martedì 19 febbraio 2008

Il dilemma etico dell' aborto affrontato e risolto

Salve amici, la schematica soluzione che offrirò al dilemma etico posto dalle pratiche abortive riceve un certo fascino dalla sua natura perentoria. Vi ricordo cio' che già sapete, ovvero che esiste anche un fascino malizioso.

Naturalmente il carattere inappellabile della trattazione vale solo per chi aderisce alle premesse che via via seminerò lungo la strada. Non penso che siano molte, non penso nemmeno che siano particolarmente forti. Di bello c' è che uno puo' sempre dire: "io mi fermo QUI, da QUI non sono più disposto a seguirti, è QUI che i nostri sentieri si biforcano". In poche parole, sapremo perchè non siamo d' accordo, avremo presto servita una latitudine ed una longitudine del nostro "QUI". Il passo successivo sarà di concentrarci nello scioglimento di quel nodo. Bene, iniziamo con il primo passo.

***

Se c' è qualcosa che mette in crisi chi coltiva quelli che all' apparenza sono i valori più solidi della nostra civiltà è proprio il dilemma etico dell' aborto.

Chi dubiterebbe che l' uomo moderno debba poter godere della più ampia libertà possibile nel regolare gli affari che lo riguardano? Unico limite sensato: la libertà altrui.

Gagliarda è la bandiera che porta questa iscrizione? Un motto tanto bello, tanto onesto, tanto salubre, tanto inattaccabile. Tanto impegnativo per le sue drammatiche conseguenze. Che figo poter morire in battaglia sotto quello stendardo anzichè dietro i soliti paraventi dell' ospedale convenzionato.

Ma chi parte lancia in resta con queste affermazioni di principio presto si scontra con i fatti. I fatti lo fissano assumendo le sembianze di una sfinge che interroga l' idealista con quattro enigmi canonici:
  • Sono io un Uomo?
  • Sto esercitando una libera scelta?
  • Con questo esercizio ho arrecato danno al mio prossimo?
  • Come quantificare quel danno per poterlo risarcire?

Il crocevia delle questioni abortive è particolarmente congestionato da questo genere di interrogativi. Due sono particolarmente martellanti: il primo e il quarto.

I protagonisti di questa storia sono la Mamma (M) e il Feto (F).

Il primo enigma riguarda lo status di F. E' un Bambino(B)? Parliamoci chiaro, nessuno direbbe che F si identifica in tutto e per tutto con B. Eppure semplificare ponendo F=B nel nostro caso non presenta inconvenienti. Questo perchè in seguito limiteremo il discorso ad un solo ipotetico diritto di F. Un diritto fondamentale che, se affermato, condividerebbe senz' altro con B, anche qualora fosse l' unica cosa a legarli: il diritto a non essere ucciso.

La storiella è pressapoco la seguente: F invade M che intende difendersi. E' un' invasione oggettiva, in altri termini: un' invasione di cui F non è in alcun modo responsabile. Eppure questo non fa cessare il diritto di M a difendersi.

M ha il diritto di difendere il suo corpo dall' invasione di F poichè 1) vanta un diritto naturale sul suo corpo 2) non ha mai assunto alcuna obbligazione verso F.

Il quarto enigma riguarda le modalità lecite attraverso cui M puo' difendersi.

Adesso itroduciamo altri due personaggi: X, un signore distinto dell' idea che M possa difendersi ma senza sopprimere la vita di F. Evidentemente considera F imparentato con B, e la difesa tramite aborto sproporzionata all' invasione subita ad opera di un soggetto che non ha nessuna colpa nel merito.

Y invece è un civilissimo signore orientato sull' idea che M possa abortire lecitamente. Evidentemente considera che tra F e B vi sia una differenza qualitativa, oppure non considera l' aborto un rimedio sproporzionato ai danni che M riceve nel suo corpo.

Mi chiedo quale debba essere l' agire etico di X qualora coltivi i valori di cui parlavo nel paragrafo iniziale di questa sezione e illustravo brevemente nel successivo.

Potrebbe essere tentato da alcune soluzioni superficiali: poichè la libera scelta è il cardine di tutto il sistema, bisognerebbe lasciare a chi è coinvolto la possibilità di decidere. Ma anche F è "coinvolto".

E poi, se davvero fosse così, bisognerebbe che Y lasci anche ad X la possibilità di agire come se si trovasse di fronte ad un omicidio per eccesso di difesa. Una simile libertà riconosciuta potrebbe comportare un intervento violento volto ad impedire il misfatto. Una violenza che per X avrebbe una liberatoria etica.

X cerca di approfondire per giungere ad un' alternativa, gli sembra di intravvederla: rispettiamo cio' su cui c' è un accordo tra me e Y, e rimettiamo alla libera scelta solo cio' su cui c' è un dissenso. Che l' intervento di M su F sia una violenza illecita non è pacifico. Mentre sul fatto che l' intervento si X su M per scongiurare l' aborto sia in sè una violenza nessuno lo mette in dubbio. L' unica obiezione di X è che trattasi di violenza eticamente giustificabile.

Per quanto attraente questa soluzione non regge a lungo, almeno per chi crede nell' esistenza di alcune realtà oggettive: se X ritiene di stare di fronte ad un omicidio oggettivo, come potrebbe essere immorale per lui intervenire al fine di impedirlo? Se un comportamente è eticamente inappuntabile non ne trasformeremo mai la sua natura attraverso un accordo.

Nel frattempo, senza dirlo, ho introdotto una premessa non da poco: l' etica ha un fondamento oggettivo. Respingendo la prospettiva relativista perderemo a questa svolta la compagnia di molti amici.

A questo punto X si rende conto di essersi impantanato in un conflitto etico insanabile contro Y e M. La sua etica è stata compromessa, non gli resta che affrontare il problema per altra via.

Adesso facciamo un' ipotesi piuttosto fortina: poniamo che X creda che i suoi principi etici abbiano una buona "resa". Detto in altri termini, chi li adotta ha più probabilità di essere felice rispetto a chi li snobba. Tutti noi sappiamo che per premiare l' efficienza non c' è niente di meglio che la concorrenza. Chiunque lo capirebbe: gli "infelici", esposti allo spettacolo dei "felici", tenderanno ad assumere il sistema (anche etico) di questi ultimi. Ma tradotto la concorrenza tra chi deve essere?

Occhio alla trappola. Se il pluralismo si realizzasse mettendo a confronto le diverse "vite" delle tante M che hanno fatto scelte diverse, allora basterebbe promuovere il diritto di M a decidere la sorte di F: tante M, tanti tribunali, tanti verdetti differenti tra loro, tante vite che si possono confrontare. Nella storia le M impareranno la via per la felicità e, per convergenza, quella dell' etica corretta.

Ma c' è qualcosa che non torna, M non è l' unica protagonista della vicenda. M non è l' unica corda che si intreccia in questo nodo. La felicità di M non è l' unica da prendere in considerazione.

La concorrenza deve realizzarsi invece tra i Tribunali chiamati a giudicare tutte le condotte che ciascun personaggio puo' assumere in questa vicenda. Il pluralismo invocato deve avere natura politica. Come giudicare la condotta di M verso F, ovvero l' azione abortiva? Come giudicare l' intervento di X contro M, ovvero l' azione per impedire il presunto misfatto? Come giudicare l' intervento di Y contro X, ovvero l' azione per impedire che M sia disturbata nella sua scelta? In breve: la concorrenza è politica, non di coscienza. La concorrenza è tra legislatori.

Ci sono mille modi per realizzare la competizione istituzionale. Per esempio, alcune forme di Stato federale ad ampia autonomia legislativa. Tanti sistemi affiancati potranno vedere in casa l' uno dell' altro. La felicità è contagiosa, X che crede nei benefici della scelta etica puo' stare tranquillo, prima o poi la Storia gli renderà giustizia.

***

A questo punto c' è sempre quello che salta su con un' obiezione ricorrente. Secondo lui ci siamo complicati la vita per niente. E perchè mai dovremmo assegnare a F lo status di B oppure considerarlo un semplice grumo di cellule? Potremmo assegnarli uno Status S da codificare ad hoc a seconda delle nostre esigenze. Ah sì? Ma le nostre esigenze quali sono? Ognuno ha le sue. La "proliferazione" degli status, soluzione pragmatista per eccellenza, va rigettata per i rischi di arbitrio che comporta. Spesso poi pone come valore supremo la consensualità, cio' contrasta con una delle mie premesse. La consensualità, poichè non puo' essere mai raccolta, verrà sostituita con delle proxy di comodo, avrà dunque le vesti di una forzatura con il sovrappiù dell' ipocrisia.

***

A questo punto siamo alla fine e sarebbe meglio sintetizzare premesse e conclusione.

PREMESSA1: i nostri valori mettono in cima la libertà dell' uomo.

PREMESSA2: il mondo è reale e ha un qualche contenuto oggettivo, indipendentemente dalle nostre specifiche conoscenze.

PREMESSA3: una comunità improntata ai corretti principi etici si muove verso la felicità.

CONCLUSIONE: laddove esistano conflitti etici insanabili la lotta contro l' aborto andrebbe condotta parallelamente alla richiesta di maggiore concorrenza istituzionale.

PRINCIPIO PRECAUZIONE E ALTRI CEDIMENTI ALLA "SCELTA"

Alcuni anti abortisti sollecitano la controparte a scegliere applicando il Principio di Precauzione (PP).

Il PP ci dice: "scegli l' opzione che minimizza i rischi". E' un principio che soffre però di un grave difetto: non è generalizzabile. Nelle nostre scelte di tutti i giorni lo evitiamo accuratamente.

Qualcuno insiste tentando di limitare l' area di competenza del PP: va applicato tenendo conto che la "vita umana materiale" ha un valore incommensurabile.

Quest' ultima osservazione da luogo a due rilievi: 1) anche l' ipotesi dell' incommensurabilità è anomala: non l' applichiamo mai nelle scelte comuni, perchè dovremmo applicarla ora?; 2) l' abortista potrebbe mettere sull' altro piatto della bilancia altre "vite probabili": quella della madre depressa, quella dello stesso figlio non voluto.

Non penso che gli anti abortisti abbiano qualche chance una volta che cedono alla libera scelta pur connotandola con dei criteri.

La Classica Scelta Razionale (CSR) è "generalizzabile", in questo senso non presenta gli inconvenienti del PP.

Eppure non fa fare un passo avanti visto che l' attribuzione delle probabilità è soggettiva. Se poi introduce l' ipotesi dell' incommensurabilità perde anche il suo carattere generale senza fare un passo avanti (vedi punto 2 del precedente paragrafo).

ALLA SCIENZA I PROBLEMI ALLA FILOSOFIA LE SOLUZIONI

Nel caso dell' aborto la scienza fornisce i dati del problema, la filosofia fornisce la soluzione. Per la scienza l' embrione non ha nessun diritto visto che la scienza non sa cosa sia un "diritto". In fondo il modo più corretto di formulare il problema dell' aborto è quello teologico: quando l' anima viene inoculata nel corpo?

Veronesi, faccio un esempio, ritiene che l' Uomo sia caratterizzato dal Pensiero (concetto immateriale) e interroga la scienza per stabilire quando inizia un certo comportamento della materia che a lui viene naturale associare con il concetto di "pensiero".

Vediamo una via filosofica alternativa a quella di Veronesi. L' Uomo "inizia" quando inizia a sussistere una sua proprietà. Il corpo è la prima proprietà dell' uomo. L' Uomo (soggetto di diritti) inizia a sussistere quando inizia a sussistere il suo corpo. Interrogo la scienza su questo punto e una risposta ragionevole potrebbe individuare questo momento nella fecondazione e nelle cellule che ne derivano.

Cos' è l' Uomo? Un Pensatore? Un Proprietario? O cos' altro ancora? Ritengo che la "via" proprietaristica possa essere validamente difesa.

L' ipotsi proprietarista ha un' ulteriore conseguenza: non difendermo più una "vita umana materiale" con tutto il corredo delle ipotesi di incommensurabilità, difenderemo il diritto del proprietario a destinare la sua proprietà un diritto per noi inalienabile.

UOMO/CERVELLO E UOMO/CORPO

I fautori di UC hanno una freccia accuminata al loro arco: il concetto di morte cerebrale è comunemente accettato.

Ma una risposta esiste: con la sua morte (cerebrale) l' uomo cessa di comunicare le sue intenzioni ma non per questo perde i suoi diritti. E a noi interessano quelli. Il suo corpo deve essere destinato secondo quanto da lui previsto. Quel corpo cioè è ancora oggetto di un diritto personale.

L' embrione puo' essere considerato come il corpo di un Uomo incapace di esprimere le sue volontà. Quindi, pur sempre un corpo soggetto a diritti personali.

La situazione puo' essere addirittura ribaltata a favore degli UC. Si è mai visto un corpo che non sia anche proprietà di qualcuno? No, nemmeno il cadavere puo' essere svincolato dalle intenzioni della proprietà d' origine. E allora, mi chiedo, perchè fare un' eccezione per l' embrione? Forse perchè ci fa comodo?

NO CHOICE

I pro choice immaginano due piatti della bilancia e su di essi mettono costi e benefici. Poichè l' esito della pesata è soggettivo è giusto che ciascun soggetto addivenga alle sue conclusioni.

L' insidia della bilancia ha contagiato anche qualche pro life il quale brandisce l' ordigno credendosi al sicuro solo perchè viene scortato da un PP o da un CSR). Ma nel nostro caso non si tratta di "pesare vite"!

Certo, il problema degli embrioni è un problema che riguarda il nostro modo di relazionarci alla vita umana, ma non è quello il suo specifico. Mi spiego meglio.

In molti altri casi mi relazioniono con l' incolumità altrui. Ma in quasi tutti i casi l' esito delle mie scelte e dei rischi che mi prendo è verificabile. Grazie a questo è possibile istituire una RESPONSABILITA'

Diverso è il caso dell' embrione. Mai nessuno verificherà la bontà della nostra scelta! Di conseguenza non si puo' istituire una RESPONSABILITA'.

Senza una responsabilità non ha senso invitare l' altro a fare un calcolo probabilistico e soggettivo. Non ci rimane che assumere una posizione in merito, fare una scelta di campo, difenderla, valorizzarla, testarla nella discussione e comportarci coerentemente con essa. Forse avremo un residuo di dubbio. Ma non ci resta che comportarci COME SE possedessimo una verità oggettiva.



Linko qui una sequela di buoni argomenti in favore della decentralizzazione dell' aborto. Mi fa piacere che venga da sponda libertaria.

Ricapitolando alcune conclusioni:

  • la scelta abortiva, visto che scioglie un conflitto d' interesse tra più individui, resta pur sempre nel dominio della politica;
  • la decentralizzazione (regionalizzazione?) delle pratiche abortive consente di sperimentare soluzioni alternative in una materia estremamente complessa;
  • la scelta di coscienza dei medici e dei paramedici, che è poi una forma di decentralizzazione, dovrebbe essere sempre rispettata;
  • è auspicabile che il diritto gratuito ad abortire entro certi limiti, laddove previsto, non sia mai universale ma garantito come tale solo alle fasce economicamente più bisognose.
  • trovare delle forme per attualizzare la "ruota" medioevale, facilitando le adozioni ecc.
  • un buon sussidio incoraggia la madre a tenere il figlio. Il migior sussidio potrebbe essere a costo zero per lo stato se finanziato con la perdita sulle future prestazione pensionistiche. Per rafforzarlo sarebbe necessario imputare il costo anche a chi compie la scelta abortiva, magari destinando altrove questi fondi che lo stato risparmia;


add1: qualche dato sul fenomeno.

lunedì 18 febbraio 2008

Quando il welfare sviluppa i suoi tentacoli

Riporto di seguito una cannonata estrapolata da una battaglia forumistica, spero che possa essere comprensibile prescindendo dal contesto.

Valeria, non capisco perchè senti l' ossessionante esigenza di tirarmi in ballo e di offendermi gratuitamente parlando di cose che c' entrano poco o nulla con quanto ho detto, tanto è vero che cerchi in qualche modo di far contatto al costo di storpiare le mie parole. Le lodi del tuo impegno continuamente sbandierato potresti anche tesserle evitando di coinvolgermi mettendo in scena questi tristi numeretti. Da parte mia posso solo sperare che l' impegno di chi si dimostra spesso in confusione mentale e sempre avvelenata dalla forfora al callo, valga quanto quello di una persona serena e lucida.

Poichè sarebbe proprio sterile bruciare un post al solo scopo di tirarti le orecchie, ne approfitto per sviluppare alcuni punti. Fai attenzione adesso a come si puo' parlare evitando di ferire il prossimo, poi, se vuoi proprio rispondere, fallo pure, ma moderando i termini, stando in tema e dopo una mezzoretta di training autogeno. Magari, già che ci sei, vedi pure di evitare il consueto sarcasmo, quello che puzza tanto di ultima spiaggia.



  1. Forse ricordo male ma Ada non si lamentava tanto dell' assenza di aiuti, quanto di come fosse complicato ottenerli (domande da compilare, documentazione da produrre). Nel mio piccolo posso confermare visto che, proprio in questi giorni, sto approntando una pratica per l' acquisto di un' autovettura speciale da parte di un disabile: gli aiuti economici sono molto generosi, l' auto viene via praticamente a costo zero, ma il labirinto burocratico è estremamente contorto e paludoso.

  2. Quando suggerisco di garantire standard minimi di benessere per i più bisognosi, dico forse che i disabili debbano essere abbandonati a se stessi? Al contrario, tra i più bisognosi ci sono proprio loro. Inoltre, evitare di disperdere le risorse in aiuti generosi e universali (la sanità europea ha proprio questa impostazione), consentirebbe di concentrarli proprio sui casi realmente problematici.

  3. Le difficoltà nell' organizzare un welfare non riguardano certo i disabili, i costi di questa categoria sono infinitesimali rispetto a quelli sollevati dalle problematiche relative alla disoccupazione, alla pensione e alla sanità della massa, ovvero di coloro che sono o sono stati per una vita attivi, in salute e perfettamente abili.

  4. Ammettiamo che lo Stato sia chiamato ad addossarsi gli eventuali costi a cui va incontro un disabile. Qualora il genitore sia tentato di liberarsi del fardello, perchè mai la stessa tentazione non dovrebbe sedurre il burocrate qualora sia chiamato a riequilibrare i loro bilanci. Anzi, poichè in questo caso non esiste un legame affettivo tra il finanziatore e il "fardello", sacrificarlo sarà ancor più semplice e indolore. Non sarà un caso se i più generosi in questo senso siano anche considerati dei "paradisi per l' aborto"? No, non è un caso, è qualcosa che invece si spiega facilmente.

  5. Per favorire l' accoglimento della vita, l' elemento culturale resta centrale poichè la sofferenza principale riguarda, non tanto la condizione di indigenza, quanto il peggioramento del proprio status economico. E questo peggioramento persisterebbe per quanti aiuti possano essere concessi.


  6. La "caccia alle streghe" era una pratica ritenuta doverosa e utile, soprattutto dal popolo. La Chiesa, specie nelle alte gerarchie, si mostrò sempre restia a simili intraprese, ma le pressioni popolari (oggi diremmo democratiche) spesso le impedivano di soprassedere spingendola all' azione. Oggi condanniamo la durezza di quelle pene, le condanna risulta inappellabile soprattutto in chi è privo di una prospettiva storica. Ho notato come costoro, ovvero colore che si dimostrano sprovvisti di una tale tale prospettiva, siano anche i più insensibili a come, in un futuro lontano, potrebbero essere giudicate le pratiche abortive, che consistono pur sempre nella soppressione di un essere umano. E' sintomatica questa coincidenza.

  7. Soriga. La puntata in cui esternava sulla bioetica non mi ha soddisfatto. Ha parlato di questi argomenti evitando di affrontarli. Si è concentrato sul tema della libera scelta che è il modo più consueto per scantonare. Forse è eccessivo etichettarlo come "baro". In questi casi si è bari innanzitutto con se stessi. A volte puo' essere anche necessario farlo.

  8. Un welfare generoso conduce a regimi autoritari? Non necessariamente, ma i fatti storici ci dicono che è successo spesso in passato e che raramente non succede. Ho parlato delle pratiche eugenetiche nella democraticissima Svezia, Paese da sempre considerato il Paradiso dell' Aborto. Demandando a terzi la nostra salute costoro si sentiranno in diritto di entrare in ogni nostra scelta, dalla cintura di sicurezza, all' alimentazione, fino alle scelte riproduttive. Le scienze sociali del secolo scorso parlavano in proposito di Via della Schiavitù. Sono dinamiche logiche, riscontrate empiricamente nella storia e da cui stare in guardia ancora oggi avendo imparato la lezione.

  9. Spesso mi chiedo: come mai le pratiche abortive sono state dapprima adottate nei paesi totalitari ( Unione Sovietica post '17, Germania hitleriana) e, successivamente, solo intorno agli anni 70, dalle democrazie occidentali? Veramente le tirannie avevano qualcosa di tanto prezioso da insegnarci a cui non avevamo pensato prima? Forse sì, la cosa non puo' essere esclusa: aborto e treni in orario. Però esiste anche una risposta alternativa: ad un certo punto, anche per le democrazie che andavano allargando i loro welfare, certe soluzioni sono diventate convenienti.

  10. Da un po' di tempo noto che le osservazioni intorno a queste materie che personalmente ritengo più interessanti, possono essere svolte senza dover necessariamente schierarsi pro o contro l' aborto. In fondo è quello che cerco di fare.

Macroeconomia dell' amore

Amore i PIL: sembra che l' amore sia incredibilmente democratico.

add1

Potere & ricchezza

Dove si spiega come la ricchezza della contemporaneità sia in larga parte debitrice di quelle guerre che hanno dato il libero accesso ai mercati. Da qui la chiara e documentata provocazione: tra i commerci e la guerra non c' è poi tutta quella idiosincrasia che qualcuno vorrebbe che ci sia.

Certo, chi è legato con altri territori da una fitta rete commerciale, difficilmnte manderà a monte i suoi affari con una guerra. Ma chi invece deve aprirsi uno spazio commerciale laddove è escluso, spesso non esita a farlo con le armi.


Per un commento del libro vedi Sole supplemento Domenica, p.47 17.2.2008

Il colonialismo e le lacrime dei visi pallidi

A chi è realmente interessato a questi argomenti puo' essere utile sapere che giovedì 21 febbraio tornerà in libreria il famoso saggio di Pascal Brukner contro i miti del terzomondismo: Il singhiozzo dell' uomo bianco, Guanda. Un bel libro dove si ipotizza come l' Occidente abbia cercato di lavare le sue colpe occultando quelle dei Paesi emergenti, un riflesso condizionato un po' infantile ma ancora molto diffuso. In realtà non esistono popoli innocenti ed eletti, ma solo regimi più o meno liberi e democratici in grado di correggere i propri errori. E a tal proposito bisogna pur dire che alcune forma di colonialismo, soprattutto quello britannico, contribuirono all' innesto di certe soluzioni istituzionali tipiche della democrazia.

Mappa sulle personalità da "forum libero"

"E' la volontà di sospendere le proprie coscienze, il rifiuto di pensare; non la cecità ma il rifiuto di vedere, non l' ignoranza ma il rifiuto di sapere!"

Ayn Rand, Atlas Sgrugged -


Diana, mi hai attribuito l' idea di considerare la popolazione forumistica un ensemble di minus habens. Ma in realtà non è questa la mia recriminazione, non voglio affatto tacciarli di stupidità, la mia opinione è altra.

In generale non penso che si frequenti il forum per arricchirsi o per assorbire il contributo altrui. Si va sul forum per esprimersi.

Noi abbiamo delle credenze. La cosa più naturale è considerare queste credenze come mezzi utili attraverso cui inseguire i nostri obiettivi. Ho invece la netta impressione che, in molti casi, il nostro vero obiettivo stia proprio nel coccolare le nostre credenze, nel nutrirle, e il miglior alimento che possiamo fornire loro consiste nell' esprimerle ad alta voce e ad una quanto più vasta platea.

Se questo è vero, poter scoprire le loro debolezze attraverso il confronto non è affatto un arricchimento per noi, bensì una minaccia da evitare. La verità per noi deve diventare secondaria. Diventa invece prezioso un luogo dove le si possa esprimere SENZA COSTI.

Il forum libero è un luogo del genere: non sono tenuto a scommettere sulle mie credenze, non sono tenuto a pagare per accedere e usufruire del servizio. L' unico costo reale e inevitabile è l' attacco che posso ricevere, la mia reputazione puo' essere intaccata e cio' mi procura sofferenza. Per proteggermi e minimizzare questo costo che di per sè è gia basso, cerco uno scudo, cerco un gregge in cui intrupparmi.

Da queste premesse traggo alcune conclusioni: dovendo seguire un forum libero, cioè un forum che minimizza i costi di accesso e bandisce ogni forma di scommessa (...put money where mouth is...), un forum presumibilmente frequentato da chi vuole "esprimersi" e non da chi vuole confrontarsi, l' unica speranza risiede nelle minoranze. L' individuo di minoranza segnala la sua disponibilità a pagare un prezzo, per altro minimo, per cio' che dice.

Come vedi quindi la "stupidità" non c' entra granchè, i bisogni di cui ti ho parlato e che minano ogni discussione, possono allignare anche in persone intelligentissime e sensibilissime.

Ciao.

sabato 16 febbraio 2008

Il welfare fa bene ai feti?

In una discussione forumistica Diana sembrava elogiare i copiosi benefits di cui puo' usufruire la donna svedese. Questi aiuti sembrano una buona spiegazione delle percentuali di accettazione più elevate di feti malformati o con malattie. Invitavo però Diana a prendere con le molle il caso svedese:


[Su questi argomenti tutto è concesso ma per favore lasciamo perdere la Svezia, ovvero il Paese che la sterilizzazione coercitiva per individui "problematici" e l' eugenetica, ma quella alla Mengele che nessuno ha difficoltà a riconoscere come tale, l' ha praticata più o meno di nascosto fino agli anni ottanta]


La discussione proseguiva con questo intervento.


Vedi Diana, il tuo ragionamento sembra filare: se accudire un figlio malato è costoso e QUALCUNO condivide con me quel costo, io sopporterò meglio la pena di questo compito e sarò più disposto ad assumerlo. Senonchè assumi la "mentalità eugenetica" come una variabile esogena, come qualcosa che appartiene agli svedesi perchè nell' insondabile profondo dei loro cuori si annida un demone perverso. Ma forse non è così, forse esiste una spiegazione. Te ne offro una, la più diretta.

Se mangio tutti i giorni patatine fritte e fumo 100 sigarette al giorno, prima o poi la mia salute ne risentirà. Si ritiene corretto che un sig. QUALCUNO mi aiuti nell' affrontare questi problemini. Ma i problemini diverranno presto problemoni e l' aiuto richesto sarà oneroso, al punto da incidere profondamente sul bilancio del signor QUALCUNO. Chi non vede la via spianata attraverso la quale il sig. QUALCUNO sarà in grado di tamponare i passivi che lo opprimono? Ma è semplice, chiara e anche corretta: QUALCUNO si arrogherà il diritto di prescrivermi una dieta e uno stile di vita. In più, poichè QUALCUNO s' impegna ad occuparsi in futuro anche dei miei figli, farà lo stesso con loro finchè sono piccoli e recuperabili. Ed eccoci armoniosamente approdati alla dieta di Stato, pardon, di QUALCUNO.Questa è in gran parte la via attraverso la quale un Paese democratico (unico caso) come la Svezia è arrivata alle pratiche eugenetiche. Siccome QUALCUNO si era impegnato a fornire il suo appoggio a tutta l' umanità bionda dalla culla alla tomba, costui si è presto ritenuto in diritto di plasmare quell' umanità affinchè l' impresa che si era prefisso risultasse la meno costosa possibile. L' eugenetica non piove quindi dal cielo, è filiazione legittima di questo genere di umanitarismo. Tra il rischio di aborto imposto e quello volontario, preferisco ancora il secondo.

...[ tra parentesi vorrei dire che la stessa dinamica si innescò a proposito del meraviglioso ed efficiente welfare nazista - quello dove nessun (ariano) veniva lasciato indietro. Eugenetica a tutto spiano, e in più dei pagatori supplementari: gli ebrei, prima tassati, poi tartassati, poi espropriati, poi deportati. Infine, affinchè la povertà ariana fosse completamente debellata, si andò alla ricerca di altri popoli da opprimere]...

La mia posizione è questa: in una società è pur necessario garantire un minimo a tutti, una rete che raccolga chi cade sotto una certa soglia. Cio' non toglie che in una società del genere la condizione di molti, per eventi più o meno fortuiti, possa peggiorare anche di molto. Probabilmente, perlomeno da un punto di vista economico, la condizione di chi si trova ad avere un figlio malato peggiorerà e non di poco, e questo nonstante i doverosi aiuti e le garanzie di cui parlavo prima. Si spera che questo peggioramento possa essere compensato dalla capacità di accogliere un imprevisto e dalla gioia di avere un figlio, e nemmeno quella gioia piove dal cielo, la cultura potrebbe c' entrare. E la cultura dello "scatto di anzianità", l' unica in cui veramente siamo immersi tutti dagli anni sessanta in poi, c' entra in negativo.

venerdì 15 febbraio 2008

Stipendi italiani

Con parole icastiche Giavazzi tratteggia la condizione degli stipendi italiani isolando tre cause degne di nota per spiegare la loro debolezza.

"...in Italia i salari sono, in media, del 30% inferiori rispetto a Francia, Germania e Gran Bretagna. Ma questa differenza non è equamente distribuita. È più ampia per i giovani e si restringe via via che passano gli anni: a 55 anni scompare perché i nostri salari crescono con l'età più rapidamente che nel resto d'Europa. In altre parole, in Italia l'anzianità è più importante del merito nel determinare la progressione di carriere e stipendi. Chi proporrà l'eliminazione degli scatti di anzianità — a cominciare dai contratti dei dipendenti pubblici...

...Rimane il fatto che il livello medio dei salari è più basso che altrove in Europa. In parte questo riflette un premio di assicurazione: un lavoratore con un contratto a tempo indeterminato è di fatto illicenziabile e il mancato salario è un prezzo che egli paga per «assicurarsi» contro il rischio di licenziamento...

...Il divario tra i salari italiani ed europei è dovuto anche a una minor produttività. Produttività significa efficienza, ma anche innovazione..."


Direi che, aggiungendo una considerazione relativa alla necessità di una contrattazione decentrata, il problema puo' dirsi correttamente inquadrato.
add1: qualche fatterello

Quanto rende educarsi?

In attesa di un lavoro pubblicabile che abbia per oggetto le minoranze, su fronti opposti si schierano Caplan e Harfort. Nel frattempo godiamoci il loro ragionamento.

Il potere della musica...brutta

Non solo Reagan e Wojtyla

"...Come Savonarola fu tra i più sensibili ricettori della grande arte fiorentina, allo stesso modo la burocrazia Sovietica produsse alcune sottili analisi della musica rock. Costoro capirono perfettamente le implicazioni di una musica che a loro appariva pro-capitalista, pro-commerciale, pro-individualista, pro-consumista e ostile al controllo sociale tanto auspicato dall' apparato socialista.

In Cecoslovacchia, il governo di allora concluse che il punk-rock non era altro che uno strumento manipolativo attraverso cui le società capitaliste istillavano il proprio messaggio nella gioventù rossa. E, infatti, i cittadini oppressi che amavano il punk rock erano anche quelli che più agognavano a stili di vita tipici dell' occidente. Il ruolo chiave della musica rock nel diffondere le idee del blocco capitalista fu confermato a posteriori da molti dissidenti.

John Lenon, che si auto-proclamava un collettivista, in realtà fornì una delle più formidabili campagne a favore del sistema economico in cui viveva. D' altronde è noto, e non è un' ironia, che nelle catene dei magazzini Nordstrom venisse fatta ascoltare ai clienti per invogliarli all' acquisto, una versione Muzak del supposto inno "comunista" di Lenon, Imagine.

Chi vede nero giudica la musica classica come portatrice di robusta salute culturale e il rock come prodromo al collasso sociale. Eppure i fatti suggerirebbero l' opposto. Le radici della musica classica, il genere favorito da chi scorge nella modernità solo la parte più degradante, affondano in quelle società che più tardi, nel XX secolo, ci regalarono il Nazismo e la seconda guerra mondiale. Sarebbe assurdo incolpare Mozart o Mahler di aver creato inconsapevolmente un Hitler, sta di fatto che non si vede alcun solido legame tra il diffuso supporto nei confronti della musica classica e la salute culturale di una popolazione. In realtà sappiamo pochissimo intorno alla musica più appropriata per fornire solide basi sociali. Sappiamo tuttavia che una società consumistica e libera offre terreno fertile alle musiche centrate sull' interprete e sul suo talento (rock, jazz...), fenomeno visto sempre con sospetto laddove il controllo sociale è molto più stringente..."

Tyler Cowen, In Praise of Commercial Culture.

mercoledì 13 febbraio 2008

Sulla questione della preghiera agli ebrei

Accettare le ovvie proclamazioni di "superiorità" da parte dei rappresentanti di una certa religione e l' ovvio desiderio di "convertire" il proprio prossimo, è essenziale per poter parlare di tolleranza tra religioni. Le cose da evitare sono ben altre. Nelle parole che seguono mi ritrovo abbastanza.

"...è importante garantire il diritto di credere nella verità della propria fede. Come ha affermato il rabbino David Berger, purché i cristiani non denigrino l’ebraismo hanno il diritto di affermare che l’ebraismo sbaglia attorno a questioni centrali come quella della divinità di Gesù; poiché è valido il diritto simmetrico. Essi – osserva Berger – hanno anche il diritto di aspirare a che gli ebrei riconoscano la divinità di Cristo alla fine dei giorni e di affermare che la salvezza è più difficile per chi non è cristiano. Secondo Berger, la posizione ratzingeriana, in quanto evita un “doppio standard”, è più rispettosa per l’ebraismo di molte altre. Al contrario, secondo il rabbino Laras riaffermare che la verità sta in Gesù Cristo implica lo screditamento dell’ebraismo come fede fallace. Ma, se la Chiesa riconosce che l’ebraismo è la base solida su cui poggia il Cristianesimo, non si può negarle di ritenere che il cristianesimo costituisca un passo in avanti, come non si può negare agli ebrei il diritto di rifiutare tale passo. Proprio in quanto la questione della divinità di Gesù è il nodo cruciale di divergenza, è su di essa che si misura un dialogo franco e onesto, come quello tra Benedetto XVI e il rabbino Neusner. Invece, posizioni come quella di Laras servono soltanto a dare argomenti a chi sostiene che le religioni sono intrinsecamente intolleranti e non riescono a parlarsi se non imponendo all’interlocutore di piegarsi al suo punto di vista o, nel migliore dei casi, di tacere le divergenze in quanto offensive. Dice Laras: cosa succederebbe se gli ebrei trattassero in modo simmetrico la fede cristiana? Lo fanno. Lo facciamo. Non ho bisogno di insegnargli che le preghiere ebraiche sono (inevitabilmente) intrise della convinzione di possedere il vero e la vera elezione..."

Un DeLong misesiano

Contro il mainstream gli estremi si toccano.

La blogosfera dà ragione ad Hayek o ad Habermas?

Forse a nessuno dei due.

Imprenditori, poveri e contenti

Vanno in crisi i fondamenti teorici degli studi di settore.

"...recent research on entrepreneurs that apparently surprises some people. A key finding is that the median entrepreneur makes little money but is quite happy. As William Baumol has pointed out--other economists would, too--this is perfectly predictable under the economic theory of compensating differentials..."

Subprime e bad government

Stan Liebowitz explains how the subprime mess was fostered by bad government research and a bad law.

Come seleziona i suoi pazienti la sanità universale

Il mercato, si sa, puo' fallire, e quando fallisce in materia di sanità sono c.... amari. Però:

"...the unavoidable fact of scarcity means that every society must choose an allocation mechanism. Markets are sometimes "unfair". If you don't have enough money, you can lose out. On the other hand, if you don't have enough, you usually have at least some chance of getting more..."

Laddove invece si vuole garantire tutto e subito a chiunque la selezione puo' essere molto più stramba.

lunedì 11 febbraio 2008

La classifica dei più indebitati

Household debt as a percentage of disposable income:

Denmark 260%
Netherlands 246%
New Zealand 181%
Australia 173%
United Kingdom 159%
Ireland 141%
United States 135%
Sweden 134%
Japan 132%
Canada 126%
Germany 107%
Spain 107%
Finland 89%
France 89%
Italy 59%

Ai libertari non costa granchè arrendersi al paradigma corrente del GW

Lo spiegano bene quelli del Prometheus.



"...the denial of global warming's existence, from the perspective of the free-market advocate, is foolish. If global warming indeed exists, the solution will be the same as the solution to other well-established negative environmental externalities - technological development toward cleaner, more efficient technology. If it doesn't exist, the market would still move in an identical fashion to combat the other (proven) environmental cancers. Technological development will answer the question of how much global warming is controlled by man, not Al Gore and his lame movies..."


"...First of all, we support an income tax cut to accompany the carbon tax, in order to soften its impact on Americans. Second, the carbon tax is required in order to make polluters pay for the true social cost of their CO2 emissions - simply assessing compensation for the best estimate of the damage to their fellow citizens' property. Unlike every other tax, this isn't some arbitrary levy to fund unnecessary bureaucracy. It's about making people pay for the harm they cause everyone else - the Golden Rule in its purest form..."


Riassumendo: oltre alla carbon tax per chi supera certe soglie, verrebbe introdotta una credit carbon tax per chi sta al di sotto sotto. Si potrebbe porre come condizione l' invarianza del gettito. Insomma, in presenza di cartolarizzazione dei crediti fiscali saremmo in presenza di un canonico cape and trade.

add1: una difesa della carbon-tax in rapporto al cape and trade. Quest' ultimo potrebbe limitare in eccesso le emissioni.




add2 anche i liberisti di IBL privilegiano la carbon-tax sul cape-and-trade. L' incertezza è decisiva.

"...i costi di informazione, e con essi quelli di controllo e di enforcement, sono dunque molto elevati. Non solo: definire standard tecnologici o di performance, in questo caso, è molto complicato, in quanto non tutti i processi possono raggiungere gli stessi risultati. In alcuni casi è tecnologicamente ed economicamente possibile perseguire delle riduzioni dei consumi o delle emissioni, o esistono alternative; in altri casi ciò non accade. La mole delle incertezze scientifiche e la proiezione necessariamente di lungo termine delle politiche – che dovrebbero tener conto del progresso tecnologico – moltiplicano i rischi di un fallimento della regolazione. La discrezionalità che sarebbe, in questo caso, indispensabile rappresenta una forte tentazione per i rent seeker e rende pressoché certo il verificarsi di fenomeni di cattura del regolatore..."

"...dal punto di vista istituzionale, la creazione di un mercato delle quote di emissione come l’Ets – destinato a un grado di complessità e inclusivitàcrescente – implica un impegno, cioè una mobilitazione di risorse per la gestione e ilmantenimento delle necessarie infrastrutture amministrative, ben superiore a quello diuna carbon tax..."


add.3. Carbon-tax o cape and trade? Il dibattito prosegue.

Alesina minaccia la civiltà democratica?

La tassa sul "genere" minaccia la nostra civiltà giuridica? Per Gilles Saint-Paul sembrerebbe proprio di sì. Mankiw fa finta di non capire e si chiede come mai.

Voglia di povertà

Quando guadagnare meno conviene.

Causalità statistiche

James Heckman.


"...This paper presents the econometric approach to causal modeling. It is motivated by policy problems. New causal parameters are defined and identified to address specific policy problems. Economists embrace a scientific approach to causality and model the preferences and choices of agents to infer subjective (agent) evaluations as well as objective outcomes. Anticipated and realized subjective and objective outcomes are distinguished. Models for simultaneous causality are developed. The paper contrasts the Neyman–Rubin model of causality with the econometric approach..."

Chi batte tutti nella lotta alla disoccupazione?

Svizzera e Nuova Zelanda.

Chi sono i più poveri d' Europa?

Gli scandinavi.

"...A study by international accounting firm KPMG reported that when disposable income was adjusted for cost of living, Scandinavians were the poorest people in Western Europe..."

L' FMI cambia ricetta

Guido Tabellini Sole 10.02.2008 p.1

"...in passato, quando un Paese in via di sviluppo si indebitava troppo, l' FMI ha sempre predicato austerità e risanamento di bilancio. Ora che è toccato agli Stati Uniti, il medico ha cambiato ricetta..."

Per soppesare le diseguaglianze si guardi al consumo

...e si avranno delle sorprese.

"...the point of this post’s title, though, is that its not incomes that families care about for the most part. Its consumption. You can’t eat, drive or live in your paycheck. Consumption, as it turns out, varies much less over the life-cycle than income3 and this NYT opinion piece by two Fed economist argues consumption, surprisingly, doesn’t vary much between rich and poor..."



addendum Perry sullo stesso tema.

addendum Mankiw sullo stesso tema.



"...if we compare the incomes of the top and bottom fifths, we see a ratio of 15 to 1. If we turn to consumption, the gap declines to around 4 to 1...."

Pillole per dimenticare. Esiste un problema etico?

Studio sul tema.

Memento gun

I prossimi proninciamenti giuridici intorno al diritto di portare armi negli USA, offrono l' occasione di ripassare i punti cruciali di questa questione ripercorrendo le memorie depositate presso la corte.

Finanziare l' arte e la cultura

Un occhio alla storia:

"...il mercato talvolta fallisce nell' individuare gli artisti che meritano, ma un' economia ricca, presa nel suo insieme, compie meno fallimenti rispetto ad un' economia povera nel proferire i suoi giudizi estetici. Un' economia ricca mette a disposizione degli artisti diversi canali attraverso cui finanziarsi. Fondazioni private, Università, fondi familiari e anche il lavoro ordinario. Jane Austen visse traendo i suoi fondi dalle ricchezze di una famiglia benestante, Rliot lavorò presso i Lloyd, James Joyce insegnava lingue, Paul Gauguin accumulo un capitale cospicuo attraverso la sua attività di agente azionario, Vharles Ives fu un amministratore assicurativo, Vincent Van Gogh fu supportato dal fratello commerciante, William Faulkner lavoro presso un impianto di produzione energetica e più tardi come sceneggiatore a Hollywood, Philip Glass conduceva il suo taxi a New York. Williams Carlos Williams lavorava come medico a Rutherford, NJ, e scriveva i suoi poemi tra una visita e l' altra. Wallace Stevens, poeta americano, intraprese una carriera a tempo pieno nel ramo assicurativo. declinò anche l' offerta di una cattedra di poesia ad Harvard pur di non compromettere la sua posizione lavorativa. Ma spostiamoci nella Francia del XIX secolo, molta ricchezza "borghese" finanziò l' arte anti-establishment. i fondi di famiglia, quasi sempre originati da attività commerciali, aiutarono, perlomeno nella prima parte sella loro carriera, personalità come Delacroix, Corot, Courbet, Seurat, Degas, Manet, Monet, Cezanne, Toulouse-Lautrec e Moreau, ma anche Baudlaire, Verlaine, Flaubert. Per non parlare di Proust, che potè segregarsi per curare la sua opera grazie alla ricchezza borghese dei suoi parenti, perlopiù originata dalla borsa di Parigi. Gauguin lasciò la Francia per Thaiti ma non smise mai di autopromuoversi insistentemente e dalle isole monitorava con assiduità il crescente valore delle sue opere a Parigi. I bohemien, le avanguardie e anche i nichilisti sono in gran parte il prodotto della società capitalista, costoro hanno perseguito forme di libertà e creatività concepibili e possibili solo in un mondo ricco come quello moderno. In passato gli artisti non agognavano certo la vita da bohem cercando invece il profitto anche in modo smaccato. L' artista rinascimentale, per esempio, era innanzitutto un uomo d' affari. Produceva per profitto personale, firmava contratti e non esitava a rescindergli qualora non trovava più convenienza nel suo lavoro. benvenuto Cellini affermava che "...lavorerei per chiunque mi pagasse bene...". Bach, Mozart, Haydn e Beethoven erano tutti ossessionati dal guadagno, come si evince dalla lettura della loro corrispondenza. Persino Chaplin alla consegna degli Oscar ebbe a dire: "...cominciai per denaro e alla fine l' arte crebbe da sè..."

TC in PCC p. 17-18.

sabato 9 febbraio 2008

Il divorzio fa male ai bambini?

Tener conto di tutte le variabili prima di rispondere.

Ma rifletta sopratutto chi ama i bambini (in astratto): il divorzio aumenta la disponibilità potenziale degli accoppiamenti, ovvero la potenzialità di procreazione: più divorzi, più bambini.

Troppa felicità fa male

Paradossi ma mica tanto.

"...The push for ever-greater well-being is facing a backlash, fueled by research on the value of sadness..."

Giustificare lo stipendio dei CEO

Nuovo studio.

"...In particular, in the baseline specification of the model’s parameters, the six-fold increase of U.S. CEO pay between 1980 and 2003 can be fully attributed to the six-fold increase in market capitalization of large companies during that period..."

Libertari paralizzati di fronte alle guerre giuste

Scoglio ineludibile.

"...Seriously. American military intervention has been an incredible boon to global liberty. We fought and defeated the Axis powers in WWII, bringing liberty back to conquered Western Europe and giving it to Japan and Germany as well. We helped ensure that liberty would thrive via the Marshall Plan. We fought in the Korean War and have seen from that great natural experiment how valuable our intervention was. Indirectly via the cold war, we contributed to the demise of the Soviet Union and the spread of liberty in Eastern Europe. OK, Vietnam didn't turn out well, but the comparison to Korea shows that maybe we should have tried harder?? Iraq has not gone well either, but it's not over till the fat lady sings right?..."

L' arma della scuola pubblica è sempre pronta a sparare

"...erano gli anni folli ma a loro modo generosi del primo fascismo emiliano. Ogni azione, ogni comportamento venivano giudicati - anche da chi, come mio padre, citava volentieri Orazio e la sua aurea mediocritas - attraverso il rozzo vaglio del patriottismo e del disfattismo. Mandare i propri figli alla scuola pubblica era considerato in genere patriottico. Non mandarceli, disfattistico: e quindi, per tutti coloro che ce li mandavano, in qualche modo offensivo"


Giorgio Bassani - Il Giardino dei Finzi-Contini

Quanto puo' l' aleggiante pregiudizio, e quanto è duro a morire.

Libri Cuore d' Oltreoceano


Qui ci si muove su un terreno minato. Basterebbe una sfumatura diversamente screziata, un' intonazione altrimenti temperata per scivolare nel più becero patriottismo, nella più vanagloriosa dappocaggine, nella più tronfia megalomania.

Eppure, il taglio di questa lunga didascalia filmata, riesce ad innalzare un' esile ma ineludibile barriera che discrimina l' onesta semplicità ripulita e ordinata, dalla desertificante puerilità massificatoria, attestandosi saldamente nel primo territorio.

Un virtuosismo in cui si arriva a gigioneggiare spingendosi anche oltre a quello che oggi giudicheremmo il lecito, fino al punto di concedere al Protagonista uno sguardo in macchina per meglio istruire lo spettatore.

Tutto è inquadrato in un teatro dai colori fondi e gli odori pungenti, vi si recita senza i traumi di Fort Apaches (siamo ben al di sotto di quell' epopea), vi si recita una vasta rappresentazione dell' umanità in divisa. La morte sta a guardare senza far paura a nessuno. Per metterla in fuga bastano le ossessive note di ordinanza della ben nota tromba. Le felicità vengono inutilmente dissimulate dietro la burbanza rituale non ancora assurta a vera forma d' arte come sarà nei film successivi di Ford.

Pellicola dagli equilibri troppo saldi, fallisce e muore circonfusa in un' aurea di lucida dignità professionale.

I cattivi sono inquadrati in campo troppo lungo per turbare l' armonia con cui le generazioni si avvicendano nel Fortino. Ognuno è competente nel suo ruolo, chi acerbo recalcitra, cede poco dopo senza sforzo alle leggi naturali del Protocollo, la divisa dissipa ogni ambiguità, il vizio (del bere) è addomesticato e benvenuto come diversivo necessario. Il whisky va giù come una serpentna di fuoco ed eccoci tutti battezzati e pronti al nostro dovere. Il capriccio femminile adorna le giornate senza turbarle. Ogni struggimento è opportunamente celato ad occhi indiscreti. L' esitazione dei giovani si risolve presto nel giusto verso.

Ad un certo punto Nathan - compiuta l' età in cui la morte, artista lentissima, dà i suoi primi tocchi approfondendo certe rughe - sente l' esigenza di allontanarsi aprendo una breccia, uno spiraglio. Ma viene richiamato subito indietro, è ancora utile e con entusiasmo ricostituisce la compattezza di quella comunità coesa e solidale.

Tutto scorre, e c' è chi veglia mentre ciascuno di noi s' impegna in quello sforzo che costuituisce il suo contributo alla miriade di scambi mirabilmente sicronizzati che la Piazza ospita. Non c' è molto spazio per le sbraitanti e striminzite individualità. La Comunità accoglie, irregimenta e dispone. Cio' nonostante, non si scamperà mai all' accusa di aver inscenato un piccolo e fetente mondo borghese. Un' ideologia che non accontenta nessuno.

Eppure tranquillizza sapere che da qualche parte nel maelstrom vorticoso della cinematografia internazionale esiste ed è reperibile lo scheletro rassicurante di un Canone.

Siti da avere sempre sotto mano

Misurare la diseguaglianza nei vari paesi.

Leggere Tyler Cowen: In Praise of Commercial Culture


  1. Intro. La domanda: il capitalismo favorisce la cultura?

  2. Intro. 5 vie per dire di sì con relativi controesempi.

  3. Intro. Definizione di "Capitalismo".

  4. Intro. Popolari contro elitisti. Wells vs.Bloom. Problemi di estetica.

  5. Intro. L' argomento principale: il mercato garantisce complessità. Non è poco vista la preponderanza dell' elemento soggettivo in materia di estetica.

  6. Pessimisti e Ottimisti culturali: la sfilza dei nomi e delle scuole.

  7. Cap.1. Capitalismo e società ricche come garanti dell' indipendenza artistica: la cascata degli esmpi e la fonte delle risorse (famiglia, mecenati, università, lavoro...).

  8. Cap.1. Creatore, distributore, consumatore. Il mix delle motivazioni per produrre arte.

  9. Cap.1. I soldi come fine (es. Rinascimento, Mozart) e come mezzo.

  10. Cap.1. Teorema di Baumol: la produttività crescente rende l' attività artistica più costosa poichè in quel settore la produttività non cresce. Evidenze a confutazione. I benefici della tecnologia per la produttività artistica.

  11. Cap.1. Specializzazione e diversità. Capitalismo e varietà: esempi.

  12. Habermas contro Tyler: la cultura come Ragionamento (Platonico) contro la cultura come Competizione.

  13. Cap.1. Il mercato garantisce dinamismo e innovazione. Ma l' innovazione è anche una chiave dell' arte. Ruolo degli outsiders e delle minoranze. Esempi (neri, gay, ebrei, impressionisti...).

  14. Cap.1. Cultura di massa: TV e sport. Scarsa concorrenza, scarsa diversità. Con cavo, satellite e digitale la musica cambia.

  15. Cap.1 Il governo, meglio quando agisce come un privato in maschera. Teorema: creare burocrazia (lavori poco impegnativi) sostiene l' attività artistica.

  16. Cap.1. Europa vs. USA. Fondere e diversificare è il compito della modernità.

  17. Cap.2. Lettura e tecnologia: 3 novità epocali.

  18. Cap.2. Letteratura come ferro di lancia per gli ottimisti: il mercato funziona e la diversità si vede (esternalità delle arti visive).

  19. Cap.2. Il complesso dei bolckbuster sbriciolato da internet.

  20. Cap.2. Johnson vs Swift.

  21. Cap.3. Arti visive: tecnologie, ruolo della città e riproducibilità
  22. Cap.3. 4 città considerate come case study.

  23. Cap.3. Firenze, arte e commercio. Il ricco compra, l' artigiano produce (domanda e offerta). Firenze rispetto alla milano degli Sforza o alla Spagna dei filippi.

  24. Cap.3. Benjamini: si perde l' aura dell' opera ma si guadagna in ricchezza dell' offerta e diffusione dell' opera.

  25. Cap. 4. Musica: tecnologia distributiva e facilità di accesso oggi. La pittura si possiede, la musica no: l' indipendenza e la competizione passa dai piedi, avvantaggiato un territorio frammentato come quello tedesco (Haydn, ozart, Beethoven). Il ruolo della Hausmusik. Il rifiuto del mercato: Wagner, Schoenberg, Strawinski, Cage. La radio, dischi e produttività alle stelle. La musica contemporanea: in un mondo ricco si puo' permettersi una nicchia di soli specialisti, cosicchè anche il compositore diviene uno specialista. Rock e capitalismo: il nesso scoperto dai sovietici.

  26. Cap. 4. Contro la tesi Frank/Cook per cui la facile riproducibilità nuoce alla diversificazione.

  27. Cap. 5. 9 motivi per spiegare il pessimismo culturale intorno alla cultura prodotta nella società dei commerci 1) illusione cognitiva 2) funzione dell' anziano 3) competizione culturale 4) lo scandalo dei sensi 5) religione 6) politica della stabilità 7) multiculturalismo e staticità 8) elitismo 9) psicologia pessimista.

  28. Il pessimismo puo' far bene: meglio se preso nelle dosi che produce il mercato.

Etica ambientale

Forse la migliore in circolazione.

Ancora sulla radice cristiana dell' Europa

Introvigne.

I vizi del multiculturalismo

Pratica incompatibile con i valori dell' occidente. Lo dice Searle.

ABC: come affrontare i monopoli naturali

Poichè rappresentano le classiche situazioni in cui il mercato fallisce, ricordo a me stesso le 3 vie con cui affrontare razionalmente queste situazioni spinose.

  1. Attraverso aste che consentano di discriminare la clientela. Via problematica, in parecchi casi queste aste non esistono o sono scarsamente praticabili. La soluzione, comunque, non è indifferente agli sviluppi tecnologici. Lo stesso dicasi per una eventuale via contrattualistica.

  2. Attraverso la privatizzazione dei territori. In questo caso esiste l' incentivo ad urbanizzare efficacemente il territorio privatizzato. L' inconveniente riguarda lo sconfinamento politico da cui l' imprenditore sarebbe tentato. Concedere ampie fette di territorio a singoli soggetti crerebbe tanti piccoli sovrani.

  3. Attraverso la via coasiana: regolare e lasciar competere. La politica fissa degli obiettivi, realizza una competizione sulle proposte e controlla l' attuazione delle stesse. Meglio se gli obiettivi sono generali ed esista anche una competizione anche tra regolatori.

venerdì 8 febbraio 2008

Difesa del preference voting all' Australiana

  1. Attraverso un premio di maggioranza è possibile correggere il difetto tipico dei sistemi uninominali.
  2. Tiene conto del vettore di preferenze.
  3. Elimina la zavorra dell' intermediazione partitica consentendo l' entrata di outsider portatori di novità reali.
  4. Il premio di maggioranza stabilizza la composizione finale dell' organo elettivo.

Le mie uniche riserve riguardano il premio di maggioranza. I partiti continuerebbero ad avere un ruolo preminente. Meglio allora traslare le funzioni di questo espediente nell' elezione diretta e dsgiunta dell' organo governativo assicurando a quest' ultimo forti poteri nel campo dell' inziativa legislativa, sempre ovviamente sotto veto parlamentere. Un mix quindi tra Australia e USA.



Qui per altre controindicazioni.

giovedì 7 febbraio 2008

Globalizzazione e diseguaglianza

Le osservazioni di Becker.

Attenzione a considerare sia la diseguaglianza nei paesi coinvolti che quella tra i Paesi coinvolti.

Attenzione a sceverare la diseguaglianza dovuta all' apertura commerciale da quella dovuta allo spread tecnologico.

Per liberalizzare serve il contentino ai recalcitranti?

Boldrin, contro Giavazzi, dice che non ha senso.

Confutando il nesso causale [+libero mercato]=>[+povertà], si tenta di indebolire le pretese di Giavazzi. In alternativa e con le stesse intenzioni viene preso in considerazione il nesso: [+libero mercato]=>[+diseguaglianza].

A me sembra che il nesso da considerare sia: + libero mercato => + rischio.

Una comunità a lungo evolutasi nelle artificiose rassicurazioni del welfare all' italiana - che, tanto per esemplificare garantiva sia il posto fisso a vita che la disoccupazione a vita - è letteralmente terrorizzata anche solo da un pizzico di rischio in più. Persino la povertà è preferibile ad un rischio minimo di impoverimento relativo. I costi-opportunità sono per noi gravosissimi, se ci propongono due tariffe telefoniche anzichè una non dormiamo la notte per la paura di aver fatto la scelta sbagliata...

Senza contare che le liberalizzazioni avvantaggiano un individuo che oggi è solo "statistico" (sarò forse io? Ho le qualità e la fortuna per essere io?) mentre colpiscono un individuo ben specificato e cosciente (dal lavoratore iper sindacalizzato, ai noti percettori di rendite). Il primo rimuginerà sulle sue sorti con un filino di speranza, il secondo invece farà un baccano d' inferno.

E' per questo che, devo ammetterlo, ho l' impressione che un po' di zucchero occorra per la pillola.

Dato il sadismo e l' invidia connaturata nel genere umano, forse il miglior modo per consolare chi si ritiene a torto colpito da forme di liberalizzazione, consisterebbe nel colpire anche il suo vicino con lo stesso bastone. Mal comune mezzo gaudio: questo principio sì che tiene conto anche del "fattore culturale" senza intaccare il "fattore istituzionale".

Una strana domanda

Inclinata positivamente.

Wine, we know, gets better with age - but now it appears it tastes better the more it costs.
Researchers at the California Institute of Technology have shown that a person's enjoyment of wine can be heightened if they are simply told that it is an expensive one.
Twenty-one volunteers were asked to sample different bottles of Cabernet Sauvignon and rate the ones they preferred.
The only information they were given was the price of the wine - but in a number of cases, they were not told the real price. In one case, the volunteers were given two identical red wines to drink and were told that one cost much less than the other.
Most described the "higher priced" wine as much more enjoyable.
Researchers also managed to pass off a $90 (£46) bottle of Cabernet Sauvignon as a $10 bottle and presented a $5 as one worth $45.


Per l' economista esistono sia il Peccato Originale che la Coscienza

Mica è vero alla lettera..eh? Tuttavia:

"...in general, the results point to a few interesting aspects of human nature. One is that most of us, when tempted, are willing to be a little dishonest, regardless of the risks. Another is that even when we have no chance of getting caught, we still don’t become wild liars-our conscience imposes some limits. Finally (and what I find most disturbing), it’s clear that we have an incredible ability to rationalize our dishonesty and that justifying it becomes substantially easier when cheating is one step removed from cash. Nonmonetary exchanges allow people greater psychological latitude to cheat-leading to crimes that go well beyond pilfered pens to backdated stock options, falsified financial reports, and crony deals. Such latitude is the force behind the Enrons of the world..."


mercoledì 6 febbraio 2008

L' obesità è davvero una minaccia?

Grasso...puo' essere bello.

Leggi di mercato: ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più ricchi

Almeno negli USA.

Selezionare l' organigramma di Fahre - utopie/bussola

Criterio facile facile per selezionare l' organigramma direzionale Rai/Cultura. In particolare il personale di Fahre.

  1. Selezionare come pare a voi 200 nomi "papabili" per assumere ruoli d' indirizzo nelle trasmissioni culturali di Radio Rai.


  2. Selezionare 100 fantomatici Provibiri in grado di coprire tutto lo spettro politico.


  3. A ciascuno dei Provibiri deve essere concesso di eliminare un nominativo. I "papabili" resteranno quindi in 100.


  4. Organizzare un mercato delle scommesse. Ciascun titolo sarà costituito dall' abbinamento di un nome con una Parte Politica.


  5. Alla vigilia delle elezioni la borsa-fahre esprimerà delle quotazioni. I nominativi prescelti saranno quelli che minimizzeranno il differenziale delle quotazioni relative ai titoli dove compare il loro nominativo.


  6. Tutti i papabili esprimeranno pubblicamente il loro voto. A quel punto tutte le scommesse verranno pagate e incassate.


  7. La qualità è garantita dal punto 1.


  8. Il radicalismo è scongiurato dal punto 2


  9. L' imparzialità è garantita dal punto 5. Facciamo l' esempio di un fazioso come potrebbe essere Cimatti o Sinibaldi. Quand' anche superino il punto 2. Avranno quote bassissime sui titoli in cui appaiono abbinati al centro-sinistra e altissime sui rimanenti. Con quei differenziali saranno senz' altro scartati.


  10. L' onestà è garantita dal punto 6. Nessuno scommetterà mai su candidati per cui è elevata la probabilità che tengano comportamenti opportunistici.


Ovviamente ci sono diverse cose da mettere a punto: come raffinare il punto 1? Come raffinare il punto 2? Come definire il concetto di parte-politica di cui al punto 4? Come garantire l' esternazione pubblica di cui al punto 6? Eccetera. In ogni caso comincia ad intravedersi un barlume di democrazia economica.

Consenso climatico in allarme

New schoking data.

Malpensa, la soluzione è liberalizzare

Focus IBL.

A Teatro più spazio ai privati

Mercato e cultura.

Fisco e tangenti

Nessi.

Schioppa risana

Ma qualcuno ne dubita.

Addendum. Tra i dubitatori il più radicali non dimentichiamo il FT.

Addendum.

martedì 5 febbraio 2008

1000 modi per barare parlando di bioetica

In materia di bioetica ci sono mille modi per intorpidare la limpidezza di una discussione. Uno a cui in genere non rinunciano nemmeno persone che giudicheremmo intelletualmente oneste consiste nel porre al cento di tutto il concetto di "libera scelta" per poi pomparlo all' inverosimile in modo da esaurire ogni dibattito con la conta dei pro e i contro. "Libera scelta"...suona tanto bene! Passa subito la voglia di opinare.

Considerandomi un libertario, e quindi spesso disposto ad accettare gli inconvenienti anche gravi che comporta la "libera scelta", ritengo di avere le carte in regola per stigmatizzare una pratica talmente scorretta da sottendere quasi sempre malafede.

Se stasera facessi irruzione a casa vostra con trombette e cotillion, desideroso di festeggiare chiassosamente il carnevale, forse voi avreste qualcosa da obiettare. Che senso avrebbe opporre a queste obiezioni che la mia delibera è stata presa nella più cristallina delle ibertà informate, e che ogni ostacolo alla realizzazione delle mie decisioni sarebbe da interpretare come un tentativo di conculcare questi sacri diritti? Ho paura che questo modo di giustificarmi sarebbe accolto con risatine mal trattenute se non con veri e propri scoppi di ilarità. E' ovvio, non ha senso parlare di "libera scelta" quando "in qualche modo rilevante" coinvolgo altri esseri umani recando loro danno.

Eppure, quella risata spontanea, non si sa come mai, a molti non viene più quando non conviene più che venga, magari in materia di bioetica. Alcuni non si scomporrebbero di fronte a simili incongruenze proprio perchè per loro la "convenienza" è bussola suprema dell' agire etico. Ma per altri, ce ne sono ancora, i principi continuano ad avere una qualche importanza.

Eppure chi negherebbe che la donna non coinvolga "qualcuno" in molte delle situazioni che, secondo i più ingenui e/o bari andrebbero risolte con il metodo della "libera scelta"?

Eppure chi negherebbe che "qualcuno" sarebbe coinvolto in modo assolutamente "rilevante". Essere soppressi mi sembra un coinvolgimento abbastanza "rilevante".

Alla prima domanda si puo' anche rispondere di "no". Ma allora la questione è se quel qualcuno, quell' essere umano, esiste in quanto tale. Se quel "qualcuno" è un "qualcosa" si puo' procedere con il metodo della "libera scelta", in caso contrario la "libera scelta", diventa assolutamente irrilevante. Parola di libertario-libertino.

Una certa rilevanza (indiretta) però continua ad averla. Ci consente per esempio di capire a chi piace barare su questioni tanto delicate, chi vuole chiuderle in fretta perchè le reputa scomode e reputa minaccioso ogni uso della ragione.

Ah, naturalmente a Sinibaldi e a Soriga piace barare alla grande e lo hanno fatto per 20 minuti consecutivi. Lo hanno fatto dall' inizio alla fine, come al solito. Lo hanno fatto in coro, come al solito. D' altronde certe posizioni assurde non possono essere sostenute se non in coro, attraverso slogan martellanti e ininterrotti da far echeggiare in ambienti soporiferi per ogni intelligenza.

Scusate lo sfogo ma, essendo un adoratore semi-acritico della "libera scelta", mi tocca difendere un bene tanto prezioso dai tentativi di imbrattarlo da parte di chi lo tira fuori dalla saccoccia quando gli fa comodo dopo aver passato l' esistenza a rinnegarlo.



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Spero si sia notato come abbia potuto dire tutto quello che ho detto senza che nessuno possa mai inferire alcunchè circa le mie posizioni in materia di aborto, diagnostica pre-impianto eccetera.


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Ed ora, dopo parole che reputo di buon senso, non resisto alla provocazione introducendo la seconda mossa del baro.



Vorrei infatti considerare un altro modo per distorcere le discussioni, ovvero il tentativo di dare grande peso proprio alla parola a chi è portatore di interessi potentemente in gioco nel merito stesso delle questioni. Come puo' giudicare con sereno distacco chi si trova o potrebbe facilmente trovarsi invischiato nella partita che dovrebbe arbitrare? Eppure spesso si sorvola allegramente su questi macroscopici conflitti d' interesse pur di portare acqua al proprio mulino.



Se Tizio argomenta per una certa soluzione che, guardacaso, è anche quella che più gli conviene, le sue considerazioni saranno molto meno credibili. Questa semplice considerazione vale in tutti i campi del dibattito. Ce lo dice la ragione, ce lo dice la psicologia, ce lo dicono tutti. Cio' non toglie ovviamente che gli alle questioni sollevate da Tizio si debba pur rispondere, ma il sospetto è inevitabile e ragionevole. Chi è disposto a dare grande peso all' opinione della casa farmaceutica circa l' utilità delle medicine?



E allora ecco la provocazione, chi merita a priori ascolto più attento sulle questioni abortive? Una donna o un uomo? I soliti noiosi non giocheranno e correranno a mettersi la fetta di salame rispondendo: "entrambi". Ma chi vuol giocare ha da divertirsi. La Donna ha in ballo interessi molto forti. Anche il misogeno, bisogna dire, ma la sua è una posizione molto meno generalizzabile...

Redditi al palo

Quali?



"...I dati relativi al 2006 dell'indagine sui bilanci familiari della Banca d'Italia confermano quanto era prevedibile: gli indici di disuguaglianza e povertà per le famiglie italiane non hanno subito di recente modifiche di rilievo. Con un rischio di povertà molto superiore per i giovani rispetto agli anziani. Tuttavia, è in corso da tempo una ricomposizione interna ai redditi delle classi medie. Crescono i redditi degli indipendenti, mentre sono praticamente fermi quelli dei dipendenti, soprattutto nel settore privato. E l'euro non c'entra..."


Questa dell' euro che non c' enta niente mica l' ho capita tanto. Molto più lineare la spiegazione del Galimberti sul Sole di qualche giorno fa: poichè l' euro ha causato spinte inflazionistiche, cosa possibile per motivazioni psicologiche abbinate alla scarsa concorrenzialità dei nostri mercati, hanno soccombuto i redditi fissi.


Nei commenti che i media hanno dedicato ai dati pubblicati dalla Banca d’Italia, la responsabilità della redistribuzione a favore degli indipendenti è stata attribuita all’euro. Eppure, se prendiamo sul serio i dati della Banca d’Italia, e consideriamo anche il periodo 1995-2000, è evidente che anche ben prima dell’euro le cose sono andate decisamente meglio per le famiglie degli indipendenti. Certo, l’indagine Banca d’Italia può avere problemi a cogliere con precisione i redditi di alcune categorie, però la tendenza di fondo sembra evidente: la redistribuzione è in corso da tempo, e può essere solo in parte attribuita all’introduzione dell’euro.


Non sembra molto indicativo prendere a base di tutto il cuore dei ruggenti anno novanta. Lo sappiamo che lì si stava gonfiando una bolla mica da ridere.

Prove di sorpasso

Spagna a tutta birra.

"...non ha molto senso angosciarsi per il sorpasso spagnolo quando il vero problema è la tendenza di lungo periodo. E questa mostra chiaramente che il reddito italiano pro capite a parità di potere d'acquisto è costantemente calato nell'ultimo decennio. Sicuramente le cause saranno svariate e complesse, ma investire di più e meglio nell'istruzione potrebbe davvero fare la differenza nel prossimo futuro. Anche perché la Grecia partendo dallo stesso livello dell'Italia, ha adesso una popolazione con circa il 30 per cento in più di anni di scolarizzazione..."

Class action all' italiana

Luci ed ombre.

"...la class action italiana è utile perché abbassa i costi di accesso alla giustizia e attenua le conseguenze sociali derivanti da perdite patrimoniali di masse di piccoli investitori. Per il suo effetto preventivo rappresenta un elemento essenziale per il buon funzionamento dei mercati finanziari. Opinabile la legittimazione ad agire riservata alle associazioni dei consumatori, mentre il percorso per arrivare al risarcimento è comunque lungo. Ma l'incognita maggiore è se la nostra giustizia sarà in grado di governare controversie così complesse e difficili..."


add1. Come correggerla.

La class action sarà presto una realtà anche in Italia; Il testo approvato dal enato rappresenta una minaccia non solo per le imprese, ma anche per la tenuta del sistema giudiziario italiano; In questo Briefing Paper vengono proposte alcune modifiche per rendere migliore il testo del provvedimento; Tra i rincipali difetti dell’emendamento alla Finanziaria, la facoltà di lanciare azioni di classe viene garantita solo a un ristretto numero di soggetti autorizzati; Inoltre, rebbe opportuno ssoggettare la class action a una sorta di valutazione preventiva; otrebbe anche essere tile obbligare le parti a tentare di raggiungere un accordo prima di procedere alla ausa; Probabilmente la soluzione più accettabile arebbe quella di sopprimere interamente l testo e adottare in toto la proposta apezzone-Poretti, che di certo costituisce il progetto di legge più raffinato presentato su questo tema.


Sussidi all' editoria

Ecco dove reperirli.

lunedì 4 febbraio 2008

I 4 obiettivi di una buona politica fiscale

2 per l' efficienza del sistema e 2 per la sua moralità.

Aspettative inflazionistiche in crescita

Tutto come previsto. Una bella tassa nascosta e via.

Ribelli con troppe cause




Non sopporto più che mi si descrivano i sentimenti di indignazione, nausea, repulsa & ribellione, senza che siano prontamente abbinati con il resoconto della tipica ed immancabile immaturità di chi li prova.

Detto questo si buon ben capire come, pur sentendomi empatico alle vicende di tale Holden, mi siano risultate estranee ed intangibili quelle analoghe del clown Hans Schnier; con tutto che abbia un' opinione di riguardo per il Boll romanziere. E che sia disposto a mettere Boll sopra Salinger lo ribadsco a chi non lo ha sentito bene. Perchè sì, perchè se uno riesce a "volare basso" senza dover far ricorso a gerghi, argot, deformazioni sintattiche e sgrammatticature, tanto di cappello. Parlo sul serio. Ma ribadisco anche che "Il giovane Holden" l' ho trovato più riuscito, più leggibile, e meno intaccato dal tempo se paragonato alle "Opinioni di un Clown".

Da Holden non possiamo aspettarci niente se non che ci offra il purissimo spettacolo interiore della sua asociale e sgangherata inquietudine. L' inquietudine così com' è. Ovvero la cattiva consigliera che ti fa uscire dal solco per portarti su piste contorte, le quali, dopo averti prosciugatato ogni energia, ti depositano dove la via maestra ti avrebbe condotto facendo un passo. Una passeggiata che forse ossigena anche il resto della vita...ma beato chi puo' evitarla. Questo girovagare, visto da fuori, è persino divertente. E infatti leggendo Holden ci si diverte.

Tutto sommato Holden rimane un buon personaggio una volta liberato dall' assoluzione (vero galleggiante di piombo) che ne dette il popolo del 6 politico e dei ribelli assistiti, i quali, con l' alibi della purezza, arrivarono ad esaltarne le fughe e l' irresponsabilità(!?). Lui, anima in pena e in cerca solo di condanne.

Dall' amarezza teutonica e dai livori sociali del cattolico Hans invece ti aspetti che spunti fuori all' improvviso una nuova quadrata ortodossia, una nuova religione piena di spigoli. E forse c' è un' intera generazione che ha fatto proprio quel tragitto, lasciando alla sconcertata generazione successiva solo la possibilità di rifluire passivamente.

Il pericolo è quello di abbandonare l' ingiustificabile e magistrale imprecazione per degradare verso un "disagio da privilegiati". Mi sa tanto che Boll fallisca nell' aggirare questo rischio quando mette in scena il suo odio. L' odio per la convenzionale, inconsapevole e ipocrita letizia che permea l' ambiente sociale del protagonista, per l' ottusa dolcezza di una madre, per le rumorose e vitali risate cattoliche. Intorno al suo satirico spillone che vorrebbe tanto pungere finiscono per inanellarsi troppi cliché ormai sbiaditi e poco convincenti.

Il sentimento dell' odio deve instupidire chi lo prova. Quando l' onda morta del rancore si alza nel suo mare nero ed investe il nostro petto, ci lascia dimezzate le già misere facoltà. Se questo non accade allora la realtà non è ben resa. E nel libro di Boll non è resa bene. Se proprio non vogliamo metterci la stupidità mettiamoci almeno una paura instupidente. Ma non c' è nemmeno quella. Ah, se Hans si limitasse a bere e a precipitare invece di rivolgere la sua troppo vigile attenzione verso l' insopportabile vicino! Molta letteratura di lingua tedesca successiva sarà grande nell' esprimere l' astio per il prossimo (Bernhard è un sublime livoroso) ma l' anatomia dell' interiezione che fa Boll mi lascia freddo.

Se il companatico è di dubbio gusto il condimento però è eccelso. Per esempio, l' arte di dipingere l' epidemico degrado delle relazioni sociali che investe l' odiatore incontinente. Il tutto accompagnato da fugaci speranze di recupero e dall' iconcludente tentativo di minimizzare. Quel retrogusto della coscienza falsata, quella ingannevole e costruita sensazione dello "scolaro negligente che si trascina facendosi delle illusioni fino alla consegna delle pagelle". Per tutto cio', non c' è che dire, ho trovato in Boll un cantore ispirato.

sabato 2 febbraio 2008

Cittadinanza negoziabile

Idea bizzarra, al limite del provocatorio. Eppure a sua difesa possono essere protocollati alcuni argomenti.
  1. Facilitare la concessione del voto agli immigrati o garantirlo a tutti gli italiani all' estero? Chi è più interessato alle buone sorti del Bel Paese? Arduo dilemma che cesserà d' importunarci adottando la misura in esame.


  2. Politiche di privilegio sarebbero ostacolate dalle speculazioni inevitabili che si produrrebbero sul titolo della "cittadinanza". Cio' significa poco welfare, poca redistribuzione e, più in generale, maggiore astrattezza delle leggi.


  3. Politiche estese da parte dei governi verranno arginate dalle possibili speculazioni sul titolo della cittadinanza, nonchè dalla inevitabile selezione avversa che verrebbe a prodursi su quei mercati.


  4. Eventuali inconvenienti in materia fiscale sono solo apparenti visto che un sistema fiscale si impernia su concetti quali quello di residenza e di territorialità del reddito.


  5. I rischi alla democrazia potrebbero essere facilmente attenuati impedendo di cumulare titoli di cittadinanza.


  6. La negoziabilità del voto soffre di molti inconvenienti. Piuttosto che rinunciarvi, la negoziabilità della cittadinanza offre un' alternativa allettante. Non dimentichiamoci che nel pacchetto diritti/doveri del cittadino, il diritto di voto è preminente.


  7. Diversamente da quanto si crede, per essere implementata, una politica di tal fatta non richiede "universalità".


  8. Le quotazioni del titolo di cittadinanza offrono un criterio di valutazione della politica utilizzabile in diversi modi come alternativa al voto e alle imperfezioni di questo strumento.


  9. Jus sanguinis o Jus Solis? Altro dilemma che possiamo finalmente tralasciare. La cittadinanza dei figli si uniforma alla "titolarità" dei genitori.


  10. Verrebbe sollecitato un sentimento cosmopolita e pacifista. Il patriottismo più arcigno e retrivo subirebbe un colpo ulteriore. In assenza di "patriottismo coatto" taluni appelli al bene pubblico e al pubblico interesse perderebbero la loro presa. Anche la psicologia vuole la sua parte.
  11. Introdurre diversi gradi di cittadinanza. Un movimento verso l' ottimo paretiano.



Addendum. Variazione sul tema: vendere ai clandestini il diritto di restare.

Privatizzare gli enti locali. Deliri ultraliberisti.

Leggevo questo post tratto dal blog "Lettere ad Oreste". Nell' auto-proclamato "delirio liberista" si tenta di schematizzare una privatizzazione della politica. In realtà non si tratta di deliri, visto che si rifugge da soluzioni irrazionali, quanto piuttosto di utopie più o meno spinte.

"...perchè la privatizzazione degli enti locali funzioni, sarebbero necessarie gigantesche società di capitali in grado di acquistare tutto il territorio dell'ente locale. Il modo più semplice sarebbe offrire quote azionarie ai piccoli proprietari...".

Questa ipotesi non dice ancora niente, si ipotizza una corporation con azioni distribuite tra i cittadini. Il contenuto cruciale sta nella governance di questa impresa. Se ad ogni cittadino si attribuisce un' azione non negoziabile, oppure se ad ogni proprietario di azioni non negoziabili si attribuisce un voto, allora siamo in una semplice democrazia, esattamente come ora. Anzi, molti servizi sarebbero così "nazionalizzati".

Se invece, pur continuando a valere i vincoli del paragrafo precedente, i diritti di cittadinanza vengano riservati ai proprietari, allora siamo come in una democrazia del XIX secolo.

Ma siccome non mi sembra che l' esito auspicato sia quello appena descritto, ammettiamo pure che le azioni siano negoziabili e che la proprietà si concentri in poche mani. La gestione del territorio, si dice, dovrebbe diventare più efficiente. Vengono elencate più ragioni che sono poi tutte riconducibili alla seguente:

"...non si correrebbe alcun rischio di free-riders..."

E' difficile che "forti concentrazioni di proprietà" eliminino comportamenti opportunistici. Semmai è il contrario, ce lo dice la teoria del monopolio. In questa teoria chi offre il servizio è spinto alla notoria inefficienza e alla sottoproduzione del bene di cui è monopolista. Parecchi azionisti di minoranza sarebbero sacrificati.


L' efficienza non è mai garantita dalla semplice "privatizzazione", occorre anche la competizione.
Ben diverso il caso in cui tutte le azioni appartenessero ad un unico soggetto. Allora sarebbe possibile un urbanizzazione efficiente con eventuale rivendita parcellizzata del bene.
Resta il dubbio se la creazione di tanti piccoli sovrani non comporti dei rischi alla sicurezza.



venerdì 1 febbraio 2008

L' equità rende?

Poco, ma è meglio non dirlo. Siamo pieni di belle teorie che nessuno osa criticare. Ecco allora un' eccezione.

Capitalismi pacifisti

Estendere i commerci estende la pace.

I guai cominciano quando la felicità viene snobbata

Intervento forumistico sulla diffusione dei festini adolescenziali a base di sesso e coca.

Certi comportamenti libertini nella cui descrizione ci imbattiamo sfogliando le cronache giornalistiche contemporanee, sono collegati forse con l' egoismo crescente della nostra società?

No, non ci credo. Una buona dose di egoismo è connaturato all' uomo da sempre. Le distorsioni di cui parliamo, invece, sono relativamente recenti.

Anche concetti come "edonismo" e "consumismo" sono fuorvianti secondo me.

Faccio un' ipotesi differente supponendo libertinaggio e rilassatezza morale siano legate con la rinuncia definitiva alla propria felicità.

Il mancato bersaglio della "felicità" è un fenomeno che angustia sopratutto l' Europa, continente con una tra le popolazioni più infelici della terra.

Anche se altri popoli sono più poveri (esempio in Africa, Asia, Sudamerica), gli europei restano, al loro confronto, spaventosamente infelici. Anche se altri popoli vivono in società altrettanto convulse e ricche (USA, Giappone, tigri asiatiche), gli europei, in rapporto a loro, rimangono più infelici e pessimisti.

A questo punto bisognerebbe introdurre una distinzione importante, quella tra felicità e piacere. Il piacere lo si ottiene soddisfacendo un capriccio, è solo momentaneo anche se puo' ripetersi nel tempo. La felicità è legata inestricabilmente alla virtù e alla sua pratica.

I governi europei hanno rinunciato alla felicità per perseguire e garantire il piacere. Ma così hanno creato molti depressi con la pancia piena (è cio' che gli studiosi chiamano "sindrome europea"). Chi è affetto dalla "sindrome europea" ha come massima aspirazione quella di "passare il tempo nella maniera più piacevole possibile". Butto lì una mezza dozzina di messaggi (e relative politiche)che hanno contribuito a coltivare questa perversione dello spirito:

  1. settimana corta, lavorare poco, vacanze lunghe e frequenti, permessi facili, lavoro come male necessario. Ecco quali sono i concetti che hanno oscurato quello di "lavoro come vocazione", "lavoro fatto a regola d' arte". Trarre le conseguenze di una simile impostazione mentale è facilissimo;


  2. un lavoro brutto ma sicuro manda al diavolo la felicità e il merito personale ma consente di concentrarsi sui piaceri extralavorativi. E' questa la via perversa che l' Europa ha seguito per decenni e ancora stenta ad abbandonare;


  3. il matrimonio potrebbe essere una trappola mortale e da questo rischio ogni cittadino deve essere super-garantito. Se un pensiero del genere s' impone è chiaro che i matrimoni declinino. Peccato che il matrimonio sia anche la via più semplice per la propria realizzazione affettiva, spirituale nonchè materiale, specie per le donne;


  4. avere un figlio è come essere colpiti dalla lebbra. E chi ne ha deve essere subito soccorso a sirene spiegate quasi fosse in pericolo di vita. Un figlio è un grave ostacolo ai piaceri. Una volta che questo messaggio passa non meravigliamoci del calo demografico. In Europa è passato alla grande con le politiche assistenziali verso gli "appestati";


  5. a ciascuno deve essere garantita una vita dignitosa quand' anche in tutta quella vita non abbia fatto niente per meritarselo. Ma allora, ci si chiede, che serve più costruire una comunità, una famiglia, dei vincoli affettivi affinchè ci si prenda cura solidalmente l' uno dell' altro? Lasciatemi in pace con la mia pensione e la mia TV. Sono autosufficiente!!


  6. la religione è un fenomeno di tipica superstizione medievale e riguarda solo le persone meno consapevoli. A volte, nella difficoltà, qualcuno puo' anche ricorrervi, purchè lo faccia in silenzio, nel suo intimo e senza disturbare. L' Europa è la società più secolarizzata del mondo. Anche rispetto alle società che la superano in ricchezza e modernità;


  7. avere qualche progettucolo, guardare al futuro con un minimo di ampiezza da orizzonte, anche solo sognare ad occhi aperti, viene subito preso come una specie di delirio di onnipotenza o di ingenuità. Subito scatta l' invito a volare basso. Non sarà un caso che l' Europa abbia perso ogni leadership nel campo della ricerca e dell' innovazione. La fuga dei cervelli continua alla grande;


Se questi sono alcuni dei cardini su cui scorrono le società europee non meraviglia che la ricerca del "piacere" domini. Si è riusciti a costruire una società ricca e infelice. Per non parlare del fatto che anche quella ricchezza comincia a vacillare, almeno in senso relativo. Siamo all' estizione?

Maschere del relativismo

Intervento forumistico 30.9.2007

Esiste una filosofia relativista, ha il solo difetto di essere incoerente. Il che, per una filosofia, non è un difetto da poco. Smascherarla è piuttosto semplice: se tutto è relativo, anche questa affermazione è relativa.

Detto cio', nel linguaggio comune il termine puo' assumere diverse sfumature di significato. Nella mia esperienza ho incontrato diversi sedicenti "relativisti". Erano anche tipi svegli, non posso negarlo. E allora come si spiega la cosa? In genere si trattava di persona:

  1. che non avendo idee chiare su una questione esprimeva il suo parere etichettandolo come una "verità relativa";
  2. che volendo adottare un dispositivo prudente si trincerava dietro formule relativiste;
  3. che non essendo interessata ad una certa discussione, cercava di liquidarla al più presto affermando che "tutto è relativo", o espressioni equivalenti;
  4. che teneva per stella polare il valore della tolleranza;


Stando a queste 4 alternative, l' unica degna di essere presa in considerazione è la quarta.

Ma per dare un valore alla tolleranza il "relativismo" non è affatto necessario.

Anzi, a dir la verità, non saprei nemmeno dire se il "relativismo" sia compatibile con la tolleranza!

Essendo una filosofia incoerente darebbe un fondamento incoerente a qualunque valore voglia sostenere e così facendo finisce per nuocere alla sua causa.