sabato 30 luglio 2011

Libertarianism A-Z: too big to fail

Alcune banche sono talmente grandi che si ritiene opportuno salvarle dal fallimento, siamo di fronte al cosiddetto too big to fail. Ma anche il too big to fail ha le sue controindicazioni.

Vediamo le distinzioni tra fallimento e salvataggio.

1. effetti redistributivi: in caso di fallimento il peso è sopportato da proprietà, dipendenti, creditori ecc. nel caso di salvataggio il peso passa al contribuente.

2. effetti sull’ efficienza: il salvataggio incentiva attività azzardo morale e attività eccessivamente rischiose.

3. effetto contagio: il salvataggio lo azzera, anche se l’ evidenza empirica è debole e gli inconvenienti maggiori possono essere evitati da un’ accorta politica monetaria.

Conclusione: il fallimento deve essere preso in seria considerazione come la migliore tra le soluzioni possibili.

Libertarianism A-Z utilities

Autostrade, acquedotti, gas… spesso vengono scambiate per beni pubblici e si chiede che di esse si occupi lo stato.

In realtà lo stato deve limitarsi a regolare una concorrenza che sarebbe problematica per la natura stessa di questi beni, stando ben attento a non intromettersi nella gestione.

Libertarianism A-Z: esternalità

Le esternalità sono ovunque, talmente ovunque che rintracciarle è compito improbo. Anche come porvi rimedio è problematico.

Pigou propone di tassare e risarcire cadendo nel nirvana fallacy.

Coase fa presente che spesso la contrattualistica privata risolve il problema.

Hayek aggiunge che spesso la competizione tra gruppi favorisce una soluzione individualista.

Meditazione razionale del Padre nostro

Padre nostro   -   Dio è un Dio che crea amorevolmente (gratuitamente)

Che sei nei cieli    -   Che sei onnopotente, onnisciente ed eterno. Che abiti la dimensione infinita dei supereroi. regno dei cieli = regno di dio. da non intendere necessariamente come spirituale.

Sia fatta la tua volontà, così in Cielo, così in Terra  -   In modo ci sia dato di abitare il migliore dei mondi possibili.

Sia fatta la tua volontà, così in cielo, così in terra   -   In praise of passivity. Per una passività partecipata. E' il concetto di provvidenza che fa capolino.

Sia fatta la tua volontà, così in Cielo, così in Terra - si auspica l'avvento terreno del regno di Dio. Gesù in fondo era un profeta ebraico apocalittico, probabilmente aveva in testa un progetto terreno prima ancora che meramente spirituale.

Sia fatta la tua volontà, così in Cielo, così in Terra - una professione di umiltà del soggetto di fronte alla realtà e al suo piano più ampio… ci si impegna di fronte al reale e al rischio di auto-suggestione… “non indurci in tentazione”: … un’ ammissione di debolezza volta a mettere in guardia il fedele arrogante (robert trivers)

Dacci oggi il nostro pane quotidiano   -    Ispira la nostra ragione affinché organizzi una convivenza fruttuosa

Dacci oggi il nostro pane quotidiano  -  buttati nelle avventure (es. avere un figlio), sarà lui a garantirti il pane quotidiano (Giovanni Donna D'aldonico).

Rimetti a noi i nostri debiti   -   Perdonaci attraverso la Grazia.

Come noi li rimettiamo ai nostri debitori   -   Nel nostro sforzo di imitare il tuo modello di perdono compatibile con la giustizia, vedi dottrina del perdono.

E non ci indurre in tentazione   -   Mettici alla prova secondo le nostre capacità in modo da giudicarci rettamente.

Ma liberaci dal Male   -   Dona la Vita Nuova a chi giudichi meritevole.

Ma liberaci dal Male - basilare il "dal", indica che il male è un interferenza privilegiando così la libertà dal male piuttosto che la libertà del bene (Iaiah Berlin e Giovanni Donna d'Aldonico).

***
Il Padre Nostro nell'analisi di Robert Trivers

  • Padre nostro. Diviso in tre parti.
  • 1 assertion of humility: “hallowed be thy name” and “thy will be done.”
  • 2 you may ask that your own sins be forgiven but only insofar as you forgive those of others. This is critical: no blanket amnesty. You must give to get; you must forgive to be forgiven. This binds you to a psychological
  • 3 ask not to be led into temptation—really an injunction against allowing yourself to be tempted—and to be protected from all evil (self-induced included). La tentazione dell'autoinganno.


*******

1. Padre nostro…
Esiste una metafora più felice? (Chesterton).
2… che sei nei Cieli…
Medita il concetto di soprannaturale (Plantinga).
3. … sia santificato il suo nome…
Vedi 2.
4. … venga il tuo Regno…
Medita sul dualismo dei regni (Huemer).
5. … sia fatta la tua volontà così in Cielo, così in Terra…
Medita sul legame tra libero arbitrio, necessità e destino (Libet).
6. … dacci oggi il nostro pane quotidiano…
Medita sulla provvidenza e sui miracoli (Lewis).
7. … rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori…
Medita sul concetto di giustizia terrena e divina (Hayek).
8. … e non ci indurre in tentazione…
Medita sul concetto di merito (Caplan).
9. … ma liberaci dal male.
Medita sul male (Leibnitz)

Libertarianism A-Z: federalismo

La difesa nazionale deve essere fornita a livello nazionale ma per le altre politiche si puo’ scegliere anche il livello locale.

La tendenza all’ accentramento si giustifica sulla base del fatto che “one fit all”: la stessa politica funziona ovunque. Oppure sulla base del concetto di “race to the bottom”.

Eppure la sperimentazione locale e la varietà favoriscono la scoperta e l’ innovazione.

La concorrenza è decisiva nel limitare la centralità della politica, e per i liberali questo è un vero chiodo fisso. Senza contare che la race to the bottom non si è praticamente mai registrata.

C’ è anche una riduzione nel rischio quando si decentra.

Non solo, l’ autogoverno smussa i risentimenti tra i popoli e le odiose ingerenze, ancora più odiose se chi le compie ha l’ arroganza di chiamarle umanitarie..

venerdì 29 luglio 2011

Libertarianism A-Z: ambiente

La crescita economica spinta dal capitalismo puo’ devastare l’ ambiente, bisogna intervenire per prevenire una simile tragedia.

Vero, a volte basta intervenire con più capitalismo e più crescita economica: è ormai accertato che ricchezza e calori ambientalistici vanno di pari passo.

Il resto è un problema noto: le esternalità.

Gran parte della devastazione ambientale deriva da attività governative. Bisogna fermarle. L’ Unione Sovietica è un classico esempio di ambiente devastato.

Altre esternalità, però, si realizzano perché non esistono diritti di proprietà privata ben definiti. E allora: privatizzare tutto il privatizzabile. Mi vengono in mente le riserve naturali africane.

Resta sempre qualcosa che non è facile privatizzare, qualcosa per cui non è disponibile una tecnologia adeguata. La cosa migliore allora consiste nel tassare gli inquinatori e redistribuire agli inquinati (carbon tax): meglio se la cosa si realizza in automatico con dei crediti d’ imposta in modo tale che burocrati e politici non annusino nemmeno quel flusso di ricchezza.

Chiariamo subito che la carbon tax è un’ extrema ratio a causa delle distorsioni che provoca: resta pur sempre un prezzo di mercato fissato fuori dal mercato, Si spera solo che le distorsioni da carbon tax siano inferiori alle distorsioni ambientali dovute alle esternalità.

Libertarianism A-Z: utilitarismo

Il metodo utilitarista impone di massimizza la felicità. Per quanto sia un metodo promettente e ragionevole, presto i guai vengono a galla: non è facile quantificare la felicità.

L’ unico modo sensato per applicare il metodo utilitaristico consiste nell’ abbinarlo al metodo della scelta: cio’ che scelgo mi è più utile di cio’ che scarto pur avendo la possibilità di sceglierlo.

Niente redistribuzioni utilitaristiche, quindi.

E’ all’ atto di giustificare le redistribuzioni che l’ arbitrio di molti utilitaristi emerge: c’ è chi dà scarso valore alla felicità di alcuni grubbi sociali: ebrei, non-*comunisti, neri, ricchi, eccetera.

Una mano nella voliera (che non spaventò nessuno)

Guido Daniele

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Oggi mi sono dimenticato

Carlo Carabba – Canti dell’ abbandono

Cosa c’ è?

C’ è un momento privilegiato da indagare: il risveglio.

L’ apertura degli occhi. Chi sono? Dove sono? Ah, ecco… sono dove non devo.

E poi?

C’ è sempre un’ identità minacciata… del fumo che forse è fuoco…

Un’ identità labile e compressa: … conosco solo il qui, non il là… e sono sempre dove sono e mai altrove…

Per rimarcarla ci si rifugia nel “ciclo” sperando che il “ruotare” sia un “ruotare” intorno a qualcosa: ritorna lo scirocco e gli abiti leggeri…

Un virus si propaga, colpisce in pieno giorno, perlopiù le anime dei possessori di motorini: al semaforo si affianca un’ auto… cattivo presagio… “stai attento potresti morire”… si riparte di filata, con il cavalletto ancora a terra che fa scintille…

Ogni passeggiata, lo si sappia, è condannata a riempirsi di svolte sbagliate e giri a vuoto.

C’ è poi una cosa che nei poeti italiani difficilmente manca: una disgregazione in atto a cui resistere (o a cui abbandonarsi):

… ho lasciato che il dolore mi sperdesse come il vento la neve sulle ali di un aereo…

Ma anche tanta voglia di farla finita, innanzitutto con la tragicommedia dello scrivere: niente più pensieri, niente storie…

Dopo la dispersione, ogni giorno, puntuale, fa capolino lo stupore del ritrovarsi: … sempre la stessa mano che passa sullo stesso libro…

E subito dopo si fa viva la fatica di coordinarsi per combinare qualcosa:

non so calibrare i miei moti / su quelli regolari della terra / e il ritmo stagionale non si accorda / al flusso diseguale dei miei umori…

Ah, poi ci sono i viaggi. Viaggi a volontà.

Nel tempo…

Specie all’ indietro, alla notte prima dell’ operazione, con le mani sulla tovaglia a quadri azzurri mentre si chiacchiera con il padre: ogni parola tace.

… la paura d’ esserti figlio sotto condizioni / riceverò solo se ti sarò piaciuto…

E dove c’ è un padre ci sono delle reminiscenze:

con te portavi doni / giochi pupazzi e qualche scatto d’ ira / che più tardi ho imitato…

E poi ancora indietro, fino alla notte dell’ eclissi: un lampione, solo padrone della scena, pareva lui la luna. Che c’ entra l’ eclissi con il mio condominio?

Nelle cose…

Tutti i poeti hanno un debole per gli oggetti. La missione è quella di salvare i loro “protetti” dal bieco funzionalismo: sacrifichiamo i quadranti degli orologi!… noi che possediamo una pelle che segna l’ ora esatta…

Dal soggiorno una luce azzurrina illumina l’ aria sulla quarta corda: documentari per bambini avidi di conoscenza e per disperati aviti di torpore… documentari popolati da bruchi che crescono ad ogni morso fino a raggiungere lunghezze insopportabili… vertigine di segmenti che paiono conformi a scopo senza scopo…

Sui mezzi…

Sul treno: … che prosegue la sua corsa e non mi lascia abbandonare il posto…

Sull’ autobus: quelle facce stanche del mattino… quei corpi troppo coperti che s’ inchinano ad ogni rosso…

Non c’ è viaggio senza incidente.

Un secondo dopo lo scontro: la ragnatela sotto i due tergicristallo scampati al disastro…

Shahbaz-Bhatti-assassinat

Due secondi dopo lo scontro: le domande provenienti dal ginocchio spezzato… perché proprio qui ed ora? … perché non prima o dopo? … le risposte cattive: … per tutte quelle volte che non c’ ero e sei sopravvissuto… per tutte quelle volte che non sei morto…

Nella dimensione…

In sogno: per afferrare meglio le cose respiro un po’ più forte.

Nell’ immaginazione: di quanti incontro invento la storia e sbaglio sempre.

***

Dopo tanta vita, dopo tanti righi, dopo tanta riflessione, ecco spuntare la Saggezza.

La sua imponenza si dispiega: a un giorno meno lieto ne succede uno lieto, e viceversa…

Subito affondata dalla sua futilità: dovrei saperlo… ma oggi me lo sono scordato, e ieri anche, credo…

giovedì 28 luglio 2011

Libertarianism A-Z: corruzione

La corruzione è un male endemico delle democrazie.

L’ eziologia è chiara: laddove si pongono ostacoli al profitto privato e al libero scambio, la corruzione prospera.

Tasse, licenze, appalti pubblici costituiscono un focolaio per la corruzione.

Grazie alla corruzione un’ economia puo’ diventare più efficiente, esiste infatti un tasso ottimale di corruzione. Questo perché gli interventi governativi sono spesso inefficienti.

La cura è chiara: intervenire meno. Meno interventi, meno corruzione. E se proprio degli interventi sono dovuti, che siano indiretti. Prendiamo l’ edilizia popolare: mica è necessario edificare gli immobili, basterebbe assegnare ai beneficiari dei vouchers.

Libertarianism A-Z: protezione del consumatore

Molti paesi sentono l’ esigenza di proteggere il consumatore per la ragione fondamentale che lo ritengono un ingenuo.

Ma chi è trattato da stupido tende a instupidirsi, e questo è proprio quello che succede in questi paesi dove l’ incentivo a vigilare sulla qualità dei propri acquisti si perde del tutto. E purtroppo non c’ è legge che possa tutelare un consumatore stupido.

Gli obblighi connessi a queste leggi hanno poi un costo che rincara i prodotti a tutto svantaggio dei consumatori vigile che avrebbero saputo discernere per conto loro. E a tutto svantaggio dei “piccoli” produttori che non godono di economie di scala. Pensiamo solo agli obblighi di “etichettatura”.

Meglio sarebbe puntare sulla competizione: le imprese con pratiche migliori sarebbero senz’ altro premiate.

Senza contare che esiste una responsabilità civile per il prodotto venduto: il consumatore ingiustamente danneggiato puo’ accedere a un risarcimento.

Scienza e pubblicità

Some studies suggest we care more about rational ads for things we need, like medicine, and are more receptive to emotional ads for things we simply want, like clothes. But another study by Aimee Drolet & Patti Williams & Loraine Lau-Gesk showed that, whereas younger consumers prefer emotional ads for "hedonic" products (beer and cologne) and fact-based ads for "utilitarian" products (pain relievers and investment plans), older consumers prefer affective ads for just about everything…

http://www.theatlantic.com/business/archive/2011/10/thinking-vs-feeling-the-psychology-of-advertising/247466/

Paternalismo dottrinario

Peggio del paternalismo c’ è solo il paternalismo ipocrita, quello che funziona a corrente alternata. Segue esempio.

Il fumo uccide, si sa.

Ma forse non tutti lo sanno, cosicché anime solerti ci tengono a rendere edotto il prossimo stampigliando l’ informazione a caratteri cubitali con tanto di teschio dei pirati sul pacchetto di sigarette. Manca solo che aprendolo fuoriesca un bau bau a molla.

Ultimamente lo stesso scrupolo informativo dei benefattori sembra rivolgersi ai… panini.

Fanno di tutto per impedire che la gente ci sbatta la testa. Come sono bravi!

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Le riflessioni in merito di Mike Munger.

Dubbio: sono in campo due campagne informative, la prima vorrebbe apporre immagini ed etichette sui pacchetti di sigarette.... e ora sui panini. La seconda smania per assicurarsi che le donne prossime all’ aborto prendano visione del feto che portano in grembo.

Stranamente tra chi partecipa entusiasta alla prima campagna, pochi s’ impegnano a fondo nella seconda.

Il sacro principio della “scelta informata” sembra molto più sacro in certe circostanze piuttosto che in altre.

Domanda: come mai i paternalisti che vorrebbero forzarci a guardare negli occhi il teschio sui pacchetti di sigarette ci tengono così poco a farci vedere negli occhi il feto che stiamo sopprimendo?

Io sono un libertario e penso che le persone debbano essere libere di informarsi come credono; ma tu, integerrimo Uomo della Sinistra, tu che ragioni sempre avendo in testa un’ umanità fatta da idioti da mettere al guinzaglio dell’ informazione corretta, perché quando spunta un feto fai subito una precipitosa marcia indietro? Perché una volta tanto non fai la persona coerente?

Quanta retorica per dire quel che tutti dovrebbero sapere: il paternalismo è una crosta che occulta pudicamente ideologia e interessi. Di certo ha ben poco a che vedere con la "cura per il prossimo”.

mercoledì 27 luglio 2011

Il testimone

Dario Fo – Mistero buffo

Puntuale, prima di ogni scenetta, ci piomba addosso un prologo didascalico imperniato su lacunose ricostruzioni storiche; lo si ascolta sempre dubitando se lo spettacolo debba considerarsi iniziato, se siamo dentro o fuori la giullarata.

Forse siamo proprio nel bel mezzo, visto che l’ artista ci tratta come tanti scolaretti in fila per due da redarguire e indottrinare, trattamento che ha del verosimile solo a patto di sostituire la pedana della cattedra con quella ancor più elevata del palcoscenico.

Poi, finalmente, entrati nel vivo la musica cambia.

Si parte subito con il piede giusto evitando di mitigare alcune scomode verità: in un mondo razzista i bambini sono i più razzisti, in un mondo egoista l’ oppresso è il più egoista. La simpatia per il popolo minuto non attenua la sua somma sgradevolezza.

Chi supera lo straccione quanto ad inclinazione reazionaria?; è schifato alla sola idea di iscriversi a un club che accogliesse gente che sguazza nel fango come lui.

This monster art project  mostri di plastica

Dovendo scegliersi un Salvatore lo pretende di classe superiore… un aristocratico, un re, un re dei re annunciato da trombe argentate.

Alla fine, posto di fronte al Salvatore reale, non si sofferma sull’ umiltà, nota piuttosto la sua eleganza nel vestire e nei modi, il suo fascino e la sua capacità di stare a proprio agio tra i dignitari della città.

Per non parlare della Madonna “… proprio una gran bèla dona…”.

A lui, a Gesù, più che la vita eterna si sollecita il sollazzo del vino (Cana) e i giochi di prestigio (Lazzaro).

Il primitivismo richiede un Dio biblico: geloso, desiderante, generoso, eccessivo.

Inseguito da questa richiesta Fo plasma il suo pezzo forte, un Gesù bambino che è un dio biblico in miniatura stracolmo di paure e voglie. Voglia di giocare, di imparare, di provare, di comandare, di integrarsi… Voglie sempre al confine con il capriccio.

Anche dalla Croce sembra pendere un Gesù Bambino che chiama mammà tra i lacrimotti (… oh mama… mama… indùa at sètt, mama… ol végn scur… hàit frèc, mama… mama…).

La curiosità impertinente fa di questo bimbetto emigrato sulla terra (“terùn”) il protagonista ideale che si aggira in un mondo tutto da scoprire.

E i Misteri sono tanti, c’ è quello doloroso, quello gaudioso e quello glorioso. Ma fuori scena si tiene tutti i giorni un mistero particolare, quello buffo.

E’ un mistero fatto di normalità feriale: di pialle, di seghe, di prezzi, di contrattazioni. Piacerebbe all’ Opus Dei.

Per penetrarlo bisogna frequentare gli interstizi e chiedersi a cosa attende il signor Gesù quando non fa miracoli, quando non impartisce insegnamenti, quando non pronuncia profezie, quando non racconta parabole.

Cosa fa quando esce dalle quinte dei Vangeli canonici?

E la Madonna?

Forse fa quello che fa una mamma qualsiasi: passa mentre va a far la spesa.

Vive il dramma di una mamma qualsiasi che passando casualmente per la via nota con crescente terrore che è proprio suo figlio il tale coinvolto nell' incidente in fondo alla strada (ma quello a terra è il suo motorino!), un tuffo al cuore la paralizza.

E così pure la Madonna, quando scorge che quel tale insultato sotto il legno del supplizio è il suo bambino, precipita negli abissi di un Mistero Doloroso.

Ma un attimo prima in cosa era impegnata? Forse stava spettegolando sui prezzi del mercato con le tre Marie. Era in pieno Mistero buffo.

Il cozzo tra i due Misteri fa scattare una scintilla che illumina le lettere prealpine.

In quel preciso istante il testimone passa dalle mani di Dario Fo a quelle di Giovanni Testori.

Quest’ artista ideale che contende a si passa la palla dobbiamo proprio immaginarcelo come una sola persona con il corpaccione a Sangiano e la crapa a Novate, avrebbe meritato un Nobel all’ anno ed è il parto più notevole della letteratura tra Milano e Lugano.

Dallo sghignazzo scompisciato si passerà così all’ immattimento esistenziale illustrando così la vicenda umana in tutte le sue apparentemente incompatibili sfumature.

A unire i due è innanzitutto il linguaggio; un linguaggio faticoso che entrambi estraggono da un brodo primordiale perturbato da gorgoglii e sfiati (bergamaschi?).

Ai loro protagonisti è successo qualcosa che li spinge ad articolare cio’ che fino a prima era solo un ribollire indistinto.

Non si puo’ più tacere, bisogna farsi capire! Abbiamo assistito a cose straordinarie e ora dobbiamo testimoniare. Noi, i muti, dobbiamo testimoniare.

Come fare?

Tentando, imitando, inventando, iterando, rabberciando, improvvisando, ritentando. Con le labbra, con la lingua, con la glottide, con le viscere, sbracciando, sputando…

Armati di pleonasmi e ridondanze in qualche modo forgeremo una lingua passe-partotut nuova di zecca, senza regole e che, periclitante, stia in piedi solo grazie al venire incontro dell’ orecchio altrui.

***

Cio’ che disturba in Fo è come risolve goffamente il dilemma canonico in cui s’ imbatte chi imbocca la strada da lui scelta: il giullare è un folle-libero-pensatore o un tipo grottesco e inattendibile schiavo dei sue pensate bislacche?

Qui lo sciagurato Fo perde la necessaria ambiguità, il suo braccio si accorcia e non arriva a consegnare il testimone a Testori: vuole fortemente la prima soluzione spingendo fuori dalla porta la seconda che, a quel punto, solo nei momenti migliori e di straforo rientra felicemente dalla finestra.

Come nel testoriano episodio de “La strage degli innocenti”, con quella mamma obnubilata a cui hanno appena scannato il pargoletto.

In compagnia dei soldati assistiamo pietrificati al suo impazzimento (… chi l’ è? l’ è vuna che ol s’ è ruersà ol cerveèl par ol dulur che gh’ èm cupàt ol fiolìn…)

La sua è una follia-rifugio, l’ opposto della follia erasmiana; una follia da cui promana impotenza, non saggezza; che non disvela strategie ma l’ abisso di un cuore; non istiga all’ azione ma alla pietà.

La rincontreremo calma e intenerita con un fagottino, c’ è qualcosa che lì dentro lo scialle ancora insanguinato: ha tra le braccia un agnello (péguritt… agnus dei). Un presentimento ci ghiaccia mentre assistiamo a quella gioia demente.

Deambulando senza meta, con l’ alibi della follia, bestemmiava il Padreterno per la disgrazia che le aveva mandato, finché, passando davanti l’ ovile, nella sua allucinazione, ha sentito il pianto del suo bimbo…

[… de bòt… me son sentìda ciamàr del me fiolìn… ho voltà i ogi e dènter a l’ uvìl, in mèz ai pegurì, ho descoverto ol me bambìn che ol piagnéva! Me ciamava bèèèèè, bèèèèè ‘me ‘na pegura… a l’ era el me fiolìn… ma cossa ghe faseva el me fiolìn tra i péguri?! A l’ era lì a gatoni… l’ hait catàt in brazi… l’ ho stringiùo… l’ ho basàt e ho scomensà a piàgnere de consulaziùn… at te domandi perdono Segnùr misericordiùs par sti bruti paròli che t’ hait criàt, che mi non le penzava miga… l’ è stai ol diavul… che ti te set tanto buono che me t’ hait salvà ol fiòl de mi…]

In un crescendo schizofrenico ascoltiamo questo strano giullare in gonnella raccontare tra le strizzatine d’ occhio di come ha beffato i soldati e salvato la prole zoccoluta che ora coccola senza sosta.

La disgraziata spinge per stare al fianco della sciùra Madonna in qualità di unica mamma con il bambinello scampato.

La sentiamo lodare la sua gioia (varda chil’ ha già mess su duu dencitt).

Qui si respira il grande teatro, viene in mente il Cristo eroinomane che crepa nel suo vomito barricato in un cesso della Centrale (In exitu).

Noi non siamo certo divertiti dalla stramberia, ma nemmeno ci sentiamo ammaestrati e istruiti.

L’ effetto che fanno queste scene quando arrivano è quello di mettere addosso una strana voglia di amare.

Una voglia volatile, s’ intende, destinata a sgabbiare non appena nella calca all’ uscita da teatro un cretino ci pesterà il piede calloso. Ma intanto possiamo testimoniare (a noi stessi) che esiste, che vale la pena di provarla una o due volte l’ anno e che in questo caso vale, oltre al prezzo del biglietto, un applauso spaccapalme.

p.s. l’ ormai “mitico” primo miracolo di Gesù Bambino parte all’ altezza di 1:12:40

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=hiz5MFRZtVM]

martedì 26 luglio 2011

1!

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Buon compleanno piccolina.


Brevi manu

Tre dritte a cui attenersi quando si dona:
1. date solo denaro;
2. date solo a chi non se l’ aspetta;
3. date senza vincolare il beneficiario.
So cosa vi frena: le poor choices.
Ma non preoccupatevi oltremodo, spesso il problema è sottovalutato (i rimedi sono fatica sprecata) o sottovalutato (i poveri non sono scemi come li fate voi). In entrambi i casi la strategia proposta resta vincente.
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Comunque, chi la sposa puo’ rivolgersi a GiveDirectly (costi di transazione inferiori al 10% e scelte casuali).
GiveDirectly intentionally provides unconditional, rather than conditional, cash transfers. We do this for three reasons. First, empowering the poor to make their own decisions advances our core value of respect. Second, it lets recipients purchase the things they need most, enhancing impact. Third, imposing conditions on the use of funds requires that costly monitoring and enforcement structures be put in place. One detailed estimate put the administrative costs of a conditional cash transfer scheme at 63% of the transfers made over the first three years of the program (Caldes & Maluccio 2005)

lunedì 25 luglio 2011

Perché la donna del XIX secolo era più libera.

#caplan  gilded age amish

Solo due avvertenze prima di leggere.
Primo: attenzione a distinguere ricchezza e libertà: un morto di fame paralizzato puo’ essere libero quanto un re assiso in trono.
Secondo: sarebbe assurdo dire che una libellula è più libera di una persona per il fatto di avere le ali. Natura e libertà non sono la stessa cosa. La natura ci condiziona senza limitare la nostra libertà.
Ad ogni modo, non so se Bryan Caplan riesca nel suo intento, di sicuro riesce a desacralizzare un concetto come quello di libertà. Operazione necessaria per intavolare un discorso rigoroso.
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Women are more than half the population.  If they're freer today than they were in the Gilded Age, we can truly say that most people in America are freer today than they were before the rise of the welfare state.  On reflection, though, this is a very big if.
Without a doubt, women lived much harder lives in 1880 than they do today.  So did men.  In those days, almost everyone endured long hours of back-breaking toil.  But of course the standard libertarian take on this is that while freedom causes prosperity in the long-run, prosperity and freedom aren't the same.
In what ways, then, were American women in 1880 less free than men?  Most non-libertarians will naturally answer that women couldn't vote.  But from a libertarian point of view, voting is at most instrumentally valuable.  Will Wilkinson seems aware of this when
he writes:
[W]omen in 1880 had almost no meaningful rights to political participation, ensuring that they were unable to demand recognition and protection of their basic liberty rights through the political system.
Yet the fact that women were unable to vote in defense of their "basic liberty rights" doesn't show that American political system denied them these rights.  Did it?  The main example that Will and others put forward is coverture.  Wikipedia's summary:
Under traditional English common law an adult unmarried woman was considered to have the legal status of feme sole, while a married woman had the status of feme covert...
A feme sole had the right to own property and make contracts in her own name. A feme covert was not recognized as having legal rights and obligations distinct from those of her husband in most respects. Instead, through marriage a woman's existence was incorporated into that of her husband, so that she had very few recognized individual rights of her own.
As it has been pithily expressed, husband and wife were one person as far as the law was concerned, and that person was the husband. A married woman could not own property, sign legal documents or enter into a contract, obtain an education against her husband's wishes, or keep a salary for herself. If a wife was permitted to work, under the laws of coverture she was required to relinquish her wages to her husband. In certain cases, a woman did not have individual legal liability for her misdeeds, since it was legally assumed that she was acting under the orders of her husband, and generally a husband and wife were not allowed to testify either for or against each other. Judges and lawyers referred to the overall principle as "coverture".
I'll admit that coverture doesn't sound like a very libertarian doctrine.  On reflection, however, matters are much more complicated than they seem.
1. Marriage was still voluntary.  From a libertarian standpoint, coverture would only have been a serious problem if parties were not legally allowed to write alternative marital agreements.  As far as I can tell, such alternatives
were legal:
One exception to the feme covert rule was in the instance of a prenuptial contract. All colonies accepted these contracts, but few couples signed them. Sometimes, parents of wealthy daughters insisted on a contract to keep family property in a trust for their daughter and her heirs (daughters had no control over trusted property, however). Widows often drew up prenuptial contracts before marrying again, but they had to obtain their new husband's consent in order to keep the property inherited from their first marriage through a contract.
2. Still, wasn't coverture a blatant attempt to "nudge" people in a patriarchal direction?  Maybe, but as Sunstein and Thaler often point out, there's got to be some default contract. The most libertarian option, of course, is separation of state and marriage, leaving the defaults up to private parties.  But the next most libertarian alternative, I think, is to defer to common definitions.  If by "marriage" most people mean "monogamous marriage," it's reasonable for monogamy to be the default rule.  If by "marriage" most people mean "a marriage where the wife needs her husband's permission to work," it's reasonable for that to be the default rule.
But did coverture capture how couples in the Gilded Age defined marriage?  I'm not sure, but it's actually pretty plausible.  Example: At the time, almost all married women kept house and raised children.  When a couple decided to marry, this sexual division of labor was probably what both of them had in mind.  For a women to work outside the home against her husband's will was probably almost as contrary to their mutual expectations as adultery.
3.  While it's tempting to dismiss pre-modern legal doctrines as blind sexism, it's often unfair.  As the economics of the family teaches us,
the traditional family made a lot of sense in traditional times.  In economies with primitive technology and big families, it makes perfect sense for men to specialize in strength-intensive market labor and women to specialize in housework and childcare - and for default rules to reflect this economic logic.
4.  Even if you think you can condemn coverture on libertarian grounds, the letter of the law rarely makes a difference in marriage.  In modern marriages, spouses can't legally "forbid" each other to take a job, but as a practical matter they still need each others' permission.  Husbands aren't legally required to hand over their earnings to their wives, but if a guy suddenly stops depositing his paycheck in their joint checking account, he can't avoid dire consequences by protesting, "I'm within my legal rights!"  Coverture might have made a difference in a few marriages - especially in the upper classes.  But it's hard to see how this legal doctrine could have done much to restrict 19th-century women's freedom.
I know that my qualified defense of coverture isn't going to make libertarians more popular with modern audiences.  Still, truth comes first.  Women of the Gilded Age were very poor compared to women today.  But from a libertarian standpoint, they were freer than they are on Sex and the City.

sabato 23 luglio 2011

Libertarianism A-Z: responsabilità civile

Ogni produttore è responsabile per il prodotto che fornisce: questo principio universale elimina tonnellate di regolamentazione specifica (politicizzata) premiando le imprese responsabili. Evita l’ assunzione di burocrati e evita anche di mandare falsi segnali di sicurezza: caveat emptor!

Ma c’ è di più: nelle materie complicate i principi sono da preferire alle regole. consegnando la discussione alla giurisprudenza e alle consuetudini emerge una rule of law naturale.

Libertarianism A-Z: albi e licenze

Per proteggere il cliente spesso è necessaria una licenza.

Esempio, per fare il dottore occorre una laurea, una specializzazione e l’ iscrizione presso un albo.

Le licenze aumentano la qualità media ma diminuiscono la quantità. Chi ci dice che abbiamo bisogno di questo?

Immaginatevi se sul mercato dell’ auto venissero vendute solo Ferrari, sarebbe una tragedia.

Spesso meccanismi quali la reputazione e la responsabilità civile sono più che sufficienti per svolgere il ruolo di albi e licenze. Per non contare il ruolo informativo delle associazioni dei consumatori.

Alla lunga gli albi si trasformano in vere e proprie barriere alla competizione perdendo persino il loro ruolo originario. E’ il corporativismo, qualcosa che non necessita spiegazioni se uno è nato e ha vissuto in Italia.

venerdì 22 luglio 2011