mercoledì 23 ottobre 2019

PERCHE' I POVERI NON SI DANNO UNA MOSSA?

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PERCHE' I POVERI NON SI DANNO UNA MOSSA?
Magari cambiando lavoro. Ragioni avanzate nel libro:
1) Perché si sono abituati al loro squallore.
2) Perché sono poco informati sulle alternative.
3) Perché sono fiaccati nello spirito.
4) Perché sono pigri e poco ambiziosi.
Io prendo con decisione la 4, il libro le prime tre. Sbaglia, le prime tre sono vere per tutti. Le prime tre, come si suol dire, "spiegano troppo".
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Our sharpest and most original social critic goes "undercover" as an unskilled worker to reveal the dark side of American prosperity.Millions of Americans work full time, year round, for poverty-level wages. In 1998, Barbara Ehrenreich decided to join them. She was inspired in part by the rhetori...

LE PRECEDENZE DI FRANCESCO

LE PRECEDENZE DI FRANCESCO
"... ci si concentra sul sesso e poi non si dà peso all’ingiustizia sociale, alla calunnia, ai pettegolezzi, alle menzogne. La Chiesa oggi ha bisogno di una profonda conversione su questo punto..."

L'ELEGANZA DELL'INTEGRALISTA CATTOLICO+OBIEZIONI AD UN AMICO INTEGRALISTA

OBIEZIONI AD UN AMICO INTEGRALISTA

In questo articolo viene presentata una posizione cattolica che definirei integralista. Le persone sono spesso così inorridite dall'integralismo che lo respingono con scherno e insulti. Si puo' fare di meglio.
Per il cattolico integralista lo stato dovrebbe promuovere il bene dei cittadini, ovvero il cattolicesimo. La violenza, monopolio dello stato, dovrebbe essere messa al servizio di questo fine perseguitando eresie e apostasie. Con quali argomenti il cattolico puo' smarcarsi da questa posizione? La coercizione religiosa e il rifiuto delle libertà individuali sembrano una conseguenza inevitabile per i cattolici. Il cattolicesimo integralista ha una sua eleganza, una sua semplicità, persino una sua ovvietà. Forse che i non-integralisti vogliono uno stato che faccia "meno bene" di quel che potrebbe fare? Le alternative all'integralismo sono formalmente poco attraenti. Non stanno in piedi. D'altronde, i grandi cattolici del passato erano più o meno tutti integralisti. Oserei dire che per un cattolico l'integralismo è la dottrina da cui partire, la dottrina di default: o sei integralista o devi spiegare perché non lo sei.
Come puo' allora il cattolico non essere integralista? Rawls afferma che il libero esercizio della ragione pratica tende a portare a produrre un profondo disaccordo su questioni fondamentali. Ha chiamato questo il fatto "ragionevole pluralismo". L'epistemologia di Hayek spiega ulteriormente la naturalezza del profondo disaccordo che nascerebbe dalla dispersa natura delle informazioni che incidono sulla nostra applicazione pratica dei principi morali e persino sulla formulazione di tali principi. Quindi il profondo disaccordo è sia inevitabile che non colpevole. Molto disaccordo è dovuto al peccato, ma gran parte di esso no.
Ora, se Rawls e Hayek hanno ragione, lo stato integralista dovrà usare molta coercizione per contenere il disaccordo. Gli stessi regimi liberali usano la propaganda e sono fortemente coercitivi. Non lo sto negando. Ma l'integralismo richiede più propaganda e più coercizione dei regimi liberali perché i regimi liberali non devono essere altrettanto convincenti come i regimi integralisti per rimanere stabili. Uno stato integralista assomiglierebbe alla Cina. Quindi la difficoltà dell'integralismo è la sua capacità di sostenere la stabilità in modi moralmente appropriati, anche in condizioni favorevoli. Si tratta fondamentalmente di un'utopia.
Prima reazione: la violenza. Gli integralisti possono rifiutare il pluralismo e schiacciarlo. Una massiccia coercizione sarebbe fattibile e giustificata.
Seconda reazione: identificare le fonti teologiche di stabilità. Chi è in errore va aiutato a vedere la Verità. Una società costruita attorno a istituzioni che conferiscono grazia identificherà più abilmente la legge naturale, una legge intrinsecamente irresistibile una volta che viene afferrata da un intelletto non corrotto.
Terza reazione: negare il pluralismo ragionevole. Forse il pluralismo ragionevole non è il risultato naturale del libero esercizio della ragione pratica. Forse, invece, è il prodotto perverso di regimi liberali che rifiutano di fornire alle persone qualsiasi guida nel decidere come vivere.
Tutte e tre le reazioni mi lasciano scettico.
1) In primo luogo, la violenza è indesiderabile per molte ragioni, non solo perché ferisce fisicamente e psicologicamente, ma perché lede la dignità del nostro prossimo.
2) In secondo luogo, non è chiaro che la grazia aiuterà le persone a concordare sulla legge naturale, gli stessi cristiani, nel corso della loro storia bimillenaria, hanno avuto profonde divergenze su molti tipi di rivendicazione morale. L'esposizione alla grazia non sembra portare a un grande consenso. Ciò è particolarmente vero in materia politica, poiché i cristiani sinceri e informati sembrano aver adottato praticamente ogni possibile idea politica. Concedo che esiste una gamma più ristretta di disaccordi tra i cattolici romani, ma i disaccordi politici sono ancora molto ampi. Ci sono marxisti cattolici, anarchici, fascisti, socialisti, capitalisti e così via.
3) Infine, il poco di storia che conosco mi dice che le società sembrano molto più omogenee dall'esterno che dall'interno. Quando guardi da vicino la storia dei regimi politici, contengono tutti i tipi di controversie, e molte di esse sembrano essere del tutto sincere. Perfino imperi integralisti come l'Impero bizantino erano soggetti a notevoli disaccordi di vario genere. Una buona parte dei nostri disaccordi sono dovuti a fattori diversi dal liberalismo. Ad esempio, livelli più elevati di istruzione portano più persone a un'attenta riflessione sui loro valori. Anche la comunicazione di massa consente alle persone di sviluppare idee personali. Inoltre, le società sono molto più estese oggi che in passato: tante teste, tante idee. Anche la ricchezza e la pace prolungata fa venir meno il senso di urgenza di un pensiero uniforme.
Quindi, in sintesi, la teoria integralista affronta la sfida della diversità delle credenze. La sua proposta puo' essere respinta dal cristiano come utopica.

LIBERTAEPERSONA.ORG
Il naturalismo politico e la crisi del diritto in Matteo Liberatore Pubblicato 29 Gennaio 2020 | Da Lorenza Perfori di Silvio Brachetta. Questo ampio intervento di Silvio Brachetta si aggiunge a quelli di Stefano Fontana [leggi qui]e di Riccardo Zenobi [leggi qui], già pubblicati nel nostro sito. C...

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L'ELEGANZA DELL'INTEGRALISTA CATTOLICO
Per il cattolico integralista lo stato dovrebbe promuovere il bene dei cittadini, ovvero il cattolicesimo. La violenza, monopolio dello stato, dovrebbe essere messa al servizio di questo fine perseguitando eresie e apostasie.
Con quali argomenti il cattolico puo' smarcarsi da questa posizione? La coercizione religiosa e il rifiuto delle libertà individuali sembrano una conseguenza inevitabile per i cattolici. Il cattolicesimo integralista ha una sua eleganza, una sua semplicità, persino una sua ovvietà. Forse che i non-integralisti vogliono uno stato che faccia "meno bene" di quel che potrebbe fare? Le alternative all'integralismo sono formalmente poco attraenti. Non stanno in piedi. D'altronde, i grandi cattolici del passato erano più o meno tutti intgralisti. Oserei dire che per un cattolico l'integralismo è la dottrina da cui partire, la dottrina di default: o sei integralista o devi spiegare perché non lo sei.
Viene da fare un parallelo con l'utilitarismo integralista di Peter Singer, un filosofo dalle conclusioni ripugnanti ma assai difficili da rigettare, almeno se sei un utilitarista. Sia l'integralismo cattolico che quello utilitarista sono teorie eleganti dalle conclusioni impreviste. L'ideale per mettere in imbarazzo cattolici e utilitaristi.


THEPUBLICDISCOURSE.COM
States that do not recognize both natural law and the transformation of law and public reason brought about by the raising of religion to a supernatural good will become confessors of false belief opposed to Christianity, and their great power will turn from supporting Christianity to opposing or ev

I TIPICI GUAI DEL LIBERTARIO

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I TIPICI GUAI DEL LIBERTARIO
Il libertario è un tipo pericoloso, innanzitutto per se stesso. Quando apre bocca si caccia sempre nei guai. Per esempio, può arrivare persino a sostenere il tuo diritto di sceglierti gli amici. In altre parole: puoi discriminare! Non solo, da questo viene da sè che puoi anche sceglierti i vicini di casa, nella misura in cui puoi permettertelo (per esempio andando a vivere nei quartieri alti). Ma lui non pago va oltre - è un maledetto "conseguenzialista" - puoi anche sceglierti la scuola da frequentare, e quindi anche i tuoi compagni di scuola. Insomma, puoi discriminare fin che desideri. Se queste sono le premesse non stupisce che a volte si trovi fianco a fianco con il razzista quando combatte le sue battaglie. In fondo, battendosi per il sacro santo diritto a discriminare è inevitabile che facciano un tratto di strada insieme. Non stupisce nemmeno che il nemico politico numero 1 del libertario, ovvero il liberal progressista, de sinistra, socialista, radical chic (o come diavolo si chiama) ogni volta che questo capita lo accusi niente popò di meno che di "razzismo". E nel momento in cui l' accusa cade per manifesta inconsistenza c'è sempre quella di "sembrare razzista", o comunque di "farsela con i razzisti". Per certa gente in fondo non cambia molto.
Un recente caso del genere è stato il libro uscito nel 2017 a cura della Nancy MacLean, "Democracy in Chains", nel quale la studiosa ha studiato bene di trattare in questo modo approssimativo un mostro sacro come James Buchanan. Nel post la sgradevole vicenda è ben ricostruita da un protagonista dello strascico polemico. E mi permetto di aggiungere un inutile: che sia di lezione.

martedì 22 ottobre 2019

LE PAROLE SONO IMPORTANTI? NO.

LE PAROLE SONO IMPORTANTI? NO.
Il relativismo linguistico è quella teoria per cui le parole plasmano il pensiero (ipotesi Sapir–Whorf): se non possiedi la parola per designare una cosa non riuscirai a pensarla come si deve. L'articolo è incentrato sulla figura di Paul Kay, un antropologo che ha avversato questa tesi. La battaglia finì curiosamente per concentrarsi sui colori. Per Kay il rosso è rosso, e lo percepisce come tale anche chi non ha nessuna parola per menzionarlo.
Oggi il relativismo linguistico naviga in cattive acquee, da quando possiamo vedere sul mega-schermo cosa succede nel cervello delle persone abbiamo constatato che più o meno tutti reagiscono allo stesso modo se esposti agli 11 colori di base. Difficile quindi ritenere che con questa fisiologia in comune il "colore pensato" sia molto differente da persona a persona. Anche gli eschimesi che vedono e parlano solo del bianco, il rosso lo colgono eccome. Magari ne parlano con lunghe perifrasi piuttosto vaghe e dispersive, ma è normale che sia così, la loro cultura si concentra molto di più sul bianco. Già in passato si era comunque giunti alla medesima conclusione osservando i bambini e sapendo che il loro sguardo si sofferma più a lungo sulle novità. Fate sfogliare loro un libro con pagine opportunamente colorate. Ecco, per gli undici colori di base i "tempi di stupore" sono identici in tutto il mondo, anche per quei bimbi cresciuti con un vocabolario che - per ragioni culturali - ne menziona solo un paio.
NAUTIL.US
When Paul Kay, then an anthropology graduate student at Harvard University, arrived in Tahiti in 1959 to study island life, he expected…

INTERVISTA A AGNES CALLARD

INTERVISTA A AGNES CALLARD
Due passaggi.
C'è il tipo “Mozart” e il tipo “Beethoven”. Mozart, quando pensava alla musica, era semplicemente perfetto. Gli bastava scriverla ed era come se lo facesse sotto dettatura divina. Per Beethoven invece tutto era una lotta, doveva scrivere e riscrivere di continuo.
Il paradigma della genitorialità deve essere più centrale nell'etica e nella teoria delle decisioni, c'è qualcosa di gravemente sbagliato nelle filosofie che trascurano questo elemento. Nella nostra vita gran parte dei problemi assomigliano a quelli che deve affrontare un genitore, e se ci manca l’esperienza del genitore c'è qualcosa di carente nella nostra comprensione del mondo.
MEDIUM.COM
Is parenting undertheorized? Should we fear death? And if granted immortality, would we bore of bodily pleasures? Tyler wants to know.

IL RAZIONALISTA CERCA MOGLIE

IL RAZIONALISTA CERCA MOGLIE
La "coppia aperta" è stata inventata dagli hippy ma oggi sembra una prerogativa della comunità "razionalista". La percentuale di "razionalisti" che pratica il poliamore è sorprendente e in questo post tratto da un blog razionalista si offrono delle possibili spiegazioni. Sono solo ipotesi, solo correlazioni che esistono e fanno pensare.
1) Il razionalista disdegna l'intuizione. Chi più di lui diffida di cio' che sembra ovvio? La fedeltà sembra buona cosa, quindi è solo per questo fatto sospetta. Sottoposta ad analisi stringente non regge.
2) Il razionalista crede nella psicologia evoluzionista. Secondo questa impostazione il nostro cervello si è evoluto per risolvere problemi in un certo contesto, oggi prende molte topiche poiché la velocità di cambiamento del contesto eccede quella dell'evoluzione. Esempio: ieri la gelosia aveva un senso: l'uomo doveva essere certo che i figli erano suoi e la donna doveva badare a che le risorse del marito non fossero indirizzate solo verso i suoi figli. Oggi queste due esigenze non esistono più: la donna lavora e il test di paternità è sempre disponibile. La gelosia è un residuato, un mero bias cognitivo. Ok, ma è superabile? Qui ci si divide, alcuni - tra cui il grande Daniel Kahneman - ritengono di no, molti altri - specie tra i razionalisti - pensano di sì.
3) Il razionalista è strano. Esempio: se deve aiutare i poveri non spedisce i soldi in Africa ma - per "massimizzare" il suo aiuto - li mette su un conto vincolato con scadenza secolare (il tasso d'interesse è mediamente maggiore del tasso di crescita economica). Le soluzioni razionali suonano sempre strane, anche in amore. Ma il razionalista non ha paura delle stranezze, anzi, a volte sembra cercarle.
4) Il razionalista è ateo. La religione critica l'adulterio, è quindi più facile che i poliamorosi siano atei. Insomma, i religiosi latitano sia tra i poliamorosi che tra i razionalisti.
5) Il razionalista ha un'etica razionalista. In fatto di etica molti si affidano alle intuizioni e finiscono per scartare l'ipotesi della "coppia aperta". Solo se si guarda alle conseguenze il poliamore è un'opzione praticabile, ma il calcolo delle conseguenze è proprio il focus dell'etica razionalista.
6) Il razionalista è un utopista. Ha sempre in mente il mondo perfetto, il mondo perfettamente razionale. Lui ha il suo progettino di mondo perfetto ed è disposto ad osare per raggiungerlo. Inutile negare che nei gruppi poliamorosi aleggi una certa utopia.