venerdì 1 febbraio 2008

I guai cominciano quando la felicità viene snobbata

Intervento forumistico sulla diffusione dei festini adolescenziali a base di sesso e coca.

Certi comportamenti libertini nella cui descrizione ci imbattiamo sfogliando le cronache giornalistiche contemporanee, sono collegati forse con l' egoismo crescente della nostra società?

No, non ci credo. Una buona dose di egoismo è connaturato all' uomo da sempre. Le distorsioni di cui parliamo, invece, sono relativamente recenti.

Anche concetti come "edonismo" e "consumismo" sono fuorvianti secondo me.

Faccio un' ipotesi differente supponendo libertinaggio e rilassatezza morale siano legate con la rinuncia definitiva alla propria felicità.

Il mancato bersaglio della "felicità" è un fenomeno che angustia sopratutto l' Europa, continente con una tra le popolazioni più infelici della terra.

Anche se altri popoli sono più poveri (esempio in Africa, Asia, Sudamerica), gli europei restano, al loro confronto, spaventosamente infelici. Anche se altri popoli vivono in società altrettanto convulse e ricche (USA, Giappone, tigri asiatiche), gli europei, in rapporto a loro, rimangono più infelici e pessimisti.

A questo punto bisognerebbe introdurre una distinzione importante, quella tra felicità e piacere. Il piacere lo si ottiene soddisfacendo un capriccio, è solo momentaneo anche se puo' ripetersi nel tempo. La felicità è legata inestricabilmente alla virtù e alla sua pratica.

I governi europei hanno rinunciato alla felicità per perseguire e garantire il piacere. Ma così hanno creato molti depressi con la pancia piena (è cio' che gli studiosi chiamano "sindrome europea"). Chi è affetto dalla "sindrome europea" ha come massima aspirazione quella di "passare il tempo nella maniera più piacevole possibile". Butto lì una mezza dozzina di messaggi (e relative politiche)che hanno contribuito a coltivare questa perversione dello spirito:

  1. settimana corta, lavorare poco, vacanze lunghe e frequenti, permessi facili, lavoro come male necessario. Ecco quali sono i concetti che hanno oscurato quello di "lavoro come vocazione", "lavoro fatto a regola d' arte". Trarre le conseguenze di una simile impostazione mentale è facilissimo;


  2. un lavoro brutto ma sicuro manda al diavolo la felicità e il merito personale ma consente di concentrarsi sui piaceri extralavorativi. E' questa la via perversa che l' Europa ha seguito per decenni e ancora stenta ad abbandonare;


  3. il matrimonio potrebbe essere una trappola mortale e da questo rischio ogni cittadino deve essere super-garantito. Se un pensiero del genere s' impone è chiaro che i matrimoni declinino. Peccato che il matrimonio sia anche la via più semplice per la propria realizzazione affettiva, spirituale nonchè materiale, specie per le donne;


  4. avere un figlio è come essere colpiti dalla lebbra. E chi ne ha deve essere subito soccorso a sirene spiegate quasi fosse in pericolo di vita. Un figlio è un grave ostacolo ai piaceri. Una volta che questo messaggio passa non meravigliamoci del calo demografico. In Europa è passato alla grande con le politiche assistenziali verso gli "appestati";


  5. a ciascuno deve essere garantita una vita dignitosa quand' anche in tutta quella vita non abbia fatto niente per meritarselo. Ma allora, ci si chiede, che serve più costruire una comunità, una famiglia, dei vincoli affettivi affinchè ci si prenda cura solidalmente l' uno dell' altro? Lasciatemi in pace con la mia pensione e la mia TV. Sono autosufficiente!!


  6. la religione è un fenomeno di tipica superstizione medievale e riguarda solo le persone meno consapevoli. A volte, nella difficoltà, qualcuno puo' anche ricorrervi, purchè lo faccia in silenzio, nel suo intimo e senza disturbare. L' Europa è la società più secolarizzata del mondo. Anche rispetto alle società che la superano in ricchezza e modernità;


  7. avere qualche progettucolo, guardare al futuro con un minimo di ampiezza da orizzonte, anche solo sognare ad occhi aperti, viene subito preso come una specie di delirio di onnipotenza o di ingenuità. Subito scatta l' invito a volare basso. Non sarà un caso che l' Europa abbia perso ogni leadership nel campo della ricerca e dell' innovazione. La fuga dei cervelli continua alla grande;


Se questi sono alcuni dei cardini su cui scorrono le società europee non meraviglia che la ricerca del "piacere" domini. Si è riusciti a costruire una società ricca e infelice. Per non parlare del fatto che anche quella ricchezza comincia a vacillare, almeno in senso relativo. Siamo all' estizione?

Maschere del relativismo

Intervento forumistico 30.9.2007

Esiste una filosofia relativista, ha il solo difetto di essere incoerente. Il che, per una filosofia, non è un difetto da poco. Smascherarla è piuttosto semplice: se tutto è relativo, anche questa affermazione è relativa.

Detto cio', nel linguaggio comune il termine puo' assumere diverse sfumature di significato. Nella mia esperienza ho incontrato diversi sedicenti "relativisti". Erano anche tipi svegli, non posso negarlo. E allora come si spiega la cosa? In genere si trattava di persona:

  1. che non avendo idee chiare su una questione esprimeva il suo parere etichettandolo come una "verità relativa";
  2. che volendo adottare un dispositivo prudente si trincerava dietro formule relativiste;
  3. che non essendo interessata ad una certa discussione, cercava di liquidarla al più presto affermando che "tutto è relativo", o espressioni equivalenti;
  4. che teneva per stella polare il valore della tolleranza;


Stando a queste 4 alternative, l' unica degna di essere presa in considerazione è la quarta.

Ma per dare un valore alla tolleranza il "relativismo" non è affatto necessario.

Anzi, a dir la verità, non saprei nemmeno dire se il "relativismo" sia compatibile con la tolleranza!

Essendo una filosofia incoerente darebbe un fondamento incoerente a qualunque valore voglia sostenere e così facendo finisce per nuocere alla sua causa.



giovedì 31 gennaio 2008

Prezzi alla produzione e prezzi al consumo. Chi aumenta di più?

Scarica documento.

La cultura della diseguaglianza fa lo sgambetto a Edward

Nell' editoriale del Sole di oggi, Alesina ci intrattiene sul fallimento di Edward, il candidato alla presidenziali americane che ha puntellato la propria campagna con il motto: "prendere ai ricchi per dare ai poveri".

Ma un simile programma, e lo si è visto, non puo' fare breccia in un mondo dove si pensa

"...di poter risalire la scala sociale con le proprie forze...".

Aggiungerei che si tratta di un Paese in cui il benessere di una persona non viene realmente apprezzato se non lo si ottiene con le proprie forze.


Eppure le Istituzioni di quel Paese consentirebbero la realizzazione di un simile disegno, forse lo agevolano addirittura. In passato lo si è visto.

Il freno che rende difficoltosa quella via è costituito allora da due elementi culturali.


Come a dire, conta anche la Cultura, le Istituzioni non sono tutto.

Il bluff della Radio di tutti. Cultura on air a Radio Tre.

Intervento nel forum



E' un po' squallido, è un po' banale.

E' qualcosa di trito, è qualcosa che per l' averlo troppo sentito non lo si ascolta più.

E' qualcosa che al solo pronunciarlo i forumisti più sensibili (e a ragione) scappano.

Eppure, ho la sensazione, che cio' che a Vlad (e a me) non va di Fahrenheit sia proprio quello.

La trasmissione veicola valori, diciamo, "de sinistra" (o di quella destra sua cugina prima), ora più, ora meno.

La cultura ci viene spiegata come un coacervo di stimoli e ragioni che spinge inevitabilmente il fruitore sensibile ad orientarsi da quella parte.

In fondo la trasmissione non è brutta.

Si tratta solo che constato in modo preoccupante come io non sia praticamente MAI d' accordo su quello che si dice, perlomeno sulle affermazioni di valore e sul modo di affrontare i temi sociali. E’ un caso fortuito?

No! E’ inevitabile vista anche la biografia dei conduttori.

E’ anche inevitabile considerato che trattasi di una radio pubblica (come potrebbe giustificare la sua esistenza se non facendo appello a valori tratti dal patrimonio della sinistra (o di quella destra che è sua cugina prima).

E’ inevitabile viste...viste le 10 ragioni per cui l' intellettuale europeo (continentale) è, in genere, di sinistra (o di quella destra sua cugina prima).

Sono 10 "formidabili" ragioni a suo tempo elencate in specifico thread.

La cosa è disdicevole poiché dovrebbe essere la radio di tutti e, non solo non lo è, ma non puo' nemmeno esserlo per sua natura.

Allora, l' unica lotta sensata (e, per ora, utopica), non consiste nel combattere la trasmissione ma nel combattere l' esistenza della radio da cui trasmette.
***
E non dire che giudico solo dopo aver letto le "biografie" dei conduttori perchè guarda che non inferisco proprio niente dalle "biografie".

Semplicemente ascolto (quando posso) quel che si dice.

Se ascolti Cimatti 2 minuti 2 su qualsiasi argomento (che non sia prettamente estetico), subito ti viene da dire "...ma questo parla come uno che scrive sul Manifesto...".

Poooi, solo dopo, solo successivamente, solo in un secondo tempo, solo per caso ti accorgi che...scrive sul Manifesto!

Se si parla di femminismo e si opta per approfondire la questione intervistando Luce Irigary non abbiamo già detto tutto?

Guarda caso non si intervisteranno mai Wendy Mc Elroy o Carrie Lukas, o...E' davvero un caso? No, si tratta solo del fatto che "la radio di tutti" è culturalmente orientata da sempre e non puo' che esserlo.

Se si parla di lavoro e si decide di approfondire intervistando Luciano Gallino non abbiamo già detto tutto?

Guarda caso non si deciderà mai di farlo intervistando Alesina o Colombatto o Perotti o Ichino o Cazzola...E' un caso? No, si tratta solo del fatto che la "radio di tutti" è, in realtà, dei soliti noti.

Sono questi pregiudizi? Nooo, perchè poi vai ad ascoltare e Luciano Gallino parla proprio come parlerebbe Luciano Gallino!
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Riassunto e strategie:

Fahre veicola una cultura sensibile ai valori della sinistra (o di quella destra sua cugina prima).

I valori della sinistra si riducono ad uno che, in estrema sintesi, è il seguente: fare l' elemosina con risorse altrui.

Recentemente un altro valore è salito alla ribalta: il Politically Correct.

Il P.C. è quel sottile velo d' ipocrisia sparso un po' ovuque per cui non si possono dire alcune parole.

Per esempio "elemosina".

Si sa, un nebbiogeno è sempre necessario quando la chiarezza è imbarazzante.

Ma perchè Fahre è così com' è. Se lo scoprissimo potremmo anche modificarla.

Ho individuato due cause: 1) radio pubblica 2) biografia dei conduttori.

La seconda mi sembra più potente.

Ma si tratta di biografie normali di normali intellettuali.

E' una normalità dettata dalla presenza predominante ed invasiva della scuola pubblica.

Se la scuola pubblica prevale ci saranno sempre intellettuali in grado di giustificare, per esempio, l' esistenza di una radio pubblica (l' altra causa).

Se la formazione nella scuola pubblica prevale è normale avere intellettuali sensibili a quei valori.

E' normale avere una platea di ascoltatori che accolgano favorevolmente i temi culturali presentati con quelle sfumature.

E' normale avere delle case editrici che producano in modo da soddisfare una platea di tal fatta.

E' un processo che si autoalimenta ma ha una radice.

Questa radice è la presenza diffusa dell' istruzione pubblica.

Non serve a nulla contestare Cimatti o Pincopallino. Si taglierà una testa e ne spunterà subito un' altra.

La vera battaglia, anche se di lungo periodo, dovrebbe consistere nell' indebolimento (smantellamento) della scuola e dell' istruzione pubblica in generale.

E allora, adesso si capisce meglio perchè alti e fragorosi lai salgono puntualmente in cielo ogni qualvolta si accenni a forme di privatizzazione della scuola?

Non si tratta solo dell' orrore suscitato dalla meritocrazia ma del fatto che è in ballo l' egemonia di alcuni paradigmi culturali.
***
Qualcuno propone strategie alternative, per esempio fare in modo che sia garnatita un' equa rappresentanza sul mezzo pubblico.

A tal proposito sono d' accordo con Diana.

Mi sono guardato bene dal proporre come alternativa il ping-pong tra opposte fazioni.

Preferisco di gran lunga l' approfondimento di un punto di vista.

Naturalmente in questo modo c' è un' effetto "parrocchietta". E la "parrocchietta" è sempre quella del conduttore. E la "parrocchietta" è sempre la stessa (per i motivi di cui sopra).

La Caramore (parrocchietta del dialogo-dialogo-dialogo) non fa certo eccezione (ma dove sono finiti i podcast?).

Sulla radio di tutti l' effetto parrocchietta puo' essere interessante ma è decisamente sgradevole a vedersi.

Sulla radio della parrocchietta l' effetto "parrocchietta", devo dire, lo si sopporta molto megio.

E allora, abbasso la radio di tutti, evviva le radio delle parrocchiette.

Perchè questo messaggio passi, secondo me, è necessaria la riforma impossibile di cui sopra.


Consumo e identità.

Intervento nel forum - 20/09/2006 19:19

Se preciso a me stesso la nozione di "consumo" molte cose che ho in testa si dispongono in modo imprevisto.

In fondo noi viviamo per consumare.

Sì, qualcuno vive anche per salvarsi l' anima. Tutto è visto in funzione di qualcos' altro.

Ma chi ama la vita vive anche e soprattutto per consumare.

Così perlomeno se considero "consumo" tutte le attività distinte da quella produttiva.

Qualcuno ha detto che chi non vive per il consumo è un alienato. Per lui esiste solo la produzione, anche come fine. Mangia per lavorare anzichè viceversa. Inverte i fini con i mezzi.

Mi fermo a meditare l' infinito di Leopardi e ne traggo grande giovamento.

Ecco una tipica attività attraverso la quale molti consumano (il proprio tempo).

Quando consumo esprimo anche il mio voto (come dice Michela).

Non essendoci regalato è un voto più responsabile. E' naturale che nel mio voto ci sia la mia personalità.

C' è un' eccezione: colui che ama il proprio lavoro.

In questo caso siamo di fronte ad un "godimento produttivo". Che fortunato questo signore.
***
Produci, consuma, crepa.

Non è poi così male rispetto all' alternativa, ovvero: produci e crepa.

Non capisco l' opposizione tra "bisogni" e "consumi". Come se fossero in competizione. Il consumo è l' attività mediante la quale si soddisfa un bisogno.
Per quanto riguarda la "scelta consapevole" penso che la cosa migliore sia quella di premiare chi propone il miglior rapporto qualità/prezzo (...hai detto poco...) indipendentemente dalla nazionalità del produttore (non sono un nazionalista).
***
La teoria dei bisogni indotti non mi ha mai convinto.

La domanda "di cosa ho bisogno?" ha senso.

Se altri, nel loro interesse senza frodi o inganni, ci aiutano a rispondere significa forse che un bisogno viene creato dal nulla?

No, un bisogno viene scoperto. Meglio l' ignoranza?

Vista così mi sembra più ragionevole.

Inoltre non si dilapida quel bene prezioso che per me è l' architrave della società: la responsabilità personale.
***
L' obiezione ambientale che mi fai è sensata, te ne devo dare atto.

Dicono che sulla questione ambientale il consumatore venga posto di fronte a due strade.

Combattere le cause dell' inquinamento consumando beni ecologici (es. auto a idrogeno).

Combattere gli effetti dell' inquinamento consumando beni resilienti (es. condizionatore).

Per vari motivi sia etici che utilitaristici trovo che la seconda strada sia più ragionevole.
***
Trovi precaria la distinzione tra beni di consumo e beni di investimento.

Se leggo un sonetto di Shakespeare coltivo il mio spirito e la cosa puo' venirmi buona anche quando sono in ufficio.

Ma non è certo questa la funzione principale di quella lettura.

Innanzitutto io miro ad un godimento estetico e ad una realizzazione interiore immediata.

Il sonetto è dunque un bene di consumo e non di investimento.

Questa distinzione (consumo/investimento) io la manterrei, la trovo ancora ragionevole.

I tentativi di sopprimerla sono ingegnosi ma quasi mai ben riusciti.
***
Sei sospettoso del marketing accurato che accompagna certi prodotti.

La tua osservazione è corretta. Alcuni prodotti, più di altri richiedono di essere accompagnati da un pacchetto informativo cospicuo.

Mi rendo conto che l' espressione "pacchetto informativo" è inadeguata riferendosi a certe campagne pubblicitarie martellanti. In molti casi, più che vendere un prodotto per la sua funzionalità, si tenta rendere appetitosa l' iscrizione ad un club esclusivo a cui si accede solo mediante l' acquisto. Si vende un pezzo di identità. E' forse un male? L' identità è un bene delicato, ci sono modi ben peggiori attraverso i quali la gente è disposta a procurarsene una.
***
Mi parli di beni inutili, gente con tre telefonini e così via.

Viene prodotta troppa merce? siamo soggetti ad una iper produzione?

E' una domanda troppo complessa a cui rispondere.

Non posso certo basarmi sul fatto che altri utilizzano merce che io non utilizzerei mai!

Starei più tranquillo se si riuscisse a fare in modo che i costi dell' eventuale iperproduzione vengano sopportati da chi l' ha realizzata.

Siccome in una società libera la merce in eccesso coincide con quella che nessuno vuole, tale merce resterà invenduta.

In questo senso siamo garantiti.
***
Michela dice "i bisogni indotti esistono, lo sanno bene i grandi strateghi del marketing...".

Ma la funzione degli strateghi del marketing, come abbiamo visto, è perfettamente coerente con la teoria dei bisogni NON indotti (vedi sopra).

Michela, se entri in rete mentre sei sul posto di lavoro per un tuo piacere personale allora stai "consumando".

La cosa torna utile in modo rilevante all' azienda per cui lavori? Anche qui un bel problema.

Ma c' è una buona e ragionevole soluzione, basta vedere se l' azienda ti paga per passare così il tuo tempo.

Naturalmente al tuo datore di lavoro “torna utile” (in modo infinitesimale ma decisivo) anche se tu mangi una micchetta di pane.

Come potresti recarti al lavoro se non mangiassi? Ma per questo non ti paga. Sa benissimo che sulla questione il tuo interesse di consumatrice prevale su quello del produttore

Vorrei commentare anche l’ ultima tua uscita: "le idee sono le uniche cose che a condividerle si moltiplicano". Magari fosse così. Purtroppo brevetti e diritti d' autore esistono proprio per testimoniare il contrario.

Nel dialogo io ti dono le mie idee.

Probabilmente non hanno molto valore poichè le regalo a destra e a manca.

Ma se avessi un' idea particolarmente brillante la coprirei con il diritto d' autore (o con il brevetto) al fine di farmela pagare limitandone la circolazione.

Se non potessi fare tutto cio' probabilmente eviterei fin dal principio ogni sforzo e ogni investimento per produrre idee innovative.

Non è un caso che le società in cui esiste l' istituto del brevetto siano anche più innovative (con più idee originali prodotte).
***
Michela, mi piace darti la precedenza nel risponderti visto che sei portatrice di alcune idee che io considero dei pregiudizi.

In effetti qualcosa non torna con Michela.

Secondo te sono indotti tutti i bisogni che non siano primari.

Ma questo non è cio' che si intende comunemente.

Indotto è il bisogno che in realtà non esiste.

Mentre i bisogni non primari esistono eccome (ammesso e non concesso che abbia senso l' espressione "bisogno primario"!!).

Per avere bisogni indotti è necessario postulare che il consumatore non sia in grado di intendere e di volere.

Così correttamente definito per me è facile dimostrare che si tratta di una falsa nozione da abbandonare quanto prima per un corretto sviluppo del ragionamento.

L' alternativa è che una autorità tirannica stabilisca quali siano i tuoi "reali" bisogni.

Questa alternativa mi è antipatica di brutto.

No, no, meglio prendere la nozione di "bisogno indotto" e buttarla nello sciacquone (insieme ai tiranni che porta con sè).

Ma dei bisogni e dei consumi malsani esistono? Certo, si spera che agli errori si ponga rimedio. Per facilitare questi aggiustamenti è utile vigilare sulle frodi piuttosto che insistere con la psicologia, disciplina un po' troppo farraginosa per coniugarsi al meglio con l' attività legislativa.







mercoledì 30 gennaio 2008

Onlus e Fisco

Seminerio/Falasca. Perchè e come le agevolazioni al no-profit?

Numeri sull' aborto

Carlo Palma.

Rimbeccato sul Foglio 30.01.2007 inserto III da Agnoli.

La monarchia di diritto divino

[...] nell'Europa uscita dal Rinascimento e dalla Riforma, il potere monarchico si era rafforzato ed ulteriormente accentrato, onde la sua efficacia era di gran lunga superiore a quanto non fosse mai stata nel Medioevo feudale. Il feudalesimo aveva cessato di esistere in quanto sistema di organizzazione dello Stato, dacché tutto il potere s'era concentrato nelle mani del sovrano. Il conseguente incremento del loro potere politico era sostenuto dai monarchi con giustificazioni ideologiche destinate ad essere assai più efficaci e persuasive nei confronti della Chiesa di quanto non fossero quelle dei loro predecessori feudali. Protestando di aver ricevuto il potere direttamente da Dio, i sovrani implicitamente respingevano il concetto medioevale secondo cui supremo dispensatore di ogni autorità era, come affermato nella bolla “Unam Sanctam”, il pontefice. Pretendendosi chiamati ad esercitare la dignità regale per grazia di Dio (Dei gratia), i sovrani rivendicavano il diritto ad esercitarla senza restrizioni di sorta, mentre nessuno avrebbe potuto privarneli senza recare offesa a Dio stesso. Ne risultava il rifiuto sia della giurisdizione ierocratica di Roma, sia della pretesa calvinista di opporsi, se necessario, al potere temporale in nome della «vera religione».

La salute dell' America Latina

Bel resoconto di Alessandro Merli sul 24 ore di oggi p.18.
Il prezzo delle materie prime ha spinto una buona crescita. Dal punto di vista finanziario il sistema sembra al riparo dalle scosse internaznonali. Ma...
"...il problema è che quasi nessun paese latinoamericano ha approfittato degli anni di vacche grasse per fare le risorse strutturali, soprattutto micro, necessarie a creare un clima favorevole all' attività di impresa...Anche in questa fase positiva, l' America Latina ha continuato a perdere terreno sull' Asia"

Il salario dell' americano medio negli ultimi 30 anni


"...estimate for worker’s benefits that workers’ hourly earnings (wages plus benefits) actually increased by 16% over 30 years (1975-2005) rather than decreased...".

Storia della ricchezza dal 1500 dc a oggi





Come se la spartiscono Europa, Stati Uniti, Cina, Latino America, India, Giappone.

Casinò criminogeni

Critica a Grinols e Mustard.

"...Grinols and Mustard provide a detailed discussion of the theoretical connection between casinos and crime (31-32). They discuss two potential factors through which casinos may reduce crime. First, if casinos present better job opportunities for low-skilled workers, crime may fall. Second, there may be economic development effects attributable to casino gambling that could reduce crime.

On the other hand, Grinols and Mustard discuss five ways in which casinos may lead to an increase in crime. First, casinos may harm economic development by draining the local economy of resources. Second, casinos may lead to an increased crime payoff, resulting in more crime. Third, pathological gambling may increase with the spread of casinos, and this can lead to more crime. Fourth, casinos may also attract criminals to a region, leading to more crime. Finally, Grinols and Mustard explain that casinos may induce a change in the local population, toward one more apt to commit crimes.

Unfortunately, the Grinols and Mustard empirical analysis has problems, including: (1) a lack of needed data and its effect on measuring the crime rate, (2) potential problems with their crime data, (3) a possible sample self-selection bias, (4) a poor measure of casino gambling activity, and (5) skewed interpretations of the empirical results. Since the Grinols and Mustard paper has been so influential, its shortcomings need to be thoroughly explored..."

Difendere l' Usura


"...Jeremy Bentham wrote a series of thirteen “Letters” addressed to Smith, published in 1787 as Defence of Usury (link). Here we reproduce a small part of the work.

Bentham’s main argument against the restriction is that “projectors” generate positive externalities.

one, identified Bentham’s essay on usury as the very beginning of the ‘modern world.’ I tend to agree with him...”

Recensire Paul Krugman

Il microscopio di Daniel Klein al lavoro.

"...Harika Barlett and I3 have made a complete review of Krugman’s New York Times columns 1997 through 2006—in all, 654 columns. Here I interpret his ideological sensibilities. I think they are quite wrongheaded, but that claim is not something I attempt to defend. I do not dispute isolated statements. My critique assesses the 654 NYT columns as a whole.

I may treat omissions as evidence of Krugman’s ideological character and sensibilities.

My main contention is that his social-democratic impetus sometimes trumps people’s interests, notably poor people’s interests. The tension surfaces in what Krugman has written about immigration and the threat it is poses to the US welfare state..."

Pricipio di precauzione e Conseguenze non-intenzionali

Convivenza difficile affidata da affidare ad un buon sistema di prezzi.

Predire l' Oscar con la matematica

I poteri forti della statistica.

martedì 29 gennaio 2008

Cristiani & Libertari

Olanski all' insegna del classico "small government requires social conservatism", analizza i punti di frizione e il miglior modo di aggirarli.

H.G. Wells. Un Nazista illuminato.

Goldberg esemplifica un prototipo di liberal-fascista:

"...I tried to explain, for those whose feelings were so hurt they didn’t even crack the spine, that the title Liberal Fascism comes from a speech delivered by H. G. Wells, one of the most important and influential progressive and socialist intellectuals of the 20th century. He wanted to re-brand liberalism as “liberal fascism” and even “enlightened Nazism.” He believed these terms best described his own political views — views that deeply informed American progressivism and New Deal liberalism..."



Qui un confronto tra Will Wilkinson e Jonah Goldberg con oggetto il nuovo libro di quest' ultimo nel quale la mentalità progressista, colta soprattutto nella storia americana, viene considerata contigua rispetto a quella fascista.


Internet minaccia la democrazia

Le informazioni che non ci piacciono si possono eludere molto più facilmente. E' l' idea di Cass Sunstein.

Economia canaglia

Presentato a fahrenheit il libro di Loretta Napoleoni: Economia canaglia, Il Saggiatore.

Non che io abbia letto il libro, nè che per il momento abbia intenzione di farlo. Nonostante questo, alcune sollecitazioni mi provocano anche solo ascoltando la presentazione fatta in studio.

Devo subito dire che il concetto stesso di "economia canaglia" mi arriva sfocato, non riesco ad afferrarlo con sufficiente chiarezza.

  1. L' economia canaglia...quando la raccomandazione e i comportamenti egoistici dilagano. Veramente la raccomandazione "dilaga" quando i comportamenti egoistici latitano, ovvero quando il profitto passa in secondo piano, quando ci si puo' permettere di anteporre un favore ai propri interessi immediati.


  2. L' economia canaglia...quando mancano le regole...quando la corruzione imperversa. Ma la corruzione si realizza proprio in presenza di regole al fine di aggirarle. la presenza di una regolamentazione pletorica la favorisce in ogni senso. Oltretutto, tanto più le regole sono inefficienti, quanto più la corruzione attecchisce.


  3. Un antidoto all' economia canaglia potrà essere la finanza islamica. Cosa? Non mi sembra che a distanza di anni la finanza islamica abbia mai dimostrato una particolare vitalità. Probabilmente nemmeno esisterebbe se non per l' immensa ricchezza accumulata grazie allo sfruttamento delle risorse petrolifere e alle dinamiche demografiche. Di sicuro non trae la sua importanza dalle particolari regole a cui si assoggetta. Anzi, semmai è penalizzata da quei vincoli soffocanti.


  4. Contro l' economia canaglia affidiamoci all' etica. Un sistema in grado di produrre ricchezza si alimenta sia di comportamenti altruistici (accettazione delle regole), sia di comportamenti egoistici (ricerca del profitto). I primi però non sono centrali per almeno due motivi: 1) le regole sono poche, 2) le regole procurano un vantaggio materiale a tutti quindi, si potrebbe dire, la loro accettazione richiede una forma "lungimirante" di egoismo piuttosto che un vero e proprio altruismo disinteressato. Quando l' etica viene richiesta in dosi tanto minimali, invocarla è rischioso poichè la sua istituzionalizzazione soffoca l' etica stessa e il sistema a cui viene imposta. La Sharia applicata alla finanza mi sembra un esempio lampante che non necessita commenti. Non che con questo abbia provato granchè visto che, colpo di scena, l' Autrice sembra proprio invocare per la finanza un' arcaica precettistica di origine coranica!


  5. L' economia canaglia...trova terreno fertile nei momenti di transizione. Quando non esistono regole bisogna crearne. Qual è il modo pià efficace? Una ricetta non c' è. Nonostante questa sconsolata osservazione, lasciare che regole emergano affidandosi al libero gioco delle forze in campo (economia canaglia), almeno per desumerne un orientamento, puo' essere la soluzione migliore. D' altronde, l' alternativa sarebbe quella per cui delle regole vengano imposte a tutti dall' alto con l' uso di una forza superiore. Come si vede l' economia canaglia, in questi casi, non solo trova il suo spazio nei mommenti di transizione, ma è addirittura auspicabile.


  6. L' economia canaglia è inevitabile e spesso fornisce anche dei buoni servigi. Devo ammettere che nel resoconto ascoltato questo messaggio era pure presente. Naturalmente non riesco a conciliarlo con il resto, disinnescare la contraddizione mi sembra arduo.

lunedì 28 gennaio 2008

Mentire sull' Iraq

E' uno sport appassionante, praticato da Bush ma anche e soprattutto dagli studi che lo "smascherano".

GW. Altri scetticismi pensanti

E' la volta di Ross McKitrick.

McKitrick goes through some of the litterature, pointing out various uncertainties and misuses of statistics. All in all it’s a healthy dose of sceptisicm, but not of the close minded type that is not too uncommon.

The main conclusion, as far as I’m concerned, is that we still don’t know all that much. Given this, and given the rather large costs of the measures that are often suggested, it seems wise to wait and find out more before we throw all that money at it. Otherwise we risk both wasting the money, and causing new problems. It is, of course, important to learn more



Quanto vale la tua vita pronta cassa?

Se sei un fumatore te lo dice Mr. Viscusi!

Articolo di Francesco Daveri sul supplemento "Domenica" al Sole 24 ore, p.46

Piano con la Grande Coalizione

I casini che sta combinando in Germania.

"...German discussion of economic policy is appallingly demagogic. Neglect of economic reasoning has resulted in the threat of a maximum wage and passage of a minimum wage that will cost thousands of jobs..."

L' invidia non è tutto

Tanta attenzione per le povertà relative...e poi quelle inspiegabili masse che migrano verso le nazioni ricche tentando di assurgere alla tanto agognata condizione di "povero relativo".

Chi ci salverà dal terrorismo?

Facile, la bomba demografica.

Stimulus

Ripassino sul perchè il keynesismo, specie quello dell' asilo, di solito non funziona.

"...Keynesian theories about why output might increase usually rely on imperfections in markets or information. Producers get fooled into increasing their output for a while, before the errors are worked out and output falls back to its long-term level. But that wouldn’t seem to be the case here..."

add1 come funziona lo stimolo e obiezioni. Sempre le stesse.


Che farsene di Mises?

Lungi da me revocare in dubbio la serietà dello sforzo intellettuale prodotta da questo grande scienziato sociale del secolo scorso. Mi sia permesso però pormi le seguenti 5 domande intorno al suo utilitarismo:
  1. le ipotesi su cui si fonda sono realistiche?
  2. Ci consente di difendere le fondamenta di una società libera?
  3. Ci consente di mettere a punto una politica economica?
  4. Ci consente di formulare previsioni ad ampio respito, magari di carattere storico prima ancora che economico?

Ecco le mie risposte:

  1. No. Mi sembra che Nozick lo abbia dimostrato nel capitolo dedicato al Nostro nei Puzzle Socratici.
  2. No. Mi sembra che Rothbard lo abbia dimostrato nel capitolo dedicato al Nostro nel suo "Etica della Libertà".
  3. Mi sa di no. Senza lo strumento quantitativo è difficile fornire un protocollo al burocrate. Strumento necessario, perlomeno nella fase di mediazione al passaggio verso quel Laissez Faire che sembra auspicare.
  4. Probabilmente sì. Certo, fa una po' impressione che ipotesi di fondo tanto analitiche, poi trovino il loro impiego residuale nella formulazione di previsioni fatte su distanze epocali.

Detto questo vorrei anche aggiungere che, a mio avviso, il Mises opportunamente corretto con una sruzzatina di Rothbard, puo' essere ancora letto con profitto prendendolo alla stregua di filosofo morale.

Riabilitare McCarthy

Nuovo libro recensito dal NYT che ne mette in evidenza alcuni punti deboli.

Da notare che, anche i critici, ora puntano più sugli errori di forma che non sull' incosistenza sostanziale della sua azione:

"...my final judgments on the senator did acknowledge his role in highlighting a number of security problems in the federal government, something previous writers had been reluctant to do. But I also described him as a serial slanderer who poisoned political debate, weakened government morale and made America look ridiculous in the eyes of the world..."

Con il caso Galileo la Chiesa indicò la via all' epistemologia moderna

Si ammassano gli scritti che sovvertono alcuni pregiudizi formatisi intorno al caso famoso del processo che Galileo subì nel diciasettesimo secolo. Ripeto: pregiudizi, poichè i giudizi, almeno dagli anni sessanta del secolo scorso, sono abbastanza stabili.

Non poteva mancare il martello di un Kattolico come Rino Camilleri, è lui a redigere il numero monografico de "Il Timone".

Si tratta in questi casi di autori apologetici. Significa forse che non meritano una risposta allorchè avanzino argomenti reali? Ebbene, io questa risposta non riesco a darla. Oltretutto, va detto, questi autori attingono dalle ricostruzioni più rigorose di un epistemologo ateo/anarchico come Ferayebend. E neanche a lui, a suo tempo, seppi mai dentro di me opporre una risposta valida.

Il carattere di Galileo, gli attriti tra protestanti e cattolici, la formazione del pregiudizio...tutte questioni interessanti ma che lascerei da parte per concentrarmi sui due punti, riconosciuti i quali, si giunge senza intoppi alla conclusione del titolo.

  1. Galileo, grande fisico piuttosto che astronomo, sostenne la teoria copernicana intuitivamente, senza apportare prove fattuali. L' osservazione dei pianeti che ruotavano intorno a Giove non provava certo che la Terra ruotasse intorno al sole. Del resto questa prova si ebbe secoli dopo con il pendolo di Foucault e, in modo ancora più stringente, con il metodo del parallasse. Da qui la prima condanna ecclesiastica ad insegnare tale teoria come Ipotesi e non come Verità. Mi sembra che anche l' epistemologia contemporanea richieda prove fattuali. Successivamente Galileo apportò la prova per lui decisiva: le maree. Keplero ci rise su e gli scrisse una lettera. Oggi sappiamo che quella prova è falsa.


  2. Galileo - in verità messo alle strette da cho lo odiava veramente per i mille privilegi che la Chiesa gli conferiva, ovvero i suoi colleghi laici - si espresso nel senso di ritenere doverose alcune interpretazioni bibliche piuttosto che altre. Insomma, Galileo cominciò ad occuparsi di Teologia e di testi sacri. Non fu la Chiesa ad interferire nel lavoro scientifico ma piuttosto il contrario. L' epistemologia contemporanea oggi concorda: lo scienziato non deve trarre dalla sua ricerca conclusioni in tema di teologia. Questa interferenza costò a Galileo la seconda durissima condanna: recitare alcune preghiere. Cosa da cui fu comunque esonerato vista l' età purchè lo facesse in sua vece la figlia monaca.




ADDENDUM: Carioti, Galileo e ferayebend

I libertari sono razzisti?

Dopo le classiche posizioni di Hoppe in tema di immigrazione, diamo il benvenuto a delle correzioni di rotta che si spera stornino le infamanti accuse a cui il movimento è andato soggetto. A formularle ci pensano Blok e Gregory.

"...the coerrcive and socialistic nature of immigration controls..."

Anarchici e Miniarchici. Bollettino di guerra

Roba fresca.

Contro Adam Smith

L' atto di accusa di Rothbard disponibile in italiano.

Più scelta, più salute

Ibl sulla libertà di scegliere i farmaci sperimentali.

Gallino spennato

Qui se lo lavora Giulio Zanella.

sabato 26 gennaio 2008

Il Politically Correct riabilitato dai libertari

Sorpresa!

"...First, as Roderick Long argued a few years ago in his “One Cheer for Political Correctness” essay, there’s nothing inherently unlibertarian about recognizing the existence of structural racism/sexism etc. nor about standing up and loudly opposing it through non-coercive means...Second, throughout the long history of the West and the rest of the world, those who believe in the fundamental inequality of the races and/or believe that “like should stay with like” have been far more willing to use the state to enforce those views than those who have opposed them have..."


Economia della prostituzione

Nuovo studio. La polizia serve a poco. Molto utile è invece il ruffiano.


"...prostitutes who used pimps were found to make more per hour even after they’d paid 25 percent of their earnings for the pimping. They were arrested less often and were less vulnerable to police and gang members demanding free service. Thus:

It appears that the pimps choose to pay efficiency wages. Consistent with this hypothesis, many of the women who do not work with pimps are eager to work with pimps, and indeed we observe a few switches in that direction over the course of the sample.

So pimps pay better than the market wage and keep you safe and keep the police from demanding freebies. Who wouldn’t want a pimp? Except:

Women who work with pimps are much less likely to be injured by customers; one of the services provided by pimps is protection. Pimps, however, hurt their prostitutes enough to roughly equalize the number of injuries..."

L' impenetrabile mistero dei Pagliacci.

Si sa che non piacciono ai bambini poichè li spaventano. Forse piace imporli ai bambini. Ovvero, piace godere dell' anomala meraviglia di un bambino. Una meraviglia che in realtà è uno spavento.

Lo stimolo fiscale sembra non funzionare

Lo dicono i dati.

Incentivi: pagare i ragazzi per studiare

Alcuni esperimenti.

Forse funzione ma quante controindicazioni.

Buon compleanno Mr. Ehrlich

Previsioni spettacolarmente sbagliate.

This year is the 40th anniversary of Paul Ehrlich's influential The Population Bomb, a book that predicted an apocalyptic overpopulation crisis in the 1970s and '80s.

Ehrlich's book provides a lesson we still haven't learnt. His prophecy that the starvation of millions of people in the developed world was imminent was spectacularly wrong — humanity survived without any of the forced sterilisation that Ehrlich believed was necessary.
...
Ehrlich was at the forefront of a wave of pessimistic doomsayers in the late 1960s and early '70s. And these doomsayers weren't just cranks — or, if they were cranks, they were cranks with university tenure.

Despite what should be a humiliating failure for his theory of overpopulation, Ehrlich is still employed as a professor of population studies by Stanford University. Similarly, when George Wald predicted in a 1970 speech that civilisation was likely to end within 15 or 30 years, his audience was reminded that he was a Nobel Prize-winning biologist

Ma non vedi che è tutto un fatto di nevrosi?

E' normale che dopo il secondo divorzio, dalla vita ci si senta giudicati. E a questo i più fragili non reggono.


***


Com' è difficile trascinarsi vivendo in mezzo a grandi idee e grandi concetti insufficientemente rilevanti per il nostro quotidiano. Si è troppo presi dall' elaborazione frenetica di progetti che sconfinano nelle reverie per pensare chiaramente a qualsiasi cosa. E ci si trascina malati di astrazioni vivendo come pesci sulla spiaggia, come il sedimento che rimane dopo il liquido. E' ovvio che un tipo così non va lontano, specie se vive in una civiltà trafficona e superba che adora la propria cafonaggine.

Non resta che alleviare la confusione che monta cambiando spesso moglie, facendo la corte al sonno, rimpiangendo le certezze dell' uomo arcaico. Con passione isterica ci si dedica poi al privato: si dipinge, si stuccano buchi, si accomoda, s' incatrama a più non posso...

Eppure nemmeno così si guadagna la pace. Uno sciame di paranoie si è incaricato di torturarci...

...come un pezzo di ghiaccio sull' orlo del bicchiere, così il cervello picchia di continuo...

Ci si sente statici , privi di carattere, cedevoli alla minima insistenza, infiacchiti da mille infezioni spirituali, dalla sofferenza, dall' assurdo, senza nulla di veramente valido da opporre, se non una gestualità e un frasario di circostanza fatto di estenuati ghirigori intervallati da improvvisi crampi linguistici. A volte s' imbrocca un discorso ma lo si porta avanti male, con un' efervescenza noiosa, con un vigore lamentoso e inutile. Poi, lontani da tutti, nell' intimità delle proprie stanze, ci si guarda allo specchio e si vorrebbe uggiolare come fanno i cani.

Considerando dove si è finiti, lo spavento si fa persino diluire con un certo orgoglio. E' solo una vita d' inferno che non sembra neanche più così brutta quando si riesce a sopravvivere. Considerata a debita distanza guadagna interesse al punto da poter fornire il soggetto per un romanzo. Quello che ho appena finito di leggere.

Falsificare una decisione Etica. Alla ricerca di un Popper per la nostra morale

Facile per Popper elaborare il confetto di falsificazione. Facile dovendo trattare con teorie interessate alle conseguenze materiali e alla loro predizione.

Ma con le scienze etiche come la mettiamo? Sono scienze aprioristiche, sono perlopiù disinteressate alle conseguenze, per qualcuno nemmeno sono scienze.

Io, mi si consenta, continuo a chiamerle così visto che ritengo la verità di un comandamento sul genere del "non uccidere" qualcosa di diverso rispetto ad un atto di fede cieca o ad un condizionamento culturale.

La tentazione di adottare un principio etico per convenienza è forte, specialmente nell' immediatezza dei fatti, specialmente se siamo toccati direttamente dalle conseguenze di una decisione. E' forte in quanto sappiamo che non riceveremo mai una smentita sulla nostra buona fede poichè nessuno potrà mai indagare la nostra interiorità.

Sulla scorta di queste poche considerazioni propongo quindi un criterio per la valutazione delle teorie etiche:

"per la falsificazione di un principio etico hanno particolare importanza le abiure che riceve da parte di persone che l' hanno sostenuto e praticato in passato".

Poichè con la pratica di un' etica puo' interferire il calcolo delle conseguenze, è altamente significativo se, a distanza di tempo, quando svanisce o si allenta la presa degli interessi contingenti, interviene un' abiura.

Esempio: una teoria etica sull' aborto riceve una forte conferma se adottata in seguito ad un' abiura.

Rimanendo in tema d' aborto, e mantenendo la sensibilità che ci ha condotto ad enunciare il principio, dovremmo anche aggiungere che sul tema la teoria etica formulata da una donna - che, in quanto tale, è più direttamente interessata dalle conseguanze pratiche - sarà meno attendibile di quella formulata da un individuo di sesso maschile.

Carne clonata = Carne ordinaria

Da Reason.

Immigrazione e welfare sono incompatibili

Era le tesi di Milton Friedman. Lant Pritchett la confuta con gli esempi di Singapore e Kuwait.

"...Milton Friedman is wrong. It’s not incompatible with a welfare state; it’s incompatible with a welfare state that doesn’t differentiate between people within its territory. Singapore manages to maintain an enormously high level of benefits for its citizens with massive mobility. Kuwait has one of the highest immigrant populations in the world, and you can’t ask for a more cradle-to-grave welfare state than what Kuwait gives its citizens. So it’s obviously possible to maintain whatever level of welfare state you want and have whatever level of labor mobility you want, as long as you’re willing to separate the issues..."


addendum

giovedì 24 gennaio 2008

Biocarburanti bocciati

Estratti dall' ultimo studio sul tema.

Meno tasse, più doni

Un nesso discusso.

Eresie da Princeton

Le pronuncia FREEMAN DYSON. Valuta i fattori positivi della CO2 nell' atmosfera. Poi si passa ai valori e alle guerre di civiltà: umanisti contro naturalisti.

"...In molti punti del deserto del Sahara si trovano graffiti rupestri che rappresentano persone e branchi di animali: si tratta di tracce numerose e di qualità artistica sorprendente e furono probabilmente dipinte nell'arco di qualche migliaio di anni. Le ultime tradiscono l'influenza degli Egizi e sembrano essere contemporanee delle prime forme di arte tombale di questo popolo. I migliori graffiti dei branchi risalgono a circa 6 mila anni fa e ci sono prove schiaccianti che a quell’epoca il Sahara fosse umido: c'era abbastanza pioggia da consentire a vacche e giraffe di pascolare tra erba e alberi e c'erano ippopotami ed elefanti. Il Sahara di ieri dev'essere stato simile al Serengeti di oggi.Sempre 6 mila anni fa c'erano foreste decidue nel Nord Europa dove oggi si trovano solo conifere, a dimostrazione del fatto che il clima di queste zone settentrionali era più mite. C'erano alberi anche nelle valli svizzere che oggi ospitano famosi ghiacciai e i ghiacciai che adesso si stanno ritirando erano molto più piccoli. Seimila anni fa sembra essersi verificato il periodo più caldo e umido dell'era interglaciale, iniziata 12 mila anni fa con la fine dell'ultima era glaciale. Ora avrei due domande da porvi.Primo: se permettessimo all'anidride carbonica nell'atmosfera di aumentare ancora, arriveremmo ad avere un clima simile a quello di 6 mila anni fa, quando il Sahara era umido? Secondo: se potessimo scegliere tra il clima di oggi con il Sahara arido o quello di 6 mila anni fa con il Sahara umido, preferiremmo la situazione odierna? La mia terza eresia risponde «sì» alla prima domanda e «no» alla seconda. Il clima caldo di 6 mila anni fa sarebbe preferibile e l'aumento dell'anidride carbonica potrebbe aiutarci a ricrearlo. Non dico che questa eresia sia vera, ma solo che non ci farebbe male pensarci. La biosfera è la cosa più complicata con cui l'uomo abbia a che fare. L'ecologia planetaria è ancora una scienza giovane e poco sviluppata: non mi stupisce che esperti onesti e bene informati non si trovino d'accordo sui fatti.Ma al di là del disaccordo sui fatti c'è un disaccordo più profondo ed è sui valori. Si può descrivere in modo iper-semplificato come disaccordo tra naturalisti e umanisti. I primi credono che la natura abbia sempre ragione: per loro il valore più alto è il rispetto dell'ordine delle cose e qualsiasi goffa interferenza degli uomini nell'ambiente naturale è un male. È un male bruciare i combustibili fossili e sarebbe un male anche trasformare il deserto - che sia il Sahara o un oceano - in un ecosistema dove le giraffe o i tonni prosperano. La natura ha sempre ragione e qualsiasi cosa facciamo per migliorarla non porterà che guai: questa etica naturalista è la forza propulsiva del Protocollo di Kyoto.L'etica umanista parte invece dall'idea che gli uomini sono una parte essenziale della natura. È grazie alle nostre menti che la biosfera ha acquisito la capacità di guidare la propria evoluzione e ora comandiamo noi. Noi umani abbiamo il diritto e il dovere di ricostruire la natura in modo che la nostra specie e la biosfera possano sopravvivere e prosperare. Secondo gli umanisti, il valore più alto è la coesistenza armoniosa tra esseri umani e natura, mentre i mali più grandi sono la povertà, la disoccupazione, la malattia e la fame, perché sono condizioni che limitano le opportunità e la libertà delle persone. L'etica umanista accetta l'aumento di anidride carbonica come un piccolo prezzo da pagare per lo sviluppo e l'industrializzazione globale, se questi possono alleviare le miserie di cui soffre metà dell'umanità. L'etica umanista accetta la responsabilità di guidare l'evoluzione del pianeta. E’ per questo che sono un umanista..."

Solo con lo "switch" è competizione

Mercato dell' energia, Realismo Energetico conta gli switch in giro per l' Europa.

Se proprio bisogna porre limiti al libero mercato allora si introduca un bel "comparatore tariffario" come chioedono alcune Associazioni dei consumatori.


Ancora una volta ci viene illuminata la via maestra: se proprio motivazioni pragmatiche devono indurci a cedere dall' intransigenza liberista, che lo si faccia in direzione di una "disclosure".

Evoluzionisco vs. Creazionismo. Guerra di scienza o di sistemi scolastici?

Via Wire.

Cosa unisce conservatori e progressisti

Welfare-Warfare

La dolce vita ai tempi della poligamia

Senegalese vive all' occidentale in Europa. Ma la vita è dura: i legami si sfldano, ogni giorno un problema, le insidie di droga e prostituzione che fanno sempre capolino.

La soluzione? Tornarsene in Senegal per diventare la ventottesima moglie del Signorotto locale. Funziona! Niente più problemi e il rispetto di tutti.

Una provocazione tanto più aspra in quanto realistica.

E poi non venitemi a dire che la libertà non abbia un costo.

Scuola, copiate la Polonia

Lo dice Karin Zimmer, responsabile dell' indagine PISA, sul 24 ore 240108 p. 23.

  1. Autonomia dei singoli istituti sulla gestione delle risorse e del personale.
  2. Sottoporre tutti (allievi e insegnanti) a valutazioni trasparenti.
  3. Piani di studio personalizzati e flessibili.

Un' agenda per il sud

La ricetta di Perotti sul 24 ore del 230108 p.17

10 anni 50 mrd di euro, risultati zero. I sussidi e gli appetiti della Camorra. Detrazioni fiscali e le cartiere in stile Parmalat. Il mito della mancanza di infrastrutture.

Ridurre i contributi UE, chiudere Sviluppo Italia e rinunciare alla 488.

"...dopo aver reso illegale negare il genocidio degli armeni e il linguaggio omofobico, puniamo pure l' espressione "Politica industriale"..."
Addendum, disponibile una riproduzione dell' articolo.

Il Paese della Sfiducia

Se ne è parlato a Fahrenheit

Cosa sono le Istituzioni? Sono delle Organizzazioni (strutture) sociali create al fine di perseguire il bene pubblico.

Perchè la gente non si fida delle istituzioni? O perchè non funzionano o perchè si è preda di un abbaglio collettivo. Tenderei ad escludere questa seconda ipotesi.

Perchè le istituzioni non funzionano?


  1. Per colpa delle persone: sia coloro che non le rispettano, sia coloro che le occupano in modo immorale e incompetente.
  2. Perchè sono costruzioni mal progettate. Perchè sono Organizzazioni mal strutturate.

Come rimediare? Dipende se la diagnosi è la prima oppure la seconda.

Nel caso sia la prima occorre: EDUCARE (ed ecco che l' umanità va divisa tra educatori ed educandi), INCRIMINARE (la malapianta va estirpata), MORALIZZARE (l' etica è tutto)- Ho citato alcuni campioni di questo approccio (Grillo, Travaglio, il clan di Repubblica...) ma potrei anche sbagliarmi.

Nel caso sia la seconda occorre: EFFICIENZA (Responsabilità, Meritocrazia...)

***

Chi ha una visione liberale caldeggia la seconda ipotesi. La prima appare poco consistente oltrechè irta di insidie. A parte la facile deriva a cui sono soggette la criminalizzazione e le campagne moralistiche, consideriamo un attimo l' EDUCARE.

A parte la necessaria e pericolosa distinzione che s' imporrebbe tra EDUCATORI/EDUCANDI, vediamo un altro punto.

Si puo' educare ad essere uomini, oppure ad essere cittadini. Il liberale opta per la prima ipotesi. La cittadinanza è una libera scelta dell' interessato, non una scelta che l' educatore fa per lui. Se non fosse così le scuole rischierebbero di diventare dei centri di reclutamento con una visione militaristica. Anzichè parlare di soldatini parleremmo di cittadini ma la sostanza non cambierebbe. Fuori il Regolamento dalle scuole, fuori la Costituzione.

***

Addendum 1 e 2

Nessuno nega che sia la cultura che le istituzioni abbiano un peso. Infatti:

"...if you think that culture matters but institutions do not, look at North and South Korea. If you think that culture does not matter at all, look at differences among different ethnic groups within countries..."

Tuttavia è necessario porre le istituzioni al centro dell' analisi per il semplice fatto che sono l' elemento rigido a cui una cultura flessibile si adatta.

"...however advantageous a culture may be, it cannot overcome bad institutions. And however disadvantageous a culture may be, it will improve when people get to live under institutions of political and economic freedom. Culture can act as a constraint, but it is also a malleable constraint. The important causal variable is the set of rules that govern the way we interact with one another and with the resources at our disposal. Those rules must enable our ability to realize the gains from specialization and exchange, and reap the benefits of innovation..."



mercoledì 23 gennaio 2008

Redistribuire l' opportunità di evadere le tasse

Noi tutti sappiamo del tristo tade-off tra libertà e sucurezza che ci affligge e ci affliggerà sempre finchè saremo reperibili in questa valle di lacrime: chi vuole la sua sicurezza garantita deve rinunciare ad una fetta della sua libertà. Siccome l' ha spiegato Hobbes (esagerando come al solito) una manciata di secoli fa, non vi ammorbo oltre.

Costruire una gabbia intorno a Tizio è il miglior modo per prevenire le sue violazioni della legge. Costruire una gabbia intorno al potenziale evasore è il miglior modo per prevenire l' evasione. Eppure questa gabbia appare ai più ingiusta quanto impraticabile. Ne consegue che sia corretto e razionale dare una chance al crimine allentando i vincoli a priori.

Non si vede perchè anche queste opportunità non debbano essere oggetto di equa ripartizione.

I radicali si sono sempre battutti per un allargamento della possibilità di evadere le tasse anche ai lavoratori dipendenti. Il referendum per abolire la ritenuta alla fonte su quel reddito fu bocciato dalla Consulta nel 1995.

Oggi pensano ad una simile via nientemeno che Carniti e alcuni in Rifondazione Comunista, i quali denunciano non rimbeccati talune asimmetrie nel mondo del lavoro.

Se le dissonnanze cognitive hanno creato i disastri che hanno creato in occasione dell' introduzione dell' Euro, allora il fatto di liberare i dipendenti dalla trattenuta fiscale e di lasciare nelle loro mani uno stipendio maggiorato di un terzo, avrà effetti psicologici imprevedibili, i complessi di inferiorità che alimentano una certa invidia sociale ne uscirebbero forse ridimensionati.


Sul punto vedasi l' articolo di Gentili, Sole 22.1.2008 p. 16

Scommettere fuori e dentro la borsa

Purtroppo la borsa non puo' essere assimilata agli altri e più comuni mercati delle scommesse. Altrimenti l' efficienza dei mercati finanziari sarebbe garantita. Robert Shiller è l' autore che più di altri si è impegnato ad anatomizzare le differenze.

Alla grossa diremo che:

  1. le previsioni circa l' andamento dei flussi di cassa ventennali di una compagnia sono infinitamente più difficili rispetto alle previsioni che riguardano eventi sportivi o elezioni politiche;
  2. non esistono esiti definitivi circa l' oggetto delle previsioni di cui parlavo sopra. Quindi, si finisce per scommettere sui comportamenti soggettivi degli altri scommettitori. Il che rende l' oggetto della scommessa ancor più indeterminato.


Surowiecki p.236

martedì 22 gennaio 2008

Global Warming: la parola all' esperto

In materie tanto complesse ha senso dare la parola all' esperto.

Ecco allora che sistematizzare l' opinione degli esperti assume forse ancora più importanza rispetto ad uno studio nel merito delle cose.

Di conseguenza sarete d' accordo che queste pagine siano da leggere con attenzione.

Alcuni "scettici" esultano nel vedere che il tanto strombazzato consensus tra gli esperti non è poi così consolidato.

D' altro canto si fa notare come la tendenza sia proprio in quel senso. In più c' è una reticenza a scommettere, e la cosa puo' essere considerata preoccupante. Siccome la reticenza riguarda entrambe le parti, probabilmente nessuno si fida veramente degli strumenti in campo per fare predizioni tanto complicate.

Ho l' impressione che in ogni caso a certi risultati la tara non sia stata fatta nel modo adeguato. Ha senso una ricerca del genere quando si trascurano le opinioni politiche dell' interessato? Ha senso non tenere in alcun conto le fonti con cui si finanziano i soggetti intervistati? E tra le fonti assumono rilevanza quelle provenienti dalle compagnie petrolifere ma anche quelle governative Infatti sarebbe da presumere un interesse dei governi a guadagnare fette di potere grazie ad una politica interventista che talune conclusioni "scientifiche" finirebbero per facilitare.

L' industria umanitaria

La parola all' antropologo Alberto Salsa ascoltabile qui ( http://podcast.rtsi.ch/ReteDue/Laser/LASERL'Africaafiordipelle114-01-08.mp3 ):

"...l' industria umanitaria è la settima al mondo. Sta sorgendo il dubbio che non si vogliano risolvere i problemi per non mettere in crisi il settore..."

La centralizzazione uccide

S' intende quella relativa alla stipulazione dei contratti di lavoro. La tesi è sostenuta qui.

"...Labor market regulation can have harmful unintended consequences. In many markets, especially for public sector workers, pay is regulated to be the same for individuals across heterogeneous geographical labor markets. We would predict that this will mean labor supply problems and potential falls in the quality of service provision in areas with stronger labor markets..."



Stando alle tesi di questo studio, se la contrattazione è centralizzata, la qualità dei servizi è peggiore laddove i salari reali sono inferiori. Come dire, la qualità dell' offerta scolastica nell' italia meridionale dovrebbe sopravanzare quella presente nel Nord del Paese. Lo stesso dicasi per gli ospedali!? Mi sa che nel nostro caso parecchie altre variabili lavorano per invalidare simili conclusioni.

L' importanza di legarsi le mani da sè

Molti americani mostravano una scarsa propensione al risparmio ma anche una forte volontà di cominciare in futuro a pianificare la loro vecchiaia.

Ma il futuro presto si trasforma in "oggi" e alla fine di risparmi nisba. insomma, erano affetti dalla sindrome di Zeno del "comincio domani"

Non restano che misure coercitive? Calma, alcuni economisti sperimentali hanno battuto vie alternative sottoponendo a delle cavie piani pensionistici secondo i desiderata di oggi. I risultati sono stati eccellenti.

Soluzione facile e ottimale per aggirare i divieti in molti campi, dal gioco d' azzardo in giù.

Surowiecki p.233

L' Ottimo dei razionali e quello degli irrazionali

Quasi sempre coincide. Walras e Hayek si danno la mano.

Surowiecki p.232

Speculatori domati dal mercato

Che benessere dà rileggere alcuni classici. Magari questo studio empirico che ci ricorda, analizzando alcuni dati dei ruggenti anni novanta, la correlazione negativa tra performance e dinamicità del portafoglio. Conclusione utile in questi giorni di convulsione borsistica.
Surowiecki p.229

lunedì 21 gennaio 2008

Meglio elitisti o populisti? Dipende quali incentivi sono all' opera

Come dovrebbe collocarsi sul discrimine qua sopra posto un sedicente liberale?

La questione è aperta e da entrambi i fronti partono colpi di mortaio di rara efficacia. Alcuni argomentano efficacemente a favore della prima risoluzione, e noi italiani non possiamo che rimanere sensibili a quell' orientamento vista anche la nostra tradizione (Pareto, Mosca, Michels...e chi più ne ha, più ne metta). Di fatto sono i "pochi" che fanno avanzare il carro. Se un regime libertario produce delle differenze che si consolidano non rammarichiamocene, c' è un motivo ben preciso che la teoria spiega e la storia illustra. E' la premessa migliore per procedere più speditamente e non rimanere intrappolati nella mediocrità.

Altri accumulano una caterva di ragioni per esaltare la saggezza del popolino minuto. Il mattoncino che ciascuno apporta è prezioso per costruire quella grande muraglia che è la vox populi. E il messaggio pronunciato da un simile soggetto collettivo custodisce un tesoretto. Le decisioni lasciate al popolo si dimostrano quantomai efficaci rispetto ai cervellotici e velleitari progetti del singolo, quasi sempre elaborati senza tener conto della mostruosa complessità che crea il contesto in cui siamo provvisoriamente ospitati.
***

Di fronte a queste portentose macchine argomentative, chi se la sente di buttarne una dalla Torre? Allora diamoci una mossa per salvare capra e cavoli, ingegnamoci a progettare una qualche forma di coordinamento tra i due approcci: fino ad un certo punto varrà A, e da lì in poi subentrerà B.

Comincio io e dico:

FINCHE' GLI INCENTIVI SONO EFFICACI TENIAMOCI BUONO IL POPULISMO, NEL MOMENTO IN CUI SI PERDONO (DECISIONI PUBBLICHE) AFFIDIAMOCI A QUEL PARTICOLARE SUFFRAGIO LIMITATO CHE E' IL PARERE DELL' ESPERTO".



Se ci si sbilancia troppo verso l' elitismo, ecco che appare sensata la proposta di selezionare una piccola elites che si prenda cura di tutti con amorevole paternalismo. Perchè la missione possa compiersi con il minimo sforzo sarebbe d' uopo rimuovere quell' estensione universale dei diritti, così fastidiosa in effetti. Quanto ai criteri di selezione possono essere i più vari, a partire dalla semplice forza.

Ma non esageriamo con la correzione "populista", altrimenti ci vedremmo costretti a richiedere l' apporto di tutti qualsiasi decisione sia in ballo. Una specie di panta-democrazia.
***

Il popolo-bue sarà pure bue. Ma chi meglio di lui è in grado di costruire solidi e flessibili trampolini da cui l' atleta super-dotato spiccherà il suo balzo armonioso? Teniamocela stretta questa capacità di fare massa critica intorno ad alcuni luoghi comuni che nessun teorema potrà mai dimostrare come ottimali ma che offrono una logistica ragionevole a chi intende dare l' assalto al cielo. Non facciamo che volontà riformatrici, magari portatrici di chissà quali esiti di una presunta scienza sociale, stravolgano quei punti di equilibrio che il gregge presidia pascolandoci sopra in tranquillità.

Ma teniamoci pure stretti quei pochi temerari che tentano e sbagliano e poi ritentano e riescono staccandosi dalla massa. Lasciamo pure che la massa li guardi dal basso in alto rodendosi il fegato, non lasciamoci infervorare da chissà quale malriposto senso della giustizia. Di fronte ad esempi luminosi persino la massa si accorgerà delle piste battute da quelle avanguardie, i vantaggi diventeranno sempre più palesi e tutti si muoveranno nella direzione più promettende sradicati dalle comode inerzie che sempre impasoiano chi nasce avversissimo ad ogni rischio, chi nasce per vivere al quattro per cento.

Ora chiedo, quale sistema di assemblaggio delle preferenze rispetta la doppia esigenza che ho perso tanto tempo a descrivere?

Mi sembra ovvio, è il sistema libertario, l' unico che limita l' ipertrofico entusiasmo riformatore degli autoproclamatisi "illuminati" e che, al contempo, attraverso i meccanismi di mercato, smussa le derive massificanti della democrazia creando disuguaglianze anche notevoli dove il merito ha una discreta parte nel selezionare premiandola un' elite innovativa in grado di influire nel mondo dettando passo e direzione.


Occhio al ciclo dei cicli

L' economia va su e va giù, nessun problema, fa così perlomeno da quando esistono le Banche Centrali. Poco male se non si creassero preoccupanti "catene".

Un fallimento tira l' altro, e fra chi ci lascia le penne si contano molti "innocenti". Non c' è niente di pià difficile che calcolare il numero ottimo di fallimenti per "pulire" una crisi.

Queste cose si sanno. Ma qual è il miglior modo per arrestare queste spirali malefiche? Dipende, dipende dalla "teoria dei cicli" che si favorisce.

S' intuisce che se le bolle producono inflazione, il loro sgonfiamento produrrà deflazione. Bene, allora basta scortare quella che sarà una naturale deflazione e dopo un decollo fuori luogo assisteremo ad un atterraggio di fortuna.

Per un keynesiano ortodosso i prezzi non hanno l' elasticità sufficiente per abbassarsi. Sotto recessione i cervelli vanno in tilt, i cervelli non abbasseranno mai i prezzi, neanche il giorno prima che la baracca salti in aria. I cervelli non sono in grado di coordinarsi per un operazione tanto complessa.

Resta una sola ricetta: tamponare la spirale salvando i predestinati al fallimento, magari creando una domanda artificiale. Sì perchè, per un keynesiano vecchio stampo, nemmeno la deflazione del tasso d' interesse produce benefici visto che il terrore paralizza quegli "spiriti animali" che dovrebbero approfittare di una simile occasione pompando la domanda attraverso finanziamenti a buon mercato.

La deflazione è malvista anche dai monetaristi. Crea troppe incertezze e le difficoltà a coordinarsi (abbassa prima tu!) esistono. Inoltre sbagliare i conti e lasciarsi sorprendere dalla deflazione costa carissimo alle imprese. Meglio sacrificare i risparmiatori. Tuttavia un processo deflazionistico è necessario per ripulire il sistema economico. Ecco allora l' idea di prendere il tasso d' interesse come prezzo destinato a guidare la deflazione anticipandola. E' inoltre un prezzo del tutto particolare: se la deflazione è correttamente anticipata dai tassi, il feed back procurato annulla del tutto questo fenomeno. Perchè l' operazione sia possibile è necessaria una banca centrale che possa manovrare questa variabile, et voilà.


Poi ci sono gli impavidi, coloro ai quali la deflazione non fa certo paura. Coloro che vedono il fallimento come unica igiene del mondo (economico). Fallire e ricominciare, chi ha sbagliato paghi ed impari.

Questi ultimi meglio di altri curano la malattia dei cicli concentrandosi sull' origine più che sugli effetti. Se gli effetti vengono troppo pietosamente attutiti, nessuna preoccupazione tamponerà quei comportamenti attraverso i quali le bolle si scatenano. Costoro pensano che la migliore cura delle spirali consista nell' ignorarle.

Forse non c' è bisogno di essere tanto crudeli per "sconfiggere le cause" della malattia.

La soluzione classica resta ancora ai miei occhi la più convincente. Manovrando i tassi le risorse vengono immesse nel sistema tramite le banche, ovvero tramite un operatore economico che realizza (teoricamente) un' allocazione ottimale dei fondi. Per la ripartenza verranno quindi finanziate attività efficienti e liquidate quelle fallimentari. Si evitano così le distribuzioni discrezionali tipiche della politica fiscale. In più i motivi per considerare gli operatori insensibili ai tassi sono stati fugati da tempo. Anzi, sembra che la reazione alle manovreu sui tassi siano ancora più rapide. Come se non bastasse la soluzione fiscale è soggetta al "transfer Bucket Leaks" come insegnava Okun una quarantina di anni fa.


Tutto bene? No, visto che anche tra le banche si annidano "operatori da liquidare". Anzi, come abbiamo visto qui, gli errori si concentrano proprio in quel settore. Perchè allora sussidiarli garantendo una rete su cui poter compiere le loro acrobazie? La banca centrale dovrà occuparsene affinchè sia assunta in dosi ragionevoli anche la medicina che ci immunizza contro il ciclo dei cicli, ovvero la medicina dei fallimenti (più o meno controllati ma pur sempre fallimenti). In poche parole, vediamo di non prendere ad esempio il caso Northen Bank.

Parlare del Papa che parla ovunque è parlare d' altro

I radicali c' informano, dati alla mano, che il Papa parla ovunque, per lui il termine "censura" è inappropriato.

Ma si puo' benissimo "parlare ovunque" e subire una censura. Le due cose non sono incompatibili.

Facciamoci una domanda:

Perchè nessuno recrimina sul fatto che il Papa non abbia tenuto il suo discorso all' Università di Bologna, Università che non lo aveva affatto invitato?

Facile, evidentemente si accetta il fatto che ognuno inviti chi vuole. E, con questa idea in testa, si accetta in teoria anche un mondo potenziale in cui il Papa, personalità di scarso interesse, non ricevendo inviti da nessuno, parli molto poco se non alla ristretta cerchia dei fedeli.

Quindi l' oggetto della recriminazione è altro rispetto a quello a cui fingono di interessarsi i radicali.

Riguarda il diritto ad essere invitato (e ad invitare), e non il numero di inviti che si sono ricevuti.

Contestare l' invito e contestare il discorso. Questa distinzione è lecita?

Il Papa ha il diritto, una volta invitato, a tenere il suo brutto discorso in una Università.

Per molti contestatori si ha l' impressione di no. Per questo e solo per questo si contestano i contestatori. Se veramente si vuole questionare il diritto di cui sopra, allora sventolare le statistiche sull' onnipresenza vaticana, è solo un modo per coprire la ritirata.



Una foto di Kipling, forse quella definitiva

Il grande scrittore ritratto con vividezza nelle parole di Wilson riprese da Magris:

"...Kipling ha perduto assai presto la felicità, a sei anni, quando è stato strappato, insieme alla sorella, all' infanzia indiana e all' amata balia indigena e affidato alla tetra tutela di una zia fanaticamente severa che ha spento per sempre in lui l' abbandono alla gioia di vivere. In un memorabile saggio Edmund Wilson ha dimostrato come da queste uniliazioni e crudeltà, così duramente patite, e dall' odio da esse lasciato nel cuore del bambino e del ragazzo, sia nata in Kipling, per difendersi e sopravvivere, la volontà di non piangere su se stesso, e dunque su nessuno; di non indulgere ad alcun vittimismo e di non compiangere alcuna vittima. Per non considerarsi un debole colpito ingiustamente da una violenza senza essere capace di ribellarsi, Kipling si è costretto a proclamare giusta e salutare quella violenza, a celebrare la forza quale legge della vita, che va accettata senza discutere..."

sabato 19 gennaio 2008

Fumo proibito. Proibizionismi produttivi

I divieti possono creare ricchezza?

Conclusione contestata:

"...These results add to the growing body of literature that should give restaurant and bar owners a real economic incentive to support smoke-free laws. Despite the rhetoric that smoke-free laws hurt the restaurant business, the marketplace indicates that these laws increase the profits and the values of restaurants and bars and are good for business..."

Contestazione:

"...one naturally wonders: We know that some people like to smoke and prefer restaurants where they can smoke. What about the restaurant that specifically caters to smokers? Do Alamar and Glantz say that such a restaurant will benefit from a ban on its niche? Or do they mean restaurants on the whole? If “on the whole,” have they adequately accounted for the restaurants and would-have-been restaurants that lose?...the whole logic ignores that the restrictions eliminated certain restaurants from existence. In the restricted locations, those restaurants have dropped out of the sample, and their losses are ignored"

Pace contro Amore. Una storia in pillole del Matrimonio

Questo articolo, per parlarci più compiutamente del Matrimonio a venire, è costretto a discutere del Matrimonio passato.

La cosa che più risalta è il ruolo pacificatore che questa istituzione giocava nelle società ancestrali, antiche, medioevali e anche moderne.

"...marriage alliances turned strangers into relatives, creating interdependencies among groups that might otherwise meet as enemies..."

Ma poi arrivò l' Amore...l' Amore con tutte le disgregazioni che reca con sè. Con tutta la volatilità, l' arbitrio, la discrezionalità, la caducità, l' illusorietà di cui è portatore. L' Amore si sostituì all' accordo nel fondare il Matrimonio.

E addio matrimonio come pilastro di una società ben ordinata.


"...The forces that have strengthened marriage as a personal relationship between freely-consenting adults have weakened marriage as a regulatory social institution..."

"...the decline in marriage’s dominating role in organizing social and personal..."

L' Amore, con tutte le ragioni che qui nessuno vuole negare, ha iniziato secoli fa la sua opera di "distruzione". Creiamoli attorno quell' habitat fatto di libertà idonee a rendere la sua opera una "distruzione creativa".
***
Interessanti osservazioni in questo saggio. La famiglia, da struttura produttiva, nel corso della storia, è passata ad essere una struttura di consumo. La Pace e la fiducia sono fattori produttivi e la loro preminenza nella prima fase della storia è così spiegata. L' Amore è un bene di consumo e ci sta bene nella fase terminale della vicenda.

Esistenzialiiistiii...Tiè

Vi sono piaciuti "Gli Indifferenti" letti da Toni Servillo?

Qualsiasi sia la risposta una cosa mi sento di dirla: grazie Alberto. Grazie per averci risparmiato.
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Premetto di aver letto questa storia da poco e non so ancora se l' effetto del racconto sia già calato dentro di me. Comunque un paio di ideuzze me le sono fatte.

Io tremo quando nei libri che descrivono argutamente i nostri accrocchi borghesi - sempre intasati da vaniloqui ed ipocrisie più o meno patenti - si fa largo fino a profilarsi distintamente lo stereotipo a due gambe dell' "Oscuramente Consapevole".

E' un tipo con la faccia lunga come la quaresima. E' "oscuramente consapevole" di una meschina fatalità che incomberebbe su tutti. Ripeto: su tutti. Ma gli altri, a giudicare dai loro sguardi stupidi ed eccitati, non se ne accorgeranno mai per quante sono le faccende che devono spicciare. Invece l' OC non ha mai un cavolo da fare. Quindi non lo freghi tanto facilmente.

Questo qua, innanzitutto lo riconosci subito perchè porta sempre a spasso come un cagnolino al guinzaglio il suo fedele anelito. Trattasi dell' anelito ad una "disperata sincerità". Avanza verso di te, sofferente già dalle prime pagine, quando ancora non è successo nulla. E non ha nessuna intenzione di sgomberare tanto presto il campo.

E' lui il diapason su cui si accorda la lamentosa cetra esistenzialista. A quanto pare sarà il protagonista di tutta la vicenda, t' imbatterai nelle svolte che lo riguardano, se va bene, intorno alla terz' ultima pagina. Ti devi rassegnare alla sua sensibilità estenuata nonchè continuamente oltraggiata dalle grettezze del quotidiano. Per tutto il romanzo nutrirà un profondo disprezzo verso chiunque metta insieme quattro stracci nel tentativo di mantenersi vivo.

L' Oscuramente Consapevole si disancora dalle compagnie assumendo sguardi trasognati, sorrisi sforzati e squallidi. Circondato dal cinismo, il suo genio sta nel costruirsene uno a proprio uso e consumo. Con tanta consapevolezza addosso per lui la vita non arriva mai, è solo uno stanco girotondo di abitudini.
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Ma che regalo generoso fa il Moravia a noi lettori risparmiandoci la scena in cui l' "oscuramente consapevole" raccoglie le sue disperse forze per indignarsi e cantarla sul muso al mondo intero!

Non che il buon Michele sia immune dalla tentazione di imboccare il trombone e far salire al cielo il suo canto liberatorio. Ma ogni volta che ci prova esce una nota fessa, cosicchè noi siamo autorizzati a ridacchiare di gusto insieme al nostro amico segreto: il Merumeci Leo.

"Non ti rispondo caro Michele, sei solo un ragazzo...". Leggendo sillabo a fior di labbra queste parole in coro con il Merumeci. Addosso mi sento il trasporto estatico con cui, al cinema da bambini, aizzavamo il buono perchè finisse il cattivo al più presto e senza pietà. Esistenzialiiistiii...Tiè.

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Parlando dell' Oscuramente Consapevole mi riferivo a Michele, o al limite a Carla.

Essendo i due protagonisti del romanzo di un ventenne (o giù di lì) l' elemento autobiografico è pressochè insopprimibile.

Questo per dire che la tua proiezione puo' essere ben giustificata.

Il mio giudizio sull' uomo è sospeso per mancanza totale di elementi (ho solo un vago ricordo delle folte sopracciglia).

Per quanto riguarda l' artista, l' ho visto impegnato in ambienti difficili, aridi, demotivatori di ogni verbalità, prevaricatori di ogni Logos, refrattari ad ogni segnaletica. Vi abbondava solo l' assenza di fenomeni, l' assenza di chiare topologie. In compenso formicolavano distonie spirituali di tutti i tipi.

Eppure, in queste condizioni tanto difficili, i potenti microscopi in dotazione naturale al Nostro, lo mettevano in grado di captare una moltitudine di silenziosi sommovimenti dell' animo, cosicchè l' edificio che veniva costruendo finiva per raggiungere volumetrie impressionanti.

Mi godo i virtuosismi di questo ammaestratore di pulci soprassedendo alle mille riserve che potrei tirare in ballo su mille altri punti.

Chiudo solo con un fulminea opinione che riferisco tralasciandone le motivazioni e con il proponimento di riprenderla in modo più completo altrove: quando le virtù principali del testo sono quelle di cui dicevo sopra, a soffrirne è la lettura radiofonica.

I sogni son desideri?

Con un orecchio alla radio ascolto lo scrittore Maggiani che pronuncia due parole sul suo ultimo libro. E' una guida alla città di Genova. Precisa come lui sia in grado di mappare una città senza nemmeno metterci piede, e senza nemmeno desiderare di farlo. Detto questo, è evidente che si tratta di Guide del tutto particolari.

In un libro precedente si era dedicato nientemeno che ad Alessandria d' Egitto. Pur non essendosi mai spinto in vita sua a quelle latitudini, considerava l' impresa possibile. Ed ebbe ragione. Una volta che il libro usci con ampi riscontri, le autorità cittadine di laggiù lo invitarono addirittura per premiarlo e concedergli la cittadinanza onoraria. Un successone.

Il Maggiani precisa che, nel corso della stesura, ogni notte sognava la città che era impegnato a ridurre nella sua guida. Ma questo non lo stimolava in alcun modo a recarsi sul posto, per lui, infatti, i sogni non sono desideri, bensì una forma di sfogo costruttivo, una felicità compositiva, la necessità che abbiamo di plasmare.

Neanch' io mi sono mai riconosciuto nella formula pseudo-freudiana per cui i sogni rifletterebbero l' azione di un demone che ci spinge a desiderare. Ecco che ora mi si spalanca un' alternativa. Mi affretto a fare mia questa interpretazione per cui l' attività onirica è un po' come un parco giochi dove noi ci beiamo con i nostri Lego.
***

Bene, adesso abbiamo ulteriori motivi per non fare cose che una certa pressione - non si sa bene da dove esca - tende ad imporci:
  1. possiamo evitare serenamente di tornare sui luoghi dell' infanzia, detti anche "Posti delle Fragole" pur non essendo necessariamente solo luoghi geografici. E' ormai accertato che riservano solo cocenti delusioni con frustrazioni prolungate e ricorrenti;
  2. possiamo poi evitare di inseguire affannosamente cio' che sognamo e che in quel contesto ci appariva particolarmente appetibile. Sembra accertato che, qualora lo sforzo prodotto ci risulti particolarmente fastidioso e insensato, non siamo certo noi ad essere volubili e contraddittori. Molto più semplicemente "i sogni non sono desideri".

Il figlio sprecone

E' successo ancora. Eravamo davanti alla TV, passa un servizio sull' ecopass a Milano, e la cosa si ripete.

Ma ti sembra giusto che chi paga possa inquinare...che uno arriva con il suo SUV e...brum-brum...ti sgasa sotto il naso restando impunito per il semplice fatto che ha pagato l' ecopass...

Veramente lo faceva anche prima. Ora, visto che paga per farlo, lo farà un po' meno...

Aaaahhh...sei sempre il solito...non cambi proprio mai. Allora per te, il riccone, per il semplice fatto che ha pagato, puo' sprecare a destra e sinistra. Per te uno, per il semplice fatto che paga la bolletta, puo' tenere aperto il rubinetto mentre sta al telefono...ma cosa c' hai nella testa, le pigne? E tu è con questi principi che avresti intenzione di allevare tuo figlio...di dirgli che quando è nella doccia l' acqua va preservata e non sprecata?

A mio figlio dirò che l' acqua non va sprecata perchè la paghiamo salata...

Aaaaahhh...vedi che sei sempre il solito! Pagare e pagare. Per te uno basta che paghi e a risolto tutto. Per te uno basta che paghi e puo' mettersi la coscienza in pace, puo' girare gli occhi dall' altra parte distogliendoli dai danni che fa con la sua ingordigia di sprecone. Tu allora finisci per giustificare il ricco sprecone, e io questo non lo sopporto. Ma lo sai almeno che se il ricco sprecone consuma anche l' acqua che non gli serve il prezzo di questo bene si alza e finiamo per pagarlo anche noi poverelli? E tu questo lo giustifichi imperterrito? Ma come educherai tuo figlio? Forse dicendogli che puo' sprecare una volta che ha saldato i suoi conti con i fornitori?

Insomma, la Miriam non è un tipo tanto facile, ti tira fuori delle cose a sorpresa la sera tardi sul sofà, quando già sonnecchi e hai rtirato i remi in barca, ti tira fuori le cose che sul momento ti lasciano anche un po' lì. Lo fa con la sua verve teatrale e tu, finchè puoi risponderle in modo chiaro e perentorio reggi la botta, ma quando ti vedi costretto ad un argomento minimamente sofisticato passi immantinente per l' azzeccagarbugli che succhia sangue ai "poverelli".

Eppure dovrei cercare di dirgielo, di fargli capire che se il ricco ha intenzione di "sprecare" (come dice lei) pagando, di quel volume d' affari in più che produce il settore del bene specifico, poniamo l' acqua, noi non possiamo dire a priori chi beneficia. E' un' eccedenza finanziata per lo più dal ricco ma anche da noi "poverelli" che ci vediamo aumentare la bolletta. Questo sì. Ma chi la riceve l' eccedenza? In prima istanza il fornitore del bene, ma poi? Magari la consumano i figli poveretti dell' operaio che costruisce la piscina al fornitore dell' acqua? Che carini quei bambini e che strazio vedere la loro indigenza...ma per fortuna il riccone si è deciso a sprecare un po' d' acqua, papà prende una buona commessa e anche per gli sfortunati frugoletti c' è un po' di felicità. Scartano felici i loro regali, non ne ricevevano da anni. Insomma dove stia la giustizia in questa storia, ognuno lo decida per conto suo, basta che tocchi con mano l' icasinamento del reale.

T' è capì cara miriamina, i frugoletti!!! Tu recrimini perchè il ricco spreca e ti alza in modo infinitesimale la bolletta. Ma se non spreca i frugoletti frignano a squarciagola in un modo che spezzerebbero anche il cuore più duro. Ti è piaciuta la storia dei frugoletti o la cosa ti scorre addosso come acqua sul marmo? Perchè taci? Ho capito Miriamina, stai pensando a quei frugoletti orbati dei loro doni. Non preoccuparti, non esistono, me li sono inventati io. Magari quelle risorse finisce che...


No, cara Miriam, resta come sei, con il tuo senso di giustizia impulsivo e passionale. Con il cuore grande e generoso. In fondo mi piaci così. Con il calcolo delle conseguenze ci arrangeremo in qualche modo.