lunedì 2 ottobre 2017

Il rigore di Turone


Il rigore di Turone


Ecco le tre regole d’oro per la “moviola in campo” (o VAR). Obbiettivo: 1) migliorare la regolarità della gare e 2) evitare paradossi.
1) No-fischio, no-VAR. 
2) Ricorso alla VAR solo con il “challange” (sono le squadre a chiederla in modo contingentato).
3) Penalizzazione degli arbitri corretti dalla VAR
***
La prima regola serve a non vanificare il gioco sviluppato regolarmente dalle squadre.
La seconda regola serve ad eliminare i dubbi sugli episodi dubbi da selezionare per la VAR.
La terza regola serve a disincentivare il “fischio precauzionale”.
***
Per non pregiudicare il duplice obbiettivo, il “rigore di Turone” resterebbe non assegnato, mi rendo conto. Pace: con la VAR si vuole solo “migliorare”, in questi casi la trappola più insidiosa è quella del “perfettismo”.
Le tre regole cardine andrebbero raffinate da corollari, mi rendo conto. Esempio, la penalizzazione di chi ricorre invano al “challange”; Oppure, la previsione di un compenso (esempio sostituzioni in più) a chi ottiene “ragione” senza benefici concreti (esempio: fuorigioco verificati dalla VAR come inesistenti).
Qualcuno afferma poi che il conflitto d’interesse tra arbitro in campo e arbitro VAR porterebbe a poche correzioni. Separazione delle carriere? 🙂Non penso sia necessaria vista anche la trasparenza di uno strumento comunque accessibile a tutti la domenica sera.
soccer

HL Qui pro quo - Gesualdo Bufalino

Qui pro quo (Tascabili. Romanzi e racconti Vol. 849) (Italian Edition)
Gesualdo Bufalino
Last annotated on Friday September 22, 2017
56 Highlight(s) | 48 Note(s)
Yellow highlight | Location: 44
L’idea che il corso della Storia, come credeva Pascal, possa dipendere dalle proporzioni d’un naso fa di solito storcere il naso agli storici. Hanno torto. Poiché, non dico il Destino del Mondo, di cui m’importa pochissimo, ma il mio personale destino sarebbe stato affatto diverso, se un’emergenza delle più futili, la carie d’un premolare, non m’avesse condotto una mattina nell’anticamera del dottor Conciapelli.
Note:IL NASO DI PASCAL

Yellow highlight | Location: 55
una nubile senz’arte né parte, di trentott’anni, rassegnata a sgranare il suo tempo, un menarca dietro l’altro, regalandosi in agosto appena una settimana di Adriatico, per brulicanti pensioncine, col solito dubbio se e quanto esporre la pallida pelle alle soperchierie del sole e al disprezzo dei giovanotti...
Note:BRUTTINA STSGIONATA

Yellow highlight | Location: 58
osservando le ospiti di turno, per lo più di offensiva avvenenza, scendere al mare e passarmi davanti, flemmatiche come belve di circo. Tanto più mi rannicchiavo nella garitta dell’accappatoio, ai loro topless senza pietà opponendo per salvaguardia una cauta inerzia del cuore.
Yellow highlight | Location: 62
la libertà di sorridere a fior di labbra delle sue vestaglie malesi ricamate di draghi neri,
Note:LA PUPA DEL BOSS

Yellow highlight | Location: 83
la spianata d’atterraggio simulava la fronte e la calva zucca; le due piscine in forma di mandorle le mongoloidi pupille; gli strappi di luce nel fogliame dei sempreverdi le areole d’alopecia nel fosco del pizzo; la serie dei cottages d’un candore inesorabile la chiostra dei denti aperta abitualmente al sogghigno...
Note:IL VILLAGGIO

Yellow highlight | Location: 88
Troppa fatica per le mie diottrie, seppure soccorse da un binocolo di marina,
Note:ACCERTAMENTO IMPOSSIBILE

Yellow highlight | Location: 90
al fine di proteggere dalla sabbia rovente i piedi più teneri,
Note:GRADONI IN CEMENTO

Yellow highlight | Location: 98
muri di traverso, porte false o asimmetriche, finestre crudelmente strabiche, di cui sarebbe bastato all’architetto inclinare diversamente gli strombi perché s’aprissero sul più dolce panorama del mondo.
Note:STROMBI

Yellow highlight | Location: 116
non cessa di turbarmi l’eccentricità d’una residenza che, come certe musiche per pianista monco, s’era a bella posta privata di almeno metà dei suoi usi e funzioni possibili;
Note:RESIDENZE ECCENTRICHE

Yellow highlight | Location: 121
un matrimonio tenuto insieme con una molletta da panni.
Note:LA SPIRITATA E IL PAGLIACCIO

Yellow highlight | Location: 124
Non trovo mai cinque minuti liberi per morire”,
Note:NEL LAVORO COCCIUTO E INFATICABILE

Yellow highlight | Location: 128
L’avvocato Apollonio Belmondo era sui cinquanta, di bella faccia, di affabile lingua. Tale, però, che agli ascoltatori dava sempre l’impressione d’essere manomessi. Come quando un fotografo vi chiede un cheese, o un medico vi allaccia al braccio lo sfigmomanometro, e voi capite che le loro chiacchiere sulla pioggia e il bel tempo sono mezzucci intesi, in malafede affettuosa, a scaricarvi d’ogni tensione.
Note:AVVOCATI BRUTTA RAZZA

Yellow highlight | Location: 132
sotto la canicola portava a spasso con tedio regale il marmo pario delle sue carni.
Note:BELLEZZE ECCESSIVE

Yellow highlight | Location: 142
la sua croce – arrossisco nel riferirlo – era d’esser soggetto a pubbliche, irrefrenabili, immotivate erezioni.
Note:INCONVENIENTI

Yellow highlight | Location: 155
uno che al solo apparire spirava un sentore di malizia meschina. Ogni sua parola feriva, ogni suo silenzio conteneva un veleno
Note:TORTUOSO ANCHE NELL ANIMO

Yellow highlight | Location: 162
a tempo perso vedova consolabile
Note:ALIDIA ORIOLI

Yellow highlight | Location: 166
canaste infinite in terrazza, fra silenzi di tomba ed escandescenze di bettola;
Note:RIPICCA AGONISTICA

Yellow highlight | Location: 180
metteva a nudo sotto due spioventi di tenda carni goffe e tarchiate, che il molto vello, precocemente imbianchito, ricopriva di luminosi panneggi.
Note:UN FEDELE DELL'OMBRA

Yellow highlight | Location: 189
quella tavolozza di glauchi, turchini e celesti, fiorita appena di lievi canizie,
Note:OCEANO

Yellow highlight | Location: 197
trascorso in ozi assai faticosi.
Note:FERRAGOSTO

Yellow highlight | Location: 205
un rinforzo di stoffa mi simulava sul petto due promettenti eminenze; un filo di trucco mi segnava le labbra, quel tanto che bastasse a dissimularne l’insipida sottigliezza...
Note:APICCOLI TRUCCHI

Yellow highlight | Location: 214
godeva di farsi persecutore dei meno reattivi.
Note:BULLO

Yellow highlight | Location: 222
impercettibili segni, e intendo motti smozzicati, allusioni in cifra, circonlocuzioni e girandole di parole
Note:SEGNALAZIONI

Yellow highlight | Location: 227
le qualità che più apprezzo in un uomo: magnanimità, capacità di teatro, ironia... Col condimento dolceamaro d’una gocciola d’alterigia...
Note:L' UOMO IDEALE

Yellow highlight | Location: 230
Lo guardai di sottecchi. Mi parve, nella scialbatura del primo sole, più emaciato, più esposto.
Note:INCRINATURE

Yellow highlight | Location: 236
Io, per non essere solo, sono costretto a sdoppiarmi e a sopportare fra le mie due metà un’eterna guerra civile...”
Note | Location: 236
È BRUTTO ESSERE SOLI

Yellow highlight | Location: 241
callipigia,
Yellow highlight | Location: 248
attenta a cancellarmi nel mio cantuccio.
Note:TIMIDEZZA

Yellow highlight | Location: 248
Vado matta per i discorsi che non imitano la freccia ma la spirale e il gomitolo: viaggi che non approdano se non al cuore inutile d’un labirinto.
Note:COMIZIO

Yellow highlight | Location: 262
Ghigo mi coprì la parola e con un sorriso pieno delle gengive:
Note:INTERUZIONE

Yellow highlight | Location: 270
La creazione è un’equazione a miliardi di incognite, che noi giochiamo a risolvere, prima che una spugna, cancellando noi, la cancelli.
Note:LA CREAZIONE

Yellow highlight | Location: 273
La ragione vince sempre le scaramucce, ma mai una battaglia che conti.”
Note:RESTAURAZIONE

Yellow highlight | Location: 294
“Per un gioco di parole darebbe l’anima.
Note:L'ARTISTA

Yellow highlight | Location: 343
l’ingordigia d’una campagnola inurbata di fronte alla sua prima vetrina...
Note:INGORDIGIA

Yellow highlight | Location: 348
“Troppo calvo per essere biondo”,
Note:OVVIETÀ DEMENZIALI

Yellow highlight | Location: 376
Una vela all’orizzonte, d’ora in ora più vaga e lontana; e giù nell’arenile lo sventolio d’un asciugamani arancione, abbandonato su una sedia a sdraio, col quale la brezza giocava... Queste le sole due deroghe all’inerzia universale.
Note:DUE DEROGHE

Yellow highlight | Location: 381
il giovinetto Gianni (?) Orioli, qualcosa di mezzo fra l’efebo di Mozia e una bietola. Uno che amava i luoghi più solitari (e anche i vizi, insinuava Medardo, accusandone le occhiaie)
Note:VIRGULTO

Yellow highlight | Location: 514
È dal finale che si giudicano i gialli, così come dal profilo le donne.”
Note:CRITERI DI GIUDIZIO

Yellow highlight | Location: 536
ti ci vorrebbe un amante. Possibilmente un amante sciocco. Sono riposanti, gli sciocchi.”
Note:TERAPIA

Yellow highlight | Location: 560
e con un crac di noce la testa che m’era davanti, or ora pensante e viva, spaccarsi sotto un ingombro immane
Note:TRAUMA

Yellow highlight | Location: 565
“E ora?” rimproverai piangendo il cadavere. Il quale, con l’indisponente riserbo che dei cadaveri è proprio, non rispose.
Note:DISCREZIONE

Yellow highlight | Location: 573
il mio strillo su una nota sola,
Note:LAMENTO

Yellow highlight | Location: 589
pantaloni alla cacaiola
Note:VESTITI IN PRESTITO

Yellow highlight | Location: 591
mostrava il fare spento, dinoccolato, d’uno che ha smesso ormai di sperare una promozione;
Note:QUARTO LIVELLO

Yellow highlight | Location: 600
occhi sempre più simili a due spine di ficodindia.
Note:SEGUGIO

Yellow highlight | Location: 604
un’afa stagnava, partorita dal temporale,
Note:CAPPA

Yellow highlight | Location: 626
Spiace a tutti strapparsi a un vizio così dolce, così incallito, qual è la vita.
Note:IL SUICIDA

Yellow highlight | Location: 706
composto da Hailè su un tavolo di ping-pong,
Note:LA VITTIMA

Yellow highlight | Location: 721
diede la stura ai suoi estri di parlatrice matricolata:
Note:LA DIRETTICE EDITORIALE

Yellow highlight | Location: 724
smorfieggiando visibilmente:
Yellow highlight | Location: 731
divenne di bragia,
Yellow highlight | Location: 738
dopo un silenzio durante il quale parve inghiottire un grosso boccone,
Note:LAST FAMOUS WORDS

Yellow highlight | Location: 773
Non so se è scartina o briscola,
Yellow highlight | Location: 775
“Paganini replica, dunque?”
Yellow highlight | Location: 1,298
Soprattutto non prevedendo che lei avesse tanta malizia e tanto sale nel capo...”
Yellow highlight | Location: 1,516

Paul Feyerabend: contro il metodo

  • La proliferazione delle teorie e benefica per la scienza mentre l'uniformità né meno ma il potere critico
  • L'unanimità di opinione può essere adatta per una chiesa, per una conoscenza obiettiva è necessaria invece la varietà di opinione. Un metodo che incoraggi la varietà di opinione e anche l'unico metodo che sia compatibile con una visione umanitaria. Un metodo che faccia proliferare le opinioni è l'unico metodo che può dirsi scientifico.
  • Uno scienziato cercherà di perfezionare anziché confutare le opinioni che appaiono uscire sconfitte dalla competizione.
  • I linguaggi nei quali vengono descritte le osservazioni possono risultare legati a strati più antichi del pensiero speculativo, i quali possono incidere in modo indiretto anche sulla percezione. Un esempio, il sistema di riferimento dello spazio-tempo assoluto della fisica classica che fu codificato e consacrato da Kant.
  • La percezione sensoriale contiene sempre una componente che non ha alcun correlato oggettivo punto questa componente soggettiva si fonde con resto e forma un tutto non strutturato che deve essere poi suddiviso dall'esterno con l'aiuto di procedimenti teorici. L'aspetto di una stella, per esempio, vista occhio nudo contiene gli effetti soggettivi dell'irraggiamento, della diffrazione, della diffusione, limitati dal inibizione laterale di elementi adiacenti alla retina. Considerando tutte queste circostanze, una teoria può essere in contrasto con l'esperienza non perché scorretta ma perché i dati sperimentali possono essere contaminati.
  • Il progresso fu spesso conseguito attraverso recuperi attenti dal passato. Dopo Aristotele e Tolomeo l'idea che la terra si muova, quella strana antica è del tutto ridicola opinione pitagorica, fu gettata nell'immondezzaio della storia, solo per essere richiamata in vita da Copernico.
  • Per il contenuto scientifico di certi miti confronta De Santillana The origin of Scientific and thought.
  • Tutto è scienza, Non c'è alcuna idea, per quanto antica e assurda, che non sia in grado di migliorare la nostra conoscenza. L'intera storia del pensiero viene quindi assorbita nella scienza.
  • I fatti sono costituiti da ideologie anteriori. Alcuni fatti sono visibili solo grazie a teorie.
  • Secondo Hume le teorie non possono essere derivate dai fatti. Secondo Popper le teorie non possono essere verificate dai fatti. II Feyerabend le teorie non possono essere falsificate dai fatti.
  • La nostra abitudine di dire “la tavola e marrone” quando la osserviamo in circostanze normali oppure “la tavola sembra marrone” quando le condizioni di luce sono scarse, esprime la convinzione che esistano circostanze familiari nelle quali i nostri sensi sono in grado di vedere il mondo come in realtà e altre circostanze, altrettanto familiari, in cui i nostri sensi sono soggetti ad inganno.
  • L'argomento della torre. Gli aristotelici si servirono di questo argomento per confutare il moto della terra. L'argomento implica interpretazioni naturali, idee connesse così strettamente con osservazioni da richiedere uno sforzo speciale per rendersi conto che dietro i presunti fatti c'è solo ideologia. Galileo identifica questi presunti fatti, li interpreta come teoria e li sostituisce con teorie di stampo copernicano. Il capitolo 6 tratta nel dettaglio l'esperimento galileiano della torre.
  • La concezione copernicana al tempo di Galileo era tanto chiaramente incompatibile con i fatti che Galileo dovette definirla "sicuramente falsa... non posso trovar termine all'ammirazione mia come abbia possito in Aristarco e nel Copernico far la ragione Tanta violenza senso".
  • La conservazione di teorie in contrasto con le osservazioni è tipica della scienza. La gravitazione di Newton ebbe fin da subito difficoltà abbastanza serie da fornire materiali per la sua confutazione. Il modello atomico di Bohr fu introdotto e conservato nonostante l'esistenza di precisi e incontestabili fatti di esperienza contrari. La teoria speciale della relatività fu conservata nonostante chiari risultati sperimentali in conflitto con essa ottenuti nel 1906 da Kauffmann e nonostante la confutazione di Miller. La teoria generale della relatività non riusciva a spiegare una discrepanza nel moto dei nodi di Venere è nel moto dei nodi di Marte. La teoria parmenidea dell'uno immutabile e omogeneo è contraddetta da quasi tutto ciò che sappiamo e sperimentiamo. Questa teoria ha molti elementi a suo favore svolge un ruolo importante anche oggi, per esempio nella teoria generale della relatività.
  • Il capitolo cinque è una sequela di teorie confutate dai fatti e aggiustate con ipotesi ad hoc. La teoria dei colori di Newton, elettrodinamica classica di Maxwell e di Lorenz, la teoria classica dell'elettrone di Lorentz. In tali circostanze, il procedimento più comune consiste nell'usare la teoria fino a un certo punto, dopodiché si introduce una nuova teoria.
  • Le ipotesi ad hoc hanno spesso avuto un ruolo positivo nelle introduzione di nuove teorie di successo. Vedi Lakatos cap. 8. Ci sono circostanze nelle quali è consigliabile introdurre, elaborare e difendere ipotesi ad hoc, o ipotesi che contraddicono risultati sperimentali ben stabiliti e universalmente accettati. Uno fra i pochi pensatori che compresero questo carattere dello sviluppo della conoscenza su Niels Bohr
  • Galileo attraverso il cannocchiale ha letteralmente abolito alcune sensazioni. Questa espressione provocatoria e dello stesso Galileo.
  • I discorsi di Galileo sono argomentazioni solo in apparenza, Galileo si serve infatti dei mezzi della propaganda, oltre a tutte le ragioni intellettuali che può offrire egli fa ricorso anche a trucchi psicologici. L'esperienza su cui Galileo vuol fondare la concezione copernicana non è altro che il risultato della sua fervida immaginazione, un'esperienza inventata.
  • Le prime osservazioni telescopiche del cielo furono indistinte, indeterminate, contraddittorie è in conflitto con ciò che chiunque poteva vedere a occhio nudo.
  • Il copernicanesimo e altri ingredienti essenziali della scienza moderna sono sopravvissuti solo perché spesso la ragione è stata ignorata.
  • L'idea che l'informazione concernente il mondo esterno viaggi indisturbata attraverso i sensi fino al nostro cervello è stata responsabile dello standard classico per cui tutta la conoscenza deve essere controllata dall'osservazione, che teorie in accordo con L'osservazione sono preferibili a teoria che non lo sono. Ma Galileo di fronte agli argomenti che confutano Copernico facendo ricorso all'osservazione, cambia semplicemente quel tipo di osservazione che sembra danneggiare il punto di vista eliocentrico, elogia Copernico per non averne tenuto conto. Sostiene infine di aver eliminato le evidenze contrarie puntando il cannocchiale verso il cielo, senza minimamente offrire qualche ragione teorica per cui si dovrebbe attendere che ce ne dia un'immagine fedele. E’ dunque violando scientemente gli standard di Aristotele che Galileo compie le sue scoperte e struttura la propria propaganda a favore del copernicanesimo. Galileo sviluppa un programma di ricerca in conflitto con l'osservazione
  • La metodologia è solo la falsa coscienza dello scienziato.
  • La scienza è molto più vicina al mito di quanto una filosofia della scienza sia disposta ad ammettere.
  • Attacco al razionalismo critico di Popper, resta comunque una filosofia positivista.
  • Attacco a Kuhn: il quadro che fa nel suo libro è falso, la scienza non è una successione di periodi di ricerca straordinaria e di periodi di monismo orecchini e sovrano un paradigma.
  • Anche gli aristotelici e gli scolastici o gli alchimisti e i maghi avevano i loro standard.
  • La storia è sempre più ricca di contenuto, più varia, più multilaterale, più viva, più astuta di quanto possa immaginare il miglior metodologo.
  • L'istruzione scientifica quale la conosciamo oggi a essenzialmente lo scopo di semplificare la scienza.
  • L'unico principio che non inibisce il progresso è “qualsiasi cosa può andar bene”.
  • Persino il razionalista più rigido è costretto a smettere di ragionare per imporsi e a usare la propaganda o la coercizione, non perché le sue ragioni abbiano cessato di essere valide, ma perché sono scomparse le condizioni psicologiche che le rendevano efficaci. L'appello alla ragione a cui si cede così prontamente non è altro che una manovra politica.
  • Potremmo servirci di ipotesi che contraddicono teorie ben confermate oppure risultati sperimentali ben stabiliti. Possiamo far progredire la scienza procedendo in modo contro-induttivo.
  • Nulla è mai deciso, nessuna concezione può mai essere lasciata fuori da un'esposizione generale punto esperti e profani, professionisti e dilettanti, cultori della verità e mentitori, sono tutti invitati a partecipare alla contesa e a dare il loro contributo all'arricchimento della nostra cultura.
  • Teorie in contraddizione tra loro convivono sempre nella scienza. È ben noto, ed è stato dimostrato nei particolari da… che la teoria di Newton è in contraddizione con la legge della caduta libera di Galileo e con le leggi di Keplero, che la termodinamica statistica è in contraddizione con la seconda legge della teoria fenomenologica, che l'ottica ondulatoria è in contraddizione con l'ottica geometrica, e così via. Una teoria in contraddizione con un'altra teoria spiega una serie di fatti che indirettamente sono anche una confutazione della prima teoria. In questo modo le teorie scientifiche diventano quasi indistinguibili dal mito per esempio consideriamo un mito come quello della stregoneria e della possessione demoniaca, che fu sviluppato dai teologi del cattolicesimo Romano e che dominò il pensiero Sul continente europeo dal 400 al 600. Questo mito è un complesso sistema esplicativo che contiene numerose ipotesi ausiliarie destinate a coprire case speciali.
  • Ma così stando le cose, come dobbiamo considerare la richiesta metodologica che una teoria debba essere giudicata sulla base dell'esperienza e debba essere rifiutata se contraddice asserzioni-base accettate? I metodologi possono insistere sull'importanza della falsificazione, Ma si servono tranquillamente di teoria falsificate.
  • Il metodo di Galileo, che ignora le evidenze scomode, può essere seguito anche in altri campi. Per esempio nella diatriba corpo-mente. I dualisti sostengono a ragione che i monisti trascurano l'evidenza della mente. Ma un’ evidenza del genere, come tutte le evidenze, può essere tranquillamente ignorata.
  • Il principio è abolire le distinzioni. Abolire la distinzione tra teoria e osservazione. Abolire la distinzione tra contesto di scoperta e contesto di giustificazione. Eppure molti filosofi della Scienza ancora distinguono tra conservazione e teoria. Perché? La distinzione non è di nessuna utilità, essa non svolge alcun ruolo nell'economia della scienza.
  • La scienza è un sapere cumulativo? Si pensava che le leggi scientifiche fossero ben stabilite e irrevocabile. Lo scienziato scopre fatti e leggi e aumenta costantemente la qualità delle conoscenze sicure e indubitabili. Oggi abbiamo riconosciuto, principalmente in conseguenza alle opere di Mill, Mach, Boltzmann, Duhem e altri, che la scienza non può dare alcuna garanzia del genere. Le leggi possono essere ricadute.

Ha senso la secessione lombardo-veneta?

Ha senso la secessione lombardo-veneta?

Vale la pena di chiedersi quando una secessione sia sensata.
I libertari sono dei grandi fan della secessione, il principio dell’autogoverno li seduce.
Il diritto di secessione, in ottica libertaria, è uno scudo contro le tirannie.
Un buon esempio di secessione libertaria e quello dell’Estoniaallorché il paese abbandonò l’Unione Sovietica.
La separazione fu pacifica e l’Estonia intraprese un cammino virtuoso, cosicché possiamo ben dire che oggi è governata molto meglio di prima, anche se una certa precarietà permane.
Quando un impero sta crollando e il suo governo è pessimo, il principio libertario trova un’applicazione sensata.
Tuttavia, il problema dei libertari è quello di porre un limite alla secessione.
Se il Veneto vuole andarsene dall’Italia questo è legittimo ma se Padova volesse andarsene dal Veneto? E se Galzignano volesse andarsene da Padova? Il governo politico di un territorio potrebbe trasformarsi in un caos peggiore rispetto alla situazione di partenza.
Solo un sano pragmatismo puo’ districare la matassa.
C’è poi un approccio conservatore alla secessione. A volte un territorio, per motivi legati alla religione, all’etnia, al linguaggio, alla cultura – come per esempio la Scozia o la Catalogna – intende andarsene per la sua strada.
In questi casi non è detto che la nuova entità politica garantisca al suo popolo più libertà e prosperità. In casi del genere è la “diversità” di popolo a legittimare la secessione.
E’ bello che esistano almeno due principi, cosicché le falle dell’uno possono essere tamponate da quello concorrente.
In generale potremmo dire che una secessione dovrebbe essere legittima quando conviene ad entrambe le parti,oppure quando esiste un solido accordo tra le parti, come per esempio nel caso della Cecoslovacchia. Ma soprattutto quando i “tempi sono maturi”, con tutta l’ambiguità che porta con sé questa espressione. Il buon secessionista non è un guerrigliero ma qualcuno dedito alla “maturazione dei tempi”.
Occorre pragmatismo, si guardi alla storia e si sviluppi una certa confidenza con i fatti.
Esempio: la secessione americana dell’Impero Britannico è stata legittima?
Le tasse erano piuttosto basse e probabilmente la schiavitù, restando sotto la corona, sarebbe stata abolita prima.
A favore ha giocato la distanza tra i due paesi, le reazioni britanniche agli avvenimenti erano tardive è sempre precarie.
Inoltre, pesa la qualità degli uomini che si posero alla testa del movimento secessionista e che furono decisivi nel presentare al mondo un progetto compiuto e razionale.
Come si vede il giudizio dipende da fattori specifici, difficile delineare principi astratti sempre validi.
Forse il problema è affrontato meglio se lo rendiamo meno radicale: non giova chiedersi secessione-sì/secessione-no ma piuttosto secessione-quando.
Non esiste una teoria compiuta della secessione, sia il principio libertario che quello conservatore hanno dei punti di forza e dei punti di debolezza. Non ha senso investire su uno piuttosto che sull’altro, prudenza e saggezza consistono nel confezionare un giusto mix.
In casi del genere il tempismo è tutto. Lombardia, Veneto, Catalogna e Scozia devono saper stare alla finestra senza forzare i tempi, prima o poi capiterà quella coincidenza storica, quell’errore degli avversari che consentirà loro di agire in modo pragmatico e nell’interesse generale.
Il referendum del 22 ottobre è solo un granellino aggiunto agli altri. Quando potremo parlare di mucchio?
SECESSIONE

sabato 30 settembre 2017

Grillo è di destra o di sinistra?

Grillo è di destra o di sinistra?

Molti, di fronte all’imbarazzo che pone una domanda del genere, preferiscono dire checategorie come destra e sinistra hanno perso senso. Salvo poi recuperarle immediatamente dopo in altri contesti.
Figuriamoci se non capisco il problema, ma per non essere  ipocrita preferisco  cimentarmi in modo diretto nell‘esercizio di ricondurre Grillo nel suo alveo ideologico stando alle categorie tradizionali.
In genere tutti sono d’accordo nel vedere in Grilloun populista. I suoi “vaffa” e i suoi “diti medi” hanno fatto epoca. Come trasforma la piazza in palcoscenico lui, nessuno è capace.
E qui possiamo già ricavare qualche indizio. Poiché il populismo è un approccio alla politica tipicamente di sinistra, ci sono buone probabilità che Grillo appartenga a questo schieramento.
Anche la storia e le simpatie passate di Grillo – sebbene lontane dalla politica diretta – sembrerebbe collocarlo a sinistra.
Ciò detto, il discorso non può chiudersi, dobbiamo vedere la posizione specifica del movimento sui vari temi.
Le uscite di Grillo sembrano puntare in direzioni disparate: ora spara contro gli immigrati, ora contro l’Europa e le politiche di bilancio rigorose, poi propone un reddito minimo per tutti, si presenta come un moralizzatore della politica e un paladino di onestà e trasparenza, mette la virtù al centro del suo programma e intende “rivoltare” il Parlamento come un Gesù Cristo ha rivoltato il tavolo ai mercanti del tempio.
Tuttavia, se c’è qualcosa che Grillo ama veramente è la democrazia. Ne ha un vero culto.
Il suo movimento è cresciuto sul principio dell’ “uno vale uno”.
I grillini vorrebbero votare su tutto, hanno una vera ansia da voto, girano con la cabina elettorale al seguito, se potessero voterebbero anche su quanto sale mettere nella pasta.
Quando poi vieni a sapere che la loro piattaforma telematica si chiama “Rousseau”, capisci molte cose.
Grillo adora la democrazia, è questo che l’ha condotto ad erigere una vera  chiesa sul principio di maggioranza e su quello di trasparenza.
Ma non tutti ne sono convinti.
Alcuni suoi critici sostengono che la democrazianon è quella cosa ridicola che ha in mente Grillo.
Una critica che giudico bolsa in partenza.
Costoro confondono la “democrazia” con il “buongoverno”. Casomai è il buon governo a non essere “quella cosa lì” ma la democrazia è proprio “quella cosa lì”. La democrazia è proprio ciò che Grillo ama: più si interpella la “volontà generale”, più si è democratici.
Le varianti che hanno in mente i suoi critici “illuminati” sono solo dei sani, per me, tentativi di tenere a bada la democrazia e tutti i danni che produce un suo impiego “esagerato”. Rousseau era più “democratico” di Montesquieu.
Alcuni, di fronte ai furori e ai radicalismi di Grillo parlano di tirannia, lasciando implicito il fatto che tirannia e democrazia siano incompatibili.
E chi l’ha detto che non sono compatibili? Non di certo Tocqueville quando parlava di “tirannia della maggioranza”.
Questo semplice fatto non viene capito da coloro – spesso indottrinati nella scuola italiana anni 70-80-90 – per cui “democrazia” è un termine positivo a priori. C’è un dittatore che ci piace? Chavez o Castro? Basta chiamarlo “dittatore democratico” ed eccolo riabilitato. “Democrazia” diventa un termine taumaturgico. Grillo è invece “sostanzialista”, per lui non esisterà mai un “dittatore democratico”, lui ha il culto del voto e della decisione presa a maggioranza. Ogni giorno un voto.
E’ Grillo il vero amante della democrazia, e non i suoi critici. Il democratico decide appellandosi alla volontà generale. Poiché spesso questo risulta assurdo, la persona di buon senso cerca di limitare il ricorso alla democrazia. Non Grillo, che ricorrerebbe alla piattaforma Rousseau anche per decidere i gusti del gelato  e allo streaming per rendere noto quel che fa il leader quando è in bagno.
Altri ancora dicono che la democrazia telematicadi Grillo non è autentica democrazia, che sono in pochi a partecipare realmente, costoro snocciolano dei numeri che considerano miserrimi e poi ridono. Ma davvero si crede che se Grillo potesse coinvolgere più gente non lo farebbe? Lo farebbe eccome! Adora troppo la democrazia. Certo, visto che vuole votare su tutto la sua democrazia è necessariamente telematica, se potesse fare altrimenti lo farebbe.
Altri ancora dicono che la piattaforma telematica ha delle falle e che quindi la democrazia di Grillo è vulnerabile e soggetta a truffe. Ma credete davvero che se fosse possibile tappare tutte le falle o rendere tutto più trasparente Grillo non lo farebbe? Illusi, lo farebbe domani, perché lui ama la democrazia come la sua vita. A scuola gli hanno detto che la democrazia era Santa e lui ambisce alla santità.
Altri dicono che Grillo è stato il primo a non rispettare il verdetto democratico di alcune elezioni telematiche interne.
Vero, ma avete notato che questa è l’unica critica che non suscita scherni e sberleffi? L’unica critica di fronte alla quale Grillo si trincera dietro un muro di silenzio? Nel momento in cui il movimento ha avuto successo ed è entrato nella stanza dei bottoni, l’utopia grillina  si è necessariamente indebolita, tutti devono fare i conti con la realtà. Ma cio’ non significa che l’ideale continui a fungere da bussola suprema. 
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Dopo avere indicato lo specifico di Grillo, torniamo ora alla questione principale. È di destra o di sinistra?
Ripassiamo i fondamentali: cos’ è la democrazia?
La democrazia è un metodo formale per estrarre la “volontà generale”, un concetto assolutamente centrale per la politica. Senza “volontà generale” non vai da nessuna parte in politica.
Si noti che invece, per chi si disinteressa della politica, la “volontà generale” non esiste, è un mero mito. Solo le persone hanno una “volontà”.
Ergo: il culto della democrazia si traduce necessariamente nel culto della politica.
Se uno è intimamente convinto che la volontà generale esista e che la democrazia sappia esprimerla, allora ritiene che la politica prendadecisioni moralmente ineccepibili.
Ma una fiducia del genere è la premessa ideale perestendere le competenze della politica a tutti gli ambiti sociali. E’ la premessa al cosiddetto “primato della politica”.
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È tempo di conclusioni, ma per trarle bisogna ripassare un secondo “fondamentale” e farsi un’idea di cosa sia la destra e di cosa sia la sinistra.
La mia teoria preferita su questo punto parla chiaro: la sinistra ama la politica, la destra odia la sinistra.
Per l’uomo di sinistra il politico deve intervenirenei processi sociali, deve aggiustarli, migliorarli, costruirli da zero e ricostruirli. Ha una  fiducia disarmante nella politica.
L’uomo di destra vede nel politico fondamentalmente come uno che non lo lascia in pace. Teme la politica, quando il Parlamento è riunito sente che la sua libertà è minacciata.
Se ci affidiamo allora alla mia teoria preferita la conclusione segue placida: Grillo e il suo movimento sono di sinistra.
Gli indizi tratti dalla matrice populista del movimento e dalla storia personale di Grillo sembrano allora confermati in pieno anche da un’ ulteriore analisi. Per ora mi fermo qui, in attesa di sviluppi.
grillo

venerdì 29 settembre 2017

Il nostro bisogno di “follia”

Il nostro bisogno di “follia”

Perché costruire la categoria dei “pazzi” e tenerla ben separata da quella degli altri uomini?
Non sarebbe più semplice considerarli delle semplici persone con “preferenze estreme”?
Ci sono tutti i presupposti  per agire in questo senso, eppure per questa gente preferiamo costruire categorie ad hoc e stabilire “percorsi” speciali. Perché?
Mia idea: per sgravare la coscienza di chi è impegnato nel rendere la nostra società un posto migliore in cui vivere.
In genere la scimmia-uomo fonda la sua comunità secondo un protocollo ben preciso: stabilisce delle regole generali ed elabora poi forme ipocrite per eluderle in modo vantaggioso per tutti. In noi è molto forte un senso dell’eguaglianza ma non esistono regole generali che garantiscano l’efficienza.
Ma non divaghiamo, la mia tesi consiste appunto nel sostenere che la categoria mentale della “follia” assolve appunto a questa funzione.
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Mi spiego meglio: desideri una società migliore? Sì? E perché non procedi, allora.
Ingenuo, ma non sai che è facilissimo ottenerla?
Basta applicare protocolli eugenetici restrittivi alla riproduzione di massa. Un po’ come si fa con i cani per selezionare la razza pura.
Dopo poche generazioni avremmo una società in grado di funzionare molto meglio. Garantito!
Perché non lo facciamo? Per un interdetto etico.
C’è una proibizione che al momento, anche per la storia da cui veniamo, non riusciamo mentalmente ad eludere.
Questo non significa che altre proibizioni simili non siano state bypassate.
Con i pazzi, per esempio, ce l’abbiamo fatta: abbiamo creato una categoria di uomini apposita, con meno diritti e meno doveri, dopodiché abbiamo potuto agire con la coscienza pulita.
Del resto, la società che controlla i suoi pazzi funziona meglio di quella che li considera uomini a tutti gli effetti.
Ma questa è davvero la via obbligata per giungere alla meta?
No, ce n’è un altra: potremmo agire nello stesso identico modo evitando di creare categorie ad hoc e, quindi, mantenendo la nostra coscienza sporca.
Ogni società funziona grazie a dei capri espiatori (qui il rinvio a René Girard è d’obbligo): i pazzi rientrerebbero tra i capri che fondano la società.
Che fare allora?
Le opzioni sul tavolo sono essenzialmente tre: 1) creare una categoria mentale dove relegare alcuni soggetti da sacrificare, 2) convivere con una coscienza sporca o 3) mantenere la coscienza pulita e la società inefficiente.
Ognuno faccia la sua scelta. La mia: nel caso del piano eugenetico scelgo 3), nel caso dei pazzi scelgo 2). Al momento.