mercoledì 13 ottobre 2010

Dalla burocrazia alla burogamia

The guardians of feminist purity are not amused by the idea of right-wing girl power. Rebecca Traister and Anna Holmes, for example, recently specified that members of the sisterhood may not oppose "reproductive rights" or "labor policies that would empower American women." They should be more open-minded.

Millions of women, for reasons of conscience, cannot bring themselves to support abortion on demand. According to a 2009 Gallup Poll, 49 percent of women are pro-life. Even if you are pro-choice (as I am), it is both unsisterly and impractical to organize a "women's" movement that excludes--and often demonizes--half of the American adult female population. After all, there are many other pressing issues: embattled women's groups in oppressive societies like Iran, Saudi Arabia, and the Congo are fighting barbaric practices such as child marriage, honor killing, stoning, and genital mutilation. If the women's movement would drop the purity test on abortion it would find millions of Catholic and evangelical women eager to join the next great wave of feminism: the emancipation of women in the developing world.

What about the empowering labor policies? Reasonable people disagree on which practices fit the bill. Traister and Holmes and their like-minded sisters are firm believers in "bureaugamy"--a term coined by the anthropologist Lionel Tiger to describe a society in which women are married to the state. The state provides child care, medical care, and an array of welfare services, and it mandates paid maternity leave, comparable worth, and gender quotas from the sports fields to the science labs, to the boardrooms and in the awarding of contracts. Conservative feminists are unconvinced that Uncle Sam is Mr. Right. They are suspicious of elaborate big-government "pro-woman" policies in advanced bureaugamies such as Norway and Sweden and think American women are faring as well or better in the workplace. For example,
the World Economic Forum Corporate Gender Gap Report 2010 reports that a far higher percentage of American women hold managerial and executive positions than of Nordic women.

Conservative feminism is pro-woman but male-friendly. If boys are languishing academically, if blue-collar men lose most of the jobs in the recession, or if innocent young men are falsely accused of heinous crimes--as several members of the Duke University Lacrosse team were in 2006, with campus feminists at the head of the mob--conservative feminists will speak out on men's behalf. The feminists now in power in our universities and in Washington see the world differently--as a zero-sum struggle between men and women, in which their job is to fight for women. But that is not the attitude of most women, whether conservative or liberal in political outlook. Men are their fathers, brothers, husbands, and sons; when they are in trouble, so are the women who care about them and, in many cases, depend on them.

If conservative women wish to describe themselves as feminists, and if they offer a new model of women's empowerment that large numbers of American women find inspiring, even determined feminist bouncers like Traister and Holmes won't be able to keep them from the party


Christina Hoff Sommers - Slate

Ne approfitto per ricordare un altro recente contributo della Sommers apparso sul NYT: Fair Pay Is Not Always Equal Pay

lunedì 11 ottobre 2010

Scoperta dell' America

Le fondamenta capitalistiche di un continente.

The continent, from a European standpoint, was discovered by Columbus in
1492. Motivations are difficult to evaluate, but Columbus and his crew did not
come to America for the public interest, to create a republic, nor even as
employees of his patrons, Ferdinand and Isabella, who might have had such goals.
They came for profit

George Priest

http://www.aei.org/speech/26183

Perchè nei matrimoni la donna è più giovane?

Spiegazione tradizionale: wages increase with age and hence older men are more attractive in the marriage market.

Spiegazione alternativa: The only driving force... is the asymmetry in fertility horizons between men and women.

link: http://ideas.repec.org/p/wpa/wuwpla/0402007.html

Quanto sono libere le donne degli Amish?

RISPONDE CAPLAN: quanto le sgallettate di sex and the city.

RISPONDE WILKINSON: molto molto meno delle altre americane.

Lo so che viviamo in Italia e che una domanda del genere, per il bombardamento culturale a senso unico che subiamo, risulta strana.

Anche per questo considero solo le risposte di due libertari, faccio così perchè la loro idea di libertà è meno fumosa della nostra, la "libertà" per loro non è solo un vessillo che sventola qualsiasi sia il vento che soffi ma anche un concetto ben definito utilizzabile in una discussione sensata.

Ricordo solo che la società Amish è fortemente patriarcale e pacifista. Per il resto rinvio a Google.

La domanda potrebbe essere riformulata così: "la cultura puo' mai violentare qualcuno?"
La questione è importante, ci aiuta innanzitutto a capire quanto non sia affatto scontato stabilire se il progresso ci rende più liberi, o se le donne, per esempio, fossero più libere nel medioevo oppure oggi.

Ci aiuta anche a capire che molte battaglie condotte sotto la bandiera della "libertà" farebbero meglio a passare sotto altri stendardi.

Un link con altri link tanto per cominciare a inquadrare meglio i termini della questione. L' irritazione epidermica potrebbe far sfuggire il nocciolo della contesa.

Corollario: molti libertari considerano la donna americana del XIX secolo (gilded age) più libera della donna americana di oggi.

Come ripensare l' Africa e la schiavitù

... il set up di fondo lo diedero gli storici francesi...

"... Pierre Chanu difese con vigore l' eurocentrismo degli
storici: a suo avviso, l' Europa ricopriva un ruolo guida sul resto del mondo,
una superiorità che traeva origine dalle complesse trasformazioni sociali del
Basso Medioevo. Queste trasformazioni consentirono agli europei di acquisire una
posizione straordinariamente dominante nel mondo, così dominante che, nel bene e
nel male, essi divennero i soli attori significativi... la dominazione europea
aveva radici nella superiorità dell' Europa, e se cio' fosse stato un bene o un
male non era rilevante per questionare il punto..."


... la curiosa alleanza tra "eurocentristi" e "terzomondisti"...

"... i movimenti nazionalisti dell' Africa e dell' America latina, come pure
i loro apologeti e storici per lo più d' impronta neo-marxista, nel complesso
continuavano a convenire sul fatto che il mondo non occidentale, inclusa l'
Africa, avesse svolto un ruolo passivo nello sviluppo delle relazioni atlantiche, sebbene la
prospettiva radicale e le simpatie terzomondiste rendessero questi studiosi
prossimi alla causa africana... la "passività" era compatibile con lo sfruttamento europeo del continente africano... per quanto riguarda le americhe si pose l' accento sulla durezza della schiavitù
subita dagli afroamericani, si rinforzò l' immagine dello schiavo inteso come
soggetto bisognoso d' aiuto e necessariamente passivo... anche la religione e la
cultura dei neri americano non poteva che essere spiegata a partire dalla
schiavitù...La convergenza con gli eurocentristi serviva per denunciare lo sfruttamento e
l' emarginazione delle popolazioni del Terzo Mondo..."


... ora alcune domande che s' impongono...

"E' corretto assegnare all' Africa uno sviluppo
inferiore rispetto all' Europa e indicare nello squilibrio che ne consegue la
causa della tratta degli schiavi? Gli africano parteciparono al commercio
internazionale come partner uguali o furono vittima dell' ingordigia europea?
Gli schiavi africano furono brutalizzati al punto da non potersi esprimere
culturalmente e socialmente?"


... così come s' impongono alcune risposte...

"... una seria ricerca porta a concludere che gli africani
parteciparono attivamente alla vita economica e culturale, sia per quanto
riguarda il commercio degli schiavi tra Africa ed Europa, sia come schiavi nel
Nuovo Mondo... "


... ma veniamo alla parte più interessante...

"l' analisi politico militare che mette a confronto Africa ed Europa fa emergere che erano
i primi a fissare le modalità d' interazione con i secondi. Gli europei non
possedevano la forza militare necessaria per costringere gli africani a
partecipare a qualsivoglia commercio che i loro leader non avessero voluto
intraprendere... per questo motivo si puo' ipotizzare che l' intero commercio
africano con l' Atlantico, inclusa la tratta degli schiavi, sia stato
volontario..."
... ancora...

"... infine uno sguardo attento al commercio e al processo
di acquisizione degli schiavi dimostra, al contempo, che la schiavitù era una
pratica da sempre diffusa nelle società africane, che nel loro sistema giuridico
l' istituto della schiavitù era centrale e che un numero relativamente grande di
persone fu schiavo, per un certo periodo di tempo, almeno una volta nella
vita..."


"... siccome gran parte della tratta era nelle mani delle
elites africane, queste ultime furono in grado di proteggere se stesse dall'
impatto demografico e di canalizzare sui membri più poveri delle loro società le
implicazioni negative del fenomeno..."


... facciamo adesso una capatina oltre atlantico...

"... nel complesso le fonti supportano l' idea che un numero significativo
di schiavi abbiano posseduto una certa libertà di movimento e di interazione
sociale per partecipare attivamente alla vita culturale della regione..."

"... l' incidenza culturale dell' Europa sulla vita africana,
manifestatasi attraverso il cristiasnesimo, si registra prima in Africa e solo
successivamente nelle americhe. Percio', quello che gli africani hanno contratto
dagli europei l' hanno importato spesso di propria volontà, nei propri termini e
nei propri territori, e non sotto l' annichilente influenza della schiavitù. La
società africana era tutt' altro che passiva, bensì scossa da un dinamismo che
riuscì a trasferire successivamente anche oltre Atlantico"


John Thornton - L' Africa e gli africani nella formazione del mondo atlantico - Il Mulino -

domenica 10 ottobre 2010

Pendenze pericolose

Calmati "Ruvido Giacomo"! Non riversare la tua ira funesta su dei poveri innocenti che hanno osato scavalcare le tue imperiose richieste.
Conosciamo bene il rigore della tua sferza e non vogliamo esporcivisi! Frena l' impropero, soffoca la reprimenda, rincula il tuo fulmine, abortisci la condanna, rinvia la maledizione!
Sentito da lontano il tuo lamento capriccioso, sono stato incaricato dal Consiglio Rai all' unanimità, in concerto con la Commissione di Sorveglianza, di leggere immantinente l' Educazione Sentimentale e di correre premuroso da te a riferire.
So che la mia condizione è precaria, che hai già tagliato diverse teste, che sto messo peggio di Sherazade. Eppure confido in un tentativo estremo.
Mentre due schiave nude ti faranno aria col palmizio di prammatica, il tuo buffone vedrà di mettere insieme un' invenzione per rabbonirti.
alla graziosa attenzione di G.

Non so cosa sia ma so chi ce l' ha.
Gustave Flaubert ce l' ha, per esempio.
Sto parlando di un segreto. Il segreto riguarda "l' arte di farsi leggere".
Non sarà importante quanto "l' arte di dire qualcosa che valga la pena", ma è pur sempre un valore non disprezzabile.
Crea frustrazione vedere come Flaubert si serva in modo irridente di questo segreto.
Ce lo mette continuamente sotto il naso evitando con maestria di renderlo accessibile. Ciapa la cua, ciapa la cua. Si accumulano i giri di giostra e non stringiamo mai nulla.
Eppure, là sotto, un segreto cova.
L' ho constatato ancora una volta senza fatica leggendo in fretta e furia per Giacomo l' Educazione Sentimentale. Unico aiuto, la provvidenziale stampella del podcast di Radio Tre.
***
Ma di cosa si tratta esattamente? Per poterlo specificare inutile alzarsi in volo verso il regno delle astrazioni impalpabili.
In un "amen" ci ritroveremmo col culo a terra e con le mani che impugnano solo mosche.
Meglio le vie di fatto: siccome Flaubert "ce l' ha" (e fin qui siamo tutti d' accordo), la cosa migliore è pedinarlo per coglierlo sul fatto.
***
Se non fosse per Giacomo, avrei evitato di dedicarmi a F. Il tentativo di decriptare questo autore risveglia in me il ricordo di fallimenti pregressi.
Figuriamoci che, leggendo Madame Bovary anni fa, l' avevo preso a tutta prima per uno scontato romanzo d' appendice.
Solo successivamente, e sotto la severa egida di terzi, ho maturato la mia resipiscenza.
***
Escludo che F. riesca a produrre la sua suadente nenia grazie agli argomenti prescelti.
Lo escludo nonostante la sua scelta di esplorare l' articolato e misterioso continente delle Stupidità Umana sia innovativo e in consonanza con la sensibilità di noi lettori moderni...
...lo escludo nonostante lo faccia concentrandosi su "piccoli borghesi", donne, giovani, rivoluzionari; rivelando così un intuito felice anche a distanze secolari.
No, il contenuto è pressochè irrilevante.
Tendo ad escludere anche che il segreto sia legato alla capacità immaginifica dell' Autore.
F. mi sembra parco nelle metafore, timido nelle immagini, avaro nella sineddoche.
Per carità, tutti questi artifizi si ritrovano nel testo. Ma più che dalla freschezza inventiva sono contrassegnati da una loro calibrata disseminazione.
***
Per rintracciare il suo reale punto di forza bisognerebbe concentrarsi sui "ritmi".
E' una questione musicale. O, se vogliamo usare un' altra immagine, una questione di "pendenze".
Ma come fa questo stregone ad inclinare con tanta sapienza il suo rigo in modo da metterlo in discesa e facilitare il passo del lettore?
E' un' inclinazione dolce, un falso piano che ci risparmia anche le fatiche della frenata. Non è poco! Anzi, forse è tutto.
***
Ciascuno di noi lo sa. Avere tra le mani un libro "in salita" ti sottopone ad una tortura di Sisifo.
Non fai altro che chiederti continuamente perchè mai dovresti girare pagina.
Forse solo per sobbarcarti la successiva?
Sì. Bravo pirla. Eppure, noi "lettori/soldatini", spesso la giriamo. Ci sobbarchiamo, ci sottoponiamo.
Ma i libri più infidi sono i libri "in discesa".
I libri "in discesa" abbodano e si riproducono nottetempo come conigli nelle librerie.
Qualsiasi Mente Ragioneristica è in grado di pianificare "parole in discesa".
Certo, questi libri ti sospingono in avanti, la voglia di leggerli è tanta.
Presentano però un inconveniente non da poco: ti accorgi presto che vorresti leggere una pagina diversa da quella che hai davanti.
La pagina che vorresti leggere in genere viene dopo, sempre dopo, anche dopo l' ultima.
Praticamente arrivi alla fine senza mai aver letto la pagina che desideravi. Magari la pagina che volevi leggere oggi l' hai letta ieri. E viceversa.
Sono libri che, più che la voglia di leggerli, stimolano la voglia di finirli.
Oggi non so più se dire "...l' ho letto tutto d' un fiato..." sia un vero apprezzamento.
Queste ansie non sono altro che le "fatiche della frenata". Procurano un gran mal di gambe, sono il prezzo che paga chi legge "libri in discesa".
***
Aaaah, le dolci motte flaubertiane invece...
Ti metti un falsopiano flaubertiano sotto le fette e sei a posto. Non capisci nemmeno se sei tu a procedere o è lui a rotolare via. Passeggi respirando a pieni polmoni aria buona e ti godi pure il panorama intorno.
Non devi nè rampegare, nè frenare. Hai sempre sottomano proprio quello che volevi leggere.
La pagina che apri è quella giusta! Complimenti!
A volte ti viene persino voglia di fare dietrofront, per dare una ripassata. Così, per accarezzare di nuovo il velluto della sua prosa.
Anche nel turbine delle ardenti passioni, ti senti salvaguardato dal suo spirito appollineo che ti conferisce sempre la galvanizzante illusione di avere tutto sotto controllo.
La sua capacità discreta di "accordare" la nostra attenzione a fatti e persone ci aiuta a procedere nella lettura: per ore con diletto, per giorni senza sforzo.
La genialità genialmente moderata di questo genio, consente di sopportare a lungo la sua compagnia.
Persino la 20esima puntata del podcast, che poi ti ripete solo cio' che hai già letto, mantiene una freschezza insospettata. Record!
Aveva fallito la prova del podcast gente come Svevo, Proust, Stendhal, Moravia...mica paglia.
***
Musica, ritmi, salite, discese...che nebbia! Mi sa che del segreto di Flaubert ho parlato a lungo senza dire granchè.
Forse non si può dire granchè (Proust l' ha buttata sulle virgole). Forse volevo solo dire che mi è piaciuto leggerlo e non capisco bene il motivo.
Questo, sinceramente, non mi va giù e quindi devo sfogarmi. Ringrazio Giacomino per avermi consentito di farlo.
***
Hey, Giacomino si è addormentato. Com' è tenero questo pulcino, con tutti i resti del guscio ancora intorno. Presto, rimbocchiamogli le coperte, mettiamogli il ciuccio e togliamo il disturbo.

sabato 9 ottobre 2010

Bela Lugosi - Ivano Bordon - Ed Wood - Generale Shwartzkorpf

Tra le note tenute insieme a fatica dai Gallo & the Roosters, spira teso uno scirocco che rende indolente tutto cio' che tocca.

Rivive un meridione dal genio stracco e negroide che passeggia su e giù per il corso improvvisando la giornata.

Ogni tanto impazzisce una chitarra, lo spettacolo dà la stura al pettegolezzo delle comari.

Dietro il catafalco segue la banda irretita nella marcia troppo lenta che lei stessa suona, dal corteo esala il macabro paesano, controvoglia si accompagna al camposanto compare Turiddu.

Un maledetto individualismo strega ogni strumento e lo fa procedere per suo conto.

Dall' angolo più insignificante il trombone tiene un discorso populista, qualcuno gli dà corda e si passa all' azione, ma poi emergono dissidi sulla strategia e finisce in rissa.

La tuba è in preda ad un romanticismo avariato; dapprima è solo triste e pensierosa (nessuno la caga), poi, un attimo prima di essere allontanata, incanala il suo sfogo in un bercio che ha le stigmate della malattia, gli altri si girano incuriositi per un attimo con occhi vuoti di pietà ma pieni di curiosità, c' è qualcosa da riferire durante gli aperitivi serali.

Poi lo sguardo del contrabbasso incrocia quello del clarinetto basso, si trovano simpatici, nasce un breve idillio, un effimero coordinamento, una fruttuosa divisione dei compiti che degenera presto in bisticcio e divorzio.

In questa allucinazione visionaria dovuta al caldo gli eroi che salveranno il mondo sono Bela Lugosi, Ivano Bordon, il generale Schwartzkopf e Ed Wood, a ognuno di loro è dedicato un meritato tributo.



Gallo & The Roosters + Gary Lucas - El Gallo Rojo

Celebrazioni distratte

L' Italia è unita da 150 anni, intanto il macrosopico divario tra Nord e Sud arrovella da sempre gli intellettuali e li coinvolge in quella che è stata chiamata la "questione meridionale".

In genere si pensa che il divario ci sia sempre stato e che l' Unità d' Italia non sia stata in grado di colmarlo.

Errato.

Paolo Malanima e Vittorio Daniele, con un lavoro certosino di ricostruzione, testimoniano quanto sia scorretto pensare che al momento dell' Unità d' Italia il Sud fosse economicamente più arretrato del Nord. Il divario sarebbe interamente un portato della storia unitaria, qualcosa che non esisteva prima del 1861 e si sarebbe prodotto solo dopo.

Che belle le cerimoniose parole dei "celebranti", il Presidentone da dietro il "muro" delle sue medaglie metaforiche manda in sollucchero militari e patriottardi d' ogni risma.

Eppure anche i fatti mantengono un loro fascino discreto.

O no?

http://www.paolomalanima.it/default_file/Articles/Daniele_%20Malanima.pdf

Ed emergenza fu

"... Quando i mass media s' intestardiscono su un' emergenza non c' è santo che tenga, tutti quanti tendiamo a crederci, nonostante l' evidenza contraria. E' capitato in questi anni a proposito dei morti sul lavoro: il massimo dell' attenzione dei media è coinciso con il minimo storico dei morti sul lavoro. Ed è capitato con il precariato: lo stereotipo del precariato cantato dai media, dai registi, dagli scrittori è il giovane co.co.co occupato in un call center. Ma i giovani occupati con questo genere di contratti sono l' 1% della forza lavoro totale. Anche il numero di contratti di lavoro a tempo determinato è inferiore a quello di Francia e Germania, molto inferiore a quello della Spagna. Il problema vero e drammatico è il cosiddetto "dualismo" del mercato del lavoro: gli iper-protetti e sindacalizzati che godono di tutele spesso eccessive, e gli ipo-protetti che godono di pochissime o nessuna tutela. Questa sì che è la vera anomalia rispetto agli altri paesi europei, altro che "precariato"! Tra le garanzie di cui godono i lavoratori pubblici e quelle di cui godono i lavoratori in nero c' è un abisso, ed è l' esistenza dei secondi a consentire l' esistenza dei primi, è l' esistenza dei primi a richiedere necessariamente l' esistenza dei secondi. Nessun paese ha lavoratori tanto inamovibili come da noi, nessun paese ha tanti lavoratori in nero quanto noi..."
Ricolfi - Illusioni italiche.

Ma Ricolfi e la Redazione di Fahre votano per lo stesso partito?

Certo, capisco, il concetto di "dualismo" si presta malvolentieri al romanzesco, si cala con difficoltà nella docu-fiction.

Ma ve l' immaginate Michela Murgia scrivere un libro sulle ansie indotte dal... "dualismo"? Mezzo libro se ne andrebbe solo per capire cosa cavolo sia questo "dualismo".

No, no... non funzionerebbe. E allora, siccome il dualismo non puo' essere "cantato" da poeti lamentosi, allora non esiste..

Come per magia esiste solo il "precariato"... e Mandrake.

Un gran Sgnore del Rinascimento

Non mi riferisco a uno Sforza, non alludo a un Medici.

Parlo del LIUTO, quella specie di chitarrone.

La magnificenza decotrativa della musica rinascimentale ha una genesi che merita di essere indagata, magari per comprendere meglio i misteriosi meccanismi dell' evoluzione.

Si parta con il concentrarsi su una strana bestia che a quel tempo scorazzava un po' ovunque circondata da tutti i fronzoli che generava. Parlo del liuto, per l' appunto.

Una bestia piuttosto modesta: suono debole, risonanza fessa... eppure, state a sentire.

D' istinto siamo portati a credere che gli abbellimenti lussureggianti della musica di quel tempo fossero una specie di omaggio all' abbondanza del Principe, pensiamo che riflettano la rigogliosa vitalità cortigiana.

Forse invece l' origine per il gusto dell' ornamento va cercata proprio nella natura striminzita di uno strumento poco "dotato" come il liuto.

Dall' angusta bocca del cordofono la melodia esce impoverita, poco più di un' idea, praticamente un' astrazione.

Dopo l' unghiata iniziale il liutista perde ogni controllo espressivo sul suono che riverbererà poi per conto suo fino a perdersi.

Un liuto non "canterà" mai come un violino, come una tromba, come un oboe. Non modulerà mai come la voce umana, e nemmeno urlerà le sue passioni come una chitarra elettrica.

Rivolgersi alla concorrenza consentirà al musicista un controllo totale e costante del suono, dall' attacco iniziale fino al silenzio che prima o poi inghiotte ogni cosa. Il liuto, per contro, toglie allo strumentista ogni potere espressivo fin da subito dopo l' "attacco": un terribile destino ma anche una sfida eccitante per compositori e musicisti dell' epoca.

E' come quando sulla Settimana Enigmistica uniamo i puntini per ottenere un disegno: difficile che riusciremo mai a tratteggiare dei capolavori!

Descritta la sfida, vediamo ora come fu vinta; descritto l' ambiente, veniamo ora all' adattamento.

Comiciò a svilupparsi uno strano organismo: la tecnica compositiva del "diminuito". Consisteva nell' abbellire la melodia di partenza arricchendola di particolari periferici, accellerando l' esposizione, segmentando i nuclei e accorciando i valori ritmici confidando nel fatto che i lineamenti originali della melodia stessa permanessero nell' orecchio dell' ascoltatore.

Con questo stratagemma si moltiplicavano le note da suonare, si moltiplicavano gli "attacchi" da prendere e si rinforzava quindi la densità espressiva della musica. Più buchi si tappavano, più le tare del liuto venivano occultate.

Nasce l' "ornamento" fronzoluto tipico del rinascimento.

Com' è strana l' evoluzione, com' è controintuitiva: noi crediamo che un gusto produca una certa musica, invece forse sono le caratteristiche di uno strumento che producono certa musica che produce un gusto.

Veniamo ora agli esempi in corpore vivi.

Mi avvalgo del più grande liutista contemporaneo: Rolf Lislevand. La sua tecnica sopraffina, la sua verve punkettona, la sua fantasia improvvisativa ma soprattutto una partitura "adeguata" lo aiutano a superare magnificamente il rachitismo congenito del Signore per eccellenza della musica rinascimentale.



Il cd da cui attingo è: "Diminuito" (ECM)

p.s. il post è dedicato a Mauro, mitico liutista rockettaro del Bell' Umore!

Stillava sangue

Stillava sangue quel giornale. Lo presi, lo apersi e capii.

Dopo avere a lungo intinto le loro penne nel vetriolo, F. e Cl. Mag. se le dissero e dettero di santa ragione.

Avveniva tutto al cadere di Ottobre, nell' anno del Signore 2006.

Non che prima i due si fossero ignorati. Solo che si limitavano a far cadere le loro contumelie dall' alto, a distanza di sicurezza, senza mai incrociare lo sguardo reciproco.

Io, che conosco il primo come funambolo del rigo giornalistico - ben calibrato e mai privo di sugo - e il secondo come un tipo che per quanto ami apparire compassato alla fine non riesce mai a trattenersi, mi sono appostato sugli spalti sicuro di assistere ad una tenzone cruenta ma costruttiva.

Quel che rileva qui è solo uno scampolo della discussione...ma accidenti.

Mi riferisco al formidabile argomento che quel figlio di P. di F. faceva solo balenare all' orizzonte con il sorrisino del gatto alle prese col topo. E nell' alludervi le sue famose sopraciglia leonine arcuavano ulteriormente la loro esse diabolica.

Lo manteneva saldamente nelle retrovie con esclusive funzioni logistiche proprio mentre tutti gli altri argomenti venivano ordinatamente fatti marciare verso il fronte polemico.

Mi vedo costretto ad esporlo con sintesi brutale secondo quella che ne è la mia capacità di leggere dietro le righe: poichè Cl. Mag. aveva intrattenuto rapporti intensi con Monna Letteratura cio' poteva certo fargli meritare le medaglie più scintillanti e i riconoscimenti più solenni, ma tutto cio' lo rendeva profondamente inidoneo a spiegare quanto avviene nel nostro quartierino (ovvero il Pianeta Terra, una roba che sta in fondo a destra). Questo in generale. Sui giornali in particolare.

Il nostro Literato si vede innamorato mentre scrive al caffè. Con questa predisposizione sognante infarcisce i suoi giudizi di buoni sentimenti un tanto al chilo, impenetrabile e dimentico di ogni dimensione tragica del Reale.

Costoro, dopo aver inclinato a lungo la spina dorsale sulle patrie lettere, nel tentativo estremo di vivacizzare le sudate carte e ampliare l' audience, rivolgono il loro ormai miope lume verso il quotidiano ma cio' che offrono è solo lo spettacolino di chi, dopo macerato ponzamento, improvvisa senza costrutto. Li vedi proferire le loro ingenuità accompagnandole con il fare tipico dei callidi.

Diciamoci la verità. Osservando le fanciullesche analisi internazionali dei vari Tab, M. Ov., D.F. sui blasonati tabloid, valutando la comica linea politica del Comico raffinato, soppesando lo sconclusionato programma di lotta politica del capriccioso regista, devo dire che tentenno nel liquidare all' istante un simile argomento, quand' anche non mi convinca del tutto.

E non puo' convinvìcermi del tutto certo come sono che l' arte sia pur sempre in grado di parlarci della Realtà.

Ma come conciliare due sensazione tanto stridenti?

Forse la facoltà di catturare il reale puo' presentarsi disgiunta dalla capacità di ricostruirlo cronachisticamente. La sintesi dell' opera è un dono che acceca lo sguardo quando si tratta di articolare un semplice resoconto con gli strumenti del buon senso.

Con eleganti metafore la cosa è stata espressa da un grande Lettore che fu anche grande Scrittore. Mi sia consentito di citarlo a memoria:
"...la visione del particolare illumina ed offusca lo Scrittore...In quanto scrittore mi complimento con chi si getta nelle fiamme per salvare il bambino piangente, ma stringo commosso la mano al salvatore che si ricorda di recuperare anche il giocattolo preferito dal piccolo...

...uno spazzacamino piombando dal sesto piano notò un errore di ortografia nell' insegna. Si chiese chi mai avesse potuto commetterlo...Anche noi precipitiamo verso la morte e notiamo parecchie cose sulla facciata che ci scorre davanti...

...questo incanto verso la minuzia mentre incombe il Pericolo costituisce la provvidenziale ed infantile speculazione dell' artista che per quanto corrughi la fronte resta un povero di spirito. Attività preziosa quanto lontana dal buon senso...Cercare qualcosa nel suo cuore che non sia affetto da questa santa aberrazione è cosa futile..."

Come dire: scrittori, scrivete e vi leggeremo. Ma mi raccomando: nei libri, non sui giornali

venerdì 8 ottobre 2010

Guardia e ladri in poltrona

Anyone who owns a laptop computer can now fight crime from the safety of their home and win cash prizes for catching thieves red-handed, under a new British monitoring scheme that went live this week.

The service works by employing an army of registered armchair snoopers who watch hours of CCTV footage from cameras in stores and high street venues across the country.

Viewers can win up to 1,000 pounds ($1,600) in cash a month from Devon-based firm Internet Eyes, which distributes the streaming footage, when offenders are caught in the act.


Malcontento e opposizione tra i sindacati delle Forze dell' Ordine.

http://www.reuters.com/article/idUSTRE6943YJ20101005

Benedetto il Benedetto

Benedetto Della Vedova è il primo firmatario di una proposta di legge che, in nome della pluralità, della concorrenza e del diritto del contribuente a liberarsi di una tassa anacronistica, propone la cessione al privato dell’azienda televisiva di stato.

L’iniziativa legislativa sarà illustrata dallo stesso vice-capogruppo di Futuro e Libertà per l’Italia il prossimo mercoledì 13 ottobre, in occasione della presentazione di una Bozza di Libertiamo intitolata “Privatizzare la Rai. Conviene, è giusto, si può.”

L’incontro, al quale prenderanno parte, con Della Vedova e gli autori dello studio, anche gli onorevoli Italo Bocchino e Luca Barbareschi, si terrà alle ore 11 presso l’hotel Nazionale, in piazza Montecitorio, a Roma


Un utopia? Forse.

Ma fa niente, in questo caso per me fa la differenza anche solo il dirlo a chiare lettere. E chi altro è tanto chiaro?

La magnifica ossessione





link

Humanomist

Possiamo spiegare la storia dicendo che ad un certo punto qualcuno ha avuto un' idea e il corso delle cose è mutato?

E' questa una spiegazione legittima?

Secondo lo splendido transenssuale Dreidre McCloskey, sì.

Le cause materiali non sono tutto e nelle dinamiche storiche s' insinua spesso un "ghost in the machine".

... We humanomists believe that humans are motivated by more than incentives...




Qui anticipa le sue conclusioni dettagliate nei due volumi in uscita che mettono a tema la Rivoluzione Industriale

A big change in the common opinion about markets and innovation, I claim, caused the Industrial Revolution, and then the modern world. The change occurred during the seventeenth and eighteenth centuries in northwestern Europe. More or less suddenly the Dutch and British and then the Americans and the French began talking about the middle class, high or low — the “bourgeoisie” — as though it were dignified and free. The result was modern economic growth... The outcome has falsified the old prediction from the left that markets and innovation would make the working class miserable, or from the right that the material gains from industrialization would be offset by moral corruption... The usual and materialist economic histories do not seem to work. Bourgeois dignity and liberty might... The correct explanation is ideas... The book tests the traditional stories against the actually-happened, setting aside the stories that in light of the recent findings of scientific history don’t seem to work very well. A surprisingly large number of the stories don’t. Not Karl Marx and his classes. Not Max Weber and his Protestants. Not Fernand Braudel and his Mafia-style capitalists. Not Douglass North and his institutions. Not the mathematical theories of endogenous growth and its capital accumulation. Not the left-wing’s theory of working-class struggle, or the right-wing’s theory of spiritual decline.

Yet the conclusion is in the end positive. As the political scientist John Mueller put it, capitalism — or as I prefer to call it, “innovation” — is like Ralph’s Grocery in Garrison Keillor’s self-effacing little Minnesota town of Lake Wobegon: “pretty good.”[2] Something that’s pretty good, after all, is pretty good. Not perfect, not a utopia, but probably worth keeping in view of the worse alternatives so easily fallen into. Innovation backed by liberal economic ideas has made billions of poor people pretty well off, without hurting other people.[3] By now the pretty good innovation has helped quite a few people even in China and India. Let’s keep it.

The Big Economic Story of our times has not been the Great Recession of 2007–2009, unpleasant though it was. And the important moral is not the one that was drawn in the journals of opinion during 2009 — about how very rotten the Great Recession shows economics to be, and especially an economics of free markets. Failure to predict recessions is not what is wrong with economics, whether free-market economics or not. Such prediction is anyway impossible: if economists were so smart as to be able to predict recessions they would be rich. They’re not.[4] No science can predict its own future, which is what predicting business cycles entails. Economists are among the molecules their theory of cycles is supposed to predict. No can do — not in a society in which the molecules are watching and arbitraging. The important flaw in economics, I argue here, is not its mathematical and necessarily mistaken theory of future business cycles, but its materialist and unnecessarily mistaken theory of past growth. The Big Economic Story of our own times is that the Chinese in 1978 and then the Indians in 1991 adopted liberal ideas in the economy, and came to attribute a dignity and a liberty to the bourgeoisie formerly denied. And then China and India exploded in economic growth. The important moral, therefore, is that in achieving a pretty good life for the mass of humankind, and a chance at a fully human existence, ideas have mattered more than the usual material causes. As the economic historian Joel Mokyr put it recently in the opening sentence of one of his luminous books, “economic change in all periods depends, more than most economists think, on what people believe.” Left and right tend to dismiss the other’s ideology as “faith.” The usage devalues faith, a noble virtue required for physics as much as for philosophy, and not necessarily irrational... Yet innovation, even in a proper system of the virtues, has continued to be scorned by many of our opinion makers now for a century and a half, from Thomas Carlyle to Naomi Klei... We will need to abandon the materialist premise that reshuffling and efficiency, or an exploitation of the poor, made the modern world. And we will need to make a new science of history and the economy, a humanistic one that acknowledges number and word, interest and rhetoric, behavior and meaning.


Il materialista Gregory Clark concede che gli incentivi spiegano ben poco:

Economics pulls in neophytes with a grand and exciting vision of the world: people are highly responsive to incentives, differences in incentives explain all major variations in wealth and poverty across societies, and easy institutional changes will create the incentives to launch a brave new world. This is the buzz that animates Freakonomics, the book, and now the movie. This is the vision that led Roland Fryer, Professor of Economics at Harvard University, to offer students in the New York, Chicago, and Washington, DC school systems “cash for grades.”

Deirdre McCloskey earlier in her career did stellar work advancing this program in economics — her virtuoso writings recruited me to the study of the history of economies. But having over many years considered the general problem of economic growth, and the specific puzzle of the timing and location of the Industrial Revolution, McCloskey has come to a stunning epiphany. This is that incentives explain very little of the huge gaps in wealth across the world. Growth is a cultural production, a society wide embrace of “bourgeois virtues.” Specifically, she claims, growth came because the activities of marketing, profiting, and innovating have become in our society uniquely respected, admired and praised. The rise of the Bourgeois Virtues has created societies such as those of Northern Europe, so primed for growth that even though the grabbing hand of the state is on every shoulder, people continue to produce and innovate.

I fully agree with McCloskey about the surprisingly poor ability of incentives alone to account for growth. In order to hold on to the central idea that the 10,000-year delay in the Industrial Revolution from the first appearance of settled agriculture was created by a lack of incentives, economists have to maintain the collective fiction that all societies before 1800 were run along the lines of Kim Jong-Il’s North Korea. Yet, in case after case, we find, deep in the 10,000 years of economic stagnation, fully incentivized market societies.

Go to any village in Suffolk in England in the years of the Poll Tax, 1377-81 and you will find in the tax lists an abundance of traders, craftsmen, and merchants.[1] Go to the records of Oxford University in 1500 and you will find the descendants of those traders and craftsmen, revealed by surnames such as Smith and Baker, had become within a few hundred years nearly fully incorporated into the elites of medieval society. Go to Paris in 1300 and you will find living cheek by jowl with the locals Scots, English, Italians, Flemish, and Jews. Medieval cities were hives of enterprise and industry, taxed lightly by kings fearing to kill the golden goose. London, among others, was almost as polyglot in 1300 as it is today...


tutto disponibile su Cato unbound

Recensione al Vangelo del 10.10.2010

Vangelo secondo Matteo 10, 40-42

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Altre letture.

Questa settimana è al centro il tema dell' "accoglienza". Mi viene in mente lo spinoso problema dell' immigrazione.

Una premessa: se la Chiesa avesse accolto tutto e tutti, non sarebbe durata due millenni ma un paio d' anni. La vulgata fondamentalista sul tema dell' accoglienza è piuttosto misticheggiante, se non pericolosa.

Come elaborare dunque il messaggio per estrarne un succo libertario che sia anche razionale e di buon senso?

Forse Dio ci parla raccomandandoci una strategia di vita improntata al tit for tat: fai in modo che il tuo primo approccio verso chiunque sia di accoglienza, resta in prima battuta sempre aperto all' altro, dài a tutti un' opportunità, e magari anche una seconda.

Mi sento di accettare questa lezione, ben sapendo che quanto più sarà perentoria la reazione al tradimento, tanto più la fiducia accordata in partenza potrà essere limpida e scevra da ogni pregiudizio.

Super Mario

Mario Vargas Llosa ha vinto il Nobel per la letteratura. Lo scrittore peruviano coltiva una passione politica mai sopita, spesso esterna sui media di tutto il mondo. Si è persino presentato alle elezioni.

La cosa, considerato anche il fresco Nobel, potrebbe far tremar le vene ai polsi di molti, invece:

"... difendo il capitalismo come sistema più efficiente e corretto rispetto al socialismo, come il modo migliore per salvaguardare la libertà delle persone. Vedo nella libera impresa il traino dello sviluppo, vedo nella "cultura del successo" un buon antidoto contro la "cultura del risentimento" e contro lo Stato invadente tanto caro ai pensatori che più combatto: marxisti e conservatori..."

Qualcuno puo' pensare che ne esca malconcia la teoria per cui il grande artista è sempre in affanno quando chiamato a farsi un quadro della società che lo accoglie.

Ma forse non è così, in fondo l' unico romanzo che ho preso in mano del buon Mario l' ho poi abbandonato in preda alla noia. Dopodichè tra noi non c' è stato più niente.

P.S. mi sia qui consentito ricordare, accanto a Super Mario, suo figlio Alvaro, una delle menti più brillanti del disgraziato continente latinoamericano.

giovedì 7 ottobre 2010

Limitarsi ai test in entrata

I test somministrati agli studenti delle scuole possono essere invalidi e/o inaffidabili.

Attenzione a non confondere, faccio solo due esempi per chiarirmi.

Quando pesavamo la Marghe avevamo una bilancia che indicava delle cifre sballate (invalide), non avevamo nessuna idea di quanto pesasse realmente la cucciolotta. Ma questo non ci importava, sapevamo infatti che la bilancia era affidabile e i vari pesi riscontrati nel tempo erano confrontabili. Era sufficiente.

Chissà cosa misura il QI. Di sicuro è affidabile. In altri termini: il QI misura qualcosa di preciso, non si sa se sia l’ intelligenza di una persona ma è comunque qualcosa di ben identificato.

Morale: un test inaffidabile è anche invalido ma non viceversa.

Un test invalido non misura l’ oggetto corretto. Un test inaffidabile commette degli errori di misura.

Ma i test possono essere soggetti ad altre distorsioni (bias). Se il candidato si emoziona rende meno, per esempio. Una preparazione mirata ai test è truffaldina in certi contesti.. Per non parlare dell’ “aiutino” che puo’ provenire da un “somministratore interessato”..

Anche elaborare una “scala” che dia rappresentazione fedele dei risultati ottenuti è pressoché impossibile.

Daniel Koretz è l’ uomo migliore per sviscerare al meglio le quattro difficoltà.

Io mi son fatto l’ idea che i test debbano essere impiegati all’ inizio piuttosto che alla fine del “trattamento” scolastico. Ma tale dovrebbe essere l’ uso di ogni esame. Il giudizio finale lo dà solo l’ ambiente destinato ad ospitare l’ “educato”.

Daniel Koretz – Measuring up – Harvard press

Giochi di parole sulla pelle dei poveri

Con i numeri spesso si esagera. I governi si autoelogiano
parlando del recupero di evasione fiscale, la Polizia elenca con orgoglio la
refurtiva sequestrata... ma a volte i motivi delle esagerazioni sono meno palesi.
E' difficile sentire la Chiesa dire che i poveri stanno diminuendo; o sentire la
Fao dire che le persone scarsamente alimentate stanno calando; o l' Oms
minimizzare i rischi di una pandemia; o l' IPCC rassicurarci sul riscaldamento
climatico... Perchè la Caritas, nella conferenza stampa dell' 11.2.2010,
preferisce denunciare l' esistenza di 8 milioni di poveri piuttosto che dire le
cose come stanno, ovvero che i poveri in Italia non superano i 3 milioni? Una
risposta molto semplice è che le grandi istituzioni benefiche vivono di sussidi;
se vuoi massimizzare i sussidi devi convincere governi e privati dell' urgenza
del problema, amplificare le cifre è innanzitutto una strategia di fund raising.
Una seconda risposta è che spesso chi si sente paladino di una giusta causa
pensa che ingigantirne le dimensioni aiuti a sensibilizzare l' opinione pubblica
suscitando indignazione e rivolta morale... ma questo modo di procedere è molto
rischioso: innanzitutto altera le priorità in campo (le cause nobilissime
abbondano), poi perchè, proprio per "cambiare il mondo", sarebbe meglio darne
una rappresentazione fedele... da ultimo: non è che questa "bolla" del male
anzichè instillare una "rivolta morale" finisce per procurare
rassegnazione?
Luca Ricolfi - Illusioni italiche

Mi raccomando, non pensiate che distorsioni numeriche in tema di povertà si presentino nella candida veste della "bugia".

Il demonio è più sofisticato e in questi casi diventa decisiva la perversione del linguaggio.

Il postgiudizio

Il fatto che il senso comune non sempre funzioni a dovere è una manna per gli scienziati sociali, e in particolare per i sociologi, che a quanto pare hanno maturato una speciale passione per le scoperte sorprendenti... Tuttavia, il caso più interessante è quello in cui succede esattamente l' inverso: lo studioso cerca di smentire le opinioni della gente, ma è lui che si sbaglia... puo' succedere infatti che il senso comune abbia sostanzialmente ragione e chi tenta di smontarne i pregiudizi abbia sostanzialmente torto... Facciamo un esempio: la gente crede che gli immigrati siano più pericolosi degli italiani e che gli immigrati irregolari siano particolarmente pericolosi. Politici e studiosi (non tutti naturalmente) si affannano a combattere questo "pregiudizio", considerato odioso e discriminatorio. Ma come stanno le cose? Il tasso di criminalità presso gli immigrati è tre volte e mezzo quello degli italiani... il tasso di criminalità presso gli irregolari è di 28 volte e mezzo quello degli italiani... A quanto pare non si tratta di "pregiudizi" ma di "postgiudizi".

Luca Ricolfi - Illusioni italiche -

mercoledì 6 ottobre 2010

Felici nella fede

Gli studi sulla felicità sono sempre sibillini, è difficile indagare un sentimento tanto intimo.

Forse solo il suicidio smaschera le molte ipocrisie, per questo mi sembra giusto dare la precedenza agli studi che se ne occupano.

Sembra che la religiosità (monoteista) delle persone le difenda effettivamente da quella disperazione che conduce al suicidio.

http://epiphenom.fieldofscience.com/2010/10/suicide-age-and-poison.html

http://epiphenom.fieldofscience.com/2010/10/religion-and-suicide-patchy-global.html

In che cosa la scienza ricorda la Religione?

Nello scarso potere che ha quando è chiamata a smontare le credenze altrui.

martedì 5 ottobre 2010

Kant e Darwin

Secondo Kant il mondo presenta un ordine e questo semplice fatto, sebbene non dimostri alcunchè, spinge la nostra intelligenza a pensare l' esistenza di un Dio ("... by the constitution of our cognitive faculties...we are absolutely incapable of forming any concept of the possibility of a purposively ordered world unless we think a highest cause operating designedly..."). Darwin invece ci spiega come l' ordine possa emergere dal caos. Non sappiamo cosa pensasse Darwin circa l' esistenza di un Progettista. In fondo perchè mai Kant e Darwin dovrebbero essere incompatibili, il Dio kantiano per perseguire l' ordine di cui sopra potrebbe essersi servito dei mezzi così ben illustrati da Darwin. Il fatto è che gli argomenti di Kant sono di ordine cognitivo, gli argomenti di Darwin sono empirici, non potranno mai scontrarsi finchè noi non stabiliamo in che rapporto sono tra loro "ragione" ed "esperienza".

Sean Greenberg

Perchè Giuliano Ferrara non riesce a starmi antipatico

Perchè in fondo lui lo sa... non lo fa quasi mai ma in fondo è uno dei pochi che lo ammette...

... e lo dice chiaramente, per esempio in questo editoriale:

"...tutti sanno che le migliori idee dopo il New Deal sono venute dalla destra liberista e libertaria, che si tratti di tasse, libero commercio, promozione dei consumi, analisi sociale, filosofia dell’autonomia individuale, della responsabilità e della libertà del cittadino...»

lunedì 4 ottobre 2010

Recensione al Vangelo del 3-10-2010

Mi piacerebbe spendere ogni settimana un paio di parole sul "Vangelo" che verrà commentato in Chiesa nel corso della liturgia domenicale. Una specie di rubrica fissa, e chi vuole prendere la staffetta si accomodi.

La mia non potrà mai essere una riflessione volta ad enfatizzare i valori evangelici nel quadro dell' Ortodossia, chi vuole ascoltare qualcosa del genere è giusto che vada a Messa.

Mi interessa piuttosto una breve analisi che consenta di vedere come una Voce tanto antica come quella delle Sacre Scritture sia in grado di stimolare anche l' intelligenza contemporanea e secolarizzata, a patto che quest' ultima sia disposta all' ascolto evitando la fuga nella caricatura.

Mi atterrò al rito ambrosiano, qui avete a disposizione la Parola di Domenica 3 Ottobre, val la pena di leggerla poichè in seguito ho intenzione di chiosare proprio quel testo.

Il Vangelo talvolta esprime messaggi dalla radicalità sconcertante, questo che abbiamo davanti è proprio un caso esemplare. Chiunque ascolta le parole di Luca reagisce d' istinto con un "ma non esagerari per favore!...".

A conferma che non siamo di fronte ad iperboli, il Celebrante ha ribadito che quelle parole che sembrano così sprezzanti nei confronti di ogni buon senso vadano intese alla lettera. Ha aggiunto, bontà sua, che nessuno di noi sarà mai all' altezza di osservare in simile comando, a meno che non sia assistito dalla Grazia.

In questo senso il Don che predicava coglie nel Vangelo una radicalità ancor più spinta di quella che ero pronto a concedere.

Secondo me, infatti, esistono non poche persone in grado di altruismi tanto estremi. Esistono eccome.

Forse nel loro caso la Grazia nemmeno è necessaria. Forse neanche il cattolicesimo è necessario per sviluppare un amore tanto ardente verso il prossimo (nemico compreso). Il comando dell' amore, poi, è comune a molte forme di spiritualità, anche anteriori al cristianesimo.

Cosa ci dice allora di specifico il cristianesimo? Qual è il ruolo della Grazia che anche una mente secolarizzata deve giocoforza ammettere?

Mi siano consentiti un paio di rilievi utili per la conclusione che seguirà.

Quando vedo una persona che "perdona ed aiuta il suo peggior nemico" non posso ancora dire di essere di fronte ad un altruista. Sembra strano ma se ci pensate bene è proprio così.

Quando sono davanti a chi licenzia i suoi dipendenti non posso ancora dire di essere di fronte ad un egoista.

Nel primo caso potrei avere a che fare con un esibizionista per cui il "perdono" offre un allettante palcoscenico; per lui non si tratta di un sacrificio bensì di un godimento, in questo caso l' atto di perdono potrebbe essere ricercato come forma di un po' perversa di piacere e quindi di egoismo.

Nel secondo caso potrei trovarmi di fronte ad una persona riluttante nel dar corso alla sua decisione ma consapevole di farlo per il bene dell' azienda ed in ultima analisi della società.

Questi sono due casi particolari che danno solo un' idea di quello che ho in mente.

Ma quello che ho in mente puo' essere illustrato in una forma più generale.

Gli economisti ipotizzano nei loro modelli che l' Uomo sia un egoista razionale. Sono forse degli scettici realisti? No, optano per quella soluzione solo perchè garantisce un' analisi più potente.

Fateci caso, i loro modelli sono in grado di non escludere pratiche altruistiche. I comportamenti altruistici, infatti, possono SEMPRE essere spiegati in termini egoistici.

Fatemi un esempio di gesta generose e vi riformulerò la storiella in termini egoistici. Nulla di più facile, basta fare delle assunzioni ad hoc sull' interiorità del protagonista.

In altre parole: l' altruismo è un modo dell' interiorità e non ha molto a che vedere con le azioni messe in campo; se ci limitassimo a quelle nulla vieterebbe di interpretarle in termini egoistici.

Ma chi ha accesso all' interiorità più recondita del nostro animo? Chi puo' giudicare se una pratica è egoista o altruista? Nessuno, a volte nemmeno l' interessato: chissà quante volte dietro un "Buono" si nasconde un "Narciso"! Chissà quante volte il "Narciso" si crede un "Buono"! Basta rinunciare all' introspezione per ingannarsi.

Nessuno, dunque. Tradotto nel linguaggio del cristianesimo: nessuno tranne Dio.

Tutto cio' ci porta allo specifico del cristianesimo: fai il bene e non giudicare.

La Grazia è concessa all' uomo per fare il bene ma non esiste per lui una Grazia sufficiente che lo renda in grado di giudicare il prossimo.

Ecco un messaggio, questo sì, che è solamente e autenticamente cristiano.

Mi sembra infine di poter dire che il Vangelo che abbiamo letto è da interpretare molto più come un' ingiunzione all' animo che non un invito a specifiche azioni. In questo senso e solo in questo senso il Cristiano parla dicendo parole che nessuno ha mai detto prima.

***

Bene, qualcuno ha forse voglia di prendere la staffetta e di commentare la Parola di settimana prossima e reperibile al link sopra?

Università in subbuglio

Università: tempo di riforma, tempo di manifestazioni.

Anche stamattina, un po' ovunque, Università in subbuglio.

Da dove partire per capirci qualcosa senza perdere troppo tempo? Avanzo una proposta.

Ma è poi vero che l' Italia mette poche risorse nella sua Università? La spesa per studente sembrerebbe appoggiare quasta recriminazione ma Roberto Perotti ha scritto un libro, - L' Università truccata - che piace tanto alla Destra ma che dovrebbe leggere anche la Sinistra, in cui si fa notare come, considerando solo gli studenti che frequentano, la spesa per singolo studente balza ai primi posti. Se poi vogliamo dare peso alla spesa per laureato, allora le cose peggiorano ulteriormente; notiamo infatti l' estrema improduttività dei fondi stanziati dal nostro paese nell' istruzione superiore. Qualcuno è autorizzato a trarre considerazioni paradossali: l' Italia spende poco per l' Università ma, se operasse oculatamente, dovrebbe spendere ancor meno per evitare di buttare risorse in un pozzo nero. Una conclusione più meditata ci porta a dire invece che l' Italia spende poco ma è bene che lo sforzo prioritario in questo campo sia innanzitutto quello di migliorare l' efficienza della spesa. Le lamentele dei Rettori hanno un senso ma nel nostro Paese non appaiono certo prioritarie prioritarie.

Luca Ricolfi - Illusioni italiche

Tassare i ricchi

Perchè è solo populismo?

Perchè, per quanto sia vero che un ricco puo' permettersi uno sforzo in più, probabilmente lavorerà meno.

E quando un ricco lavora un pochino meno, molto spesso una marea di poveri non lavora per niente.

http://www.nytimes.com/2010/10/10/business/economy/10view.html

Estremismo numerico

Con i numeri spesso si esagera. I governi si autoelogiano
parlando del recupero di evasione fiscale, la Polizia elenca con orgoglio la
refurtiva sequestrata... ma a volte i motivi delle esagerazioni sono meno palesi.
E' difficile sentire la Chiesa dire che i poveri stanno diminuendo; o sentire la
Fao dire che le persone scarsamente alimentate stanno calando; o l' Oms
minimizzare i rischi di una pandemia; o l' IPCC rassicurarci sul riscaldamento
climatico... Perchè la Caritas, nella conferenza stampa dell' 11.2.2010,
preferisce denunciare l' esistenza di 8 milioni di poveri piuttosto che dire le
cose come stanno, ovvero che i poveri in Italia non superano i 3 milioni? Una
risposta molto semplice è che le grandi istituzioni benefiche vivono di sussidi;
se vuoi massimizzare i sussidi devi convincere governi e privati dell' urgenza
del problema, amplificare le cifre è innanzitutto una strategia di fund raising.
Una seconda risposta è che spesso chi si sente paladino di una giusta causa
pensa che ingigantirne le dimensioni aiuti a sensibilizzare l' opinione pubblica
suscitando indignazione e rivolta morale... ma questo modo di procedere è molto
rischioso: innanzitutto altera le priorità in campo (le cause nobilissime
abbondano), poi perchè, proprio per "cambiare il mondo", sarebbe meglio darne
una rappresentazione fedele... da ultimo: non è che questa "bolla" del male
anzichè instillare una "rivolta morale" finisce per procurare
rassegnazione?
Luca Ricolfi - Illusioni italiche

Mi raccomando, non pensiate che le rappresentazioni infedeli in tema di povertà si presentino nella candida veste di "bugie".

Il demonio è più sofisticato e in questi casi diventa decisiva la perversione del linguaggio.

domenica 3 ottobre 2010

Il “Che” colpito e affondato

Figo questo libro: Alvaro Vargas Llosa, The Che Guevara Mith and The Future of Liberty.
Per carità, solo 9 dollari, niente di impegnativo.
Ma è scritto con la verve tipica del vispissimo primogenito di Mario.
Uno che lubrifica meravigliosamente il discorso soggiogandoci a quella che altrimenti sarebbe solo una pallosa trasmissione di notizie documentate.
Forse qualcuno se lo ricorda alle prese con altri 4 baldi intellettuali nello scoppiettante volumetto "Manuale del Perfetto Idiota Latino Americano".
[incredibilmente tradotto anche in italiano da Bietti, forse perchè siamo un paese pieno di idioti Italo/Latino Americani].
****************
Il "Che" è stato un vero mito, lo sappiamo.
Alvaro si stupiva solo di come in molti lo coltivassero anche dopo la fase pre-adolescenziale.
Ammirazione che ha fatto del combattente "contro il capitalismo" una lucrosa "brand" del capitalismo.
La figura del Comandante viene tenuta d' occhio da quattro postazioni.
La prima inquadra la sua crudeltà (spesso inutile).
A quanto pare il Che in battaglia era una spietata "macchina di morte".
Tutti i momenti i suoi poveri e affaticati companeros erano impegnati in esecuzioni sommarie ordinate dal Capo.
Ma nelle boscaglie le cose si dissimulano e la realtà trasfigura nella leggenda.
Molto meglio osservare le attitudini naturali del Nostro quando assunse la direzione della prigione La Cabana (da allora nota come El Inferno).
La seconda prospettiva ci mostra lo "stalinista puritano" e le sue manie da stalinista puritano.
Proibito il gioco, il sesso, l' alcol...proibito tutto. Tranne la colletivizzazione compulsiva di ogni risorsa.
In altre parole veniamo a conoscenza di quanto il Che fosse vicino ai nemici che combatteva.
La sicumera ottusa con cui enunciava le sue utopie oggi fa correre un brivido a chi la ricorda.
Nessun dubbio nella sua mente circa l' esigenza di creare uno stato totalitario ed oppressivo. E' la Revolucion, baby (gli accenti metteteli voi).
Il legame con l' URSS fu voluto fortemente da lui.
Almeno finchè non si rivolse alla Cina apparendogli l' URSS un paese in cui andavano diffondendosi pericolose pratiche capitaliste

 

Fortunatamente a Cuba i ruoli di maggiore responsabilità furono assunti da Castro (un uomo essenzialmente opportunista, diversamente dal Che).
La Terza prospettiva ce lo fa vedere come cattivo capo in tempo di pace.
Sovrintendente a tutti i collassi cubani, ministro di tutte le carestie, la sua ignoranza nelle materie economiche è oggi diventata un proverbio (vivacemente alimentato tra frizzi e lazzi dai suoi autorevoli ex sottoposto).
La quarta prospettiva mi fa cadere braccia e calze. Anche il genio militare del Che viene questionato.
Mazzette per entrare a Santa Clara e solo fallimenti altrove (Nicaragua, Haiti, Panama, Bolivia, Congo...).
Laddove intervenne ricevette scarso aiuto dalle masse contadine disorientate e consentì, come era facile prevedere, alle dittature militari di rinsaldarsi e diventare più spietate abbandonando i barlumi di riforma intrapresi.
Scarsa consolazione, al Che viene riconosciuto un "coraggio disorganizzato", una passione semidilettantesca (il suo scritto "Guerilla Warfare" non è certo libro di testo nelle Accademie Militari) appena sufficiente a sfangarla contro l' esercito corrotto e demotivato di Batista.
Un pamphlet distruttivo che lascia solo cenere?
No, la chiusa è un commovente omaggio a Juan Bautista Alberdi, rivoluzionario vincente che non uccise mai una mosca e contribuì a fare dell' Argentina di fine 800 un paese che stracciò tutti i record.
Alvaro si mostra preoccupato per il suo amato continente Sudamenricano. Come è importante la giusta "mentalità" per uscire dalle ambasce nelle quali ora si trova!
Il messaggio è questo: finchè l' icona del Che campeggerà ed Alberdi sarà poco più che uno sconosciuto potremo aspettarci solo il populismo dei Chavez e dei Morales accompagnati nelle loro gesta dal trombone ammaccato suonato dai Galleano/Minà

sabato 2 ottobre 2010

Promozioni a casaccio

Immaginatevi di imbattervi in un' impresa dove tutti i posti strategicamente più importanti siano occupati da incompetenti.

Da questo semplice fatto potete riconoscere immediatamente il principio che informa le politiche del personale in quell' organizzazione: promuovere ad un posto di più alta responsabilità chi ha fatto bene nel suo incarico precedente.

Come mai un principio tanto di buon senso sfocia in esiti così perversi?

Il fatto è che un' organizzazione del genere raggiunge il suo equilibrio solo allorchè i posti a disposizione sono ricoperti da incompetenti.

[si ipotizza che salendo nella carriera i nuovi posti occupati richiedano competenze almeno in parte differenti rispetto a quanto si faceva prima]

Corollario: promuovere a casaccio è più efficiente.

La cosa è stata dimostrata matematicamente a Catania (vedi anche qui), che si è così portata a casa il meritato IgNobel.

Il principio di fondo era già ampiamente noto.

D' altronde il dubbio sorge spontaneo, chi sa fare bene una cosa forse è meglio che continui a farla!

Sognando sotto il neon

Chi è stato a New York dovrebbe ormai conoscerne il suo segreto: il disordine creativo.

NY è oggi cio' che l' Italia fu nel Rinascimento, cio' che Parigi fu nella Belle Epoque, cio' che fu Vienna nalla prima parte del Novecento.

I pedoni attraversano allegramente con il rosso ubbidendo a regole più profonde che i neofiti cercano di ricavare in qualche modo.

Si fa colazione con una torta di mele marciando a passo di carica verso l' ufficio... oppure leggendo i giornali dal "portatile" mentre si succhia il caffelatte con la cannuccia dello starbucks.

Una Avenue sberluccica e la parallela è un antro infido.

Nel buco affianco al centro commerciale avvenieristico campa il negozietto che accatasta e vende frutta+giornali+cosmetici +...(a Brenno Useria mia zia aveva un' attività altrettanto obsoleta, ha chiuso vent' anni fa).

La storia la sappiamo, farsi illustrare il filo di perle dall' ossequioso commesso in ghingheri di Tiffany fa solo bene alla salute; ma è una goduria anche essere serviti all' una di notte dal cinesino nevrotico che nel dely sotto l' albergo ci approvigiona con una pesca (recuperata -freschissima! - dietro le confezioni dei collant Omsa). Proprio quello che ci mancava prima di dormire.

Bombay e Zurigo collassano in quel fantasmagorico buco nero che è NY, limousine guidate da neri in divisa e sulki guidati da "graduate" che arrotondano spuntano da ogni dove (spesso in contromano).

Questi trgloditi che vivono e lavorano perlopiù con i cavi scoperti hanno insegnato al mondo a "connettersi"!

La Chiesa in garage e la prostituta nell' attico tengono viva la fiamma dell' Occidente.

Intanto il taxista ti chiede la strada.

Intanto Tom Cruise esce da Cipriani e tappa un buco allo stomaco al baracchino con un Pretzel.

Laggiù ci sono le gang ed è meglio non andare la sera, ma qui a Manhattan ci sono i ventenni più gentili del mondo! Quasi quasi ti salutano come se li incrociassi sui sentieri di montagna.

Ci sono stato a NY, ma avrei potuto tranquillamente non andarci mai: la "sapevo" a memoria.


Un capitolo a parte è la Metro scassatissima:

"... a roaring, breathing place. A place to reflect, scheme, mourn, groove or dream under neon light pressed hard agaist you neighbors. A secular underground temple encourages endless celebration and aknowledgement..."

Lo dice un pendolare di lusso, Roy Nathason, che alla metro di NY dedica la sua ultima musica: un pezzo, una fermata.

Sì perchè, se la scienza ha già tentato di spiegare come dal... "letame nascano i fior", Roy Nathason ci rifà la lezione in musica.

Come è possibile suggere in succo da una simile Mela senza risentirne l' ebbrezza al cospetto del suo sghembo sax?

Ecco un assaggino tanto per gradire...

venerdì 1 ottobre 2010

In gita con photoshop nei quadri del maestro





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Riabilitatazione

Sfruttando la teoria delle aspettative razionali donald Wittman tenta di riabilitare la democrazia.

Io, elettore, so bene che il controllo democratico che potrò esercitare sarà scarso e tengo conto razionalmente di questo sapere quando voto.

Ottima difesa, Democrazia e Mercato 1 a 1.

Eppure qualcosa - il concetto di irrazionalità razionale - potrebbe ancora far pendere il bilancino in favore del mercato.

Come mai da noi non se ne parla?

Film girato da un uomo con credenziali di sinistra impeccabili... ha scelto questo soggetto per un senso di colpa: manda i figli alle scuole private e, ogni giorno che passa davanti alle scuole pubbliche, sente di tradire con la sua scelta i ragazzi che non hanno altra scelta... Il film racconta la storia di cinque ragazzi (di quartieri poveri come Harlem o Bronx) che cercano disperatamente di entrare in una delle scuole "charter" americane. Le scuole charter sono scuole con una limitata autonomia e flessibilità operativa e sono le uniche capaci di fornire un'educazione di qualità decente nei quartieri più poveri. Le scuole charter sono anche il nemico giurato dei sindacati scuola americani, perché in quelle scuole le garanzie sindacali sono minori. Un allargamento delle scuole charter significa una riduzione di potere che i sindacati non possono accettare... Scuole charter: come è che in Italia non se ne parla? Funzionano meglio e costano quanto quelle pubbliche tradizionali. Introducono elementi di valutazione del rendimento degli insegnati e delle scuole stesse, possono licenziare insegnati inefficienti e pagare di piu’ quelli migliori. Insomma, fanno le cose che tutti sanno che funzionerebbero se si facessero.

Più fondi?

... tutto l' occidente si somiglia.

Irrazionalismi perfettamente razionali

Ci sono persone a cui piace essere sempre quadrati e razionali, persino quando un atteggiamento del genere non è strettamente richiesto. In fondo, nelle discussioni da bar ci si potrebbe un po' rilassare e godersela.

Si puo' dire che "gusti" del genere siano ben strani!

Alla maggioranza delle persone che conosco infatti piace esprimere quelle idee che sentono dentro di sè come vere, quelle idee che trovano significative e autentiche. Senza star lì troppo a vedere che tutti gli argomenti siano impeccabili.

Anch' io spesso cedo a questa tentazione. Ma perchè poi vogliamo chiamarla "tentazione"?

All' innamorato non interessa essere coerente: deve urlare le sue passioni costi quel che costi!

All' ideologizzato non interessa essere coerente: deve urlare le sue verità ideologiche costi quel che costi!

Allo scienziato non interessa essere coerente: deve urlare cio' che ha visto costi quel che costi!

Costi quel che costi? Bè, non proprio. A volte il costo è eccessivo e facciamo marcia indietro.

Il bene che ci occorre per alzare al cielo il nostro insopprimibile "ululato" è l' IRRAZIONALITA'. Dobbiamo comprarlo al mercato, ma quanto costa?

Dipende, ogni caso è un caso a sè.

Sicuramente all' "elettore" l' IRRAZIONALITA' costa meno che al venditore/compratore!

In altri termini, in democrazia l' IRRAZIONALITA' costa meno che in economia.

E' il motivo per cui la Democrazia è meno efficiente del mercato! Quando voto mi lascio andare ad istinti ideologici, la cosa è piacevole, compro parecchia IRRAZIONALITA', mi serve e mi costa così poco!

Ma se sono in ballo i miei interessi concreti allora calma, il prezzo dell' IRRAZIONALITA' s' impenna e devo procedere con cautela.

Si badi bene che tutte le strategie di comortamento personale che ho abbozzato sono perfettamente razionali.

E si badi bene anche a non confondere la RAZIONALITA' con l' IGNORANZA.

Prendiamo ancora la politica, tanto per esemplificare e capirsi.

L' ignoranza è una componente insopprimibile in ogni affare umano, ma l' uomo razionale la tratta razionalmente, esempio: i politici "mangiano", io votante razionale lo metto già in preventivo anche se probabilmente non saprò mai dove come e quando "mangeranno" alle mie spalle. Questa razionalità del votante protegge l' efficienza della democrazia.

Purtroppo, come dicevo sopra, al votante democratico l' IRRAZIONALITA' piace e costa talmente poco da irrompere prepotentemente sulla scena e pregiudicare una buona parte delle protezioni garantite dal trattamento razionale dell' ignoranza.

***

Domanda: quanto costa l' IRRAZIONALITA' in ambito religioso?

E in ambito scientifico?

E nelle discussioni in internet?

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giovedì 30 settembre 2010

The Era of Expert Failure

Ironically, whenever government experts fail, their instinctive reaction is to ask for more power and more resources

Article on articles about scientific articles

Carino!

Il Killer del multiverso

Il blogger berlic si chiede se tornare indietro nel tempo e uccidere Hitler, ben sapendo cosa è destinato a fare, ci qualifica come assassini.

Io direi di sì.

Gli esperimenti mentali con la macchina del tempo sono capziosi poichè la macchina del tempo è un oggetto incoerente, perlomeno per la concezione che comunemente si ha del tempo.

Per poter pensare ad una macchina del tempo come a qualcosa di ben definito, e dunque per dar corso all' esperimento mentale, occorre abbracciare una B-theory del tempo.

In una B-thery posso "tornare indietro" e far fuori Hitler impedendogli di avere un futuro: ma non si tratta di un futuro che riguarda il nostro universo (quello è intoccabile)!, bensì l' universo parallelo in cui la macchina del tempo avrebbe proiettato vittima e carnefice per consentire l' assorbimento dei "nuovi" comportamenti.

E chi puo' dire che in quell' universo, dove Hitler muore da giovane, non sarebbe stato un pacatissimo imbianchino?

Ma questo genere d' interrogativi puo' valere per qualsiasi persona assassinata: chi puo' sostenere con certezza che la vittima non sarebbe stata a sua volta un assassino? In questo caso sarei solo il suo "giustiziere anticipatario"! Giustiziare prima o dopo nella sostanza è lo stesso.

Nessuno accetta però una logica del genere ed è per questo che opto per considerare un omicidio alla stregua degli altri l' assassinio di Hitler perpetrato avvalendosi della macchina del tempo.

P.S. comunque, accettando le incoerenze per amor di discussione, farei fuori Mao e Stalin prima di prendermela con Hitler.

mercoledì 29 settembre 2010

Chi conosce più da vicino il buon Dio?

In genere atei a agnostici, almeno nel paese più religioso dell' Occidente, gli USA.

Sono loro a saperne mediamente di più in fatto di teologia e storia delle religioni, e questo vale soprattutto per i cattolici.

E' quanto afferma l' ultimo sondaggio della Pew Forum on Religion and Public Life.

Riesco anche crederci.

Qualcuno potrebbe un po' frettolosamente interpretare i dati vedendoli come una conferma del suo credo: se conosci Dio lo eviti.

Come magra consolazione spero che costoro perlomeno si uniscano a chi lotta per l' ora di religione.

In realtà i dati che abbiamo in mano restano coerenti con quanto dicevamo poco fa, peccato infatti che i risultati non siano aggiustati in base al livello d' istruzione, ho l' impressione che l' esito sarebbe capovlto senza problemi.

Osservando il panorama generale restano due ipotesi per spiegarsi il comportamento di molti credenti:

1) Ignoranza razionale;

2) Metateismo;

Ma quando per un cattolico si puo' parlare di ignoranza razionale?

Bella domanda, devo ammetere che lo ignoro.

add1: A conferma di quanto dicevamo nel post: Those who graduated from college also did much better than those who hadn't, and the reearchers conclude that education level is "the single best predictor of religious knowledge."

add2: un commento pertinente.

martedì 28 settembre 2010

Più fondi per la dis-educazione

Peter Thiel finanzia con 100.000 dollari gli studenti che abbandonano il Collage per aprire un' impresa.

Siamo all' incentivo del dropping out!

Recentemente sia il Corriere (Dario Di Vico) che il sole (Marraffa) si sono occupati dei lavori vittima di un' ideologia tra le più perniciose: quella dell' istruzione superiore per tutti a tutti i costi.

Chi oggi non si sente "incompleto" senza una laurea?

Ebbene, costoro sappiano che con quella laurea forse avrebbero avuto una vita diversa. Difficilmente avrebbero però delle competenze in più.

Learning how to learn

Teachers of useless information often seek refuge in the "learning how to learn" story. But the facts are not on their side. The psychological literature on "fade out" essentially finds that mental atrophy is the rule. You can temporarily raise IQ, but it "fades out" in a few years. Furthermore, the psychological literature on "transference" of learning from one area to another finds surprisingly weak evidence of it. Since education has a long-run effect on earnings, but only a short-run effect on learning ability, we've got to look elsewhere for answers...

Se la scuola insegna cose perlopiù inservibili, se non puo' insegnare ad imparare, a cosa serve? Forse a lanciare segnali.

Cosa significa "lanciare segnali".

Quando regalo un anello di fidanzamento alla mia morosa non lo faccio perchè ci piacciono i brillanti. Infatti, se per qualsiasi ragione il prezzo dei brillanti dovesse crollare, non sarei più interessato ad un anello del genere.

Detto in altri termini:

"Which would do more for your career: A Princeton education, but a Phoenix diploma, or a Princeton diploma, but a Phoenix education?"

Religione e pornografia

La religiosità e i suoi sensi di colpa come scudo efficace a mali peggiori.

While researchers have found a negative association between religiosity and pornography use, little, if any, research has examined the specific aspects of religiosity that might be related to the use of pornography. Therefore, the purpose of this study of religious young men was to compare those who view pornography with those who do not on indices of (a) family relationships, (b) religiosity (i.e., beliefs, past/present personal religious practices, and past family religious practices), and (c) personal characteristics (identity development, depression, self-esteem, and drug use). Participants were 192 emerging-adult men ages 18–27 (M age = 21.00, SD = 3.00) attending a religious university in the Western United States. While they all believed pornography to be unacceptable, those who did not use pornography (compared to those who did) reported (a) higher levels of past and recent individual religious practices, (b) past family religious practices, (c) higher levels of self-worth and identity development regarding dating and family, and (d) lower levels of depression

La Marghe prende e va al mare

La sorprendente uguaglianza

Il benessere delle regioni meridionali è inferiore o uguale a quello delle più ricche regioni settentrionali?

Guardando ai redditi non c' è storia: se la nostra vita è dura, il sud è di fatto alla fame.

Quando scoppierà la rivolta, mi chiedo?

In realtà basta fare i conti un po' meglio, considerare tre elementi che di solito sfuggono:

1) costo della vita;

2) sussidi ricevuti;

3) tempo libero...

... per accorgersi che il tenore di vita al sud e al nord è praticamente lo stesso.

P.S. il terzo elemento vi lascia perplessi? In realtà noi italiani lo conosciamo bene!

Cos' è la musica pura?

Oggi, le ipotesi più accreditate sono cinque:

1. un modo per suscitare emozioni nell' ascoltatore;

2. un modo per esprimere le emozioni del compositore;

3. un modo per rappresentare le emozioni;

4. un modo per contenere emozioni;

5. una struttura slegata da ogni emozione;

La massima autorità in materia, Peter Kivy, opta decisamente per 4: il suo obiettivo è di conservare i pregi del formalismo (5) senza togliere alle emozioni ogni ruolo, il che sarebe contro il minimo buon senso.

E così, per lui, l' emozione, per esempio l' ira, è una proprietà della musica, qualcosa che appartiene ad essa: una certa musica puo' essere "iraconda", per esempio.

Ma così facendo forse compromette la sua teoria estetica; ovvero, non riesce più a dirci con chiarezza cosa sia la bellezza.

Se una musica è "calma" nello stosso modo in cui puo' essere "calmo" il mare di stamattina, in un certo senso sarà solo cio' che è; infatti il mare, tanto per dire, non è nè bello nè brutto: è cio' che è, ovvero calmo.

Se il proprio compito si limita ad essere cio' che si è, si puo' ben dire in anticipo che sarà sempre svolto in modo inappuntabile.

Forse non possiamo trattare la musica alla stregua di un fenomeno naturale, e la strada imboccata da Kivy rischia pericolosamente di farlo.

Del resto Kivy è molto convincente nei suoi libri quando disintegra "1"-"2"-"5", molto meno quando attacca "3"; io propendo proprio per "3", penso che la musica sia un linguaggio, per quanto primitivo, ed abbia quindi un minimo di semantica.

"3" mi apre la strada verso una teoria estetica facile facile: una musica è bella quando rappresenta correttamente cio' che vorrebbe rappresentare.

Ma "3" implica platonismo (ahi ahi ahi): se la musica indica la "calma", allora la "calma" deve esistere come esiste un oggetto.

Il platonismo ripugna a molte menti; in più, quand' anche la calma esistesse di per sè, come oggetto è piuttosto sfocato; sarà per queste sfocature che la musica è un linguaggio tanto grossolano? Tra il lusco e il brusco tutte le vacche sono grigie, eppure noi conosciamo musiche la cui raffinatezza andrebbe irreparabilmente perduta se il loro unico scopo fosse quello di indicare una vacca avvolta nella nebbia. Uno spreco imperdonabile.

Ma se abbandoniamo le nebbie del platonismo non resta che ammettere che la musica rinvia ciascuno di noi a quelle situazioni concrete di "calma" che abbiamo esperito nella nostra vita.

E a questo punto mi sorge un dubbio: posso ascoltare un brano calmo, trovarlo molto bello, e accorgermi che questo appagamento estetico non si è mai accompagnato durante l' ascolto al pensiero di "situazioni concrete di calma da me esperite".

Forse l' essenza della musica sta proprio e solo in questo "rinvio" a situazioni concrete: basta sentire questa sollecitazione senza la necessità di pensare fino in fondo ad una situazione reale. La musica ci dà una spintarella senza condurci a nessuna meta, la sensibilità musicale sta nel lasciarsi solleticare da queste spintarelle senza che poi esista alcuna necessità di approdare in nessun porto che "completi" il riferimento.

Cio' spiegherebbe anche la vaghezza della musica: ci spinge verso significati vaghi che non è nemmeno necessario chiarire per catturare tutto il godimento che essa puo' procurarci.

Rettifichiamo allora la teoria estetica: una musica bella è una musica ricca di sollecitazioni che mi "rinviano" astrattamente ad una serie di mie esperienze concrete ed autentiche che non mi occorre comunque specificare.

Aggiungerei allora un 3bis): la musica è un modo di evocare vagamente le emozioni.

Un pensatore vicino a "3 bis" potrebbe essere Jankelevitch.

lunedì 27 settembre 2010

La prossima volta votiamo Veltroni?

Non l' avrei mai creduto possibile.

Eppure una certa simpatia era sorta quando nelle ultime elezioni aveva finalmente messo fuori di fatto una sinistra arcaica dal Parlamento (per quanto poi te la ritrovi sempre tra le balle, magari nelle inquietanti forme di un Vendola).

E chi dovevamo ringraziare se non lui?

Ora il manifesto che dà un bel colpo all' armata Brancaleone che vuol mettere sù Bersani.

Gli uomini migliori del centro-sinistra stanno oggi con WV.

In mancanza di meglio, in mancanza di una forza liberale... Pensiamoci.

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Perchè il geoengineering non piace agli ambientalisti?

Perchè, oltre ad essere la soluzione più promettente del problema ambientale, è anche di gran lunga la più economica, al punto da evitare il drastico cambio di stile di vita (ovvero la virata verso il socialismo) che molti angurie ambinetaliste (verdi fuori e rosse dentro) si augurano.

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New atheism e fondamentalisti religiosi

Sono accomunati da una santa alleanza: entrambi prediligono l' interpretazione letterale dei testi sacri.

Il fondamentalista trova così modo di appagare la sua pigrizia mentale e di ristorare il suo compulsivo bisogno di sicurezze. Finalmente il suo cervello puo' andare in vacanza.

Il new atheist puo' imboccare la comoda via dello straw man dedicandosi a schernire il linguaggio semplice, al limite dell' ingenuo, che la religione impiega per arrivare a tutti. forse pensa: facciamoci quattro risate compiacendoci del nostro spirito sottile.

In fondo si tratta di due pigrizie parimenti colpevoli.

I due ubriachi

If two equally drunk drivers go home, and one kills a child, but the other arrives home safe because there was no child for him to hit, which driver is more culpable?

Un bel casino?

E' la via maestra per pensare a quanto umano sia ammettere l' esistenza di un giudizio divino.

P.S. Spesso il non credente è parente del fondamentalista religioso: fa finta di non capire i reali problemi sollevati dalla religione equivocando pretestuosamente sul linguaggio, magari un po' naif, che la religione impiega per esporli ed affrontarli. In questo senso gli torna molto comoda una lettura fondamentalista (letterale) dei testi consultati.

Wrong wrong wrong

Telegiornali, tribune politiche, Ballarò, Anno Zero, Matrix... ogni volta che si parla di politiche fiscali è sempre la stessa storia, prima o poi salta su uno che fa:

"... ma vi rendete conto che in Italia tassiamo il lavoro al trenta e rotti per cento mentre i redditi di capitale subiscono una ritenuta alla fonte del 12,5%? Cosa aspettiamo a chiudere questo gap che non è degno di un paese civile?..."

Finchè lo dice il Ministro dell' Economia o un sindacalista, passi, sappiamo con chi abbiamo a che fare. Ma negli altri casi dobbiamo rispondere forte e chiaro: assurdo!

O meglio, come dice il buon Landsburg:

"this is wrong, wrong, wrong, wrong, wrong, wrong, wrong, and you can’t begin to think clearly about tax policy if you don’t understand why".

La cosa è molto semplice: l' imposizione fiscale del capitale non è mai una tassa, bensì una sopratassa; confrontare l' entità di una sopratassa con quella di una tassa è come confrontare mele con pere!!

Capito?

No?

Allora leggere tutto, e di corsa:

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The Myth of the Fairer Sex

Speriamo che sia femmina? Mah!

women were far more involved in the atrocities committed during the Holocaust than previously thought... Women can be as immoral, malicious, and violent as chaps

Genocidi all' ordine del giorno

American Indians weren't only the victims of ethnic genocide, they were sometimes the perpetrators as well.

Pregiudizio anti cattolico

Anti-Catholic prejudice is one of the main themes of today's increasingly conformist imagination

All' inseguimento dei camion

Get excited about recycling? Not me. When materials are worth recycling, markets for their reuse naturally arise...

A parte fatto che uno ricicla, ricicla, ricicla... e poi... provate a seguire i camion che "ritirano"...

In Raleigh, if you follow the "recycling" trucks, you will see that they mostly take the stuff to the landfill. Recycling is too expensive. Rather than saving money, it costs MORE to recycle. And, friends, "costs" means that it uses more resources.

Dove stanno le "canaglie"?

Qualcuno diceva, e a ragione, che l' ultimo rifugio delle canaglie è il "patriottismo".

Potremmo parafrasarlo e dire che l' ultimo rifugio delle canaglie è la "tax compliance?

In fondo i due concetti vanno così bene a braccetto.

Please Lord, let school start sooner than 9/7!



Qualità della vita under attack (nello specifico un Nesquik attack).

Il Cardinale Newman?

Un gran bayesiano.

Ricetta per la scuola italiana

Licenziare molto...

... e alzare un poco gli stipendi.

Almeno stando ai numeri.

domenica 26 settembre 2010

L' uomo del futuro

Giù il cappello alla Scienza.

Perchè?

Innanzitutto perchè la scienza funziona: conferisce all' uomo armi formidabili, lo rende più forte e più adatto ad affrontare le difficoltà su questo pianeta. Chi ha "più scienza" ha più opportunità, chi ha più scienza comanda.

Giù il cappello anche alla Religione.

Perchè?

Per le stesse identiche ragioni.

La religione favorisce l'adattamento dell' uomo al suo ambiente.

++++++++++

Questo parallelo imbarazza molti, eppure... come spiegare altrimenti l' ubiquita della Religione nella storia dell' umanità?

In realtà una spiegazione alternativa ci sarebbe, la religione non come elemento adattivo ma come virus:

Religion is by-products of cognitive mechanisms that evolved for other reasons. The idea is that religions, like viruses, are costly to those infected with them. They demand large amounts of money and time, impose health risks and make people believe things that are demonstrably false or contradictory. Like viruses, they contain instructions to "copy me", and they succeed by using threats, promises and nasty meme tricks that not only make people accept them but also want to pass them on.

Ma oggi non tiene più, alcuni shocking data l' affossano:

This was all in my mind when Michael Blume got up to speak on "The reproductive advantage of religion". With graph after convincing graph he showed that all over the world and in many different ages, religious people have had far more children than nonreligious people. The exponential increase in the Amish population might be a one off, as might Catholics having lots of children, but a comparison of religious and nonaffiliated groups in the USA, China, Sweden, France and other European countries showed that the number of children per woman in religious groups ranged from close to zero (for the Shakers) to between six and seven for the Hutterites, Amish and Haredim, while the nonaffiliated averaged less than two per woman – below replacement rate...

E poi:

Ryan McKay presented experimental data showing that religious people can be more generous, cheat less and co-operate more in games such as the prisoner's dilemma, and that priming with religious concepts and belief in a "supernatural watcher" increase the effects.

Wow!

Alla luce di quanto detto chi è l' uomo del domani?

Semplice: lo scienziato credente.

Ma si puo' essere scienziati e anche credenti?

Certo! Ce ne sono già stati tanti e il nostro futuro è legato alla proliferazione di questa figura.

p.s. il resoconto di una conversione di prestigio nel corso del convegno Explaining religion.