venerdì 18 gennaio 2008

Perchè Darwin non passa?

Interessante articolo in merito.

Ma perchè diavolo la teoria evoluzionista, per la quale simpatizzano gran parte degli scienziati in circolazione, stenta a trovare un varco nella mentalità comune?

Forse perchè mette a repentaglio la centralità dell' uomo nell' universo? Si direbbe di no visto che teorie altrettanto minacciose, dopo una qualche resistenza, sono state assimilate senza sforzo.

"...contrast this on-going battle over Darwin with the fate of the other great scientific revolutions. The same Christian fundamentalists who argue that public school should teach creationism have no quarrel with the Copernican revolution..."

L' autore avanza una congettura a sorpresa.

"...the stumbling block to an acceptance of Darwin, I would like to submit, has little to do with Christian fundamentalism, but a whole lot to do with our intense visceral revulsion at monkeys and apes..."

Sarebbero dunque quegli stessi istinti meritori che ci consentono di progredire verso una civiltà sempre più raffinata, a contrastare l' ipotesi della mamma/scimmia. Il primate è visto con orrore proprio perchè siamo tutti tesi ad allontanarci da quella condizione.

Personalmente rigetto una simile ipotesi, eppure qualcosa di buono puo' essere estrapolato anche da lì.

Formulo di seguito una mia personale congettura.

L' ACCETTAZIONE DELL' IPOTESI EVOLUTIVA DIPENDE DALLA CORNICE EPISTEMOLOGICA IN CUI VIENE PRESENTATA.

Dal che si evince quanto poco conti nelle reazioni suscitate il contenuto proprio della teoria.
***

Galileo, alla luce delle sue scoperte, pretese di correggere i Testi Sacri riscrivendoli. Ma la cosa era forse necessaria? Oggi sappiamo benissimo di no. Anzi, la pretesa era piuttosto assurda e noi, da uomini moderni, ci sentiamo più vicini a chi si oppose a quella risoluzione.

Eppure le scoperte di Galileo lo indussero in tentazione. Non si presentarono ai suoi occhi come delle mere scoperte scientifiche ma piuttosto come una conoscenza ultimativa da vergare nel Libro Sacro che contiene quel genere di Verità. La tentazione che insinuarono quelle scoperte consistette nel sollecitare un mutamento epistemologico delle scienze, un loro innalzamento a metodo supremo e unico. Furono i metodi a confrontarsi, quello teologico e quello scientifico nell' accezione moderna. Furono i metodi prima ancora che le teorie propriamente dette.

La stessa dinamica si riproduce in occasione della teoria darwiniana. Molti dei suoi divulgatori ce la riferiscono senza limitarsi ai contenuti propri, ma allargandone le implicazioni a dsmisura. Ecco allora che lo scienziato (o il divulgatore di scienza) si trasforma in filosofo (o in divulgatore di filosofia). E spesso, purtroppo, dopo questa metamorfosi, abbiamo perso un serio professionista per ritrovarci di fronte un dilettante querulo.

Forse le teorie dell' ID non sono scientifiche, forse sono solo una filosofia. Sta di fatto che sono l' appropriata risposta a come ci viene ammannita spesso la teoria darwiniana, per l' appunto una filosofia delle Cose Ultime, anzi delle Cose Prime.


Nessuno nega che molti filosofi empiristi, anche raffinati, abbiano derubricato il ruolo della filosofia, anzi l' hanno proprio fatta sparire nel nulla, ma una posizione tanto radicale è da discutere con trasparenza ponendola chiaramente all' ordine del giorno. Qualcuno forse pensa con faciloneria che gli esiti di quella discussione possano essere dati per scontati anche grazie all' apparire sulla scena di Darwin. Errore, è proprio perchè vogliamo considerare l' evoluzionismo come un pensiero scientifico che notiamo quanto poco abbia da dirci in merito all' oggetto che più ci preme.

La libertà nel mondo? Cercatela in oriente

Declino dell' occidente?

Più libertà economica, più ricchezza

La morale è sempre quella. Qualche grafico aggiornato.

McDonald's fa bene al mondo

Interessante articolo sull' argomento.

"Critics have excoriated the US fast-food industry in general, and McDonald's most particularly, both per se and as a symbol of the United States. However, examining McDonald's internationalization and development abroad suggests that McDonald's and the others of its ilk are sources of development for mid-range countries. McDonald's brings training in management, encourages entrepreneurship directly through franchises and indirectly through demonstration effects, creates backward linkages that develop local suppliers, fosters exports by their suppliers, and has positive external effects on productivity and standards of service, cleanliness, and quality in the host economies"

I pregiudizi dei media

Rileggevo, meditandone le conclusioni, quello scritto che rappresenta un po' il benchmark in materia meditandone le conclusioni.

A quanto pare, rispetto alla loro potenziale utenza misurata attraverso gli esiti delle elezioni politiche, i giornali americani soffrono di un chiaro sbilanciamento a a sinistra.

Spiegazione 1:

"...James Hamilton [2004] notes that news producers may prefer to cater to some onsumers more than others. In particular, Hamilton notes that young females tend to be one of the most marginal news consumers (i.e. they are the most willing to switch to activities besides reading or watching the news). Further, this group often makes the consumption decisions for the household. For these two reasons, advertisers are willing to pay more to outlets that reach this group. Since young females tend to be more liberal on average, a news outlet may want to slant its coverage to the left..."

Spiegazione 2:

"...A more compelling explanation for the liberal slant of news outlets, in our view, involves production factors, not demand factors. As Daniel Sutter [2001] has noted, journalists might systematically have a taste to slant their stories to the left. Indeed, this is consistent with the survey evidence that we noted earlier. As a consequence, “If the majority of journalists have left-of-center views, liberal news might cost less to supply than unbiased news [p. 444].”
A questo punto sarebbe interessante che si spiegasse il perchè i giornalisti siano prevalentemente di sinistra. Probabilmente si sfocerebbe nella più ampia questione degli intellettuali.

Altra conclusione: chi lavora nei media non è granchè condizionato dalla proprietà.

Alcuni temono che l' informazione lasciata al mercato tende ad uniformarsi. Costoro farebbero bene a tranquillizzarsi.

"...some claim that a free-market system of news will produce less diversity of news than a government-run system. However, again, our results do not support such a claim. The variance of the ADA scores of the privately run outlets is substantially higher (131.3) than the variance of the two government-funded outlets that we examine (55.1)..."

Ma i metodi dell' analisi linkata sono applicabili alla realtà italiana? Qualcuno ha tentato il parallelo. La risposta è negativa. Puglisi propone allora metodi alternativi.

giovedì 17 gennaio 2008

Competitività al femminile

In occidente il sesso debole gode ormai ovunque di diritti parificati a quelli dell' uomo. Eppure, anche dopo decenni, alcuni gap faticano ad essere colmati. Basta guardare agli stipendi, oppure basta dare un occhiata alla composizione della classe dirigente.

Alcuni osservatori hanno insinuato una verità scomoda: forse la donna non coltiva quei desiseri di potere che devono ritenersi tipici dell' uomo!
***

In questo studio si tenta una risposta.

Innanzitutto si va in Africa per fare qualche esperimento significativo. Ma perchè fin laggiù? Semplice, laggiù convivono tribù matrilineari, ovvero comunità dove la donna ha un ruolo prevalente, affianco a tribù dove la cultura maschile regna incontrastata.

Si è voluta misurare la competitività e la capacità di cooperare tipica dei soggetti, facendo bene attenzione al sesso e al contesto in cui si è cresciuti.

Risposte: il sesso più competitivo corrisponde a quello che predomina nella tribù. Complessivamente, però, è più competitiva la tribù dove la cultura femminile si impone. E lo è grazie ai maschi. Lì il sesso debole (i maschi) non è poi così debole e mantiene un buon livello di capacità e desiderio di competizione. Le donne si limitano ad essere competitive almeno quanto gli uomini delle tribù maschiliste.

Ma il risultato è ancor più marcato quando si misura la capacità di cooperare. vincono i villaggi dove predominano le donne. Ma vincono soprattutto grazie all' apporto dei maschi.

Insomma, la diffusione della cultura femminile sembra far bene a tutti, soprattutto agli uomini!

Diritto naturale. Ancora il miglior presidio per un liberale

Un recente dialogo con LF mi ha sollecitato sul tema. In questo genere di scambi si sa come vanno le cose: il tempo di una provocazione frammentaria e tanti chiarimenti lasciati necessariamente mutili.

In fondo è giusto così, sono discorsi abbastanza noiosi che uno ripete a se stesso un paio di volte nella vita.

Tanto per mettere qui un segnalibro, svolgo di seguito alcune considerazioni che mi sembrano rilevanti.
  1. Il diritto naturale deriva dall' osservazione dei fatti una serie di precetti che mette a fondamento del suo edificio. Rothbard oggi rappresenta bene questo approccio.
  2. Il diritto naturale ha un pregio non da poco: garantisce regole oggettive. Regole che, non venendo a dipendere da nessun soggetto e non essendo soggette ad alcuna contingenza, valgono per tutti ovunque e sempre.
  3. Il diritto naturale ha un difetto: viola la legge di Hume per la quale un giudizio di valore non può essere ricavato dalla descrizione di fatti naturali.
  4. L' inconveniente puo' essere aggirato introducendo il concetto kantiano di "giudizio sintetico a priori". Questi giudizi pratici hanno un contenuto di verità che non traggono dai fatti. Ma ecco che, per come li costruisce Kant, si rischia di nuovo di ricadere nel soggettivismo. E' un rischio concreto con degenerazioni storiche documentabili. Ad ogni modo è una via per eludere Hume.
  5. In realtà si può mantenere il pregio (oggettivismo) eludendo il difetto (legge di Hume). Basta constatare l' esistenza di una "realtà etica". Un mondo costituito da fatti (etici, o istituzionali) ben distinti da quelli materiali. Ci sono ovvi precedenti tutti riconducibili a Platone e al suo mondo delle idee. Tanto per fare un esempio di neo-platonismo nel campo della logica: Godel riteneva che gli enti logici avessero esistenza separata sia rispetto al soggetto che rispetto ai fatti naturali.
  6. Se esiste un "mondo etico" allora il comando etico non viene "derivato" da un fatto ma "costituisce" un fatto in sè. Un fatto non naturale, ma che accade nel Mondo Etico.
  7. A questo punto ci si chiede: ma la Legge di Hume merita davvero tanto rispetto considerata la facilità con cui puo' essere elusa? Forse la risposta è no. Meglio sacrificare Hume sotto il rasoio di Occam, meglio evitare la moltiplicazione dei mondi e lasciare che dei Principi Etici vengano reperiti in Natura.
  8. La legge di Hume esce malconcia da questo trattamento, eppure nulla vieta che continui a valere per discipline quali l' economia, la fisica, la chimica ecc. Ovvero: la Scienza Etica è una disciplina autonoma, le conclusioni delle altre discipline scientifiche non hanno il potere di influenzarla.

mercoledì 16 gennaio 2008

Etica, una questione di cellule

Pinker si produce sul NYT a difesa della bio-morale.

Argomenta efficacemente dall' alto della sua scienza riconosciuta.

Che l' ipotesi evoluzionista possa spiegare l' origine dei nostri giudizi etici sembra credibile. In più armonizza la scienza etica con gran parte delle scienze contemporanee.

Ma poi - non molto a sorpresa visto che a quel varco si era attesi - ecco che ci si incarta.

"...the explanation of how different cultures appeal to different spheres could lead to a spineless relativism, in which we would never have grounds to criticize the practice of another culture, no matter how barbaric, because “we have our kind of morality and they have theirs..."

Eh sì cari miei, la buona vecchia questione del relativismo sembra sbarrare il passo alla marcia trionfale dei bio-moralisti.

Fortunatamente Pinker ci rassicura.

"...in reality, none of these fears are warranted, and it’s important to see why not..."

E in effetti è molto importante vedere quel why not. Sarà per quello che le mie orecchie si sono espanse di parecchio. Peccato che personalmente non rinvenuto traccia della risposta promessa. E pensare che il resto dell' articolo l' ho riletto due volte.

Si parla a lungo delle soluzioni alternative attraverso cui questo ostacolo è stato superato.

"...if it is just a collective hallucination, how could we argue that evils like genocide and slavery are wrong for everyone, rather than just distasteful to us?...Putting God in charge of morality is one way to solve the problem..."

Ma Pinker non ha nessuna intenzione di buttarci dentro Dio in faccende del genere. Peccato che non sembra avere molte alternative. Cio' lo spinge ad abbandonarsi a dotte digressioni.

Per esempio ci spiega COME puo' sorgere da un punto di vista evolutivo una morale implicante comportamenti generosi.

"...the prevalence of nonzero-sum games. In many arenas of life, two parties are objectively better off if they both act in a nonselfish way than if each of them acts selfishly..."

Ma questo lo sappiamo da sempre, in realtà noi volevamo sapere come replicare a chi, credendosi in buona fede portatore di una Santa Crociata, vorrebbe sterminare i bambini malformati.

Il bello è che Pinker sembra sempre sul punto di rifericelo. Il bello è che la morale biologica sembrava dover sanare ragionevolmente questa frattura.

Invece tutto resta a penzoloni lasciandoci qui con il nostro "istinto etico" che continueremo a praticare in silenzio sperando che tutti ci capiscano e nessuno ci chieda una giustificazione. In caso contrario questo ponderoso articolo serve a poco.





martedì 15 gennaio 2008

Espellere dal movimento i razzisti libertari

Qualcuno propone di espellere dal movimento libertario i paleo-conservatori del Mises Institute considerandoli poco più che razzisti.

I nomi al centro dell' accusa sono quelli di Lew Rockwell e Hans-Herman Hoppe. Molto semplicemente si ritiene che non siano dei libertari.

"...ultimately they lack a grounded perspective on what liberty means and why it is important. Their moral and cultural relativism, their traditionalism and their alliances (both intellectual and strategic) with southern-style paleo-cons have misled them in many ways..."

"...tolerating racists only poisons the cause..."

Il fatto è che costoro vengono accusati di proporre una forma amorale di libertà. A questo proposito viene facile citare Mises:

"...we’ll just create a wertfrei [value-free] libertarianism, Mises thought, and then we can avoid all this morality stuff and just get to designing a free society..."

Accantonare il lato etico della faccenda, si dice, ha consentito di adottare con nonchalance posizioni giudicate razziste.

Ma questo giudizio non mi sembra che stia in piedi.

Le difficoltà incontrate dal conseguenzialismo misesiano nel difendere la società libera ha fatto sì che ben presto quell' apparato venisse trasformato in una teoria etica a tutto tondo con alla sua base il concetto di "proprietà". Cio' andava molto al di là delle intenzioni primigenie.

Rothbard, per quanto non abbia mai tagliato i ponti con il suo Maestro, è stato il protagonista di questo geniale maquillage.

Come si fa a riferirsi al Mises Institute come se si stesse parlando di un covo Pragmatista?! Hoppe un pragmatista? Conosco pochi più rigidi e implacabili di lui nell' argomentare. Passerebbe con il suo bulldozer anche in una nursery.

La rottura (mai troppo strombazzata) di Rothbard con Mises, e l' enfasi conferito al lato etico del libertarismo, hanno consentito di assumere alcune posizioni che oggi vengono tacciate di razzismo ma che, per i loro contenuti, non appartenevano di certo al Mises originale.

Detto questo devo anche aggiungere che personalmente non giudico razziste le politiche sull' immigrazione professate da Hoppe. Al limite le giudico forzate, quando non sbagliate.

Nel suo pensiero il concetto di razza non mi sembra preminente. Lui, come ogni rothbardiano, parte dal concetto di proprietà considerando ogni territorio come proprietà di un gruppo di persone. Da cio' deriva il diritto all' esclusione assoluta.

Ci sarebbe da chiedersi fin dove questa teoria puo' essere concretamente applicata.

Il territorio italiano è la "casa" degli italiano? Direi di no. Il lombardo-veneto è la casa dei lombardo-veneti? La Lega direbbe di sì ma io ho forti dubbi e proprio perchè ho in testa la definizione di homesteading su cui Rothbard tanto insiste.

Dovendo tirare le somme mi vedo costretto a professare una certa qual simpatia per il nocciolo concettuale di cui è portatore il Mises Institute. E questo indipendentemente dall' umanità che lo popola e dalle conclusioni concrete a cui giungono gli studiosi che da lì vengono.

Morale della favola, non mi sento disposto ad appoggiare le richieste di cui sopra. Qui di seguito sintetizzo le perplessità che non mi fanno emettere alcuna scomunica.

  1. Non ritengo "razziste" le idee professate dai cosiddetti paleo-conservatori. Nel loro apparato concettuale la nozione di "razza" mi sembra irrilevante.
  2. Ritengo che nel giudicare "pragmatista" l' approccio dell' odierno Mises Institute, Sanderfur commetta un grave errore. Di conseguenza le motivazioni che propone per sostenere la sua azione vengono a cadere.
  3. Nonostante i toni sempre aspri e settari, mi sembra che la struttura etica costruita dai rothbardiani sia solida, almeno per fungere da utopia di riferimento.
  4. Mi sembra utile l' enfasi che i paleo-conservatori pongono sui valori. Una società liberà non dura un secondo senza che i suoi partecipanti siano sostenuti da forti valori. Le molte leggi che verranno meno dovranno trovare un sostituo proprio nei riferimenti etici di ciascuno di noi. Riferimenti che dovranno spingersi molto più in là rispetto allo scheletro minimale della morale libertaria.










Come i maghi tutelano la proprietà intellettuale

Sembrano piuttosto restii nell' affidarsi al braccio della Legge. Preferiscono vie alternative che, a quanto pare, sono parecchio efficienti.

"...the traditional view is that IP can be protected only by the long arm of the law. But magicians rarely rely on the law..."

Le innovazioni nel settore vengono garantite per via alternative.


"...strong IP laws are supposed to be essential to encouraging innovation, but magicians are extremely innovative, constantly coming up with new tricks...".


"...now, the mystery has been solved: Jacob Loshin of Yale Law School has written a fascinating paper, “Secrets Revealed: How Magicians Protect Intellectual Property Without Law”. This will appear next year (out of thin air, presumably) in a book called “Law and Magic”..."

Non dimentichiamo che nel settore agisce anche quel meccanismo noto con il nome di "obsolescenza indotta".

"...when their ideas are copied, they become passé. This in turn creates demand for new ideas from the top, and so on—a process known as “induced obsolescence...".

Da anticipazioni dello studio veniamo a sapere che i metodi per preservare i trucchi sono essenzialmente tre.

  1. Creare una ristretta comunità dei maghi in cui sia possibile infliggere sanzioni morali in grado di creare un vero danno in termini di immagine e reputazione.
  2. Suddividere i protocolli in esoterici ed essoterici. I secondi potranno trapelare consentendo la pratica ingenua di molti giochi di prestigio di secondo piano.
  3. Riconoscere pubblicamente crediti ai giochi ispirati da altri. Cio' accresce la reputazione e l' incentivo ad innovare.


Capitalismo di "relazione"...made in USA

Pensiamo alla "raccomandazione" come ad un' istituzione italiana.

Ci consideriamo come il Paese del "familismo amorale".

Descriviamo il nostro sistema economico come "Capitalismo di Relazione".

Ebbene, italiani, cerchiamo di riprenderci qualche rivincita. Magari contro la Perfida Albione vista nella prospettiva dei paesi anglosassoni.

"...a new study investigating the flow of information between mutual fund managers and senior company officers finds that managers put bigger bets on companies run by people who attended the same school.

Significantly, those stocks outperformed the managers' choices of stocks in companies where the manager didn't go to school with company executives. And the old-boy stocks they picked also did better than old-boy stocks that they chose not to bet..."

"...Harvard University is the most connected institution..."


Alla ricerca del feliciometro

Importante studio opina sulla cosiddetta economia della felicità.

Sostituendo la misura del PIL con gli indicatori di felicità si rende ancora più vago e manipolabile un concetto quale quello di "bene pubblico".

"...Hayek said of the phrase ‘the common good’ that: ‘it does not need much reflection to see that [this term has] no sufficiently definite meaning to determine a particular course of action..."

Quando si parla di felicità sacatta un riflesso condizionato e si pensa subito a politiche ambientali o di giustizia sociale. Non è così.

"...many people automatically assume that happinessbased policy would advance causes that they already champion, such as environmental protection or social justice. We saw in the previous chapter, however, that there does not appear to be any evidence that happiness-based environmental policy would offer improvements to current practice..."

Il riferimento alla felicità pone problemi etici non indifferenti, pensiamo al caso del Bhutan, ovvero del Paese che più coerentemente segue queste politiche.

"...Kingdom of Bhutan, for example, is cited approvingly by leading happiness advocates for being the first country in the world to use the concept of gross national happiness as the basis for policy. In this fortunate nation, national dress is compulsory and, until recently, television was banned..."

"...Bhutan wants to protect and maintain its culture, so the government achieves this by expelling the minority of the population which is ethnically Nepalese..."

La felicità sembra avere una forte relazione con l' invidia. L' invidia deriva da un confronto con chi ci sta vicino. La ricerca della felicità sembra penalizzare i modelli meritocratici.

"...it is only income within peer groups – among groups of people with whom one compares oneself – which determines happiness, rather than income inequality in society as a whole..."

Al momento sembrano non esserci variabili economico-sociali saldamente correlate con la felicità, ecco che allora ci si pone un dubbio.

"...even trying to increase the sum total of human happiness is an exercise in monumental futility, or that there are serious problems with measuring happiness..."

Come distinguere le politiche sociali alla luce dell' economia della felicità?

"...As Chapter 6 mentions, arguably the real dichotomy is not that of a material versus a holistic conception of welfare; it is between accepting preferences as a useful indicator of welfare, despite the acknowledged flaws of such an approach, and not doing so..."

Cosa nasconde in fondo il tentativo di introdurre misurazioni alternative al PIL?

"...until relatively recently, many well-meaning people on the left believed that the state should play an active role in the dayto- day running of industry. Following the abject failure of central planning in the Soviet bloc, there are few takers for this position today. But the reflex to reductively pinpoint capitalism as the root of all evil, the urge to intervene, the belief that the expert knows better than the ordinary person what is good for him or her, are incurable. Happiness research is one of the latest manifestations of this tendency. But, just like central planning, it is inherently flawed...".

lunedì 14 gennaio 2008

La lotta al lavoro minorile come origine di molta prostituzione infantile

Da un reportage della televisione norvegese.

"Due to Western pressure, Bangladesh outlawed work in garment factories for children under 14.

- When the children lost their jobs, many of them ended up on the streets, as prostitutes. We know that much, says Rasmus Juhl Pedersen, adviser in Save the Children, Denmark.

Somewhere between 30.000 and 100.000 children lost their jobs when the garment factories introduced the age limit.

To work as a prostitute, maid or further down the line of production is much worse than working in the garment industry, according to Juhl Pedersen.

Western companies are so afraid of being associated with child labour that the children are thrown out of the factories even though no one has prepared any alternatives.

Well-meaning western consumers who boycott products that can be tied to child labour can do more harm than good, according to Save the Children, Denmark..."

Becker sulla sanità USA. 7 osservazioni

Eccole.

"...international comparisons underrate American health care. This is partly because these comparisons give insufficient weight to the fact that most of the new drugs to treat major diseases originated in the US, along with many of the new surgical procedures..."

"...the US is also much more generous than other countries, such as Great Britain and France, in making expensive surgeries and drugs available to older persons through Medicare and private insurance..."

"...the American health system is decentralized and "messy", and many health evaluators prefer a single payer (i.e., government) centralized approach to health care as opposed to any market-based approach..."

"...eliminate the link between employment and the tax advantage of private health insurance..."

"...encourage the spread of Health Savings Accounts..."

"...I would greatly increase the generosity of Medicare drug coverage..."

"...medicaid should be extended to cover anyone who cannot afford such catastrophic insurance..."

add1 Assicurazioni sanitarie, analisi economica e proposte campate per aria



Esentare dall' uso del casco i donatori d' organi

Crisi finanziarie. Banche predatrici o clienti predatori?

Dopo la crisi dei mutui si è cominciato a dipingere il mostro. La banca è un mostro ideale, ricettacolo di avidità e frodi.


Peccato che la maggior parte delle sofferenze siano dovute proprio ad uno scarso controllo dei prestatori rispetto ad informazioni lacunose fornite dai destinatari dei mutui.


Se solo le banche imparassero un po' meglio a tutelare i propri interessi...

Come convertire l' economista austriaco?

Sappiamo come Bruno Leoni si rifiutasse di credere alle prodezze spaziali dei sovietici (Martino docet). Come puo' infatti un Paese socialista spingersi tanto in là nello sviluppo tecnologico?
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E' solo un piccolo aneddoto per chiedersi cosa serva per convertire un ardente sostenitore del paradigma austriaco!

Effettivamente qualcuno ritiene che la visione austriaca sia ideologica. In quanto tale niente più che un semplice apparato razionale non soggetto a verifica fattuale.

Ma come puo' esistere una forma di utilitarismo - perchè Mises era un utilitarista - restio a scommettere sui fatti?

La questione potrebbe essere prontamente chiusa dicendo che l' unico "laboratorio" riconosciuto probante dall' austriaco sia quello della storia. Inutile insistere alla ricerca di conferme che non siano di portata storica.

Questo appello alla storia sarebbe singolare per un approccio che nasce con Menger proprio in opposiziono allo storicismo dell' economia tedesca di allora.
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Certo, il fallimento dei socialismi viene considerato dagli austriaci come una conferma delle loro teorie. Ma siamo sicuri che un eventuale successo di quei sistemi sarebbe stato interpretato dagli austriaci come una smentita del loro approccio?
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Anch' io, devo ammetterlo, vedo Mises/Rothbard come ideologi.

Come i diffusori di un' ottima ideologia, dell' ideologia più solida per chi vuole dare stabilità al pensiero liberale. Di un' ideologia che, occasionalmente, puo' anche sfruttare le argomentazioni e le verifiche che l' economia formale è in grado di fornire.
Per quanto queste stampelle vengano spesso sfruttate, si tratta di attrezzi che non sarebbero nemmeno necessari.
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In un recente post, Lamiadestra chedeva ai sostenitori della visione austriaca se avessero consigli concreti da dare al manager dell' impresa privata o al politico intento a formulare i suoi piani economici.

Il risultato di una simile provocazione è prevedibile: il manager deve avere la libertà di agire come crede mentre il politico deve ispirarsi a ricette liberali.
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Ma perchè questa distinzione? Perchè l' austriaco ha la ricetta per il piano politico e non quella per il piano manageriale? Perchè alcune organizzazioni lo interessano e altre no?

Mistero.

Qualcuno potrebbe opinare che un meccanismo come quello della concorrenza di mercato è applicabile solo tra imprese e non all' interno dell' impresa.

Sarebbe un' obiezione futile, esistono mille modi per introdurre la concorrenza anche all' interno dell' impresa.

Esistono infatti governance possibili per far emergere dal basso, anche nell' impresa, le decisioni strategiche. Eppure non sembra che se l' imprenditore imponga le sue decisioni (up-bottom) a tutti, la cosa scandalizzi l' "austriaco".

E' la questione delle dimensioni dell' impresa. Il rothbardiano ha qualcosa da dirci su questo tema?

Forse ci dirà che l' impresa è un accordo volontario e, finchè resta tale, il suo contenuto è libero.

Ovvero: l' organizzazione dell' impresa è libera.

Ma questo discrimine per cui, a priori, il consenso va bene e la coercizione no, è un discrimine ideologico.

domenica 13 gennaio 2008

Una figurina cenciosa che si pavoneggia

"Ascolta una cosa vera, duepunti".

E' questo il disclaimer con cui si annuncia ogni rigo di Kipling.

E non c'è dunque da meravigliarsi granchè se su quei righi i lettori vanno a posarsi a frotte come le mosche sulle briciole.

Da quel momento, un po' spinto, un po' rimorchiato, il lettore attraversa una fitta foresta di simboli fiabeschi. Gli occhi fissi senza più palpebre, l' animo regredito fino all' identificazione con l' abitante della giungla, l' odore del sapone che segnala l' avvicinarsi del nemico...se mai ci sono colonne, sbucherà sempre qualcuno da dietro. Si incede tra fremiti e sbadigli attraverso una luce che anima allo stesso modo uomini, corvi e buoi.

Poi, dalla ghenga tuonante ed in perenne tumulto, spicca una figurina cenciosa che si pavoneggia, un ometto che va garrulo ed esaltato incontro a quel beato disordine asiatico che - basta dare tempo al tempo - arreca tutto quanto occorre ad una persona semplice.

Guardar vivere aspettando di vivere sembra essere tutta la vita di un simile mendicante impunito e smargiasso.

Non temiamo per lui, visto che una scimmia non cade dagli alberi.

Sempre impegnato in attività a scopo di lucro, sempre intento a carpire confidenze, ad afferrare una volatile voce di bazar, ad esigere i crudeli interessi del ricatto, ad incontrare tipi obliqui e subdoli che conducono un loro gioco occulto. Sempre intento a vivere. E' lesto, è baldo e ribaldo benchè conosca già l' arte della dissimulazione. E' felice di prendere, di dare, di scambiare, di rubare.

Chi è lo capisci fin dalle prime pagine quando, di fronte al Toro Sacro che gironzola per il mercato e, forte della sua immunità, affonda il muso nelle ceste di verdura portandosi via la parte migliore, il Nostro Eroe non si perita di sferrargli un calcio nelle palle che gli consentirà di riscuotere le ipocrite mance dei commercianti.

Ma prima di chiudere vorrei accennare ad una scontentezza personale che si prolunga anche dopo aver chiuso il libro.

Non meritava un discolo così fantasticamente partorito, di dover subire l' iterata carezza dei suoi padrini, l' incessante raffica di strizzatine d' occhio dei suoi pigmaglioni. Ho capito bene che lui è un furbo di tre cotte e saprà sempre sfangarsela. Ho capito che la sa lunga e si farà strada. Ma se me lo continui a ripetere mi viene voglia di fargli lo sgambetto. Meno male che ogni tanto viene pestato dai suoi comilitoni.

E meno male che alla fine, grande leitmotive kiplingiano, 2 occhioni neri lo metteranno nel sacco. Lui con tutte le sue effimere vitalistiche quanto effimere furberie.

Indicatori alternativi al PIL

Lista.

"...happiness? Although recent research has shown that national income is correlated to feelings of well-being among countries of different income groups, it's less the case among countries of the same group. Robust GDP growth can also mask growing incoming inequality. (And let's not forget that housework is absent from GDP ..."

sabato 12 gennaio 2008

Oltre Schumpeter

Per Mark Steyn il capitalismo è il solo elemento di cambiamento nelle società moderne.

L' inflazione è uno spettro, sopratutto per i ricchi

da sempre, a tutte le latitudini, l' inflazione colpisce soprattutto i ceti più abbienti.

L' Italia conferma la regola.

Petrolio: chi ce l' ha e chi lo consuma

Sempre utile saperlo.

L' Oceano si ritira



Nello Sri lanka di ben 400 metri!


Purtroppo solo qualche minuto prima dello tsunami (incredibile foto scattata dal satellite).

Perchè scienza triste?

Liberalizzazioni. it invita a leggere Carlyle fino in fondo. L' economia veniva respinta in quanto scienza triste poichè non era in grado di fondare una visione razzista dell' uomo.

venerdì 11 gennaio 2008

Perchè i due studi sulle morti in Iraq dicono cose diverse?

Primo studio (655.000 vittime di morte violenta), e secondo studio (151.000 vittime di morte violenta)


Le differenze le spiega bene Kevin Drum.



"...The difference in their estimate of total excess deaths (655,000 vs. 393,000) isn't huge for a study with such inherent difficulties, but the difference in the violent death rate is. The Lancet study calculates that 92% of all post-invasion excess deaths were from violent causes, while WHO figures it at 38%..."

Il tempo atmosferico oggi non uccide quasi più

Nell' ultimo secolo Crollo delle vittime dovute ad eventi atmosferici estremi.

"...compared with the peak rate of deaths from weather-related events in the 1920s of nearly 500,000 a year, the death toll during the period 2000-06 averaged 19,900..."

Generosità contro Altruismo

Uno studio che confronta USA e Gran Bretagna.

Generosità (US)
  1. Il dono è relazionato all' egoismo che deriva da un desiderio di approvazione sociale.
  2. Il dono è rilevante per la sfera pubblica prima ancora che per quella sociale.
  3. Il dono esprime sia un' identità personale che un' identità pubblica.
  4. Donare e fare volontariato implicano un coinvolgimento civico.
  5. L' attività caritativa è programmata intenzionalmente misurandone la resa.
  6. Centralità posta su cause specifiche dove il donatore si lascia coinvolgere direttamente.
  7. Caratteristiche: iniziativa individuale e reciprocità.

Altruismo (UK)

  1. Sospetto e rifiuto per il dono fatto con motivazioni ambigue.
  2. Donare è un' attività esclusivamente privata.
  3. Donare è solo marginalmente un' azione con rilevanza pubblica.
  4. Il donare conferisce solo marginalmente un' identità privata o pubblica.
  5. L' attività caritativa è occasionale e non organizzata, la sua efficienza è trascurata. Di solito si articola su uno scambio 8lotterie benefiche...).
  6. Centralità per le cause universali in cui il donatore non è direttamente coinvolto.
  7. Motivazione: dovere sociale.

Disastri rifiuti? Colpa dell' ecologismo nostrano

Parola di ecologista.

Si scommette sulla recessione USA



Difficile che con le previsioni di crescita 2008 l' economia USA subisca un periodo recessivo. In passato, quando recessione c' è stata, la previsione IMF non andava mai oltre il 2.1, ora è al 4.8. In più, oggi, i mercati emergenti tirano un casino.

Della Vedova sulla tassazione delle rendite

10 buone ragioni per lasciarle in pace.

3 scienze, 3 epistemologie

Recenti scambi con amici telematici mi spingono ad isolare 3 impostazioni epistemologiche che a volte vengono a contatto producendo scintille. Un attrito evitabile qualora ciascuna di esse avesse maggiore coscienza di sè.
  1. Epistemologia descrittiva. La realtà è costituita da corpi. Si osservano i fatti nel tentativo di isolare delle regolarità descrivibili da una legge di natura nominale, magari probabilistica. In alternativa si formulano delle ipotesi da testare basandosi sulla precedente tradizione di ricerca.
  2. Epistemologia esplicativa. La realtà è costituita da soggetti e oggetti. Si formulano dei modelli ragionevoli, ovvero dei modelli in cui i soggetti agiscono sulla base di "buone ragioni". Dopodichè si procede alla verifica o alla falsificazione.
  3. Epistemologia aprioristica. La realtà è costituita da soggetti e oggetti. Si individuano gli apriori dell' agire umano. Dopodichè se ne traggono tutte le conseguenze costruendo un modello coerente. I fatti vengono spiegati via via con la specificazione contingente di alcune variabili del modello.

***


Direi che l' epistemologia descrittiva è propria delle scienze "dure", specie dopo che gli sviluppi nell' ambito della fisica novecentesca hanno messo in crisi il concetto di "legge di natura".

Resterebbero quindi solo delle semplici leggi statistiche, a meno che non si voglia impegolarsi in un' ontologia un po' troppo lontana dal senso comune, come quella che ha tentato di mettere in piedi il fisico tedesco Werner Karl Heisenberg quando ha voluto trasformarsi in filosofo.

Qualora si accetti l' esistenza di "leggi naturali che governano il moto dei corpi", allora potremmo invece trovarci di fronte ad una variante dell' Epistemologia esplicativa. Esisterebbe infatti un fondamento forte della conoscenza.

Per quanto riguarda le scienze umane, tutte quelle d' impostazione comportamentistica rientrano in E1. Tutte quelle che partono dall' individualismo metodologico richiedendo a posteriori un confronto sui fatti, rientrano in E2. Quindi anche l' "economia mainstream".

E3 la riserverei a certi approcci tipici dell' economia misesiana e della teoria dell' azione umana.

***


Da quanto detto trapelano le mie preferenze che qui riassumo in un rigo.

Scienze "dure" in E1, economia in E2, e in E3 ci metto l' etica con tutta la filosofia che si porta appresso.

giovedì 10 gennaio 2008

Tassare chi respira



Non si capisce perchè si debbano tassare le coppie con più di due figli e non le altre. Sempre questa mania dello scalone.

Banche centrali: i rischi dell' interventismo

Uno pensa subito all' inflazione. E l' azzardo morale che produce l' assicurazione di un intervento sistematico dove lo mettiamo?

Anche la sinistra ha la sua curva di Laffer


E la usa per spiegare come il salario minimo possa aumentare l' occupazione.
Per argomenti sull' inutilità del salario minimo cedi qua.

Il mercato giudica la politica

Preziosa tavola in cui ciascun Paese viene giudicato dal mercato azionario.

Proibizionismi falliti

Pocker on line colpito dal bando. E subito si diffonde la pocker-mania.

Ripassino di Coase

Il mercato fallisce, lo dimostra l' esistenza delle imprese.

Guido Rossi discepolo di Hayek

Mingardi anticipa le sue perplessità su come l' insigne giurista faccia suo l' insegnamento hayekiano in materia di antitrust.

Austriaci in borsa

Traggo spunto da un problemino esposto nel blog "La mia Destra..." .


Siamo in borsa. Comprare o vendere? Che dice l' economista austriaco?


Risposta: ognuno faccia come crede. L' importante è che gli scambi siano consensuali e che il consenso si manifesti esplicitamente (e già solo questo aprirebbe diverse questioni).


Lui è interessato molto di più alle regole del gioco (concorrenza), che alle strategie dei singoli partecipanti.


Ritiene che per fissare buone "regole" non occorra lo strumento matematico. Per fissare buone strategie, quello strumento potrebbe essere invece molto utile. Nessuno lo nega. Ma che importa? L' area di interesse dell' economista austriaco non si estende certo fino ad includere anche quelle competenze. Sarebbe come chiedere al neoclassico che "preferenze" dovrebbe avere Tizio. Ha già risposto Becker: i gusti non si discutono.


Da questo punto di vista, l' "austriaco" potrebbe rispondere al "neoclassico": accetterò la tua impostazione solo quando gli economisti come li intendi tu saranno tutti miliardari arricchitisi in borsa.


L' "austriaco" è interessato alla ricchezza di un sistema e non a quella di un operatore.


***


Purtroppo per lui un "sistema" puo' anche essere visto come "operatore".


Veniamo quindi ai casi in cui è implicato l' operatore pubblico.


Molti "austriaci" radicalizzano la loro visione ed eliminano il problema strategico sostituendo allo Stato delle regole etiche. Non sarà un caso se tra anarchici e "austriaci" corra buon sangue.


Costoro si trasformano così da economisti in filosofi morali. Non è certo un insulto, in fondo è un ritorno alle origini dell' economia.


***


Mises ha introdotto un concetto di preferenza radicalmente soggettivo. Questa discontinuità nei gusti rende le sue funzioni di utilità non trattabili con lo strumento matematico. Purtroppo poi ha preteso di trarre dal suo apparato conclusioni "utilitariste". Cosa impossibile! E non sarà un caso se il suo più importante epigono, Rothbard, farà sempre più prevalere il lato etico che nasconde quell' impostazione. Un' etica molto solida e fortunata, considerato il realismo che offre il fatto di venir spalleggiata in molte occasioni da un solido pensiero economico. Ma questa economia è di stampo molto tradizionale.


Mises, con la sua teoria dell' azione umana, dal punto di vista utilitaristico, è solo in grado di dire che alcuni comportamenti accrescono il benessere della comunità. Ma non è in grado di escludere che altre politiche siano ancora più benefiche. Chiusi in questa trappola come dovremmo scegliere? Lui opta per favorire i comportamenti che ci "garantiscono" maggior benessere. Ma questa opzione non sembra affatto razionale.



***

Neoclassici in economia e "austriaci" in filosofia ed etica. Ritengo questa una collaocazione sia plausibile che consigliabile.

P.S. per riconciliare gli austriaci con l' utilitarismo.

Fonti alternative di energia: i pendolari


Dunque il calore generato dai corpi dei pendolari come fonte di energia.

Non ditelo a Pecoraro o partono i sussidi.

mercoledì 9 gennaio 2008

Molto meglio che Bono

Come il microcredito rende la vita più sopportabile.

Firme contro il global warming consensus

Ecco la petizione con le firme. Ecco un riassunto dello studio.

Chi vigila sulle frodi delle corporation?

Un mucchio di gente e tutti con scarsi risultati.

Non resta che affidarsi alle taglie...pardon, al delatore civico...pardon al denunciante civico.

La TV salva le donne

Almeno in India. La diffusione della TV via cavo va di pari passo con la migliore condizione delle donne.

L' importanza di nascondere le tasse

Tassare col trucco rende un casino.

Addendum

Premiare chi studia

Ci pensa il mercato. Piccola storia del College Graduate Wage Premium nel novecento americano.

Il dono inspiegabile

Tempo di feste, tempo di regali. L' economista si gratta la testa.

Per quanto il suo tipico apparato concettuale gli consenta di concepire tipi altruisti (basta inserire nella funzione di utilità di Tizio, quella di Caio), spiegare i regali resta complicato per almeno due motivi.

  1. Perchè non si regala denaro? Se davvero fossimo interessati alla felicità altrui, forse questa sarebbe la soluzione migliore.
  2. Perchè si fanno regali dal valore insignificante o comunque troppo basso per testimoniare un reale interesse al benessere altrui?

Qui si propone una soluzione. L' altruista potrebbe essere interessato alla felicità corrente del beneficiato. La cosa è meglio garantita dalla sorpresa che da una somma di denaro, destinata a produrre una vera felicità solo in futuro.

Ma perchè privilegiare il presente rispetto al futuro? Forse si vuole creare un intimo legame tra quella felicità e la nostra persona. Il denaro si spenderà in futuro: noi non saremo lì a ricordare che quel denaro viene da noi. Il denaro è un bene fungibile: il denaro che viene da noi presto non sarà più identificabile. Per queste ragioni il denaro crea un legame attenuato.

Quanto al regalo dal valore insignificante, mi sembra che le spiegazioni siano più facili e di buon senso: il "pensiero" e lo sforzo che richiede procurarselo e confezionarlo costituiscono un valore in sè. Nessuno negherebbe infatti che un regalo dal valore insignificante, in più riciclato e non confezionato, costituisce un' offesa.

Gift vs Money



Addendum. Poichè il dono crea legami non si puo' escludere che venga fatto al fine di determinare in modo favorevole il momento del nostro sacrificio (dazione), lasciando invece indeterminati nel tempo i benefici (ricezione) che quindi potranno essere sollecitati nel momento in cui lo riteniamo più opportuno.

Meno tasse, più crescita

Funziona anche per l' Italia stando a Bankitalia.

Differenziare i rifiuti è una bischerata?

Secondo l' articolo che oggi pubblica Franco Battaglia sul Giornale semprerebbe di sì.

"...dovete sapere che il modo più rapido, più economico e più rispettoso
dell'ambiente di smaltire i Rsu è l'incenerimento, possibilmente accoppiato alla
produzione d'energia. Il modo più bischero è quello della raccolta
differenziata; bischerrima all'ennesima potenza, poi, è la cosiddetta raccolta
porta-a-porta, che altro non è che la raccolta differenziata spinta fino
all'esasperazione. Indovinate un po' qual è il modo preferito del nostro
simpatico ministro..."

L' argomento è interessante, visto che dietro certe campagne non sembra tanto all' opera una robusta razionalità quanto campagne per costruire una "coscienza ambientale" diffusa.

Conoscendo la verve polemica che anima questo autore sarebbe bello avere altre notizie, magari analitiche, circa gli effettivi benefici della raccolta differenziata.

Purtroppo è argomento solo raramente affrontato in modo critico nel dettaglio. Per quel che sono a conoscenza ricordo un bello studio di JANE S. SHAW sui miti della raccolta differenziata. Lì però si insisteva più che altro sull' inquinamento che a loro volta creavano le attività di riciclo. Sarebbe bello saperne di più.

Occupazione contro Produttività

Cattive notizie, sembra che il trade-off ci sia e sia in atto. Nello studio si guarda all' Europa.

Tutto ciò si traduce in alcuni consigli relativi alla politica economica.

"...the strong evidence that we find for a productivity‐employment growth
tradeoff changes the questions that European policymakers should be asking. They
should no longer ask how they should boost productivity growth or raise
employment growth. Most policies will push productivity and employment in
opposite directions, and we have shown that these offsetting effects make the
effects of policies on growth in output per capita ambiguous. Our new policy
framework suggests that policy changes be assessed as much on their effects on
government budgets as on productivity or employment, since the
productivityemployment tradeoff causes some policy changes to have a negligible
effect on growth in output per capita.."


Morale: non guardate solo all' occupazione, contano anche gli investimenti. La capacità di proporli e quella di attrarli da fuori.

Viene in mente la tassazione alle rendite finanziarie (distribuzione degli utili da parte delle società di casa nostra).

Qualche intoppo sui buoni scolastici

Problemi per chi li vede come una misura per allargare le opportunità delle famiglie meno abbienti.

A quanto pare queste famiglie non mettono grande cura nella scelta della scuola per i figli.

In realtà non si tratta di semplice disinteresse, quanto di difficoltà nel reperire informazioni.


Forme di disclosure sulla performance sembrano auspicabili (esame comune e pubblicazione delle valutazioni?).

Lo studio, comunque, conferma tutti i vantaggi canonici che il voucher porta con sè.

Utopie utili: fisco e welfare per un liberale

Pensa al mondo d' oggi...there's a simpler alternative - a flat-rate payment to all, a citizen's basic income. This would replace the tax allowance for those in work, and IB or JSA for those out of work.

Tanto per avere una bussola.

I riferimenti fatti sono al sistema inglese. Ma, finchè si parla di utopie, vanno bene anche per noi.

L' ultimo taboo: Arte & Denaro

David Galenson dispiega le sue argomentazioni sul legame ipocrita tra arte e profitti.

Alcune citazioni interessanti di chi ha rotto tradizioni inveterate:


The market is the greatest critic/Jeff Koons



Being good in business is the most fascinating kind of art. During the
hippie era people put down the idea of business - they'd say 'Money is bad,' and
'Working is bad,' but making money is art and working is art and good business
is the best art/ Andy Warhol

Hayek spiega la bolla immobiliare

Una ricostruzione dei fatti coerente con la visione austriaca dell' economia.

In genere gli "austriaci" sono maestri nel rendere tutto coerente con la loro visione.

La novità sta nel fatto che questo resoconto viene da fonte assai poco ideologizzata.

martedì 8 gennaio 2008

Giungle statistiche

Le foreste si stanno ritirando?

Non certo a livello globale.

Ci sono però dei problemi per quanto concerne le foreste tropicali.

Eppure, anche qui, secondo Alan Grainger, Senior Lecturer in Geography alla University of Leeds, i taroccamenti ONU sono la regola.

Tassare l' impresa equivale a tassare i lavoratori

Non c' è niente da fare, le tasse hanno il brutto vizio di non stare dove le metti.

Altro esempio: tassa sul produttore pagata dai consumatori.

Se questa è la scuola europea, allora meglio ultimi

Indottrinamento a tutto spiano.

Facciamo il caso dell' economia, ecco un passaggio sintomatico:

"...lo sviluppo economico produce frenesia, superlavoro,
stress, esaurimenti, depressioni, malattie cardiovascolari, e, secondo alcuni,
anche parecchie forme di malattie tumorali..."


Si tratta del famoso "Histoire du XXe siècle", libro in tre volumi adottato in moltissime scuole francesi. Stampato nel 2005, mica negli anni '70!

Gaffe sintomatiche alla radio pubblica. Felice Cimatti in quel di Fahrenheit prende a pretesto l' ambiente per rialzare il pugno

In una delle trasmissioni più ideologizzate della nostra radio, parlo di Fahrenheit - che naturalmente mette in scena le sue faziosità rivoltanti dalle frequenze destinate al servizio pubblico - ascolto questa trasmissione (vai al minuto 27.34).

Il rosario degli argomenti messo in campo è collaudato quanto bolso.

Intervistando un sociologo che mai ne ha azzeccata una in tutta la sua carriera - Gallino, ospite fisso da decenni -, il conduttore Felice Cimatti - uno che come molti fa la spola tra Manifesto e Radio 3 - sta come al solito lanciando i suoi strali contro ogni forma di lavoro flessibile.

Dopo poco si passa stancamente alla condanna dell' outsourcing e della globalizzazione.

Il carattere trito e macilento di questa solfa sembra far aleggiare una qualche consapevolezza se è vero che il Cimatti ogni tanto sospira scoraggiato, ormai nemmeno lui riesce più a farsi convincere da affermazioni che la comunità scientifica si è lasciata alle spalle da decenni. In fondo lo sa bene, le soluzioni da lui sognate (le solite cretinate comunisteggianti) sono inapplicabili nel mondo d' oggi.

Poi un' illuminazione che riaccende la verve: "...ma non è che le questioni ambientali possano arginare i fenomeni di globalizzazione e di liberismo selvaggio?" - minuto 27.34 -

Risposta pronta del sociologo che fino ad allora aveva denunciato chiare lacune nei riflessi: "Certo-certo-lì c' è una speranza...".

Chiaro adesso a cosa servono le questioni ambientali al signor Cimatti che parla a nome di tutti, dalla radio di tutti, pagata da tutti?

La gaffe è rivelatrice. Al solo citare la "questione ambientale" nella testa del Felice Cimatti è partita l' Internazionale e il Sol dell' Avvenire ha preso a sorgere.

C' è da scommettere che presto la genia qui impersonata dal Cimatti si metterà al lavoro per proporre soluzioni ambientali, nonstante che costoro, la gaffe lo denuncia, desiderino un ambiente sostenibile almeno quanto pescare il due di picche a briscola e trattino la questione ambientale in modo meramente strumentale.

Ma quando la si vende questa Rai?

Maurizio Ferraris alle prese con gli spettri

Nell' ultimo supplemento domenicale del Sole 24 Ore, a pagina 5, Maurizio Ferraris è intento a recensire la "bellissima" antologia di scritti marxiani curata da Enrico Donaggio e Peter Kammerer per Feltrinelli: "Capitalismo. Istruzioni per l' uso."



Per quanto la Storia, di solito così sfumata, complessa e priva di verdetti, si sia incaricata per l' occasione di farci chiaramente comprendere quanto il Profeta di Treviri, del capitalismo non avesse capito granchè. Per quanto il Nostro sia quasi unanimemente considerato "un mediocre e tardivo economista enormemente influente - scopriamo invece che per penetrare a fondo nella trama di base del fenomeno capitalista, il suo insegnamento sia imprescindibile.



Desta qualche sospetto che a dircelo in questa nota critica sul giornale di Confindustria sia uno dei pochi filosofi in circolazione che ancora cerchi di mettere in piedi una qualche raffazzonata difesa di intellettuali pasticcioni, contraddittori e dannosi, come puo' ormai essere considerato il post-modernista Derrida. Noto ai più per l' uso di venticinque parole quando ne necessita una.



[...a proposito, anche il francese, come accade sempre nelle uscite pubbliche di Ferraris, viene citato con un riferimento al "bellissimo" (ancora?) "Spettri di Marx"...]



Desta qualche sospetto che a dircelo sia uno che considera il "plusvalore" come cio' che consente a colui che apre un call center di avere maggiori opportunità di guadagno rispetto a chi ci lavora.



Ma che diavolo di nozione è mai questa? E io che mi credevo che il plusvalore servisse a dimostrare la natura parassitaria, e quindi superflua, di ogni attività puramente imprenditoriale, ovvero speculativa!



Ma probabilmente, passando attraverso la cosmesi post strutturalista di Ferraris, nonchè del padre putativo Derrida, il concetto è radicalmente mutato secondo il comando che presiede al lavoro di quelle officine: trasformare l' errore in oscurità.



I concetti imperscrutabili si riabilitano molto più semplicemente rispetto a quelli chiaramente erronei.



Si prosegue poi con pari rigore nel denunciare senza infingimenti quel "sortilegio per cui si confonde il valore d' uso con il valore di scambio".



Sortilegio? Mi pare che l' economia moderna e il soggettivismo che reca con sè, si fondi sopratutto su una simile distinzione ripetuta di continuo in modo forte, chiaro e inequivocabile! Altro che "...sortilegio che porta a confondere...". Probabilmente Ferraris è arrivato nel terzo millennio girandosi dall' altra parte.



Ma il nostro filosofo non si ferma, sente impellente l' esigenza di altri buchi nell' acqua.



Secondo Ferraris, Marx, analista oggettivo e senza illusioni, ha denunciato fino in fondo le contraddizioni del capitalismo proponendo una via alternativa.

A questo punto uno si crede che la Via Alternativa alle contraddizioni tenda alla coerenza.



A giudicare da come è miseramente collassata nel corso di verifiche secolari, sembrerebbe proprio di no.



Naturalmente Ferraris si guarda bene dal dire che, rispetto ai progetti marxisti, qualcuno ha fatto leggermente meglio.



Nooooo, al socialismo reale non ha certo nuociuto il confronto con i sistemi liberali, è stata la Chiesa Cattolica, in quanto (brutta imbrogliona) "portatrice di speranza non soggette a verifica", ad avere inferto il colpo di grazia.



Naturalmente questo discorso starebbe in piedi con le grucce qualora oggi l' Occidente fosse in una condizione simile se non uguale a quella dei socialismi reali (URSS ieri, Cuba e Corea oggi...).



Ferraris non osa dirlo, forse un po' si vergogna, ma lo postula subdolamente. Secondo lui oggi siamo tutti "...vittime delle nostre illusioni...". Visto che un' illusione infranta vale l' altra, visto che i gulag assomigliano molto ai libri in tribunale della ferramenta di papà, direi che l' assunto puo' ritenersi dimostrato.



Senza contare che, a questo punto, qualcosina la si potrebbe pur dire sul filo che lega Chiesa Cattolica e libertà individuali. ma quando mai? Tutto deve apparire come un gioco fortuito del caso dispettoso.



E non è finita. Il Ferraris sempra impazzire per una dritta marxiana.


Un insegnamento che a lui appare centrale ed ineludibile, in grado di spiegarci la modernità come mai nessun altro: Marx insegnerebbe la "...contrapposizione tra la testa, che crede di fare...e le mani, che effettivamente fanno. La testa crede di fare una cosa, ma la mano ne fa un' altra...".
Devo ammettere che, da cattivo costruttore, avevo scartato questra pietra angolare dell' opera marxiana.



Adesso che ci penso...ma chi glielo dice al Ferraris che un concetto come quello delle "conseguenze non-intenzionali" guida e giustifica tutta l' ideologia iper-liberista (lui userebbe questa etichetta) dagli anni trenta del secolo scorso ad oggi?

Sintomatica la chiusa con cui Ferraris si mette a parlare con urgenza di Mele, Cesa e Berlusconi, facendo capire che ce li aveva in testa fin dall' inizio e non vedeva l' ora di arrivare a citarli.

[...ma il fantasma di Berlusconi quante vecchiaie più o meno illustri ha rovinato?...]

Prima di girare finalmente pagina un ultimo pensiero mi sorprende: ma non è che in tutta questa storia del declino c' entra qualcosina anche la nostra classe intellettuale?

La superaciòn e l' infelicità italica



Alte tasse, bassa crescita e qualche notizia frustrante. Ecco il cocktail con cui l' italiano alimenta la sua infelicità.

Europa: fiducia ai minimi

A quanto pare nel 2008 l' eurosclerosi continuerà alla grande. Inflazione e bassa crescita.

Le foto migliori del National Geographic 2007

Eccole.

Ospedali nei supermercati

Ospedali low cost (target clinic) per visite immediate senza appuntamento. Si stanno diffondendo tra gli scaffali di Walgreens, CVS e Wal-Mart, ma anche altrove. Ne parla Perry.

Altri esempi di evoluzione competitiva nella sanità:

Democrazia e ricerca del consenso

Surowieki, a pag. 202 del suo The Wisdom of Crowds, nel tentativo di difendere le pratiche democratiche, pone un discrimine essenziale tra Democrazia - da una parte - e ricerca del consenso - dall' altra.

E' una distinzione per cui si cerca di definire la democrazia in termini che vadano oltre quelli procedurali al fine di considerarla come pratica efficiente in tema di scelte collettive.

Chi fa della democrazia una semplice ricerca di consenso, la spingerebbe inevitabilmente nella palude della discussione infinita, prima tappa per giungere alla successiva sclerosi di tutti i processi decisionali.

Ma come passare dal consenso alla democrazia? Semplice, la democrazia dovrebbe essere caratterizzata da una responsabilizzazione diretta dei decisori.

Il micro-decisore di base che fonda il regime democratico è l' elettore.

E qui cominciano i problemi visto che la sua responsabilizzazione è molto scarsa poichè gli effetti delle sue decisioni cadono a pioggia sulla più vasta platea dell' intera cittadinanza.

Come internalizzarli?

E' necessario produrre incentivi (costi o ricavi) affinchè le sue scelte siano ben dirette.
Mi limito ad una tripletta di idee canoniche per chidere con una quarta idea recentemente venuta alla ribalta.


  1. Rendere il voto negoziabile. Attraverso lo scambio il diritto di voto verrà assegnato a chi è in grado di valorizzarlo al meglio. Un semplice mercato dei voti presenta però diversi inconvenienti poichè gli opportunisti si scatenerebbero. Si poptrebbero creare delle macro-agenzie di compravendita dei voti con una loro governance interna democratica.
  2. Diffondere l' autogoverno nelle diverse comunità attraverso un decentramento dei poteri. Sarebbe un modo per creare quelle macro-agenzie di cui parlavo al punto precedente.
  3. Liberalizzare il finanziamento della politica. A questo punto l' elettore diventa investitore, quindi un individuo responsabile.
  4. Fare dell' elettore un investitore creando un mercato delle scommesse elettorali. Le elezioni sarebbero tenute in due tempi. Nel primo si vota democraticamente per selezionare un set di obiettivi. E' un po' come se si scegliesse l' arma con cui i candidati dovranno battersi. Nel secondo step l' elettore non si recherebbe alle urne, bensì presso una "borsa elettorale" a fare le sue scommessa sulla base delle specificazioni-pesate che ciascun candidato avrà fatto sulla base del set di obiettivi pre-selezionato nel primo tempo. Le elezioni saranno vinte dal candidato che "crea più valore" nella "borsa elettorale". Già oggi, in effetti, l' elettore esprime la sua previsione circa la possibilità che un certo candidato raggiunga certi obiettivi. Solo che lo fa con la bocca e non con il portafoglio. farlo anche con i soldi internalizza le conseguenze delle sue decisioni.
In quanto precede c' è molta utopia (spero di quella buona) e molte difficoltà da affrontare mediante uno smussamento di alcuni concetti che espressi in modo tanto lapidario appaiono come insopportabilmente radicali; eppure spero che un' utilità ci sia: per esempio quella di mostrare l' intima natura della democrazia quando la si voglia tenere ben distinta da una semplice modalità per attrarre consensi.

lunedì 7 gennaio 2008

Lavoro a tempo e qualità del lavoro

Le ricerche serie condotte nei paesi OCSE dimostrano da sempre che chi ha sperimentato il mercato flessibile (per esempio attraverso le agenzie di lavoro interinale), ha maggiori opportunità e stipendi mediamente più alti di chi ha avuto fin da subito un lavoro fisso.



Il lavoro a tempo migliorerebbe quindi la qualità del lavoro stesso.



"...the findings confirm the merits of using “labour market intermediaries” to improve the quality of job placements for less-skilled workers..."

I buoni sono i più ricchi?

Di certo i valori morali influenzano le performances economiche.

Il commercio internazionale limita le guerre civili

Sembrerebbe di sì, perlomeno quelle più acute. Al contrario, fomenterebbe quelle più striscianti.

Il declino dell' Italia. Qualche tabella

"...si può notare che tutte le economie più forti hanno
subito un declino tra il 1997 e il 2008, ad eccezione del Regno Unito. La
figura mostra questo andamento per un gruppo ristretto di paesi.
L’Italia esibisce la performance peggiore. Se si prende il decennio
1997-2007, il pil procapite dell’Italia ha perso circa il 14%, il Giappone il
12, la Germania circa il 9, gli Usa il 6, la Francia il 3. Tra i paesi che hanno
guadagnato, è spettacolare la performance dell’Irlanda (+24,8%), notevole quella
della Grecia (+15,9), che però resta sotto la media europea, discreta quella
della Spagna (+9.5). Si noti inoltre che nell’anno di partenza prescelto per
questi confronti, Irlanda Italia Francia e Regno Unito erano pressoché
allineate, anzi l’Italia esibiva un pil pro capite leggermente migliore. Si
può anche notare che secondo questi dati ufficiali, la Spagna ha sì
sorpassato l'Italia nel 2006 ma nel 2007 è stata superata di nuovo.
Secondo le previsioni Eurostat nel 2008 i due paesi avranno lo stesso pil
pro capite..."

Per un' antitrust moderna

La presenza di un' impresa dominante non è sempre una minaccia. 5 motivi per andarci con i piedi di piombo.

I 20 liberal più irritanti d' America per il 2007

Mettiamoli un po' in fila con un cenno a qualche loro prodezza.

La scusa pronta

Generatore automatico di scuse per eludere fastidiose feste. Molto utile.

Sull' efficacia delle medicine

A fronte di medicine indispensabili esiste una massa di medicine placebo. Un' idea da cui partire per ridurre la spesa sanitaria.

Prostituzione tra le scimmie

Sembra una pratica diffusa.

2007: toro a tutto campo per i mercati emergenti

Forti guadagni in borsa.

Forse che i managers sono sottopagati?

Proviamo a fare qualche conto.

Fama sui compensi ai managers.

Non c' è più la sinistra di una volta

La finanziaria 2008 non redistribuisce ricchezza. Ma non diciamolo a voce alta.

Le analisi di Saviano? Spazzatura

Phastidio e Boldrin hanno qualcosa da dire in merito. Se ne approfitta per riparlare di questione meridionale, mezzogiorno ecc.

Cos' è la democrazia?

Caplan cerca di spiegarlo sfatando alcuni miti miti.


"...there is only the tiniest correlation between income and party..."

"...if voters were truly selfish, they would negotiate amicable
settlements and take what they could get, instead of zealously fighting the same
battles year after year..."

"...even if the American public put aside
ideological and religious differences, unselfish voting could easily be
dangerous. If people are mistaken about how to make society better off, their
good intentions will produce bad consequences. A selfless doctor who believes
that leeches will cure cancer is dangerous. So is a selfless voter who truly
believes that high tariffs will cure unemployment..."

"...Voters are
frequently wrong in the same way. This is particularly clear in economics. If
you've never studied economics, you're not equally likely to oversell or
downplay the benefits of free trade. Instead, people who know nothing about
economics are staunch protectionists, and people who know a lot of economics are
avid free-traders..."


Una ruota in ospedale per combattere gli aborti

E' la proposta del segretario varesino di Forza Italia, Aldo Colombo.

Lo sviluppo economico riduce il terrorismo?

Secondo Becker sì. L' esempio dei protagonisti del 9/11, istruiti e benestanti, deve ritenersi un' eccezione.
"...The power of economic development is also shown by
the well-established finding that countries become more democratic when their
economies undergo significant development. This finding is illustrated by
Taiwan, South Korea, and Chile, all countries that started growing rapidly under
non-democratic governments, and evolved into vibrant democracies. China has had
significant expansion of civil and economic freedoms since it started developing
rapidly in 1980..."


"...Just as economic progress greatly affects family
structure and the amount of freedom available, it also sharply reduces the
willingness of people to hide or otherwise protect terrorists because they have
more to lose if they are caught...."


"...To be sure, Al Qaeda and other radical violent groups
have attracted members from the richest nations: Great Britain, France, Germany,
and even the United States. Certainly in the US and Great Britain, Muslims have
been rather well integrated into their economies, and both countries provide
very good opportunities for advancement to younger Muslims. For this reason, in
both countries, and even in France and Germany, only tiny numbers of their
Muslim populations have been recruited to active participation in radical
causes..."

I pericoli del blogging

Cattolici e guerra giusta

Le 3 condizioni di Suarez. L' importanza di distinguere guerra giusta e guerra combattuta in modo giusto.

La parabola dei talenti vividamente illustrata

A Chagrin falls, nell' Ohio, il Reverendo Hamilton Coe Throckmorton ha distribuito 50 dollari a ciascuno dei fedeli istruendoli con la parabola dei talenti. Qui tutta la storia.

Generosi di successo o vincenti generosi?

Tra la generosità e il successo c' è una correlazione molto debole (vedi qui, qui, qui e qui).

L' attività filantropica è invece fortemente correlata con i successi finanziari delle compagnie.

Le conseguenze di questa dinamica vengono esplorate da Joshua D. Margolis e Hillary Anger Elfenbein

Sulla responsabilità sociale dell' impresa, intoniamo il noto coretto.

Cambiare idea rende infelici


Tra gli altri risponde lo psicologo Daniel Gilbert.
Ha scoperto infatti che le persone sono più felici quando prendono decisioni irrevocabili. In questi casi, infatti, non pensano ai lati negativi delle loro scelte.

Una conseguenza sperimentale appare particolarmente curiosa: noi tutti pensiamo che ci si sposi per amore. Ma spesso, secondo l' equipe di Harvard guidata da Gilbert, è il matrimonio a generare amore.

giovedì 3 gennaio 2008

mercoledì 2 gennaio 2008

Ma quella era una strega

A parte tutto, signori, quella era una strega.




Se quella non fosse stata una strega, non avrei nemmeno ponderato l' acquisto del DVD.


E pensare che alcuni commentatori si dilungano nella loro lasca chiosa disinteressandosi al fatto che Anne fosse una Strega fatta e finita! La cosa sembra non interessare.


Faccio un esempio, nei contenuti extra dell' edizione San Paolo, un dotto dottoreggia a lungo imboccando evasive tangenziali. Il film che lui ha visto, con tutta evidenza, era monco delle epifanie finali.


A sentirlo sembrava che il segreto fosse da ricondurre alle luci, alle ombre, ai piani sequenza, ai chiaroscuri dei fiamminghi.


Nulla aveva da dirci sul fatto che lei fosse una strega.


Le luci dei fiamminghi, le ombreggiature di Rembrandt, i panneggi di Vermeer, i corpi come morene fuori dal ghiacciaio, le proverbiali cornici di brina, i pallori tubercolari, i termometri caduti sotto lo zero, lo spettatore che sopravvive come un pesce sulla spiaggia - sembra che Dreyer abbia per tutta la vita investito nel rigore più accigliato per cumulare qualità umana, intellettuale e credibilità necessaria a girare almeno un paio di scene folli, intollerabili.


In una di queste ci viene detto che lei non era altri che una Strega.


Eppure l' indisponente commentatore dei "contenuti extra" non fa altro che ripetere la parola "pregiudizio".


Ma come? Quella ti spiattella una stregoneria davanti agli occhi, ti confessa in modo disinteressato la sua natura di Strega guardandoti attraverso improsciugabili lacrime...e tu, anzichè intercedere per lei presso l' Altissimo riparandola nel giorno dell' Ira Funesta, tu ancora ti attardi nel tuo fariseismo blaterando di "pregiudizi"?





Lo scandalo è il centro ortogonale del film. E non mi si verrà a dire adesso che un infortunio passionale tra matrigna e figlio (coetanei e sconosciuti per anni l' uno all' altra) possa costituire materia sufficiente per uno scandalo!


Lei è una strega che uccide.

Questo è lo scandalo che non riusciamo a guardare! Ci tocca difendere una colpevole. La nostra anima immacolata deve imbrattarsi nella difesa di una colpevole.



Proprio quando eravamo già pronti a suonare le trombe per la liberazione di un' innocente. Quando si configurava il finale preconfezionato di un film che non avrei mai voluto vedere, il finale di un film fatto solo di chiaroscuri, di un film noioso da scorrere con il forward per constatare ripetutamente se il nocciolo fosse per caso altrove - ecco che tutto va messo da parte, tutto passa in secondo piano poichè in una scena folle si viene a sapere che lei è una Strega

E di quelle astute che uccidono chi le rende infelici.

Alcune balle sulla "classe media" USA

E' una delle lamentazioni favorite: la svolta turbocapitalista porta con sè il collasso della classe media.

Se dicendo "turbocapitalismo" si pensa agli USA, allora mi sa che qualcosa va rivisto.

Stephen Rose smonta 5 miti che di solito viaggiano insieme.
"...mito: il tenore di vita della classe media stagna mentre i ricchi sono
sempre più ricchi..."
Balle. Dal 69 il PIL USA è cresciuto del 65%. Pro-capite farebbero 26.000 dollari. Se fosse stato incamerato tutto dai più ricchi (il 10% più ricco) questi avrebbero raddoppiato la quota di PIL da loro prodotto. Ma siamo ben lontani da questo esito. In realtà 18000 dollari è l' aumento medio nei redditi della classe media. Qualcuno ha goduto di più, ma la classe media non ha certo stagnato.
"...mito: la classe media collassa verso il basso..."
Balle.
"...in realtà ci sono meno famiglie oggi che vivono con redditi tra 30.000
dollari e 100.000 dollari annui (intervallo della classe media) rispetto al
1979..."
ma questo perchè la vecchia classe media ha fatto il salto verso livelli più elevati di reddito e non certo verso il basso!



Ecco qua anche il contributo di Alm e Cox: le statistiche sul reddito ingannano. Meglio guardare ai consumi.

Militari pacifisti


Parla il maresciallo del Re Sole!

All' Africa non serve Mr. Bono

Anche perchè non serve la politica dei sussidi che lui spinge tanto. Dal 1960 a oggi 2700 miliardi di dollari non hanno creato alcuno sviluppo.

Ben più robusta la correlazione tra libertà economiche e sviluppo.

E allora puntare su:
  • chiari diritti di proprietà ed istituzioni efficienti;
  • ampia libertà contrattuale e politiche liberiste;
  • apertura dei mercati da parte dei paesi del primo mondo.

martedì 1 gennaio 2008

Gli auguri di Miriam

Eccoli qui!

Facendo la tara al modello nordico

Un confronto tra il modello nordico e quello liberale.
"...per capita GDP in the United States is more than 15 percent higher than
it is in the Nordic nations. The gap is even larger when comparing disposable
income, private consumption, and other measures that reflect living
standards..."
E questo pure se...
"...there is much to applaud in Nordic nations. They have open markets, low
levels of regulation, strong property rights, stable currencies, and many other
policies associated with growth and prosperity. Indeed, Nordic nations generally
rank among the world's most market-oriented nations.... Every Nordic nation has
a lower corporate tax rate than the United States, for example, and most of them
have low-rate flat tax systems for capital income. Iceland even has a flat tax
for labor income. And both Iceland and Sweden have partially privatized their
social security retirement systems..."

Demografia e tasse




Sembrerebbe che gli andamenti demografici non siano da assumere come variabili esogene. Per esempio, la correlazione con il livello di tassazione appare robusta. nelle tabelle vengono considerati gli Stati USA.




6 miti sanitari a cui credono anche i medici

Lo testimonia una ricerca dell' Indiana University School of Medicine.
  1. Usiamo mediamente solo il 10% del nostro suo cervello.
  2. I capelli e le unghie continuano a crescere anche dopo la morte.
  3. bisognerebbe bere almeno otto bicchieri d' acqua al giorno.
  4. Tagliare i capelli cortissimi li irrobustisce e ne favorisce la crescita.
  5. La carne di tacchino induce sonnolenza.
  6. Leggere con la luce fioca rovina la vista.

Sapesse il consumismo...

Sapesse Erode che, più forza ha,
più vero e inevitabile è il miracolo.
La costanza di quest' affinità
è il meccanismo base del Natale.



E' Iosif Brodskij ad azzardare un simile pensiero. Io mi limiterò a prolungarne il lato paradossale.

La Santificazione del Natale riceverebbe forza da chi la minaccia frontalmente.

Chi potrebbe dubitare che l' Erode dei nostri giorni non siano le sfrenate pratiche consumistiche?

Pratiche stigmatizzate all' unanimità ma che impegnano tutti noi in prima persona.

Salvo concederci uno spazio in cui, autoassolvendoci (la nostra specialità), ritroviamo il gusto della festa, ancor più vivido proprio grazie all' effetto di contrasto che si crea.

Un Natale senza consumismo sarebbe dunque depotenziato? Un po' come una Pasqua senza Croce?