sabato 26 gennaio 2008

Il Politically Correct riabilitato dai libertari

Sorpresa!

"...First, as Roderick Long argued a few years ago in his “One Cheer for Political Correctness” essay, there’s nothing inherently unlibertarian about recognizing the existence of structural racism/sexism etc. nor about standing up and loudly opposing it through non-coercive means...Second, throughout the long history of the West and the rest of the world, those who believe in the fundamental inequality of the races and/or believe that “like should stay with like” have been far more willing to use the state to enforce those views than those who have opposed them have..."


Economia della prostituzione

Nuovo studio. La polizia serve a poco. Molto utile è invece il ruffiano.


"...prostitutes who used pimps were found to make more per hour even after they’d paid 25 percent of their earnings for the pimping. They were arrested less often and were less vulnerable to police and gang members demanding free service. Thus:

It appears that the pimps choose to pay efficiency wages. Consistent with this hypothesis, many of the women who do not work with pimps are eager to work with pimps, and indeed we observe a few switches in that direction over the course of the sample.

So pimps pay better than the market wage and keep you safe and keep the police from demanding freebies. Who wouldn’t want a pimp? Except:

Women who work with pimps are much less likely to be injured by customers; one of the services provided by pimps is protection. Pimps, however, hurt their prostitutes enough to roughly equalize the number of injuries..."

L' impenetrabile mistero dei Pagliacci.

Si sa che non piacciono ai bambini poichè li spaventano. Forse piace imporli ai bambini. Ovvero, piace godere dell' anomala meraviglia di un bambino. Una meraviglia che in realtà è uno spavento.

Lo stimolo fiscale sembra non funzionare

Lo dicono i dati.

Incentivi: pagare i ragazzi per studiare

Alcuni esperimenti.

Forse funzione ma quante controindicazioni.

Buon compleanno Mr. Ehrlich

Previsioni spettacolarmente sbagliate.

This year is the 40th anniversary of Paul Ehrlich's influential The Population Bomb, a book that predicted an apocalyptic overpopulation crisis in the 1970s and '80s.

Ehrlich's book provides a lesson we still haven't learnt. His prophecy that the starvation of millions of people in the developed world was imminent was spectacularly wrong — humanity survived without any of the forced sterilisation that Ehrlich believed was necessary.
...
Ehrlich was at the forefront of a wave of pessimistic doomsayers in the late 1960s and early '70s. And these doomsayers weren't just cranks — or, if they were cranks, they were cranks with university tenure.

Despite what should be a humiliating failure for his theory of overpopulation, Ehrlich is still employed as a professor of population studies by Stanford University. Similarly, when George Wald predicted in a 1970 speech that civilisation was likely to end within 15 or 30 years, his audience was reminded that he was a Nobel Prize-winning biologist

Ma non vedi che è tutto un fatto di nevrosi?

E' normale che dopo il secondo divorzio, dalla vita ci si senta giudicati. E a questo i più fragili non reggono.


***


Com' è difficile trascinarsi vivendo in mezzo a grandi idee e grandi concetti insufficientemente rilevanti per il nostro quotidiano. Si è troppo presi dall' elaborazione frenetica di progetti che sconfinano nelle reverie per pensare chiaramente a qualsiasi cosa. E ci si trascina malati di astrazioni vivendo come pesci sulla spiaggia, come il sedimento che rimane dopo il liquido. E' ovvio che un tipo così non va lontano, specie se vive in una civiltà trafficona e superba che adora la propria cafonaggine.

Non resta che alleviare la confusione che monta cambiando spesso moglie, facendo la corte al sonno, rimpiangendo le certezze dell' uomo arcaico. Con passione isterica ci si dedica poi al privato: si dipinge, si stuccano buchi, si accomoda, s' incatrama a più non posso...

Eppure nemmeno così si guadagna la pace. Uno sciame di paranoie si è incaricato di torturarci...

...come un pezzo di ghiaccio sull' orlo del bicchiere, così il cervello picchia di continuo...

Ci si sente statici , privi di carattere, cedevoli alla minima insistenza, infiacchiti da mille infezioni spirituali, dalla sofferenza, dall' assurdo, senza nulla di veramente valido da opporre, se non una gestualità e un frasario di circostanza fatto di estenuati ghirigori intervallati da improvvisi crampi linguistici. A volte s' imbrocca un discorso ma lo si porta avanti male, con un' efervescenza noiosa, con un vigore lamentoso e inutile. Poi, lontani da tutti, nell' intimità delle proprie stanze, ci si guarda allo specchio e si vorrebbe uggiolare come fanno i cani.

Considerando dove si è finiti, lo spavento si fa persino diluire con un certo orgoglio. E' solo una vita d' inferno che non sembra neanche più così brutta quando si riesce a sopravvivere. Considerata a debita distanza guadagna interesse al punto da poter fornire il soggetto per un romanzo. Quello che ho appena finito di leggere.

Falsificare una decisione Etica. Alla ricerca di un Popper per la nostra morale

Facile per Popper elaborare il confetto di falsificazione. Facile dovendo trattare con teorie interessate alle conseguenze materiali e alla loro predizione.

Ma con le scienze etiche come la mettiamo? Sono scienze aprioristiche, sono perlopiù disinteressate alle conseguenze, per qualcuno nemmeno sono scienze.

Io, mi si consenta, continuo a chiamerle così visto che ritengo la verità di un comandamento sul genere del "non uccidere" qualcosa di diverso rispetto ad un atto di fede cieca o ad un condizionamento culturale.

La tentazione di adottare un principio etico per convenienza è forte, specialmente nell' immediatezza dei fatti, specialmente se siamo toccati direttamente dalle conseguenze di una decisione. E' forte in quanto sappiamo che non riceveremo mai una smentita sulla nostra buona fede poichè nessuno potrà mai indagare la nostra interiorità.

Sulla scorta di queste poche considerazioni propongo quindi un criterio per la valutazione delle teorie etiche:

"per la falsificazione di un principio etico hanno particolare importanza le abiure che riceve da parte di persone che l' hanno sostenuto e praticato in passato".

Poichè con la pratica di un' etica puo' interferire il calcolo delle conseguenze, è altamente significativo se, a distanza di tempo, quando svanisce o si allenta la presa degli interessi contingenti, interviene un' abiura.

Esempio: una teoria etica sull' aborto riceve una forte conferma se adottata in seguito ad un' abiura.

Rimanendo in tema d' aborto, e mantenendo la sensibilità che ci ha condotto ad enunciare il principio, dovremmo anche aggiungere che sul tema la teoria etica formulata da una donna - che, in quanto tale, è più direttamente interessata dalle conseguanze pratiche - sarà meno attendibile di quella formulata da un individuo di sesso maschile.

Carne clonata = Carne ordinaria

Da Reason.

Immigrazione e welfare sono incompatibili

Era le tesi di Milton Friedman. Lant Pritchett la confuta con gli esempi di Singapore e Kuwait.

"...Milton Friedman is wrong. It’s not incompatible with a welfare state; it’s incompatible with a welfare state that doesn’t differentiate between people within its territory. Singapore manages to maintain an enormously high level of benefits for its citizens with massive mobility. Kuwait has one of the highest immigrant populations in the world, and you can’t ask for a more cradle-to-grave welfare state than what Kuwait gives its citizens. So it’s obviously possible to maintain whatever level of welfare state you want and have whatever level of labor mobility you want, as long as you’re willing to separate the issues..."


addendum

giovedì 24 gennaio 2008

Biocarburanti bocciati

Estratti dall' ultimo studio sul tema.

Meno tasse, più doni

Un nesso discusso.

Eresie da Princeton

Le pronuncia FREEMAN DYSON. Valuta i fattori positivi della CO2 nell' atmosfera. Poi si passa ai valori e alle guerre di civiltà: umanisti contro naturalisti.

"...In molti punti del deserto del Sahara si trovano graffiti rupestri che rappresentano persone e branchi di animali: si tratta di tracce numerose e di qualità artistica sorprendente e furono probabilmente dipinte nell'arco di qualche migliaio di anni. Le ultime tradiscono l'influenza degli Egizi e sembrano essere contemporanee delle prime forme di arte tombale di questo popolo. I migliori graffiti dei branchi risalgono a circa 6 mila anni fa e ci sono prove schiaccianti che a quell’epoca il Sahara fosse umido: c'era abbastanza pioggia da consentire a vacche e giraffe di pascolare tra erba e alberi e c'erano ippopotami ed elefanti. Il Sahara di ieri dev'essere stato simile al Serengeti di oggi.Sempre 6 mila anni fa c'erano foreste decidue nel Nord Europa dove oggi si trovano solo conifere, a dimostrazione del fatto che il clima di queste zone settentrionali era più mite. C'erano alberi anche nelle valli svizzere che oggi ospitano famosi ghiacciai e i ghiacciai che adesso si stanno ritirando erano molto più piccoli. Seimila anni fa sembra essersi verificato il periodo più caldo e umido dell'era interglaciale, iniziata 12 mila anni fa con la fine dell'ultima era glaciale. Ora avrei due domande da porvi.Primo: se permettessimo all'anidride carbonica nell'atmosfera di aumentare ancora, arriveremmo ad avere un clima simile a quello di 6 mila anni fa, quando il Sahara era umido? Secondo: se potessimo scegliere tra il clima di oggi con il Sahara arido o quello di 6 mila anni fa con il Sahara umido, preferiremmo la situazione odierna? La mia terza eresia risponde «sì» alla prima domanda e «no» alla seconda. Il clima caldo di 6 mila anni fa sarebbe preferibile e l'aumento dell'anidride carbonica potrebbe aiutarci a ricrearlo. Non dico che questa eresia sia vera, ma solo che non ci farebbe male pensarci. La biosfera è la cosa più complicata con cui l'uomo abbia a che fare. L'ecologia planetaria è ancora una scienza giovane e poco sviluppata: non mi stupisce che esperti onesti e bene informati non si trovino d'accordo sui fatti.Ma al di là del disaccordo sui fatti c'è un disaccordo più profondo ed è sui valori. Si può descrivere in modo iper-semplificato come disaccordo tra naturalisti e umanisti. I primi credono che la natura abbia sempre ragione: per loro il valore più alto è il rispetto dell'ordine delle cose e qualsiasi goffa interferenza degli uomini nell'ambiente naturale è un male. È un male bruciare i combustibili fossili e sarebbe un male anche trasformare il deserto - che sia il Sahara o un oceano - in un ecosistema dove le giraffe o i tonni prosperano. La natura ha sempre ragione e qualsiasi cosa facciamo per migliorarla non porterà che guai: questa etica naturalista è la forza propulsiva del Protocollo di Kyoto.L'etica umanista parte invece dall'idea che gli uomini sono una parte essenziale della natura. È grazie alle nostre menti che la biosfera ha acquisito la capacità di guidare la propria evoluzione e ora comandiamo noi. Noi umani abbiamo il diritto e il dovere di ricostruire la natura in modo che la nostra specie e la biosfera possano sopravvivere e prosperare. Secondo gli umanisti, il valore più alto è la coesistenza armoniosa tra esseri umani e natura, mentre i mali più grandi sono la povertà, la disoccupazione, la malattia e la fame, perché sono condizioni che limitano le opportunità e la libertà delle persone. L'etica umanista accetta l'aumento di anidride carbonica come un piccolo prezzo da pagare per lo sviluppo e l'industrializzazione globale, se questi possono alleviare le miserie di cui soffre metà dell'umanità. L'etica umanista accetta la responsabilità di guidare l'evoluzione del pianeta. E’ per questo che sono un umanista..."

Solo con lo "switch" è competizione

Mercato dell' energia, Realismo Energetico conta gli switch in giro per l' Europa.

Se proprio bisogna porre limiti al libero mercato allora si introduca un bel "comparatore tariffario" come chioedono alcune Associazioni dei consumatori.


Ancora una volta ci viene illuminata la via maestra: se proprio motivazioni pragmatiche devono indurci a cedere dall' intransigenza liberista, che lo si faccia in direzione di una "disclosure".

Evoluzionisco vs. Creazionismo. Guerra di scienza o di sistemi scolastici?

Via Wire.

Cosa unisce conservatori e progressisti

Welfare-Warfare

La dolce vita ai tempi della poligamia

Senegalese vive all' occidentale in Europa. Ma la vita è dura: i legami si sfldano, ogni giorno un problema, le insidie di droga e prostituzione che fanno sempre capolino.

La soluzione? Tornarsene in Senegal per diventare la ventottesima moglie del Signorotto locale. Funziona! Niente più problemi e il rispetto di tutti.

Una provocazione tanto più aspra in quanto realistica.

E poi non venitemi a dire che la libertà non abbia un costo.

Scuola, copiate la Polonia

Lo dice Karin Zimmer, responsabile dell' indagine PISA, sul 24 ore 240108 p. 23.

  1. Autonomia dei singoli istituti sulla gestione delle risorse e del personale.
  2. Sottoporre tutti (allievi e insegnanti) a valutazioni trasparenti.
  3. Piani di studio personalizzati e flessibili.

Un' agenda per il sud

La ricetta di Perotti sul 24 ore del 230108 p.17

10 anni 50 mrd di euro, risultati zero. I sussidi e gli appetiti della Camorra. Detrazioni fiscali e le cartiere in stile Parmalat. Il mito della mancanza di infrastrutture.

Ridurre i contributi UE, chiudere Sviluppo Italia e rinunciare alla 488.

"...dopo aver reso illegale negare il genocidio degli armeni e il linguaggio omofobico, puniamo pure l' espressione "Politica industriale"..."
Addendum, disponibile una riproduzione dell' articolo.

Il Paese della Sfiducia

Se ne è parlato a Fahrenheit

Cosa sono le Istituzioni? Sono delle Organizzazioni (strutture) sociali create al fine di perseguire il bene pubblico.

Perchè la gente non si fida delle istituzioni? O perchè non funzionano o perchè si è preda di un abbaglio collettivo. Tenderei ad escludere questa seconda ipotesi.

Perchè le istituzioni non funzionano?


  1. Per colpa delle persone: sia coloro che non le rispettano, sia coloro che le occupano in modo immorale e incompetente.
  2. Perchè sono costruzioni mal progettate. Perchè sono Organizzazioni mal strutturate.

Come rimediare? Dipende se la diagnosi è la prima oppure la seconda.

Nel caso sia la prima occorre: EDUCARE (ed ecco che l' umanità va divisa tra educatori ed educandi), INCRIMINARE (la malapianta va estirpata), MORALIZZARE (l' etica è tutto)- Ho citato alcuni campioni di questo approccio (Grillo, Travaglio, il clan di Repubblica...) ma potrei anche sbagliarmi.

Nel caso sia la seconda occorre: EFFICIENZA (Responsabilità, Meritocrazia...)

***

Chi ha una visione liberale caldeggia la seconda ipotesi. La prima appare poco consistente oltrechè irta di insidie. A parte la facile deriva a cui sono soggette la criminalizzazione e le campagne moralistiche, consideriamo un attimo l' EDUCARE.

A parte la necessaria e pericolosa distinzione che s' imporrebbe tra EDUCATORI/EDUCANDI, vediamo un altro punto.

Si puo' educare ad essere uomini, oppure ad essere cittadini. Il liberale opta per la prima ipotesi. La cittadinanza è una libera scelta dell' interessato, non una scelta che l' educatore fa per lui. Se non fosse così le scuole rischierebbero di diventare dei centri di reclutamento con una visione militaristica. Anzichè parlare di soldatini parleremmo di cittadini ma la sostanza non cambierebbe. Fuori il Regolamento dalle scuole, fuori la Costituzione.

***

Addendum 1 e 2

Nessuno nega che sia la cultura che le istituzioni abbiano un peso. Infatti:

"...if you think that culture matters but institutions do not, look at North and South Korea. If you think that culture does not matter at all, look at differences among different ethnic groups within countries..."

Tuttavia è necessario porre le istituzioni al centro dell' analisi per il semplice fatto che sono l' elemento rigido a cui una cultura flessibile si adatta.

"...however advantageous a culture may be, it cannot overcome bad institutions. And however disadvantageous a culture may be, it will improve when people get to live under institutions of political and economic freedom. Culture can act as a constraint, but it is also a malleable constraint. The important causal variable is the set of rules that govern the way we interact with one another and with the resources at our disposal. Those rules must enable our ability to realize the gains from specialization and exchange, and reap the benefits of innovation..."



mercoledì 23 gennaio 2008

Redistribuire l' opportunità di evadere le tasse

Noi tutti sappiamo del tristo tade-off tra libertà e sucurezza che ci affligge e ci affliggerà sempre finchè saremo reperibili in questa valle di lacrime: chi vuole la sua sicurezza garantita deve rinunciare ad una fetta della sua libertà. Siccome l' ha spiegato Hobbes (esagerando come al solito) una manciata di secoli fa, non vi ammorbo oltre.

Costruire una gabbia intorno a Tizio è il miglior modo per prevenire le sue violazioni della legge. Costruire una gabbia intorno al potenziale evasore è il miglior modo per prevenire l' evasione. Eppure questa gabbia appare ai più ingiusta quanto impraticabile. Ne consegue che sia corretto e razionale dare una chance al crimine allentando i vincoli a priori.

Non si vede perchè anche queste opportunità non debbano essere oggetto di equa ripartizione.

I radicali si sono sempre battutti per un allargamento della possibilità di evadere le tasse anche ai lavoratori dipendenti. Il referendum per abolire la ritenuta alla fonte su quel reddito fu bocciato dalla Consulta nel 1995.

Oggi pensano ad una simile via nientemeno che Carniti e alcuni in Rifondazione Comunista, i quali denunciano non rimbeccati talune asimmetrie nel mondo del lavoro.

Se le dissonnanze cognitive hanno creato i disastri che hanno creato in occasione dell' introduzione dell' Euro, allora il fatto di liberare i dipendenti dalla trattenuta fiscale e di lasciare nelle loro mani uno stipendio maggiorato di un terzo, avrà effetti psicologici imprevedibili, i complessi di inferiorità che alimentano una certa invidia sociale ne uscirebbero forse ridimensionati.


Sul punto vedasi l' articolo di Gentili, Sole 22.1.2008 p. 16

Scommettere fuori e dentro la borsa

Purtroppo la borsa non puo' essere assimilata agli altri e più comuni mercati delle scommesse. Altrimenti l' efficienza dei mercati finanziari sarebbe garantita. Robert Shiller è l' autore che più di altri si è impegnato ad anatomizzare le differenze.

Alla grossa diremo che:

  1. le previsioni circa l' andamento dei flussi di cassa ventennali di una compagnia sono infinitamente più difficili rispetto alle previsioni che riguardano eventi sportivi o elezioni politiche;
  2. non esistono esiti definitivi circa l' oggetto delle previsioni di cui parlavo sopra. Quindi, si finisce per scommettere sui comportamenti soggettivi degli altri scommettitori. Il che rende l' oggetto della scommessa ancor più indeterminato.


Surowiecki p.236

martedì 22 gennaio 2008

Global Warming: la parola all' esperto

In materie tanto complesse ha senso dare la parola all' esperto.

Ecco allora che sistematizzare l' opinione degli esperti assume forse ancora più importanza rispetto ad uno studio nel merito delle cose.

Di conseguenza sarete d' accordo che queste pagine siano da leggere con attenzione.

Alcuni "scettici" esultano nel vedere che il tanto strombazzato consensus tra gli esperti non è poi così consolidato.

D' altro canto si fa notare come la tendenza sia proprio in quel senso. In più c' è una reticenza a scommettere, e la cosa puo' essere considerata preoccupante. Siccome la reticenza riguarda entrambe le parti, probabilmente nessuno si fida veramente degli strumenti in campo per fare predizioni tanto complicate.

Ho l' impressione che in ogni caso a certi risultati la tara non sia stata fatta nel modo adeguato. Ha senso una ricerca del genere quando si trascurano le opinioni politiche dell' interessato? Ha senso non tenere in alcun conto le fonti con cui si finanziano i soggetti intervistati? E tra le fonti assumono rilevanza quelle provenienti dalle compagnie petrolifere ma anche quelle governative Infatti sarebbe da presumere un interesse dei governi a guadagnare fette di potere grazie ad una politica interventista che talune conclusioni "scientifiche" finirebbero per facilitare.

L' industria umanitaria

La parola all' antropologo Alberto Salsa ascoltabile qui ( http://podcast.rtsi.ch/ReteDue/Laser/LASERL'Africaafiordipelle114-01-08.mp3 ):

"...l' industria umanitaria è la settima al mondo. Sta sorgendo il dubbio che non si vogliano risolvere i problemi per non mettere in crisi il settore..."

La centralizzazione uccide

S' intende quella relativa alla stipulazione dei contratti di lavoro. La tesi è sostenuta qui.

"...Labor market regulation can have harmful unintended consequences. In many markets, especially for public sector workers, pay is regulated to be the same for individuals across heterogeneous geographical labor markets. We would predict that this will mean labor supply problems and potential falls in the quality of service provision in areas with stronger labor markets..."



Stando alle tesi di questo studio, se la contrattazione è centralizzata, la qualità dei servizi è peggiore laddove i salari reali sono inferiori. Come dire, la qualità dell' offerta scolastica nell' italia meridionale dovrebbe sopravanzare quella presente nel Nord del Paese. Lo stesso dicasi per gli ospedali!? Mi sa che nel nostro caso parecchie altre variabili lavorano per invalidare simili conclusioni.

L' importanza di legarsi le mani da sè

Molti americani mostravano una scarsa propensione al risparmio ma anche una forte volontà di cominciare in futuro a pianificare la loro vecchiaia.

Ma il futuro presto si trasforma in "oggi" e alla fine di risparmi nisba. insomma, erano affetti dalla sindrome di Zeno del "comincio domani"

Non restano che misure coercitive? Calma, alcuni economisti sperimentali hanno battuto vie alternative sottoponendo a delle cavie piani pensionistici secondo i desiderata di oggi. I risultati sono stati eccellenti.

Soluzione facile e ottimale per aggirare i divieti in molti campi, dal gioco d' azzardo in giù.

Surowiecki p.233

L' Ottimo dei razionali e quello degli irrazionali

Quasi sempre coincide. Walras e Hayek si danno la mano.

Surowiecki p.232

Speculatori domati dal mercato

Che benessere dà rileggere alcuni classici. Magari questo studio empirico che ci ricorda, analizzando alcuni dati dei ruggenti anni novanta, la correlazione negativa tra performance e dinamicità del portafoglio. Conclusione utile in questi giorni di convulsione borsistica.
Surowiecki p.229

lunedì 21 gennaio 2008

Meglio elitisti o populisti? Dipende quali incentivi sono all' opera

Come dovrebbe collocarsi sul discrimine qua sopra posto un sedicente liberale?

La questione è aperta e da entrambi i fronti partono colpi di mortaio di rara efficacia. Alcuni argomentano efficacemente a favore della prima risoluzione, e noi italiani non possiamo che rimanere sensibili a quell' orientamento vista anche la nostra tradizione (Pareto, Mosca, Michels...e chi più ne ha, più ne metta). Di fatto sono i "pochi" che fanno avanzare il carro. Se un regime libertario produce delle differenze che si consolidano non rammarichiamocene, c' è un motivo ben preciso che la teoria spiega e la storia illustra. E' la premessa migliore per procedere più speditamente e non rimanere intrappolati nella mediocrità.

Altri accumulano una caterva di ragioni per esaltare la saggezza del popolino minuto. Il mattoncino che ciascuno apporta è prezioso per costruire quella grande muraglia che è la vox populi. E il messaggio pronunciato da un simile soggetto collettivo custodisce un tesoretto. Le decisioni lasciate al popolo si dimostrano quantomai efficaci rispetto ai cervellotici e velleitari progetti del singolo, quasi sempre elaborati senza tener conto della mostruosa complessità che crea il contesto in cui siamo provvisoriamente ospitati.
***

Di fronte a queste portentose macchine argomentative, chi se la sente di buttarne una dalla Torre? Allora diamoci una mossa per salvare capra e cavoli, ingegnamoci a progettare una qualche forma di coordinamento tra i due approcci: fino ad un certo punto varrà A, e da lì in poi subentrerà B.

Comincio io e dico:

FINCHE' GLI INCENTIVI SONO EFFICACI TENIAMOCI BUONO IL POPULISMO, NEL MOMENTO IN CUI SI PERDONO (DECISIONI PUBBLICHE) AFFIDIAMOCI A QUEL PARTICOLARE SUFFRAGIO LIMITATO CHE E' IL PARERE DELL' ESPERTO".



Se ci si sbilancia troppo verso l' elitismo, ecco che appare sensata la proposta di selezionare una piccola elites che si prenda cura di tutti con amorevole paternalismo. Perchè la missione possa compiersi con il minimo sforzo sarebbe d' uopo rimuovere quell' estensione universale dei diritti, così fastidiosa in effetti. Quanto ai criteri di selezione possono essere i più vari, a partire dalla semplice forza.

Ma non esageriamo con la correzione "populista", altrimenti ci vedremmo costretti a richiedere l' apporto di tutti qualsiasi decisione sia in ballo. Una specie di panta-democrazia.
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Il popolo-bue sarà pure bue. Ma chi meglio di lui è in grado di costruire solidi e flessibili trampolini da cui l' atleta super-dotato spiccherà il suo balzo armonioso? Teniamocela stretta questa capacità di fare massa critica intorno ad alcuni luoghi comuni che nessun teorema potrà mai dimostrare come ottimali ma che offrono una logistica ragionevole a chi intende dare l' assalto al cielo. Non facciamo che volontà riformatrici, magari portatrici di chissà quali esiti di una presunta scienza sociale, stravolgano quei punti di equilibrio che il gregge presidia pascolandoci sopra in tranquillità.

Ma teniamoci pure stretti quei pochi temerari che tentano e sbagliano e poi ritentano e riescono staccandosi dalla massa. Lasciamo pure che la massa li guardi dal basso in alto rodendosi il fegato, non lasciamoci infervorare da chissà quale malriposto senso della giustizia. Di fronte ad esempi luminosi persino la massa si accorgerà delle piste battute da quelle avanguardie, i vantaggi diventeranno sempre più palesi e tutti si muoveranno nella direzione più promettende sradicati dalle comode inerzie che sempre impasoiano chi nasce avversissimo ad ogni rischio, chi nasce per vivere al quattro per cento.

Ora chiedo, quale sistema di assemblaggio delle preferenze rispetta la doppia esigenza che ho perso tanto tempo a descrivere?

Mi sembra ovvio, è il sistema libertario, l' unico che limita l' ipertrofico entusiasmo riformatore degli autoproclamatisi "illuminati" e che, al contempo, attraverso i meccanismi di mercato, smussa le derive massificanti della democrazia creando disuguaglianze anche notevoli dove il merito ha una discreta parte nel selezionare premiandola un' elite innovativa in grado di influire nel mondo dettando passo e direzione.


Occhio al ciclo dei cicli

L' economia va su e va giù, nessun problema, fa così perlomeno da quando esistono le Banche Centrali. Poco male se non si creassero preoccupanti "catene".

Un fallimento tira l' altro, e fra chi ci lascia le penne si contano molti "innocenti". Non c' è niente di pià difficile che calcolare il numero ottimo di fallimenti per "pulire" una crisi.

Queste cose si sanno. Ma qual è il miglior modo per arrestare queste spirali malefiche? Dipende, dipende dalla "teoria dei cicli" che si favorisce.

S' intuisce che se le bolle producono inflazione, il loro sgonfiamento produrrà deflazione. Bene, allora basta scortare quella che sarà una naturale deflazione e dopo un decollo fuori luogo assisteremo ad un atterraggio di fortuna.

Per un keynesiano ortodosso i prezzi non hanno l' elasticità sufficiente per abbassarsi. Sotto recessione i cervelli vanno in tilt, i cervelli non abbasseranno mai i prezzi, neanche il giorno prima che la baracca salti in aria. I cervelli non sono in grado di coordinarsi per un operazione tanto complessa.

Resta una sola ricetta: tamponare la spirale salvando i predestinati al fallimento, magari creando una domanda artificiale. Sì perchè, per un keynesiano vecchio stampo, nemmeno la deflazione del tasso d' interesse produce benefici visto che il terrore paralizza quegli "spiriti animali" che dovrebbero approfittare di una simile occasione pompando la domanda attraverso finanziamenti a buon mercato.

La deflazione è malvista anche dai monetaristi. Crea troppe incertezze e le difficoltà a coordinarsi (abbassa prima tu!) esistono. Inoltre sbagliare i conti e lasciarsi sorprendere dalla deflazione costa carissimo alle imprese. Meglio sacrificare i risparmiatori. Tuttavia un processo deflazionistico è necessario per ripulire il sistema economico. Ecco allora l' idea di prendere il tasso d' interesse come prezzo destinato a guidare la deflazione anticipandola. E' inoltre un prezzo del tutto particolare: se la deflazione è correttamente anticipata dai tassi, il feed back procurato annulla del tutto questo fenomeno. Perchè l' operazione sia possibile è necessaria una banca centrale che possa manovrare questa variabile, et voilà.


Poi ci sono gli impavidi, coloro ai quali la deflazione non fa certo paura. Coloro che vedono il fallimento come unica igiene del mondo (economico). Fallire e ricominciare, chi ha sbagliato paghi ed impari.

Questi ultimi meglio di altri curano la malattia dei cicli concentrandosi sull' origine più che sugli effetti. Se gli effetti vengono troppo pietosamente attutiti, nessuna preoccupazione tamponerà quei comportamenti attraverso i quali le bolle si scatenano. Costoro pensano che la migliore cura delle spirali consista nell' ignorarle.

Forse non c' è bisogno di essere tanto crudeli per "sconfiggere le cause" della malattia.

La soluzione classica resta ancora ai miei occhi la più convincente. Manovrando i tassi le risorse vengono immesse nel sistema tramite le banche, ovvero tramite un operatore economico che realizza (teoricamente) un' allocazione ottimale dei fondi. Per la ripartenza verranno quindi finanziate attività efficienti e liquidate quelle fallimentari. Si evitano così le distribuzioni discrezionali tipiche della politica fiscale. In più i motivi per considerare gli operatori insensibili ai tassi sono stati fugati da tempo. Anzi, sembra che la reazione alle manovreu sui tassi siano ancora più rapide. Come se non bastasse la soluzione fiscale è soggetta al "transfer Bucket Leaks" come insegnava Okun una quarantina di anni fa.


Tutto bene? No, visto che anche tra le banche si annidano "operatori da liquidare". Anzi, come abbiamo visto qui, gli errori si concentrano proprio in quel settore. Perchè allora sussidiarli garantendo una rete su cui poter compiere le loro acrobazie? La banca centrale dovrà occuparsene affinchè sia assunta in dosi ragionevoli anche la medicina che ci immunizza contro il ciclo dei cicli, ovvero la medicina dei fallimenti (più o meno controllati ma pur sempre fallimenti). In poche parole, vediamo di non prendere ad esempio il caso Northen Bank.

Parlare del Papa che parla ovunque è parlare d' altro

I radicali c' informano, dati alla mano, che il Papa parla ovunque, per lui il termine "censura" è inappropriato.

Ma si puo' benissimo "parlare ovunque" e subire una censura. Le due cose non sono incompatibili.

Facciamoci una domanda:

Perchè nessuno recrimina sul fatto che il Papa non abbia tenuto il suo discorso all' Università di Bologna, Università che non lo aveva affatto invitato?

Facile, evidentemente si accetta il fatto che ognuno inviti chi vuole. E, con questa idea in testa, si accetta in teoria anche un mondo potenziale in cui il Papa, personalità di scarso interesse, non ricevendo inviti da nessuno, parli molto poco se non alla ristretta cerchia dei fedeli.

Quindi l' oggetto della recriminazione è altro rispetto a quello a cui fingono di interessarsi i radicali.

Riguarda il diritto ad essere invitato (e ad invitare), e non il numero di inviti che si sono ricevuti.

Contestare l' invito e contestare il discorso. Questa distinzione è lecita?

Il Papa ha il diritto, una volta invitato, a tenere il suo brutto discorso in una Università.

Per molti contestatori si ha l' impressione di no. Per questo e solo per questo si contestano i contestatori. Se veramente si vuole questionare il diritto di cui sopra, allora sventolare le statistiche sull' onnipresenza vaticana, è solo un modo per coprire la ritirata.



Una foto di Kipling, forse quella definitiva

Il grande scrittore ritratto con vividezza nelle parole di Wilson riprese da Magris:

"...Kipling ha perduto assai presto la felicità, a sei anni, quando è stato strappato, insieme alla sorella, all' infanzia indiana e all' amata balia indigena e affidato alla tetra tutela di una zia fanaticamente severa che ha spento per sempre in lui l' abbandono alla gioia di vivere. In un memorabile saggio Edmund Wilson ha dimostrato come da queste uniliazioni e crudeltà, così duramente patite, e dall' odio da esse lasciato nel cuore del bambino e del ragazzo, sia nata in Kipling, per difendersi e sopravvivere, la volontà di non piangere su se stesso, e dunque su nessuno; di non indulgere ad alcun vittimismo e di non compiangere alcuna vittima. Per non considerarsi un debole colpito ingiustamente da una violenza senza essere capace di ribellarsi, Kipling si è costretto a proclamare giusta e salutare quella violenza, a celebrare la forza quale legge della vita, che va accettata senza discutere..."

sabato 19 gennaio 2008

Fumo proibito. Proibizionismi produttivi

I divieti possono creare ricchezza?

Conclusione contestata:

"...These results add to the growing body of literature that should give restaurant and bar owners a real economic incentive to support smoke-free laws. Despite the rhetoric that smoke-free laws hurt the restaurant business, the marketplace indicates that these laws increase the profits and the values of restaurants and bars and are good for business..."

Contestazione:

"...one naturally wonders: We know that some people like to smoke and prefer restaurants where they can smoke. What about the restaurant that specifically caters to smokers? Do Alamar and Glantz say that such a restaurant will benefit from a ban on its niche? Or do they mean restaurants on the whole? If “on the whole,” have they adequately accounted for the restaurants and would-have-been restaurants that lose?...the whole logic ignores that the restrictions eliminated certain restaurants from existence. In the restricted locations, those restaurants have dropped out of the sample, and their losses are ignored"

Pace contro Amore. Una storia in pillole del Matrimonio

Questo articolo, per parlarci più compiutamente del Matrimonio a venire, è costretto a discutere del Matrimonio passato.

La cosa che più risalta è il ruolo pacificatore che questa istituzione giocava nelle società ancestrali, antiche, medioevali e anche moderne.

"...marriage alliances turned strangers into relatives, creating interdependencies among groups that might otherwise meet as enemies..."

Ma poi arrivò l' Amore...l' Amore con tutte le disgregazioni che reca con sè. Con tutta la volatilità, l' arbitrio, la discrezionalità, la caducità, l' illusorietà di cui è portatore. L' Amore si sostituì all' accordo nel fondare il Matrimonio.

E addio matrimonio come pilastro di una società ben ordinata.


"...The forces that have strengthened marriage as a personal relationship between freely-consenting adults have weakened marriage as a regulatory social institution..."

"...the decline in marriage’s dominating role in organizing social and personal..."

L' Amore, con tutte le ragioni che qui nessuno vuole negare, ha iniziato secoli fa la sua opera di "distruzione". Creiamoli attorno quell' habitat fatto di libertà idonee a rendere la sua opera una "distruzione creativa".
***
Interessanti osservazioni in questo saggio. La famiglia, da struttura produttiva, nel corso della storia, è passata ad essere una struttura di consumo. La Pace e la fiducia sono fattori produttivi e la loro preminenza nella prima fase della storia è così spiegata. L' Amore è un bene di consumo e ci sta bene nella fase terminale della vicenda.

Esistenzialiiistiii...Tiè

Vi sono piaciuti "Gli Indifferenti" letti da Toni Servillo?

Qualsiasi sia la risposta una cosa mi sento di dirla: grazie Alberto. Grazie per averci risparmiato.
***
Premetto di aver letto questa storia da poco e non so ancora se l' effetto del racconto sia già calato dentro di me. Comunque un paio di ideuzze me le sono fatte.

Io tremo quando nei libri che descrivono argutamente i nostri accrocchi borghesi - sempre intasati da vaniloqui ed ipocrisie più o meno patenti - si fa largo fino a profilarsi distintamente lo stereotipo a due gambe dell' "Oscuramente Consapevole".

E' un tipo con la faccia lunga come la quaresima. E' "oscuramente consapevole" di una meschina fatalità che incomberebbe su tutti. Ripeto: su tutti. Ma gli altri, a giudicare dai loro sguardi stupidi ed eccitati, non se ne accorgeranno mai per quante sono le faccende che devono spicciare. Invece l' OC non ha mai un cavolo da fare. Quindi non lo freghi tanto facilmente.

Questo qua, innanzitutto lo riconosci subito perchè porta sempre a spasso come un cagnolino al guinzaglio il suo fedele anelito. Trattasi dell' anelito ad una "disperata sincerità". Avanza verso di te, sofferente già dalle prime pagine, quando ancora non è successo nulla. E non ha nessuna intenzione di sgomberare tanto presto il campo.

E' lui il diapason su cui si accorda la lamentosa cetra esistenzialista. A quanto pare sarà il protagonista di tutta la vicenda, t' imbatterai nelle svolte che lo riguardano, se va bene, intorno alla terz' ultima pagina. Ti devi rassegnare alla sua sensibilità estenuata nonchè continuamente oltraggiata dalle grettezze del quotidiano. Per tutto il romanzo nutrirà un profondo disprezzo verso chiunque metta insieme quattro stracci nel tentativo di mantenersi vivo.

L' Oscuramente Consapevole si disancora dalle compagnie assumendo sguardi trasognati, sorrisi sforzati e squallidi. Circondato dal cinismo, il suo genio sta nel costruirsene uno a proprio uso e consumo. Con tanta consapevolezza addosso per lui la vita non arriva mai, è solo uno stanco girotondo di abitudini.
***
Ma che regalo generoso fa il Moravia a noi lettori risparmiandoci la scena in cui l' "oscuramente consapevole" raccoglie le sue disperse forze per indignarsi e cantarla sul muso al mondo intero!

Non che il buon Michele sia immune dalla tentazione di imboccare il trombone e far salire al cielo il suo canto liberatorio. Ma ogni volta che ci prova esce una nota fessa, cosicchè noi siamo autorizzati a ridacchiare di gusto insieme al nostro amico segreto: il Merumeci Leo.

"Non ti rispondo caro Michele, sei solo un ragazzo...". Leggendo sillabo a fior di labbra queste parole in coro con il Merumeci. Addosso mi sento il trasporto estatico con cui, al cinema da bambini, aizzavamo il buono perchè finisse il cattivo al più presto e senza pietà. Esistenzialiiistiii...Tiè.

**********************

Parlando dell' Oscuramente Consapevole mi riferivo a Michele, o al limite a Carla.

Essendo i due protagonisti del romanzo di un ventenne (o giù di lì) l' elemento autobiografico è pressochè insopprimibile.

Questo per dire che la tua proiezione puo' essere ben giustificata.

Il mio giudizio sull' uomo è sospeso per mancanza totale di elementi (ho solo un vago ricordo delle folte sopracciglia).

Per quanto riguarda l' artista, l' ho visto impegnato in ambienti difficili, aridi, demotivatori di ogni verbalità, prevaricatori di ogni Logos, refrattari ad ogni segnaletica. Vi abbondava solo l' assenza di fenomeni, l' assenza di chiare topologie. In compenso formicolavano distonie spirituali di tutti i tipi.

Eppure, in queste condizioni tanto difficili, i potenti microscopi in dotazione naturale al Nostro, lo mettevano in grado di captare una moltitudine di silenziosi sommovimenti dell' animo, cosicchè l' edificio che veniva costruendo finiva per raggiungere volumetrie impressionanti.

Mi godo i virtuosismi di questo ammaestratore di pulci soprassedendo alle mille riserve che potrei tirare in ballo su mille altri punti.

Chiudo solo con un fulminea opinione che riferisco tralasciandone le motivazioni e con il proponimento di riprenderla in modo più completo altrove: quando le virtù principali del testo sono quelle di cui dicevo sopra, a soffrirne è la lettura radiofonica.

I sogni son desideri?

Con un orecchio alla radio ascolto lo scrittore Maggiani che pronuncia due parole sul suo ultimo libro. E' una guida alla città di Genova. Precisa come lui sia in grado di mappare una città senza nemmeno metterci piede, e senza nemmeno desiderare di farlo. Detto questo, è evidente che si tratta di Guide del tutto particolari.

In un libro precedente si era dedicato nientemeno che ad Alessandria d' Egitto. Pur non essendosi mai spinto in vita sua a quelle latitudini, considerava l' impresa possibile. Ed ebbe ragione. Una volta che il libro usci con ampi riscontri, le autorità cittadine di laggiù lo invitarono addirittura per premiarlo e concedergli la cittadinanza onoraria. Un successone.

Il Maggiani precisa che, nel corso della stesura, ogni notte sognava la città che era impegnato a ridurre nella sua guida. Ma questo non lo stimolava in alcun modo a recarsi sul posto, per lui, infatti, i sogni non sono desideri, bensì una forma di sfogo costruttivo, una felicità compositiva, la necessità che abbiamo di plasmare.

Neanch' io mi sono mai riconosciuto nella formula pseudo-freudiana per cui i sogni rifletterebbero l' azione di un demone che ci spinge a desiderare. Ecco che ora mi si spalanca un' alternativa. Mi affretto a fare mia questa interpretazione per cui l' attività onirica è un po' come un parco giochi dove noi ci beiamo con i nostri Lego.
***

Bene, adesso abbiamo ulteriori motivi per non fare cose che una certa pressione - non si sa bene da dove esca - tende ad imporci:
  1. possiamo evitare serenamente di tornare sui luoghi dell' infanzia, detti anche "Posti delle Fragole" pur non essendo necessariamente solo luoghi geografici. E' ormai accertato che riservano solo cocenti delusioni con frustrazioni prolungate e ricorrenti;
  2. possiamo poi evitare di inseguire affannosamente cio' che sognamo e che in quel contesto ci appariva particolarmente appetibile. Sembra accertato che, qualora lo sforzo prodotto ci risulti particolarmente fastidioso e insensato, non siamo certo noi ad essere volubili e contraddittori. Molto più semplicemente "i sogni non sono desideri".

Il figlio sprecone

E' successo ancora. Eravamo davanti alla TV, passa un servizio sull' ecopass a Milano, e la cosa si ripete.

Ma ti sembra giusto che chi paga possa inquinare...che uno arriva con il suo SUV e...brum-brum...ti sgasa sotto il naso restando impunito per il semplice fatto che ha pagato l' ecopass...

Veramente lo faceva anche prima. Ora, visto che paga per farlo, lo farà un po' meno...

Aaaahhh...sei sempre il solito...non cambi proprio mai. Allora per te, il riccone, per il semplice fatto che ha pagato, puo' sprecare a destra e sinistra. Per te uno, per il semplice fatto che paga la bolletta, puo' tenere aperto il rubinetto mentre sta al telefono...ma cosa c' hai nella testa, le pigne? E tu è con questi principi che avresti intenzione di allevare tuo figlio...di dirgli che quando è nella doccia l' acqua va preservata e non sprecata?

A mio figlio dirò che l' acqua non va sprecata perchè la paghiamo salata...

Aaaaahhh...vedi che sei sempre il solito! Pagare e pagare. Per te uno basta che paghi e a risolto tutto. Per te uno basta che paghi e puo' mettersi la coscienza in pace, puo' girare gli occhi dall' altra parte distogliendoli dai danni che fa con la sua ingordigia di sprecone. Tu allora finisci per giustificare il ricco sprecone, e io questo non lo sopporto. Ma lo sai almeno che se il ricco sprecone consuma anche l' acqua che non gli serve il prezzo di questo bene si alza e finiamo per pagarlo anche noi poverelli? E tu questo lo giustifichi imperterrito? Ma come educherai tuo figlio? Forse dicendogli che puo' sprecare una volta che ha saldato i suoi conti con i fornitori?

Insomma, la Miriam non è un tipo tanto facile, ti tira fuori delle cose a sorpresa la sera tardi sul sofà, quando già sonnecchi e hai rtirato i remi in barca, ti tira fuori le cose che sul momento ti lasciano anche un po' lì. Lo fa con la sua verve teatrale e tu, finchè puoi risponderle in modo chiaro e perentorio reggi la botta, ma quando ti vedi costretto ad un argomento minimamente sofisticato passi immantinente per l' azzeccagarbugli che succhia sangue ai "poverelli".

Eppure dovrei cercare di dirgielo, di fargli capire che se il ricco ha intenzione di "sprecare" (come dice lei) pagando, di quel volume d' affari in più che produce il settore del bene specifico, poniamo l' acqua, noi non possiamo dire a priori chi beneficia. E' un' eccedenza finanziata per lo più dal ricco ma anche da noi "poverelli" che ci vediamo aumentare la bolletta. Questo sì. Ma chi la riceve l' eccedenza? In prima istanza il fornitore del bene, ma poi? Magari la consumano i figli poveretti dell' operaio che costruisce la piscina al fornitore dell' acqua? Che carini quei bambini e che strazio vedere la loro indigenza...ma per fortuna il riccone si è deciso a sprecare un po' d' acqua, papà prende una buona commessa e anche per gli sfortunati frugoletti c' è un po' di felicità. Scartano felici i loro regali, non ne ricevevano da anni. Insomma dove stia la giustizia in questa storia, ognuno lo decida per conto suo, basta che tocchi con mano l' icasinamento del reale.

T' è capì cara miriamina, i frugoletti!!! Tu recrimini perchè il ricco spreca e ti alza in modo infinitesimale la bolletta. Ma se non spreca i frugoletti frignano a squarciagola in un modo che spezzerebbero anche il cuore più duro. Ti è piaciuta la storia dei frugoletti o la cosa ti scorre addosso come acqua sul marmo? Perchè taci? Ho capito Miriamina, stai pensando a quei frugoletti orbati dei loro doni. Non preoccuparti, non esistono, me li sono inventati io. Magari quelle risorse finisce che...


No, cara Miriam, resta come sei, con il tuo senso di giustizia impulsivo e passionale. Con il cuore grande e generoso. In fondo mi piaci così. Con il calcolo delle conseguenze ci arrangeremo in qualche modo.

venerdì 18 gennaio 2008

Perchè Darwin non passa?

Interessante articolo in merito.

Ma perchè diavolo la teoria evoluzionista, per la quale simpatizzano gran parte degli scienziati in circolazione, stenta a trovare un varco nella mentalità comune?

Forse perchè mette a repentaglio la centralità dell' uomo nell' universo? Si direbbe di no visto che teorie altrettanto minacciose, dopo una qualche resistenza, sono state assimilate senza sforzo.

"...contrast this on-going battle over Darwin with the fate of the other great scientific revolutions. The same Christian fundamentalists who argue that public school should teach creationism have no quarrel with the Copernican revolution..."

L' autore avanza una congettura a sorpresa.

"...the stumbling block to an acceptance of Darwin, I would like to submit, has little to do with Christian fundamentalism, but a whole lot to do with our intense visceral revulsion at monkeys and apes..."

Sarebbero dunque quegli stessi istinti meritori che ci consentono di progredire verso una civiltà sempre più raffinata, a contrastare l' ipotesi della mamma/scimmia. Il primate è visto con orrore proprio perchè siamo tutti tesi ad allontanarci da quella condizione.

Personalmente rigetto una simile ipotesi, eppure qualcosa di buono puo' essere estrapolato anche da lì.

Formulo di seguito una mia personale congettura.

L' ACCETTAZIONE DELL' IPOTESI EVOLUTIVA DIPENDE DALLA CORNICE EPISTEMOLOGICA IN CUI VIENE PRESENTATA.

Dal che si evince quanto poco conti nelle reazioni suscitate il contenuto proprio della teoria.
***

Galileo, alla luce delle sue scoperte, pretese di correggere i Testi Sacri riscrivendoli. Ma la cosa era forse necessaria? Oggi sappiamo benissimo di no. Anzi, la pretesa era piuttosto assurda e noi, da uomini moderni, ci sentiamo più vicini a chi si oppose a quella risoluzione.

Eppure le scoperte di Galileo lo indussero in tentazione. Non si presentarono ai suoi occhi come delle mere scoperte scientifiche ma piuttosto come una conoscenza ultimativa da vergare nel Libro Sacro che contiene quel genere di Verità. La tentazione che insinuarono quelle scoperte consistette nel sollecitare un mutamento epistemologico delle scienze, un loro innalzamento a metodo supremo e unico. Furono i metodi a confrontarsi, quello teologico e quello scientifico nell' accezione moderna. Furono i metodi prima ancora che le teorie propriamente dette.

La stessa dinamica si riproduce in occasione della teoria darwiniana. Molti dei suoi divulgatori ce la riferiscono senza limitarsi ai contenuti propri, ma allargandone le implicazioni a dsmisura. Ecco allora che lo scienziato (o il divulgatore di scienza) si trasforma in filosofo (o in divulgatore di filosofia). E spesso, purtroppo, dopo questa metamorfosi, abbiamo perso un serio professionista per ritrovarci di fronte un dilettante querulo.

Forse le teorie dell' ID non sono scientifiche, forse sono solo una filosofia. Sta di fatto che sono l' appropriata risposta a come ci viene ammannita spesso la teoria darwiniana, per l' appunto una filosofia delle Cose Ultime, anzi delle Cose Prime.


Nessuno nega che molti filosofi empiristi, anche raffinati, abbiano derubricato il ruolo della filosofia, anzi l' hanno proprio fatta sparire nel nulla, ma una posizione tanto radicale è da discutere con trasparenza ponendola chiaramente all' ordine del giorno. Qualcuno forse pensa con faciloneria che gli esiti di quella discussione possano essere dati per scontati anche grazie all' apparire sulla scena di Darwin. Errore, è proprio perchè vogliamo considerare l' evoluzionismo come un pensiero scientifico che notiamo quanto poco abbia da dirci in merito all' oggetto che più ci preme.

La libertà nel mondo? Cercatela in oriente

Declino dell' occidente?

Più libertà economica, più ricchezza

La morale è sempre quella. Qualche grafico aggiornato.

McDonald's fa bene al mondo

Interessante articolo sull' argomento.

"Critics have excoriated the US fast-food industry in general, and McDonald's most particularly, both per se and as a symbol of the United States. However, examining McDonald's internationalization and development abroad suggests that McDonald's and the others of its ilk are sources of development for mid-range countries. McDonald's brings training in management, encourages entrepreneurship directly through franchises and indirectly through demonstration effects, creates backward linkages that develop local suppliers, fosters exports by their suppliers, and has positive external effects on productivity and standards of service, cleanliness, and quality in the host economies"

I pregiudizi dei media

Rileggevo, meditandone le conclusioni, quello scritto che rappresenta un po' il benchmark in materia meditandone le conclusioni.

A quanto pare, rispetto alla loro potenziale utenza misurata attraverso gli esiti delle elezioni politiche, i giornali americani soffrono di un chiaro sbilanciamento a a sinistra.

Spiegazione 1:

"...James Hamilton [2004] notes that news producers may prefer to cater to some onsumers more than others. In particular, Hamilton notes that young females tend to be one of the most marginal news consumers (i.e. they are the most willing to switch to activities besides reading or watching the news). Further, this group often makes the consumption decisions for the household. For these two reasons, advertisers are willing to pay more to outlets that reach this group. Since young females tend to be more liberal on average, a news outlet may want to slant its coverage to the left..."

Spiegazione 2:

"...A more compelling explanation for the liberal slant of news outlets, in our view, involves production factors, not demand factors. As Daniel Sutter [2001] has noted, journalists might systematically have a taste to slant their stories to the left. Indeed, this is consistent with the survey evidence that we noted earlier. As a consequence, “If the majority of journalists have left-of-center views, liberal news might cost less to supply than unbiased news [p. 444].”
A questo punto sarebbe interessante che si spiegasse il perchè i giornalisti siano prevalentemente di sinistra. Probabilmente si sfocerebbe nella più ampia questione degli intellettuali.

Altra conclusione: chi lavora nei media non è granchè condizionato dalla proprietà.

Alcuni temono che l' informazione lasciata al mercato tende ad uniformarsi. Costoro farebbero bene a tranquillizzarsi.

"...some claim that a free-market system of news will produce less diversity of news than a government-run system. However, again, our results do not support such a claim. The variance of the ADA scores of the privately run outlets is substantially higher (131.3) than the variance of the two government-funded outlets that we examine (55.1)..."

Ma i metodi dell' analisi linkata sono applicabili alla realtà italiana? Qualcuno ha tentato il parallelo. La risposta è negativa. Puglisi propone allora metodi alternativi.

giovedì 17 gennaio 2008

Competitività al femminile

In occidente il sesso debole gode ormai ovunque di diritti parificati a quelli dell' uomo. Eppure, anche dopo decenni, alcuni gap faticano ad essere colmati. Basta guardare agli stipendi, oppure basta dare un occhiata alla composizione della classe dirigente.

Alcuni osservatori hanno insinuato una verità scomoda: forse la donna non coltiva quei desiseri di potere che devono ritenersi tipici dell' uomo!
***

In questo studio si tenta una risposta.

Innanzitutto si va in Africa per fare qualche esperimento significativo. Ma perchè fin laggiù? Semplice, laggiù convivono tribù matrilineari, ovvero comunità dove la donna ha un ruolo prevalente, affianco a tribù dove la cultura maschile regna incontrastata.

Si è voluta misurare la competitività e la capacità di cooperare tipica dei soggetti, facendo bene attenzione al sesso e al contesto in cui si è cresciuti.

Risposte: il sesso più competitivo corrisponde a quello che predomina nella tribù. Complessivamente, però, è più competitiva la tribù dove la cultura femminile si impone. E lo è grazie ai maschi. Lì il sesso debole (i maschi) non è poi così debole e mantiene un buon livello di capacità e desiderio di competizione. Le donne si limitano ad essere competitive almeno quanto gli uomini delle tribù maschiliste.

Ma il risultato è ancor più marcato quando si misura la capacità di cooperare. vincono i villaggi dove predominano le donne. Ma vincono soprattutto grazie all' apporto dei maschi.

Insomma, la diffusione della cultura femminile sembra far bene a tutti, soprattutto agli uomini!

Diritto naturale. Ancora il miglior presidio per un liberale

Un recente dialogo con LF mi ha sollecitato sul tema. In questo genere di scambi si sa come vanno le cose: il tempo di una provocazione frammentaria e tanti chiarimenti lasciati necessariamente mutili.

In fondo è giusto così, sono discorsi abbastanza noiosi che uno ripete a se stesso un paio di volte nella vita.

Tanto per mettere qui un segnalibro, svolgo di seguito alcune considerazioni che mi sembrano rilevanti.
  1. Il diritto naturale deriva dall' osservazione dei fatti una serie di precetti che mette a fondamento del suo edificio. Rothbard oggi rappresenta bene questo approccio.
  2. Il diritto naturale ha un pregio non da poco: garantisce regole oggettive. Regole che, non venendo a dipendere da nessun soggetto e non essendo soggette ad alcuna contingenza, valgono per tutti ovunque e sempre.
  3. Il diritto naturale ha un difetto: viola la legge di Hume per la quale un giudizio di valore non può essere ricavato dalla descrizione di fatti naturali.
  4. L' inconveniente puo' essere aggirato introducendo il concetto kantiano di "giudizio sintetico a priori". Questi giudizi pratici hanno un contenuto di verità che non traggono dai fatti. Ma ecco che, per come li costruisce Kant, si rischia di nuovo di ricadere nel soggettivismo. E' un rischio concreto con degenerazioni storiche documentabili. Ad ogni modo è una via per eludere Hume.
  5. In realtà si può mantenere il pregio (oggettivismo) eludendo il difetto (legge di Hume). Basta constatare l' esistenza di una "realtà etica". Un mondo costituito da fatti (etici, o istituzionali) ben distinti da quelli materiali. Ci sono ovvi precedenti tutti riconducibili a Platone e al suo mondo delle idee. Tanto per fare un esempio di neo-platonismo nel campo della logica: Godel riteneva che gli enti logici avessero esistenza separata sia rispetto al soggetto che rispetto ai fatti naturali.
  6. Se esiste un "mondo etico" allora il comando etico non viene "derivato" da un fatto ma "costituisce" un fatto in sè. Un fatto non naturale, ma che accade nel Mondo Etico.
  7. A questo punto ci si chiede: ma la Legge di Hume merita davvero tanto rispetto considerata la facilità con cui puo' essere elusa? Forse la risposta è no. Meglio sacrificare Hume sotto il rasoio di Occam, meglio evitare la moltiplicazione dei mondi e lasciare che dei Principi Etici vengano reperiti in Natura.
  8. La legge di Hume esce malconcia da questo trattamento, eppure nulla vieta che continui a valere per discipline quali l' economia, la fisica, la chimica ecc. Ovvero: la Scienza Etica è una disciplina autonoma, le conclusioni delle altre discipline scientifiche non hanno il potere di influenzarla.

mercoledì 16 gennaio 2008

Etica, una questione di cellule

Pinker si produce sul NYT a difesa della bio-morale.

Argomenta efficacemente dall' alto della sua scienza riconosciuta.

Che l' ipotesi evoluzionista possa spiegare l' origine dei nostri giudizi etici sembra credibile. In più armonizza la scienza etica con gran parte delle scienze contemporanee.

Ma poi - non molto a sorpresa visto che a quel varco si era attesi - ecco che ci si incarta.

"...the explanation of how different cultures appeal to different spheres could lead to a spineless relativism, in which we would never have grounds to criticize the practice of another culture, no matter how barbaric, because “we have our kind of morality and they have theirs..."

Eh sì cari miei, la buona vecchia questione del relativismo sembra sbarrare il passo alla marcia trionfale dei bio-moralisti.

Fortunatamente Pinker ci rassicura.

"...in reality, none of these fears are warranted, and it’s important to see why not..."

E in effetti è molto importante vedere quel why not. Sarà per quello che le mie orecchie si sono espanse di parecchio. Peccato che personalmente non rinvenuto traccia della risposta promessa. E pensare che il resto dell' articolo l' ho riletto due volte.

Si parla a lungo delle soluzioni alternative attraverso cui questo ostacolo è stato superato.

"...if it is just a collective hallucination, how could we argue that evils like genocide and slavery are wrong for everyone, rather than just distasteful to us?...Putting God in charge of morality is one way to solve the problem..."

Ma Pinker non ha nessuna intenzione di buttarci dentro Dio in faccende del genere. Peccato che non sembra avere molte alternative. Cio' lo spinge ad abbandonarsi a dotte digressioni.

Per esempio ci spiega COME puo' sorgere da un punto di vista evolutivo una morale implicante comportamenti generosi.

"...the prevalence of nonzero-sum games. In many arenas of life, two parties are objectively better off if they both act in a nonselfish way than if each of them acts selfishly..."

Ma questo lo sappiamo da sempre, in realtà noi volevamo sapere come replicare a chi, credendosi in buona fede portatore di una Santa Crociata, vorrebbe sterminare i bambini malformati.

Il bello è che Pinker sembra sempre sul punto di rifericelo. Il bello è che la morale biologica sembrava dover sanare ragionevolmente questa frattura.

Invece tutto resta a penzoloni lasciandoci qui con il nostro "istinto etico" che continueremo a praticare in silenzio sperando che tutti ci capiscano e nessuno ci chieda una giustificazione. In caso contrario questo ponderoso articolo serve a poco.





martedì 15 gennaio 2008

Espellere dal movimento i razzisti libertari

Qualcuno propone di espellere dal movimento libertario i paleo-conservatori del Mises Institute considerandoli poco più che razzisti.

I nomi al centro dell' accusa sono quelli di Lew Rockwell e Hans-Herman Hoppe. Molto semplicemente si ritiene che non siano dei libertari.

"...ultimately they lack a grounded perspective on what liberty means and why it is important. Their moral and cultural relativism, their traditionalism and their alliances (both intellectual and strategic) with southern-style paleo-cons have misled them in many ways..."

"...tolerating racists only poisons the cause..."

Il fatto è che costoro vengono accusati di proporre una forma amorale di libertà. A questo proposito viene facile citare Mises:

"...we’ll just create a wertfrei [value-free] libertarianism, Mises thought, and then we can avoid all this morality stuff and just get to designing a free society..."

Accantonare il lato etico della faccenda, si dice, ha consentito di adottare con nonchalance posizioni giudicate razziste.

Ma questo giudizio non mi sembra che stia in piedi.

Le difficoltà incontrate dal conseguenzialismo misesiano nel difendere la società libera ha fatto sì che ben presto quell' apparato venisse trasformato in una teoria etica a tutto tondo con alla sua base il concetto di "proprietà". Cio' andava molto al di là delle intenzioni primigenie.

Rothbard, per quanto non abbia mai tagliato i ponti con il suo Maestro, è stato il protagonista di questo geniale maquillage.

Come si fa a riferirsi al Mises Institute come se si stesse parlando di un covo Pragmatista?! Hoppe un pragmatista? Conosco pochi più rigidi e implacabili di lui nell' argomentare. Passerebbe con il suo bulldozer anche in una nursery.

La rottura (mai troppo strombazzata) di Rothbard con Mises, e l' enfasi conferito al lato etico del libertarismo, hanno consentito di assumere alcune posizioni che oggi vengono tacciate di razzismo ma che, per i loro contenuti, non appartenevano di certo al Mises originale.

Detto questo devo anche aggiungere che personalmente non giudico razziste le politiche sull' immigrazione professate da Hoppe. Al limite le giudico forzate, quando non sbagliate.

Nel suo pensiero il concetto di razza non mi sembra preminente. Lui, come ogni rothbardiano, parte dal concetto di proprietà considerando ogni territorio come proprietà di un gruppo di persone. Da cio' deriva il diritto all' esclusione assoluta.

Ci sarebbe da chiedersi fin dove questa teoria puo' essere concretamente applicata.

Il territorio italiano è la "casa" degli italiano? Direi di no. Il lombardo-veneto è la casa dei lombardo-veneti? La Lega direbbe di sì ma io ho forti dubbi e proprio perchè ho in testa la definizione di homesteading su cui Rothbard tanto insiste.

Dovendo tirare le somme mi vedo costretto a professare una certa qual simpatia per il nocciolo concettuale di cui è portatore il Mises Institute. E questo indipendentemente dall' umanità che lo popola e dalle conclusioni concrete a cui giungono gli studiosi che da lì vengono.

Morale della favola, non mi sento disposto ad appoggiare le richieste di cui sopra. Qui di seguito sintetizzo le perplessità che non mi fanno emettere alcuna scomunica.

  1. Non ritengo "razziste" le idee professate dai cosiddetti paleo-conservatori. Nel loro apparato concettuale la nozione di "razza" mi sembra irrilevante.
  2. Ritengo che nel giudicare "pragmatista" l' approccio dell' odierno Mises Institute, Sanderfur commetta un grave errore. Di conseguenza le motivazioni che propone per sostenere la sua azione vengono a cadere.
  3. Nonostante i toni sempre aspri e settari, mi sembra che la struttura etica costruita dai rothbardiani sia solida, almeno per fungere da utopia di riferimento.
  4. Mi sembra utile l' enfasi che i paleo-conservatori pongono sui valori. Una società liberà non dura un secondo senza che i suoi partecipanti siano sostenuti da forti valori. Le molte leggi che verranno meno dovranno trovare un sostituo proprio nei riferimenti etici di ciascuno di noi. Riferimenti che dovranno spingersi molto più in là rispetto allo scheletro minimale della morale libertaria.










Come i maghi tutelano la proprietà intellettuale

Sembrano piuttosto restii nell' affidarsi al braccio della Legge. Preferiscono vie alternative che, a quanto pare, sono parecchio efficienti.

"...the traditional view is that IP can be protected only by the long arm of the law. But magicians rarely rely on the law..."

Le innovazioni nel settore vengono garantite per via alternative.


"...strong IP laws are supposed to be essential to encouraging innovation, but magicians are extremely innovative, constantly coming up with new tricks...".


"...now, the mystery has been solved: Jacob Loshin of Yale Law School has written a fascinating paper, “Secrets Revealed: How Magicians Protect Intellectual Property Without Law”. This will appear next year (out of thin air, presumably) in a book called “Law and Magic”..."

Non dimentichiamo che nel settore agisce anche quel meccanismo noto con il nome di "obsolescenza indotta".

"...when their ideas are copied, they become passé. This in turn creates demand for new ideas from the top, and so on—a process known as “induced obsolescence...".

Da anticipazioni dello studio veniamo a sapere che i metodi per preservare i trucchi sono essenzialmente tre.

  1. Creare una ristretta comunità dei maghi in cui sia possibile infliggere sanzioni morali in grado di creare un vero danno in termini di immagine e reputazione.
  2. Suddividere i protocolli in esoterici ed essoterici. I secondi potranno trapelare consentendo la pratica ingenua di molti giochi di prestigio di secondo piano.
  3. Riconoscere pubblicamente crediti ai giochi ispirati da altri. Cio' accresce la reputazione e l' incentivo ad innovare.


Capitalismo di "relazione"...made in USA

Pensiamo alla "raccomandazione" come ad un' istituzione italiana.

Ci consideriamo come il Paese del "familismo amorale".

Descriviamo il nostro sistema economico come "Capitalismo di Relazione".

Ebbene, italiani, cerchiamo di riprenderci qualche rivincita. Magari contro la Perfida Albione vista nella prospettiva dei paesi anglosassoni.

"...a new study investigating the flow of information between mutual fund managers and senior company officers finds that managers put bigger bets on companies run by people who attended the same school.

Significantly, those stocks outperformed the managers' choices of stocks in companies where the manager didn't go to school with company executives. And the old-boy stocks they picked also did better than old-boy stocks that they chose not to bet..."

"...Harvard University is the most connected institution..."


Alla ricerca del feliciometro

Importante studio opina sulla cosiddetta economia della felicità.

Sostituendo la misura del PIL con gli indicatori di felicità si rende ancora più vago e manipolabile un concetto quale quello di "bene pubblico".

"...Hayek said of the phrase ‘the common good’ that: ‘it does not need much reflection to see that [this term has] no sufficiently definite meaning to determine a particular course of action..."

Quando si parla di felicità sacatta un riflesso condizionato e si pensa subito a politiche ambientali o di giustizia sociale. Non è così.

"...many people automatically assume that happinessbased policy would advance causes that they already champion, such as environmental protection or social justice. We saw in the previous chapter, however, that there does not appear to be any evidence that happiness-based environmental policy would offer improvements to current practice..."

Il riferimento alla felicità pone problemi etici non indifferenti, pensiamo al caso del Bhutan, ovvero del Paese che più coerentemente segue queste politiche.

"...Kingdom of Bhutan, for example, is cited approvingly by leading happiness advocates for being the first country in the world to use the concept of gross national happiness as the basis for policy. In this fortunate nation, national dress is compulsory and, until recently, television was banned..."

"...Bhutan wants to protect and maintain its culture, so the government achieves this by expelling the minority of the population which is ethnically Nepalese..."

La felicità sembra avere una forte relazione con l' invidia. L' invidia deriva da un confronto con chi ci sta vicino. La ricerca della felicità sembra penalizzare i modelli meritocratici.

"...it is only income within peer groups – among groups of people with whom one compares oneself – which determines happiness, rather than income inequality in society as a whole..."

Al momento sembrano non esserci variabili economico-sociali saldamente correlate con la felicità, ecco che allora ci si pone un dubbio.

"...even trying to increase the sum total of human happiness is an exercise in monumental futility, or that there are serious problems with measuring happiness..."

Come distinguere le politiche sociali alla luce dell' economia della felicità?

"...As Chapter 6 mentions, arguably the real dichotomy is not that of a material versus a holistic conception of welfare; it is between accepting preferences as a useful indicator of welfare, despite the acknowledged flaws of such an approach, and not doing so..."

Cosa nasconde in fondo il tentativo di introdurre misurazioni alternative al PIL?

"...until relatively recently, many well-meaning people on the left believed that the state should play an active role in the dayto- day running of industry. Following the abject failure of central planning in the Soviet bloc, there are few takers for this position today. But the reflex to reductively pinpoint capitalism as the root of all evil, the urge to intervene, the belief that the expert knows better than the ordinary person what is good for him or her, are incurable. Happiness research is one of the latest manifestations of this tendency. But, just like central planning, it is inherently flawed...".

lunedì 14 gennaio 2008

La lotta al lavoro minorile come origine di molta prostituzione infantile

Da un reportage della televisione norvegese.

"Due to Western pressure, Bangladesh outlawed work in garment factories for children under 14.

- When the children lost their jobs, many of them ended up on the streets, as prostitutes. We know that much, says Rasmus Juhl Pedersen, adviser in Save the Children, Denmark.

Somewhere between 30.000 and 100.000 children lost their jobs when the garment factories introduced the age limit.

To work as a prostitute, maid or further down the line of production is much worse than working in the garment industry, according to Juhl Pedersen.

Western companies are so afraid of being associated with child labour that the children are thrown out of the factories even though no one has prepared any alternatives.

Well-meaning western consumers who boycott products that can be tied to child labour can do more harm than good, according to Save the Children, Denmark..."

Becker sulla sanità USA. 7 osservazioni

Eccole.

"...international comparisons underrate American health care. This is partly because these comparisons give insufficient weight to the fact that most of the new drugs to treat major diseases originated in the US, along with many of the new surgical procedures..."

"...the US is also much more generous than other countries, such as Great Britain and France, in making expensive surgeries and drugs available to older persons through Medicare and private insurance..."

"...the American health system is decentralized and "messy", and many health evaluators prefer a single payer (i.e., government) centralized approach to health care as opposed to any market-based approach..."

"...eliminate the link between employment and the tax advantage of private health insurance..."

"...encourage the spread of Health Savings Accounts..."

"...I would greatly increase the generosity of Medicare drug coverage..."

"...medicaid should be extended to cover anyone who cannot afford such catastrophic insurance..."

add1 Assicurazioni sanitarie, analisi economica e proposte campate per aria



Esentare dall' uso del casco i donatori d' organi

Crisi finanziarie. Banche predatrici o clienti predatori?

Dopo la crisi dei mutui si è cominciato a dipingere il mostro. La banca è un mostro ideale, ricettacolo di avidità e frodi.


Peccato che la maggior parte delle sofferenze siano dovute proprio ad uno scarso controllo dei prestatori rispetto ad informazioni lacunose fornite dai destinatari dei mutui.


Se solo le banche imparassero un po' meglio a tutelare i propri interessi...

Come convertire l' economista austriaco?

Sappiamo come Bruno Leoni si rifiutasse di credere alle prodezze spaziali dei sovietici (Martino docet). Come puo' infatti un Paese socialista spingersi tanto in là nello sviluppo tecnologico?
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E' solo un piccolo aneddoto per chiedersi cosa serva per convertire un ardente sostenitore del paradigma austriaco!

Effettivamente qualcuno ritiene che la visione austriaca sia ideologica. In quanto tale niente più che un semplice apparato razionale non soggetto a verifica fattuale.

Ma come puo' esistere una forma di utilitarismo - perchè Mises era un utilitarista - restio a scommettere sui fatti?

La questione potrebbe essere prontamente chiusa dicendo che l' unico "laboratorio" riconosciuto probante dall' austriaco sia quello della storia. Inutile insistere alla ricerca di conferme che non siano di portata storica.

Questo appello alla storia sarebbe singolare per un approccio che nasce con Menger proprio in opposiziono allo storicismo dell' economia tedesca di allora.
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Certo, il fallimento dei socialismi viene considerato dagli austriaci come una conferma delle loro teorie. Ma siamo sicuri che un eventuale successo di quei sistemi sarebbe stato interpretato dagli austriaci come una smentita del loro approccio?
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Anch' io, devo ammetterlo, vedo Mises/Rothbard come ideologi.

Come i diffusori di un' ottima ideologia, dell' ideologia più solida per chi vuole dare stabilità al pensiero liberale. Di un' ideologia che, occasionalmente, puo' anche sfruttare le argomentazioni e le verifiche che l' economia formale è in grado di fornire.
Per quanto queste stampelle vengano spesso sfruttate, si tratta di attrezzi che non sarebbero nemmeno necessari.
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In un recente post, Lamiadestra chedeva ai sostenitori della visione austriaca se avessero consigli concreti da dare al manager dell' impresa privata o al politico intento a formulare i suoi piani economici.

Il risultato di una simile provocazione è prevedibile: il manager deve avere la libertà di agire come crede mentre il politico deve ispirarsi a ricette liberali.
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Ma perchè questa distinzione? Perchè l' austriaco ha la ricetta per il piano politico e non quella per il piano manageriale? Perchè alcune organizzazioni lo interessano e altre no?

Mistero.

Qualcuno potrebbe opinare che un meccanismo come quello della concorrenza di mercato è applicabile solo tra imprese e non all' interno dell' impresa.

Sarebbe un' obiezione futile, esistono mille modi per introdurre la concorrenza anche all' interno dell' impresa.

Esistono infatti governance possibili per far emergere dal basso, anche nell' impresa, le decisioni strategiche. Eppure non sembra che se l' imprenditore imponga le sue decisioni (up-bottom) a tutti, la cosa scandalizzi l' "austriaco".

E' la questione delle dimensioni dell' impresa. Il rothbardiano ha qualcosa da dirci su questo tema?

Forse ci dirà che l' impresa è un accordo volontario e, finchè resta tale, il suo contenuto è libero.

Ovvero: l' organizzazione dell' impresa è libera.

Ma questo discrimine per cui, a priori, il consenso va bene e la coercizione no, è un discrimine ideologico.

domenica 13 gennaio 2008

Una figurina cenciosa che si pavoneggia

"Ascolta una cosa vera, duepunti".

E' questo il disclaimer con cui si annuncia ogni rigo di Kipling.

E non c'è dunque da meravigliarsi granchè se su quei righi i lettori vanno a posarsi a frotte come le mosche sulle briciole.

Da quel momento, un po' spinto, un po' rimorchiato, il lettore attraversa una fitta foresta di simboli fiabeschi. Gli occhi fissi senza più palpebre, l' animo regredito fino all' identificazione con l' abitante della giungla, l' odore del sapone che segnala l' avvicinarsi del nemico...se mai ci sono colonne, sbucherà sempre qualcuno da dietro. Si incede tra fremiti e sbadigli attraverso una luce che anima allo stesso modo uomini, corvi e buoi.

Poi, dalla ghenga tuonante ed in perenne tumulto, spicca una figurina cenciosa che si pavoneggia, un ometto che va garrulo ed esaltato incontro a quel beato disordine asiatico che - basta dare tempo al tempo - arreca tutto quanto occorre ad una persona semplice.

Guardar vivere aspettando di vivere sembra essere tutta la vita di un simile mendicante impunito e smargiasso.

Non temiamo per lui, visto che una scimmia non cade dagli alberi.

Sempre impegnato in attività a scopo di lucro, sempre intento a carpire confidenze, ad afferrare una volatile voce di bazar, ad esigere i crudeli interessi del ricatto, ad incontrare tipi obliqui e subdoli che conducono un loro gioco occulto. Sempre intento a vivere. E' lesto, è baldo e ribaldo benchè conosca già l' arte della dissimulazione. E' felice di prendere, di dare, di scambiare, di rubare.

Chi è lo capisci fin dalle prime pagine quando, di fronte al Toro Sacro che gironzola per il mercato e, forte della sua immunità, affonda il muso nelle ceste di verdura portandosi via la parte migliore, il Nostro Eroe non si perita di sferrargli un calcio nelle palle che gli consentirà di riscuotere le ipocrite mance dei commercianti.

Ma prima di chiudere vorrei accennare ad una scontentezza personale che si prolunga anche dopo aver chiuso il libro.

Non meritava un discolo così fantasticamente partorito, di dover subire l' iterata carezza dei suoi padrini, l' incessante raffica di strizzatine d' occhio dei suoi pigmaglioni. Ho capito bene che lui è un furbo di tre cotte e saprà sempre sfangarsela. Ho capito che la sa lunga e si farà strada. Ma se me lo continui a ripetere mi viene voglia di fargli lo sgambetto. Meno male che ogni tanto viene pestato dai suoi comilitoni.

E meno male che alla fine, grande leitmotive kiplingiano, 2 occhioni neri lo metteranno nel sacco. Lui con tutte le sue effimere vitalistiche quanto effimere furberie.

Indicatori alternativi al PIL

Lista.

"...happiness? Although recent research has shown that national income is correlated to feelings of well-being among countries of different income groups, it's less the case among countries of the same group. Robust GDP growth can also mask growing incoming inequality. (And let's not forget that housework is absent from GDP ..."

sabato 12 gennaio 2008

Oltre Schumpeter

Per Mark Steyn il capitalismo è il solo elemento di cambiamento nelle società moderne.

L' inflazione è uno spettro, sopratutto per i ricchi

da sempre, a tutte le latitudini, l' inflazione colpisce soprattutto i ceti più abbienti.

L' Italia conferma la regola.

Petrolio: chi ce l' ha e chi lo consuma

Sempre utile saperlo.

L' Oceano si ritira



Nello Sri lanka di ben 400 metri!


Purtroppo solo qualche minuto prima dello tsunami (incredibile foto scattata dal satellite).

Perchè scienza triste?

Liberalizzazioni. it invita a leggere Carlyle fino in fondo. L' economia veniva respinta in quanto scienza triste poichè non era in grado di fondare una visione razzista dell' uomo.

venerdì 11 gennaio 2008

Perchè i due studi sulle morti in Iraq dicono cose diverse?

Primo studio (655.000 vittime di morte violenta), e secondo studio (151.000 vittime di morte violenta)


Le differenze le spiega bene Kevin Drum.



"...The difference in their estimate of total excess deaths (655,000 vs. 393,000) isn't huge for a study with such inherent difficulties, but the difference in the violent death rate is. The Lancet study calculates that 92% of all post-invasion excess deaths were from violent causes, while WHO figures it at 38%..."

Il tempo atmosferico oggi non uccide quasi più

Nell' ultimo secolo Crollo delle vittime dovute ad eventi atmosferici estremi.

"...compared with the peak rate of deaths from weather-related events in the 1920s of nearly 500,000 a year, the death toll during the period 2000-06 averaged 19,900..."

Generosità contro Altruismo

Uno studio che confronta USA e Gran Bretagna.

Generosità (US)
  1. Il dono è relazionato all' egoismo che deriva da un desiderio di approvazione sociale.
  2. Il dono è rilevante per la sfera pubblica prima ancora che per quella sociale.
  3. Il dono esprime sia un' identità personale che un' identità pubblica.
  4. Donare e fare volontariato implicano un coinvolgimento civico.
  5. L' attività caritativa è programmata intenzionalmente misurandone la resa.
  6. Centralità posta su cause specifiche dove il donatore si lascia coinvolgere direttamente.
  7. Caratteristiche: iniziativa individuale e reciprocità.

Altruismo (UK)

  1. Sospetto e rifiuto per il dono fatto con motivazioni ambigue.
  2. Donare è un' attività esclusivamente privata.
  3. Donare è solo marginalmente un' azione con rilevanza pubblica.
  4. Il donare conferisce solo marginalmente un' identità privata o pubblica.
  5. L' attività caritativa è occasionale e non organizzata, la sua efficienza è trascurata. Di solito si articola su uno scambio 8lotterie benefiche...).
  6. Centralità per le cause universali in cui il donatore non è direttamente coinvolto.
  7. Motivazione: dovere sociale.

Disastri rifiuti? Colpa dell' ecologismo nostrano

Parola di ecologista.

Si scommette sulla recessione USA



Difficile che con le previsioni di crescita 2008 l' economia USA subisca un periodo recessivo. In passato, quando recessione c' è stata, la previsione IMF non andava mai oltre il 2.1, ora è al 4.8. In più, oggi, i mercati emergenti tirano un casino.