zero at the same street. They quickly agreed that they did and gave me the name of the cross street. I then asked if the addresses increased at the same rate on these avenues, and if so, at what rate. That is, how many numbers did the addresses increase with each cross street? They were quite certain that the rate was the same, but it took a little more work to figure out what it was. Using a few landmarks they knew (including the original Barnes and Noble store), they figured out the rate for a couple of avenues. The rates were the same. At that point, they had the answer, although they had not yet realized it…
Per orientarsi gli studenti avrebbero dovuto risolvere una semplice equazione di promo grado. Non lo hanno capito, anche se di solito all’università risolvevano problemi matematici enormemente più difficili…
… All three were competent in dealing with algebra much more complex than this, but they had not developed the habit of thinking of real-world problems in terms of the mathematics they had learned in the classroom…
Nel mondo ideale dovremmo valutare le persone osservandole direttamente all’opera sui problemi che saranno chiamati ad affrontare anche dopo, ma i test scolastici sono lontanissimi dal mondo ideale della valutazione, ci si arrabatta quindi in qualche modo…
… a test author usually has to focus on the proximate goals of educators, even if these are only proxies for the ultimate social goals of education…
Lindquist raccomandava di testare le conoscenze specifiche
… Lindquist wanted as much as practical to isolate specific knowledge… tests to include tasks that focus narrowly on these specifics… attempting to create test items that present complex, “authentic” tasks more similar to those students might encounter out of school…
La tendenza è stata di segno opposto.
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Come si puo’ concludere sulla base di queste considerazioni?
Che i test sono uno strumento utile ma incompleto.
Che è temerario abbinare all’esito dei test conseguenze così importanti come lo stipendio o la carriera (test high stake).
Che i giudizi vanno espressi tenendo conto dei test ma non solo (una componente tra le altre). Un po’ come fanno le migliori università
… they conduct a “holistic” review of applicants, considering not only SAT or ACT scores but also grades, personal statements, persistence in extracurricular activities, and so on…
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