venerdì 18 aprile 2008

How To Win An Argument

HOW TO WIN AN ARGUMENT
by Dave Barry (?)

I argue very well. Ask any of my remaining friends. I can win an argument on any topic, against any opponent. People know this, and steer clear of me at parties. Often, as a sign of their great respect, they don't even invite me. You too can win arguments. Simply follow these rules:

· Drink Liquor.

Suppose you're at a party and some hotshot intellectual is expounding on the economy of Peru, a subject you know nothing about. If you're drinking some health-fanatic drink like grapefruit juice, you'll hang back, afraid to display your ignorance, while the hotshot enthralls your date. But if you drink several large martinis, you'll discover you have STRONG VIEWS about the Peruvian economy. You'll be a WEALTH of information. You'll argue forcefully, offering searing insights and possibly upsetting furniture. People will be impressed. Some may leave the room.

· Make things up.

Suppose, in the Peruvian economy argument, you are trying to prove Peruvians are underpaid, a position you base solely on the fact that YOU are underpaid, and you're damned if you're going to let a bunch of Peruvians be better off. DON'T say: "I think Peruvians are underpaid." Say: "The average Peruvian's salary in 1981 dollars adjusted for the revised tax base is $1,452.81 per annum, which is $836.07 before the mean gross poverty level."

NOTE: Always make up exact figures.

If an opponent asks you where you got your information, make THAT up, too. Say: "This information comes from Dr. Hovel T. Moon's study for the Buford Commission published May 9, 1982. Didn't you read it?" Say this in the same tone of voice you would use to say "You left your soiled underwear in my bath house."

· Use meaningless but weightly-sounding words and phrases.

Memorize this list:

    • Let me put it this way
    • In terms of
    • Vis-a-vis
    • Per se
    • As it were
    • Qua
    • So to speak

You should also memorize some Latin abbreviations such as "Q.E.D.," "e.g.," and "i.e." These are all short for "I speak Latin, and you do not."

Here's how to use these words and phrases. Suppose you want to say: "Peruvians would like to order appetizers more often, but they don't have enough money."

You never win arguments talking like that. But you WILL win if you say: "Let me put it this way. In terms of appetizers vis-a-vis Peruvians qua Peruvians, they would like to order them more often, so to speak, but they do not have enough money per se, as it were. Q.E.D."

Only a fool would challenge that statement.

· Use snappy and irrelevant comebacks.

You need an arsenal of all-purpose irrelevent phrases to fire back at your opponents when they make valid points. The best are:

    • You're begging the question.
    • You're being defensive.
    • Don't compare apples and oranges.
    • What are your parameters?

This last one is especially valuable. Nobody, other than mathematicians, has the vaguest idea what "parameters" means.

Here's how to use your comebacks:

You say

As Abraham Lincoln said in 1873...

Your opponent says

Lincoln died in 1865.

You say

You're begging the question.

OR

You say

Liberians, like most Asians...

Your opponent says

Liberia is in Africa.

You say

You're being defensive.

· Compare your opponent to Adolf Hitler.

This is your heavy artillery, for when your opponent is obviously right and you are spectacularly wrong. Bring Hitler up subtly. Say: "That sounds suspiciously like something Adolf Hitler might say" or "You certainly do remind me of Adolf Hitler."

So that's it: you now know how to out-argue anybody. Do not try to pull any of this on people who generally carry weapons.

Guerra tra infelici

Ormai sembra assodato, il matrimonio giova alla nostra felicità mentre i bambini la deprimono. La cosa è stata già detta altrove.

Mi sono solo dimenticato di aggiungere che per toccare le depressioni di un single senza prole occorre avere 19 figli.



p.s. posologia: evitate di sventolare statistiche del genere, specie la seconda che è una regressione lineare. Al limite accennatene in presenza di chi dà per assodate tesi diametralmente opposte.



p.s. Caplan non si arrende e corre ai ripari teorizzando sull' utilità marginale dei marmocchi:

"...Happiness research hits a lot of nerves, but the finding that kids don't make people happier may be the unkindest cut of all. As a proponent of "having more kids", I could make methodological objections, but the truth is, I do notice a lot of people who don't seem to enjoy being parents. My view, however, is that to a fair degree, these parents just aren't doing it right! Fortunately, basic economics is here to lend a helping hand.

My main observation about parental unhappiness is this: The last 10% of parenting hours causes half of all the parental unhappiness. First two hours with your kids: a joy. Second two hours: pretty good. Hours 5-8: Tolerable. Hours nine and ten: Pain. Remaining hours: Anguish. There are few better illustrations of the law of diminishing marginal utility.

Once you see this clearly, there are some obvious solutions..."

Maschi e Signore

Nell' ispirata teoria dei generi berlusconiana, al Maschio si contrappone la Signora.

Quest' ultima disdegna un po' schifata i posti di potere. Il logorio e le bassezze di quell' esercizio respingono infatti ogni vera Signora.

Tanto più che saprebbe come influire a distanza dedicandosi alla "creazione di vite" con relativo imprinting stampato nella corteccia cerebrale dei suoi futuri emissari.

La prova che un meccanismo del genere è all' opera non l' avremo mai. Però forse avremo la controprova. Basta indagare se esista o meno un senso di appagamento in chi ha dismesso i panni della Signora per diventare "donna di potere" riuscendo nei suoi intenti.

Puo' aiutare questo libro: Creating a Life: Professional Women and the Quest for Children.

La donna di successo ha meno possibilità di avere figli e questo è per lei un macigno. Spesso vive accompagnata dal rimpianto. In aggiunta si accorge che in realtà lei non ha mai fatto una scelta del genere. Questa "scoperta" acuisce il dispiacere.

Interviste e statistiche cercano di supportare (anche) questa tesi berlusconiana.

Caplan commenta e allega i link critici.

giovedì 17 aprile 2008

Ancora tre parole

Ho già dato sul tema, eppure non riesco a trattenere le ultime tre parole sul libro di Imre Kertesz e sulla sua Buchenwald. Poi mi taccio.

PRIMA PAROLA. Siamo venuti a sapere che quando un dolore s' intensifica, scioglie i suoi legami con la sgradevolezza e la repulsione per imparentarsi all' allucinazione. Ci sono momenti di vita vissuta dietro il reticolato che ricordano certe descrizioni acidule della letteratura beat.

SECONDA PAROLA. Il bambino vessato tende a considerare giuste e di buon senso le raccomandazioni del carnefice. "Legate le scarpe con le stringhe se non volete perderle", "è inutile agitarsi, mettetevi in fila indiana", "non vi conviene opporre resistenza". Scorgere il proprio carnefice in una divisa curata, vedere la sua guancia ben rasata e la sua fronte pensante, ravvisare un progetto nelle sue intenzioni, sono forme di contatto con il mondo esterno, simulacri di salubrità a cui ci si aggrappa proprio mentre è l' isolamento assurdo che ci opprime affondandoci.

TERZA PAROLA. Il bambino curioso tende l' orecchio e correda il suo resoconto riportando tra virgolette le espressioni degli adulti che stanno intorno a lui. Sono formule tipiche, sintagmi stereotipati, tratti dal linguaggio del lavoro, dai gerghi funzionali. Ed è commovente sentire da una voce inconsapevole l' eco dell' efficienza, intenerisce la preoccupazione inutile volta ad agire per il meglio in persone che noi sappiamo condannate. E' come ascoltare una madre sul letto di morte sincerarsi che la minestra sul fuoco non bruci. Ci viene un istinto di protezione per chi è "poco", ci viene un brivido estetico per la maestria con cui il "sublime" si mimetizza nel "poco". Eri tutto ed eri solo una "guardiana di minestre".

Consumista e felice

In uno dei precedenti post segnalavo come dal fatto che i beni materiali non ci garantiscano la felicità non consegua che siano inutili per raggiungerla.



Ora, visto questo nuovo studio, possiamo andare anche oltre: la ricchezza è uno degli elementi più importanti per essere felici. E così il paradosso di Easterlin riceve un altro brutto colpo.


add1 Justin Wolfers, in una serie di eleganti post, divulga i suoi risultati su freakonomics

Chi ha paura delle neuroscienze? La libertà scannerizzata (2)

L' ottimo Uomo del Monte ha fatto notare come la possibilità futura di "leggere" oggettivamente nel cervello umano potrebbe indebolire il concetto di "intenzionalità".

Questo è vero, una "naturalizzazione" dell' uomo non lascia spazio a concetti metafisici come quello di "intenzione".

Come potrebbe adeguarsi il diritto in un' evenienza di questo tipo?

Dal punto di vista dell' imputazione, la cosa non rappresenterebbe un grave problema. Come già anticipato assumerebbe sempre maggior peso il concetto di "responsabilità oggettiva".

Se Tizio danneggerà Caio, sarà tenuto a risarcirlo indipendentemente dalle sue intenzioni di danneggiarlo.

La libertà individuale non viene colpita da una simile soluzione, al limite si presentano inconvenienti relativi alla concentrazione dei rischi che per ora accantono.

Il vero problema riguarda la deterrenza delle pene. Alcuni soggetti potrebbero rispondere in maniera differente all' unica pena prevista per un certo illecito.

L' unica soluzione consiste nel differenziare le pene. Dopo aver sottoposto la popolazione ad un esame standardizzato si procederà a classificarla in individui di tipo A, B e C. Per ciascuna tipologia l' entità delle pene previste dal codice dovrebbe variare a seconda della sensibilità all' incentivo deterrente.

Inoltre, poichè sappiamo che a volte la pena ex ante è la più efficiente di quella ex-post, non si puo' escludere che si arrivi ad interdire a certi individui (esempio "A") l' accesso a certi ambienti.

Tutto cio' è abbastanza preoccupante anche in termini di pacifica convivenza. Infatti le classificazioni di cui sopra potrebbero corrispondere alle etnie. Qualcuno finirebbe per parlare di razzismo.

In conclusione, per quanto visto, il crescente successo delle neuroscienze, facendo guadagnare efficienza alle pene ex ante, potrebbe anche incidere sulle nostre libertà.


P.S. viste le obiezioni ricevute vorrei solo aggiungere che svolgo queste considerazioni escludendo una naturalizzazione completa dell' uomo. In quel caso non avrebbe a priori più senso parlare di libertà. Mi interesso solo ad un crescente peso delle neuroscienze sempre mantenendomi entro una visione relativa.

Appello al cielo

Chi lo ha proclamato e difeso con sistematicità.


Henry David Thoreau
Lev Tolstoj
Ghandi
Martin Luther King
Confucio
Mencio
Lao-Tse
monarcomachi calvinisti
Joan de la Mariana
Francisco Suarez
Tommaso d' Aquino
Johannes Althesius
John Locke
Benjamin Constant
Thomas Jefferson
Etienne de la Boetie
Guglielmo Ferrero
Gianfranco Miglio


...


Il diritto a resistere contro il potere politico è stato teorizzato da moltissimi studiosi, a cominciare dagli antichi. E' un concetto cardine che ha come sua premessa l' esistenza di un diritto naturale. Sarebbe bene sia posto al centro del programma di educazione civica affinchè la persona prevalga sul cittadino.

mercoledì 16 aprile 2008

Nascondere la Costituzione. Almeno durante l' ora di Educazione Civica.

E' doveroso che nelle scuole di un Paese civile i bambini ricevano un' infarinatura delle nozioni fondamentali su cui si regge la comunità.

Dobbiamo fare di loro dei cittadini consapevoli. E dobbiamo agire presto, quando l' argilla è ancora plasmabile.

Trovo doveroso che a loro venga spiegata l' esistenza e la funzione dell' imposta, l' architrave della convivenza civile.

Trovo anche accettabile che ci si riferisca ad un "bene pubblico" da realizzare attraverso l' esazione coercitiva di un tributo.

Noi governati siamo tenuti a pagare qualcosa ed in cambio riceveremo una compensazione in termini di beni pubblici.

In questo scambio, è d' uopo sottolinearlo, tutti facciamo un affare.

E del resto, andrebbe anche detto, non esistono vie alternative: un "bene pubblico", proprio per le sue caratteristiche, non puo' essere prodotto se non attraverso una raccolta particolare dei fondi con cui viene pagato.

Il cittadino partecipa alle scelte (rappresentanza), paga (tasse) e riceve (beni pubblici).

Il circolo di una democrazia funzionante è di questo tipo. Alzi la mano chi ha obiezioni sensate. Nessuno? Bene, procediamo.

Avete notato quanto mi prema che venga enfatizzata questa correlazione tra cio' che si dà (tasse) e cio' che si prende (beni pubblici)?

Mi preme perchè trattasi nientemeno che del famoso "scambio sociale". Siamo al cuore del "contratto sociale". Ogni contratto, va da sè, ha una partita ed una contropartita.

E' importante che questo messaggio passi nelle tenere menti dei nostri figli. e' importante che venga assimilato e rigurgitato con naturalezza ogni volta che questioni di tal fatta verranno da loro affrontate nella vite che li attende.

Per farlo passare meglio, mi raccomando, vedete d' imboscare con cura la Costituzione Italiana. Fate in modo che non circoli sui banchi, se compare di straforo, sequestratela.

La presenza in aula della Costituzione potrebbe essere ostacolo insormontabile e motivo di confusioni.

Il messaggio centrale che esponevo uscirebbe depotenziato una volta entrato in contatto con la nostra magna charta. Il discente vi fisserebbe con occhi disorientati e l' avrete definitivamente perduto.

Se proprio non potete fa sparire l' intero documento, vedete perlomeno di distogliere l' attenzione dall' articolo 53, ovvero dalla norma che stabilisce i criteri con cui attuare il prelievo fiscale. Leggendolo le nozioni centrali accennate più sopra vacillano:

"...tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributica..."

C' è il richiamo a "concorrere" (a pagare), e va bene. Ma non in ragione di cio' che si riceve bensì in ragione della nostra "capacità contributiva".

Ma allora prima abbiamo parlato a vanvera?

Ultima avvertenza: non ci si imbarchi poi nel tentativo di spiegare cosa sia la "capacità contributiva", si potrebbe scoprire che uno, finchè non crepa, possiede una sua "capacità contributiva".

Salvo poi scoprire, pensandoci meglio, che in fondo nemmeno i morti difettano di una loro "capacità contributiva".



I non sequitur di Saviano

Nel post precedente mi sono servito del mitico Saviano come epitome della mentalità anti-economica.

Mi piacerebbe illustrare un' ulteriore via attraverso cui gli antimaterialisti/anticonsumisti/antiavidi, pronunciano le loro condanne.

Innanzitutto viene posta una premessa: i beni materiali non fanno la felicità; sono le relazioni umane a costruirla con saldezza; è la nostra crescita spirituale a consolidarla.

E voglio ben vedere chi oserebbe contestare. In genere una persona già si sente migliore anche solo aderendo in via di principio a simili verità.

Seconda premessa: nei suoi uffici, nei suoi laboratori, nelle sue fabbriche, la scoetà capitalista (SC) produce, produce, produce.

bè sì,in effetti produce un casino.

Ma se produce tanto dovrà pur vendere?

Ecco allora la condizione imprescindibile che consente a SC di durare nel tempo: vendere. Se non vende i suoi beni materiali collassa. in qualche modo dovrà piazzare la mercanzia.

Se questo è vero, qual è il bene più prezioso per SC, qual è il bene che deve assolutamente procurarsi per prolungare la propria esistenza e accelerare la sua crescita? Semplice, un "uomo" ben formato, un "uomo" in grado di assorbire la produzione, un uomo che desideri ardentemente i beni prodotti. Un materialista.

Ecco allora SC impegnata nella costruzione dell' uomo materialista, dell' uomo desiderante, dell' uomo avido di beni materiali.

Affinchè SC possa durare e perpetuarsi deve inculcare valori materialistici nella popolazione, magari mettendosi all' opera sin da subito sulla coscienza malleabile dei bambini.

Saviano va oltre: il desiderio materiale generato nel modo che abbiamo visto per coltivare interessi ben specifici, finisce per produrre i mostri tipici della delinquenza e della malavita che lui riesce a descrivere con tanta vividezza. Gli eroi del crimine non sono altro che "uomini avidi" sfuggiti alle regole. Se sfuggisse alle regole un Budda non farebbe tanto danno.

Che dire? La vividezza del racconto c' è ma la logica un po' meno.

Il buco logico si produce grazie al modo equivoco con cui si maneggia un termine come "materialismo".

Attenzione.

Nel tentativo di coltivare le mie relazioni umane, invito la mia fidanzata al cinema. Ho fatto proprio bene, ci siamo parlati con parole sincere e mi sono arricchito. Oserei addirittura dire che ho sentito una felicità che ancora si prolunga qui ed ora. Eppure il cinema l' ho dovuto pagare e non c' era neanche la riduzione (maledetti). Ma non mi pento.

L' altro giorno ho buttato giù le riflessioni ispiratemi dal libro di Walcott. E' stato un bel momento, ho fatto delle scoperte che ora fanno parte della mia persona e mi inorgogliscono. Il libro veniva 32 euro, ladri!



Nel tentativo di allargare i miei orizzonti e toccare con mano vite, popoli e usanze differenti dalle mie, ho intrapreso un viaggio in giro per il mondo. Ora mi sento un uomo diverso e più adulto e appagato. Anche il mio conto in banca sembra aver cambiato aspetto.

Volete sapere quanto costa un corso Yoga completo e di qualità? Meglio che non ve lo dica. Vi invito invece ad iscrivervi e a frequentare. I benefici e la crescita interiore sono notevole e ne vale senz' altro la pena.

Insomma, ormai si sarà capito: il materialista è colui che vede un bene materiale come fine in cui si esaurire il proprio desiderio. Il non-materialista è colui che lo vede come un mezzo.

SC fa i suoi più grossi affari con il non-materialista.

Basterebbe dare un occhio alla pubblicità per accorgersene. Beni materialmente di scarsa consistenza raggiungono valori elevati per l' aura esclusiva e la promessa identitaria che offrono. Chi li desidera non è in cerca solo di beni materiali ma di quell' aurea. Se no non spendevo tutti quei soldi per una Smemoranda.

Per concludere, il ragionamento che condanna SC come produttrice di materialismo è lacunoso.

Lacune del genere si perdonano facilmente in scrittori talentuosi come Saviano, Scrittori che non sono tenuti a ragionare con rigore ma piuttosto ad intrattenerci prima di prendere sonno.

Si perdonano un po' meno quegli scienziati sociali che inciampano nel medesimo sasso. Ecco ben illustrato l' esempio di Kasser.


martedì 15 aprile 2008

ID

Diana, con le canzoncine di Bush mi hai fatto venire in mente questa lezione al MIT in cui si illustra la relatività...forse trattasi di ID



L' economia ovunque

Diana ha sganciato un siluro in testa agli econimisti.

Poco male, sono una sparuta minoranza di cui possiamo disinteressaci.

Peccato che diverse schegge rischino di raggiungere anche altri poveri innocenti.

Diciamolo chiaramente: l' attacco diventa stimolante e meritevole di reazione se il bersaglio non fossero gli economisti in senso stretto ma coloro che guardano al mondo con un cervello "da economisti". Parlo dunque di barbieri, camionisti, professori di estetica, sacerdoti, disoccupati... una folla eterogenea che adotta una certa ottica.

Un' ottica da noi poco apprezzata, al punto che qualcuno si è spinto ad affermare che i popoli nordici, rispetto a noi, "hanno un cervello naturalmente predisposto per l' economia". Il link non lo trovo, mi sia consentito di procedere oltre.

Non so se si possa azzardare tanto. Adesso però mi viene da fare un esempio un po' forte. Speriamo che nessuno si offenda.

Lo conoscete voi il mitico Saviano? Con il suo best seller di qualche anno fa ci meravigliava e c' impauriva tutti mettendo in scena lo spettacolo della malavita meridionale: avida, calcolatrice e sfruttatrice. Un mondo caricaturale e violento, deformato dalla voglia sfrenata di massimizzare i profitti. Un mondo governato da perfide "logiche capitaliste" che viveva a suo agio nella contiguità con altri e all' apparenza meno inquietanti aspetti del capitalismo ufficiale.

Il mitico Saviano, descrivendo le cose in questo modo, non sembra particolarmente vicino alla sensibilità dell' economista. Altrimenti quella che per spaventarci meglio chiamava "logica capitalista", la chiamerebbe molto più semplicemente..."logica". Al limite se proprio non resistesse alle tentazioni di aggettivare potrebbe aggiungere... "umana".

Ora, anche altri popoli hanno i loro "Saviano".

Interessante vedere i "saviano" di quei popoli etichettati come "economisti naturali".

Si chiamano, per esempio, Sudhir Venkatesh e scrivono libri come: Gang Leader for a Day: A Rogue Sociologist Takes to the Streets.

Infiltratosi nelle gang giovanili, il Saviano a stelle e strisce, scopre i meccanismi con cui la gang giovanile risponde razionalmente all' ambiente circostante. I metodi organizzativi assomigliano a quelli di una corporation e, poichè mancano praticamente tutti i mezzi della corporation, si creano delle ingegnose procedure sostitutive.

Lo stesso fa Peter Moskos nel suo: Cop in the Hood: My Year Policing Baltimore's Eastern District. Questa volta vengono indagate le dinamiche della corruzione e dello scarso rendimento di un dipartimento di polizia. Siamo di fronte a demoni e lazzaroni? No, siamo di fronte a gente che risponde in modi perfettamente spiegabili a delle sollecitazioni esistenti.

Saviano direbbe che i Gang leader e i poliziotti corrotti adottano "logiche capitaliste". Agitando ad arte queste parole potrebbe evocare fantasmi terribili a cui le menti dei non-economisti sono particolarmente sensibili. Sembra quasi pensare che un ridimensionamento del capitalismo ufficiale possa guarire le perversioni della malavita. Al delinquente verrebbe a mancare un prezioso serbatoio di idee.

Al contrario, Moskos e Venkatesh descrivono cose non troppo dissimili per concludere che sia i gang leader che i poliziotti corrotti tengono una condotta "spiegabile", ovvero ragionevole.

Con una conclusione del genere i due autori finiscono per rassicurarci, non siamo di fronte a mostri ma a persone poco distanti da noi che rispondono ad incentivi. Visto che non siamo degli "economisti naturali" potremmo dire che rispondono a tentazioni che a noi vengono risparmiate.

Non dobbiamo operarle al cervello, dobbiamo mettere in piedi un ambiente con i giusti incentivi. In altre parole: anche qui ci vuole un economista!

Attenzione, non che Saviano sia colpevolista. In fondo le colpe del delinquente non spiccano neanche nel suo reportage. Con i cattivi esempi che esibisce la società ufficiale, è difficile aspettarsi dal criminale qualcosa di diverso. Se invece saprà rinunciare ai propri egoismi e diventare buono, per lui si spianerà la strada della santità. Operazione facilitata se intorno a lui fiorisce l' esempio di una bontà diffusa. Quello che ci vuole è un esempio di generosità e magnanimità e non un ambiente che premia certi comportamenti. Premia? Non siamo mica economisti noi!

Morale: da una parte abbiamo il cantastorie moralista, dall' altra gli scienziati sociali, ovvero gli "economisti".
***
Indossando gli occhiali dell' economista vediamo subito alcune cose:
  1. gli incentivi funzionano;
  2. le persone sono mediamente ragionevoli;
  3. le persone sono mediamente egoiste;
  4. le persone hanno mediamente la medesima moralità;
  5. le persone hanno mediamente i medesimi gusti;
  6. le persone tendono, mediamente, a non variare troppo i loro gusti nel tempo;

Sulla base di queste premesse l' economista comincia a darsi ragione di cio' che osserva.

Non potrà liquidare nessun argomento tirando in ballo "i gusti", nemmeno la moralità puo' essere messa al centro delle sue spiefazioni, i comportamenti bizzarri sono banditi e così via.

Anche per questi vincoli il barbiere "economista" ha una spiegazione di buon senso.

***

Molti guardano al barbiere "economista" come ad un tipo da imitare. In effetti alcune ragioni che portano acqua al suo mulino ci sono. Il suo approccio e fuoriero di stimoli e sviluppi. magari non è quello giusto ma riesce più di altri a lanciare provocazioni che difficilmente cadono nel vuoto.

Toglieno ogni limite all' arroganza, svolgerò qualche congettura circa le motivazioni per cui l' economia ha in mano buone carte per candidarsi a disciplina intellettualmente dominante nell' ambito delle scienze.






  1. Il suo individualismo metodologico le consente una riduzione congeniale al modo di pensare dell' uomo moderno (diritti individuali...).
  2. L' economia fa eleggere i Presidenti.

  3. Il suo individualismo metodologico consente facili connessioni con l' etica.
  4. La marginalizzazione dell' etica lo preserva da posizioni fondamentaliste.
  5. Sapere mettere le mani nella cassetta degli attrezzi economici rende interessante la lettura di almeno due articoli di giornale su tre. Non ti annoi mai!
  6. L' economista immagina spesso individui con medesimi diritti e gusti non troppo dissimili. Questa visione viene avvolta facilmente in un' aurea di universalismo.
  7. Mettendo l' accento sulla razionalità dell' agente consente di privilegiare la spiegazione della realtà rispetto alla sua descrizione. Questo è un vantaggio decisivo rispetto alle scienze naturali.
  8. Postulare la razionalità dell' agente è un modo di pensare una solida base naturale che accomuna l' umanità. L' uomo moderno trae conforto da una simile petizione.

  9. Mettendo al centro l' individuo e le sue intenzioni costruisce facili agganci con filosofia e religione.

  10. L' allungamento costante dei periodi con dati a disposizione, rende meno vulnerabile l' economista all' accusa che da sempre lo smonta: quello di essere uno scienziato "senza laboratorio".

  11. La disponibilità crescente di macchine macina-numeri consente elaborazioni prima impensabili, soprattutto in tema di scenari simulati.

  12. Ci sono i dati di fatto: l' economia si è intrufolata con successo in ambito giuridico, sociologico, politico.
  13. Se le condizioni affinche possa applicarsi il ragionamento economico sono quelle di cui sopra, allora l' economia è ovunque e dove non c' è presto arriverà.

  14. L' economia ha saputo metabolizzare al meglio gli attacchi subiti dalla psicologia. Lo psicologo mette sul suo banchetto varie ipotesi cognitive, l' economista si serve a seconda delle sue intenzioni e costruisce i suoi modelli esattamente come faceva nel caso di operatori razionali. Il paradigma non è stato sconvolto. Inoltre la sostituzione dei modelli con le simulazioni (più adatte a intelligenze multiple) è stata un' innovazione degli economisti. Diversi economisti si sono guadagnati il loro Nobel per lavori nell' ambito delle scienze cognitive (penso a Herbert Simon), evidentemente non si sono limitati a ricevere passivamente approcci differenti.

  15. Gli economisti litigano un casino. Questo fa scrollare la testa agli scettici che pensano: "...questa scienza non sa cosa dirci...". Ma sull' 80% delle questioni anche Krugman o Stiglitz concordano con Mankiw o Cowen. E' che sul restante 20% si monta sempre una cagnara tale da oscurare tutto il resto.

  16. E poi c' è una motivazione che basterebbe da sola: l' economista ordina il lavoro di tutti gli altri scienziati. Non è colpa sua, è semplicemente l' oggetto dei suoi studi.

Aborto e crimini

Argomento troppo delicato per giungere ad una conclusione. E mi pareva.

La nota tesi di Levitt per cui la legalizzazione dell' aborto avrebbe un ruolo centrale nella lotta al crimine, ha i suoi oppositori.

Lott, pur riconoscendo che sul figlio non voluto si investe meno, ha anche notato che molti studi abbinavano la legalizzazione dell' aborto ad un aumento del sesso pre matrimoniale e delle nascite fuori dal matrimonio. Siccome anche i figli nati fuori dal matrimonio godono mediamente di scarsi investimenti in capitale umano si produrrebbe un effetto contrario.

Qual è l' effetto netto? Secondo i calcoli di Lott la legalizzazione dell' aborto ha aumentato il crimine. Qui il suo studio.

Postilla: Lott e Levitt... primo, sono ottimi statistici; secondo, si odiano. L' effetto combinato è devastante quanto noioso. Hanno l' ufficio a fianco nella stessa Università (Chicago). Ma condividono anche molte altre cose, soprttutto parecchi processi per diffamazione in cui occupano le sedie dell' attore e dell' accusato.

Steve Sailer compendia qui con abbondanza di link le critiche sulla qualità statistica del lavoro di Levitt.

lunedì 14 aprile 2008

Assoluti naturali

Relativisti o Assolutisti?

Voi non lo so, il vostro cervello, a quanto pare, non puo' che essere assolutista.

In realtà a me non è ben chiaro quanto il programma della grammatica generativa tocchi l' annosa querelle.

La GG si limita a dirci che ci sono criteri naturali per formare frasi corrette.

Forse è poco per un assolutista DOC.

Un assolutista DOC necessita che venga tirato in ballo un concetto come quello di "verità".

Necessita quindi che esista un metodo attraverso cui spostare correttamente la verità da una proposizione all' altra. Necessita di una logica. Sì, affianco della sintassi occorre anche di una logica.

E fin qui poco male. In fondo alcuni elementarissimi principi logici possiamo ben immaginarceli come naturali.

Ma ancora non basta. Gestire il concetto di "verità" non basta. Bisogna trovare il modo più corretto per introdurlo nel discorso.

Il polacco Tarski ha tentato di formalizzare l' introduzione del concetto di Verità nel linguaggio.

Dovrebbe esistere qualcosa che chiamiamo realtà, in più dovrebbe esistere nella realtà qualcosa che "corrisponde" ad almeno una delle proposizioni del linguaggio.

Questa cosa che chiamiamo "realtà" funzionerebbe un po' come un linguaggio di grado zero mentre il linguaggio che utilizziamo per comuncare è di frado uno. Adottando un' altra termonilogia diremmo: linguaggio oggetto e metalinguaggio.

Se di fronte alla neve bianca dico che "la neve è bianca" allora dico una cosa vera.

Ecco che la "verità" entra nel linguaggio e puo' così essere correttamente, irradiata ovunque dalle regole "naturali" della logica ed espressa correttamente dalla sintassi.

Le condizioni di Tarski non semprerebbero proibitive, e men che meno "innaturali", tutti noi le sperimentiamo, eppure si sono beccate diverse critiche: cosa intende chi dice "la neve è bianca"? Per quanto semplice, non sembra che questa espressione sia priva di ambiguità.

La neve bianca è qualcosa di difficilmente isolabile, mettersi "di fronte" alla neve bianca è impresa improba, si sbaglia sempre angolazione e si finisce che ciascuno di noi si mette "di fronte" a qualcosa di diverso.

In queste condizioni, per raggiungere il nostro scopo, dobbiamo un po' accontentarci consolandoci con i difetti degli approcci alternativi.

Volendo quindi riassumere le condizioni che l' assolutista deve far sue:

  1. Là fuori deve esistere una realtà oggettiva. Il realista garantisce di questa esistenza.
  2. La realtà deve poter essere elaborata con correttezza oggettiva. Su questo punto garantisce il logico. Le logiche sono parecchie ma a noi basta un nucleo minimo.
  3. La realtà deve poter essere espressa con una correttezza oggettiva. E' un punto che sempre più linguisti (vedi link) cominciano ad adottare.

Chi ha paura delle neuroscienze? La libertà scannerizzata

La scienza avanza... e ci guarda nel cervello con strani aggeggi.

Piacere, dolore, felicità, sofferenza presto potrebbero avere una definizione oggettiva, almeno in gran parte.

Il nostro "come stai?" cesserà di presentarsi come una domanda per trasformarsi in un' osservazione.

Il grado di felicità non lo chiederemo più all' intervistato ma lo osserveremo su uno schermo.

Un cambiamento del genere è destinato a ripercuotersi in molti ambiti. Pensiamo solo alla neuroetica. Mi domando se per gli amanti della libertà le prospettive siano più rosee o comincino invece tempi duri.

Alcuni motivi per sperare ci sono.

Uno dei concetti destinati a subire cambiamenti è quello di "violenza".

Quando un atto puo' definirsi violento e meritevole di interdizione?

Il libertario risponde prontamente che è necessario un contatto fisico. Per lui chi dà inizio ad un' aggressione fisica è censurabile. Il libertario opta per una soglia molto bassa che ha il pregio di essere facilmente individuabile.

Bisogna ammettere che la maggior parte delle persone non sopporta soglie tanto basse. Attraverso una convenzione individua perciò gli atti da considerare violenti e da proibire.

L' assunto è che esista una nozione forte di violenza, una nozione che ha senso estendere a tutti senza gravi inconvenienti.

Domani le cose potrebbero cambiare. La retorica della violenza universale potrebbe indebolirsi.

Poniamo il caso che una macchina sia in grado di stabilire oggettivamente il nostro dolore.

Alla convenzione sociale resterà il compito residuo di fissare una soglia oltre la quale si sconfina nella "violenza".

Ed eccoci armoniosamente approdati ad una versione personalizzata di "violenza". Esempio: taluni atti esercitati contro di me saranno considerati violenti, tu invece sarai tenuto a sopportarli.

Passare da un concetto universalistico di violenza ad un concetto pluralistico consente di valorizzare meglio quel particolare bene che è il "confine", la "barriera".

Meglio isolati dietro opportune barriere, individui simili potranno coltivare fruttuosamente la loro felicità preservando il prossimo.

Un concetto pluralista della violenza costruisce ragioni sempre più forti per frazionare la comunità. In fondo è l' ideale libertario.

Rendere più evidenti le nostre diversità esalterà l' esigenza di differenziarci e di veder garantito questo diritto.

Esistono poi problematiche più complesse: posso soffrire anche solo perchè esisti e fai certe cose, posso soffrire d' invidia, poichè le soglie di sensibilità sono variabili, posso voler sottopormi a variazioni...

sabato 12 aprile 2008

Addio al vecchio leone

Ah, che dispiacere ridursi a linkare il pezzo più breve dell' intero disco.

Significa che qualcosa non va, che nei vecchi leoni il ruggito non annuncia più la strage.

Ah, che tristezza quando in una formazione di superstars, l' unico assolo che attendi con ansia è quello del pivellino. Un pivellino di cui non ricordi neanche il nome e devi rileggerlo... ma chi è questo Orphy Robinson? Niente male però.

Eppure le altre cariatidi fanno il loro. Hopper e Hayward spianano bene la strada ad un improvvisazione che non decolla, che procede beccheggiando. Tutti guardiamo un po' infastiditi chi dovrebbe accendere i motori.

Ma a te, caro Lol, serve ancora decollare? No. In fondo fai bene, fai bene a suonare sempre la stessa cosa, siamo stanchi dei nostri corpaccioni ma non li scambieremo mai per niente al mondo. Ti hanno detto di venire allo studio, ti hanno convocato...forse, mentre soffiavi, nemmeno sapevi con precisione di suonare nei Clear Frame.

Ecco l' unico breve guizzo con cui mi sento di occupare preziosa memoria.

Piccola dichiarazione di voto in attesa di ratifica

Sto pensando a un disgiunto: pdl/lega al senato; pd alla camera.

Il senato significa governo e, in fondo, non me la sento ancora di tradire le mie radici e le mie vecchie speranze. Ma alla camera questa volta PD: 1) per premiare il Veltroni che con coraggio si è scrollato di dosso gli impresentabili e 2) per avvisare la mia compagine nella speranza che frenino le degenerazioni anti liberali ormai all' ordine del giorno nel centro destra.


Però devo ancora sentire la mamma.

Scavalcando il cancello di Baldini

Siamo cacciatori di mummie e l' istinto necrofilo che ci spinge inevitabilmente verso questi cultori di lingue morte, verso questi dominatori del certame vaticano. Scavalchiamo i loro arrugginiti cancelli, irrompiamo nel sepolcro dei loro studioli per auscultare il lentissimo bioritmo agonico che ci incanta.

Sul far della sera si esce insieme nella campagna vicentina dove le sonorità più tranquille coabitano con quelle più noise...

"...dove incrociano i cervi volanti..."...e nella macchia s' infrasca oscura l' ombra di una grand' ala..."

Tra questi bei "niente", colombe annunciano lo smorire del conflitto vitale...

"...e il ferro dell' arma si fa sempre più freddo tra le dita..."

Il ricordo si agita remoto ed è preservato dalla "...brina di fredde lune...".

Laddove senti che anche solo questi appena accennati atti cognitivi "...infangano di passi nevi incontaminate...".


Poi, con un guizzo di saturnini nervi, il Poeta torna all' attualità pronunciandosi nientemeno che sulla globalizzazione:
"...adesso il mondo non è remoto
sta tutto addosso a noi,
tutto pigiato nelle
stanze sgomente delle nostre case..."
vaghiamo in cerca d' ispirazione...

"...stoltamente pensando che una grazia celeste mi rimanga impigliata tra le dita..."

ma scatta un soprassalto di vigliaccherie...
"...e risprofondo nel mio cieco letargo, dentro un nero
inerte che cancella i sogni e le parole..."
come sono lontani le estati con i loro gesti d' altri tempi...

"...facendomi solecchio contro il barbaglio..."

ora resta solo la fatica e l' inseguimento trafelato di una parola misurata...

"...come il cane da caccia sull' usta della lepre che si snerva..."

neanche l' appoggio della donna, della...

"...mia proterva e dolcissima Virago..."

mentre si assaggiano tutte le sfumatore della precarietà...

"sì. anch' io sono stato nel mio secolo
una gracile lanternina appesa a un picciolo del tempo che mi nutriva ed era
il mio nodo scorsoio..."
ingannati da una psichedelia fatta in casa...
"...come quando si abbassano le palpebre
e ancora dentro agli occhi
in effimere spire brulicano i fosfeni..."
con i corpi a scrivere sul palinsesto del giorno...

"...il segno di un sorriso tra ombre catafratte..."

con l' invocazione alla madre viva da sempre trapassata...
"...forse mi osservi trepidante... come
questo tenero infante cominciava a tentare
i primi passi
correndo barcollando verso di te
finchè cadevo nel tuo grembo
madre, come allora anche adesso all' adulto che arriva
le braccia apri..."
raggomitolati attorno ad un ricordo, per toglierli l' aria e appassire con lui
"...il tempo filando una bava sottile
ha avvolto nel suo bozzolo il bambino di ieri.
Là tu sopravvivi come una crisalide della memoria..."
s' interrogano i suicidi per saperne di più...

"...che sgomento ha fiaccato il tuo cuore, tu che eri così lieto e protervo?..."

ma in fondo confidiamo nell' atteso soprassalto...

"...ma tu non rassegnarti, batticuore, all' angusta gabbia delle mie costole..."

piccoli segnali di soccorso lanciati dalla campagna vicentina...

"...il merlo alza il suo introibo...un angelo si apparta satollo di bontà...in cerca di felicità ci è bastato sognarla per coglierla...rincasiamo sotto un carico di enormi e rimandati paradisi..."

ci specchiamo nel codirosso...

"...nel suo nervoso zig zag da camino a camino, povera bestia incalzata da segnali..."

questa giornata è..."un libro che spinge gli occhi..." ora siamo stanchi...

un ultimo palpito amoroso rende incantevole persino la "...vasta pianura di autostrade..."

"...rotola un tuono sul tetto...andiamo a mangiare...".

Concentrati sul dolore

Grande pezzo di Cash. E qui c' è pure la traduzione di Diana.

giovedì 10 aprile 2008

Due sassolini nella scarpa dei Tremonti

Tutto ormai è made in China, i dati confermano. I timori tremontiani prendono corpo e si diffondono. Le ragioni del guru appaiono solide.

Qualsiasi prodotto si prenda in considerazione, i cinesi hanno fatto irruzione giocando sui mercati la parte del leone. Il messaggio tremontiano acquista in autorevolezza.

Eppure la Germania, tanto per fare un nome, non perde poi granchè delle sue quote di mercato estero? Tremonti aggrotta le ciglia.

Se poi quardiamo da vicino, la Germania non si è nemmeno sottoposta a ristrutturazioni che l' abbiano rivoltata come un calzino. Tremonti tace.

Ma sì, è la vecchia teoria del consumatore. Bastano piccole variazioni qualitative (al limite, se si dispone di un buon messaggio pubblicitario, anche nessuna), per "creare un nuovo prodotto" e differenziarsi dagli onnipresenti cinesi. E la differenziAzione paga un casino con mercati tanto allargati e in crescita.

L' innovazione semi instantanea è una speranza che forse Tremonti non aveva considerato in tutta la sua portata. Qui la medesima tesi meglio articolata.


***

E già che ci siamo fatemi smussare un altro corno al demonio della globalizzazione. Fatemelo fare ora che siamo nel mezzo di turbolenze finanziarie: le recessioni sono meno acute e più brevi in epoche caratterizzate da forte "globalizzazione".

Chissà poi a cosa sarà dovuto il fatto che gli ultimi 5 anni sono anche quelli in cui è cresciuto di più il reddito pro-capite mondiale prendendo a base gli ultimi trenta.

Tremonti, grazie lo stesso, continua pure la campagna elettorale.

mercoledì 9 aprile 2008

La diseguaglianza sociale fa bene alla famiglia...ma solo quando riguarda le donne

La diseguaglianza tra gli uomini incoraggia la poligamia. Lo si capisce facilmente: i super ricchi si accaparrano più mogli. Hanno il potere per farlo.

Fortunatamente la diseguaglianza tra donne ha l' effetto contrario. Le donne prominenti sono particolarmente ricercate ed esse hanno il potere di avanzare richieste, a loro si riserva uno status esclusivo affinchè crescano pochi figli e con grande cura. Man mano che le "migliori" si accasano la domanda si rivolge alle successive.

E' così che una forte e omogenea diseguaglianza tra le donne garantisce la monogamia.

Ecco lo studio (ancora provvisorio).

Un paio di pezzi del grande Milani

Ecco il primo ed ecco il secondo.

Il primato della politica


La politica conta eccome nella distribuzione dei redditi. La figura illustra come i redditi più bassi (i primi decili) sperimentino incrementi sostanziosi sotto amministrazioni democratiche. Al contrario, i cittadini più ricchi godono con le amministrazioni repubblicane. [dal libro in uscita di Larry Bartels]. Insomma, l' economia non è tutto, stipido!

Unica riserva. In genere le politiche democratiche sono di tipo redistributivo: i benefici per i redditi bassi sono dunque immediati. Le politiche repubblicane puntano di più sullo sviluppo e soffrono, per quanto riguarda eventuali benefici ai meno abbienti, di una dilazione temporale più consistente. Oltre a cio' le politiche per lo sviluppo dovrebbero, almeno in teoria, produrre maggiore mobilità sociale, una forma di compensazione per chi sta sotto che la statistica di Bartel non puo' cogliere.


Ad alcuni dubbi bartel risponde qui.

Comprarsi la depenalizzazione

Quando il governo Berlusconi varò la depenalizzazione del falso in bilancio in molti gridarono allo scandalo additando agli USA come modello di severità esemplare.

In effetti le nuove leggi SOX sono molto severe (anche se il giudizio a posteriori su di esse è in genere negativo).

Se poi allarghiamo il campo ad altri comportamenti delle grandi compagnie, notiamo che la "depenalizzazione" comincia ad essere messa in vendita. Non sorprende dunque che in molti abbiano deciso di comprarsela.

Lo fanno ormai parecchie multinazionali americane versando un canone periodico all' amministrazione. Forse funziona. Qualche links sugli ancora scarsi studi in merito.

Nuovi marketing particolarmente insidiosi

Riserve sul commercio equo e solidale.

L' ONU? No, Wal-Mart

Sembra che Wal-Mart stia approntando un incontro con i suoi fornitori cinesi per discutere una messa a punto delle procedure per ridurre l' impatto ambientale.

Viste le grandezze (...Wal-Mart alone is responsible for about 30 percent of foreign purchases in China and close to 10 percent of all US imports from there..) direi che decisioni del genere valgono una risoluzione ONU.

Mi chiedo anche, con affari di questa entità, chi meglio di Wal-Mart possa garantire la pace tra due super potenze come Cina e USA.

Aborto e selezione dei sessi

Un problema che accomuna società arcaiche e società tecnologicamente avanzate.

Intanto è partita la campagna per difendere il consumatore di test genetici. Come risarcire una donna che se avesse saputo di aspettare una bambina avrebbe abortito?

"...women are up in arms over home genetic tests that erred in predicting the sex of their kids. More than 100 women are suing one company...

An unexpected pregnancy presented the couple with a dilemma.

"...She wanted to keep the baby, but Rohit wasn't sure. With two daughters already, the family's finances were a bit strained. Could they really afford a third child?

Geeta countered with another question: What if the baby were a boy?

In traditional Indian culture, sons are prized because they will grow up to manage the family resources and support their parents in old age, even lighting their funeral pyres.

All Geeta had to do was prick a finger and mail a sample of dried blood to the company's laboratory..."



Si potrebbero prevedere risarcimenti elevati. Cio' prudurrebbe un taglio drastico delle forniture in questo servizio. Non tutti, scommetto, lo riterrebbero un dramma.

martedì 8 aprile 2008

Interessa l' oggetto?

Sito con tutte le canzoni di Juno ascoltabili con frammentazione accettabile.

Qualche speranza solo dai fallimenti totali

Svanito l' effetto dell' indulto torna a riproporsi l' emergenza carceraria. Manco fosse la monnezza.

Finalmente anche in Italia l' opzione privatistica comincia ad essere presentata seriamente.

Unico rammarico: ma perchè da noi queste opportunità si presentano in modo timido solo dopo il prevedibile fallimento completo e su tutta la linea della gestione pubblica?

KPMG, società di servizi, sta disegnando forme di project financing come soluzione alle esigenze di spesa pubblica. Un esempio per tutti è il Regno Unito. Il governo britannico ha dato in concessione la costruzione e la gestione delle strutture carcerarie riuscendo, secondo Kpmg, ad arginare il problema del rapido e costante aumento dei carcerati e della spesa relativa, il tutto accompagnato da migliori condizioni per gli ospiti.



Per approfondire vedi articolo sole p.3 8.4.08 Marika Gervasio

I bambini rendono infelici?

Qualche problema sollevato nell' ultimo libro di Arthur Brooks:

"...On the surface, it looks as though kids make people a bit happier: Adults with one or two kids are about 3 percentage points more likely to say they are happy than childless adults. But this gap is an illusion created by the fact that many happiness-causing things are also correlated with whether one has kids — marriage, age, religion, politics, and so forth. When we correct for these things, the relationship between kids and happiness actually reverses itself, and we see that children make people unhappy...

...Of course, we tell ourselves, having young children is difficult — but we will experience rewards when they are older, right? Probably so — although one British study suggests that senior citizens get more satisfaction from frequent contact with friends thans they do from spending time with their grown children. Al least once children have grown up, they seem, on average, to stop lowering the happiness of their parents..."

Paying Taxes 2008: The Global Picture

Il trend mondiale è verso il basso.

From the Executive Summary: The results show that tax reform is widespread. This year 31 countries improved their tax system and 65 have done so over the past three years.

• Reducing corporate income tax was the most popular reform.

• However, many countries have made changes to reduce the compliance burden by simplifying or eliminating other business taxes.

• Total tax rates have been in a downward trend during the period in which Paying Taxes data has been collected

lunedì 7 aprile 2008

Regole e volatilità dei prezzi. Una via per sgonfiare le bolle.

Troppe regole fungono da propellente per la girandola dei prezzi. Ed Glaeser, uno dei massimi esperti in circolazione di economia urbanistica, spiega come la cosa sia avvenuta anche nel corso dell' ultima "bolla edilizia" che ha colpito gli USA.

"...In places with fewer building restrictions, like Atlanta and Dallas, housing price volatility is moderated by a construction sector that supplies extra houses during booms and ratchets back building during downturns. In California and Massachusetts, where abundant land use restrictions keep new construction low, any uptick in demand translates into higher prices, which then come back to earth. If an area's prices go up by an extra $100,000 over five years, then, on average, those prices fall by an extra $32,000 over the next five years..."

Grafici dinamici

Tanto per farsi un' idea.

Imre Kertesz: Essere senza destino

L' eterna storia dei campi vissuta e raccontata da un ragazzino che non la capisce appieno e che quindi ci lascia soli e in balia della sua cronachistica descrizione, ci abbandona sprofondati nelle lucide angosce in cui ci precipita una distanza settantennale.

L' esito è notevole perchè un tormento, vissuto nella solitudine, moltiplica i suoi effetti e la sua capacità invasiva.

Un espediente narrativo di sicuro effetto dunque, almeno pari al distacco con cui il chimico Levi prosciuga gli eventi riducendoli al mero fatto.

L' arte poi consiste nell' evitarci ogni trauma allorchè le considerazioni puerili del bambino vengono assoggettate ad una metamorfosi che le trasfigura in intuizioni preziose per noi tutti. Trovata l' ispirazione, le pagine migliori ci regalano arguzie illuminanti a ripetizione. L' occhio senza malizia osserva sottilmente e ci lascia nelle mani il midollo palpitante del dramma.

Le formidabili epifanie, oltretutto, ci confermano la presenza aleggiante di una mente votata alla futura consapevolezza e ci fanno raggiungere per la via giusta quel patetismo che è giusto non manchi.

Il lievito della tragedia è costituito dalla quantità di eventi comuni che la contorna; parole e brandelli di accadimenti si susseguono esattamente come ora nelle nostre case ma illuminati da una luce spettrale che, dopo aver letto il libro, difficilmente la si dimentica anche se non la si è mai vista.

Assassini senza senso di colpa

Una piccola riflessione sull' ultima legge che regola la sicurezza sul lavoro.

"...Per quella che è la mia personale esperienza, i processi per infortunio sul lavoro non raggiungono lo scopo. Non rieducano, perché, quasi mai, il datore di lavoro o, in generale l’imputato, si sente colpevole, specie quando, a monte dell’infortunio, vi sia stato anche un errore del lavoratore; non fanno da deterrente, in quanto chi non fa prevenzione non teme il processo, mentre chi la fa, ha altre motivazioni; non puniscono, in quanto le pene non sono effettive. L’unico risultato effettivo che raggiungo è quello di far ottenere in tempi abbastanza celeri un risarcimento del danno alla vittima. Sanzionare eccessivamente in sede di vigilanza e per di più escludendo la possibilità di estinguere il reato con il meccanismo del decreto 758/94 è una completa sciocchezza, perché non favorisce i comportamenti virtuosi e crea solamente un inutile contenzioso, aggravando lo stato comatoso della giustizia. Un’efficace politica di prevenzione passa, necessariamente attraverso: a) una capillare diffusione della cultura della sicurezza; b) una capillare rete di controlli con applicazione di sanzioni che non possono essere troppo elevate in modo da incentivare la regolarizzazione; c) l’incentivazione, anche economica, delle prassi virtuose..."


add1 lasciar fare al mercato? Qualcuno si scandalizza. Di certo il mercato tiene conto del rischio. In altri termini, il lavoratore spesso lo accetta e se lo fa pagare eccome.

add2. Il modo per giustificare una legislazione ferrea in materia c' è sempre. Ed è sempre lo stesso: dissonanza cognitiva (irrazionalità). Nel campo degli infortuni (incidenti) sul lavoro entra in campo Akerlof.

Diritto & Possibilità

Molte delle controversie sui diritti rischiano di avvitarsi qualora i due concetti di cui sopra vengano confusi. Parecchie discussioni si infilano in un vicolo cieco allorchè trascurano questo punto. Sperimento di continuo spiacevolezze del genere.

Io posso aver diritto a fare una certa cosa. Cio' non toglie che non ne abbia le possibilità.

Esempio, io ho tutto il diritto a conseguire una laurea in Ingegneria. Senonchè i miei scarsi talenti matematici mi privano di questa possibilità. Non avrò mai la mia laurea senza che nessun diritto sia stato infranto.

Esiste un diritto alla libera espressione. Questo diritto puo' convivere con l' impossibilità di far sentire la propria voce a tutti. Per esempio, potrei non avere la possibilità di scrivere su un giornale a larga diffusione. Il mio inviolabile e inviolato diritto rimarebbe intatto nella sua inutilità pratica.

Diritto e Possibilità coincidono solo quando esiste qualcuno a cui è imposto il dovere di dare sostanza ai diritti.

Chi contesterebbe il mio diritto al lavoro? Eppure non esiste nessuno con il dovere di assumermi. Ecco allora un caso in cui Diritto e Possibilità divergono.

Penso che molte diatribe non s' innescherebbero nemmeno se, con un riflesso mentale automatico, ci venisse da associare alla parolina "Diritto" la parolina "Possibilità" evitando con cura di sovrapporne il senso.

Spiegazioni & Scommesse

Lo Scienziato si occupa di scommesse, il Filosofo di Spiegazioni.

Probabilmente uno scienziato sarà scettico verso il sapere astrologico ma non certo perché quel sapere non spiega la realtà, quanto piuttosto perché non funziona per fare predizioni. Non consente di organizzare scommesse e/o di vincerle. Lo stesso si potrebbe dire del sapere psicanalitico e così via.

Per carità, uno scienziato puo’ anche dilungarsi nella spiegazione della realtà, quasi tutti lo fanno in fondo. Newton lo fece a lungo producendo una mole di teorie spesso esoteriche. Nel farlo, però, aggiunge qualcosa al suo insegnamento prettamente scientifico.

Lo scienziato non scarta certo a priori la teoria pastafariana del global warming perché non è in grado di spiegare come vadano le cose. Chiede solo al pastafariano di estrarre da quella teoria un sistema organico di scommesse e di vincerle. Gli dice, ok, sul passato ti sei formato le tue idee, ma adesso occupiamoci del futuro.

Sto dando una definizione molto ristretta del sapere propriamente scientifico. Nel farlo mi sento quindi in dovere di avvertire che l' uomo produce altri saperi anche più importanti e rigorosi di quello strettamente scientifico. E' un' avvertenza dovuta in quanto oggi l' aggettivo "scientifico" emana di per sè un' autorevolezza a cui subito ci si arrende.
***
Veniamo adesso brevemente alla controversia sul darwinismo.

ID si propone di “spiegare al meglio” alcune realtà del nostro mondo fisico.

Intento lodevole, necessario e ragionevole. Ma non scientifico.

ID non si propone in primo luogo di fare delle previsioni verificabili, cio’ fa calare l’ interesse specifico dello scienziato per questa teoria.

Newton e Einstein formularono le loro teorie concludendo che un certo pianeta, ad una certa ora, sarebbe transitato in uno certo spazio. Insomma, erano in grado di impostare delle scommesse e di vincerle. In realtà le cose sono un po’ più complesse, nonostante questo ritengo utile una semplificazione del genere.

Questa capacità appartiene solo in grado minimo ad ID.

Mi chiedo se appartenga in grado maggiore alla teoria evoluzionista. Non mi sembra proprio che, sul punto che ci interessa, l’ attività di Darwin sia perfettamente assimilabile a quella di Newton.

La teoria darwiniana fornisce strumenti utili allo scienziato? Direi ben pochi. Si presenta piuttosto come una filosofia allettante, un modo che molti scienziati adottano per spiegarci la realtà naturale. Se davvero fosse solo questo allora sarebbe omogenea e in competizione con ID.

Non si tratta quindi di alzare ID al rango delle teoria scientifica, si tratta piuttosto di discernere quanto di “poco scientifico” ci sia nel darwinismo.

sabato 5 aprile 2008

Scimmie filosofe

Chi crede che le cose abbiano un senso e pensa di conoscerlo già, non si mette a ricercarlo.

Nemmeno chi crede che le cose non abbiano un senso investe granchè nella sua ricerca.

Chi invece pensa all' esistenza di un senso ma sa di non averlo ancora afferrato, è naturale che investa in ricerca.

L' essere "in ricerca" è dunque una condizione naturale solo per il terzo tipo.

Il non-senso, la casualità, l' avvenimento che non ha una spiegazione, che origina dal nulla...

Queste considerazioni mi vengono in mente ascoltando i dibattiti sull' evoluzionismo.


E' sorprendente come molti scienziati si convertano in cattivi filosofi proponendoci le teorie evoluzioniste, non più come teorie scientifiche ma invece come teorie filosofiche.

Se teorie del genere esaurissero il nostro sapere, allora sarebbe il caso a fondare il pensiero con cui diamo ragione del mondo e delle cose. Il caso, il non-senso. La lotteria delle mutazioni infatti è all' origine del cambiamento adattivo.

Cio' striderebbe qualora volessimo "giustificare" l' attitudine alla ricerca che è tipica della scienza.

Naturalmente, considerazioni del genere non tangono lo scienziato. Perlomeno quello che non ha nessuna ambizione di travestirsi da Filosofo.


E' lo Scienziato/Filosofo a preoccupare. Mi diverte vederlo respingere teorie come l' ID dicendo che "non sono scientifiche".

Ma lui ha smesso da tempo gli abiti della scienza e per confutare la versione filosofica del suo evoluzionismo teorie come l' ID vanno a pennello.

Matrimoni programmati

Volete sposarvi? Non scegliete a caso dove abitare.

Per ogni esigenza consultate la cartina prima di scegliere la vostra città.

L' Università come agenzia matrimoniale

Ricevere un' istruzione prestigiosa sembra essenziale per godere in futuro di alti redditi. Basta osservare: ad alti redditi si abbina di frequente un' eccellente curriculum di scuole esclusive.

Andando poi a vedere, non sembra affatto che le competenze apprese nelle Università più ricercate siano strettamente connesse con le abilità sfoggiate sul lavoro e da cui si traggono le notevoli rendite. Basta constatare il metodo più frequente per selezionare i lavoratori: in genere il curriculum scolastoco ha poco peso, si preferisce di gran lunga vederlo all' opera.

quanto alle rendite di cui sopra, sono tanto notevoli da aver ampliato e non di poco le diseguaglianze tra lavoratori.

Teorie possibili: il college insegna poco ma insegna ad imparare, il college funziona come agenzia matrimoniale.


Scegliete voi.

Ah, non aprite ancora i links e riflettete. Il fatto anche solo di ipotizzare che l' istruzione non possa servire a granchè (sul lavoro), vi fa pensare plausibile che a parlare siano professori italiani?

Protezione civile?

A volte meglio Wal-Mrt.

Free-Market Environmentalism Reading List

Global warming? Un' occasione per speculare sulle tragedie, direbbe la Kline.

venerdì 4 aprile 2008

Nothing works/Nothing works well/Something works

La storia che valuta il successo dei programmi riabilitativi in favore dei carcerati è particolarmente severa.

Martinson è stato il primo sostenitore della tesi "nothing works". Conclude così passando in rassegna 231 studi dal 45 al 68.

Una tesi successivamente confermata anche da Lipton/Martinson/Wilks.

Conclusioni similari vengono dal Panel on Research on Rehabilitative. In particolare Sechrest/White/Brown.

Non mancano studi che sottolineeano la scarsa qualità dei programmi analizzati. per esempio Gendreu/Ross.

Ma anche Hallek/Wittte.

Aggiungo anche Mair.

Il Panel, stimolato, insiste tentando di comprendere ulteriore materiale. Eppure le conclusioni non cambiano. Vedi in proposito Martin/Sechrest/Rdner.

Lattimore/Witte, successivamente, sono i più sistematici nel concentrarsi sull' importanza della qualità.

Sforzo doppiato da Lattomore/Witte/Baker.

Infine, un po' a sorpresa, uno dei coautori (Witte) ritratta gran parte delle precedenti conclusioni nel capitolo da lui curato in questo libro.

Leggermente diverso è il discorso sui programmi per i rilasciati e i detenuti in libertà vigilata.

Nel suo lavoro seminale Cook osserva come i prograami svolti in carcere abbiano scarsa influenza sulla recidività nonostante che le abilità risultino effettivamente aumentate. Cook suggerisce di privilegiare la ricerca del lavoro e il training on job.

Marks e Vining supportano Cook.

Mallar e Thornton documentano i risultati scadenti del programma LIFE.

Couch fa altrettanto per quanto riguarda il National Supported Work Program.

Basta così, concluderei con le parole dell' economista Kenneth Avio (Economics of Prison):

"...the evidence can be summarized as "nothing works well". Certainly the evidence suggests that a magic one-size-fits-all rehabilitation bullet does not exist. These programs tend to be "successful" only when evaluated on the basis of limited outcome mesaures and even then, the magnitude involved are typically small. Finally, it bear noting that even if "something works" in the limited sense of achieving e beneficiasl measured outcome, it may still be the case that such programs are too expensive to be worthwhile or that the resulting added incentives for individuals to enter the criminal market make the program indesiderable on net...".

giovedì 3 aprile 2008

"Targeting" contro "Bisogni Indotti". Il venitore accerchiato.

A più riprese Fahre si è prestata a denunciare i pericoli della pubblicità e dei bisogni indotti. L' avido venditore presenta un prodotto al quale il consumatore non pensava minimamente ma a cui, una volta conosciutane l' esistenza, non puo' rinunciare. Il pubblicitario vellica i punti deboli della sua controparte indirizzandone i comportamenti. Eccoci allora tutti vittime di un controllo sociale esterno. E' naturale che sia così, conosciamo bene il peso della scuola di Francoforte nell' impostazione fahrenettiana.

Dal punto di vista psicologico l' ideologia dei "bisogni indotti" ha senz' altro dei fondamenti, Cionondimeno possiamo benissimo evitare di farne il fulcro dell' agire sociale. Ci sono diverse argomentazioni in grado di contrapporsi. Alcune di queste le ho già esposte in precedenza (per es. qui - qui - qui - qui e soprattutto qui).

Nella puntata di oggi viene presentata invece l' ideologia del "tageting". Il "venditore" non cessa di costituire il pericolo principale che dobbiamo fronteggiare, solo che, a sorpresa, l' accusa che gli viene rivolta è esattamente quella opposta. Costui studierebbe scientificamente le voglie e i desideri del consumatore al fine di soddisfarlo senza tentare minimamente di agire per mutarle o per guidarlo su percorsi prestabiliti. Sarà il venditore a farsi tappetino. Ma anche questa passività del venditore, inutile dire, sarà causa di molti danni e di un degrado sociale crescente.

Se nessuno avesse tentato di mutare i gusti e le idee altrui, se nessuno avesse mai usato pressioni per convincere il prossimo probabilmente saremmo ancora fermi ai miti della caverna platonica.

Un esempio in particolare sconcerta intervistato e intervistatore: se lo studio di targeting rivela una diffusa simpatia per la pena di morte, probabilmente ci si sentirà autorizzati ad appoggiarla come proposta politica (non è che stanno scoprendo ora la democrazia con tutti i suoi pericoli?). Peggio, se uno studio capta diffuse simpatie neo naziste...

Davvero inquietante. Fanno benone i RELATIVISTI di Fahre ad agitarsi.

Quando la cover supera l' originale

Sea Song (Wyatt)

mercoledì 2 aprile 2008

Le prostituzioni dell' empatia

Un buon incentivo materiale ci rende più empatici, più disposti a mettere da parte il nostro egocentrismo. Qualche esperimento.

Sindromi olimpioniche

Perchè vinvere la medaglia di bronzo ci rende più felici che vincere la medaglia d' argento.

Testimonianze autorevoli

"...il denaro è l' origine di tutti i mali. E' come se Mammona incarnasse nel mondo il principe del male. Odio il denaro dal profondo del cuore...Essere liberali è come dire: credo nel denaro...essere socialisti è come dire: credo nel lavoro..."


Joseph Goebbels



Preso da qui.

De-donmilanesizzare la scuola. Riforme

    Lettera ad un politico. Una ventina di spintarelle nella direzione giusta. Ormai, in questo settore, fa paura parlare di riforme**.

    1. Buoni per facilitare la scelta della scuola. Ma seri, in modo da avvicinare il costo medio di un alunno nella scuola statale di oggi (3/4.000 euro). In alternativa molto subordinata la piena detraibilità dalle imposte.
    2. Esami solo in entrata.
    3. Un minimo di libertà didattica. E diamo un po' di libero sfogo a questi pedagoghi. Il direttore ha pur sempre la facoltà di cacciare i più invasivi.
    4. Aumentare gli esami con commissari esterni.
    5. Congegnare esami bipartiti: una parte centralizzabile, una parte caratteristica dell' istituto.
    6. Valutare le scuole (valutazione diretta, profitto matricole - anche i licei hanno il test... ). In GB apri la pagina internet e trovi le scuole ordinate per merito da istituti indipendenti. Non dico di arrivare a quel punto ma... Istituti di valutazione già ci sono. Per esempio il codice IRIS di Giuseppe Lo Nostro dell' università di Genova. Anche l' INVALSI dovrebbe essere reso operativo in modo serio. Il politecnico di milano pubblica il politest top school. In Trentino esiste un comitato ufficiale per la valutazione scolastica. Il modello è la Finlandia, si vuole stimolare una gara al miglioramento tenndo presente i punti di partenza. L' Eurydice parla chiaro: l' Italia è l' unico paese dove le scuole scampano a qualsiasi valutazione. In Svezia, Rep.Ceca, portogallo e Islanda la pagella è pubblica. In Norvegia e Finlandia è di competenza delle autorità locali. Nel Regno Unito spetta ad un ente privato indipendente.
    7. Attenzione alla qualità e alla quantità dei test.
    8. Valutare la scuola sui miglioramenti tarando il contesto e la curva di progressione naturale;
    9. Attenuare il valore giuridico del titolo.
    10. Bilanciare i due modelli classici di scuola. Dal merito oggettivo (modello continentale: scuola servizio pubblico con obiettivi e programmi prefissati che tutti devono raggiungere pena bocciatura) al merito adattivo (varietà dell' offerta e programmi personalizzabili modello nord europeo). Vaciago, sole 26/3/08 p.4 (nota che il secondo modello puo' essere temperato dalla pedagogia di cui sopra mentre il primo dall' autonomia).
    11. Una certa autonomia delle assunzioni.
    12. Una certa autonomia dei programma.
    13. Finanziamento correlato alle performances e alla capacità attrattiva (con misurazione delle iscrizioni fuori distretto).
    14. Prevedere la possibilità di appaltare interi istituti a staff privati (charter).
    15. Allentare l' obbligatorietà offrendo alternative.
    16. Possibilità di istituire esami di ammissione anche nelle scuole pubbliche (con gli evidenti limiti legati all' obbligatorietà).
    17. Possibilità di stabilire rette anche per gli istituti pubblici.
    18. Fissazione di un tiket scolastico flessibile.
    19. Possibilità di contrattualizzare gli studenti fissando percentuali sugli stipendi futuri.
    20. Dilatare il periodo di studi con la possibilità di sovrapporlo a quello lavorativo.
    21. Incentivare anche materialmente il profitto degli studenti (vedi qui Mele e Lacetera sugli incentivi monetari, vedi anche altrove nel blog).
    22. Possibilità di Home Schooling.
    23. Possibilità di Charter school (scuole fondate in piena autonomia dai genitori con finanziamenti e valutazione pubblica).
    24. Possibilità per la scuola di stipulare autonomamente contratti con imprese ed altri soggetti.
    25. Eliminare ogni discriminazione di trattamento tra profit e non profit.
    26. Reintrodurre il voto in condotta. Per alcuni la scuola è praticamente solo disciplina.
    27. Budget dei voti (Landsburg p.156).
    28. Alzare le tasse nell' università (Perotti): 1) cessa il Robin Hood alla rovescia 2) maggior controllo dell' utenza che se ne va portandosi via i danè 3) più risorse.
    29. Alzare le tariffe d' iscrizione alla scuola per chi puo' permetterselo: maggior controllo sociale.
    30. Centralizzare la correzione degli esami (vedi andrea ichino 24 ore 23.7.2008 p.1). Non aver paura dei test a risposta multipla (qualche argomento dall' ETS)).
    31. Ed Glaeser: migliori insegnanti, ovvero: 1) stipendi più alti 2) misurazione prestazioni 3) selezione ai presidi.





    32. ...
    ... rileggendo a distanza di anni constato che la mia fiducia nei test è diminuita (punto 6). Li manterrei ma con un ruolo accessorio. La valutazione di insegnanti e scuole meglio affidarla al mercato. E se di quella valutazione siamo scettici, siamo scettici della società in cui viviamo, perché la scuola serve per preparare i nostri ragazzi alla vita sociale. Vediamo allora di riformare quella.

    Un blog per chi ha sete

    Tutto dedicato all' acqua.

    Soluzioni coasiane per la produzione e somministrazione di un bene essenziale.

    Problemi con il dibattito elettorale? Una ricettina storico-economica per cavarsi d' impaccio

    Sole 2.4.2008. Alesina compendia in quattro righe la storia economica dell' italia post-bellica. Ah, come mi quadra. Ottima micro lettura per chi continua a parlare di "declino".

    "...l' italiano si era abituato al boom degli anni 50 e 60, un boom prolungato artificiosamente dall' indebitamento e dall' inflazione degli anni 70, 80 e parte dei 90; sciagurate politiche pensionistiche e assistenzialismo al Sud, nonchè politiche distorsive sul mercato del lavoro hanno contribuito a creare un senso di eccessiva sicurezza basato su castelli fiscali di carta. Da qualche anno [grazie ai vincoli monetari e fiscali assunti in sede europea] i nodi sono venuti al pettine. Ed ecco il declino economico [che da sempre cova ma solo oggi è visibile]..."

    Direi che manca solo una mazzatina al centro-sinistra degli anni 60, ovvero a quella forza politica che semino' leggi (pensioni, lavoro...) che più tardi contribuirono al dissesto.

    Tutto bello e fila bene. ma forse facciamo i conti senza l' oste: avevamo in casa il Partito Comunista più forte d' Europa, e per le strade il terrorismo rosso aleggiava quando non imperversava.

    Con un bubbone del genere Andreotti ha gioco facile nel dirci: voi, con tutta la vostra spocchia, non avreste potuto far di meglio.

    Ma veniamo alle ricette. Per alzare i redditi il Prof. illumina alcune vie e io ci aggiungo del mio.
    1. Alzare la produttività: lavoriamo troppo poco e troppo in pochi, aliquote differenziate per le donne (ndr molto meglio differenziare i contributi, vedi punto sotto), altri incentivi ad entrare nel mondo del lavoro.
    2. Abbassare le tasse: finanziare la misura alzando l' età pensionabile e agendo sul pubblico impiego (pre pensionamenti, mobilità...).
    3. Alzare i salari puntando sull' innovazione incentivata dalla concorrenza.
    4. Alzare i salari contenendo l' inflazione mediante deregolamentazioni (es. grande distribuzione).
    5. Alzare i salari colpendo la classe dei privilegiati mediante abolizione della contrattazione collettiva e introduzione di un contratto unico.
    6. Add1: vendere i gioielli di famiglia e fare cassa con quelli.
    7. Abbassare gli oneri contributivi e dirottare la differenza su altri pilastri previdenziali.
    8. Add3. Le solite riforme, scuola, giustizia...
    9. Liberalizzazione delle utilities.

    I profughi palestinesi

    Questione cruciale nella diatriba Israele/Palestina. Meglio buttar giù una decina di punti da tenere a mente.

    1. La pololazione rurale palestinese era povera e analfabeta, non più proprietaria delle terre e con una tendenza naturale a migrare. Migrava o in città o in altri stati arabi.
    2. l' Yishuv, già al tempo di Peel, non aveva escluso l' opzione "trasferimento obbligatorio" in accordo con le altre nazioni arabe. I dirigenti israeliani vedevano bene territori liberati dalla presenza araba (documentabile).
    3. Con Israele sulla difensiva (dic.47 mar.48) le classi superiori dei palestinesi fuggirono stabilendosi confortevolmente altrove in attesa della conclusione delle ostilità.
    4. Gli arabi più ricchi chiusero tutte le loro attività diffondendo disoccupazione, povertà e demoralizzazione verso la restante popolazione araba che in gran parte finì per seguire il loro esempio.
    5. Paura, intimidazione e vere espulsioni. Ci sono casi documentabili
    6. La politica delle rappresaglie nella prima fase degli scontri incide sulle decisioni. Episodi come Deir Yassin innescano la "psicosi della fuga".
    7. In molte aree fu ordinata l' evacuazione dai comandanti arabi al fine di predisporre al meglio l' invasione. Una campagna di preparazione psicologica è documentabile sin dal 1947.
    8. Alcuni generali israeliani come Allon, forti dei poteri di guerra, li usarono anche per assottigliare la minoranza araba del futuro stato di Isrele.
    9. Il governo isreliano non prese nessuna iniziativa per frenare l' esodo. Per contro l' Alto comitato arabo la sollecitava.
    10. L' invasione araba accrebbe le ostilita e Israele, per evidenti ragioni militari, si oppose al ritorno dei profughi.
    11. Durante l' ultima parte della guerra, gli arabi mostrarono volontà di restare (conobbero le misere condizioni dei profughi) e le fughe furono solo l' esito di maltrattamenti ed espulsioni.
    12. Non ci fu mai e non fu mai discussa una politica sistematica di espulsioni. Il mercante di Haifa partiva quando una certa soglia critica della sicurezza e del benessere veniva superata dall' effetto cumulativo dei disagi.
    13. 2 offerte per il ritorno : 1) accoglimento di 100.000 profughi (65.000 più i già ritornati e quelli in cammino) 2) incorporamento della striscia di Gaza con i suoi 60.000 abitanti + accoglimento di 200.000 profughi. Proposte respinte con indignazione. N.B. israele parla di un totale di 520.000 profughi, i paesi arabi arrivano a 900.000/1.000.000.
    14. I Paesi Arabi fecero poco per assorbire i profughi. consideravano la loro presenza un' arma preziosa contro Israele.
    Considerazioni tratte dalle pp. 320 ss. Benny Morris - Vittime.

    martedì 1 aprile 2008

    Un buon modo per combattere la povertà

    Sposarsi.

    Il dilemma degli obblighi matrimoniali e degli investimenti mancati

    E adesso un po' di esercizio. Smontiamo un problemino come questo:

    "...In many Western countries divorce laws have requirements that force the party with the greater income to continue in paid work and pay alimony to allow the other party to maintain the style of living to which they "have become accustomed during the marriage," or with similar wording. However, I am having a hard time reconciling this with some of the replies to question, which referred to the obligation to have sex during marriage. Most people would certainly agree that one is not obliged to have sex with a partner, or an ex-partner after a relationship has broken up. The arguments there focused on people having an "inalienable right to one's body", but surely this same argument could be used against forcing people to do work they don't want to do? More specifically, how is forcing person A to work against their will to provide financial support for person B *ethically different* from obliging person A to have sex against their will to provide sexual satisfaction for person B?..."

    L' unica risposta che vedo è la seguente: per garantirsi le rendite monetarie del matrimonio, il coniuge debole avrebbe dovuto realizzare per tempo investimenti a cui ha rinunciato. D' altra parte, le rendite sessuali garantite dal matrimonio, non richiedono investimenti nel tempo e non vengono pregiudicate dal divorzio.

    Ma non è poi così vero. Anche la rendita sessuale richiede investimenti fatti per tempo. Un matrimonio sbagliato (per colpa del partner) ci danneggia eccome dal punto di vista della rendita sessuale. ormai vecchi e brutti, chi ci guarda più? Il tempo perso non torna.

    Altra risposta: la rendita sessuale puo' essere incorporata in quella monetaria. Il partner che ammette le proprie colpe ed è condannato a obblighi monetari è anche il partner più ricco. Questa ricchezza si puo' commutare in una rendita sessuale. Non puo' dunque dimostrare un pregiudizio sui suoi investimenti in questo settore. Lo stesso dicasi per la ricchezza trasferita, puo' commutarsi in rendita sessuale.

    La stessa cosa non potrebbe dirsi per la rendita affettiva. Quindi il giochino funziona finchè il matrimonio civile non impone obblighi affettivi indipendenti da obblighi matrimoniali.



    C' è poi la soluzione che taglia la testa al toro: la vita sessuale non ha mai un valore sostanziale.

    Qualcuno potrebbe dire che costrizioni in campo sessuale hanno ben altro impatto psicologico su chi le subisce rispetto a costrizioni fisiche in altri ambiti. Questo è vero, eppure risolverla così, dicendo che la sessualità è qualcosa di "particolare" che segue delle sue regole, non è mai soddisfacente.

    Nella rete di Janet

    Dal nugolo dei pizzichi, dall' intrico delle corde, ecco che spunta anche il ringhio di un dobro.

    In esclusiva internettiana ascoltati un pezzo dall' ultimo cd di Janet Feder.

    Quando l' identità conta - riflessioni sul teppismo da forum

    Nel forum che frequento, spesso si è discusso dei temi legati all' identità e al relativismo.



    Personalmente ho sempre ascoltato con scetticismo chi inneggiava al primato del dialogo e della relazione. Mi chiedevo: "ma come è possibile che la relazione preceda la persona?", ero infatti dell' idea che una relazione fosse costituita dalle persone. Mi chiedevo anche: "ma come è possibile che il dialogo anticipi l' identità?". Trovo molto più lineare pensare aldialogo come a qualcosa a cui danno vita dei dialoganti. So che è un po' fuori moda, però, se devo abbandonarmi alle mie idee, questa dimensione tradizionale resta per me la più congeniale. Sapere chi si è e cosa si vuole è un prerequisito per arricchiere lo scambio. Se vado al mercato senza niente, cosa mai potrò donare? Ma se vado al mercato con un "me stesso", ecco che potrò fare dei buoni affari.



    Poi è successo un fatto che considero un punto segnato dalla fazione per la quale propendo.



    Siccome il forum ha barriere difensive molto deboli, è rimasto vittima di una squadretta di teppisti telematici che, clonando i nick, falsificando i nomi, minando le identità, ha fatto irruzione vanificando ogni scambio e sabotando ogni tentativo di relazionarsi.



    Questo spiacevole evento ci insegna forse qualcosa: è attraverso l' attacco all' identità che si vanifica il dialogo appagante e proficuo. L' identità elisa fa saltare anche la relazione. Quando l' identità è resa liquida e imprendibile, l' interesse allo scambio dialogico evapora, non sai chi hai di fronte, perdi interesse a saperlo, lo sforzo prodotto per conoscere il proprio prossimo cade regolarmente come un castello di carte, il bluff si annida ovunque, tutto diventa un cicaleccio nichilista, il nulla assume un peso insostenibile e capisci che è meglio cambiare aria. Perlare con un sig. nessuno assomiglia tremendamente al parlare con se stessi.



    Non sarà un caso che proprio i sostenitori di una posizione distante da quella che ho descritto più sopra (es. Valeria), siano anche stati coloro che più hanno insistito nel voler dialogare con un fantasma inesistente e polimorfo. Ma questa loro insistenza per me non è stata molto fruttuosa e non ha affatto rinforzato la loro visione, tutto si è ridotto ad un gioco estenuato e infecondo. E non sorprende nemmeno che in questa stagnante palude formalistica, colui che si diverte di più a protrarla, è proprio il teppista/nichilista.