giovedì 13 febbraio 2020

CHI E' ELITE?

CHI E' ELITE?

Sento dire, per esempio in questo articolo: "viviamo la crisi delle élites ma bisogna distinguere, non tutte le élites sono in crisi, Cristiano Ronaldo, per esempio, è élites ma non è in crisi, nessuno contesta il suo talento e tutti lo adorano, anche nel famigerato XXI secolo".

Ma Ronaldo è solo un mostro, un numero uno. Non direi che è élite, almeno nel senso in cui la intendo io.

Per rientrare nell'élites devi avere la rispettabilità per essere creduto anche quando spari balle e tutti lo sanno. Ronaldo non "spara balle", dimostra in campo tutte le Domeniche di essere il migliore, nel suo modo di agire la trasparenza è massima. Ronaldo opera con la verità, le èlites con i segreti. Mi spiego meglio con il solito esempio.

Supponiamo che siate al cinema e scoppi un incendio. Vi trovate di fronte a questa situazione: 1) se tutti corrono la probabilità di salvarsi è scarsa, 2) se siete i primi a correre la salvezza è certa, 3) se nessuno corre la probabilità di salvarsi è buona.Tutti gli spettatori in pericolo sanno bene o male che la condizione in cui si trovano è questa.

Cosa occorre per risolvere al meglio una situazione del genere? Serve un'élite. Ovvero un membro dell'élite che dica con voce stentorea e autorevole: "non spingete, tutto andrà bene, non c'è pericolo".

Io, spettatore in pericolo, ascolto questa voce e mi uniformo, faccio finta di crederle anche se so bene che il suo ottimismo è esagerato. Non sono stupido, agisco così perchè so che parla un membro dell'élite, ovvero qualcuno a cui anche gli altri credono. Se tutti "facciamo finta di credergli" le cose andranno bene veramente, anche se le cose non stanno affatto come dice lui, anche se il suo "non c'è pericolo" è meramente retorico.

Cos'ha in comune il tizio del cinema con Ronaldo? Quasi nulla. Ronaldo è talentuoso, potente ma non necessariamente "autorevole" nel momento in cui parla.

Quando i nostri genitori ascoltavano il Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno o il Papa dal Balcone di Piazza San Pietro, si mettevano sull'attenti pur sapendo quanto quei messaggi fossero gonfiati da una retorica strabordante. Ascoltavano l'élite e in loro c'era come una vocina che diceva: "rispetta quel che dicono, se ti uniformi tutto andrà bene, non devi per forza capire, ma tutto andrà bene, fidati". Oggi noi percepiamo i medesimi messaggi ma, diversamente dai nostri genitori, non ci mettiamo sull'attenti, soffochiamo quella vocina e non vediamo l'ora di correre sui social tutti contenti di sputtanare l'élite di turno.

La valanga di informazioni disponibili e il conseguente tramonto dell'esoterismo travolgono le povere élite. E Ronaldo, in tutto questo, non c'entra niente. Il web spinge pubblico ed élite verso una sorta di insopportabile vicinanza: la reazione del pubblico è rabbiosa (si aspettava forse talenti ronaldeschi), e la reazione dell'ex élite impaurita ed offesa è quella di rifugiarsi in cima alla torre d'avorio, il più lontano possibile dal volgo. Così facendono marcano le distanze - che nessuno nega - ma perdono per sempre la loro aura e la loro credibilità.

https://www.panorama.it/news/economia/jacques-attali-elite-politiche-malate

IL PROBLEMONE DELL'AMICIZIA

IL PROBLEMONE DELL'AMICIZIA
Ho solo quattro amici noiosi. Trovo il resto dei miei amici interessante. Tuttavia, la maggior parte degli amici che trovo interessante mi trova noioso: più sono interessanti e più mi trovano noioso. I pochi amici che stanno nel mezzo di questa forbice, con i quali permane un certo interesse reciproco, non sono molto affidabili: sento che in qualsiasi momento potrebbero diventare troppo interessanti per me o io troppo interessante per loro.

SE DIO NON ESISTE TUTTO E' PERMESSO?

SE DIO NON ESISTE TUTTO E' PERMESSO?
La moralità nelle società su piccola scala è sostenuta da interazioni faccia a faccia, un dio severo non serve a molto. Tutti si guardano l'un l'altro e impongono sanzioni ai non cooperanti; si va da sanzioni lievi, come i pettegolezzi e la presa in giro, a sanzioni gravi, come l'ostracismo e la pena capitale. La moralità non è sistematizzata: non esiste un elenco esplicito di regole, perché tutti la imparano come farebbero un bambino in famiglia. Non occorre nemmeno una religione trascendentale, ne basta una immanentista (tipo animismo).
Con l'ascesa di società centralizzate, le persone provenienti da diversi gruppi locali non collaborano bene tra loro. Gli agenti soprannaturali diventano più frequenti e più gerarchici, riflettendo la disposizione sociale. Ma il focus principale della religione è ancora sul potere, non tanto sulla bontà. Il dio consacra chi comanda più che dettare dei comandamenti a cui tutti devono uniformarsi.
Poi c'è un'improvvisa accelerazione delle religioni trascendentali, più comunemente conosciute come religioni assiali, perché sono apparse durante l'età assiale. Ara Norenzayan sostiene che, poiché "le persone che si sentono osservate si comportano meglio" nelle società su larga scala, il ruolo di "osservatore" onnipresente è assunto dal grande Dio trascendentale.
Ormai ho qualche dubbio su questa ricostruzione.
Il dubbio è che la natura soprannaturale e moralistica del dio sia in realtà una caratteristica secondaria. Innanzitutto, l'aspetto soprannaturale varia molto tra le religioni assiali. È abbastanza importante nei monoteismi mediorientali (zoroastrismo, ebraismo, cristianesimo, islam, ecc.), ma meno nelle religioni dell'Asia meridionale (buddismo, induismo) in cui la principale forza moralizzante è la punizione karmica, e come sottolineano molti studiosi del buddismo, il karma non è in realtà un fenomeno soprannaturale ma una semplice relazione di causa-effetto: fai cose brutte e rinasci come una rana. In questo senso non sono necessari osservatori o punitori soprannaturali. Il contenuto soprannaturale è quasi del tutto assente anche nel confucianesimo, che molti studiosi non considerano nemmeno una religione.
In secondo luogo, i principali "osservatori e punitori" non sono esseri soprannaturali ma persone molto umane. Includono i vicini, gli agenti dello stato e, soprattutto, i chierici.
C'è anche da aggiungere che chi cresce in società con una religione organizzata interiorizza le regole della moralità. Molti si comportano bene anche quando non sono osservati e non vi è alcuna possibilità di essere puniti.
La teoria del grande Dio come forgiatore della grande Società è un'ipotesi chiara ma, come accade spesso nella scienza, alle belle teorie capita di essere uccise da fatti brutti.
Penso che, in questo senso, la bellezza pesi di più della bontà; che la liturgia incida più dei comandamenti; che il rituale determini più dell'obbedienza. La religione tiene insieme la società perché la coordina e rinforza le tradizioni prima ancora che punire o premiare.La religione è cultura prima che diritto, la cultura stabilisce cosa è importante, cosa fa status, e noi siamo dei perenni cacciatori di status, viviamo per fare cose importanti, è per quello che facciamo figli, è per quello che crediamo a un grande Dio, è per quello che chi non riesce più a credere nel grande Dio deve comunque credere di salvare il mondo ogni giorno differenziando la pattumiera opponendosi così al grande Satana del riscaldamento globale.

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A groundbreaking account of how religion made society possibleHow did human societies scale up from tight-knit groups of hunter-gatherers to the large, anonymous, cooperative societies of today—even though anonymity is the enemy of cooperation? How did organized religions with "Big Go...

mercoledì 12 febbraio 2020

HL Great Philosophers Are Bad Philosophers fakenous.net

PERCHE' I GRANDI PENSATORI PENSANO COSI' MALE?
In passato ho provato a leggere alcuni classici di filosofia, in particolare Platone, Hume e Kant. Non mi hanno fatto una grande impressione (salvo giusto Aristotele), diciamo che sono stato colpito fin da subito dalla loro scarsa lucidità. A volte sembravano violare la logica più elementare, commettevano non sequitur che anche uno principiante come me poteva cogliere. Altre volte (quasi sempre!), sembravano semplicemente stolti (ovvero, il contrario di saggi): proclamavano tutti contenti conclusioni assurde piuttosto che tornare indietro e mettere in discussione i loro punti di partenza.
In questo senso il nostro eminente Emanuele Severino - pace all'anima sua - è in buona compagnia. Ma davvero costui, lo uso come paradigma, quando afferma che tutto è eterno, che nulla scompare e nulla viene alla luce, che il cambiamento è un' illusione, che il divenire non esiste crede a quello che dice? Ma davvero? Qualsiasi sia il ragionamento a monte, e non voglio mettere in dubbio che sia altamente sofisticato, quando una persona assennata giunge a simili conclusioni come minimo torna indietro in cerca dell'errore e corregge qualcosa, che ne so, magari qualche premessa da cui è partito. Lui, come i suoi nobili colleghi, invece no. Lui tira dritto come se niente fosse. Lui afferma e difende per una vita intera le assurdità a cui è giunto.
Ma lo stesso vale per, che ne so, il "grande" Hume, il quale arriva costantemente a conclusioni assurdamente scettiche su praticamente tutto, e questo non sembra disturbarlo. Non fa una piega. Non si ferma a dire: "Wow, tutto cio' è semplicemente folle, forse i miei presupposti iniziali sono sbagliati". Il fatto è che questo dogmatismo e mancanza di buonsenso è incredibilmente diffuso tra i filosofi antichi e moderni. Che infatti finiscono regolarmente nelle barzellette.
Kant è forse peggio di Hume, una vera delusione; sì perché oltre ad essere implausibile è anche incasinatissimo e alquanto gergale, scrive per i colleghi più che per i lettori. Almeno leggere Hume è un piacere, Kant invece è una faticaccia, e quando ne tocchi i limiti e senti odore di truffa ti incazzi pure. Avete presente il famosissimo imperativo categorico? Quello per cui il comando morale va sottoposto al test dell'universalità: "cosa succederebbe se tutti facessero come te?". Ad esempio, se un assassino crudele armato fino ai denti bussa alla tua porta in cerca della sua vittima designata e la vittima si nasconde in casa tua, non puoi semplicemente mentire all'assassino e dirgli che la vittima è da qualche altra parte. No, non puoi. Che ne sarebbe infatti del mondo in cui vivi se tutti mentissero? Uh! Ma guarda, un comportamento del genere, del tutto ragionevole, ha problemi con il test kantiano (o forse è lui che ha qualche problemino e andrebbe ritoccato?). E che dire dell'argomento con cui Kant sostiene la sua famosa idea? Scommetto che non ne avete mai sentito parlare, vero? Questo perché quasi nessuno lo insegna in classe, e il motivo è semplice: è veramente poco poco poco convincente (uso un eufemismo). Ma per giudicarlo così va prima capito, un'impresa che va oltre le forze di molti, forse anche di Kant. Insomma, non vale la pena discuterne, se non per evidenziarne la prolissità e l'inconsistenza.
Non parliamo poi del guazzabuglio di Platone; Esempio fresco fresco di ieri: quando nella Repubblica Trasimaco obbietta a Socrate che i governanti pensano solo a se stessi e trattano la popolazione come un pastore tratta le pecore, ovvero tosandole e mungendole a proprio beneficio, io mi frego le mani perché finalmente si affronta un tema sempre attuale e mi accingo speranzoso ad ascoltare la risposta di uno degli spiriti più elevati dell'umanità intera. E invece Socrate prende la parola e parte con un pallosissimo trattato sulla pastorizia completamente fuori luogo (ma ha capito che quella di Trasimaco era solo un'analogia????), poi fa un parallelo con la medicina che c'entra come i cavoli a merenda e infine dice che per governare bene i governanti vanno pagati bene. Cosa per altro non vera (anche se magari ai suoi tempi era così) ma perlomeno con un minimo di attinenza all'argomento posto da Trasimaco, che nel frattempo si sarà addormentato. Certo che la delusione è stata massima. Non ho imparato nulla, molto più costruttivo guardare il grande fratello VIP e la lite tra la Volpe e la Rusic.
Potrei andare avanti per ore: ma perché i "grandi pensatori" pensano così male?
Ipotesi mia: perché per diventare un grande pensatore non devi pensare bene, devi essere, per l'appunto, "grande". I grandi filosofi più che filosofi sono "grandi".
La grandezza riguarda l'influenza che hai sugli altri. Devi farti leggere ma soprattutto devi far discutere. La gente deve trovarti interessante, se presenti idee semplici, chiare e ragionevoli, nessuno avrà voglia di discuterne. Se dici: "le cose tendono ad essere come sembrano", il dibattito muore. Molto meglio avere idee genialmente implausibili. Guarda a Kant: l'idea di collocare lo spazio e il tempo dentro di noi anziché fuori, quello sì che fa discutere! Purtroppo, la gran parte delle idee implausibili e provocanti sono tavolini a tre gambe, non si reggono in piedi, ed è proprio per questo, forse, che abbiamo una storia della filosofia fatta da mediocri pensatori.
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Great Philosophers Are Bad Philosophers
fakenous.net
Citation (APA): fakenous.net. (2020). Great Philosophers Are Bad Philosophers [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 2
Great Philosophers Are Bad Philosophers
Evidenzia (giallo) - Posizione 5
Plato, Aristotle, Descartes, Hume, Kant.
Evidenzia (giallo) - Posizione 6
I was struck by how bad they were at thinking.
Evidenzia (giallo) - Posizione 6
bad at logic,
Evidenzia (giallo) - Posizione 8
extremely poor judgment, happily proclaiming absurd conclusions to the world, rather than going back and questioning their starting points.
Nota - Posizione 8
####### il caso severino
Evidenzia (giallo) - Posizione 10
These were not the best philosophers of the past that we were reading. They were merely the greatest philosophers.
Nota - Posizione 10
ipotesi
Evidenzia (giallo) - Posizione 12
Bad Thinking
Nota - Posizione 12
Tttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 14
Aristotle is perhaps the best at thinking. Most of his errors are pretty reasonable mistakes,
Nota - Posizione 16
Ttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 16
Plato
Evidenzia (giallo) - Posizione 17
Thrasymachus says that government leaders rule solely for their own good, and treat the populace the way a shepherd treats sheep, to be used for their wool and meat.
Nota - Posizione 18
Il dubbio di T. Socrate risponde in modo assurdo. Fa un parallelo con la medicina e comincia a parlare di pastorizia come se mm avesse colto l analogia
Nota - Posizione 27
Ttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 27
Hume
Evidenzia (giallo) - Posizione 28
The biggest problem with Hume was that he was constantly drawing absurdly skeptical conclusions, about almost everything, and this doesn’t seem to bother him.
Nota - Posizione 29
Le assurditá di Hume
Evidenzia (giallo) - Posizione 32
all ideas are copies of impressions.
Nota - Posizione 32
Il suo punto di paetenza
Evidenzia (giallo) - Posizione 33
Later, he notices that certain concepts really don’t seem as if they could have been formed by copying impressions.
Nota - Posizione 33
Esempio le veritá logiche
Evidenzia (giallo) - Posizione 35
What would a rational person say at that point? “Ok, so my hypothesis was false. I wonder what the right account is?” Not Hume. He just declares that we do not in fact have those concepts.
Evidenzia (giallo) - Posizione 39
he basically says, “Yeah, that’s a counterexample to my theory, but it’s a weird case, so let’s not worry about it,”
Nota - Posizione 41
Ttttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 41
Kant
Evidenzia (giallo) - Posizione 43
you always have to act in such a way that you could will that the maxim of your action was a universal law.
Nota - Posizione 44
La teoria dell imperativo categorico
Evidenzia (giallo) - Posizione 44
E.g., if a murderer comes to your door looking for his intended victim, and the victim happens to be hiding in your house, you can’t just lie to the murderer and tell him the victim is somewhere else. Because you can’t will that everyone always lie.
Nota - Posizione 46
Ma é quasi sempre falsa
Evidenzia (giallo) - Posizione 46
What about Kant’s argument for the Categorical Imperative? I bet you can’t say what the argument was, can you? That’s because almost no one covers it in classes or discusses it in the literature. And that’s because it’s completely unconvincing and not worth discussing, except to make points about bad arguments.
Nota - Posizione 48
Ma la sorpresa più grossa
Evidenzia (giallo) - Posizione 55
How Bad Is That?
Nota - Posizione 55
Ttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 59
Greatness What Is It?
Nota - Posizione 59
Tttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 62
Greatness, however, is more about influence. Western philosophy is a big, 2000-year + conversation. The “great” philosophers are the participants who had the greatest influence
Nota - Posizione 64
Def
Evidenzia (giallo) - Posizione 64
They said stuff that other people found interesting,
Evidenzia (giallo) - Posizione 66
The Greatness-Badness Connection
Nota - Posizione 66
Tttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 68
Think about how one goes about influencing a conversation, and getting other people to talk about oneself. It’s not by saying the most reasonable things. It’s by saying things that are interesting or enjoyable to discuss.
Evidenzia (giallo) - Posizione 70
it actually helps if your ideas are implausible.
Evidenzia (giallo) - Posizione 71
“Things are pretty much the way they seem
Nota - Posizione 71
Ecco una cosa che nn desta grande interessa
Evidenzia (giallo) - Posizione 73
look at Kant. His idea of locating space and time in us is startlingly original.
Nota - Posizione 73
Esempio
Evidenzia (giallo) - Posizione 74
Hume: isn’t it just outrageous and amazing how he argues against the justification of basically everything we know?
Nota - Posizione 74
Altro esempio
Evidenzia (giallo) - Posizione 75
But, of course, most ideas that are amazing or outrageous are also very badly wrong.
Evidenzia (giallo) - Posizione 79
Our Confusion
Nota - Posizione 79
Tttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 84
the factors by which people were selected for inclusion need not involve truth or cogency of reasoning.
Nota - Posizione 85
Ordine spontaneo

COSA CHIEDO A UN POLITICO.

Non molto, giusto 4 cose.
NON ESAGERARE. Ok, lo so che posso correggere per conto mio le tue sparate elettorali. Eppure, mi infastidisci. Possibile che non te ne renda conto? Non potresti parlare come una persona normale? Tanto lo sai anche tu che non è in gioco la libertà e che non è in arrivo né il fascismo né l'invasione programmata da Soros, quindi vedi di fare la persona seria e trattami da maggiorenne.
AMMETTI I COMPROMESSI. Lo sanno anche i bambini che nulla è gratis e tutto ha un prezzo. Puoi dirmi in modo chiaro qual è quello del tuo "piano meraviglioso"? Potrei anche essere disposto a scegliere il pacchetto ma tu devi illustrarmelo. O pensi davvero che creda ancora a Babbo Natale?
CACCIA GLI STUDI - Il mondo è complesso e la politica è l'arte più complessa che esista. Non far finta che la soluzione sia ovvia. Mi hai preso per scemo? Raccontami cosa ti fa pensare certe cose e rinviami a qualche lavoro di chi ha approfondito la faccenda. Non dico che devi parlarmene tu, lo so che fai un altro lavoro e ne sai meno di me, ma almeno fai finta di avere un riferimento tra gli esperti, gli altri esperti passeranno tutto al vaglio.
PARLAMI DEI TUOI FEEDBACK: - Non dirmi solo che hai un piano, dimmi come intendi migliorarlo. Con quali esperimenti iniziamo? Dove e cosa misuriamo per sapere come è andata e come proseguire? Come cambieremo i nostri progetti in risposta a nuove iterazioni? Parlami del tuo modo di procedere. Procedere bene avendo un piano mediocre puo' essere meglio che procedere in modo avventato avendo un buon piano. Ho 50 anni e ormai so bene che tutto funziona per tentativi, errori e correzioni. Non sono un bambino!!!

LA GRANDE FIACCA

Mai ho visto la critica conservatrice cattolica sposarsi tanto bene con il problema dei problemi: la stagnazione e la decadenza della nostra società bambocciona. L'inverno demografico sembra il termometro più affidabile per misurare questa febbre che ci gela e ci paralizza.


COSA SPINGE IL PROGRESSO?

È un paradosso del nostro tempo che il percorso verso un progresso radicale richieda innanzitutto... moderazione.
L'ottimismo tutto rosa e fiori e il pessimismo fatalista possono sembrare opposti, ma entrambi sfociano nell'apatia.
Se le cose fossero destinate al miglioramento certo o al collasso, allora le nostre azioni, in un modo o nell'altro, non sarebbero rilevanti. Stare fermi non cambia le cose.
Se non troviamo il modo per imboccare il sentiero stretto dei moderati, sarà inevitabile scoprire che la stagnazione e il declino sono la nostra sorte.
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From the New York Times columnist and bestselling author of Bad Religion, a powerful portrait of how our turbulent age is defined by dark forces seemingly beyond our control Today the Western world seems to be in crisis. But beneath our social media frenzy and reality television politics, the dee...


LA GRANDE FIACCA
Anche Ross ha detto la sua sull'argomento del momento: l'occidente bamboccione. Ma lui è uno che va ascoltato.
Nel 1958, la Boeing introduceva il suo aereo di linea 707, una bestia capace di raggiungere la velocità di crociera di 977 chilometri l'ora. Faceva qualcosa di più che consentire voli commerciali transcontinentali ad alta velocità. Alimentava un ottimismo diffuso in tutta una società orgogliosa di entrare nell'era dei jet.
Più di sessant'anni dopo, non ci siamo mossi molto da lì.
L'ultimo aereo della Boeing, il 737 MAX, ha una velocità di crociera di soli 839 chilometri all'ora, per non parlare dei limiti strutturali saltati fuori con il tempo. Il 707 ormai in pensione si confronta con lui alla pari. E che dire del 747 jumbo jet che stiamo ancora utilizzando oggi a 50 anni di distanza? Questa situazione rappresenta bene il segno di decadenza della nostra società. E con la Boeing siamo nella giovane e dinamica America, figuriamoci se ci spostiamo nella stanca e anchilosata Europa.
La "decadenza" di cui al titolo, non si riferisce a quella deliziosa sensualità ritratta nei romanzi di Joris-Karl Huysmans o D'annunzio, ma piuttosto a quella stagnazione, a quella compiacenza paludosa, a quella dissipazione di energia creativa, a quella volontà fiacca e confusa che caratterizza le società occidentali.
Come è potuto accadere tutto questo?
Douthat delinea quattro aspetti della decadenza: la stagnazione (mediocrità tecnologica ed economica), sterilità (calo dei tassi di natalità), sclerosi (fallimento istituzionale) e stasi (esaurimento culturale).
STAGNAZIONE. Nelle ultime due generazioni l'unico cambiamento veramente radicale è avvenuto nei dispositivi che utilizziamo per la comunicazione e l'intrattenimento. Le grandi innovazioni del diciannovesimo e del ventesimo secolo sono ancora quelle che oggi influiscono di più sulle nostre vite.
STERILITA'. Nei dibattiti pubblici, i bassi tassi di natalità sono trattati come una questione di preferenza personale. Al massimo ci si preoccupa che pongano un freno all'economia, quindi come argomento per l'immigrazione. Ma i bambini scomparsi indeboliscono la coesione sociale del futuro. L'immigrazione sostituisce alcuni dei lavoratori scomparsi ma aggrava l'alienazione intergenerazionale e l'attrito nativo-immigrato perché accentua le ansie riguardo all'eredità.
SCLEROSI. Si riferisce alle istituzioni malate, in particolare l'incapacità del governo di fare vere riforme guidate da veri esperti. Tutto è bloccato da veti e contro-veti.
STASI. Indica la condizione della nostra cultura impegnata in rifacimenti infiniti di rifacimenti. Mentre gli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta e Ottanta erano contrassegnati da stipi loro propri nel design, nell'abbigliamento, nella musica e nell'arte, dagli anni Novanta ad oggi sembra tutto un grande remix. Siamo bloccati in un ciclo culturale, dal rifacimento di Star Wars di George Lucas a JJ Abrams al rifacimento di Martin Scorsese, al rifacimento infinito dei Cohen. Da allora i giovani non hanno nemmeno più una Tradizione con/contro cui confrontarsi, che ne so, le vecchie norme borghesi, un cristianesimo ancora riconoscibile come tale, una narrazione patriottica della storia, una cultura del canone, una famiglia come luogo degli affetti e anche della tirannia degli affetti. Questi punti di riferimento sono sbiaditi.
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