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lunedì 1 dicembre 2008

Embrioni senz' anima

Sembra che S. Tommaso nella Summa Teologica negasse l' anima agli embrioni, almeno nel momento del concepimento. All' inizio esisterebbe un' anima vegetativa, solo successivamente, allorchè il corpo è opportunamente conformato per riceverla, Dio conferirebbe l' anima razionale. Sì, ma quando? San Tommaso non sa dirlo, per quanto affermi con chiarezza che gli embrioni non prenderanno parte alla resurrezione della carne. Oggi la Chiesa sembra pensarla in altro modo.

lunedì 15 settembre 2008

Gastruliamo?

Armando Massarenti è un divulgatore di filosofia che si definisce libertario, lo conosco da tempo poichè cura le pagine culturali del sole 24 ora. In libreria ho sfogliato all' impiedi il suo fresco libro dedicato alla ricerca sulle cellule staminali. Armando Massarenti è un duro e a lui suona ridicolo (non sbagliato) che l' Italia si attardi puntando sulle "staminali adulte".

Ma il capitoletto che ha attratto la mia attenzione riguardava un argomento collaterale, si intitolava: perchè l' embrione non è una persona. Una simile perentorietà dà un po' fastidio però ha il pregio di calamitare l' attenzione evitando ogni equivoco. Insomma, promette di farsi leggere anche all' impiedi. Gli argomenti sfornati da Massarenti sono di tre tipi e qui vorrei riprodurli con altrettanta brutalità allegando obiezioni che mi sembrano vincenti. Naturalmente, a causa delle condizioni logistico ambientali in cui ho affrontato il testo, mi riservo ulteriori approfondimenti. Ah, un' ultima cosa: gli argomenti di Massarenti non sono di Massarenti, sono gli argomenti canonici, quelli degni di considerazione una volta scansata l' indomita esibizione del divertente tuttologo Sartori sulla prima del Corriere.

ARGOMENTO: nell' embrione pre-gastrulazione (blastocisti) non esiste ancora un sistema nervoso e un cerebro, cio' è sufficiente per non considerarlo una persona poichè è in virtù della ragione che noi siamo persone.

OBIEZIONE: un argomento fondato sull' espressione "non esiste ancora..." mi sembra molto debole. Anche il bambino "non è ancora..." un adulto, eppure ha dei diritti; anche il feto di 8 mesi "non è ancora...." nato, eppure ha dei diritti. Non conta se qualcosa "non sia ancora..." in atto, cio' che conta sono le potenzialità che un certo organismo è in grado di sviluppare spontaneamente se conservato in un certo ambiente idoneo.

ARGOMENTO: niente sistema nervoso, niente dolore, niente gioie, niente persona.

OBIEZIONE: quando mi praticano una anestesia totale decadono forse i miei diritti in quanto, non potendo soffrire, perdo la mia personalità?

ARGOMENTO: ... ma l' anesetizzato sospende delle facoltà che aveva già acquisito.

OBIEZIONE: non mi sembra che per avere dei diritti sia necessario averli avuti in precedenza: guarda il bambino, oppure il feto di otto mesi.
***
C' è anche da dire che Massarenti dedica gran parte del libro stigmatizzando i finti successi che la ricerca sulle staminali adulte ha riportato, implicitamente esalta come essenziale la ricerca nel campo delle staminali embrionali. Non so se questo sia vero, probabilmente è così, il ragazzo (dai capelli bianchi) sembra preparato.

Peccato che questa impostazione lo indebolisca notevolmente allorchè affronta la questione etica, dimostra infatti che il Massarenti ha degli "interessi" in campo, ci ha già detto che alcune soluzioni "convengano" più di altre, come puo' ora essere imparziale nel giudizio? Per quanto i suoi argomenti vadano presi in considerazione, è già sospetto in partenza.

A meno che la sua etica non sia di tipo utilitarista: sacrificare gli emmbrioni, qualsiasi cosa siano, "conviene" alla società e quindi bisogna procedere. Ma allora perchè perdere tempo e capitoli per spiegarci che "l' embrione non è una persona"? Si ha la netta sensazione che per molti la questione sia del tutto irrilevante, cio' che conta è cominciare le dissezioni.

In fondo penso proprio questo. Naturalmente, per un utilitarista, anche sacrificare un bambino handicappato potrebbe "convenire" alla società. E partendo da lì si puo' procedere ideando sempre nuovi "sacrifici convenienti". La risposta più onesta dell' utilitarista nei casi estremi dovrebbe essere: sì, la cosa è conveniente ma non penso che la società sia ancora pronta per soluzioni di questo tipo.

La durezza di Massarenti lo preserva dalla mia acrimonia. In fondo penso che a lui non suoni certo come offesa l' essere considerato un "bieco" utilitarista. I suoi argomenti s' intonano alla personalità, mi suonano invece abbastanza insopportabili quando li ritrovo in bocca a Signore pronte a svenire se la dieta del gattino è carente di proteine.

mercoledì 30 aprile 2008

I numeri dell' aborto

Tiriamo un sospiro di sollievo: il trend degli aborti realizzati è in calo un po' dovunque, perlomeno osservando il lungo periodo.

Certo, sarebbe interessante valutare l' andamento pre e post legislazione, ovviamente stornando i vari fattori che possono incidere sulla scelta abortiva.

Chi contribuisce di più ad accumulare aborti: in termini assoluti Asia e Africa. Ma in termini percentuali l' Europa.

"...certamente è in Europa che il tasso - numero di aborti per mille donne in età feconda - è più alto. Nel 1995 era pari a 48 in Europa, 37 nell’America Centro-Meridionale, 33 in Asia e Africa, 22 in America del Nord e Oceania..."

Sembra strano che paesi con il welfare più avanzato siano anche quelli dove si abortisce di più in percentuale.

Da questo punto di vista però l' Italia sembra un paese particolarmente virtuoso.

Da non dimenticare il fatto che l' aborto resta pur sempre di gran lunga la prima causa di infortunio mortale.

Gli incidenti stradali vengono molto dopo. Quelli sul lavoro, in rapporto, sono addirittura insignificanti.

mercoledì 23 aprile 2008

Juno tirata per la giacchetta

Durante la battaglia elettorale il buon Ferrara alzava come suo vessillo il film Juno.

Sosteneva trattarsi di una storia che con la dovuta leggerezza narrava una metamorfosi: la notizia drammatica che un figlio non pianificato fosse in arrivo poteva ben trasformarsi in accetazione allegra con soluzioni ben lontane dalla tragedia. Il buon umore è destinato sempre a trionfare nelle anime ben fatte.

Rispondeva la Aspesi che l' argomento non era certo la sdrammatizzazione del non-aborto. La difesa della vita non interessa in alcun modo i protagonisti. La trama non conta.

Ora fa capolino una terza posizione: Ferrara ha ragione...ma anche torto.

La trama non puo' non contare. La scelta di far nascere il figlio è centrale nel film. I toni da commedia sono sia una scelta di vita che una scelta estetica. Ma tutto ciò deporrebbe a sfavore dell' opera visto che, nella realtà, storie del genere, storie di figli nati fuori dal matrimonio, sono la base di un dramma. Altrochè buon umore!

"...But perhaps in our desire not to make moral judgments about personal choices, young women wholly unprepared to be mothers are not getting the message that there are dire consequences of having (unprotected) sex with guys too lame to be fathers. There is a scene in the teen pregnancy movie Juno in which the title character, a 16-year-old who has decided not to abort her unplanned baby but to give it up for adoption, is having an ultrasound. The technician, thinking she has on the examining table another knocked-up teenager planning to raise her child, makes disparaging remarks about children born into those circumstances. We are supposed to loathe this character and cheer when Juno's stepmother puts her in her place. But I found myself sympathetic to the technician. Why is it verboten to express the truth that growing up with a lonely, overwhelmed mother and a missing father is a recipe for childhood pain?..."

martedì 15 aprile 2008

Aborto e crimini

Argomento troppo delicato per giungere ad una conclusione. E mi pareva.

La nota tesi di Levitt per cui la legalizzazione dell' aborto avrebbe un ruolo centrale nella lotta al crimine, ha i suoi oppositori.

Lott, pur riconoscendo che sul figlio non voluto si investe meno, ha anche notato che molti studi abbinavano la legalizzazione dell' aborto ad un aumento del sesso pre matrimoniale e delle nascite fuori dal matrimonio. Siccome anche i figli nati fuori dal matrimonio godono mediamente di scarsi investimenti in capitale umano si produrrebbe un effetto contrario.

Qual è l' effetto netto? Secondo i calcoli di Lott la legalizzazione dell' aborto ha aumentato il crimine. Qui il suo studio.

Postilla: Lott e Levitt... primo, sono ottimi statistici; secondo, si odiano. L' effetto combinato è devastante quanto noioso. Hanno l' ufficio a fianco nella stessa Università (Chicago). Ma condividono anche molte altre cose, soprttutto parecchi processi per diffamazione in cui occupano le sedie dell' attore e dell' accusato.

Steve Sailer compendia qui con abbondanza di link le critiche sulla qualità statistica del lavoro di Levitt.

mercoledì 9 aprile 2008

Aborto e selezione dei sessi

Un problema che accomuna società arcaiche e società tecnologicamente avanzate.

Intanto è partita la campagna per difendere il consumatore di test genetici. Come risarcire una donna che se avesse saputo di aspettare una bambina avrebbe abortito?

"...women are up in arms over home genetic tests that erred in predicting the sex of their kids. More than 100 women are suing one company...

An unexpected pregnancy presented the couple with a dilemma.

"...She wanted to keep the baby, but Rohit wasn't sure. With two daughters already, the family's finances were a bit strained. Could they really afford a third child?

Geeta countered with another question: What if the baby were a boy?

In traditional Indian culture, sons are prized because they will grow up to manage the family resources and support their parents in old age, even lighting their funeral pyres.

All Geeta had to do was prick a finger and mail a sample of dried blood to the company's laboratory..."



Si potrebbero prevedere risarcimenti elevati. Cio' prudurrebbe un taglio drastico delle forniture in questo servizio. Non tutti, scommetto, lo riterrebbero un dramma.

mercoledì 5 marzo 2008

Coscienza in ordine e stragi

Parlando d' aborto non fidiamoci troppo delle reazioni istintive a cui ci mette di fronte la nostra coscienza, immersa com' è nellla mandria mugghiante della società di massa. Una coscienza ordinata e pacificata, infatti, puo' convivere a lungo con le stragi più orribili. Ecco una storia esemplare. Si parla del medico che liberò questa terra da molto dolore, quello degli handicappati.

martedì 26 febbraio 2008

Per scegliere bene occorre una società libera

Non esiste una ricetta pre-confezionata per scegliere bene, esiste però la possibilità di sviluppare un' euristica funzionale attraverso una robusta pratica sulle questioni concrete che ci toccano ogni giorno.

In tema di aborto si conviene sul fatto che sia controproducente criminalizzarlo, molto meglio affidarsi alla "buona scelta" costruendo un ambiente idoneo. Senonchè, molti scettici, arrivati a questo punto della discussione, tirano fuori un bersaglio per loro naturale: il consumismo.

Il consumismo, con i suoi bisogni indotti, avrebbe scardinato la nostra capacità di scegliere. Detto questo, però, siamo punto e a capo visto che è un po' difficile rinunciare al "consumismo" se si considera il fenomeno come l' inevitabile portato di un modello organizzativo che ha assicurato lo strepitoso aumento del nostro standard di vita negli ultimi due secoli.

Per nostra fortuna non è affatto detto che le cose stiano come vengono dipinte dai teorici del "consumatore zombie". Molto probabilmente le persone sono ancora in grado di sviluppare una capacità di scelta, quel che a loro manca per esprimerla è una pratica attraverso la quale metterla a punto affinandola di continuo.

Sempre più, nelle comunità moderne, il soggetto è stato espropriato, spesso attraverso il suo consenso e con suo sollievo, dalle scelte decisive che lo coinvolgono e segnano la sua vita. Forse, più meno consciamente, si è ritenuto che non fosse in grado di affrontarle. I dilemmi (che aiutano a crescere anche e soprattutto i già cresciuti) sono stati espulsi dal nostro quotidiano. Parlo delle questioni relative alla nostra salute, alla nostra istruzione, alla nostra vecchiaia, ai nostri risparmi. Su questi terreni fondamentali non ci si ferma più a chiedersi "che fare?", la nostra via è segnata, le reti comunitarie di scarsa utilità e lo sforzo per tesserle subisce forti demotivazioni. Le "riunioni di famiglia" non hanno più senso e ormai, se ancora si tengono, è giusto per decidere dove andare in vacanza.

Il soggetto di cui parlo puo' continuare invece ad esercitarsi in una miriade di scelte molto meno "cruciali", dove il lusso di un "caproccio" puo' benissimo essere tollerato poichè non lo si paga certo caro, puo' esercitarsi in scelte politiche dove la deresponsabilizzazione è la regola. Poi, in questo contesto, ecco che - chi fino a quel punto ha dovuto "deliberare" solo sul colore dell' auto, sul film con cui riempire la seratina, su dove mettere la crocetta in cabina elettorale - si ritrova a decide se abortire o meno. E' difficile che a quel punto si trasformi in un' altra persona, che sappia lucidamente valutare i pro e i contro, molto probabilmente gli istinti capricciosi interferiranno sulla sua scelta così come sono sempre stati abituati a fare potendoselo permettere.

Quindi, la soluzione contro il consumismo più deleterio, secondo me, consiste proprio nel riconsegnare all' individuo le scelte decisive che lo riguardano e che lo educano evitando che si ritrovi inerme e inesperto quando sarà chiamato ad affrontarne una isolata. L' alternativa sarebbe quella di toglierle tutte: magari ricoprendolo di sussidi per veicolarlo, come un topolino, verso quei comportamenti che altri hanno scelto per lui.



Ecco allora due risoluzioni per spingere verso la buona scelta in tema di aborto:

  1. diffondere una cultura della vita;


  2. creare un ambiente in cui si sviluppi al meglio la confidenza del singolo con le scelte cruciali che lo riguardano.

giovedì 21 febbraio 2008

Un ponte culturale per il dilemma dell' aborto

Nel post precedente linkavo un accenno a 4 vie pratiche che potrebbero essere una sintesi tra le posizioni contrapposte (mi sono già giunti veementi dissensi). Ma siccome la battaglia che si annuncia è di stampo culturale, vorrei proporre una nuova lente attraverso cui vedere il fenomeno dell' aborto. Premetto da subito che si tratta di un tentativo di sintesi e, quindi, le posizioni non possono e non devono collimare con alcuna delle posizioni in campo (nemmeno con la mia).

1) Eminenti studiosi hanno interpretato la società umana come fondata su Capri Espiatori. Ecco, potremmo vedere nei nascituri soppressi i capri espiatori che fondano la nostra società. Conseguenze: primo, bisogna in qualche modo accettare questo fatto visto che le società hanno sempre bisogno di un Capro per fondarsi; secondo, in linea con la nostra radice cristiana bisogna riconoscere a chiare lettere e rendere omaggio al capro che fonda la nostra convivenza.

2) Considerando l' aborto (nei limiti della 194) un omicidio non punibile, qualcuno potrebbe lamentarsi del marchio moralistico a cui verrebbe sottoposta la donna. Ma se riconosciamo che esiste una incommensurabilità morale tra il "colpevole sottoposto a tentazione" e "l' innocente mai tentato", allora questo marchio non avrebbe senso di esistere e il riconoscimento di omicidio non avrebbe conseguenze. Anche la teoria dell' incommensurabilità morale sarebbe di derivazione cristiana, a cosa servirebbe altrimenti il Giudizio Finale.

mercoledì 20 febbraio 2008

Voto e reddito

Mancate correlazioni: gli uomini sono più pro-choice delle donne. Gli anziani sostengono molto meno la necessità di garanzie pubbliche alla previdenza.

BC in MRV p.61

martedì 19 febbraio 2008

Il dilemma etico dell' aborto affrontato e risolto

Salve amici, la schematica soluzione che offrirò al dilemma etico posto dalle pratiche abortive riceve un certo fascino dalla sua natura perentoria. Vi ricordo cio' che già sapete, ovvero che esiste anche un fascino malizioso.

Naturalmente il carattere inappellabile della trattazione vale solo per chi aderisce alle premesse che via via seminerò lungo la strada. Non penso che siano molte, non penso nemmeno che siano particolarmente forti. Di bello c' è che uno puo' sempre dire: "io mi fermo QUI, da QUI non sono più disposto a seguirti, è QUI che i nostri sentieri si biforcano". In poche parole, sapremo perchè non siamo d' accordo, avremo presto servita una latitudine ed una longitudine del nostro "QUI". Il passo successivo sarà di concentrarci nello scioglimento di quel nodo. Bene, iniziamo con il primo passo.

***

Se c' è qualcosa che mette in crisi chi coltiva quelli che all' apparenza sono i valori più solidi della nostra civiltà è proprio il dilemma etico dell' aborto.

Chi dubiterebbe che l' uomo moderno debba poter godere della più ampia libertà possibile nel regolare gli affari che lo riguardano? Unico limite sensato: la libertà altrui.

Gagliarda è la bandiera che porta questa iscrizione? Un motto tanto bello, tanto onesto, tanto salubre, tanto inattaccabile. Tanto impegnativo per le sue drammatiche conseguenze. Che figo poter morire in battaglia sotto quello stendardo anzichè dietro i soliti paraventi dell' ospedale convenzionato.

Ma chi parte lancia in resta con queste affermazioni di principio presto si scontra con i fatti. I fatti lo fissano assumendo le sembianze di una sfinge che interroga l' idealista con quattro enigmi canonici:
  • Sono io un Uomo?
  • Sto esercitando una libera scelta?
  • Con questo esercizio ho arrecato danno al mio prossimo?
  • Come quantificare quel danno per poterlo risarcire?

Il crocevia delle questioni abortive è particolarmente congestionato da questo genere di interrogativi. Due sono particolarmente martellanti: il primo e il quarto.

I protagonisti di questa storia sono la Mamma (M) e il Feto (F).

Il primo enigma riguarda lo status di F. E' un Bambino(B)? Parliamoci chiaro, nessuno direbbe che F si identifica in tutto e per tutto con B. Eppure semplificare ponendo F=B nel nostro caso non presenta inconvenienti. Questo perchè in seguito limiteremo il discorso ad un solo ipotetico diritto di F. Un diritto fondamentale che, se affermato, condividerebbe senz' altro con B, anche qualora fosse l' unica cosa a legarli: il diritto a non essere ucciso.

La storiella è pressapoco la seguente: F invade M che intende difendersi. E' un' invasione oggettiva, in altri termini: un' invasione di cui F non è in alcun modo responsabile. Eppure questo non fa cessare il diritto di M a difendersi.

M ha il diritto di difendere il suo corpo dall' invasione di F poichè 1) vanta un diritto naturale sul suo corpo 2) non ha mai assunto alcuna obbligazione verso F.

Il quarto enigma riguarda le modalità lecite attraverso cui M puo' difendersi.

Adesso itroduciamo altri due personaggi: X, un signore distinto dell' idea che M possa difendersi ma senza sopprimere la vita di F. Evidentemente considera F imparentato con B, e la difesa tramite aborto sproporzionata all' invasione subita ad opera di un soggetto che non ha nessuna colpa nel merito.

Y invece è un civilissimo signore orientato sull' idea che M possa abortire lecitamente. Evidentemente considera che tra F e B vi sia una differenza qualitativa, oppure non considera l' aborto un rimedio sproporzionato ai danni che M riceve nel suo corpo.

Mi chiedo quale debba essere l' agire etico di X qualora coltivi i valori di cui parlavo nel paragrafo iniziale di questa sezione e illustravo brevemente nel successivo.

Potrebbe essere tentato da alcune soluzioni superficiali: poichè la libera scelta è il cardine di tutto il sistema, bisognerebbe lasciare a chi è coinvolto la possibilità di decidere. Ma anche F è "coinvolto".

E poi, se davvero fosse così, bisognerebbe che Y lasci anche ad X la possibilità di agire come se si trovasse di fronte ad un omicidio per eccesso di difesa. Una simile libertà riconosciuta potrebbe comportare un intervento violento volto ad impedire il misfatto. Una violenza che per X avrebbe una liberatoria etica.

X cerca di approfondire per giungere ad un' alternativa, gli sembra di intravvederla: rispettiamo cio' su cui c' è un accordo tra me e Y, e rimettiamo alla libera scelta solo cio' su cui c' è un dissenso. Che l' intervento di M su F sia una violenza illecita non è pacifico. Mentre sul fatto che l' intervento si X su M per scongiurare l' aborto sia in sè una violenza nessuno lo mette in dubbio. L' unica obiezione di X è che trattasi di violenza eticamente giustificabile.

Per quanto attraente questa soluzione non regge a lungo, almeno per chi crede nell' esistenza di alcune realtà oggettive: se X ritiene di stare di fronte ad un omicidio oggettivo, come potrebbe essere immorale per lui intervenire al fine di impedirlo? Se un comportamente è eticamente inappuntabile non ne trasformeremo mai la sua natura attraverso un accordo.

Nel frattempo, senza dirlo, ho introdotto una premessa non da poco: l' etica ha un fondamento oggettivo. Respingendo la prospettiva relativista perderemo a questa svolta la compagnia di molti amici.

A questo punto X si rende conto di essersi impantanato in un conflitto etico insanabile contro Y e M. La sua etica è stata compromessa, non gli resta che affrontare il problema per altra via.

Adesso facciamo un' ipotesi piuttosto fortina: poniamo che X creda che i suoi principi etici abbiano una buona "resa". Detto in altri termini, chi li adotta ha più probabilità di essere felice rispetto a chi li snobba. Tutti noi sappiamo che per premiare l' efficienza non c' è niente di meglio che la concorrenza. Chiunque lo capirebbe: gli "infelici", esposti allo spettacolo dei "felici", tenderanno ad assumere il sistema (anche etico) di questi ultimi. Ma tradotto la concorrenza tra chi deve essere?

Occhio alla trappola. Se il pluralismo si realizzasse mettendo a confronto le diverse "vite" delle tante M che hanno fatto scelte diverse, allora basterebbe promuovere il diritto di M a decidere la sorte di F: tante M, tanti tribunali, tanti verdetti differenti tra loro, tante vite che si possono confrontare. Nella storia le M impareranno la via per la felicità e, per convergenza, quella dell' etica corretta.

Ma c' è qualcosa che non torna, M non è l' unica protagonista della vicenda. M non è l' unica corda che si intreccia in questo nodo. La felicità di M non è l' unica da prendere in considerazione.

La concorrenza deve realizzarsi invece tra i Tribunali chiamati a giudicare tutte le condotte che ciascun personaggio puo' assumere in questa vicenda. Il pluralismo invocato deve avere natura politica. Come giudicare la condotta di M verso F, ovvero l' azione abortiva? Come giudicare l' intervento di X contro M, ovvero l' azione per impedire il presunto misfatto? Come giudicare l' intervento di Y contro X, ovvero l' azione per impedire che M sia disturbata nella sua scelta? In breve: la concorrenza è politica, non di coscienza. La concorrenza è tra legislatori.

Ci sono mille modi per realizzare la competizione istituzionale. Per esempio, alcune forme di Stato federale ad ampia autonomia legislativa. Tanti sistemi affiancati potranno vedere in casa l' uno dell' altro. La felicità è contagiosa, X che crede nei benefici della scelta etica puo' stare tranquillo, prima o poi la Storia gli renderà giustizia.

***

A questo punto c' è sempre quello che salta su con un' obiezione ricorrente. Secondo lui ci siamo complicati la vita per niente. E perchè mai dovremmo assegnare a F lo status di B oppure considerarlo un semplice grumo di cellule? Potremmo assegnarli uno Status S da codificare ad hoc a seconda delle nostre esigenze. Ah sì? Ma le nostre esigenze quali sono? Ognuno ha le sue. La "proliferazione" degli status, soluzione pragmatista per eccellenza, va rigettata per i rischi di arbitrio che comporta. Spesso poi pone come valore supremo la consensualità, cio' contrasta con una delle mie premesse. La consensualità, poichè non puo' essere mai raccolta, verrà sostituita con delle proxy di comodo, avrà dunque le vesti di una forzatura con il sovrappiù dell' ipocrisia.

***

A questo punto siamo alla fine e sarebbe meglio sintetizzare premesse e conclusione.

PREMESSA1: i nostri valori mettono in cima la libertà dell' uomo.

PREMESSA2: il mondo è reale e ha un qualche contenuto oggettivo, indipendentemente dalle nostre specifiche conoscenze.

PREMESSA3: una comunità improntata ai corretti principi etici si muove verso la felicità.

CONCLUSIONE: laddove esistano conflitti etici insanabili la lotta contro l' aborto andrebbe condotta parallelamente alla richiesta di maggiore concorrenza istituzionale.

PRINCIPIO PRECAUZIONE E ALTRI CEDIMENTI ALLA "SCELTA"

Alcuni anti abortisti sollecitano la controparte a scegliere applicando il Principio di Precauzione (PP).

Il PP ci dice: "scegli l' opzione che minimizza i rischi". E' un principio che soffre però di un grave difetto: non è generalizzabile. Nelle nostre scelte di tutti i giorni lo evitiamo accuratamente.

Qualcuno insiste tentando di limitare l' area di competenza del PP: va applicato tenendo conto che la "vita umana materiale" ha un valore incommensurabile.

Quest' ultima osservazione da luogo a due rilievi: 1) anche l' ipotesi dell' incommensurabilità è anomala: non l' applichiamo mai nelle scelte comuni, perchè dovremmo applicarla ora?; 2) l' abortista potrebbe mettere sull' altro piatto della bilancia altre "vite probabili": quella della madre depressa, quella dello stesso figlio non voluto.

Non penso che gli anti abortisti abbiano qualche chance una volta che cedono alla libera scelta pur connotandola con dei criteri.

La Classica Scelta Razionale (CSR) è "generalizzabile", in questo senso non presenta gli inconvenienti del PP.

Eppure non fa fare un passo avanti visto che l' attribuzione delle probabilità è soggettiva. Se poi introduce l' ipotesi dell' incommensurabilità perde anche il suo carattere generale senza fare un passo avanti (vedi punto 2 del precedente paragrafo).

ALLA SCIENZA I PROBLEMI ALLA FILOSOFIA LE SOLUZIONI

Nel caso dell' aborto la scienza fornisce i dati del problema, la filosofia fornisce la soluzione. Per la scienza l' embrione non ha nessun diritto visto che la scienza non sa cosa sia un "diritto". In fondo il modo più corretto di formulare il problema dell' aborto è quello teologico: quando l' anima viene inoculata nel corpo?

Veronesi, faccio un esempio, ritiene che l' Uomo sia caratterizzato dal Pensiero (concetto immateriale) e interroga la scienza per stabilire quando inizia un certo comportamento della materia che a lui viene naturale associare con il concetto di "pensiero".

Vediamo una via filosofica alternativa a quella di Veronesi. L' Uomo "inizia" quando inizia a sussistere una sua proprietà. Il corpo è la prima proprietà dell' uomo. L' Uomo (soggetto di diritti) inizia a sussistere quando inizia a sussistere il suo corpo. Interrogo la scienza su questo punto e una risposta ragionevole potrebbe individuare questo momento nella fecondazione e nelle cellule che ne derivano.

Cos' è l' Uomo? Un Pensatore? Un Proprietario? O cos' altro ancora? Ritengo che la "via" proprietaristica possa essere validamente difesa.

L' ipotsi proprietarista ha un' ulteriore conseguenza: non difendermo più una "vita umana materiale" con tutto il corredo delle ipotesi di incommensurabilità, difenderemo il diritto del proprietario a destinare la sua proprietà un diritto per noi inalienabile.

UOMO/CERVELLO E UOMO/CORPO

I fautori di UC hanno una freccia accuminata al loro arco: il concetto di morte cerebrale è comunemente accettato.

Ma una risposta esiste: con la sua morte (cerebrale) l' uomo cessa di comunicare le sue intenzioni ma non per questo perde i suoi diritti. E a noi interessano quelli. Il suo corpo deve essere destinato secondo quanto da lui previsto. Quel corpo cioè è ancora oggetto di un diritto personale.

L' embrione puo' essere considerato come il corpo di un Uomo incapace di esprimere le sue volontà. Quindi, pur sempre un corpo soggetto a diritti personali.

La situazione puo' essere addirittura ribaltata a favore degli UC. Si è mai visto un corpo che non sia anche proprietà di qualcuno? No, nemmeno il cadavere puo' essere svincolato dalle intenzioni della proprietà d' origine. E allora, mi chiedo, perchè fare un' eccezione per l' embrione? Forse perchè ci fa comodo?

NO CHOICE

I pro choice immaginano due piatti della bilancia e su di essi mettono costi e benefici. Poichè l' esito della pesata è soggettivo è giusto che ciascun soggetto addivenga alle sue conclusioni.

L' insidia della bilancia ha contagiato anche qualche pro life il quale brandisce l' ordigno credendosi al sicuro solo perchè viene scortato da un PP o da un CSR). Ma nel nostro caso non si tratta di "pesare vite"!

Certo, il problema degli embrioni è un problema che riguarda il nostro modo di relazionarci alla vita umana, ma non è quello il suo specifico. Mi spiego meglio.

In molti altri casi mi relazioniono con l' incolumità altrui. Ma in quasi tutti i casi l' esito delle mie scelte e dei rischi che mi prendo è verificabile. Grazie a questo è possibile istituire una RESPONSABILITA'

Diverso è il caso dell' embrione. Mai nessuno verificherà la bontà della nostra scelta! Di conseguenza non si puo' istituire una RESPONSABILITA'.

Senza una responsabilità non ha senso invitare l' altro a fare un calcolo probabilistico e soggettivo. Non ci rimane che assumere una posizione in merito, fare una scelta di campo, difenderla, valorizzarla, testarla nella discussione e comportarci coerentemente con essa. Forse avremo un residuo di dubbio. Ma non ci resta che comportarci COME SE possedessimo una verità oggettiva.



Linko qui una sequela di buoni argomenti in favore della decentralizzazione dell' aborto. Mi fa piacere che venga da sponda libertaria.

Ricapitolando alcune conclusioni:

  • la scelta abortiva, visto che scioglie un conflitto d' interesse tra più individui, resta pur sempre nel dominio della politica;
  • la decentralizzazione (regionalizzazione?) delle pratiche abortive consente di sperimentare soluzioni alternative in una materia estremamente complessa;
  • la scelta di coscienza dei medici e dei paramedici, che è poi una forma di decentralizzazione, dovrebbe essere sempre rispettata;
  • è auspicabile che il diritto gratuito ad abortire entro certi limiti, laddove previsto, non sia mai universale ma garantito come tale solo alle fasce economicamente più bisognose.
  • trovare delle forme per attualizzare la "ruota" medioevale, facilitando le adozioni ecc.
  • un buon sussidio incoraggia la madre a tenere il figlio. Il migior sussidio potrebbe essere a costo zero per lo stato se finanziato con la perdita sulle future prestazione pensionistiche. Per rafforzarlo sarebbe necessario imputare il costo anche a chi compie la scelta abortiva, magari destinando altrove questi fondi che lo stato risparmia;


add1: qualche dato sul fenomeno.

lunedì 18 febbraio 2008

Quando il welfare sviluppa i suoi tentacoli

Riporto di seguito una cannonata estrapolata da una battaglia forumistica, spero che possa essere comprensibile prescindendo dal contesto.

Valeria, non capisco perchè senti l' ossessionante esigenza di tirarmi in ballo e di offendermi gratuitamente parlando di cose che c' entrano poco o nulla con quanto ho detto, tanto è vero che cerchi in qualche modo di far contatto al costo di storpiare le mie parole. Le lodi del tuo impegno continuamente sbandierato potresti anche tesserle evitando di coinvolgermi mettendo in scena questi tristi numeretti. Da parte mia posso solo sperare che l' impegno di chi si dimostra spesso in confusione mentale e sempre avvelenata dalla forfora al callo, valga quanto quello di una persona serena e lucida.

Poichè sarebbe proprio sterile bruciare un post al solo scopo di tirarti le orecchie, ne approfitto per sviluppare alcuni punti. Fai attenzione adesso a come si puo' parlare evitando di ferire il prossimo, poi, se vuoi proprio rispondere, fallo pure, ma moderando i termini, stando in tema e dopo una mezzoretta di training autogeno. Magari, già che ci sei, vedi pure di evitare il consueto sarcasmo, quello che puzza tanto di ultima spiaggia.



  1. Forse ricordo male ma Ada non si lamentava tanto dell' assenza di aiuti, quanto di come fosse complicato ottenerli (domande da compilare, documentazione da produrre). Nel mio piccolo posso confermare visto che, proprio in questi giorni, sto approntando una pratica per l' acquisto di un' autovettura speciale da parte di un disabile: gli aiuti economici sono molto generosi, l' auto viene via praticamente a costo zero, ma il labirinto burocratico è estremamente contorto e paludoso.

  2. Quando suggerisco di garantire standard minimi di benessere per i più bisognosi, dico forse che i disabili debbano essere abbandonati a se stessi? Al contrario, tra i più bisognosi ci sono proprio loro. Inoltre, evitare di disperdere le risorse in aiuti generosi e universali (la sanità europea ha proprio questa impostazione), consentirebbe di concentrarli proprio sui casi realmente problematici.

  3. Le difficoltà nell' organizzare un welfare non riguardano certo i disabili, i costi di questa categoria sono infinitesimali rispetto a quelli sollevati dalle problematiche relative alla disoccupazione, alla pensione e alla sanità della massa, ovvero di coloro che sono o sono stati per una vita attivi, in salute e perfettamente abili.

  4. Ammettiamo che lo Stato sia chiamato ad addossarsi gli eventuali costi a cui va incontro un disabile. Qualora il genitore sia tentato di liberarsi del fardello, perchè mai la stessa tentazione non dovrebbe sedurre il burocrate qualora sia chiamato a riequilibrare i loro bilanci. Anzi, poichè in questo caso non esiste un legame affettivo tra il finanziatore e il "fardello", sacrificarlo sarà ancor più semplice e indolore. Non sarà un caso se i più generosi in questo senso siano anche considerati dei "paradisi per l' aborto"? No, non è un caso, è qualcosa che invece si spiega facilmente.

  5. Per favorire l' accoglimento della vita, l' elemento culturale resta centrale poichè la sofferenza principale riguarda, non tanto la condizione di indigenza, quanto il peggioramento del proprio status economico. E questo peggioramento persisterebbe per quanti aiuti possano essere concessi.


  6. La "caccia alle streghe" era una pratica ritenuta doverosa e utile, soprattutto dal popolo. La Chiesa, specie nelle alte gerarchie, si mostrò sempre restia a simili intraprese, ma le pressioni popolari (oggi diremmo democratiche) spesso le impedivano di soprassedere spingendola all' azione. Oggi condanniamo la durezza di quelle pene, le condanna risulta inappellabile soprattutto in chi è privo di una prospettiva storica. Ho notato come costoro, ovvero colore che si dimostrano sprovvisti di una tale tale prospettiva, siano anche i più insensibili a come, in un futuro lontano, potrebbero essere giudicate le pratiche abortive, che consistono pur sempre nella soppressione di un essere umano. E' sintomatica questa coincidenza.

  7. Soriga. La puntata in cui esternava sulla bioetica non mi ha soddisfatto. Ha parlato di questi argomenti evitando di affrontarli. Si è concentrato sul tema della libera scelta che è il modo più consueto per scantonare. Forse è eccessivo etichettarlo come "baro". In questi casi si è bari innanzitutto con se stessi. A volte puo' essere anche necessario farlo.

  8. Un welfare generoso conduce a regimi autoritari? Non necessariamente, ma i fatti storici ci dicono che è successo spesso in passato e che raramente non succede. Ho parlato delle pratiche eugenetiche nella democraticissima Svezia, Paese da sempre considerato il Paradiso dell' Aborto. Demandando a terzi la nostra salute costoro si sentiranno in diritto di entrare in ogni nostra scelta, dalla cintura di sicurezza, all' alimentazione, fino alle scelte riproduttive. Le scienze sociali del secolo scorso parlavano in proposito di Via della Schiavitù. Sono dinamiche logiche, riscontrate empiricamente nella storia e da cui stare in guardia ancora oggi avendo imparato la lezione.

  9. Spesso mi chiedo: come mai le pratiche abortive sono state dapprima adottate nei paesi totalitari ( Unione Sovietica post '17, Germania hitleriana) e, successivamente, solo intorno agli anni 70, dalle democrazie occidentali? Veramente le tirannie avevano qualcosa di tanto prezioso da insegnarci a cui non avevamo pensato prima? Forse sì, la cosa non puo' essere esclusa: aborto e treni in orario. Però esiste anche una risposta alternativa: ad un certo punto, anche per le democrazie che andavano allargando i loro welfare, certe soluzioni sono diventate convenienti.

  10. Da un po' di tempo noto che le osservazioni intorno a queste materie che personalmente ritengo più interessanti, possono essere svolte senza dover necessariamente schierarsi pro o contro l' aborto. In fondo è quello che cerco di fare.

sabato 16 febbraio 2008

Il welfare fa bene ai feti?

In una discussione forumistica Diana sembrava elogiare i copiosi benefits di cui puo' usufruire la donna svedese. Questi aiuti sembrano una buona spiegazione delle percentuali di accettazione più elevate di feti malformati o con malattie. Invitavo però Diana a prendere con le molle il caso svedese:


[Su questi argomenti tutto è concesso ma per favore lasciamo perdere la Svezia, ovvero il Paese che la sterilizzazione coercitiva per individui "problematici" e l' eugenetica, ma quella alla Mengele che nessuno ha difficoltà a riconoscere come tale, l' ha praticata più o meno di nascosto fino agli anni ottanta]


La discussione proseguiva con questo intervento.


Vedi Diana, il tuo ragionamento sembra filare: se accudire un figlio malato è costoso e QUALCUNO condivide con me quel costo, io sopporterò meglio la pena di questo compito e sarò più disposto ad assumerlo. Senonchè assumi la "mentalità eugenetica" come una variabile esogena, come qualcosa che appartiene agli svedesi perchè nell' insondabile profondo dei loro cuori si annida un demone perverso. Ma forse non è così, forse esiste una spiegazione. Te ne offro una, la più diretta.

Se mangio tutti i giorni patatine fritte e fumo 100 sigarette al giorno, prima o poi la mia salute ne risentirà. Si ritiene corretto che un sig. QUALCUNO mi aiuti nell' affrontare questi problemini. Ma i problemini diverranno presto problemoni e l' aiuto richesto sarà oneroso, al punto da incidere profondamente sul bilancio del signor QUALCUNO. Chi non vede la via spianata attraverso la quale il sig. QUALCUNO sarà in grado di tamponare i passivi che lo opprimono? Ma è semplice, chiara e anche corretta: QUALCUNO si arrogherà il diritto di prescrivermi una dieta e uno stile di vita. In più, poichè QUALCUNO s' impegna ad occuparsi in futuro anche dei miei figli, farà lo stesso con loro finchè sono piccoli e recuperabili. Ed eccoci armoniosamente approdati alla dieta di Stato, pardon, di QUALCUNO.Questa è in gran parte la via attraverso la quale un Paese democratico (unico caso) come la Svezia è arrivata alle pratiche eugenetiche. Siccome QUALCUNO si era impegnato a fornire il suo appoggio a tutta l' umanità bionda dalla culla alla tomba, costui si è presto ritenuto in diritto di plasmare quell' umanità affinchè l' impresa che si era prefisso risultasse la meno costosa possibile. L' eugenetica non piove quindi dal cielo, è filiazione legittima di questo genere di umanitarismo. Tra il rischio di aborto imposto e quello volontario, preferisco ancora il secondo.

...[ tra parentesi vorrei dire che la stessa dinamica si innescò a proposito del meraviglioso ed efficiente welfare nazista - quello dove nessun (ariano) veniva lasciato indietro. Eugenetica a tutto spiano, e in più dei pagatori supplementari: gli ebrei, prima tassati, poi tartassati, poi espropriati, poi deportati. Infine, affinchè la povertà ariana fosse completamente debellata, si andò alla ricerca di altri popoli da opprimere]...

La mia posizione è questa: in una società è pur necessario garantire un minimo a tutti, una rete che raccolga chi cade sotto una certa soglia. Cio' non toglie che in una società del genere la condizione di molti, per eventi più o meno fortuiti, possa peggiorare anche di molto. Probabilmente, perlomeno da un punto di vista economico, la condizione di chi si trova ad avere un figlio malato peggiorerà e non di poco, e questo nonstante i doverosi aiuti e le garanzie di cui parlavo prima. Si spera che questo peggioramento possa essere compensato dalla capacità di accogliere un imprevisto e dalla gioia di avere un figlio, e nemmeno quella gioia piove dal cielo, la cultura potrebbe c' entrare. E la cultura dello "scatto di anzianità", l' unica in cui veramente siamo immersi tutti dagli anni sessanta in poi, c' entra in negativo.

martedì 5 febbraio 2008

1000 modi per barare parlando di bioetica

In materia di bioetica ci sono mille modi per intorpidare la limpidezza di una discussione. Uno a cui in genere non rinunciano nemmeno persone che giudicheremmo intelletualmente oneste consiste nel porre al cento di tutto il concetto di "libera scelta" per poi pomparlo all' inverosimile in modo da esaurire ogni dibattito con la conta dei pro e i contro. "Libera scelta"...suona tanto bene! Passa subito la voglia di opinare.

Considerandomi un libertario, e quindi spesso disposto ad accettare gli inconvenienti anche gravi che comporta la "libera scelta", ritengo di avere le carte in regola per stigmatizzare una pratica talmente scorretta da sottendere quasi sempre malafede.

Se stasera facessi irruzione a casa vostra con trombette e cotillion, desideroso di festeggiare chiassosamente il carnevale, forse voi avreste qualcosa da obiettare. Che senso avrebbe opporre a queste obiezioni che la mia delibera è stata presa nella più cristallina delle ibertà informate, e che ogni ostacolo alla realizzazione delle mie decisioni sarebbe da interpretare come un tentativo di conculcare questi sacri diritti? Ho paura che questo modo di giustificarmi sarebbe accolto con risatine mal trattenute se non con veri e propri scoppi di ilarità. E' ovvio, non ha senso parlare di "libera scelta" quando "in qualche modo rilevante" coinvolgo altri esseri umani recando loro danno.

Eppure, quella risata spontanea, non si sa come mai, a molti non viene più quando non conviene più che venga, magari in materia di bioetica. Alcuni non si scomporrebbero di fronte a simili incongruenze proprio perchè per loro la "convenienza" è bussola suprema dell' agire etico. Ma per altri, ce ne sono ancora, i principi continuano ad avere una qualche importanza.

Eppure chi negherebbe che la donna non coinvolga "qualcuno" in molte delle situazioni che, secondo i più ingenui e/o bari andrebbero risolte con il metodo della "libera scelta"?

Eppure chi negherebbe che "qualcuno" sarebbe coinvolto in modo assolutamente "rilevante". Essere soppressi mi sembra un coinvolgimento abbastanza "rilevante".

Alla prima domanda si puo' anche rispondere di "no". Ma allora la questione è se quel qualcuno, quell' essere umano, esiste in quanto tale. Se quel "qualcuno" è un "qualcosa" si puo' procedere con il metodo della "libera scelta", in caso contrario la "libera scelta", diventa assolutamente irrilevante. Parola di libertario-libertino.

Una certa rilevanza (indiretta) però continua ad averla. Ci consente per esempio di capire a chi piace barare su questioni tanto delicate, chi vuole chiuderle in fretta perchè le reputa scomode e reputa minaccioso ogni uso della ragione.

Ah, naturalmente a Sinibaldi e a Soriga piace barare alla grande e lo hanno fatto per 20 minuti consecutivi. Lo hanno fatto dall' inizio alla fine, come al solito. Lo hanno fatto in coro, come al solito. D' altronde certe posizioni assurde non possono essere sostenute se non in coro, attraverso slogan martellanti e ininterrotti da far echeggiare in ambienti soporiferi per ogni intelligenza.

Scusate lo sfogo ma, essendo un adoratore semi-acritico della "libera scelta", mi tocca difendere un bene tanto prezioso dai tentativi di imbrattarlo da parte di chi lo tira fuori dalla saccoccia quando gli fa comodo dopo aver passato l' esistenza a rinnegarlo.



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Spero si sia notato come abbia potuto dire tutto quello che ho detto senza che nessuno possa mai inferire alcunchè circa le mie posizioni in materia di aborto, diagnostica pre-impianto eccetera.


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Ed ora, dopo parole che reputo di buon senso, non resisto alla provocazione introducendo la seconda mossa del baro.



Vorrei infatti considerare un altro modo per distorcere le discussioni, ovvero il tentativo di dare grande peso proprio alla parola a chi è portatore di interessi potentemente in gioco nel merito stesso delle questioni. Come puo' giudicare con sereno distacco chi si trova o potrebbe facilmente trovarsi invischiato nella partita che dovrebbe arbitrare? Eppure spesso si sorvola allegramente su questi macroscopici conflitti d' interesse pur di portare acqua al proprio mulino.



Se Tizio argomenta per una certa soluzione che, guardacaso, è anche quella che più gli conviene, le sue considerazioni saranno molto meno credibili. Questa semplice considerazione vale in tutti i campi del dibattito. Ce lo dice la ragione, ce lo dice la psicologia, ce lo dicono tutti. Cio' non toglie ovviamente che gli alle questioni sollevate da Tizio si debba pur rispondere, ma il sospetto è inevitabile e ragionevole. Chi è disposto a dare grande peso all' opinione della casa farmaceutica circa l' utilità delle medicine?



E allora ecco la provocazione, chi merita a priori ascolto più attento sulle questioni abortive? Una donna o un uomo? I soliti noiosi non giocheranno e correranno a mettersi la fetta di salame rispondendo: "entrambi". Ma chi vuol giocare ha da divertirsi. La Donna ha in ballo interessi molto forti. Anche il misogeno, bisogna dire, ma la sua è una posizione molto meno generalizzabile...

mercoledì 30 gennaio 2008

sabato 26 gennaio 2008

Falsificare una decisione Etica. Alla ricerca di un Popper per la nostra morale

Facile per Popper elaborare il confetto di falsificazione. Facile dovendo trattare con teorie interessate alle conseguenze materiali e alla loro predizione.

Ma con le scienze etiche come la mettiamo? Sono scienze aprioristiche, sono perlopiù disinteressate alle conseguenze, per qualcuno nemmeno sono scienze.

Io, mi si consenta, continuo a chiamerle così visto che ritengo la verità di un comandamento sul genere del "non uccidere" qualcosa di diverso rispetto ad un atto di fede cieca o ad un condizionamento culturale.

La tentazione di adottare un principio etico per convenienza è forte, specialmente nell' immediatezza dei fatti, specialmente se siamo toccati direttamente dalle conseguenze di una decisione. E' forte in quanto sappiamo che non riceveremo mai una smentita sulla nostra buona fede poichè nessuno potrà mai indagare la nostra interiorità.

Sulla scorta di queste poche considerazioni propongo quindi un criterio per la valutazione delle teorie etiche:

"per la falsificazione di un principio etico hanno particolare importanza le abiure che riceve da parte di persone che l' hanno sostenuto e praticato in passato".

Poichè con la pratica di un' etica puo' interferire il calcolo delle conseguenze, è altamente significativo se, a distanza di tempo, quando svanisce o si allenta la presa degli interessi contingenti, interviene un' abiura.

Esempio: una teoria etica sull' aborto riceve una forte conferma se adottata in seguito ad un' abiura.

Rimanendo in tema d' aborto, e mantenendo la sensibilità che ci ha condotto ad enunciare il principio, dovremmo anche aggiungere che sul tema la teoria etica formulata da una donna - che, in quanto tale, è più direttamente interessata dalle conseguanze pratiche - sarà meno attendibile di quella formulata da un individuo di sesso maschile.

lunedì 7 gennaio 2008

martedì 18 dicembre 2007

sabato 8 dicembre 2007

Quello che resta

Un libro sulla dolorosa esperienza dell' aborto. Si scopre come il dolore sia onnipresente: prima (si sapeva), durante (si sapeva), dopo (non si sa abbastanza!!).

Una volta richiuso il libro, resta molto.

Per esempio la singolare impostazione: non si contesta il diritto a scegliere, si constata il peso schiacciante di quella scelta.

L' introduzioni militante di Francesto Agnoli. Il sacro fuoco di un talento consegnato alla causa ravviva la lettura, qualsiasi siano le nostre opinioni.

"Scegli tu", ed è l' inizio dell' inganno"

Sta scritto sul portale d' accesso al libro. Una bella provocazione per chi ha sempre pensato alla scelta come fattore moltiplicativo delle opportunità.

Il pensiero della donna ci smentisce, l' incertezza ha la prerogativa di tramortirle:

"...passivamente mi facevo guidare, mi faceva comodo che ci fossero altri
a pensare per me, visto il mio stato di apatia..."

"...divenni insicura e autolesionista..."

"...ma possibile che nessuno riesca a gioire per la mia
gravidanza?..."

"...sono stanca...sono stanca di sentire che tutto pesa sulle mie
spalle..."

"...stanotte non dormirò, già lo so..."

Sembra quasi un grido di dolore per richiamare uno Spirito guido. I miracoli dell' "opportunità" si dissolvono appesantiti come sono dalla responsabilità che porta sempre con sè. Anche l' economista rifletta.

L' assenza dei padri

Altro capitolo d' interesse in cui viene data la parola allo psicologo Claudio Risè.

"...la figura del Padre è sata in Occidente separata dalle sue funzioni
educative e sociali...i prevedibili risultati sono evidenti: insicurezza e
difficoltà di iniziativa nei figli, incapacità ad accettare il principio di
autorità, solitudine e fatica nelle donne madri..."

"...chiedo che al padre sia consentito di assumere le responsabilità che
gli toccano in quanto co-autore nel processo produttivo, per il bene dei figli e
della società..."

Nessuna proposta concreta ma premesse accettabili che rappresentano un riflusso della marea dominante.

La gravidanza come la più vergognosa delle professioni

Un' iperbole ma che ha avuto il suo diritto di cittadinanza. Usciva con disinvoltura dalla forbita bocca di Katherine Mansfield.

Fa parte del bel capitolo di chiusura incentrato sui significati che nella nostra cultura ha assunto il concetto di maternità.

I nemici sembrano essere, oltre alla Mansfield: un certo femminismo, Nietzsche (che non manca mai) e Stirner.

Niente paura, a nostra difesa e a difesa della Madre possiamo schierare niente po' po' di meno che: Martin Buber, Emmanuel Levinas e Paul Ricoeur. Oltre, evidentemente, a GPII.

...passivamente mi facevo guidare, mi faceva anche comoto che ci fossero
altri a pensare per me, visto il mio stato di apatia...

...divenni insicura e autolesionista...