lunedì 25 febbraio 2008

Avvertenze sulla povertà USA

Da fonte insospettabile.

"...Poverty comparisons across affluent nations typically use a “relative” measure of poverty. For each country the poverty line — the amount of income below which a household is defined as poor — is set at 50% (sometimes 60%) of that country’s median income. In a country with a high median, such as the United States, the poverty line thus will be comparatively high, making a high poverty rate more likely...

Using a relative measure, the U.S. poverty rate is higher than Romania’s and only slightly lower than Mexico’s (see here). Similarly, Mississippi’s relative poverty rate is the same as Connecticut’s..."

Talking Versus Trading

L' incentivo a far bene funziona. Ma và?

Le modalità alternative del dono

Sotti tutela chi è lontano, autonomia per chi è vicino. Perchè?

Come siamo buoni!

Il male arrecato al prossimo ci fa soffrire. Per questo non vogliamo saperne niente!

L' arbitro favorisce sistematicamente la squadra di casa

Almeno in Germania.

La scuola americana perde colpi

Alcuni buoni motivi per espandere lo strumento dei buoni.

La Fede rende felici

Qui e qui gli studi che più sono andati a fondo sulla questione.

Mi chiedo se questa conclusione deponga in qualche modo a favore "della Fede": da un lato ce la fa apparire come un' opzione ragionevole e da perseguire, dall' altro revoca in dubbio la sua portata veritativa.

sabato 23 febbraio 2008

Public Choice under attack

Non c' è niente di più figo che gettare fango sulla democrazia. Lo si puo' fare benissimo anche dagli scranni universitari viste le numerose incoerenze che ammorbano il funzionamento dei regimi democratici. E se proprio qualcuno avesse l' ardire di menzionarci i motti churchilliani, gli si risponderà con fare sussiegoso che la democrazia, al giorno d' oggi, non va certo contrapposta ai regimi autoritari, bensì al mercato.

Il più rigoroso di questi attacchi è sostanziato nella teoria della Public Choice, altrimenti detta Teoria dell' Ignorante Razionale, secondo cui il ragionamento dell' elettore non fa una grinza: poichè il mio voto sposta poco o nulla, evito ogni costo relativo all' informazione, voterò da ignorante (ecchemmefrega?). Anzi, sai che ti dico? Se mi gira non voterò nemmeno.

Con simili ignorantoni in circolazione, il malfunzionamento delle istituzioni democratiche è assicurato. La premessa, poi, è credibile all' apparenza. Visto che forse è rimasta implicita mi permetto di ricordarla: l' elettore medio è una persona ragionevole.

Ma alle elementari (e proprio per questo pungenti) osservazioni di cui sopra si è risposto in vario modo:

  1. PC non funziona esteticamente. Criticare la democrazia suona male ed è una pratica poco corretta e da evitare. Me lo dice un mio senso storico interiore;


  2. la critica non tiene conto di come si aggregano gli errori random dell' ignorante razionale: si aggregano compensandosi! In questo modo ad influire sull' esito delle elezioni saranno pur sempre i pareri informati;


  3. è pur vero che l' elettore tiene il politico con un guinzaglio lunghissimo e lasco, ma cio' conta poco se l' elettore possiede una solida verga per battere la bestia qualora la colga in fallo. Questa osservazione è tratta dalla teoria del crimine: l' effetto deterrenza puo' restare immutato quando ad un ridimensionamento delle forze di polizia si abbina un inasprimento delle pene;


  4. è pur vero che esiste un' asimmetria informativa tra corpo elettorale e casta politica. Ma di cio' è a conoscenza anche l' elettore che verrà reso più prudente proprio da questo fatto. Anzi, a volte tutto cio' incentiva la trasparenza della politica, poichè solo con un' operzione di trasparenza è possibile dissipare i sospetti dei nostri potenziali elettori e renderli più malleabili;


  5. è pur vero che nelle democrazie alcuni "scambi" hanno un costo elevato e si rimane lontani dall' ottimo paretiano, eppure, in una visione più ampia, il metodo democratico serve proprio per aggirare quei costi di transazione che paralizzano il mercato;


  6. è pur vero che esistono degli interessi di casta che possono rendere "monopolista" l' offerta politica. Ma anche questo non convince: chi rompe il monopolio agli occhi degli elettori potrebbe conquistare rendite notevoli, esistono dunque incentivi non da poco a farlo.

Evito d corredare ciascuno di questi contro-attacchi a difesa della democrazia con la bibliografia e le evidenze, tutta roba rintracciabile in BC, MRV, specie se letto al capitolo 4.

Ma gli anti-democratici non si arrendono e sparano la loro arma segreta: la democrazia non funziona perchè l' elettore è stupido.

Forse "stupido" è un po' fortino, diciamo allora "irrazionale".

Ciascuno di noi s' innamora di alcune idee, è dispiaciuto quando le vede attaccate e compiaciuto quando le vede difese. Il modo migliore per disamorarsi di un' idea sbagliata è quella di professarla pagandone le spiacevoli conseguenze.

Detto questo si sarà capito perchè nei regimi democratici trionfi tanto la propaganda ed il pregiudizio, ovvero la stupidità. Semplice, l' elettore non paga le conseguenze delle sue costruzioni ideologiche: qualora la sua idea sia falsa, le conseguenze negative che si sviluppano dall' applicazione di quell' idea, non si concentrano su di lui ma si ripartiscono su tutti. Lui non paga e, quindi, sarà soggetto a perseverare negli errori di cui si è tanto invaghito.

Semplice, ragionevole ma...vuoto. Vuoto come un pensierino da blog se il tutto non viaggiasse affiancato dalla imponente mole probatoria contenuta nel volume a cui ho accennato prima.

venerdì 22 febbraio 2008

Quando il salario minimo danneggia i più deboli

Per esempio in Italia.

"...le argomentazioni che spiegano come il salario minimo possa aumentare il benessere dei lavoratori si basano su qualche inefficienza di mercato. "Attriti" vari nella ricerca di lavoro, efficiency wages, informazione asimmetrica rispetto alla qualità dei lavoratori... Un'altra argomentazione usa l'idea che il salario minimo provoca l'uscita dal mercato del lavoro di imprese non particolarmente profittevoli. Il risultato è sì un aumento dei salari, ma anche la riduzione dell'occupazione...

...Riassumendo, direi che l'evidenza empirica tende a confermare l'idea che l'imposizione di un salario minimo in Italia avrebbe probabilmente effetti avversi su occupazione e ore lavorate. Soprattutto per quelle fasce di lavoratori - giovani, donne, lavoratori con bassi livelli educativi - che si vorrebbero maggiormente aiutare. Davvero non una buona idea..."

Separare la rete da Telecom

IBL

La ginnastica dei pregiudizi: il prezzo della benzina

Analisi utile per capirci qualcosa...sia sulla benzina che sui cervelli.

add1

A difesa dei SUV

ABC...ma ce n' è un gran bisogno.

Leggendo Bryan Caplan: The Myth of Rational Voter



  1. Intro: il lusso dell' irrazionalità.


  2. Teorie alternative della democrazia: 1) ignoranza razionale 2) deterrenza del controllo assente 3) il pubblico ha ragione e gli esperti torto 4) irrazionalità dell' elettore.


  3. Cap.1. Difesa disperata della democrazia: l' ignoranza del votante se c' è dura poco.


  4. Cap.1. Random error vs. Sistematic error.


  5. Cap.1. Come la teoria dell' Errore Sistematico si riconcilia con quella delle scelte razionali.


  6. Cap.1. Una mancata correlazione: reddito e scelte politiche.



  7. Cap.1. Demagogia del politico come scelta razionale.


  8. Cap. 2. Becker e la tradizione. Evidenza dell' irrazionalità: il metodo delle preferenze illuminate (maggiore compressione negli esperti, giudizi differenti in economia, politica estera e bioetica).


  9. Cap. 2. Antimarket bias. 5 casi : 1) prezzo 2) usura 3) monopoli 4) terzo mondo 5) ambiente.


  10. Cap. 2. Lo straniero ci attacca. La teoria dei vantaggi comparati non entra nella testa dei più.


  11. Cap. 2. Il cambiamento come demone. La teoria della finestra rotta non entra nella testa dei più.


  12. Cap. 2. Pessimismo cronico e progressi reali. Non c' è merce che scarseggi quanto una buona prospettiva storica.

giovedì 21 febbraio 2008

Diseguaglianze e sviluppo

Grafici interessanti. Si badi bene a come si legano diseguaglianza e opportunità.


"...Quintin and Saving go on to point out that in the United States income inequality might not be as important as equality of opportunity. That would seem consistent with the large rates of immigration to this country: in other countries income and opportunity inequality go hand-in-hand whereas in the United States (and select other countries) opportunity is much more available to all, notwithstanding claims to the contrary..."

Aste e prezzi

Reputazione, estetica, timing...e prezzi.

La globalizzazione fa divergere?

Esaminando gli ultimi due secoli sembrerebbe, ma forse l' intervallo prescelto non è molto significativo.

Per spiegare lo sviluppo, meglio Solow o Lucas?

Il capitale umano di Solow è la cosa che conta di più.

I super ricchi lavorano duro

Altro che rendite...forse un secolo fa.

I non-assicurati

Visita alla sanità USA. Galen Institute.

Demolendo il Che

Ormai è lo sport preferito.

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