venerdì 15 febbraio 2013

Il problema del male

Eccolo a voi in tutta la sua impertinenza:
… vivendo in questo mondo, c’ imbattiamo di continuo in ogni sorta di male. Se ci fosse veramente un Dio quale lo descrivono i suoi devoti (un Dio buono e di infinito amore), vi pare che dovremmo fronteggiare una realtà tanto orrenda?… se ne ricava che il Dio di cui ci parlano i devoti è un essere immaginario…
Per il credente che vuole giustificare la sua fede non è un problema da poco.
Forse la cosa migliore da fare è chiedere soccorso a Peter Van Inwagen, il filosofo contemporaneo che più di altri lo ha affrontato di petto.
Secondo PVI l’ argomento del male portato dall’ ateo è “fallimentare”, ovvero, non supera un test base:
… il test consiste nell’ ottenere l’ assenso di una platea neutrale e ragionevole disposta ad ascoltare sia l’ esposizione ideale dell’ argomento da parte di un “ateo ideale”, sia la “replica ideale” da parte di un credente… se – concesso un tempo ragionevole – l’ ateo non è in grado di convincere la platea neutrale, allora il suo argomento “fallisce”…
Il dono della Libertà che Dio fa all’ Uomo, secondo PVI, giustifica la presenza del Male nel mondo. Vediamo come.
Dio concede all’ uomo la possibilità di “scatenare i demoni” più terribili. Qualora costui decida liberamente di farlo, quel che succede dopo è facilmente intuibile.
Evidentemente Dio dà un valore maggiore alla libertà rispetto al rischio del male che si puo’ produrre esercitandola. Un rischio che è poi una quasi-certezza.
Insomma, la libertà di Mao vale la vita delle persone che ha sterminato (50m). Lo stesso dicasi per Stalin (20m) o per Hitler (12m). Vi pare cosa da poco?
In questo senso Dio è un libertario, e per chi ritiene tale posizione tutt’ altro che assurda, il Dio dei credenti è un essere dal comportamento tutto sommato ragionevole.
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L’ Ateo obietta: e l’ Onnipotenza di Dio? Se Dio fosse davvero Onnipotente avrebbe comunque il controllo di quel che succede potendo limitare i danni senza conculcare le libertà.
In effetti, una tradizione filosofica illustre – Hobbes, Hume, Mill – ha professato il “compatibilismo”, ovvero il fatto che libero arbitrio e determinismo fossero compatibili.
Oggi gran parte dei filosofi scientisti è “compatibilista”, in questo modo riescono ad accordare scienza e libertà. Ma anche molti teologi, soprattutto nel medioevo, hanno professato il compatibilismo, in modo da accordare libero arbitrio e onnipotenza divina.
Il “compatibilista” sostiene che noi siamo liberi perché “facciamo quel che vogliamo”, tuttavia “non possiamo volere quel che vogliamo”, ovvero, quel che desideriamo non è determinato dalla nostra volontà ma da una forza esterna.
Chiunque comprende che se la libertà fosse davvero quella descritta dai “compatibilisti”, l’ argomento del male sarebbe vincente poiché Dio avrebbe il potere di donare all’ uomo la libertà evitando al contempo tutti i mali a cui assistiamo. Sarebbe un Dio sommamente crudele quello che si astenesse dal porre un freno pur potendolo fare.
… un creatore che volesse che io scelga X anziché Y non dovrebbe far altro che “impiantare” nella mia volontà il desiderio di X e farmi agire poi liberamente…
Al credente che intende giustificare il male, a questo punto non resta che l’ opzione libertaria, ovvero la posizione che nega il compatibilismo. Non a caso PVI è un filosofo specializzato nella difesa della posizione libertaria, ovvero nella difesa dell’ “icompatibilismo”. Tutti i suoi maggiori lavori sono su quell’ argomento.
Per fortuna del credente il “compatibilismo” non sembra una buona teoria della libertà:
… considerate gli strati sociali più umili della società immaginata in “Brave New World”, X e Y. Questa povera gente ha il cervello controllato dai dominatori Alfa. Tutto cio’ che X e Y desiderano è fare cio’ che gli Alfa chiedono loro e questo perché la loro mente è controllata dai dominatori che sono così in grado di produrre un esercito di “schiavi volontari”.  Sinceramente è difficile pensare a individui che rappresentino meglio la mancanza di libero arbitrio, eppure, secondo il compatibilista, X e Y rispondono alla descrizione dell’ uomo perfettamente libero... non ho una teoria vera e propria della libertà ma sono certo che in virtù di conseguenze controintuitive come questa la teoria compatibilista sia sbagliata…
Se la teoria compatibilista è errata, cio’ comporta almeno due conseguenze: 1. l’ argomento della libertà giustifica la presenza del male e 2. la teologia dell’ Onnipotenza divina va precisata se non rivista.
Per quanto riguarda il secondo punto, risulta evidente che Dio, donando la libertà all’ uomo, rinuncia a parte della sua proverbiale potenza.
L’ ateo, a questo punto, potrebbe insistere: anche qualora il tuo Dio sia “depotenziato”, un essere onnisciente avrebbe comunque l’ opportunità di evitare molto del male che ci affligge.
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In effetti, un essere onnisciente sa esattamente come reagirà un uomo libero in certe circostanze, e molti teologi (domenicani, gesuiti, tomisti e anche Alvin Plantinga) non intendono rinunciare alla perfetta onniscienza di Dio.
… supponiamo che se avesse tuonato nell’ esatto momento in cui Eva meditava la sua decisione sulla mela, la nostra antenata, distratta, avrebbe liberamente rinunciato a coglierla… Ebbene, a un Dio onnisciente basterebbe organizzare il contesto in modo tale da evitare la catastrofe senza ledere la libertà di scelta degli uomini…
PVI non vede davvero come un credente possa rispondere a questa obiezione mantenendo fermo l’ attributo dell’ Onniscienza divina.
Secondo lui anche onniscienza e libertà sono incompatibili.
Meglio allora rinunciare ai tremendi sforzi fatti dalla teologia per mettere d’ accordo i due concetti, dobbiamo invece trattare l’ onniscienza proprio come abbiamo trattato l’ onnipotenza:
… Dio puo’ fare tutto il fattibile ma non puo’ fare cio’ che non si puo’ fare (per esempio per ragioni logiche), allo stesso modo Dio conosce tutto il conoscibile ma in un uomo libero albergherà sempre un residuo di mistero inconoscibile in virtù della natura stessa della sua libertà…
***
E la platea agnostica? Ricordiamoci sempre che è l’ ateo a dover provare qualcosa. Riassumiamo:
… l’ ateo sfodera l’ argomento del male per convertire all’ ateismo una platea agnostica ma il credente risponde con l’ argomento della libertà… l’ ateo confuta l’ argomento della libertà postulando una teoria compatibilista, il credente sostiene che una teoria libertaria della libertà è più confacente al buon senso, tocca solo rivedere il concetto di Onnipotenza e di Onniscienza divina, una revisione che non implica però gravi inconvenienti… a questo punto sembrerebbe che il credente abbia più frecce al suo arco e che la platea di agnostici debba consegnargli la palma…
Secondo PVI l’ ateo dovrebbe concedere qualcosa all’ argomento della libertà e ripiegare su altre obiezioni, per esempio:
… ma perché il male è così sovrabbondante?… e perché esiste un male (es. terremoti) che sembra non aver nulla a che fare con la libertà umana?…
PVI non sembra impensierito dalla prima obiezione: noi possiamo immaginare una vita molto più malvagia rispetto a quella che ci è dato vivere.
Come puo’ l’ ateo dimostrare e concludere che sulla terra il male sia tanto sovrabbondante? Dovrebbe provarlo, ma la cosa sembra difficile e quindi l’ obiezione puo’ essere accantonata.
La seconda obiezione è più seria poiché l’ “argomento ristretto” della libertà non sembra in grado di giustificare i terremoti.
Per farlo occorre allora un “argomento esteso della libertà” (teoria del Peccato Originale) che PVI cerca di illustrare con la storia della creazione dell’ uomo riveduta e corretta secondo i dettami della scienza moderna:
… grazie ai processi di selezione naturale, un gruppo di primati nostri antenati formarono una ristretta comunità che arrivò a contare qualche centinaio o qualche migliaio di membri… nella pienezza dei tempi Dio intervenne miracolosamente su questa comunità donando la ragione ai suoi membri… la ragione implicò il linguaggio, il pensiero astratto e il libero arbitrio… questo dono si rivelò necessario poiché solo grazie alla libertà l’ uomo avrebbe potuto amare nel senso pieno del termine… Dio non solo donò la ragione, non solo fece di questi esseri cio’ che noi chiamiamo “uomo” ma li fece anche entrare in una sorta di unione mistica con lui… cio’ consentì ai nostri antenati di vivere insieme in armonia di perfetto amore reciproco: nessuno faceva del male all’ altro e grazie a poteri “preternaturali” erano in grado di proteggersi dalle bestie feroci, dalle malattie e da qualsiasi imprevedibile evento naturale… insomma, il loro mondo non conosceva il male… Eppure, in qualche modo che a noi resta misterioso, essi mostrarono un certo malcontento abusando della loro libertà e perdendo così questa breve condizione paradisiaca… le conseguenze furono orribili poiché la smarrita armonia li costrinse ad affrontare inermi i casuali eventi distruttivi della natura… come se non bastasse, pur mantenendo una sorta di razionalità, perdettero il pieno controllo sulle loro passioni (egoismo, invidia…), cominciando ad aggredirsi l’ uno con l’ altro con una certa frequenza… questa loro nuova natura si perpetuò attraverso i geni alle generazioni future giungendo fino a noi…
L’ “argomento esteso” formulato da PVI giustifica anche la presenza del “male naturale” in termini di abuso della libertà ma questa volta il protagonista è il nostro antenato, colpevole di aver rinunciato volontariamente a vivere in armonia con Dio.
Ma la platea di agnostici potrà mai accettare la storia raccontata da PVI?
Possiamo solo prevedere che non ci saranno obiezioni scientifiche, visto che la storia è coerente con il racconto della scienza.
Ma potrebbero esservi obiezioni filosofiche.
Esempio: di fronte alla “caduta” un Dio immensamente buono si sarebbe chinato verso l’ uomo ripristinandolo nella sua armonia.
Non mi convince: se la caduta deriva da un abuso della libertà, il ripristino puo’ avvenire solo con un esercizio genuino della libertà. Siamo proprio in uno di quei casi in cui l’ Onnipotenza divina è impotente.
PVI usa l’ analogia del malato: Giovanni è malato e puo’ guarire solo grazie a uno sforzo di volontà. Disponiamo di una medicina che allevia le pene ma, allo stesso tempo, disincentiva la volontà necessaria alla guarigione. Che fare? Somministriamo la medicina? E’ plausibile che un medico buono vi rinunci. E’ plausibile dunque che il Dio-buono esista e sia coerente con la realtà che viviamo.
Altra obiezione, altro esempio: è iniquo che il comportamento dei padri si ripercuota sulla sua progenie.
Non mi convince. Tutti i giorni noi accettiamo come equi inconvenienti del genere.
Se il padre perde in borsa, il figlio erediterà meno. Non trovo che cio’ sia particolarmente iniquo. Se il figlio eredita le predisposizioni genetiche del padre, nessuno trova niente di particolarmente iniquo in tutto cio’. Possiamo anche fare un caso estremo: se il padre commette un crimine andrà in carcere e cio’ avrà ripercussioni sui figli ma tutti noi riteniamo che la pena inflitta al padre (e quindi, indirettamente, al figlio) sia equa.
Altra obiezione, altro esempio: e la sofferenza delle bestie? Anche quello è un male e la “storiella” della creazione non sembra giustificarlo.
… scoppia casualmente un incendio nella foresta, Bambi si trova davanti un muro di fuoco e muore orribilmente. In questa morte il Male fa capolino, eppure la storiella non ci spiega perché visto che Bambi, la vittima, non ha ricevuto il dono della razionalità e quindi nemmeno ha potuto abusarne…
L’ obiezione deve essere accolta: né l’ argomento ristretto, né l’ argomento esteso hanno alcun potere giustificatorio in questo caso. La libertà dell’ uomo non spiega alcunché. PVI ripiega su altri argomenti che qui tralascio.
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C’ è poi il caso del male specifico. Davanti al dolore di una mamma che perde suo figlio investito dall’ auto pirata, cosa dire?
Nulla, la “storiella” non ci dà argomenti, l’ obiezione deve essere accolta.
Possiamo anche speculare che quel male rientra in un ordine comprensibile ma non potremmo mai fornire una giustificazione specifica sul “perché è toccato proprio a te”. Abbiamo (liberamente) turbato l’ “armonia” e ora il male naturale colpisce a casaccio.
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Il libro di PIV è scaricabile qui al costo di 15 euro.

Riassumendo:

  • il credente afferma che il male esiste come conseguenza del dono della libertà (Dio rinuncia alla sua onnipotenza)
  • l'ateo obbietta: ma Dio non poteva rimanere padrone delle cose senza rinunciare al dono della libertà? Ci sono le teorie compatibiliste che consentono di farlo.
  • credente: le teorie compatibiliste sono insoddisfacenti. L'unica teoria soddisfacente è quella libertaria (in cui Dio rinuncia alla sua onniscienza)
  • obiezione atea: ma c'è troppo male nel mondo!
  • credente: come fai a dirlo? è possibile credere che non sia affatto così.
  • ateo: c'è molto male che non sembra affatto derivare dalla nostra volontà, per esempio i terremoti.
  • credente: il corso dei nostri atti ha conseguenze imprevedibili. IMHO: se Dio non interviene per deviare tale corso è anche per non interferire con le leggi di natura consentendo così che si realizzi appieno nell'uomo un altro dono: quello della ragione e della conoscenza. D'altronde in casi estremi Dio interviene, come nel caso dei miracoli.
  • credente: gli eventi malvagi che non dipendono in alcun modo dalla libertà umana sono da interpretare come banco di prova ad hoc per saggiare al meglio le nostre qualità
  • obiezione dell'ateo: ma un dio misericordioso salva.
  • risposta: la libertà è troppo importante
  • obiezione: che risposta dare alla mamma che perde un figlio e dice perché a me?
  • credente: nessuna. Possiamo avere una teoria generale del male non una teoria specifica.