lunedì 31 marzo 2014

Economia classica e comportamentistica

Al fine di screditarla, si dice spesso che l' economia classica postuli un inverosimile uomo razionale e perfettamente informato (homo economicus).

In realtà si postula ben altro, ovvero che noi non possediamo una "teoria degli errori".

L' economia comportamentista crede invece di avere in mano una teoria degli errori, e la ricava per lo più dalla psicologia evolutiva.

Mentre l' economia classica postula un uomo con obiettivi che intende raggiungere (ipotesi debole), l' economia comportamentista supportata dalla psicologia evolutiva va oltre ipotizzando che l' uomo abbia un fine ultimo specifico: riprodursi.

In realtà quello sarebbe il fine dei geni, i quali "costruiscono" gli uomini come fossero robottoni utili a conseguire l' obbiettivo finale.

Ma l' economia comportamentista supportata dalla psicologia evolutiva procede proponendo una specifica teoria degli errori: noi, rispetto al nostro obbiettivo, ci comportiamo razionalmente rispetto al contesto di 20.000 anni fa (il contesto in cui si è formato il nostro cervello) e non rispetto al contesto in cui viviamo ora, da questa discrepanza derivano tutte le nostre irrazionalità (tra cui anche quella per cui l' uomo moderno fa meno figli di prima pur potendone fare di più).

Un esempio?: la eoria "delle code prevedibili". Perché esistono code prevedibili quando si potrebbe evitarle alzando i prezzi di cio' che viene offerto? Semplice, perché nel nostro cervello esiste il concetto di "prezzo equo" (di solito equivale al prezzo comunemente praticato). Alzare i prezzi in certe circostanze è considerato iniquo anche se nel nostro contesto sarebbe considerato perfettamente razionale.

Altri esempi sono costituiti dalle preferenze intertemporali: se esiste un fattore di sconto cablato nei nostri cervelli è assurdo aggiungerne uno nei calcoli, e questa assurdità da vita a molti esempi tipici.