mercoledì 31 dicembre 2014

La mia politica

La concezione politica si riflette innanzitutto nella concezione che uno ha dello stato: cos’ è lo stato? Come nasce? E’ giustificato nel suo agire? Quali sono le sue funzioni?
Il mio approccio a queste materie sarà realistico, e per sapere cosa sia uno “stato” mi rivolgo alla storia prima ancora che alle teorie formali.
Il resoconto che ne traggo è il seguente.
L’ uomo, nel suo rapporto con la ricchezza, ha sempre avuto tre alternative di fronte a sé: produrre, saccheggiare i produttori (banditismo transuente) o estorcere ai produttori (banditismo stazionario imperniato su uno scambio coercitivo).
In genere la sua è una scelta di convenienza: se produco verrò poi spoliato? Se rubo verrò punito? Se estorco riuscirò ad imporre la mia legge?
Ebbene, lo stato nasce quando nella storia si presentano condizioni favorevoli al “banditismo stazionario”. Lo stato, infatti, si presenta come la “cosca vincente” in una guerra clanica.
La storia ci dice insomma che ad un certo punto le contingenze rendono particolarmente conveniente il banditismo stazionario e cio’ consente alle cosche di emergere in modo prepotente dominando sia i produttori che i saccheggiatori. La guerra tra cosche porterà poi alla consacrazione di una cosca vincente che Douglas North chiama “stato naturale”. Dopodiché, lo stato evolve raffinandosi, in particolare diventa abile nel prendersi cura della sua “gallina dalle uova d’ oro” e nel farla prosperare. 
Come potrebbe evolvere lo stato in cerca di potere ed efficienza? Possiamo sperare qualcosa?
Per quanto riguarda il "potere" il progresso tecnologico sembrerebbe rafforzare la posizione del “bandito stazionario” (il controllo sulla “vittima” è sempre più capillare, sempre più inavvertito da chi lo subisce e sempre meno costoso per chi lo realizza).
Se invece consideriamo il parametro dell' efficienza, occorre partire dalla considerazione teorica che la società più ricca è formata esclusivamente da produttori, e, grazie soprattutto ai contributi moderni delle scienze economiche, è teoricamente possibile pensare in modo realistico ad una società liberale ben funzionante in assenza di stato
Tuttavia, come abbiamo visto, la storia ci dice che una società del genere non emerge da un ordine spontaneo, il passaggio attraverso attraverso lo stato sembra obbligato: ogni volta che nella Storia osserviamo una società senza Stato, e gli esempi non mancano, gli esiti finali sono ben lontani da quelli auspicati dall’ ideologo liberale. In casi del genere, infatti, l’ uomo si organizza piuttosto in clan, tribù, famiglie dando vita a contesti comunitari in cui la fiducia reciproca – bene essenziale - emerge da relazioni personali talmente soffocanti che impediscono la nascita di un sano individualismo, tratto tipico della modernità liberale. 
C’ è chi apprezza e rimpiange i vecchi tribalismi puntando il dito contro l’ individualismo. Ma secondo me diamo talmente per scontate le virtù dell’ individualismo che a volte ce le dimentichiamo. Per esempio, noi diamo per scontato che le responsabilità penali siano individuali ma così non è affatto nella società clanica, dove l’ individualismo è espunto e la responsabilità di un delitto commesso da Caio ricade piuttosto sulla famiglia di appartenenza. Se poi si va più a fondo si scoprirà che una soluzione del genere, che a noi appare tanto balzana, è del tutto efficiente in assenza di un forte stato centrale in grado di far applicare quella legge che le nostre coscienze reputano più conforme alla giustizia.
Queste ripetute “prove storiografiche” mi hanno convinto a mettere da parte le ipotesi più radicali dell' ordine spontaneo: uno Stato centrale solido è condizione necessaria per tutelare i diritti individuali. D’ altro canto la sua funzione dovrebbe limitarsi a garantire proprietà e contrattualistica, con in aggiunta un’ efficace regolamentazione sui cosiddetti beni pubblici, ovvero quei beni che non possono essere prodotti in concorrenza (utilities). Andare oltre impoverirebbe la società.
Purtroppo sempre la storia e le statistiche ci dicono anche altro: lo Stato difficilmente riesce a limitare la propria azione nei confini che gli sono propri, la spinta a debordare sembra insita nella sua natura. Una volta istituito si estende andando ben oltre i suoi compiti; così come una volta impegnato nella regolamentazione dei beni pubblici, produce inevitabilmente una congerie di leggi inefficaci che servono gli interessi di minoranze piuttosto che il bene comune. L' ipotesi liberale sembrerebbe utopia.
Per avere una società efficiente devo auspicare l' avvento dello stato, quando poi lo stato si realizza tende per sua natura ad espandersi oltre i confini suoi propri.
Come uscire da questa ipertrofia statuale senza gettare il bambino con l' acqua sporca? Forse le perversioni dell' ordine spontaneo sono meno dannose di quelle del leviatano, anche nella sua variante democratica, e quindi si potrebbe tornare alla "Comunità". Oppure si potrebbe insistere con appelli etici nella speranza che siano i “buoni” a governarci.
La prima via mi sembra rischiosa, la seconda, con la sua retorica grondante un misto tra ipocrisia ed ingenuità, mi sembra fastidiosa, oltre che disseminata di trappole.
Propongo a titolo di esempio alcune vie alternative alla democrazia tradizionale che noi tutti conosciamo:

  1. Se la via maestra - meno Stato più Mercato - non è perseguibile, si consideri almeno l’ alternativa: più Mercato nello Stato. Detto in altri termini: più competizione istituzionale. Dal “federalismo” alla “speculocrazia”, le soluzioni istituzionali non mancano. Sarebbe un modo indiretto per spronare la classe politica, la quale, lo so bene, farebbe di tutto per evitarla.. Tuttavia, introducendo concetti come “autogoverno”, “autonomie” e “speculazione” ci si potrebbe alleare con i vari egoismi particolari decentrati con possibilità realistiche di successo.
  2. La seconda via è più ambiziosa, parte dall’ assunto che se lo Stato si estende cio’ non è l’ esito esclusivo di una macchinazione complottistica dei governanti ma è anche qualcosa di desiderato dai governati. Bisognerebbe allora prendere coscienza del fatto che questo desiderio ha una natura perversa, ovvero che per lo più è dovuto a una pulsione irrazionale nota agli studiosi di bias cognitivi come “loss aversion” (da non confondere con la salutare avversione al rischio), un istinto in base al quale non avere mai un bene è molto meglio che ottenerlo per poi perderlo: se mi dai qualcosa che rischio di perdere preferisco che tu non mi dia niente. Lo Stato, insomma, ci garantirebbe una sorta di “povertà tranquilla”, senza scossoni, senza gioie ma anche senza traumi. Sarà anche una piscina stagnante quella in cui ci fa nuotare ma per lo meno non corriamo il rischio di essere travolti da onde anomale. Lo Stato, detto in termini più coloriti, puo’ essere anche criminale ma per lo meno è un criminale manifesto, senza maschera, che non si nasconde e non tende agguati proprio perchè non ci molla mai e ci sta sempre alle calcagna: sappiamo che c’ è e sappiamo cosa ci tocca; meglio quindi della criminalità di strada, meno perniciosa a conti fatti ma sempre pronta a spuntare dal nulla inattesa e foriera di danni minimi ma di spaventi altamente traumatici. Ebbene, questo atteggiamento è palesemente irrazionale ed inefficiente. Puo’ darsi che rifletterci sopra ci aiuti a scoprirlo, puo’ darsi che sia possibile una rieducazione al rischio che incida sul nostro atteggiamento in modo da superare le distorsioni cognitive che ci affliggono e che ora come ora ci fanno simpatizzare per politiche miopi.
  3. La democrazia tradisce ogni giorno gli ideali liberali. Perché? La diagnosi sembra facile: da un lato l’ elettore è incentivato a mantenersi ignorante, dall’ altro vuole fermamente restare tale. Del resto, nelle più svariate materie, le opinioni della massa divergono sistematicamente rispetto a quelle degli esperti. Ora, a fronte di questa realtà innegabile, non si fa altro che parlare di “diritto al voto” e di “dovere di voto”; perché non parlare piuttosto di “dovere di non votare”? Chi è ignorante dovrebbe sentire questa esigenza di astensione. L’ ignorante combina guai muovendosi come un elefante in cristalleria. Quando poi una sensibilità civile di tal fatta si estenderà, sarà più facile passare alle vie di fatto e restringere il suffragio: il voto spetterebbe solo a soggetti informati selezionati grazie a test. In questo campo non c’ è niente di più facile che verificare l’ ignoranza oggettiva.
  4. La democrazia è deturpata dal conflitto d’ interesse, lo sappiamo. Quando questo si presenta nell’ elettorato passivo, il problema non sussiste: chi vota destinerà altrove la sua preferenza, qualora lo ritenga necessario. Ma quando si presenta nell’ elettorato attivo? Ecco allora un altro criterio razionale per limitare il suffragio: sospendere il voto a chiunque riceva flussi diretti di denaro dall’ amministrazione pubblica, a cominciare dagli impiegati statali e regionali: costoro non hanno nessun interesse ad eleggere un buon amministratore poiché sono interessati solo ad avere un “generoso” capo-ufficio.
  5. La democrazia è il regno della propaganda: bisogna convincere, la forza bruta non è legittimata. I media hanno una posizione centrale ma il media bias è notevole, la popolazione vede la realtà attraverso una lente che orienta a sinistra e il processo si auto-alimenta. Che fare? Poco. Come minimo costringere i giornalisti, quando intervengono, ad una disclosure delle loro idee nella speranza che il pubblico faccia la tara.
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Il fatto di privilegiare una posizione realista non mi impedisce di pensare allo “stato ideale”, in questo caso è inevitabile che l’ idea di politica si saldi con quella etica. Eppure, pur da credente, prediligo un approccio alla politica strettamente laico. Quando si tratta di organizzare la società, l' aspetto "ludico" dovrebbe prevalere su quello "moralista".
Non tutti afferrano immediatamente cosa debba intendersi per “dimensione ludica” o “convenzione”. Comunemente si pensa: “ok, decidere di circolare in auto tenendo la destra sarà anche una convenzione ma il divieto di uccidere è innanzitutto un imperativo morale adottato dalla legislazione”. Ebbene, non si vuole negare che “imperativi morali” e “convenzioni” possano talvolta coincidere, si vuole solo affermare che un certo obbligo viene fatto rientrare nei codici perché risulta una “buona convenzione” e non perché sia moralmente rilevante. Mi spiego meglio con un caso concreto, quello dell’ assasionio per rapina. I codici prescrivono il “non uccidere” perché il rapinatore assassino potrebbe proporre l’ affare che intende perseguire all’ assassinato e in questo modo evitare l’ atto cruento. Il fatto che non agisca in questi termini è segno evidente che l’ “affare” in oggetto è “socialmente dannoso” poiché non puo’ realizzarsi mediante uno scambio volontario. E’ per questo che si condanna l’ assassinio, non per i risvolti morali del suo atto. D’ altronde, se la motivazione fosse etica, non si vede perché non sanzioneare anche, che ne so, gli “atti impuri”!
Da cio’ deriva che la legge non dovrebbe somigliare a un decalogo morale ma ispirarsi al mondo dei giochi; Da questa analogia con le “regole del gioco” discende un’ altra caratteristica importante della legge ideale, la suua “astrazione”. L’ “astrazione” è un attributo decisivo e il principio "la legge è uguale per tutti" un principio guida.
“La legge è uguale per tutti” sembra un principio incontestabile ma non è affatto così, oserei al contrario affermare che oggi lo si considera come qualcosa di intollerabile. Dire che la legge non dovrebbe discriminare tra biondi e bruni, tra bianchi e neri, tra uomini e donne, tra ricchi e poveri non è affatto scontato. Anzi, chi nel dibattito contemporaneo sostenesse qualcosa del genere verrebbe relegato immediatamente su posizioni decisamente eccentriche. In genere i razzisti vorrebbero leggi favorevoli ai bianchi e i “razzisti alla rovescia” leggi favorevoli ai neri. Le “femministe arrabbiate” come quelle non arrabbiate (e anche molte non-femministe) inorridirebbero in assenza di leggi ad hoc che favoriscano le donne, allo stesso sia i progressisti che i conservatori compassionevoli chiedono incessantemente di privilegiare i poveri.
Se mettiamo assieme razzisti, razzisti alla rovescia, sessisti, progressisti e conservatori compassionevoli, abbiamo già accumulato un bel mucchietto di elettori, e potrei facilmente fornire altri esempi per completare l’ opera (e il corpo elettorale). Il gruppetto residuo che continuerebbe imperterrito ad alzare lo striscione con lo slogan "la legge è uguale per tutti" sarebbe davvero sparuto. Giusto i “quattro gatti liberali” di antica memoria, che una volta scremati dai “sedicenti” liberali sono davvero una goccia nel mare. L’ invenzione a raffica di diritti sempre nuovi è un attentato all’ astrazione della norma e con questo andazzo mi aspetto da un momento all' altro che anche i “biondi” avanzino le loro rivendicazioni (il diritto alla crema solare gratuita?).
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L’ ultima considerazione la riservo alla retorica del dibattito politico. Non parlo di quello in cui si cimentano i “politici” di professione ma quello in cui si impegnano i semplici appassionati al bar o nei social network. Ci sono due o tre cose che ho imparato e che vorrei puntualizzare qui, anche se forse non è la sede ideale. Parlare di politica è molto difficile, dopo pochi scambi partono diatribe infuocate quanto sterili. Escludo dall’ analisi chi ha interessi diretti in gioco nella materia in cui discute, in questi casi immedicabili le orecchie si tappano con il cemento; tuttavia, lo avrete constatato ripetutamente, anche la pura e semplice passione ideologica, per tacere della vanità narcisistica, puo’ trasformare una piacevole discussione in un rabbioso dialogo tra sordi. Un modo per evitare esiti tanto deprimenti consisterebbe nel mettersi nei panni del prossimo e scoprire quanto costui sia molto meno ottuso di quel che crediamo: semplicemente vede le cose da un’ ottica differente rispetto a noi! L’ operazione è piuttosto semplice poiché, a guardar bene, in queste materie la moltitudine dei protagonisti puo’ essere agevolmente incasellata in tre sole tipologie:
LIBERALE: privilegia l’ asse libertà/coercizione;
PROGRESSISTA: privilegia l’ asse forza/debolezza;
CONSERVATORE: privilegia l’ asse civiltà/barbarie.
Ora, i tre hanno obbiettivi differenti: il LIBERALE vorrebbe tutelare le libertà di scelta, il PROGRESSISTA vorrebbe tutelare il debole e il CONSERVATORE vorrebbe tutelare la civiltà. Semplice, no? Eppure di solito si discute dando per scontato che la meta a cui tendere è comune (di solito la nostro) e che l’ altro prende semplicemente una strada sbagliata poiché privo di senso dell’ orientamento.
Partendo dalla premessa che nessuna di queste tre prospettive è “indegna”, proviamo allora ad adottare per un attimo l’ “asse” del nostro interlocutore, ci accorgeremmo ben presto che le sue soluzioni sono tutt’ altro che peregrine. In altri termini, quel che ci differenzia da lui è quasi sempre la prospettiva da cui partire, non l’ intelligenza o l’ ottusità nel giudicare il reale. Ammettiamolo, un riconoscimento del genere non è tutto ma è già molto.
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Appendice: la repubblica ideale. Ovvero, delle riforme istituzionali.
Come dovrà essere l' assetto del governo?
Premier eletto direttamente dal popolo, non sfiduciabile e con la possibilità di nominare e revocare i ministri.
E quello del potere legislativo?
Una camera eletta direttamente dal popolo in collegi uninominali (magari all' australiana). Elezioni sfasate rispetto al premier.
E quello del giudiziario?
Elezione tra idonei (ogni foro elegge i suoi giudici e pm).
E la seconda camera?
Ci sarà: un senato delle regioni nominato in buona parte dalle regioni stesse. Legifererà sulle "materie concorrenti" così come designate in Costituzione.
Come si legifererà?
La camera proporrà la legge (anche su impulso del governo) e il premier avrà diritto di veto, a men che sia approvata un' abrogazione. Il diritto di veto sarà superabile con maggioranze qualificate.
E il presidente della repubblica?
Non ci sarà più.
Corte costituzionale?
Eletta dagli organi precedenti in concorrenza tra loro e con pesi da determinare (prevalenza del senato).
E i numeri?
Sobri: una trentina di senatori e una cinquantina di deputati.
AGGIUNTE POSTUME
  1. Se la legge del mina i diritti dell' individuo quando si sostituisce alla legge dello stato, cio' non significa che questo valga in tutti gli ambiti. Non vale per esempio nel welfare dove la legge statale è altamente inefficiente e dove invece le leggi spontanee potrebbero sopperire in modo egregio. Se le cose stanno così il liberale dovrebbe allearsi col progressista in ambito produttivo e col conservatore in ambito distributivo.
  2. Emersione delle stato (vedi anche sotto stato e rischio) tra antropologia, storia ed economia.
  1. La biologia ci dice che un gene egoista guida i nostri comportamenti;
  2. l'egoismo del gene favorisce la cooperazione tra familiari: cooperando con qualcuno abbiamo più possibilità di sopravvivere e i familiari sono i soggetti più affidabili poiché nell'aritmetica dei geni un figlio vale otto cugini, il che rende il tradimento o il sacrificio in favore dei familiari meno oneroso rispetto alla cooperazione con estranei;
  3. quando il gruppo si allarga il legame di parentela si diluisce e sorgono più frequenti i conflitti;
  4. il modo più pratico di risolvere i conflitti consiste nella secessione;
  5. quando le vicinanze sono affollate da altri gruppi ostili la secessione non è più possibile e si ricorre alla tirannia e alla cultura dell'onore
  6. un tiranno potente e onorabile (leadership) crea fiducia, ovvero un bene raro allorché i soggetti che si relazionano hanno una parentela diluita;
  7. la tirannia e l'onore rendono anche più potente il gruppo poiché lo rendono numeroso e producono quindi benefici anche nelle relazioni con altri gruppi meno numerosi (famiglie allargate); 
  8. tirannia e onore retrocedono in favore di proprietà privata e moneta allorché si scopre che questi strumenti di regolazione dei conflitti interni accrescono la potenza del gruppo avendo come effetto collaterale elementi quali innovazione e produttività;
  9. La società incentrata su proprietà privata e moneta (società dei contratti) determina una rete complessa e fragile di relazioni che rendono particolarmente sensibili al rischio di cambiamento i suoi membri (status quo bias e effetto dotazione): siamo iper-specializzati e non sappiamo che sarà di noi allorché il castello crollerà;
  10. Ma l'avversione al rischio ostacola innovazione e produttività (che procedono per distruzione creativa), e questo è il maggiore conflitto nelle società contemporanee. Libertari e comunitari disputano su quale sia il bene più prezioso: ricchezza e potenza o sicurezza e eguaglianza?;
  11. paradossalmente i libertari rispolverano forme di assicurazione privatistica alternative alla politica (ora chiamata a garantire solo proprietà e la moneta) come per esempio quella religiosa;
  12. Conclusione: la libertà dei libertari non è originaria ma è l'esito finale (e contrastato) a cui tende un processo di cui la statalizzazione è uno stadio importante, tuttavia recupera in termini privatistici talune forme di assicurazione tipiche dei primi stadi della civiltà.
continua
  1. Chagnon sull'inizio dello stato
    • Y è tutto ciò che un antropologo sogna: una comunità intatta e da sempre isolata dal resto dell'umanità... 
    • Quanto era dura la vita dell'antropologo a quei tempi: mesi senza un contatto... 
    • La guerra infinita dei Y. La vita presso i Y è ansiosa carica di terrore di imprevisti violenti. Domina il pericolo e spesso il portatore è il ns vicino. Hobbes è stato buon profeta ed è incredibile come persino alcuni antropologi possano preferirgli Rousseau.... 
    • La cooperazione tra uomini nn è naturale: va spiegata. La biologia ci ha provato con divrse teorie ma gli antrpologi o erano distratti o facevano finta di nn ascoltare... 
    • Hamilton: l'uomo collabora privilegiando i familiari (kin selection): ciò è compatibile con la massimizzazione della sua prole. "Un figlio vale otto cugini"… 
    • Lo studio di Y è una conferma della kin selection di Hamilton. Quando il gruppo è famiglia allargata ok. Quando si estende sorgono conflitti e scissioni. Ma il momento cruciale si realizza quando le vicinanze sono occupate da altri gruppi e i congflitti non possono più valersi della scissione. A quel punto sorgono sia conflitti interni che esterni...
    •  Come nasce la politica e lo stato? Quando la scissione è impissibile bisogna vivere in conflitto cosicchè lo stato viene visto come il male tollerabile: un tiranno è meglio dell'anarchia del tutti contro tutti. Oltre al fatto che un villaggio grande è anche più potente di un piccolo villaggio e puo' prevalere nelle guerre tra villaggi... 
    • Quando il villaggio supera le 200 unità il capo - che vanta una parentela diluita con molti membri del gruppo - adotta metodi tirannici... 
    • La massimizzazione della sicurezza. Ecco la teoria che meglio descrive il mondo primitivo. Meglio di Darwin (max prole) e meglio di Smith (max profitto). O meglio ancora: una coniugazione dei due...
    •  Il gruppo sembrava nel bel mezzo di una transizione (dalla caccia all'agricoltura, dall'anarchia alla politica)..
    • Le denunce ricevute. NC accusato di aver corrotto i primitivi e comunque di averli descritti in modo irrispettoso. E qui subentra il nuovo corso p.c. dell'antropologia. L'ubiquità del terrore mal si conciliava con l'immagine del buon selvaggio.
    continua
  1. Ignoranza, irrazionalità e democrazia secondo Somin:
    • Somin: l'elettore è disinformato xchè informarsi nn vale la pena. L' istruzione nn sembra aver attenuato l'inconveniente. Si sceglie aggregandosi al gruppo. Poichè la democrazia prende decisioni sbagliate meglio limitare il suo raggio d'azione...
    • L'istruzione cresce e cresce anche l'IQ. Ciò significa che si è + razionali e quindi anche più ignoranti come elettori...
    • Esempio sull'Obama care: pochi sanno cosa sia come funzioni. Nemmeno sanno quanto si spenda in Sanità. Vaghe anche le nozioni sulla spesa pubblica. Non si sa neanche come operi il govrrno o cosa sia...
    • Il mio voto nn incide perchè mai dovrei informarmi? Meglio dedicarsi ad attività più piacevoli o più utili. Così ragiona l'elettore istruito...
    • Ma xchè la gente vota? Perchè nn è impegnativo e spesso divertente...
    • Divertimento? Già. Spesso chi si informa lo fa come un tifoso che nn può influenzare il risultato della sua squadra ma si diverte a tifare. Essere un buon elettore passa in secondo piano...
    • Questi elettori creano danni amplificati dal potere crescente dei governi...
    • Miglioramo l'educazione civica nelle scuole? È un'azione che elettori informati ed equanimi dovrebbero monitorare attentamente. Ma elettori del genere nn esistono per cui l'elemento dottrinario prevarrà sempre in queste materie...
    • Alcuni studiosi ritengono che nn occorre un sapere esteso x votare, basta un sapere in pillole. Ma le pillole possono anche fare gravi danni se usate male. Esempio:guarda l'economia se le cose vanno bene conferma il governo se vanno male cambia. In realtà bisogna sapere cosa è da imputare al governo il che è molto più complesso. Il sapere in pillole diventa sviante...
    • Altri rimarcano l'utilità degli opinion leader: segui loro che ne sanno di più. Ma spesso gli o.l. sono solo validi intrattenitori che rinforzano i ns. bias...
    • E il miracolo dell'aggregazione? Teoricamente possibile ma difficile in presenza di bias sistematici come quello che tende a nn far comprendere il mercato. Ricordiamo che l'ignoransa è razionale e il sapere irrazionale...
    • Soluzione? Dare più incentivi. Per es. favorendo il voto coi piedi...
    • Altra soluzione: ridurre l'azione governativa...
    continua
  2. Stato & Rischio (perché lo stato emerso si mantiene ancora in vita?). Viviamo in un mondo con sempre minori rischi avendo sempre più paura.

    I figli sono un vivido esempio di questo strano fenomeno: temiamo per la loro sorte molto più dei nostri avi che vivevano in un ambiente decisamente più pericoloso.

    Bel paradosso. Come spiegarlo?

    Un' ipotesi: oggi abbiamo un controllo personale sull'ambiente in cui viviamo molto minore rispetto al passato.

    Esprimo il concetto con un'analogia.

    Guidare l'auto è molto più rischioso che andare in aereo, eppure le fobie si scatenano nel secondo caso molto più che nel primo. Si tratta del medesimo paradosso.

    Oggi siamo rotelline di un ingranaggio complesso, la società è molto complicata, addirittura incomprensibile per la nostra piccola intelligenza. Siamo iper-specializzati e quindi chiamati ad essere competenti di una sezione irrilevante della realtà che ci avvolge (al resto pensano altri). Tutto cio' scatena le nostre paure a prescindere dai rischi oggettivi che corriamo.

    Tra le conseguenze più spiacevoli c'è il fatto che cerchiamo protezione. E' anche per questo motivo che gli stati contano ancora così tanto e vengono tollerati nonostante la loro palese inefficienza.
  3. I punti toccati nella discussione tra Mark Wiener e Arnold Kling
    • La nota tesi di MW: senza rule of law garantita da uno stato forte, emerge "la rule of clan"
    • Ricordiamo cosa sia la rule of clan enunciando il classico elemento anti-individualista: la responsabilità è collettiva per cui se sbaglia Tizio puo' essere punito Caio in sua vece, basta che appartenga allo stesso clan. In questo mondo l'onore è l'elemento principale che genera fiducia.
    • Avviso di MW: attenzione ad indebolire lo stato, si rischia un ritorno alla rule of clan con conseguenze nefaste per gli istituti cari ai libertari.
    • Risposta di AK: riconosce che esiste una storia che va dallo stato naturale regolato dalla rule of clan fino allo stato moderno e all'individualismo liberale.
    • Per Kling la famiglia nucleare ha stabilmente preso il posto dei clan. Possiamo procedere a ridurre lo stato senza temere un ritorno alla legge del clan
    • Bennett e Lotus mettono in evidenza una differenza culturale decisiva rispetto a ieri: abbiamo 1500 anni di famiglia nucleare alle spalle, qs ci garantisce dalla tirannia del clan...
    • Le caratteristiche della famiglia nucleare: 1) matrimonio nn combinato 2) no ad obblighi legati all'eredità 3) abbandono del nido in giovane età 4) nessun obbligo verso il figlio che se n'è andato 5) nessun obbligo verso i genitori...
    • Guarda ai Freedom Index: in testa stanno molti piccoli paesi mentre in coda i grandi paesi centralizzati. Perchè: il leviatano è farraginoso e x orientarsi là dentro occorrono "agganci". Oggi il xicolo mafia è più presente dove lo stato è forte quanto esteso. E' la burocrazia che si organizza per clan...
    • La struttura federalista può ben garantire l'individuo sia dai clan naturali che dai clan burocratici
    • IMHO: la soluzione clanica non va vista come il demonio, bisognerebbe piuttosto coglierne gli aspetti positivi, potrebbe ancora essere ancora la migliore in molti ambiti, per esempio nel welfare che assorbe gran parte delle risorse pubbliche generando una burocrazia non meno "clanica".
    continua
  4. The Problem of Political Authority: An Examination of the Right to Coerce and the Duty to Obey di Michael Huemer
    • parabola: come mai un rapimento e un estorsione si trasformano in giustizia e tasse
    • xchè accordiamo al governo uno status morale differente? xchè ricorriamo ad un doppio standard?
    • 2 spiegazioni: 1 l azione nn è equiparabile (giusto processo...) e 2 l agente nn è il medesimo... in realtà rivelano solo le spieghe del primo tipo xchè le differenze del primo tipo possono essere rimosse senza pregiudicare l esperimento mentale... anche la legge applicata dal governo è una legge che lui si fa
    • solo i governi democratici sono legittimati? le teorie politiche a cui si ricorre di solito precedono i governi democratici
    • ma la spiega democratica rientra cmq in 2 nn in 1
    • qui ci concentriamo sulla violenza fisica x evitare discussioni semantiche e nello stesso tempo riferirci a pratiche dalla sicura condanna morale
    • lo stato è fondato sulla violenza fisica ovvero su qualcosa che il buon senso condanna e che quindi va giustificato
    • due metodi d analisi: 1 prendere una teoria generale a applicarla al ns caso x constatare infrazioni (qs metodo viene respinto da huemer xchè nn esistono teorie generali affidabili) 2 partire da casi specifici incontrovertibili cercando di sviluppare coerentemente la regola implicita... partire da una teoria morale o ancora peggio da un ideologia politica nn fa fare progressi xchè c è troppo disaccordo su di esse... la parabola del vigilantes è un caso concreto
    • posizioni etiche: 1 solo i giudizi etici astrati sono affidabili (singer) 2 solo i giudizi specifici sono affidabili (dance) 3 nessun giudizio etico è affidabile (mackie) 4 solo i giudizi specifici condivisi sono affidabili (huemer)
    • il senso comune sembra dirci che occorre un autorità politica... xchè nn partire da quella premessa? 1 a me x esempio non lo dice affatto il buon senso etico è meno controverso di quello politico 2 anche chi accetta un ideologia ha spesso la necessità di giustificarla
    • il piano del libro. tesi: l autorità politica è un illusione etica. critica alle principali teorie. le principali teorie come razionalizzazione dell esistente. le conseguenze del precetto etico individuato: dobbiamo fare eccezioni?
    • due problemi: 1 esiste un diritto alla violenza? 2 esiste un obbligo a obbedire? il libro risponde negativamente a entrambe le questioni in qs è unico
    • Xxxxx
    • argomento conseguenzialista (c) è il più semplice x giustificare il dovere all obbedienza
    • la metafora della barca che imbarca acqua
    • 3 beni: crimine coordinamento difesa
    • tesi: anche assumendo l esistenza di beni pubblici da ciò nn deriva alcun dovere
    • tesi c.: poichè lo stato fornisce molti beni a basso costo obbedire alle sue leggi è doveroso
    • un certo livello di disobbedienza può far collassare lo stato ma lontani da quel livello la disobbedienza nn ha conseguenze sulla tenuta complessiva dello stato... quindi in casi del genere nn esiste un dovere all'obbedienza
    • e l'universale kantiano? 1 ma qs nn è un precetto consequenzialista bensì un consequenzialismo delle regole  (c.r.). Come teoria c.r. traballa in molti casi è assurda: ho promesso a mio padre di fare il rag. ma e tutti facessero il rag? e se la regola fosse + generale tipo "fai la professione che + ti aggrada"? a qs punto anche la regola di chi disubbidisce potrebbe essere generalizzata ad hoc
    • quando l u. delle regole vale e quando no? domanda difficile che fa ripiegare verso il concetto di equità: le regole si applicano x impedire comportamenti iniqui e solo x quelli. hart, rawls... confutati u. e u.regole il c. ripiega sul concetto di equità. l equità tralascia le questioni di legittimità x concentrarsi sul dovere di obbedire. in qs. modo si aggirano le analogie più imbarazzanti: io ho il diritto di diventare ragioniere ma ho il dovere di ubbidire alla legge?
    • definizione di correttezza: esempio della barca che affonda e dei passeggeri che svuotano acqua: il tuo contributo è inutile ma dovuto x correttezza... anche obbedire alla legge è quindi un comportamento corretto anche se disubbidire nn creerebbe problemi seri di coordinamento
    • ma se ti chiedono di "svuotare" e di pregare poseidone sei obbligato anche all' inutile preghiera? sei obbligato ad obbedire a leggi inutili se nn dannose? come minimo c è un concorso di colpa dello stato che le ha fatte! conclusione preliminare: nn si possono difendere contemporaneamente la legittimità dello stato e l'obbedienza del cittadino.
    • @@@@
    • se è un problema vedere l obbligo di partecipare all inutile preghiera è decisamente difficile giustificare l o. politica a partecipare a progetti dannosi (indigeni anarchici eremiti pacifisti...)... chi si oppone sinceramente nn è un opportunista
    • se sally ritiene che pregare jehova possa offendere cthulu è ugualmente doveroso x lei unirsi alla preghiera?...
    • terzo problema: esistono alternative più efficienti all obbedienza? di sicuro sì: givewell presenta una lista di onlus x efficienza
    • l argomento c. è il più usato x giustificare la legittimità dei governi: forzare le persone al fine di evitare gravi danni è legittimo. se mio figlio sta morendo posso anche rubare una macchina al fine di condurlo all ospedale. nota: gli esempi fattibili sono molti ma tutti specifici e ben costruiti, difficile trarne una regola: devo avere un piano corretto ed efficiente x essere giustif. nell uso della forza. se mio figlio sta male nn ho il diritto di uccidere tuo figlio come sacrificio umano al buon dio. Questo è  un problema xchè il governo pretende invece di avere un diritto generico e astratto.
    • il governo nn solo pretende legittimità ma pretende anche il monopolio della forza xchè? sulla barca ci sono pocky e gamby il fatto che picky agisca x primo nn gli dà alcun monopolio sui casi che segupno e che eventualmente giustificano un ontervento violento. esempio: se lo stato nn fornisce sicurezza xchè mai i privati nn potrebbero farlo

    Xxxxxx
  5. Tutti sulla stessa barca, Ovvero: miseria della filosofia nel suo tentativo di giustificare la teoria politica.

    • Analogia: siamo su una scialuppa che, da una falla, imbarca acqua. Per evitare l'affondamento la gente si prodiga col secchio per svuotarla. Devo contribuire? E perché?
    • Utilitarismo: il mio contributo è doveroso, altrimenti si affonda con grave danno per tutti.
    • Obiezione: in realtà il mo contributo sarebbe minimo e astenendomi non procuro alcun affondamento.
    • Utilitarismo delle regole: se tutti facessero come te si affonderebbe, quindi sei tenuto a contribuire.
    • Obiezione: la regola del "se tutti facessero come te..." non funziona: se tutti facessero come me saremmo tutti su questa maledetta barca che sarebbe affondata da un bel pezzo.
    • Teorie dell'equità: contribuire allo sforzo della comunità è un dovere così facendo si adotta una condotta corretta.
    • Obiezione: ma se anziché vuotare col secchio si pregasse il dio Poseidone sarei tenuto a contribuire? In caso contrario la regola dell'equità non funziona.
    • Aggravante: l'analogia è deficitaria, ma nel senso che è benevola rispetto alla condizione in cui si trova l'autorità politica, la quale, oltre al resto, rivendica anche un monopolio della forza.
    • Conclusione di Michael Huemer: l'autorità politica è un'illusione, non esiste alcun dovere all'obbedienza.
    • IMHO: l'autorità politica si giustifica solo come eccezione alla regola etica, il suo ruolo deve quindi essere minimo.  
    continua

  6.  The Problem of Political Authority: An Examination of the Right to Coerce and the Duty to Obey di Michael Huemer - sul contratto sociale
    • hypothetical social contract hsc: le persone DOVREBBERO aderire a un certo contratto sociale date certe condizioni.
    • vantaggio: eluso ogni cfr col mondo reale.
    • il buon senso è contro: uno è vincolato dalle promesse che fa nn che avrebbe fatto se fosse stato ragionevole.
    • casi in cui vale l ipotetica: il malato incosciente che viene curato presumendo la sua volontà. ma la sua volontà nn si puó esprimere. la cura deve essere coerente con i valori espressi in precedenza. hsc nn sembra possedere i requisiti.
    • x molti filosofi hsc è solo un approssimazione della ragionevolezza. nessuno può ragionevolmente lamentarsi. l individuo dell accordo è astratto: ragionevole e corretto. hsc è un appello alla ragionevolezza.
    • spesso qs ragionevolezza è inservibile: nn si riesce a isolare un sistema effettivo che sia coerente con i requisiti dei più noti hsc. es. della redistribuzione: sia l egalitarismo che il libertarismo soddisfano le condizioni.
    • rawls è ottimista. ma può la sua teoria aiutare la formazione di un consenso? no. nn dà indicazioni concrete.
    • ma forse hsc giustifica l esistenza di un governo senza dire nulla sul tipo di governo! difficile: se voglio la mia casa bianca l imbianchino nn è legittimato a farmela verde x il solo fatto che è legittimato a pitturarmela.
    • gaus: basta l accordo sui principi l interpretazione dei principi può divergere. ma anche il primo accordo nn è facile. è più facile ci si accordi sulla religione o sulla morale.
    • giustificazione della forza x hsc: posso importi di fare ciò che faresti se fossi ragionevole. è un principio contrario al buon senso: anche il datore di lavoro che fa un offerta ragionevole nn può costringere il candidato ad accettare. lo stesso dicasi x il medico che propone una terapia ragionevole.
    • risposta: considera il caso dell isola deserta in cui si deve limitare la caccia x evitare l estinzione della selvaggina.
    • replica: ma hsc assomiglia di più al caso del datore di lavoro che a quello dell isola.
    • rawls come caso di scuola. la sua teoria nn implica un aut. politica ma se la implicasse ne fornirebbe una giustificazione?
    • premessa rawlsiana: 1 tutti sono uguali 2 fortuna/sfortuna vanno neutralizzate.
    • assunto: il disaccordo emerge a causa dei particolarismi.
    • sulla natura del disaccordo: i filosofi hanno riflettuto x millenni dando vita a dibattiti sinceri e a disaccordi veraci: difficile pensare che siano dovuti alla condizione xsonale.
    • inoltre: x maturare un giudizio occorre avere delle intuizioni. è possibile maturarle in una condizione disincarnata?
    • esempio: il dibattito tra anarchici e statisti. il disaccordo sparirebbe dietro il velo d ignoranza? rawls nn fornisce ragioni valide x pensarlo.
    • l outcome della teoria di rawls è di buon senso in alcuni casi ma assurdo in altri (esempio del datore di lavoro). rawls: i miei principi si applicano solo al c.s. ma qs nn fa che riaffermare il doppio standard.
    • x produrre giudizi morali corretti nn è sufficiente ragionare in modo xfetto ma anche avere intuizioni morali di partenza corrette. chi crede che il dolore faccia bene forse... ebbene x rawls conta solo la ragione.
    • tra i vincoli rawls dovrebbe includere: la mente nella posizione originale p.o. dovrebbe abbracciare i corretti valori morali..
    • tesi: la p.o. di rawls fissa al massimo condizioni necessarie ma nn sufficienti ad esprimere un corretto giudizio etico.
    • in realtà le condizioni necessarie di rawls sono poco utili poichè coerenti con praticamente tutte le teorie etiche/politiche: egalitarismo utilitarismo libertarismo
    continua
  7. Semplicemente liberale di Antonio Martino
    • Problema: nel 900 la spesa pubblica è esplosa.
    • Soluzione: la costituzione europea?
    • 1 no. Le cost sono cinture di castità con la chiave posta a fianco.
    • 2 no. La cost europea mette limiti al deficit nn alla spesa.
    • Proposta indecente: sostituire le elezioni con un sorteggio
    • Prop indecente: far pagare agli eletti le leggi che emettono
    • Principio: le libertà raramente si xdono una alla volta. Piano inclinato. Regola deĺla ciliegia.
    • Il socialismo è necessariamente utopico.
    • Ricchi si diventa. Risorse o colonialismo spiegano poco.
    • Globalizzazione. La matita di friedman. Il commercio unisce la politica divide.
    • Sicilia/veneto. Germania est/ovest
    • Corea nord/sud.
    • L istruzione base dello sviluppo: pakistan/corea del sud. Poveri entrambi ma diversamente istruiti.
    • Istruzione classica: ti insegna a disprezzare quei soldi che ti impedisce di guadagnare.
    • Spesa pubblica: svizzera/svezia.
    • L importanza del lavoro. Grado di partecipazione
    • La solidarietá statale indica generosità?
    • Welfare: un invenzione dei conservatori.
    • Il w tarpa la crescita
    • Povertà giù w su
    • W e infantilismo. Meglio il cash transfert?
    • Matrice di friedman e secchio di okun.
    • Test meaning vs universalismo
    • Il churning: un paese di benestanti.
    • Pensioni private: più tendimenti più lavoro più mercato finanziario più capitalismo
    • Lavori socialmente utili. Distorce mentalità e ricerca di un vero lavoro. Distrugge posti produttivi.
    • Se w deve essere che sia coi buoni.
    • Contro keynes: padre di inflazione e deficit. Confutato empiricamente dal ruolo di aspettative e variabili reali. Padre della miopia (breve xiodo). Ignora i lag.
    • K sdogana la voglia di deficit dei politici.
    • Perchè la spesa esplode: 1 costi informativi 2 costi diffusi benefici concentrati 3 soggetti deboli generazioni future
    • Sul federalismo. Nn confondiamo cultura e amministrazione
    • Smantellare lo stato con autonomie e privatizzazioni
    • Da mantenere a livello statale: la difesa e il libero mercato.
    • I piccoli sono più ricchi e più liberi. Perchè?: 1 rendita dalla fuga dalla tirannia 2 necessariamente più aperti. Pena la morte.
    • Il ns povero federalismo: 1 troppi livelli w le macro regioni 2 divorzio tra fisco e spesa
    • Proposta di dwight lee:  solo imposte locali con una quota allo stato. Vantaggi: 1 concorrenza 2 stimoli al controllo
    • L ue è un buon esempio di federalismo: quanto sono aumentate le tasse?
    • L armonizzazione può essere affidata al mercato oppure imposta dall alto
    • Proposte x una democrazia migliore. Il problema della corruzione e dell eccesso di leggi
    • Privatizzare. X combattere la corruzione. No lobby no interessi no pressioni per la leggina.
    • Eliminare la decurtazione agli assenti: meno si vota meglio si sta.
    • Far pagare il voto.
    • Dare un numero massimo di voti.
    • Eleggere col sorteggio. O con un metodo misto. L esperto al lavoro lo abbiamo visto. Il dilettante semplifica. Risparmi sulle spese elettorali
    • Elezione x i pm e forse anche x i giudici
    • Proibizionismo come regola ciliegia. Dieta di stato.
    • Droga. Merce nn controllata. Mancata entrata fiscale. Pacchia x le mafie. Microcriminalità a go go.  Infantilizzazione del cittadino. Famiglie esautorate. Magistratura assediata. Carceri piene. Mito del frutto proibito.
    • Politica vs mercato. Solo nel secondo la decisione è focalizzata. Solo nel secondo unanimità senza conformismo.
    • Immigrazione. Al protezionista: te li sei cercati.
    • Un toccasana contro l invecchiamento della popolazione.
    continua
  8. Unchecked e Unbalanced di Arnold Kling
    • governi competitivi vs governi democratici
    • eleggere selezionare
    • i pionieri
    • cherles tiebout elabora il suo modello di governo competitivo. il cittadino è un cliente con le sue preferenze
    • l eq di t. è una finzione: votare con i piedi è pur sempre costoso
    • albert hirschman: urlare o uscire
    • negli anni 80 e 90 il 50% delle case vendute negli usa apparteneva ad associazioni di vicinato gated comunity. l esempio della spazzatura
    • altri precursori: david friedman e bruno frey con le sue focj extraterritoriali
    • i fallimenti della democrazia
    • guarda quanti votano e scopri quanti saranno insoddisfatti: sempre di più. perchè? sempre più astenuti e sempre più materie trattate dai governi
    • voto irrazionale: la capacità d'influire è minima
    • benefici concentrati e costi dispersi. tutti gli inconvenienti
    • ignoranza razionale dell'elettore
    • ignoranza ludico-ideologica dell'elettore
    • teoria dell'elettore mediano: solo lui decide e tutto viene speso per lui.
    • politico: più spende più compra voti. espansione della spesa pubblica
    • costituzione strumento inefficiente: nessuna ha realmente limitato i poteri di governo. tutti si occupano di tutto
    • un esempio virtuoso: la svizzera. piccolo è bello. controlli pervasivi. lì la democrazia ha ancora un senso
    • alternative alla democrazia: uscire dai programmi governativi: previdenza, scuola, tribunali, sanità...
    • obiezioni all'uscita: se si puo' uscire i programmi governativi si degradano ulteriormente (nessuno si impegna veramente a preservarli). obiezione di hirschman. spesso è il contrario: le scuole pubbliche beneficiano della concorrenza
    • se si puo' uscire usciranno i migliori: selezione avversa. si puo' fare in modo che non sia così.
    • se si puo' uscire sa già che verrà salvato: compassione vincolante del governo. si combatta la compassione non il pluralismo.
    • la gente ha una mente creazionista e non evolutiva: vuole sapere chi comanda e vuole che sia una persona sola. che cambi mentalità
    • obiezione del mercato: il mercato fallisce spesso. ok, ma anche i governi
    • come implementare la concorrenza istituzionale
    • evitare una concorrenza sleale del governo (dove è arbitro e giocatore)
    • esempio: scuola con rette e regolamenti asimmetrici; gate comunity con statuti vincolati dalla contea, arbitrati sempre rivedibili dalle corti...
    • ogni uscita sarà seguita da un rimborso di tasse corrispondenti
    • donazioni: così come sono deducibili quelle fatte al governo lo saranno anche quelle fatte ai suoi concorrenti al di là del profit o non profit
    • le tasse restituite devono avere una destinazione vincolata? ardua questione, rimandiamola e poniamo di sì
    • competizione sulla regolamentazione del prodotto. ovvero che competizione tribunali
    • obiezione: tutto molto troppo complesso. soluzione: ci si iscrive ad un agenzia di protezione ed è finita lì. c'è cmq sempre un tribunale di default
    • prerequisito alla riforma: fissare un agenzia alla competizione che reprima i soprusi governativi
    • 8 per mille trasformato in 800 per mille
    • gradualismo. esempio: nei primi 10 anni si fissi un numero massimo di opting out dalla previdenza. eccetera.
    continua
  9. Vote Markets do Christopher Freiman
    • nessuno difende la negoziabilità del diritto di voto, gli argomenti non mancano
    • 1 con uno scambio tutti stanno meglio. ill solito arg.vale anche qui
    • 3 meglio rispecchiate l'intensità delle preferenze
    • 3 le esternalità possibili sono possibili anche senza scambio. l'elettore puo' votare male anche da solo. anzi, forse il piccolo elettore vota peggio
    • 4 dare soldi promettendo una politica o direttamente non cambia le carte in tavola
    • obiezioni
    • 1 i ricchi prevarranno
    • in realtà già si pesano sui finanziamenti, infatti si mettono limiti senza proibire alcunché. facciamo lo stesso
    • 2 il voto serve il bene comune
    • risposta: parole. se la cosa avesse un senso dovremmo limitare il suffragio e ammettere solo chi supera un esame di economia o filosofia politica
    conclusioni
  10. By the people di Charles Murray
    • troppe regole, occorre una disobbedienza civile contro le più stupide
    • obiezioni
    • 1 la disobbedienza della sinistra non tarderà
    • risposta: più regole non rispettate, meno stato
    • 2 disobbedienza inefficace contro i maggiori programmi governativi
    • 3 la disobbedienza è pur sempre un voto democratico, meglio assicurarsi l' opting out
    • il colpevole: la costituzione. ha fallito nel porre limiti al governo. la corte costituzionale in particolare
    • il principio della chiarezza è stato sostituito da quello dell' ordine pubblico. da lì il caos
    • riformare è impossibile. occorre disubbidire.
    • creare un madison fund per sostenere le spese dei perseguiti
    • scegliere oculatamente le regole a cui disubbidire. devono essere ridicole
    • molte lacune sono inattaccabili con questo metodo: l inefficienza del dipendente pubblico si vince solo distruggendo il sindacato, riforma possibile solo con i metodi ordinari
    • tecnologia: aiuterà la supremazia del privato. il governo non sa usarla.
    • ottimismo: le regole son tante ma il governo non riesce ad applicarle, un  sentimento trasparente di non compliance aiuterà ad annientarle
    • un settore promettente: la regolamentazione della piccola impresa (salute, sicurezza...)
    • previsione progr: saremo una nazione sempre più uniforme facile da regolare sotto una sola regola. previsione fallata: siamo un popolo sempre più eterogeneo
    • la previsione fallata è un portato dell era industriale. l'era dell informazione è profondamente diversa
    conclusione
  11. Rationalism, pluralism and freedom di Jacob Levy- Terzi
    • La distinzione fondamentale 1 rationalism vs 2 pluralism. 1: individualismo garantito dallo stato centrale 2: potere ai localismi
    • Will baude
    • Federalismo è la parola che manca nel titolo del libro.
    • Nn solo associazionismo. L eterno scontro stati/governo centrale
    • Il localismo spesso nn garantisce i diritti individuali ma limita cmq il governo centrale
    • Imlibertari si orientano su 1 con importanti eccezioni: robert ellickson: diritto della città a fare scelte diverse
    • Guerra e commerci: livello nazionale. Scuola crimine discriminazione: livello locale
    • La costituzione nn sembra fissare confini netti. Meglio così, meglio nn affidarsi alla teoria ma alla pratica e al pragmatismo.
    • Maggioranze qualificate x interferire nei localismi
    • Russell fox
    • Ricordiamoci che i localismi nn sono libere associazioni. Spesso di origine nn egualitaria. Vedi tradizione germanica fondata sullo status
    • Adam smith: attenti all uomo del sistema. Ok ma spesso costui porta diritti e libertà.
    • Annelien de dijn
    • Una questione che si risolve solo guardandomla storia? Ma ci serve la storia? I pensatori di ieri affrontavano i ns problemi?
    • Montesquieu e tocqueville: i due grandi pluralisti. Paura del potere concentrato
    • Il duello tra tocqueville e mill
    • Immigrazione e nuove minoranze, il pluralismo torna di moda. Il caso dei musulmani.
    • David watkins
    • ok al pluralismo, purché temprato dall'obbligo alla democrazia interna
    • matt zwolinski
    • la triade dei libertari razionalisti: rothbard nozick rand spencer
    • l anti-razionalismo di hayek: un cervello non basta, la conoscenza è locale
    • james scott: l'hubris razionalista nn è propria del socialismo, esiste anche tra i liberali
    • puo' funzionare una difesa pluralistica del mercato?
    • rick garnett
    • la tematica ci riporta al medioevo, culla della ns civiltà. il ruolo centrale dell'intermediazione
    • la rivoluzione papale: nasce un modello per lo stato laico
    • papa e stato: istituzioni in competizione
    • un resoconto pluralista della dialettica stato/chiesa
    • fino a che punto la chiesa è esente dalle leggi anti discriminazione? ecco il problema ben simboleggiato
    • jacob levy risponde
    • sulla dillon rule: nessun diritto municipale contro gli stati. secondo qs regola nn avrebbe senso avere gli stati se le città possono superarli nei poteri
    • il problema delle dimensioni. sa: 89000 unità locali. poche rispetto ai cittadini, troppe per avere un vero potere di bilanciamento che limiti i governi centrali
    • ma la città è sempre stata "rifugio" ed è bene che possa ancora svolgere quel ruolo.
    • un caso di scuola: lo stato del quebec promulga la legge contro i simboli religiosi. la città di montreal (una realtà diversa, con molti immigrati, polietnica) non la applica. la soluzione migliore
    • spesso le città sono realtà molto diverse dai sobborghi
    • rilevanza della citta: anche l' elettore è più coinvolto
    continua
  12. L'asino di buridano di Gianfranco Miglio
    • Intro
    • La difficoltà delle riforme nasce dal ns risorgimento
    • Domani: basta costituzioni ma pluralità di statuti raccordati dalla giurisprudenza
    • Cap 1 risorgimento
    • Nord: dall xi secolo: borghesia urbana e mercanti. Poi lotte intestine e signorie
    • Sud: regni ereditari e latifondo. Poco commercio molta avvocatura.
    • Tutte unità indipendenti. Da tenere a mente quando si cfr con la germania, un caso ben diverso
    • Settecento: invasione giacobina e reastaurazione asburgica (il lombardo veneto fornisce il 25 per cento degli introiti asburgici)
    • L ammirazione per napoleone: giovani, avvocati senza cause con un infarinatura intellettuale.
    • I nuovi ricchi si affermano in piemonte. Cavour: utilitarista mercatista speculatore giocatore.
    • 2 miti: 1 nazionalismo e 2 parlamentarismo
    • L unità nn nasce da una guerra che ci vede uniti nello stesso destino. Anche i sacrifici sono molto relativi.
    • I gruppi politici della nuova nazione: raggruppamenti clientelari e fluttuanti. Trasformismo e consociativismo al posto dell alternanza
    • consociativismo: modello molto costoso (bisogna dare una fetta a tutti) in mancanza di uniformità
    • i protagonisti: un elite precariamente acculturata
    • come strutturare l amministrazione? l idea minghetti: regioni + consorzi. Poche regioni forti con possibilità di consorziarsi. idea molto moderna. si scatenarono gli "italiani" nazionalisti (maggioranza in parlamento) spalleggiati dalla retriva burocrazia subalpina che ambiva all egemonia: uno stato troppo fragile per permettersi la proposta minghetti ritirate da ricasoli
    • soluzione amministrativa: 59 (poi 69) province spezzettate, 8000 municipi e, nella sostanza, tutto nelle mani dei boiardi dell amministrazione centrale (piemontese). minghetti (lo statista più colto) si ritira e finisce l epoca della destra storica
    • meridione. d'azeglio e jacini contrari all'annessione. troppa distanza di economia e di costumi. ma i nemici erano troppi: 1 i garibaldini e 2 i restauratori lealisti
    • il re: il mezzogiorno ci darà la carne da cannone per i ns eserciti
    • fu una vera guerra civile. i briganti: ex ufficiali in rotta dell esercito borbonico. una resistenza duro che richedette legislazione straordinaria: la legge pica militarizzò tutto il sud. minghetti mitigò redistribuendo terre demaniali sequestrate (e spesso ricomprate dagli ex prop). alla fine il mezzogiorno cedette e in parlamento si trovò rappresentato dai latifondisti
    • Secessione naturale dal 1870: milioni di meridionali emigrati all estero
    • Antropologia: lombroso sergi ferri... l uomo meridionale è diverso: ubbidisce alle persone nn alle norme astratte. Il primo è tipico delle civiltà antiche e medievali (mafia camorra), il secondo delle civiltà mercantili (lex mercatoria)
    • Nelle scelte economiche il sud venne spesso sacrificato. Il liberismo stroncò le industrie nascenti colà. Le ferrovie del nord gravarono anche sui contribuenti meridionali. i treni e i trasporti facili, poi, fecero crollare i prezzi dei prodotti agricoli. Nella guerra doganale con la francia vennero protette le industrie del nord a detrimento del sud.
    • Le città crescono e la corruzione dilaga. Crispi primo duce. Il regime parlamentare si salva per miracolo
    • Attentato bresci:facilmente comprensibile, ormai il regime era praticamente una dittatura e bava beccaris sparava per le strade.
    • giolitti: relativa tranquillità ma centralizzazione ulteriore. Italia dei prefetti. Trattato con la spagna: favorito il nord a discapito dei vini meridionali. Giolitti: uomo cinico senza un progetto ma esperto nel galleggiare in un paese corrotto.
    • Prima guerra: tentennamenti farseschi. Poi viene buona la carne da cannone meridionale mandata a bagnare il carso col suo sangue. I reduci disoccupati saranno l ossatura del fascismo
    • Fascismo. Specializzato in finte soluzione la trovò anche per il sud arretrato: tutti assunti nello stato. Comincia la grande epopea del burocrate meridionale.
    • costituzione. Coacervo di contraddizzioni e compromessi: italia una e indivisibile e promosso il più ampio decentramento. De gasperi nn apprezzava la costituzione, era prob un conservatore monarchico. I ritardi nell attuazione nascondono una voglia di cambiare. Per mantenere e aggiornare il compromesso nasce la partitocrazia
    • Sud: si consolida un gruppo sociale forte specializzato nell incanalare il flusso degli aiuti
    • enrico mattei. Il ras della politica economica, finanziava tutti i partiti. È probabilmente all origine del malgoverno dell economia, trattava i ministri come subalterni ai suoi ordini.
    • boom. Il settore pubblico era forte ma molto meno forte di prima, quindi le cause erano essenzialmente due: 1 ricostruzione 2 iniziativa privata
    • regioni. Quelle a statuto speciale erano degli armistizi. Nelle altre nn credeva nessuno anche se i cattolici facevano la finta per stare nella tradizione di sturzo. Entità ben diverse da quelle ipotizzate da minghetti. Dietro di loro nè volontà popolare nè studio approfondito. Oggi sono grosse provincie buone per aiutare il governo nell amministrazione. Oggi servono alla rendita politica più che all autonomia. 
    • Terrorismo. Ottimo pretesto per un ulteriore compromesso e per far esplodere la spesa pubblica: sanità pensioni ecc. Debito dal 38 al 100 di fine anni 80. E poi inflazione, tanta inflazione
    • cap 2 un vero ordinamento federale
    • Punto decisivo: equilibrio tra il centro e le parti. Il contratto prevale sulla sovranità
    • statuto speciale: un buon esempio di resistenza alle lusinghe federali.
    • no al federalismo comunale: i municipi sono troppi. Meglio le macroregioni
    • direttorio: un governo ristrettissimo formato da membri eletti dalle macroregioni. 5 6 uomini. Si occupa di difesa e giustizia. E forse di altre materie in via concorrente
    • macroregioni: governate come ritengono opportuno
    • fisco:  tributi locali dei comuni. Tributi ordinari dells macroregione. Lo stato compartecipa
    • I parlamenti stanno nelle macroregioni. Eleggono i loro rappresentanti in prop stemperata alla popolosità che vanno all assemblea federale che è competente per le materie di spettanza
    • il senato federale è ad elezione diretta di tutti i cittadini, si occupa solo dei principi fondamentali della costituzione su propria iniziativa
    • chiarimento: l ass fed legifera tramite il senato a cui dà delega legislativa e di cui approva i disegni di legge o li rimanda indietro con richiesta di modifiche. Se il senato approva con maggioranze qualificate i suoi disegni questi diventano legge
    • la costituzione è soggetta a revisione periodica.
    continua
  13. Federalismo e secessione di Gianfranco Miglio e Augusto Barbera
    • Cap 1 federalismo stato moderno e ideologia
    • I due caposaldi del fed: 1 auto goverlo 2 limitazione del potere
    • Miglio: l unità come mito. Schmitt: categoria teologica
    • Indizio di ideologia in chi sostiene "lo stato è sempre esistito
    • Berbera: una riserva: il fed è sempre servito ad unire.
    • Miglio. Le condizioni del centralis o:
    • 1 omogeneità razziale
    • 2 buona tradizione amministrativa
    • 3 predisposizione geografica
    • 4 politiche di breve periodo (populismo)
    • 5 minacce i ternazionali. Il centralismo facilita la guerra
    • 6 economia poco sviluppata: basta copiare x avanzare
    • 7 barbera: voglia di stato sociale universale
    • Miglio. Federalismi falsi (tedesco) e debenerati (usa)
    • Bernard susser: anarco fed. Fed contro lo stato
    • Althusius vs hamilton. Fed contro e fed per unire
    • Fed come tradizione cattolica. Il sofferto tradimento di de gasperi sospinto da pio 12 verso la scelta unitaria
    • Miglio: il comunismo è il regime più coerente con lo stato moderno. Senza la guerra come sopravviverà lo stato?
    • Barbera: sopravvive in quanto garante dello stato sociale universale
    • Cap 2 fed e stato sociale
    • Il pericolo: una parte si organizza x lavorare, l altra per rapinare. Rent seeking. I furbi prosperano con lo stato sociale
    • La carità coatta è un valore x i cattolici?
    • Miglio: la veragiustificazione nn è etica ma utilitarista: pagando chi sta peggio evitiamo la loro aggressività
    • Barbera. Uno stato sociale favorisce la coesione sociale. Stato sociale cugino primo dello stato militare
    • Bismark. Lo stato sociale nasce con lui e mostra di essere una variante del socialismo
    • Ragioni della crisi dello ss: 1 crisi fiscale 2 denatalità 3 sfiducia nell onestà 4 immigrazione
    • Miglio: la riforma e il no profit privato. Scopre nuove forme di carità intelligente valorizzando la conoscenza locale
    • Accordo: il federalismo spinto argina lo stato sociale poichè rende trasparente la sua bolletta. Più centralismo più stato sociale
    • Miglio: la solidarietà tra cantoni deve nascere per libera iniziativa di questi ultimi
    • Costituzione italiana: è implicita la convinzione che lo ss sia un superamento dello stato di diritto. Bisognerebbe limitare il voto di chi gode dei privilegi dello ss
    • Cap3 neo federalismo e neo regionalismo a cfr
    • Il fed autentico: usa delle origini, medioevo, comuni, rep urbane, comunità elvetica e olandese
    • L autorità federale nn ha più potere dei federati
    • Barbera: le realizzazioni hanno tutte virato da quei modelli verso una centralizzazione
    • Miglio: il luogo originario del potere è il cantone che cede volontariamente e nn illimitatamente
    • Miglio: il governo deve essere sempre collegiale: direttorio.
    • Scelta collettiva? Maggioranze qualificate o estrazione tra alternative selezionate
    • Cap 6 diritto di secessione
    • Miglio: se la secessione è espliciramente esclusa allora nn è federalismo. La base consensuale è esclusa
    • Barbera. Le tesi di calhoun furono sconfitte con l appello alla sovranità popolare we alla the people of usa. Il diritto di secessione nn può essere prevista dalla costituzione di uno stato unitario
    • Appello al cielk di locke. La mancanza della sua costituzionalizzazione ha creato troppi morti in passato
    • Dire nn puoi secedere equivale a dire che nn esiste autogoverno
    • Qual è l unità più piccola che può secedere? Coincide con l unità in grado di autogovernarsi in modo parimenti efficiente rispetto allo stato
    continua
  14. CHAPTER SEVEN How Well Do Voters Behave? - The Ethics of Voting by Jason Brennan - #nazioego #bettybenevolence #ignoranzarazionalerazionaleirrazionale #conoscereticambia #acculturatoèpeggio #lepolitichedelpirla #piaceridellideologia #ilfaziosopartecipante
  15. INTRODUCTION Voting as an Ethical Issue - The Ethics of Voting by Jason Brennan.  #feticismodemocratico  #patentedivoto  #elettorereale  #egonarcisismo  #doveredinonvoto  #analogiafreespeech #nonbastaleggereilgiornale #glielettorinnsonotuttiuguali
  16. Does Technology Drive the Growth of Government? di Tyler Cowen
    • The puzzle, courtesy of the great Tullock: I start with what Gordon Tullock (1994) has called the paradox of government growth. Before the late nineteenth century, government was a very small percentage of gross domestic product in most Western countries, typically no more than five percent. In most cases this state of affairs had persisted for well over a century, often for many centuries. The twentieth century, however, saw the growth of governments, across the Western world, to forty or fifty percent of gross domestic product... I'd like to address the key  question of why limited government and free markets have so fallen out of favor.
    • Inadequacies of public choice theories of government growth: Public choice analysis has generated many theories of why government grows and why that growth is inevitable. Special interest groups, voter ignorance, and the pressures of war all are cited in this context. Those theories, however, at best explain the twentieth century, rather than the historical pattern more generally. Until the late nineteenth century, governments were not growing very rapidly. The standard public choice accounts do not contain enough institutional differentiation to account for no government growth in one period and rapid government growth in another period.
    • Inadequacies of ideological theories of government growth: According to this claim, the philosophy of classical liberalism declined in the mid- to late nineteenth century. This may be attributed to the rise of socialist doctrine, internal contradictions in the classical liberal position, the rise of democracy, or perhaps the rise of a professional intellectual class. While the ideology hypothesis has merit, it is unlikely to provide a final answer to the Tullock paradox. To some extent ideology stems from broader social conditions. Ideologies changed, in part, because intellectuals perceived a benefit to promoting ideas of larger government, rather than promoting classical liberalism.
    • Inadequacies of ratchet theories of government growth: The ratchet effect becomes much stronger in the twentieth century than before. Furthermore most forms of governmental growth probably would have occurred in the absence of war. The example of Sweden is instructive. Sweden avoided both World Wars, and had a relatively mild depression in the 1930s, but has one of the largest governments, relative to the size of its economy, in the developed world. The war hypothesis also does not explain all of the chronology of observed growth. Many Western countries were well on a path towards larger government before the First World War. And the 1970s were a significant period for government growth in many nations, despite the prosperity and relative calm of the 1960s.
    • Inadequacies of franchise extension theories of government growthThe hypothesis of franchise extension, however, again leaves much unexplained. First, non-democratic regimes, such as Franco's Spain, illustrate similar patterns of government growth as do the democracies. Second, much of the Western world was fully democratized by the 1920s. Most governmental growth comes well after that date, and some of it, such as Bismarck's Germany, comes well before that time. Third, and most fundamentally, white male property owners today do not favor extremely small government, though they do tend to be more economically conservative than female voters.
    • acknowledging the ultimate power of public opinionNo matter how incomplete it may be, there clearly must be something to the voter hypothesis. That is, there must be some demand for big government. If all or most voters, circa 2009, wanted their government to be five percent of gross domestic product, some candidate would run on that platform and win. Change might prove difficult to accomplish, but we would at least observe politicians staking out that position as a rhetorical high  ground. In today's world we do not observe this. Voter preferences for intervention are therefore a necessary condition for sustained large government. Democratic government cannot grow large, and stay large, against the express wishes of a substantial majority of the population.
    • turns to the many technological changes...  [N]o one of these technological advances serves as the cause of governmental growth. Taken as a group, however, these factors made very large government possible for the first time. To see this, perform a very simple thought experiment. Assume that we had no cars, no trucks, no planes, no telephones, no TV or radio, and no rail network. Of course we would all be much poorer. But how large could government be? Government might take on more characteristics of a petty tyrant, but we would not expect to find the modern administrative state, commanding forty to fifty percent of gross domestic product in the developed nations, and reaching into the lives of every individual daily..... Think also about the timing of these innovations. The lag between technology and governmental growth is not a very long one. The technologies discussed above all had slightly different rates of arrival and dissemination, but came clustered in the same general period. With the exception of the railroads and the telegraph (both coming into widespread use in the mid-nineteenth century), none predated the late nineteenth century, exactly the time when governmental growth gets underway in most parts of the West. The widespread dissemination of these technologies often comes in the 1920s and 1930s, exactly when  many Western governments grew most rapidly, leading sometimes to totalitarian extremes. The relatively short time lag suggests that strong pressures for government growth already were in place. Once significant governmental growth became technologically possible, that growth came quickly.
    • People always had a latent demand for big government; then technology finally made it possible to satisfy them
    • si pensa in termini di mondo ideale. qual è il mondo ideale? quello del tiranno benigno.

    continua
  17.  Six How to Fix Politics - More Sex Is Safer Sex: The Unconventional Wisdom of Economics by Steven E. Landsburg - #circoscrizioneincrociata #collegiatassazionevariabile #noritenuteescadenzaunica #solotassescopo #deregolamentazioneadocciafredda #solovotocoinvolto
  18. 5 Consequentialism and Fairness - The Problem of Political Authority: An Examination of the Right to Coerce and the Duty to Obey by Michael Huemer - sovranitàconfutata bimbocheannega aiutoridondante testkantianoconfutato ilcomandantepazzodellanave legislatorecriminogeno ilproblemadelleremita legittimitàecontenuti supremaziaconfutata
  19. 6 The Psychology of Authority The Problem of Political Authority: An Examination of the Right to Coerce and the Duty to Obey by Michael Huemer - esoterismoanarchico idirittidellopinionepubblica boeziothemilgramexperiment ubbidientisenzavolerlo autoassoluzioniaraffica linguaggiodelpotere linguaggiodellafilosofia ermellinietonache travestirelaviolenza welfaretirannobenevolente messacroinvietnam guardiaeladriconzimbardo potenzadelruolo
  20. 71 RAWLS’ THEORY - SOCIAL COOPERATION - Anarchy, State, and Utopia by Robert Nozick - idiecirobinson soluzionemarginalista
  21. 3 The Hypothetical Social Contract Theory - The Problem of Political Authority: An Examination of the Right to Coerce and the Duty to Obey by Michael Huemer - analogiadelpazienteincosciente contentdependent isolaedatoredilavoro unacasadaimbiancare batteriadeipolli analogiadellautousata intuizioneointeressi? diamantiingiardino correttezzaecoercizione doppiostandardrivendicato

martedì 30 dicembre 2014

Violento/a

Gli antropologi ci spiegano che la violenza è sempre stata un buon metodo per risolvere i conflitti. Di sicuro il più popolare.
I violenti sopravvivevano, i pacifici soccombevano.
Presso le tribù amazzoniche che vivono oggi sul pianeta in condizioni simili ai nostri antenati, nel tempo libero non si fa altro che parlare e vantarsi di quanti nemici sono stati stroncati con la forza. Si è praticamente incapaci di pensare se non in termini di "guerra al nemico".
Sarà per questo che ancora oggi - dove la violenza si esprime in modo più obliquo - sia l' uomo che la donna conservino istinti belluini.
Ci si chiede solo dove allignino meglio, c' è chi opta per l' uomo e chi invece, salomonicamente, li vede equi-distribuiti.
Penso di appartenere al primo gruppo e cerco di illustrare le mie ragioni partendo da una considerazione presa a prestito dalla psicologia evolutiva:
  1. la violenza dell' uomo è maggiormente proiettata nell' ambito sociale;
  2. la violenza della donna è maggiormente proiettata nell' ambito personale.
Viviamo tempi in cui si denuncia la "violenza in famiglia" e questo ci fa dimenticare l' ovvio: i nostri nemici stanno soprattutto fuori dalla famiglia.
Ora, poiché i nemici per lo più stanno "là fuori", è normale che il maschio, per quanto detto prima, sia più pronto a ricorrere all' aggressione e a sviluppare nel tempo un istinto aggressivo.
Millenni di guerre e conflitti tribali - per lo più ingaggiati dagli uomini - non passano senza lasciare traccia.
Vengo all' ovvia obiezione: e tutti gli episodi di cronaca in cui "lui" strapazza "lei" all' interno di una relazione di coppia?
Sembrerebbe che la violenza dell' uomo sia preponderante anche nella dimensione più intima.
L' osservazione è imbarazzante, la mia impalcatura è in pericolo.
Vedo solo questa doppia "contromossa" difensiva: non è sempre facile distinguere tra dimensione personale e dimensione sociale. Non è nemmeno sempre facile distinguere tra violenza e violenza.
violence
Distinguere tra pubblico e privato
Faccio un esempio.
Non penso che la disistima del partner sia un vulnus insopportabile per l' uomo, almeno finché questo sentimento non assurga ad una dimensione pubblica, finché cioè non viene in qualche modo ufficializzato e reso noto a tutti, magari attraverso la minaccia di un abbandono, mossa non più occultabile e destinata inevitabilmente a condizionare il giudizio sociale sul soggetto in questione.
A questo punto "lui" reagisce, ma reagisce proprio perché si abbandona la dimensione intima per entrare in una dimensione pubblica che pregiudica il suo status.
In caso contrario, quando la disistima è circoscritta nella sfera privata, quando i panni sporchi saranno lavati in famiglia, lui troverà modo di compensare questa mancanza, per esempio grazie agli amici, o grazie all' amante, oppure anche grazie a un hobby o a qualsiasi interesse da coltivare a latere.
Al contrario, la donna è meno interessata alla sfera pubblica, lei soffre l' ostilità del partner a prescindere e questo puo' solleticare la sua aggressività indipendentemente dalla minaccia di essere lasciata.
Distinguere tra violenza e violenza
C' è poi un' altra considerazione da fare, parto dall' aspetto più generale: noi oggi non siamo meno violenti dei nostri predecessori o dei nostri fratelli dell’ Amazzonia, siamo al limite più temprati dall' esperienza, sappiamo evitare i conflitti inutili anche se la nostra aggressività è tutt'altro che sopita, e lo vediamo bene quando ci viene offerta l' opportunità di assalire un imbelle senza conseguenze per la nostra persona. Pochi si tirano indietro.
Insomma, il violento s' impratichisce e diventa più raffinato ma non si libera del suo istinto. Sarà un paradosso ma in certi ambiti la "brutalità" segnala una scarsa abitudine alla pratica violenta, almeno dal punto di vista evolutivo.
Ora, siccome la donna pratica da sempre la violenza nell' ambito delle relazioni personali, possiede oggi in questo ambito un grado di raffinatezza che l' uomo non ha e spesso capisce meglio dell' uomo quanto la violenza bruta sia controproducente per ottimizzare la sua condizione, meglio dare forme alternative alla propria aggressività.
Riferimenti bibliografici
  1. Sulla violenza come fattore evolutivo: Napoleon Chagnon: Tribù pericolose. La mia vita presso gli Yanomamo.
  2. Sulla tipizzazione della violenza maschile e femminile: Roy Baumeister, Is There Anything Good About Men?: How Cultures Flourish by Exploiting Men.
  3. Su come nel tempo si raffini la violenza: Jeffrey Pfeffer, Power: Why Some People Have It and Others Don't.
Tutto il resto sono mie congetture bisognose di verifica.

Un’ etica per i cambiamenti climatici

PREMESSA
E' un piacere per me affrontare un tema su cui ho da poco cambiato idea discutendone con altri.
Eppure in materia avevo posizioni piuttosto consolidate, pensavo di stare in una botte di ferro. Insomma, ero tutto tranne che una "tabula rasa".
Personalmente trovo rincuorante che opinioni professate per anni possano mutare nel breve volgere di una franco scambio di idee. Significa che la ragione esercita ancora una sua forza sui nostri intelletti, significa che non siamo dei pupazzi in balia dei nostri bias cognitivi e che possiamo scampare alla fossilizzazione completa della conoscenza. Il, tutto, sia chiaro, al netto dell' eventualità sempre possibile che sia passato dalla ragione al torto.
Bene, ora entro subito nel merito con un paio di affermazioni che, quando si parla di etica, introducono una distinzione per me cruciale: quella tra deontologia e virtù.
Parto dal mio caso personale, quello che conosco meglio: personalmente trovo che sia una mancanza non andare a Messa la Domenica. Eppure, ammetto che chi si astiene non procura alcun danno al suo prossimo.
Allo stesso modo il Vegano trova che sia eticamente disdicevole mangiare uova. Eppure, chi divora un cereghino non aggredisce certo "suo fratello".
Sia io che il Vegano riteniamo che ci siano comportamenti sbagliati a prescindere dal danno arrecato al prossimo. Perché? Siamo forse dei tipi tanto strani?
Entrambi consideriamo che l' etica abbia a che fare anche con la "purezza". Siamo tutti e due, chi più e chi meno, un po' puritani.
Non violentare il prossimo per noi è il minimo, chi punta alla perfezione e alla purezza è tenuto ad andare oltre, l' uomo virtuoso non coincide con colui che si limita al rispetto pedissequo della regoletta deontologica.
Separare deontologia ed esercizio della virtù è importante anche perché consente di tracciare il confine della laicità: mentre non ha senso imporre agli altri la virtù con la forza, le regolette minimali del vivere civile possono richiedere un' applicazione coercitiva a cura, per esempio, dello stato.
Sia una persona retriva come me che una persona avanzata e à la page come il Vegano condividono quindi una dimensione puritana dell' etica.
Ma lo psicologo Johnatan Haidt va oltre: con i suoi esperimenti ci tiene a sottolineare che la dimensione puritana appartiene un po' a tutti.  Magari nel tempo varia: ieri era più concentrata sul sesso oggi sull'alimentazione, però prima o poi salta fuori in tutti. Diciamo che è una caratteristica umana.
Sembra proprio che io e il Vegano non siamo affatto dei "tipi strani".
Ebbene, in questo post vorrei mettere da parte proprio la dimensione puritana della faccenda, salvo recuperarla in extremis alla fine. Lo faccio perché tirare in ballo le virtù sarebbe come camminare su un terreno minato, meglio occuparsi di cio' che tutti condividiamo come rilevante, ovvero la dimensione della violenza e dell' intromissione indebita negli affari dei nostri simili.
Se chiedo a qualcuno di rispettare l' ambiente per preservarne l' aspetto incontaminato che  e al contempo per potersi elevare come abitante di questo pianeta, ho paura di non ricevere molto ascolto. Tuttavia, se faccio notare all'interlocutore come l' inquinamento da noi prodotto procuri anche gravi danni al nostro vicino, la sensibilità alle mie osservazioni si farà subito più acuta.
Sia le mentalità retrive che quelle avanzate, pur non ritrovandosi nei rispettivi precetti puritani, concordano  che sia sbagliato infliggere un danno ingiusto al nostro prossimo.
Fissarsi sul concetto di danno, ecco il rovello dell' uomo moderno.
Lo psicologo Piaget riteneva che una mente evoluta tendesse a ricondurre il fattore etico alla ferita inflitta al nostro simile mentre il filosofo John Stuart Mill, un padre della modernità, ha dichiarava che noi siamo liberi finché non danneggiamo l' altro.
Mentre la prima affermazione è stata successivamente revocata in dubbio, quest'ultima appare piuttosto vuota di senso - a me il filosofo John Stuart Mill sembra un po' sopravvalutato - sia perché falsa (la dimensione puritana continua a vivere un po’ in tutti nonostante i proclami) sia perché, anche se fosse vera, non fa che spostare i problemi anziché risolverli.
Quando rileva il danno che infliggiamo all' altro? Quando può dirsi realmente tale? Quando siamo responsabili del danno procurato? Mill tace, e non certo perché la risposta sia scontata.
Poiché professo una meta-etica fondata sul senso comune, il mio modo di procedere sarà il seguente; cercherò di ricavare delle regole etiche da situazioni concrete, cercherò poi di capire come si applicano le regole isolate al caso che ci preme, quello del riscaldamento globale, ed infine cercherò di capire quali eccezioni possano convivere felicemente con la regola emersa. Da ultimo, ma solo di passaggio, abbandonerò l' asfittico mondo delle regolette morali per aprirmi a quello delle virtù.
Illustrerò cinque casi di "danneggiamento" del prossimo cercando di giudicarli secondo quanto detta il senso comune. Forse, sulla base della soluzione data, potrà emergere una regola da applicare poi al sesto caso, quello del riscaldamento globale.
Negli esempi prefigurati fingerò che esista un' Autorità - per esempio quella statale - deputata a sanzionare il mancato rispetto della regola, in questo modo le analogie appariranno più vivide, spero.
Qualcuno potrebbe opinare che uno stato non dovrebbe mai dedicarsi a sanzionare precetti etici ma visti i limiti che ci siamo dati, vista la distinzione tra deontologia e virtù che abbiamo introdotto, l' obiezione si stempera: parlando unicamente di precetti intesi ad evitare danni a terzi è più che plausibile conferire un ruolo alla coercizione statale.
C' è un' ulteriore premessa al mio ragionamento: considero che la responsabilità morale sia personale. 
Insomma, i figli non sono responsabili per le colpe dei padri così come l' individuo non è responsabile per le colpe di altri che appartengono al suo gruppo.
In questo senso l' etica che propongo è di stampo libertario.
gw
IL LADRO  
Giovanni ruba il tablet di Giuseppe.
Cosa ci dice il senso comune? Facile: Giovanni è colpevole e per la sua mancanza merita una sanzione.
Violare platealmente una proprietà reca danno al legittimo proprietario e questo danno va in qualche modo risarcito dal colpevole.
A questo punto dovrei chiedermi il perché, dovrei fornire delle giustificazioni ma per ora prendo questo precetto come ovvio, almeno finché i fatti si presentano preclari come nell' esempio formulato.
Ciò non significa che manchino le eccezioni alla regola: se, per esempio, Giovanni ruba solo temporaneamente il tablet a Giuseppe per inviare una mail salva-vita che non puo' essere posposta per nessun motivo, allora per noi sarà doveroso scagionare il " ladro" pro tempore poiché ricorre un caso di "estrema necessità".
gww
L'ORATORE
Giovanni arringa la folla in piazza con discorsi militanti che Giuseppe, un passante, trova stomachevoli.
Senso comune: Giovanni è innocente.
Anche qui il danno esiste ed è ovvio: Giuseppe è fortemente disturbato dalle parole di Giovanni, la sua giornata è rovinata. Non si puo' nemmeno dire che manchi l' intenzionalità: Giuseppe, se non l' ho detto prima lo dico adesso, sa che certamente tra la folla ci saranno anche persone irritate dal suo passionale intervento.
Tuttavia, almeno alle nostre latitudini, esiste quella che chiamiamo "libertà di parola" e si ritiene che Giovanni non sia responsabile di nulla nel momento in cui esprime con franchezza le sue idee.
Ma perché nel primo caso il danno arrecato rende colpevole chi lo infligge mentre nel secondo caso no?
Innanzitutto, nel secondo caso il danno è soggettivo (psicologico).
I danni psicologici, diversamente da quelli oggettivi, sono difficilmente quantificabili. Ogni tentativo rischia di essere arbitrario e per molti opportunisti sarebbe facile fingersi lesi per ottenere un risarcimento. Le parole di Giovanni lusingano alcuni e irritano altri, poiché non esiste un bilancino per pesare costi e benefici si presume un pareggio e si consente all'oratore di tenere il suo comizio.
Ma l' aspetto decisivo è un altro: nel primo caso Giovanni e Giuseppe avrebbero potuto contrattare la compravendita del tablet, qui no: Giuseppe è un passante casuale sulla pubblica piazza e Giovanni, per quanto sia prevedibile che passanti come Giuseppe possano imbattersi nei suoi discorsi estremisti, non avrebbe mai potuto a priori contrattare con loro, e questo proprio perché sono passanti casuali, ovvero  indeterminati a priori.
La possibilità di contrattare è importante poiché consente di quantificare in modo attendibile i valori soggettivi abbattendo l' arbitrio e l' opportunismo che denunciavamo prima. Gli economisti chiamano questo toccasana "preferenza rivelata", qualcosa che vedremo meglio al punto successivo.
Per capire come la possibilità di contrattare sia decisiva, facciamo il caso di un eretico che dà scandalo "esibendosi" di punto in bianco in Chiesa senza aver interpellato nessuno. La Chiesa non è il bar, costui è colpevole poiché prende di mira persone ben circoscritte col chiaro scopo di scandalizzarle e offenderle. Isolare la "preda" è un gioco da ragazzi, circoscrivere l' auditorio più adatto per ottenere l' effetto voluto è facile visto che si raduna in Chiesa per abitudine consolidata. Ma alla stessa maniera, se uno l' avesse voluto, sarebbe stato facile anche contrattare a priori con loro, se l' eretico non l' ha fatto è perché sapeva che avrebbero mandato all' aria il suo progetto non dandogli la parola. L' esistenza della possibilità di contrattazione rende colpevole l' esibizionista, lo trasforma da oratore a provocatore.
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MONICA
Giovanni ubriaca Monica e poi la stupra senza nessuna conseguenza fisica di rilievo per la vittima. Per dire come prosegue la storia faccio due ipotesi alternative, nella prima Monica resta ignara di tutto, nella seconda viene accidentalmente a sapere dell' accaduto.
Senso comune: Giovanni è colpevole in entrambe le ipotesi.
Anche se un filosofo utilitarista non vedrebbe nulla di male in tutto cio' ( poiché, almeno nella prima ipotesi, non esiste né un danno fisico né un danno psichico) il senso comune ci impone di condannare in entrambi i casi.
Perché?
Qui non esiste danno, o comunque esiste solo un danno psicologico.
Perché mai dovrei condannare in assenza di un danno?
Perché mai dovrei condannare in presenza di un mero danno psicologico visto che nel caso precedente, quello dell' oratore, dove il danno era parimenti psicologico, assolvevo? Cosa fa la differenza?
Essenzialmente la possibilità di contrattare a priori.
Monica non è nelle condizioni di Giuseppe, Monica non è un passante qualsiasi non identificabile a priori, Monica è lì davanti a me prima che tutto accada, esiste e con lei si puo' parlare chiaramente prima di agire. Se Giovanni non lo fa è lecito presupporre che si attenda un rifiuto, ovvero un mancato scambio, il che rende plausibile l' ipotesi che il danno ricevuto da Monica sia maggiore del godimento di Giovanni.
La prima ipotesi, quella dell' assenza di danno, è molto particolare e per ora la trascurerei ma la seconda per noi è preziosa poiché ci offre un criterio per capire se e quando l' atto con cui infliggiamo un danno psicologico sia condannabile: questo criterio è la “contrattabilità a priori”.
Naturalmente, anche qui esistono eccezioni fioccano. Facciamo il caso che degli squatter occupino il mio cottage di montagna liberandolo il mattino successivo senza arrecare danni materiali. Io ricevo solo un danno psicologico (so che degli estranei sono entrati in casa mia). La situazione è formalmente simile a quella di Monica e dovrebbe scattare la condanna. Ebbene,  qualora l' occupazione sia giustificata da cause di forza maggiore - per esempio: si erano persi nel bosco e la bufera che imperversava li aveva colti alla sprovvista -  gli occupanti sarebbero giustificati.
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IL MIOPE
Giovanni guida la sua auto. Poiché è miope e più spericolato della media impone un rischio agli altri automobilisti, specie dopo il tramonto.
Senso comune: Giovanni è innocente.
Il danno procurato da Giovanni è ovvio ma, per quanto detto prima, una sua responsabilità è da scartare visto che si tratta di un danno soggettivo non "contrattabile" a priori. 
In mancanza della "contrattabilità a priori” si è responsabili solo per i danni oggettivi. Ma il danno, in questo caso, diventa oggettivo solo quando si verifica l' incidente.
Le eccezioni alla regola sono costituite da quei casi che impediscono il rilascio o il rinnovo della patente. E' chiaro che un ipovedente o un ubriaco non possano guidare poiché esiste un' incontestabile evidenza della loro pericolosità.
E nel dir questo abbiamo isolato un criterio che rende tollerabile l' eccezione alla regola: l' incontestabile evidenza.
gwwwwww
LA FACCIATA
Giovanni guida la sua auto su una via ad alto scorrimento, proprio laddove Giuseppe abita. 
Povero Giuseppe, a causa dell' intenso traffico ogni anno deve ripulire la facciata della sua casa dalle polveri inquinanti che si sono nel frattempo depositate.
Senso comune: Giovanni è colpevole.
Qui il danno esiste ed è oggettivo: chi transita per quella via dovrebbe pagare un pedaggio da girare a Giuseppe - e a chi si trova nelle sue condizioni - affinché possa essere risarcito dei costi che è costretto a sopportare.
Eccezione: qualora la tecnologia atta a rilevare i pedaggi sia eccessivamente onerosa si potrebbe soprassedere con tanti saluti per Giuseppe.
 
corddal
LA REGOLA
Dai cinque casi trattati rileviamo la seguente regola: se è possibile una contrattazione a priori chi danneggia a posteriori è sempre responsabile, anche quando il danno procurato è soggettivo. In caso contrario chi danneggia è responsabile solo per i danni oggettivi.



In altri termini: non si è mai responsabili per i danni soggettivi non contrattabili a priori (vedi il caso dell’ ORATORE).
In presenza di evidenze incontestabili la regola è soggetta ad eccezioni.
Ora ho le domande giuste da pormi per affrontare il caso principale, quello del global warming.
cordall
I PRONIPOTI
Giovanni guidando la sua auto emette dei gas serra, tra 70 anni i pronipoti di Giuseppe potrebbero essere danneggiati da questo evento.
Il senso comune non mi dà una risposta chiara circa la colpevolezza di Giovanni, mi tocca ragionare sulla base della regola individuata in precedenza.
Prima domanda: di che natura è il danno prodotto?
Risposta: essendo un rischio, è di natura soggettiva.
Seconda domanda: danneggiato e danneggiante possono contrattare?
Per amor di discussione ammettiamo pure di essere responsabili verso un prossimo che ancora non esiste, rimane il fatto che difficilmente possiamo contrattare con lui: oltre a non esistere è "disperso". Nel malstrom dell' umanità a venire i  "danneggiati" si mescolano agli "avvantaggiati" in modo indeterminato e anche se volessimo eleggere un rappresentante dei "danneggiati" con cui contrattare avremmo problemi.
Ci sono poi ulteriori complicazioni: forse i candidati più credibili al ruolo di vittima sono i paesi poveri africani, ma quei paesi sono anche quelli che traggono il maggior beneficio dal consumo marginale dei carburanti fossili. A questo punto dovremmo esentarli, dovremmo cioè formulare una regola etica di portata non universale, inidonea al test kantiano. Se c' è qualcosa che ripugna al senso comune quando si fissano i doveri è proprio il ricorso al doppio standard.
Ultima domanda: il caso del riscaldamento globale puo' costituire un' eccezione alla regola?
Per affermarlo occorre avere un' "evidenza incontestabile". Non si tratta di un' evidenza dei danni, i danni vanno considerati insieme ai benefici. Perché ci sono anche i benefici: sia quelli che derivano da un riscaldamento del pianeta che quelli che derivano dall' arricchimento di chi usa l' energia senza vincoli. E' l' analisi costi/benefici che ci deve fornire "evidenze incontestabili".
Ebbene, i modelli previsionali di cui disponiamo sono sufficientemente curati da poter dire che ci forniscono un' "evidenza incontestabile"?
Io direi di no.
Si potrà sostenere che sono "modelli molto sofisticati", che alcuni sono migliori di altri, che alcuni, per esempio quelli elaborati dall' IPCC, siano i migliori in nostro possesso, che alla elaborazione di questi modelli presiede un personale altamente qualificato, tutto cio' è legittimo, tuttavia sarebbe temerario affermare che questi modelli siano accurati.
Del resto, le previsioni formulate grazie a quei modelli si sono rilevate finora sbagliate, e fin qui nulla di male. È piuttosto il fatto che si sbagli sempre nello stesso senso  a destare qualche comprensibile sospetto.
Appare giustificato ritenere che non abbiamo ancora capito come la CO2 interagisca con gli altri fattori ambientali nel determinare il riscaldamento del pianeta e nemmeno come i mutamenti ipotizzati possano tradursi in termini di costi e benefici concreti.
Non arrivo a dire che si tratta di "fiabe scritte col computer" ma che si tratti di stime necessariamente (molto) aleatorie, questo mi sembra ragionevole.
[... tanto per dirne una: in questi modelli di solito si pesa l' ipotesi di "catastrofi" in senso negativo ma non si tiene in alcun conto della possibile "catastrofe" in senso positivo. Faccio un esempio? L' avvento prossimo venturo dell' Intelligenza Artificiale  potrebbe costituire una rivoluzione alla stregua di quella agricola o industriale. Mancarla o ritardarla per una lacuna nei modelli sarebbe estremamente costoso, oserei dire "catastrofico"...] 
Purtroppo, fare queste considerazioni ci guadagna l' etichetta di "negazionisti".
Uno non nega che le temperature si stiano alzando.
Uno non nega che la CO2 riscaldi l' atmosfera.
Uno non nega che anche la CO2 emessa dall' uomo abbia un ruolo in questo fenomeno.
Uno, pur non negando le affermazioni fondamentali dell' attivismo verde, si becca del "negazionista". 
Si tratta del solito artificio retorico del Castello e della Torre: il castellano vive e vuole vivere comodamente nel confortevole Castello ma nel momento in cui è attaccato si rifugia nella Torre, per poi tornare a fare i suoi comodi tra gli arazzi: il militante parte da affermazioni difficilmente contestabili (Torre) per poi farne alcune molto dubbie (Castello), quelle che in realtà gli interessano di più per la loro portata ideologica. Nel momento in cui è sfidato su queste ultime (Castello) si rintana sulle prime (Torre) per poter dire: il mio pensiero è fondato su verità incontestabili, chi lo sfida è uno stupido e un superficiale.
Far rilevare che i modelli previsionali non sono e non possono essere molto accurati (Castello) per il militante significa negare le verità fondamentali del suo paradigma (Torre). Dopodiché, l' etichetta di "negazionista" ti resta attaccata e incide nel dibattito pubblico.
Chiudo la digressione per enunciare il verdetto che esce dall' analisi: Giovanni non ha alcuna responsabilità etica nel momento in cui emette i suoi gas serra.
cordalll
CONCLUSIONI GENERALI
Ho cercato di stabilire se esista una regola etica generale che condanni l' emissione dei gas serra, sembrerebbe che applicando il buon senso a situazioni analoghe non sia possibile ricavarla, oltretutto non sembra nemmeno che il caso specifico possa elevarsi ad eccezione.
Tuttavia, in premessa, ho anche detto che la mia analisi avrebbe trascurato la dimensione "virtuosistica" dell' etica umana.
Puo' darsi infatti che il dovere di limitare l' emissione di gas serra non costituisca il contenuto di alcuna "regola" deontologica ma emerga dall' esercizio di una virtù.
I cattolici definiscono questi doveri come supererogatori: sono dei doveri che assumiamo per perfezionare la nostra persona. Nessuno è tenuto ad essere un Santo, non c' è una regola che ce lo imponga, tuttavia dobbiamo tendere in quella direzione.
Ebbene, penso che i precetti ecologisti siano proprio di questo tipo: non si traducono in regole, non richiedono  un' autorità specifica che li faccia rispettare, sono qualcosa che riguarda la nostra interiorità e il nostro perfezionamento spirituale.
In quest' ottica ha senso praticare le "virtù verdi" nonché sensibilizzare in merito chi sta intorno a noi. Lo dico a denti stretti visto che d' istinto le prediche ecologiste mi hanno sempre ammorbato.
cordallll
SUBOTTIMO
Il mondo in cui vivo non sembra giungere alle conclusioni di cui sopra, l' autorità coercitiva per eccellenza - lo stato - sembra freneticamente all' opera per "risolvere il problema". Non prende minimamente in considerazione che la cosa possa essere estranea alle sue competenze universali.
Se le cose stanno in questi termini, inutile predicare nel deserto, meglio ripiegare e difendere una soluzione sub-ottima: per esempio una carbon tax da girare alle vittime. Meglio ancora se compensata con una diminuzione delle tasse su profitti e lavoro. Sebbene la misura non sia eticamente difendibile, per lo meno minimizza i danni poiché tratta correttamente il problema delle esternalità.
cordalsss
INCORAGGIAMENTO AI PERPLESSI
La tesi esposta in questo post lascia freddi i più: sarà anche rigorosa ma ci abbandona in balia della sorte, come possiamo affidarci alle virtù personali senza ricorrere ad un intervento dall'alto? Ecco, nei quattro punti che seguono cercherò di confortare i perplessi.
1) Se davvero le catastrofi paventate incombessero in modo credibile, un' etica del senso comune non potrebbe trascurarle, proprio perché flessibile e tollera le eccezioni. Ricordiamoci allora che  le previsioni più fosche sono fondate su una modellistica avventata.
2) L' effetto delle "prediche verdi" non dovrebbe essere poi così inesistente. Perché tanto scetticismo? Quando ci fa comodo attribuiamo tutto ciò che succede alla cultura, quando poi dobbiamo puntare sulla cultura, ecco che ogni fiducia su questo fattore viene meno.
3) L' utilizzo libero delle fonti energetiche favorisce la crescita economica, e noi sappiamo che la sensibilità ambientale cresce al crescere della ricchezza (effetto di Kuznet), in alcuni casi, nelle società ricche e secolarizzate, l' ambiente diventa una vera e propria religione sostitutiva.
4) Ma c' è dell' altro. Concentratevi sul caso della FACCIATA, lì concludevo per la colpevolezza di Giovanni.  L' inquinamento prodotto ai danni della casa e dei polmoni di Giuseppe lo costringe al risarcimento. Faccio solo notare che intervenire  nel senso indicato ha una conseguenza pratica evidente anche per il caso del riscaldamento globale: chi paga per risarcire Giuseppe inquinerà meno riducendo al contempo anche il suo contributo all' effetto serra.
BIBLIOGRAFIA
Premessa: John Stuart Mill, Saggio sulla libertà.
Il ladro: Jerry Gaus, The order of public reason.
L' oratore: David Friedman, L' ordine del diritto cap. 15.
Monica: Steven Landsburg, Censorship and Steubenville.
Il miope: David Friedman, L' ordine del diritto cap.14.
La facciata: Murray Rothbard, L' etica della libertà.
I pronipoti: George Reisman, ambientalismo di mercato.
Il subottimo: Greg Mankiw, The Pigou club manifesto
ILLUSTRAZIONI
Zaria Forman: Exploring Climate Change through Art - Giant Pastel Oceanscapes and Icebergs
Isaac Cordal:  Politician debating climate change
AGGIUNTE POSTUME


ADD1: Di fronte alle esternalità, gli economisti predicano soluzioni pigouviane, ovvero la carbon tax. Non pochi si oppongono, le ragioni più comuni sono le seguenti: 
  1. Negare le esternalità
  2. Negare il diritto ad un intervento governativo sulle esternalità 
  3. Sostenere che il governo già interviene a sufficienza 
  4. Prediligere interventi regolatori e di cap and trade 
  5. Public choice: il governo farà male, meglio si astenga.
La posizione qui illustrata è la 2: la regola di default fronte all' esternalità è la tolleranza, non la tassazione. E' per questo che esiste il diritto di stampa o il diritto a professare una certa religione minoritaria che gli altri trovano assurda o a sposare una ragazza odiata dai genitori. naturalmente esistono anche esternalità da impedire ma queste hanno caratteristiche bene precise.








































































































































La concezione tragica della vita

Aristotele: l' uomo è un essere razionale.

Aristotele: l' uomo è un essere sociale.

Arthur Melzer: quindi la vita dell' uomo è tragica.

Per alcuni razionalità e socialità non si accordano. Il rimedio?: le élites devono in qualche modo ingannare le masse per migliorare la loro condizione.

In fondo il politically correct appartiene a chi nutre una condizione tragica della vita.

Più informazione più problemi...

... se non hai un modello per filtrarle.

Perché? Due motivi:

1) più caos in cui perdersi;
2) più materiale per puntellare i propri pregiudizi.

Interessante il secondo motivo e le sue conseguenze: quando l' informazione esplode esplode anche il settarismo. Oltretutto esplode anche la possibilità di fare proseliti.

Con l' invenzione della stampa le eresie (che ci sono sempre state) si sono rafforzate e diffuse conducendo lentamente alle guerre di religione del 600, uno dei secoli più terribili.

Quando poi arrivano i modelli i progressi sono spettacolari. Probabilmente la rivoluzione industriale è il frutto proprio della più facile circolazione delle informazioni: gli uomini di sapere potevano connettersi tra loro anziché restare isolati.

La marghe prende il volo

https://www.youtube.com/watch?v=WuSKNrLJSmI

lunedì 29 dicembre 2014

Accuratezza e precisione

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I generi bassi

C' è sempre il problema della qualità dell' arte e dei "generi bassi". 

Ma se la bellezza è un' esperienza prima ancora che un requisito, possiamo tracciare un legittimo parallelo con la fede. 

Ora, possiamo avere la fede del raffinato teologo come possiamo avere la fede dell' ignorante pastorella (magari di Lourdes). 

Chi dei due sperimenta una fede più degna? Difficile dirlo, di sicuro la sperimentano viaggiando su mezzi differenti: il primo sfrutta i ponderosi libri di teologia per accendere la sua fiammella, la seconda sfrutta l' accorata preghiera della devozione popolare. 

Esiste una sorta di qualità sia nel primo tramite che nel secondo, una qualità che porta ad una fede degna sia nel primo caso che nel secondo. 

Così pure nella musica, per esempio, la bellezza puo' essere sperimentata sia apprezzando una grandiosa sinfonia che immergendosi in una canzone popolare costruita con tutti i crismi dell' autenticità.