domenica 7 settembre 2008

Napoli è una carta sporca...

Gli insulti sono in grado di trasportare un messaggio d' amore? Se devo basarmi sull' esperienza personale, seguendo quella via sono andato incontro solo a malintesi con relativi rovesci. Non ci sono precisazioni che tengano, peccato perchè devo ammettere una certa propensione naturale verso queste "dichiarazioni" sentimentali. Ma non è di me che voglio parlare, bensì della scrittrice Anna Maria Ortese. Ho la sensazione che con il suo famigerato libro su Napoli volesse tentare un numero del genere: sfoggiare il suo insopprimibile attaccamento mostrando a Napoli quanto fosse lurido e ripugnante quell' eccesso di umanità, quel modo di soggiacere alla vita anzichè di impugnarla come un arnese.

Nelle sue mani Napoli diventa un dio da adorare inventando sempre nuove bestemmie.



Napoli diventa una piaga purulenta su cui Dio s' incurva, ma solo per spargere altro sale.

Napoli appare come un bambino sporco e pieno di foruncoli, il suo naso è stipato da densi muchi. Quando dorme fa un rumore strano, come avesse delle bestie dentro. Poi si sveglia per un attimo, ti guarda cercando e lecca il catarro che gli cola dal naso con un sorriso dalla dolcezza rassegnata.

Napoli si muove come l' artritico a cui bruciano le ossa, è tale la tortura che non saprebbe più nemmeno dire dove prova dolore. Si ferma, si arrende gettando tutte le sue costruite lacrime come se fossero il sangue gettato da una vena aperta.

Napoli piange sempre; crolla il viso tra le mani pesanti, mani da faticatore improduttivo destinato alla disoccupazione, con la pelle marrone e squamata.

Napoli risparmia ogni sforzo per nascondere il dolore che la imbruttisce. L' imbuto viscido sul fondo del quale riposano i suoi cortili disadorni. I muri lebbrosi fitti di miserabili balconi. E in mezzo alla corte quel gruppo di cristiani cenciosi e deformi, coi visi striati dalla miseria e dalla rassegnazione, che ti guardano amorosamente e infidamente. Anche i bambini aprono occhi da vecchio instupiditi dall' indifferenza.

Napoli ci fa entrare nel suo grembo con mille cerimonie ed è come entrare alla Messa Grande di Natale. Le grida dell' organo e i furori dei canti ci intontiscono. Il bianco e il rosso dei paramenti sono un' aggressione, il tremolio dei lumini ci disorienta rendendoci incerti. La testa è appestata dall' afrore dei gligli e delle rose, misto a quello funebre dell' incenso. Guadagnamo l' uscita cercando con avidità l' aria modesta di tutti i giorni.

C' è della stupidità nella mente di Napoli, ecco tutto. Una sonnolenza, l' effetto di uno sforzo sostenuto molti secoli indietro. Un' indolenza che non deriva solo dalle mollezze meridionali ma anche da un languore di sangue devitalizzato. Attende qualcosa Napoli, nell' abbondanza del tempo disoccupato se ne sta inerte riversa sul davanzale con la sigaretta in mano e il risucchio voluttuoso, il viso butterato dalle passioni e dalle noie dei giovani napoletani. Chiunque passi riceve il saluto untuoso, come se tornasse sempre da posti lontanissimi.

L' occhio del napoletano è mite. Mite come quello del cavallo da tiro che sente il carico appesantirsi ma non si volta indietro per scoprirne la causa, sa solo che deve sforzarsi per portare ciò che gli è toccato.

Napoli è una zitella che per compensare fa una vita da uomo e si veste elegante per nascondere la decrepitezza della sua figura spossata. La felicità è solo un rifluire di ricordi disordinato che procura smarrimento. Dopo una gioventù inerte e piena di cose futili, poco alla volta ha dovuto rassegnarsi ad una vita servile in casa della sorella maritata. E cresci questo bambino e cresci quell' altro, per le sue preoccupazioni personali non c' era più tempo. Qualora una speranza concreta dovesse affiorare viene subito stretta e soffocata dai timori goffamente nascosti dietro l' apparente incoraggiamento che Lei riceve da da coloro che capiscono fin troppo bene quanto l' equilibrio e la pace della famiglia si incrinerebbe se solo la colonna della casa s' intenerisse.

Napoli era piena di stizza e meschinità da giovane, ma la vita, confinandola ai più bassi posti, ha avuto ragione di quei difetti.

Napoli è circonfusa da un' aria stracarica di bellezza. Costretti a quel confronto le case e la vita degli uomini non possono che rivelarsi miseri e logori.

***

Siccome amo Napoli e capisco come si possa amare insultando, non ho avuto particolari problemi con il libro della Ortese, ma capisco anche la proscrizione inappellabile da cui è stata colpita e affondata.




sabato 6 settembre 2008

Voci da rieducare (3)

Un uccellino dalla gola metallica questa olandesina. Per capire quanto di artificioso contenga il "perfettamente naturale" è auspicabile l' ascolto in cuffia...



... in esclusiva sulla rete...

Puntata precedente.

Il darwinista reticente

La teoria evoluzionista va bene quando puo' essere brandita come arma contro il Crazionismo e l' Intelligent Design, quando si tratta di ingaggiare combattimenti sui programmi di biologia da tenersi nelle nostre scuole. Va molto meno bene quando si tratta di trasporre analoghi concetti in altre scienze quali la psicologia, la sociologia o l' economia; in quei casi si paventa lo spettro del darwinismo sociale e le bocche si cuciono improvvisamente lasciando il posto a girandole di eufemismi e disegni intelligenti governativi.

Non sarà che nel primo caso faccia piacere avere come bersaglio indiretto alcune istituzioni religiose generiche mentre nel secondo caso il nemico sarebbe il ben più temibile culto del Politically Correct?

Per chi ama le scienze avendo in uggia l' ipocrisia sarebbe meglio dedicarsi ad altri campi del sapere.

Fonte: Shermer p.XVIII

giovedì 4 settembre 2008

Ride On

di Christy Moore adoro la voce, una delle più belle, con quella di Nic Jones, della scena folk anglo-irlandese.

Ora è un signore di una certa età, e qui canta una canzone struggente, tra le mie preferite.

"Ride on, see you, I could never go with you no matter how I wanted to..."

Il Simpson (2)

Ascoltavo un po' di pezzi di Martin Simpson, in rete. Allego questo.
Ho ascoltato anche sue versioni di pezzi folk americani, incredibile, sembra americano sputato. Veramente bravo, simpatico e grande chitarrista acustico.

ciao d

Apprenez le francais avec Trenet (6)

Madonna che tristezza...

... ma è una tristezza colorata. Colorata dall' idioma variegato e dal gioco delle parti. Lei è una cattivona altera, ma se proprio non offrirà l' agognata speranza, capiamo fin da subito che lui se la procaccerà altrove. Trenet è un po' come Mozart, i suoi Requiem non sono mai la tomba del sentimento, in lontananza già si sente frizzare una nuova generazione di bollicine, i cadaveri sono ancora freschi quando il sangue sembra affluire ancora verso un cuore pronto a nuovi boum

... certo che questa gente con cui hai fatto le trasfusioni fino a ieri e che adesso passa senza neanche salutare tutta affaccendata in chissà quali faccende...



Vinile irreperibile ovunque, non c' è world wide web che tenga...

Cittadini che danno e cittadini che prendono

Qualche tabella da appendere in ogni locale dove s' intavola una discussione sul federalismo. Per una questione di estetica e di civiltà.

mercoledì 3 settembre 2008

Vertici (2)

Un primo tempo da 32 minuti e passa, solo Sergiu poteva confezionarlo ricorrendo ai suoi imponenti strascichi. Un vero Feierlich che fa tremare. Bruckner si sarebbe stupito e compiaciuto di aver scritto quella musica. Fresco dalla lezione zen appena ricevuta, l' anti Karajan cammina con il ritmo solenne delle sue sinfonie verso il podio della direzione per miracolare una grande filarmonica che sarà grande solo con lui. Peccato che di quei 32, dopo una serie di amputazioni, ce ne ascoltiamo solo 10. Per il resto, estratti dalle prove con incazzature rumene comprese, compratevi il disco. Io l' ho pagato 50 euro e probabilmente non è più nemmeno in commercio.

Com' è viscida la strada degli aggettivi! Specie se l' oggetto è la musica. Farraginoso, strascicato, sformato, sfaldato, slabbrato, scucito... suonano come una dura condanna. Eppure descrivono anche il genere di bellezza con cui abbiamo a che fare qua sotto. Non resta che l' ascolto...



Puntata precedente...

martedì 2 settembre 2008

Anime sottili

Un' indagine chitarresca condotta da cowboys con il turbante. Un microscopio per indagare le anime sottili, quelle anime che sgusciano tra le corde simpatiche.

Paternalismo libertario

Penso proprio che mi procurerò l' ultimo libro di Richard Thaler e Cass Sunstein, l' argomento m' interessa.

Fare i libertari è tanto divertente perchè puoi concederti il lusso della coerenza e del rigore. Ma è anche un po' noioso perchè tutto si esaurisce in più o meno ingegnose elucubrazioni, è difficile l' applicazione integrale di quei principi.

Ecco allora che ci si pone il problema di dove sia meglio "cedere", di quale sia la strada più proficua da imboccare per trovarsi a mezza via con i propri avversari ideologici.

Già in passato mi sono espresso accettando alcune forzature in tema di informazione. Perchè è sull' informazione che punterei.

Ho l' impressione che la teoria del "Paternalismo Libertario" che Thaler/Sunstein mettono a punto vada nella medesima direzione.

I due puntano tutto sulla "possibilità di scegliere", però constatano anche come la capacità di giudizio dei soggetti soffra di lacune ineliminabili, d'altronde sono due "economisti comportamentali".

Come conciliare le due cose? Basterebbe mantenere sempre libera la scelta ma imporre alcune modalità di default per presentarla nel modo più trasparente al candidato. E via con gli esempi, si va dalle formule del "silenzio assenso", ai caratteri delle clausole contrattuali, alla disposizione degli alimenti nei centri commerciali eccetera. Chi offre deve attenersi a delle modalità di presentare la propria merce in modo da non sfruttare i bias cognitivi dei clienti.

Certo che questo è il modo migliore per rinforzarli quei bias, per evitare che l' evoluzione lavori al fine di correggerli. inoltre sudo un po' freddo a pensare che una cosa del genere venga lasciata in mano ai politici. Mi vedo già spuntare un bias al giorno a seconda delle convenienze. Ad ogni modo i politici hanno già in mano tutto.

Naturalmente un libertario rigoroso va a nozze criticando i mille proibizionismi impliciti nel "paternalismo libertario". Io invece lo salverei considerandolo semplicemente una scelta politica più che una teoria rigorosa. Ma forse è meglio che aspetti per toccare con mano cio' di cui sto parlando.

Contorsioni raddrizzate

Fresco di giornata, un virtuoso avvitamento a cura di maurizio Milani...

... la pattuglia acrobatica peggiore al mondo è quella delle Bahamas. Sono otto velivoli dell’aeronautica militare bahamasina. I piloti non si conoscono e nemmeno vogliono farlo. Non provano mai le formazioni in volo. Cosa fanno? Alle manifestazioni delle varie pattuglie acrobatiche loro si presentano così: uno decolla alle cinque di pomeriggio, uno alle cinque e un quarto, uno alle cinque e trenta e così via. Rimangono distanti l’uno dall’altro un quarto d’ora di volo (cioè trenta miglia), quando passano sul pubblico, sempre mantenendo questa distanza di sicurezza, fanno uscire dal tubo di scappamento il verde, il blu e il boh...

Non chiedete chiarimenti! L' unico antidoto al torciglione di Milani consiste nel farsi scivolare addosso la semplicità di una canzoncina scelta nel mazzo del miglior album pop uscito ad agosto...

lunedì 1 settembre 2008

L' ultimo walzer

Con il suo dito lento e sapiente il Cirillo assicura sempre un romantico sferragliamento che ci lascia a mezza via tra Parigi e Honolulu. Ancora un giro di Walzer per arrivare in porto nell' isola delle carezze! Chi mi concede l' ultima danza? Diana, ti va di fare quattro salti?

In preghiera al cospetto dei numeri

Nato a Brno, Kurt Godel viene comunemente considerato come il massimo logico di tutti i tempi.

Fu un fervente platonico e si dedicò anche al problema di Dio dandone una sua dimostrazione nel solco di Leibniz.

Ma la cosa interessante è un' altra: l' ente di natura divina dotato di tutte le propietà positive e necessariamente esistente non venne da Godel relegato al ruolo del "Dio della ragione" di fronte al quale - come scrisse Heidegger - " l' uomo non puo' pregare, non puo' sacrificare e non puo' per timore cadere in ginocchio".

A differenza della concezione un po' intellettualistica del divino quale "mente superiore" professata dall' amico Einstein, il logico moravo considerava infatti Dio non solo come entità razionale logicamente dimostrabile, ma anche come essere degno di venerazione.

A me la cosa sembra decisamente strana. Certo che la vita dei grandi logici di stranezze è sempre costellata.

Fonte: Timossi p.445

domenica 31 agosto 2008

Dio dimostrato (velocemente perchè ho fretta)

Ho letto il libro di Timossi che fa bella mostra di sè sul comodino. Viene squadernata una completa rassegna storica sulle dimostrazioni dell' esistenza di Dio. E' una selva in cui ho cercato di tracciare un mio sentiero personale.

Tra le prove empiriche lascerei perdere quella del Dio/architetto o quella del Dio/orologiaio. Non mi sfagiolano e mi rivolgo altrove.

Innanzitutto Dio potrebbe esistere per il fatto che esistono alcuni precetti morali universali nel tempo e nello spazio. Ne esistesse anche uno solo, sarebbe ufficiente. E io in questa esistenza credo fermamente.

Mi sento confortato avendo al mio fianco su questa strada due tipini come Dostoevskij e Kant. Il primo disse che "senza Dio tutto sarebbe permesso", il secondo parlava di una legge che ciascun uomo porta dentro di sè.

Mi convince anche la prova cosmologica, ma solo nella sua forma radicale che non considera tanto l' armonia del creato: Dio esiste perchè c' è qualcosa al posto di niente.

Questa conclusione la traiamo sotto l' egida del principio di ragion sufficiente: ogni cosa che esiste ha necessariamente una spiegazione ragionevole e l' esistenza di Dio spiega l' esistenza dell' essere al posto del nulla. Certo, qualcuno potrebbe dire che l' essere esiste autonomamente, ma così facendo rinuncerebbe al principio. Il nostro nume tutelare in questo caso sarebbe Leibniz.

Ci sono parecchi atti di fede in queste dimostrazioni, due su tutti: esiste almeno un principio etico universale, esiste poi un principio di ragione sufficiente. Al primo in fondo credono tutti, tranne qualche nichilista isolato. Il secondo è l' atto di fede tipico delle scienze: credo nell' intelleggibilità del mondo.

Si instaura così un rapporto tra fede e ragione, è il rapporto anselmino: credo per poter capire. Anche se la vera fede interviene successivamente a caratterizzare il Dio a cui ci rivolgiamo. In questo senso Tommaso docet: la ragione come trampolino della fede.

La prova etica e la prova cosmologica sono prove empiriche, approdano a delle possibilità, il massimo che possono dirci è che l' ipotesi di Dio prevale.

Per sigillare il tutto con una certezza ci si appella alle prove logiche e la logica modale ci dice innanzitutto che la verità di un' affermazione o è necessaria o è impossibile. In altri termini, un' affermazione è o vera o falsa. Anche questo principio (bivalenza) è un atto di fede (la logica è piena di atti di fede).

"Dio esiste" prevale tra le affermazioni possibili, dunque non è impossibile, dunque è necessaria. Ecco, l' esistenza di Dio è dimostrata.

I padrini dell' argomento logico sono parecchi, si va da Leibniz fino a Godel. Mi sembra che la qualità dei cervelli in campo sia la massima disponibile sul mercato della logica.

Ma l' argomento logico non regge senza che la "possibilità" di Dio sia sostenuta dall' argomento empirico, infatti in virtù del semplice argomento logico anche una "materia infinita ed autonoma" sarebbe possibile (non contradditoria) e quindi necessaria. Per questo che il "possibile" è un titpolo di merito da assegnare con argomenti ex post e non semplicemente affidandosi alla coerenza interna.

Le mie conclusioni sono ben diverse da quelle sponsorizzate dall' autore, lui esalta l' argomento anselmino (puramente logico): Dio è il maggiore tra gli enti immaginabili, poichè "maggiore" significa che detiene tutte le qualità al massimo grado, deterrà al massimo grado anche la qualità dell' esistenza. Kant sostenne che l' esistenza non è una "qualità", mi sembra una critica distruttiva. La critica di Kant viene aggirata facendo atto di fede circa la qualità dell' esistenza. In tutta franchezza preferisco gli atti di fede richiesti più sopra.

Il richiamo della steppa

Ecco la musica che ci racconta una storia fuori moda, l' ascolto volentieri perchè oggi prorpio non ne posso più di mantenermi all' altezza del qui ed ora, molto meglio le steppe ucraine, molto meglio retrocedere di qualche secolo fa. E poi è sempre bello sentir suonato un piano da tre mani.

Dita pesanti

Le solite sventagliate nelle quali l' interprete è chiamato a scolpire i temi, magari facendo trasparire la fatica e il sudore dello scalpellino. Ci vorrebbero le dita pesanti di un picchiatore solenne come Sviatoslav Richter. Non che il piatto passato dal convento sia meno prelibato, ma per non rischiare l' esposizione a lamentele seleziono un paio di studi decentrati, dove contano anche certi macchinali automatismi che ci spingono fuori dal cono d' ombra di Beethoven verso i vetrini colorati di un Paganini.

sabato 30 agosto 2008

Canzoni mutanti

Inizia quasi come un mottetto ma subito vira altrove camminando su terreni infidi, sopraggiungono nuove slabbrature ricucite con deliziosa negligenza, quanto basta per infilarsi nell' estuario disteso e un po' minimalista. L' avanguardia in canzoni che arrivano al cuore, funziona! Ma ci voleva una gran donna.

Locus solus, seconda puntata

What the fuck is going on here? Free improvised hardcore? Demented rap? Soundtrack to imaginery Japanese monster film?... da una rivista dell' epoca.

Qui c' è ospite il rapper Whiz Kid a triturare il vinile, oggi si sono perse le sue tracce ma nei caldi anni 80 aveva in mano delle buone carte e ricevette l' invito a metterle sul tavolo...



... puntata precedente.

giovedì 28 agosto 2008

Vertici (1)

Troppo facile con Bach. Ecco perchè il suo vero e unico amore fu Orlando Gibbons. Sorvola i secoli servendocelo tradito, scandagliato e reinventato a dovere...




non mi basta mai...

Locus Solus, prima puntata

Facemmo un salto sulla sedia quando uscì il loro disco all' inizio degli anni ottanta... e non ci siamo più ripresi veramente bene... massimo 2 minuto per ogni pezzo e quattro formazioni diverse, questa è quella con la 12 corde Stratocaster di Arto...

mercoledì 27 agosto 2008

Del boffare impertinente

Dietro quell' enorme basso-tuba si nascondeva una sgnorina spiritata che boffava senza requie avendo per mantice solo le sue minute gote sferiche. Cessava solo di tanto in tanto, ma non per respirare, bensì per cantare... ecco qualcosa di bloggabile...

Un ciccione ci salverà

  1. Un vagone senza controllo scende per i binari e investirà 5 persone che stanno sulla sua traettoria. Ma non siamo completamente impotenti di fronte alla tragedia poichè possiamo azionare uno scambio che farà scartare il vagone su un binario dove si trova un mite ciccione che a quel punto verrà sacrificato. Decidiamo di agire.
  2. Un vagone senza controllo scende per i binari e investirà 5 persone che stanno sulla traettoria. Ma non siamo condannati al ruolo di spettatori passivi. A fianco a noi mangia le sue patatine un mite ciccione che, se scaraventato sui binari, con la sua mole fermerà il vagone impazzito sacrificandosi. Decidiamo di spingere.

Chi agisce nel caso due è più colpevole di chi agisce nel caso uno?

Dal punto di vista razionale sembrerebbe di no. Sia chi "scambia" che chi "spinge" è causa diretta e volontaria della morte del ciccione. Qualora il giudizio sia di colpevolezza, costoro condividono il medesimo grado di colpa.

Ma probabilmente nel giudizio interviene una componente emotiva poichè è accertato sperimentalmente che chi "scambia" venga ritenuto meno colpevole che chi "spinge" (Philippa Foot: The problem of abortion and the doctrine of double effect; Marc Hauser: menti morali, come la natura progetta il senso universale della morale). L' esperimento è stato condotto presso tutte le popolazioni del pianeta con il medesimo esito.

Il caso è affrontato anche nel libro che sto leggendo di Michael Shermer: The mind of the market. Secondo l' autore un' emozione evoluta nel tempo ci fa ritenere più colpevole chi agisce direttamente sull' uomo che non chi agisce con l' intermediazione degli oggetti.

Oggi il caso di scuola è ripreso sul Corriere da Massimo Piattelli-Palmarini per affermare che esiste una morale universale di natura emotiva.

Non sono ancora convinto.

Trascurare il concetto di "entità della pena", il concetto di risarcimento e limitarsi a prendere in considerazione le categorie di "colpevole" e "innocente" facilità di molto l' approdo di Piattelli-Palmerini. Una vita è risarcibile? Se sì le cose cambiano e la ragione etica non puo' ancora essere accantonata.


martedì 26 agosto 2008

Occhi che ci giudicano (3)

scusa, ci riprovo:

questa scena

d

Occhi che ci giudicano (2)

Rileggevo un tuo post di qualche giorno fa.

"(..) Liberilibri ha fatto uscire una bella fiaba dello scrittore Melchior Vischer: La Lepre. In breve, il protagonista non commetterà l' omicidio programmato perchè, prima di sferrare il colpo letale, incrocia lo sguardo di una lepre, un testimone muto ma, ai fini etici, pur sempre un testimone."

Mi è tornata in mente la scena di un film emozionante che ho visto tempo fa. Una scena che racconta proprio il momento in cui quei due sguardi si incrociano.

spero che il piede vada meglio,
ciao
d

Voci da rieducare (2)

Spelliamoci le orecchie con le lime che sa forgiare questo esserino minuto nell' officina della sua gola siberiana. Stratagemmi "traditional" riciclati per l' avanguardia più indifferente al pubblico. Ma ormai dobbiamo lavorare di editing per estrapolare qualcosa di buono dai suoi dischi più recenti...



... vai alla voce precedente.

La resa dei conti



Un uomo debole e impulsivo, sospinto da eventi incalzanti che non riesce a comprendere appieno - l' abbandono della moglie, il difficile rapporto con il padre - un uomo soffocato da un nodo di rivolta e dolore che non sa esprimere, e in questa sua accorata impotenza diventa, pagina dopo pagina, il commovente campione di una lotta contro un mondo opprimente e privo d' amore.

Una giornata qualsiasi, 24 ore passate a NY per fare il bilancio di una vita "in cui si è sbagliato praticamente tutto".

Uno così lo riconosci subito.

"Uscire" diventa presto la sua principale occupazione. Quanto più è spacciato tanto più sembra indaffarato. Sa che così non puo' andare avanti, che qualcosa sta scadendo, sa che una clessidra fatale si sta svuotando solo per lui. Eppure una forza maligna lo invita a crogiolarsi in quel dramma anzichè spronarlo verso una risoluzione.

Uno così anche quando è giù di morale riesce a corrugare la fronte in modo simpatico. Tu già sei poco interessato ai suoi drammi e ti eri allarmato per un velo funereo che ti sembrava di percepire, ma quella ruga ti deresponsabilizza da domande impegnative e l' accogli con un sospiro.

A uno così è sempre piaciuto vestirsi bene, ma da qualche tempo in qua ogni capo di vestiario, non appena indossato, sembra andare per suo conto.

Con uno così sai che non puoi toccare certi argomenti e il peso di quelle lacune mutila le conversazioni, è impressionante quanto resti poco di cui parlare.

Uno così sogna solo una cosa: un buon lavoro duro ed onesto che ti stanca e ti fa dormire la notte. La sua giornata è costellata da sfozi insopportabili, ma non è come un buon duro lavoro.

Uno così ha tanta energia addosso. La sua maturazione si è come rallentata nel tempo, tutto ciò gli ha fatto perdere terreno, e così non riesce a liberarsi di quell' energia in eccesso.

Uno così ride sempre un po' troppo. Ti ascolta passando di colpo da un' espressione cupa e attenta ad una risata ansante che gli trasforma la faccia.

E' sempre all' affannosa ricerca di sdrammatizzare, lo scambio verbale con lui resta difficile, raramente riesce a frenare l' urgenza della sua cordiale risata ansante che invade di continuo la conversazione rendendo impossibile andare al sodo. Presto si rinuncia a qualsiasi forma di "sodo".

Uno così legge il giornale, ogni volta arriva a metà dell' articolo senza aver capito una parola perchè la sua mente è ancora fissa sulle parole del Padre.

Uno così tende l' orecchio al tavolo dove il Padre pontifica, di solito sta parlando di lui esagerando la portata dei suoi studi... suo figlio ha un reddito a 6 cifre... è nello scaglione del 43%... finchè non gli tocca la tortura di essere chiamato al tavolo per le presentazioni, ad una così viene persino voglia di ridere... vecchio porco millantatore...

Quando uno così ha guidato il solito macinino dipinto, ha portato un giaccone giallo pieno di distintivi, ha giocato a poker clandestinamente e ha partecipato a festini a base di coca, bè, quando uno così ha fatto tutto questo gli sembra di essere stato all' Università quanto basta.

Uno così, sebbene in fondo ami la verità, comincia a mentire per vantarsi e prosegue per pietà verso se stesso.

Chiaccherando con uno così non devi assolutamente commettere l' errore di accennare alle imprese scolastiche e lavorative del cugino Artie, il filo della comunicazione si spezzerebbe all' istante.

Se deve prendere una scelta e partire, uno così cerca sempre la benedizione della famiglia senza mai ottenerla. Litiga con i genitori, con la sorella. E poi, quando si rende ben conto di tutti i rischi a cui va incontro, quando trova mille ragioni per non partire ed è ormai folle di paura, parte.

Uno così prende una decisione solo dopo averla respinta almeno venti volte.

Uno così ha il cuore tenero, sensibile, la sua natura è meditabonda e pensosa, non si vorrebbe mai disturbarlo. Inoltre uno così tende a perdere la testa nei momenti difficili.

Uno così non sta mai fermo quando parla, o si tira su i pantaloni o fa ballare i piedi.

Uno così ha degli amici che basterebbe una loro raccomandazione per ricevere il bacio della morte. Lui lo sospetta ma, nel giudicarli, non giunge mai ad una conclusione definitiva e ad una decisione conseguente, a questo mondo c' è sempre qualcosa da aggiungere che puo' fare la differenza...

Ad un certo punto uno così sente la stanchezza. E' lo strano fardello della sua esistenza che gli sta addosso come un peso, un' escrescenza, una gobba.

A volte uno così racconta i suoi guai mettendoli in burletta e si unisce alle risate della compagnia. Ma mentre ride è disperato. Si sta ridendo della sua rovina. Non che gli altri siano cinici, i guai seri vanno taciuti e loro credono che la convenzione venga rispettata. Ma qui abbiamo a che fare con qualcuno che è già nella fase dell' estremo tentativo, quello in cui anche le convenzioni vengono infrante.


Poi trapela qualcosa e l' altro si tira visibilmente indietro messo in guardia dall' improvvisa tensione nella voce prodotta da uno così quando si avvicina al nocciolo, anche l' accasciarsi del suo volto non fa prevedere nulla di buono, così come il gonfiore del ventre contro la costrizione della cintura. Ma la destrezza mondana degli amici ha saputo deviare il corso delle parole e si giunmge abilmente ai saluti.

Ad uno così il cervello diventa lento. Lui pensa alla giornata afosa e al pasto abbondante, in realtà sono le preoccupazioni ad arrugginire il sistema nervoso.

Uno così lo sente quando è maturo per un nuovo errore. Sente l' odore della fatalità e non puo' più fermarsi, è perseguitato da un certo talento per fallire.

"O ricco o pelato", solo pensando a questo uno così si decide ad imboccare la sua via. E' tipico dei candidati alla miseria.

Uno così incontra continuamente gente che sa tutto, spesso ferestieri che sanno perfettamente come vivere al meglio in quella città. Lui, che in quella città ci è nato e cresciuto, non sa più nulla.

La moglie di uno così si vanta continuamente di "essere corretta".

Capità che uno così finisca per caso in chiesa capitando nel funerale di uno sconosciuto. La preghiera viene presto sconfitta dall' assalto delle preoccupazioni. In quei casi scaturisce dentro di lui la sorgente di tutte le lacrime, è nera, profonda e calda. Quando sgorga gli scuote persino il corpo, di solito è l' unico che piange nella cappella. La gente lo guarda chiedendosi chi sia, forse il fratello australiano? Lui ricambia volgendo verso di loro i suoi occhi ormai completamente bagnati e ciechi.


P.S. per Diana a proposito di un post forumistico: uno così patisce la vita non sapendo viverla. Eppure lo spettacolo demenziale che offre con i suoi goffi tentativi è altamente comico. Ma è la comicità di un condannato a morte, una comicità che non salva e che possiamo godere solo mescolata alla tragedia incombente.

lunedì 25 agosto 2008

Miserabile amica

Parabole già viste spiovere qua e là. Più che Margaret Thatcher mi sembrano i regalini del femminismo trucido?

Cheratina

Suonatori di basso elettrico, c' è uno che rende giustizia alla cheratina delle vostre unghie, alla screpolatura dei polpastrelli impegnati nello slap, all' anonimo sfondo di accompagnamenti invisibili e inascoltati, il vostro quarto d' ora prima di tornare nell' ombra... Eccolo mentre prende la scena con l' arroganza dei chitarristi anni settanta...

sabato 23 agosto 2008

C' ho qui un bel talco da miliardario...

Devo capire come Paolo Conte possa piacere anche al gentil sesso. Perchè la cosa succede, la Maliarda, per esempio, appartiene a quella inspiegabile quanto nutrita schiera. Il misogino Maestro dedica metà delle sue canzoni alla gioia che procura allontanare da sè una donna. L' altra metà alla metamorfosi gioiosa con la quale ci trasformiamo in scimpanzè non appena una gonnella muove verso di noi... Alle donne di solito non piace mai nè la nostalgia, nè il delirio. Loro vivono sempre in un futuro prgettato alla bell' e meglio, il passato ritoccato dall' immaginazione non interessa mai mica tanto, mentre a noi ci paralizza fino a renderci fradici di magia.

Ecco un bel pezzo nel quale ancora una vostra l' avvocato sciorina gli ingredienti per una traboccante felicità coatta: donna sì, ma solo trasfigurata in un sogno allucinato. Poi altri tropicalismi impiegatizi a fungere da succedanei (giungle, oceani, savane... Genova...). Solo l' isolamento e certa musica soffritta consente a queste donne e a queste avventure di apparire. E per finire camicie di seta, pediluvi, nutelle e una gran quantità di borotalco sciccoso da cospargersi mentre si alloggia nella nuvola di questi pensieri sterili quanto esotici...

Sabotaggi anni novanta

C' è profumo di anni novanta in questo microscopico viaggio di un minuto nei sabotaggi del duo giappo-russo. Quella voglia di stenderli tutti... non è prerogativa dei disperati. Anzi, di solito fa capolino dopo che tutti i desiderata sono stati conseguiti.

Apprenez le francais avec Trenet (4)

L' infarto trenetiano non minaccia nessuno, anzi. E' l' unico da cui si esce molto meglio di prima. Se il cuore vi fa boum, la felicità sta bussando, correte ad aprire e trascurate ogni dieta: è solo il sangue che frizza, non quello che s' ingorga...

Una libbra di carne contesa

Non è una buona difesa del Cristianesimo quella che Shakespeare appronta nel "Mercante di Venezia".

Se quelle che il grande Bardo mette in tavola sono le uniche carte a disposizione stiamo freschi.

Man mano che gli eventi evolvono cresce dirompente la mia simpatia per l' ebreo Shylock. Sono in sparuta ma buona compagnia, il critico Hazlitt è il più deciso del gruppetto e parla per tutti, secondo lui: "... S. è onesto nei suoi vizi, gli altri sono ipocriti nelle loro virtù...".

"Gli altri" sono il partito della pietà, un sentimento nobile che sembra in grado di giustificare qualsiasi infingimento. Le buone intenzioni appaiono destinate a scontare l' ingenuità economica del Cristiano che puo' quindi permettersi di perpetuarla in eterno. Ma l' ebreo non ci sta, per lui la giustizia è chiara e sopravanza la pietà: la libbra di carne che ha liberamente contrattato con il generoso sprovveduto deve essergli pagata.

Uno shylockiano ritiene che la vendetta dell' ebreo sia inappuntabile e condotta secondo le regole. La pretesa di S. stabilizza la società: è pur vero che vendetta chiami vendetta, ma lo è molto meno se si seguono le regole. D' altronde anche il perdono sollecita il male rendendolo conveniente.

Nell' Incarnazione cristiana avrebbe dovuto trasfondersi l' idea ebraica del Talione: è con la carne che si pagano i debiti (il Cristo morto in croce lo sapeva). Ma da qualche parte qualcosa è andato storto, il messaggio non si è trasfuso nella sua pienezza e la mentalità di molti cristiani è rimasta lacunosa sul punto.

Quando nella commedia questo saldo puo' essere evitato ai danni del disprezzato giudeo, abbiamo la sensazione che trionfi la pietà cristiana. Cio' sembra compiacere alla maggioranza che vede l' occhiolino dell' Autore.

Shakespeare ha il buon gusto di metterci davanti al naso anche l' ingrediente grazie al quale la pietà trionfa sulla ragione: il lubrico trucco legalistico, il viscido paralogismo di cui Portia è maestra incontrastata. Esempio: A. deve una libbra della sua carne a S. Ma non è possibile estrarre una libbra esatta, l' esito sarà sempre approssimativo e quando la giustizia non puo' essere perseguita che si cessi di farlo. "De minimis non curat lex", ecco l' elementare principio che Portia trascura per trarne vantaggio.

Hazlitt rassicura la nostra minoranza dicendo a proposito dell' avido ebreo S. "... che in ogni sua risposta c' è una forza argomentativa ineludibile..." e proseguendo sul discorso di Portia "... la perorazione pietistica è sublime ma nemmeno la potenza espressiva di Shakespeare risulta mai convincente...".

Fonte: William Ian Miller - Eye for asn Eye

Nuova, rivoluzionaria cura per la tendinite

Ciao ric,
facendo un po' di ricerche in rete, ho trovato questo rimedio naturale che contrasta alcuni effetti collaterali della tendinite legati alla permanenza forzata in casa.

Provare per credere.

Se non funzionasse, fammelo sapere. Se fosse necessario, passo al fioretto del capuccino e cornetto - à la guerre comme à la guerre.


d

venerdì 22 agosto 2008

Femmine magre

Lontano dalla celluloide, la musica di Rota diventa un buon conduttore, l' elettricità si diffonde con quell' eleganza che sa stare al suo posto facendosi notare. Un certo nervosismo la mantiene sempre in vibrazione, è una musica sessuata, si direbbe appartenere al genere "femmina magra"...

La diagonale di Hanne

Procede storta, come seguendo quella diagonale che percorre chi ha avuto straziate le carni da qualche divertimentificio ossessivo. Ma lei non la rintrona nessuno, se perde un po' del suo controllo è solo per diventare più simpatica. Questa biondina i cui capelli non ho mai visto, si concede un momento sbarazzino con percussioni improvvisate e tastiere giocattolo che sembrano ruscellare dai monti di origine, da cui è calata come una valchiria bonsai. Ogni tanto i clarinetti e le voci campionate tentano di aprire gli orizzonti e solennizzare. Ma oggi non è giornata, lei vuole dare il suo scacco matto facendo la stupidina...



Rotofantasy

E' apprezzabile che talune esecuzioni tentino di farne un musicista del Novecento sottraendolo ai fischiettatori da doccia.

Ma l' ancora che faceva gravitare il milanese intorno a Ravel, uno che perse tutti i treni, rende la missione impossibile anche se non meno meritoria. Nell' oblio della storia continuiamo pure a godercelo.


I seni freddi delle puttane

Camillo Langone, cattolico estetizzante, sprezzò sempre don Oreste Benzi, questo curato di campagna, scarpe grosse e cervello pure. Ebbe il buon gusto di farlo finchè era in vita. Sentire il suo accanimento iperattivo contro i clienti delle zoccole, metteva voglia di andare per viali. Per fortuna che Geminiello Alvi spense questi fervori maldirezionati intrattenendoci sui "seni freddi delle puttane". Il suo è l' unico argomento accettabile. I seni delle puttane sono infatti invariabilmente algidi, persino quando scevri di masoplastica additiva. I meccanismi fisiologici sono imperscrutabili, ma è così. Non c' è bisogno di mettere in campo argomento pseudo-cattolici a ulteriore ludibrio della vera religione. La puttanofobia puzza di protestantesimo lontano un miglio, sono venti che spirano da Gineva, non da Roma. A Roma, tassando regolarmente le regolarissime troie, un Papa civile ha costruito un Ponte splendido (Ponte Sisto). Le puttane vanno lasciate perdere non per evitare di dispiacere alla Mamma, alla Madonna e alla Fidanzata, ma per evitare il contatto con un pezzo di carne gelido quanto lo sperma del demonio. Geminiello è un fratello che ci ha svelato quanto abbiamo sempre avuto davanti agli occhi.

Fonte: Camillo Langone

mercoledì 20 agosto 2008

Apprenez le francais avec Trenet (3)

Signori, ecco l' unica farmacia dove non è necessario acquistare niente. Basta entrarci per guarire...

Vento del Nord

L' aria spinta dal ventaglio di Hanne arriva fino al Mediterraneo conservando la freschezza del Polo...

martedì 19 agosto 2008

Apprenez le francais avec Trenet (2)

Partito armi e bagagli per fare da comparsa in un film di Tarzan a Hollywood, il nostro serpente pitone rimpiange l' Africa. Me l' hanno fatto incazzare, quei cafoni di americani, ma non potranno mai rendermelo antipatico.

Apprenez le francais avec Trenet (1)

E' un buon professore, di francese e di buonumore. Cominciate a prendervi per mano e che ognuno giochi con le dita dell' altro... va già meglio, vero?



p.s. finalmente mi sono deciso a riversare su mp3 alcuni vinili, così ci ascoltiamo qualche rarità. E' la volta dell' Orchestra di Steve Berensford, un ensemble di terroristi sonori che hanno deciso di "fare i bravi". Per rarità intendo roba fuori catalogo e non accessibile in rete, nè su e-mule, nè altrove

Scambi di persona

Le canzoni che doveva scrivere e cantare Bjork per consacrarsi, le ha scritte e cantate qualcun altro...

Drammi levigati

Alfredino, dopo la cazzata, dal suo buco cerca di raccontarci gli anni ottanta. Come scorrono bene sopra il dramma.

L' esercizio indefesso

La nostra mente fatica a sopportare le informazioni sgradevoli: lei non mi ama, il mio investimento è sbagliato... e per proteggersi mette in atto mille stratagemmi.

Gli psicologi (Festinger) chiamano queste strategia di autodifesa: "riduzione della dissonanza cognitiva" (RDC).

Eccone un esempio vero, sugoso ed estremo.

All' inizio degli anni 50, negli USA, c' era una setta che aspettava la fine del momdo. Conosceva l' orario esatto, si sarebbero salvati solo loro imbarcandosi su alcuni dischi volanti. Il giorno prefissato arrivò, l' ora scoccò, la tensione crebbe. Nulla. Alla fine il Grande Sacerdote ricevette un altro messaggio: il mondo era salvo. Era stato graziato dalla fede profonda della Setta. Ci furono scoppi di gioia, gli adepti rinforzarono la loro fede.

Veniamo ora a qualcosa di simile e ancor più interessante.

Nella sua lunga storia, la Sinistra italiana, specie quella di matrice marxista, ha fatto largo impiego della RDC. Si potrebbe dire addrittura che l' indubbia sottigliezza dell' intellighenzia progressista sia anche il sottoprodotto storico di un secolo di indefessi esercizi volti a neutralizzare le montanti evidenze empiriche fastidiosamente "dissonanti".

Questa convincente osservazione la si deve a Luca Ricolfi e merita di entrare a pieno titolo nella lista di opzioni con le quali si rendere ragione del perchè la cultura, in Italia, sia prevalentemente di sinistra.

HT: Luca Ricolfi: il complesso dei migliori.

Donna con chitarra

Nel 2007, per molti il miglior solo sulla sei corde...

Beati costruttori di Pace

I pacifisti vengono utili quando la pace c' è già. In questo senso non sono mai "costruttori di pace".

Noi tendiamo ad identificare la mancanza dei conflitti con concetti come la fiducia, la buona fede e il rispetto reciproco.

Questo istinto è positivo nel momento in cui contribuisce a rafforzare e valorizzare la fiducia, la buona fede e il rispetto che già esistono.

Ma quando la fiducia non esiste non possiamo far sì che venga alla luce solo grazie a quella credenza e al comoportamento che ci detta.

Quando mancano fiducia e buona fede e non c' è la possibilità di fare appello alla legge nel caso di violazioni contrattuali, è ragionevole guardare al mondo della malavita o a quello degli antichi dispotismi per importarne tattiche e strategie (ritorsione, promessa, minaccia, deterrenza, bluff, rappresaglia...) idonee alla costruzione della pace duratura.

HT: Thomas Schelling

Quando il cristiano tenta di pensare

Se faccio il "cristiano" che pensa mi trovo spesso il passo sbarrato da tre baluardi:

1) Il Prblema del Perdono. Come puo' la Misericordia accordarsi con la Giustizia?

2) Il Problema dell' Onniscienza. Perchè un Dio Onnisciente ci mette alla prova per giudicarci? Dovrebbe sapere tutto fin da subito.

3) Il Problema della proporzionalità. Perchè la gradualità nei meriti e nei demeriti non si riproduce in una gradualità nei premi e nelle punizioni?

In merito ho solo qualche proposta, nell' ordine:

1) Dio è Prima Misericordioso (ci regala la libertà) e Poi rigoroso (ci giudica con giustizia).

2) La libertà donataci da Dio è talmente radicale che lui stesso non sa come la useremo. Deve vederci all' opera per giudicarci.

3) Forse è solo una mia ignoranza, forse sia l' Inferno che il Paradiso hanno una loro gradualità. Dovrei approfondire ma preferisco non farlo per evitare delusioni e fatica.

Ho tralasciato il classico Problema del Male poichè è riconducibile al Problema dell' onniscienza: il Male infatti dovrebbe esistere per due motivi: 1) per realizzare la nostra libertà e 2) come banco di prova affinchè ciascuno di noi possa essere giudicato con giustizia. Insomma, il Male esiste affinchè esistano Libertà e Giustizia.

PC2008-2020C2008-2015N2013-2030BF2020-..S2025-..

L' esteta è interessato solo ai problemi la cui risoluzione sia esprimibile in un rigo. Non ha tempo da perdere lui, e già solo la scelta ti un buon paio di scarpe ne richiede molto.

Per questo che le politiche energetiche sono così poco appassionanti per lui.

Chiunque le consideri con un po' di buon senso, scopre come non possano esistere soluzioni radicali in questo ambido. Occorre uno stramaledetto e strapedante "approccio combinato".

Ma l' esteta non rinuncia e con l' acrostico di cui al titolo pone fine alle questioni individuando una traettoria per uscire dal pantano. Ora puo' dedicarsi allo shopping e alla vestizione del suo prezioso corpo.

Fortunatamente ha ancora 5 minuti per sviluppare l' acrostico: Petrolio, carbone (2008-2020), conservazione (2008-2015, per l' Europa questo punto ha poco senso), nucleare (2013-2030), biofuel (dal 2020 in poi), solare (dal 2025 in poi)...

Per il prolisso che volesse attardarsi sugli aromenti a sostegno, li trova qui.

La grande convergenza

Non parlo della globalizzazione economica. Parlo della musica degli anni novanta.

La cerebrale Accademia d' Occidente non resiste al richiamo levantino e salpa verso esotismi inventati...



... intanto, con moto uguale ma contrario, sull' altopiano una chitarra elettrica scalza l' austera Kora, e subito il lezzo del pigro leone scabbioso sembra rimpiazzaato dai tonfi dei mostri meccanici del signor Ford in quel di Detroit...

Di funerale in funerale

la gente confonde scienza e scienziati.

La scienza è grande, ma i singoli scienziati sono pericolosi. In genere sono testardi, da dove trarrebbero altrimenti le energie per le fatiche eroiche che sopportano come passare 18 ore al giorno mettendo a punto la tesi di dottorato?

Quasi sempre sono dei cattivi avvocati difensori delle proprie idee anziche dei "cercatori di verità". Non cambiano idea neanche di fronte ad argomenti convincenti, in questo sono peggio degli stregoni più ossessionati.

ma la scienza, che è un impresa comunitaria ed evolve di funerale in funerale, li mette uno contro l' altro, li seppellisce tutti ed è molto migliore di loro.

Fonte: Nassim Taleb.

I ghetti non integrano

Un mio amico mi raccontava che in azienda - lui lavorava in una multinazionale - per deridere un collega gli si diceva: " ma che sei un art. 15?". Si citava così la legge per le assunzioni obbligatorie dei disabili.

La cosa fa riflettere chi si preoccupa di pari opportunità puntando sulle "quote".

Le strategie di affitmative action spesso rinfocolano gli odi e la marginalizzazione tra categorie di cittadini. Ed è normale che sia così.

Attribuendo dei privilegi a tuluni, creano per costoro anche dei ghetti dove restano isolati e malvisti dalla maggioranza.

Nicola Persico fa il caso delle "quote rosa".

Inutile contare quante donne ci sono in Parlamento o altrove se poi nella testa di tutti circolano i pensieri irrisori a cui ho accennato.

Uscire dai labirinti di una cravatta

Prima un aperitivo a ritmo di walzer... poi l' eterno dilemma della caramella da trascegliere nel vassoio offerto...

... sembra che le prefernze del professionista vengano accordate alla sugosissima "rossa" (rossana?)... mentre le gialle al suo fianco passano mestamente in maggioranza.

E' il mondo disarmonico delle "feste" che uomini sbilanciati sono tenuti a spingere fino al matinée... è tutto un reticolo di corridoi marmorei che han visto scarpe di coccodrillo entrare con tranquilla sicumera e correre via scalpitando alle prime luci dell' alba, un mondo che ha l' antefatto nei bagni profumati con un "talco" al mentolo e l' epilogo in una stanza dove si passeranno ore per uscire dai labirinti di una cravatta. La barba sfatta e gli occhi fissi nella fiamma dell' ultimo cerino del Grand Hotel. Per vedere se il sogno è ancora in buone condizioni.

Il giorno più "bello": oggi

Contro chi vede nei tempi andati il luogo naturale dell' espressione artistica, avrei un paio di cose da dire.

Non condivido quel genere di passatismo. Trovo che l' arte oggi sia più vitale che in passato e che oggi conosca una fioritura come mai nella storia dell' uomo. Manca una scrematura. E con questo? Siamo messi ancor più alla prova, trovo stimolante tutto cio'.

Nel secolo scorso l' arte è letteralmente esplosa. All' inizio del nuovo millennio, poi, siamo tutti artisti oltre che ammiratori del bello, o almeno ci si prova.

Motivo numero uno: non costa niente.

Il numeratore della ricchezza da investire nell' arte si è alzato in modo smisurato, per contro il denominatore dei costi è rimasto immobile (anzi, si è limato verso il basso!).

L' uomo benestante difficilmente si compra la terza macchina. E' più probabile che produca o consumi arte.

La buona salute dell' arte contemporanea non è quindi tanto proclamata dall' esteta, quanto dall' economista.

Anche solo un secolo e mezzo fa il Pittore doveva risparmiare pure sulla canapa delle sue tele.

Ecco cosa hanno rintracciato i raggi X sotto un dipinto di Van Gogh.

Ribadisce il concetto Edward Lopez prendendo spunto dal seminale libro di Cowen da cui in passato ho ripetutamente attinto anch' io.

Robin: dare ai quasi poveri togliendo ai quasi ricchi

I petrolieri quest' anno se la sono passata bene, non c' è che dire.

Per molti cio' è sufficiente affinchè sopportino un' extra tassazione. L' idea è venuta sia a Tremonti che ad Obama.

Sul WSJ si opina.

Colpisce come l' industria del petrolio, per i suoi margini di profitto, si collochi al sessantesimo posto (la Exxon è usata come proxy). Un Robin Hood che dà ai poveri tutelando i 59 più ricchi per accanirsi sul sessantesimo in lista. L' immagine del giustiziere comincia ad appannarsi.

Non ci sarà di mezzo la famigerata "percezione", e quindi lo sfruttamento politico della stessa?

HT Mark Perry

Occhi che giudicano

Una mucca mi guarda con i suoi occhioni buoni.

Calma, se quegli occhioni fossero davvero "buoni" ci sarebbero valide ragioni per pensare ai diritti di quel bovino. Riconoscere agli animali un comportamento "etico" implica il riconoscimento di diritti. Perchè negarli una volta che si sono riconosciuti dei doveri.

Ma forse basta meno.

Liberilibri ha fatto uscire una bella fiaba dello scrittore Melchior Vischer: La Lepre. In breve, il protagonista non commetterà l' omicidio programmato perchè, prima di sferrare il colpo letale, icrocia lo sguardo di una lepre, un testimone muto ma, ai fini etici, pur sempre un testimone. D' altronde si sa, molte scorrettezze che siamo pronti a commettere in privato le evitiamo in pubblico.

Per riconoscere l' "umanità" dell' animale forse basta questo: che il suo sguardo ci inibisca taluni comportamenti immorali. Eppure tutto questo potrebbe attestare qualcos' altro che riguarda noi più che la lepre o la mucca: rispettiamo il precetto non per ossequio alla verità che contiene ma per convenienza. In questo caso sarebbe l' uomo ad "animalizzarsi" anzichè l' animale ad "umanizzarsi".

Fonte: Armando Massarenti, sole

Un silenzio dove succedono cose

Guarda le stampe giapponesi, è così che devi scrivere: con altrettanto spazio intorno a rade parole. Usane poche e inseriscile organicamente in un melodioso silenzio. Scaccia quelle destinate a coprirlo e disperderlo, favorisci quelle che lo accentuano accarezzandolo. La parola è una pennellata che dettaglia il luogo dove si posa e riempie d' anima quello dove non si posa. La seconda funzione prevale. Cosa dovrai mai riferire se non le solite quattro verità. Ti deve bastare poco, in caso contrario dubita del tuo pensiero.

fonte: Hillesum

L' assedio delle fantasie

Cose piacevoli che si trasformano lentamente in torture...

Pedalo lentamente per le strade tutta assorta in quel che avviene dentro di me, mi sembra di potermi esprimere con tale forza e sicurezza che, poi, mi stupisco quando ogni frase che scrivo si regge cos' male e appare così sgraziata quando solo un attimo prima scorrevano in me tanto sicure e persuasive da farmi credere che dopo sarebbero sgorgate altrettanto naturalmente sul pezzo di carta.

Da pedalatore di pianura semi-professionista capisco questi "stupori" e sono pronto a diagnosticarne l' evoluzione esulcerante. Quindi metto in guardia.

Che risorsa una solida gabbia. Specie per chi è infestato da fantasie indisciplinate e vagabonde.



HT Hillesum

Abuso di Piano

In Schubert ho dovuto pensare ai limiti del pianoforte, In Mozart ai suoi pregi. E' come se il primo "abusasse" dello strumento.

HT Hillesum

La domanda giusta

"Che cosa farei se fossi in lui?".

Mettersi nei panni degli altri non è poi così interessante.

Non è nemmeno molto utile. Ai fini strategici, quando l' altro è qualcuno con cui siamo in relazione (cooperazione o conflitto), la questione decisiva è un altra:

"Che cosa farei se fossi in lui che si chiede cosa fare se fosse in me che mi chiedo che fare se fossi in lui?

L' etica e la ricchezza nascono rispondendo bene a questa domanda.

Fonte: Thomas Schelling

Il record dei working poor

Immagina due persone identiche per reddito, istruzione, età, sesso e razza.

Una (Jane) riceve assistenza continuata dalle istituzioni governative: casa popolare, agevolazioni su certi acquisti, buoni alimentari; inoltre parliamo di un genitore singolo che non intrattiene pratiche di culto.

La seconda persona (Tom) è un "working poor", non riceve assistenza governativa, è affiliato ad un' organizzazione religiosa ed è sposato con figli. La moglie vive con lui.

Senza conoscere nient' altro dei due possiamo già stupire di quanto Tom sia spaventosamente più generoso di Jane.

Il perchè non lo so bene, sta di fatto che è così.

Forse è difficile "dare" quando la propria dignità è stata definitivamente minata. Il fatto di avere un lavoro e tirare avanti con le proprie forze evita di ricevere questa offesa, si è ancora persone e lo si conferma a se stessi con la generosità.

Tom non si limita ad essere più generoso di Jane. In termini percentuali è molto più generoso anche di John, che appartiene alla classe media. Batte di misura persino Bud, un riccone sfondato.

Non sputiamo quindi sui lavori a bassa produttività. Non sono quelli ad umiliarci, a renderci chiusi e rabbiosi sono gli aiuti di stato. Anche per questo si cerca sempre di camuffarli in qualche modo al fine di non scatenare queste frustrazioni.

Fonte: Arthur Brooks.

sabato 9 agosto 2008

Tutto cangia, il ciel s' abbella

Un pensiero alla miri che aspettava la Tv dei Piccoli impaurita da questa musica... tranquilla miri, ecco una versione "friendly"...

Sindrome di Voltaire: vedere stupidità ovunque

Nelle scienze umane l' assunto della "razionalità dell' agente" scatena sempre un putiferio. E' uno dei più contestati. Ma anche dei meno capiti.

Qualcuno pensa di espellerlo con disinvoltura osservando la quantità di comportamenti incongrui in cui ci imbattiamo di continuo. E' esperienza comune, chi potrebbe negarla... bastasse questo!

Di fronte all' ingenuità di chi è colto dalla sindrome di Voltaire, viene buona l' avvertenza di Thomas Schelling. Lo studioso ci invita ad osservare come non sempre sia vantaggioso essere "razionali", in particolare se il fatto di esserlo o meno non possa essere nascosto o fatto conoscere (p.21). A volte conta anche il fatto di nasconderlo a se stessi.

Schelling fa diversi esempi. Anch' io vorrei tentarne uno: per il claciatore Kakà il Milan ha ricevuto un' offerta da 110 milioni di euro, un record.

Probabilmente un comportamento razionale esorterebbe ad accettare quell' offerta e, con il ricavato, rifondare una squadra credibile. Ci sono sulla piazza almeno quattro grandi giocatori acquistabili a 30 milioni l' uno in grado di costituire la spina dorsale del nuovo Milan.

Eppure Galliani rifiuta sdegnosamente. E' forse matto? No, molto semplicemente la notizia dell' offerta è stata divulgata e, allorchè dovesse presentarsi nelle vesti di acquirente dal portafoglio rigonfio, i prezzi da fronteggiare non sarebbero più i 30 milioni di cui parlavo e il progetto andrebbe a carte e quarantotto.

Quindi attenzione: dietro molti comportamenti inspiegabili il senno continua a pulsare più lucido che mai. Bisogna andare oltre le eleganti superfici di Voltaire per reperirne l' esistenza.

E come bottom line, un esempio in extremis: occhio a classificare tra gli "stupidi" l' amante folle che minaccia di tagliarsi le vene. Spesso la sua strategia è la migliore.

venerdì 8 agosto 2008

Womb searchers

Il niente non è poi così poco. Anzi, è abbastamza.

Sono un fan delle poetiche mistico-ebeti.

Bon Iver è l' ultimo arrivato, una scoperta recente.

Tirare i remi in barca e progettarsi come inattendibili, la voce anaffettiva (parola insegnata dalla miri) che fa il nido nella strozza e da lì parla di rado, senza verifiche, irrimediabilmente disadattata; vagare per la città tra pensieri surreali che la stanchezza infiacchisce sempre più togliendo ogni illusione di originalità... il porto della Madre, la ripartenze e il nuovo tranquillo naufragio. Non poter finire. Destinazione "into the wild". In Bon c' è tutto quello che deve esserci.

I am my mother's only one...
It's enough...


China and Wal-Mart: Champions of equality

Le diseguaglianza nei paesi occidentali va espandendosi, questo non sempre giova alla buona reputazione del capitalismo.

Meglio fare qualche precisazione concentrandosi sugli USA, Paese che spesso anticipa le nostre sorti.

Innanzitutto le diseguaglianze sembrano avere una spiegazione. La migliore, secondo me è questa. Quando la spiegazione soddisfa si tollera meglio anche lo spiacevole effetto collaterale.

Qualcuno poi, magari concentrandosi sui consumi, nega addirittura che il fenomeno sia di un qualche interesse.

Altri, anche da sinistra, richiedono nuovi modi per misurare le "diseguaglianze", magari che tengano conto della mobilità sociale.

In un recente lavoro Christian Broda e John Romalis ridimensionano ulteriormente il fenomeno facendo notare come il paniere dei "poveri" sia oggetto di inflazioni meno pesante rispetto a quello dei "ricchi". Il merito? Wal-mart, Ikea, Ryan Air, Cina e roba del genere.

Forme di welfare: microcredito ed evasione fiscale

Questo articolo sembra fare il punto in maniera credibile sulla pratica del microcredito.

Per alcuni, per esempio gli assegnatari del Nobel a Yanus, l' idea appariva forse come epocale e particolarmente innovativa.

Anche per questo alcune precisazioni meritano di essere espresse.

Innanzitutto, non ci si aspetti che il microcredito risolva o allievi in modo significativo il problema della povertà. In genere è una boccata d' ossigeno, ma poche persone escono dalla loro condizione percorrendo quella via.

Il microcredito è sempre esistito, lo si sappia. Coloro che prendono i soldi dalle banche del microcredito, li prendevano senza molte difficoltà anche ieri. Ogni villaggio ha infatti sempre avuto il suo "prestatore" che agiva al di fuori del circuito bancario. Solo che le banche di oggi chiedono tassi intorno al 50-100%, il "prestatore" tradizionale era invece più esoso, nonchè scrupoloso nel riscuotere. E' un miglioramento, certo, non una soluzione rivoluzionaria.

Il microcredito generalmente non aiuta lo start-up di nuove aziende. I denari ottenuti così vengono consumati in seno alla famiglia o risparmiati con l' acquisto di una mucca o di una capra (non si creda che la mucca sia un investimento! E' un risparmio: nessun povero risparmia in contanti, verrebbero subito parenti ed amici a chiedere favori non rifiutabili; la mucca invece non puo' essere fatta a pezzi). Al massimo si investe in beni da usare promiscuamente sia nell' azienda che in famiglia (per esempio il cellulare).

Non si creda nemmeno che il microcredito sia esente dall' incorporazione in titoli collaterali. Visto che siamo nel mezzo di una crisi subprime, ovvero di titoli minati da mutui concessi ai meno abbienti, la cosa non puo' che preoccupare.

Conclusione: quasi sempre il microcredito si risolve in una specie di elemosina con un lato positivo: consente al povero di mantenere un' attività che lo impegna durante la giornata e, quindi, una propria dignità personale. E' un' assistenza anche psicologica. Dall' altro canto cancrenizza le cose come stanno mantenendo in vita una miriade di imprese non produttive.

In un certo senso il microcredito ha effetti simili all' evasione fiscale tollerata a lungo specie nel sud Italia. Mancando di un vero welfare, si sorvola sull'evasione diffusa dei piccoli: costoro possono stare a galla conducendo la loro aziendina senza costituire un problema sociale: sbarcano il lunario e sono alle prese con un' attività che li impegna fattivamente e dà loro qualche soddisfazione illusoria. I pregi e i difetti sono i medesimi del microcredito: si campa ma ci si immobilizza con una produttività deprimente.

La struttura polverizzata del nostro sistema produttivo forse è dovuta anche a questo: 1) evasione fiscale tollerata che consente al micro imprenditore di portare avanti la sua impresa improduttiva (in fondo è meglio comandare che essere comandati) 2 e regolamentazione del lavoro dipendente oppressiva.

Pentirsi in compagnia

La creazione di una moneta unica in Europa mi lasciò molto scettico, anche e soprattutto per motivazioni ideologiche: non vedo mai con piacere alcuna forma di potere concentrato per legge.

Oggi, alla prova dei fatti, devo fare marcia indietro, la gestione dell' euro presenta un bilancio positivo.

La BCE è gestita con un rigore che supera quello della FED, speriamo che il piano non sia di accumulare credibilità per poi dilapidarla dando la stura a politiche trasgressive. Ma ormai di tempo ne è passato parecchio e e questi dubi sono fugati.

Se tento di spiegare un simile successo mi viene in mente solo un motivo: la manovra di centralizzazione è avvenuta in tempi in cui trionfava l' idea liberista, soptrattutto in ambito monetario, un settore dove molte popolazioni avevano sperimentato sulla propria pelle il tossico dell' inflazione.

Pregna di cultura liberale, la nuova generazione di tecnici si è messa al lavoro imboccando le vie giuste.

Pensando a questo mi corre un brivido sulla schiena: casa succederà quando il pendolo dell' ideologia rivoluzionerà il suo moto? In parte l' ha già cambiato, ma la BCE tiene duro evitando di farsi sedurre dalla generosità fuori luogo della politica.

Questo pensierino lo dedico anche a Davide, il quale teme un' italianizzazione dell' Europa.

Ho paura che simili timori saranno giustificati quando la UE diventerà un' unione eminentemente politica. Oggi, grazie anche agli ingressi massicci, si è mantenuta di stampo economico e i benefici prodotti non sono pochi.

Ecco gli argomenti di un altro pentito ben più illustre.

Qualcuno ha detto: "senza l' euro chissà dove sarebbe finita la nostra liretta". Bè, nel paper si tenta una risposta: se l' euro fosse stato introdotto in competizione con le monete nazionali, il pessimismo sulla liretta solitaria avrebbe indotto dubbi autentici e non retorici.

giovedì 7 agosto 2008

Esploratori in pentola

L' esploratore di contrabbassi ama frugare tra le viscere di questo animale con il manico. L' estenuato ritocco dell' impellente ricerca non salva dal dedalo delle contorsioni. Si gira intorno senza requie, senza sigillo.

Lo strumento più riverberante che esista, seduce con malizia la sua preda: invita alla carezza, al sollecito, allo stimolo. Offre senza parsimonia le generose curve sagomate da una puntigliosa liuteria. Mette a portata di pizzico i suoi robusti tendini. Restituisce un calibrato attrito alla zigrinatura del budello in contropelo...

E intanto produce la pastosa onda con cui, ad imitazione delle spire pitonesche, avvolgerà nella letale stretta il suo operoso amante, che in segreto agognava a quella fine.



... ecco un altro modo tormentato di "toccare" il mondo, è Anselm Kiefer

La battaglia sulla beneficenza

La Sinistra puo' vantare una solida tradizione di pensiero contro le pratiche caritative.

... una società giusta è una società che non ha bisogno di carità...
Ralph Nader

... la virtù più sopravvalutata è quella esercitata dal donatore. Il "dare" rinforza il nostro ego e il nostro senso di superiorità... quasi sempre "dare" è un piacere egoistico... guardate la nostra società, a dare con apparente magnanimità sono proprio coloro che hanno dimostrato maggiore grettezza...
John Steinbeck


... la retorica della generosità è sempre convissuta con quella della repressione... non è che la filantropia e l' invito a prendersi cura dell' altro siano insufficienti a governare il problema sociale, è che sono funzionali alla sottomissione dei più deboli..."
David Wagner

... sollecitare lo sforzo volontario e la donazione è funzionale alla distruzione dei "diritti"...
Janet Poppendieck

I legami con la tradizione marxista sono evidenti.

Ma anche la destra ha visto di cattivo occhio la carità.

Basti pensare ai darwinisti sociali che si rifanno a Herbert Spencer: una diffusa beneficenza impedirebbe alla selezione naturale di svolgere a dovere il suo compito.

Ricordo anche un bel libro di Sergio Ricossa: Contro la Beneficenza.

Sempre a destra, c'è chi, pur assumendo l' aiuto ai bisognosi, vorrebbe assegnarlo ad organizzazioni profit anzichè alla carica dei volontari. Parlo di Brian Miklethwait (Against Charity). Il motivo naturalmente sarebbe quello dell' efficienza.

Arthur Brooks fa giustizia di queste posizioni: prosperità e generosità vanno a braccetto, l' una rinforza l' altra.



Teorie che spieghino questo legame sono già bell' e pronte.

Robert Putnam ci parla del capitale sociale, una ricchezza che il dono contribuisce a costruire.

George Gilder constata come il capitalismo si fondi sulla fiducia, una qualità decisiva anche per l' atto caritatevole. La comune fondazione lega le due pratiche.

Thorstein Veblen nota come la carità sia raccomandata da un ethos che predica anche l' industriosità.

Victor Frankl vede nell' atto di generosità un atto significativo. Chi lo compie ritrova un senso e un' energia che si riflette anche nei suoi affari personali.

Insomma, capitalismo e generosità si fondano e producono fiducia. Avendo in comune questa risorsa non possono che farsi reciproca e proficua compagnia.

Certo, l' elemosina puo' danneggiare il ricevente se ripetuta ed acritica. Ma è sul donatore che dobbiamo concentrarci per isolare la carica positiva e arricchente di queste pratiche. Perchè si manifestino appieno l' atto della donazione deve essere volontario.

Arthur Brooks si occupa degli "hard data" (capitolo 7) e conferma le ipotesi pro-charity.

mercoledì 6 agosto 2008

Vite parallele e benedizioni verticali

Mentre in galleria sculetta la Gagarella...



... in Corso Sempione, appena dopo l' Arena, hanno finalmente fatto fuori quella "bestiassa" del Nin Barbisa



Qualcosa, qualcosa di "piscinino e sberlucicante", benedice tutti da dietro una coltre di guglie e polveri sottili.

Un uomo generoso

John esce da Messa come tutte le Domeniche, non ne perde una ormai da anni. Esce da lì con tutta la sua famiglia. Ha cinque figli e oggi, come d' abitudine, anche i due sposati raggiungono il padre e la madre per pranzare con le loro consorti tutti insieme nel giorno della festa. Si fanno quattro chiacchere sul sagrato, sempre le stesse. Nel mirino ci sta stanno, come al solito, il governo e i politici, la lamentela sulle tasse è un "must".
***
Ecco in queste poche righe il ritrattino sociologico di un uomo generoso. Di un uomo propenso a donare tempo e denaro agli altri.

Sono le conclusioni a cui giunge Arthur Brooks, forse lo studioso che più sa trattare i numeri relativi al volontariato, alla filantropia e alle donazioni private.

Sto leggendo il suo libro, vedi sul "comodino" del blog. Certo, lui si occupa degli USA. Ma consideriamo che gli USA sono il paese di gran lunga più generoso dell' Occidente, e faccio tutte le proporzioni del caso.

Secondo la sua indagine, tre sono i fattori che meglio predicono la generosità di una persona:

- lo spirito religioso;

- la vocazione famigliare;

- l' atteggiamento scettico verso ogni redistribuzione governativa.

martedì 5 agosto 2008

Perchè i managers non si uccidono tra loro?

Interessante domanda posta da Robin Hanson.

Un killer costa poco (intorno ai 7.000 dollari) e i guadagni possono essere immensi.

Tra i leader politici e i capi della criminalità organizzata la pratica dell' omicidio è molto più diffusa.

Possibili risposte:

Diversamente che in politica non esistono moventi ideologici. Il movente ideologico è il più adatto ad istillare odio. Inoltre è molto più semplice da celare.

I managers non sono criminali abituali, non sanno muoversi a loro agio in quell' ambito. Inoltre hanno molto da perdere rispetto ad un boss della mafia che è già implicato in azioni penali.

Anche il politico puo' avere relazioni nei servizi segreti. Tutte entrature che rendono per lui il crimine meno costoso.

L' attitudine allo scambio puo' rendere più appetibili delle vie alternative all' omicidio.

La risposta ideologicamente più intrigante potrebbe essere un altra: la lunga esposizione al mercato, attraverso vie che adesso non interessa indagare, rinforza il nostro senso etico. Cio' spiegherebbe perchè i managers, tra i personaggi di potere, sembrano i più pacifici.

Negli USA calano le diseguaglianze...

... in termini di felicità. Ancora Justin Wolfers. Ma quando scrive il libro definitivo sul tema?

Una musica che respira

1500. E' nato un bambino, scende su di lui uno spirito guerriero ansioso di pace. Ecco che respira, respira proprio come un imperatore. Il fiato di Carlo V comincia a mischiarsi con l' aria dell' Europa.

Ed ecco la musica che respirava con lui.



1558. Abdicando per la seconda volta un vecchio muore circondato dai suoi gemiti e abbandonato da forze indomabili solo qualche anno prima. Fortuna desperata: nasci, pati, mori.

Ed ecco la musica che custodisce il debole fiato con cui nel giorno fissato risponderà al suo Giudice.



Grazie Miri per quelle dritte sull' Alia Vox

lunedì 4 agosto 2008

Qualcosa brulica

L' introversione dei due chittarristi è ulteriormente accentuata da una produzione algida e distante.

Peccato, si tratta di due teste sempre ispirate, pronte ad aprire la pancia dello strumento per farci guardare dentro.

Ma tutta questa nebbia finisce per depotenziare il loro talento vivido.

Il colpevole: Fredi Bosshard. Fa di tutto per imbalsamare il vitale colloquio improvvisato dal tedesco con lo svizzero. Per fortuna la missione che si è dato è impossibile, l' ascolto resta formativo.

Di ritorno dal Giappone (e si sente), Hans e Waadi fecero tappa a Zurigo lasciando come ricordino alcune piccole invenzioni subito catturate da un Ferdi sempre bene appostato.



Ecco il maestro Peter Callesen. La precarietà dei suoi ritagli sta bene anche qui.

Di fronte alla realtà intollerabile del caso

Quando le teorie della conoscenza attribuiscono al caso un ruolo rilevante, suscitano reazioni disparate che ora vorrei considerare.

Faccio qualche esempio.

La teoria quantistica sembra rassicurare Davide poichè l' indeterminazione che la caratterizza conferma i limiti alla conoscenza umana e cio' è coerente con alcuni postulati della Religione.

D' altro canto Einstein disse che "Dio non gioca a dadi". Evidentemente vedeva il caso come un disturbo, un elemento di disordine incompatibile con le armonie celesti.

C' è poi la teoria evoluzionista. Molti la sfoderano come uno spadone contro ogni pensiero della divinità: se il caso è tanto importante si perde di vista quella mano divina che guiderebbe gli eventi asservendoli ad un progetto.

Ma per altri il caso è solo il nome di Dio quando viaggia in incognito.

Potrei andare avanti ma non mi interessa granchè schierarmi su questi fronti. Ognuno di essi ha valide argomentazioni per sostenere le sue tesi.

Ci sono però questioni in cui scandagliare le reazioni alla presenza del caso diventa altamente istruttivo. Porto le irritanti tesi di TBC come esempio.

TBC è un libro a cui si è reagito in modo percussivo e spesso isterico. Sulle sabbie mobili dell' isteria non si possono fondare saldi edifici, anche per questo di quelle critiche non è rimasto molto.

Ma ora non è questo che ci interessa, vediamo piuttosto i motivi della reazione inconsulta.

La tesi ridotta all' osso di TBC è la seguente: l' IQ influenza in modo pesante il destino di una persona nella società libera. In più l' IQ delle persone varia anche di molto ed è difficilmente malleabile.

Il caso, attraverso la lotteria di quel particolare talento che è l' intelligenza, diverrebbe centrale frustrando l' opera dei "manipolatori sociali", ovvero di coloro che concepiscono la società come un artefatto da costruire nei minimi particolari.

Un intellettuale come Murray para bene il colpo con considerazioni di questo tipo: cio' che conta per una persona non è la sua intelligenza quanto il fatto di essere indispensabile e unica per qualcuno. In una società libera ciascuno troverà il suo posto.

Un ragionamento del genere implica una buona dose di "accettazione". Non tutti hanno il temperamento idoneo all' accoglienza del reale. Aver assimilato un concetto (religioso) come quello di Provvidenza potrebbe aiutare.

Ma la stessa consolazione non è certo disponibile per l' intellettuale "architetto" che mette sempre al centro l' elemento manipolabile dalle policy. Il suo scatto isterico è garantito: non accetta più nemmeno il concetto di Natura, figuriamoci quello di Provvidenza.

sabato 2 agosto 2008

Da Sant' Arcangelo a Gerusalemme

Tutti noi riconosciamo vere le forsennate profezie del Bardo William Blake.

Siamo tenuti a farlo a causa del dominio esercitato su di noi dal visionario grido che le trasporta ovunque da secoli.

Una sera estiva di ventisei anni fa si liberarono dal mutismo apparente della pagina che le ospitava.

Ad urlarle in Piazza a Sant' Arcangelo fu l' appassionato quanto temerario strumento di Mike Westbrook.

Neanche allora nessuno osò obbiettare al delirio.

Ce lo impedì il cuore in gola... molto meglio accettare le ali che nel frattempo ci spuntarono e volare con quelle verso le Porte di Gerusalemme...



Teorie vere se pensate, false se pronunciate

Ci sono profezie che si auto-avverano, ma ci sono anche teorie che si auto-confutano.

Capita nelle scienze umane.

Ricordo che qualche tempo fa, per divulgare in maniera un po' cervellotica il concetto di indeterminazione dei corpi nell' ambito delle teorie della fisica, veniva usata una singolare formula retorica, si ipotizzava che il comportamento dei corpuscoli mutasse quando osservato.

Qualcosa del genere accade, ma questa volta in modo letterale, a molte leggi che governano le scienze umane. A neutralizzarle non è tanto l' osservazione quanto la divulgazione.

Taleb dà un' illustrazione semplificata ma vivida di queste anomalie: se sul mercato azionario si nota una regolarità per cui il prezzo delle azioni sale il Lunedi, nel momento stesso in cui la legge viene derivata, cessa anche di esistere poichè gli operatori razionali cominceranno a comprare il Venerdì.

L' economista Robert Lucas ha ricevuto il suo Nobel per aver espresso in modo rigoroso questo concetto: le persone ragionevoli si adattano alle "leggi" individuate dalla statistica contribuendo così a confutarle. Naturalmente questo non vale per tutte le "causalità statistiche", alcune trovano un loro saldo equilibrio anche dopo l' adattamento nei comportamenti. Ad altre invece dobbiamo rinunciare e lasciare che indaghino le varie "teorie dei giochi".

Vogliamo chiamare tutto cio' "critica di Lucas" e aggiungerla agli allarmi che ci devono suonare in testa non appena leggiamo una regressione?

venerdì 1 agosto 2008

Cos' è la burocrazia?

Io l' ho imparato qui...



... mia mamma qui...

L' IQ conta?

Ho voluto dare un' occhiata ravvicinata al libro The Bell Curve.

L' ho fatto anche perchè notavo come le opinioni più significative sulla realtà sociologica americana, venivano introdotte in reazione alle tesi di quello scritto. E questo ancora oggi, a quindici e rotti anni di distanza.

Volete un esempio? Ecco David Brooks che sul NYT dell' altro giorno presenta due recenti lavori accademici che scattano, secondo lui, la foto più nitida della realtà americana contemporanea. Conclude indicando in Obama l' uomo giusto per tenerne conto. Ebbene, entrambi gli studi presentano se stessi come una contromossa da leggersi nell' orizzonte tratteggiato da TBC.

L' Introduzione di TBC è meramente descrittiva, presenta il dibattito intorno al concetto di "intelligenza" così come si è svolto nell' agone delle scienze psicologiche. Dichiara senza infingimenti di assumere le posizioni "mainstream" trascurando quelle radicali. Quindi: esiste una sola intelligenza (abilità logica e linguistica) misurabile in modo significativo dall' IQ e, in buona parte, ereditabile.

Cio' non toglie che il valore di una persona dipenda anche da altro; i "talenti" sono molteplici, sebbene ci sia qualcosa di specifico che possiamo chiamare "abilità cognitiva".

Non si entra nel merito del dibattito, ci si limita a descriverlo. Agli autori interessa altro, interessa dimostrare quanto la distribuzione dell' IQ nella popolazione incida sull' evoluzione sociologica delle società di mercato. Loro ritengono che incida parecchio, una nuova "elite cognitiva" si sta isolando.

L' IQ conta a scuola. Il sistema universitario americano è cambiato nel corso del secolo, ora premia in modo crescente la fascia di studenti con IQ elevati. Basta vedere chi fa il suo ingresso nelle Università. Prima la provenienza famigliare era decisiva, così come lo erano le condizioni socio-economiche di partenza.

L' IQ conta sul lavoro. Volendo indovinare il lavoro di Pincopalla, meglio informarsi sul suo IQ da ragazzo che sul numero di anni trascorsi tra i banchi.

L' IQ conta sul mercato. L' intelligenza è strettamente legata alla produttività, anche dopo anni di lavoro la conclusione resta valida. L' IQ predice l' efficienza del lavoratore in modo più accurato di quanto non faccia un colloquio di lavoro. E' molto costoso il provvedimento con cui la Suprema Corte ne ha impedito l' utilizzo.

IQ ed educazione. Studiare un anno in più non incide molto sulle sorti di un basso-IQ, il suo destino nella società mercatista, come direbbe Tremonti, sembra segnato. L' ironia è che parificando le condizioni ambientali, si esaltano ulteriormente le differenze genetiche.

IQ e isolamento. I più intelligenti tendono a sposarsi tra loro. Avendo redditi elevati possono permettersi anche un isolamento fisico.

IQ e povertà. Se nasci in una famiglia povera (ultimo ventile), rischi di restare povero, rischi 8 volte di più rispetto a chi nasce nei ventili superiori. Ma se il tuo IQ è nell' ultimo ventile, il rischio sale al 15%. Anche qui "IQ is the best predictor".

IQ e abbandoni scolastici. Le condizioni socio-economiche incidono sugli abbandoni scolastici ma, in modo significativo, solo se l' IQ dell' interessato è basso.

IQ e disoccupazione. Legame stretto. Anche i lazzaroni non sono quasi mai intelligentoni.

IQ e famiglia. La famiglia tradizionale tiene bene, ma solo tra i più "smart". Costoro tendono a prediligere il matrimonio e il loro tasso di divorzi è ben sotto la media, specie se comparati con i low-IQ. Anche la presenza di prole illegittima è strettamente correlata con le abilità cognitive.

IQ e welfare. Se ricorri all' assistenza pubblica (ragazze madri, sanità...) probabilmente il tuo IQ è sotto la media. Ci puoi scommettere razionalmente una buona cifra.

IQ e genitorialità. Una buona madre probabilmente ha un buon IQ.

IQ e crimine. L' intelligenza media dei criminali è ben al di sotto di quella comune.

IQ e civismo. C' è un solido legame tra partecipazione politica e livello d' istruzione. Ma poi, se vai a grattare, a parità d' istruzione quello che fa la differenza è l' IQ.

IQ ed etnie. Ci sono chiare differenze, inutile girarci intorno. Gli asiatici sopravanzano i bianchi che sopravanzano i neri. In più, facendo la tara con l' IQ, molte diseguagliaze sociali si attenuano.

IQ e demografia. Purtroppo le dinamiche demografiche stanno abbassando l' IQ medio della popolazione. Le donne con istruzione più alta hanno un tasso di natalità basso. La natura dell' immigrazione completa il quadretto.

IQ e problemi sociali. Praticamente tutti i problemi che affliggono le società moderne vedono implicati soggetti a basso IQ.

Politiche: alzare l' IQ. Molto è stato provato: nutrizione, scuola, prescuola, ambiente familiare. Insistere è un dovere, per ora i risultati sono scarsini.

Politiche: pari opportunità nell' educazione. Si sono riprodotti i ghetti anche a scuola e nei college. Inoltre, lo svantaggiato nero finisce per fare concorrenza allo svantaggiato bianco. Meglio aiutare gli svantaggiati che puntare tutto sulle etnie.

Politiche: pari opportunità sul lavoro. Hanno funzionato? Boh, certo che la società le paga care.

Politiche: scuola. La scuola americana ha subito un involuzione. A pagare sono stati soprattutto i "gifted".

Politiche auspicate. Anche se siamo differenti, in una società libera ciascuno trova il suo posto. Aiuto integrativo: semplificare le regole, redistribuire la ricchezza in modo efficiente, selezionare l' immigrazione, incentivare la maternità delle donne istruite, non premiare la maternità delle underclass...

Tutto qui. Le contestazioni sono state assordanti e quasi sempre di scarso momento.

Tra una contestazione e l' altra, la lezione sembra essere stata appresa anche a sinistra: forse una politica delle pari-opportunità non consiste nell' ennesimo corso formativo per il trentenne perennemente disoccupato. Bisogna agire prima, molto prima.