mercoledì 23 marzo 2011

Meditazione libertaria sull' Amaca del 20.3.2011

La signora Cinzia Cracchi salì agli onori delle cronache per via del suo movimentato fidanzamento con l' ex sindaco di Bologna Delbono;e di alcune vacanzea spese delle casse pubbliche. Ora ha deciso di candidarsi per le elezioni comunali, in una lista civica, a nome delle "donne maltrattate" (?!). Ben al di là della sua vicenda, tutto sommato trascurabile, viene da domandarsi sulla base di quale equivoco una persona già esposta a poco piacevoli vicende intenda replicare la sua faticosa esposizione allo sguardo pubblico. Una campagna elettorale non è davvero il massimo per chi volesse recuperare serenità ed equilibrio, e come si suole dire: farsi dimenticare. La signora non è sola. Incarna, anzi, una diffusa tendenza: quella di chi diventa famoso non per merito o talento o impegno civico, e di questa fama così opaca e discutibile si innamora al punto da volerla mettere a profitto. È come se una foto sul giornale, una ripresa televisiva, insomma il famoso quarto d' ora di celebrità, fosse una droga. Salvarsi sparendo, e dunque riconsegnando a se stessi la propria vita, è evidentemente una via preclusa ai contemporanei. Una volta esposti, non importa se per meriti o demeriti, si cerca di mantenere la scena a tutti i costi. È una sindrome, la fama, che non conosce cura.

In effetti sembra proprio che i politici più ne combinano, più rischiano di essere eletti. Ma la fama negativa puo' essere messa a frutto? Cerco di distinguere in merito il mondo della politica dal mondo del lavoro.

A volte la fama negativa di cui godono certi personaggi ha poco a che vedere con il compito che sono chiamati a svolgere, in questi casi solo il "moralista" puo' farsene un cruccio. Usciamo freschi freschi dall' affaire dell' Olgettina e sappiamo come funzionano questi meccanismi. Sul lavoro le cose non vanno molto diversamente. Anzi, il moralismo fa ancora meno presa: se il Sig. Ferrero tradisce la moglie è secondario per me, l' importante è che continui a fare la Nutella buona come l' ha sempre fatta.

Scendiamo ora più nel merito, parliamo di corruzione: è sorprendente come la fama di corrotto non intacchi le fortune del politico italiano. Forse perchè si sa che un certo grado di corruzione puo' far bene, o quantomeno è inevitabile: d' altronde tutti i grandi politici della Storia sono stati dei corrotti. Sul lavoro è diverso, la fama di corrotto ti distrugge: chi comprerebbe più da Bernard Madoff? Chi comprerebbe più creme da Vanna Marchi? Non mi servo dal noto frodatore.

La politica è anche il regno dell' ideologia, la cosa conta: se Tizio ha fama d' incapace ci passo sopra, purchè faccia sventolare alta la bandiera con i miei colori preferiti. I costi della sua incapacità mi toccheranno solo in minima parte. Ma sul lavoro è diverso: i costi dell' incapacità dei miei collaboratori me li sorbisco per intero e l' ideologia diventa in questi frangenti trascurabile.

Noto che in certi reality i personaggi negativi diventano delle star. La cosa è spiegabile, guardare la TV è solo un passatempo: per hobby posso anche essere incuriosito da quella casinista di Loredana Bertè, ma non ci vorrei mai lavorare insieme, non vorrei neanche averla come vicina di pianerottolo! Ecco, noi trattiamo allora la politica come trattiamo gli hobby più marginali. Ma c' è un modo per avvicinare il mondo della politica a quello del lavoro? Probabilmente sì, ma lasciamo perdere.

Naturalmente, dopo aver ammesso che la "politica" è qualcosa a cui non è sensato dare un grande peso, bisogna agire di conseguenza. Ovvero, bisogna pensare ad un paese fondato sul lavoro anzichè sulla politica. Tuttavia le cose per ora non stanno così: la politica resta centrale.

Cosicchè assistiamo continuamente allo spettacolo di chi dà centralità alla politica per poi meravigliarsi di come la "fama negativa" dei politici non nuoccia loro. Questo per dire: non stupiamoci dell' abbondanza di sermoni: la predica moralista è l' ultima arma in mano all' incoerente. E da noi, d' incoerenti, ce n' è a frotte.

Non sempre i ricchi piangono

"Prendere ai ricchi per dare ai poveri", ecco la ragione che muove in via di principio i sistemi fiscali dello Stato moderno.

Ma pochi di loro sono all' altezza del nobile intento. La maggioranza cade già sulla prima parte della prescrizione: "prendere ai ricchi".

Un' impresa eroica - vista la capacità di esercitare pressioni della classe più influente - con pochi e sorprendenti casi di successo: USA, per esempio. Ma anche l' Italia è messa molto bene (cliccare per espandere la tabella).

Falliscono in questo campo paesi come Germania, Francia, Svezia, Svizzera, Norvegia, Islanda. Lì i ricchi non piangono particolarmente.

Particolari: qui... e magari nella prossima puntata di Fahre, ma ci credo poco.

add: http://gregmankiw.blogspot.com/2011/03/what-nation-has-most-progressive-tax.html

L' impurità dell' oro colato

Quanto alle statistiche internazionali mi limito a un esempio. Nei commenti si da per scontato che la scuola finlandese sia una delle migliori del mondo. Ma non è tutto oro quel che riluce. Studi recenti hanno messo in discussione quella immagine. Per quanto riguarda la matematica, è chiaro che la Finlandia primeggia in quanto i test Pisa stimano i successi nella matematica pratica ma – come è stato ammesso da autorevoli personalità finlandesi – se valutassero la capacità di intendere i concetti matematici, la Finlandia finirebbe agli ultimi posti. Si insegna una matematica definita da uno specialista come un “soggetto educativo” privo di relazioni con la matematica propriamente detta. Il simbolo “=” è stato soppresso e sostituito con V, che sta per Vastaus, ovvero “risposta”. Ma identificare “=” con “risposta” significa che uno studente non sa più cosa sia un’equazione. Un recente articolo spiega che, se entrate in una macelleria finlandese e chiedete ¾ di chilo di carne, non sarete capiti: dovete dire 750 grammi, perché i numeri sono insegnati soltanto in forma intera o decimale, in quanto digitabile sul calcolatore. Ciò vuol dire che non si sa più cosa sia una frazione e questo è un autentico disastro concettuale.
D’altra parte, nei sondaggi Pisa trionfano anche paesi come la Cina, la Corea o Singapore le cui scuole sono diversissime: ipertradizionaliste, improntate a disciplina, rigore e amore per la conoscenza, in cui l’ossessione per i test è sconosciuta e i bambini usano i pallottolieri, altro che “nativi digitali”. Come mai?

http://gisrael.blogspot.com/2010/12/il-sistema-dellistruzione-e-le.html


Altre riserve.

martedì 22 marzo 2011

Libertarianism A-Z: sanità

Jeffrey Myron sulla sanità
  • La socializzazione della sanità è una misura a cui ormai siamo rassegnati, non dovrebbe essere così. Una volta che la sanità passa come bene da socializzare, passa anche il diritto del governo a prevenire le malattie dei suoi governati. Cio’ sdogana un controllo da grande fratello che non ha nulla da invidiare a quello fiscale.
  • Il diritto a essere curati spesso è solo sulla carta, e le file d’ attesa sono un sintomo di molte lacune. Quando i diritti sono di facciata le ingiustizie sono ancora più odiose. A questo punto meglio sarebbe porre dei limiti trasparenti.
  • Il diritto alla salute una volta propugnato diventa un dogma e tutto – in teoria – deve essere accessibile a tutti, anche l’ ultimo costosissimo ritrovato. Ma questo comporterebbe spese enormi. Per comprimerle l’ Europa è ricorsa alla proibizione pubblicitaria (se un farmaco esiste ma non si sa non verrà richiesto) al filtro della prescrizione medica: ci sono i soldi? Le maglie del filtro si allargano. Non ci sono? Le maglie si stringono. La collaborazione tra Casta politica e Casta Medica consente di risolvere tutto senza toccare la finzione dei diritti. Gli USA, invece, pagano la loro libertà di accesso con l’ esplosione della spesa.
  • L’ ideale sarebbe mantenere una libertà di accesso (modello assicurativo USA) cercando di responsabilizzare l’ utente attraverso alti ticket e franchigie tali che le assicurazioni coprano solo eventi catastrofici.
continua

lunedì 21 marzo 2011

Libertarianism A-Z: legalità

La compliance è un elemento decisivo: solo le leggi facili da far rispettare dovrebbero essere varate.

Nell’ illegalità diffusa la prima politica da considerare consiste nel ritirare le leggi violate di frequente, a partire dai cosiddetti “crimini senza vittime”.

Questo nell’ interesse degli onesti: porre oneri a carico della parte migliore della popolazione è ingiusto e controproducente.

mercoledì 16 marzo 2011

Meditazione libertaria sul Vangelo del 13.3.2011

Vangelo secondo Matteo 4, 1-11

In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: / “Non di solo pane vivrà l’uomo, / ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: / “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo / ed essi ti porteranno sulle loro mani / perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: / “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: / “Il Signore, Dio tuo, adorerai: / a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Gesù resiste a tre tentazioni: la prima e l' ultima riguardano la cupidigia, la seconda invita allo spraco miracolistico.

Resistendo alla prima e all' ultima Gesù ci indica l' esistenza di beni da anteporre a quelli materiali; poichè il valore di questi ultimi deriva dai primi, il gioco delle priorità evangeliche è chiaro.

Detto altrimenti, la risorsa originale (The ultimate resource) risiede nell' uomo, nella sua coscienza, nella sua creatività, nella sua libera valutazione e nel suo libero arbitrio. materie che ieri non "valevano" nulla, oggi, grazie ad un atto umano libero e creativo, diventa "di valore". Un Rabbi profano come Julian Simon faceva sempre l' esempio del petrolio, questa inerte e fastidiosa fanghiglia.

Resistendo alla seconda, Gesù ci insegna il valore della conscenza umana: i miracoli perturbano l' ordine naturale ed un ordine naturale continuamente alterato è impossibile da conoscere. La parsimonia nei miracoli segnala allora una preoccupazione e una cura ben precisa.

Questa domenica il libertario gongola.

Il libertario è felice di sapere che non siamo solo atomi messi in formicolante agitazione da scosse elettriche, è rassicurato nel pensare alla sua libertà come ad un libero arbitrio. Si tratta pur sempre di qualcosa che ha messo al centro del suo sistema.

Il libertario è felice di sapere quanto conti la creatività umana, perchè anche il suo sistema la valorizza.

Il libertario è felice dell' enfasi posta sulla conoscenza, perchè quello è proprio il propellente ideale per far girare a mille il suo sistema.

Il libertario esce quindi felice dal Tempio, anche se piove e tira vento. Tanto c' è il Davide che regge l' ombrello e trasporta in auto una Marghe stranamente silente per tutta la funzione. Meno male, nella chiesetta di Comabbio non c' erano vie di fuga e in caso di emergenza/marghe la mia creatività avrebbe subito un' imbarazzata empasse.

Meditazione libertaria sull' Amaca del 13.3.2011

Leggere le cronache su alcune inchieste giudiziarie (vedi le recenti indagini sulla cosiddetta P4 e il faccendiere di Stato Bisignani) e capirci pochissimo è tutt' uno. La colpa non è dei giornalisti, che cercano di raccontare quello che riescono a sapere. Né dei giudici, che cercano di dissotterrare i reati da una spessa coltre di segreti e silenzi. La colpa (dal suo punto di vista un merito) è di un potere politico ed economico che mai come in questi anni è riuscito a rendersi imperscrutabile, opaco, fuori controllo. Riusciamo a capire solo che gli interessi, le alleanze, gli scontri che determinano molte delle scelte nevralgiche per la collettività (gli appalti, il controllo del credito, la spartizione dei profitti) agiscono in una zona d' ombra, al riparo di ogni forma di controllo istituzionale, di visibilità pubblica, insomma di democrazia. Molto poteree molti quattrini in poche mani, zero poteree pochi quattrini nelle mani di tutti gli altri. E' sempre stato così? Forse sì. Ma in un clima politico meno rassegnato, più integro, la scoperta della P2 destò, nell' Italia di allora, uno scalpore enorme. P3, P4 e domani P5 e P6 possono contare su un vantaggio enorme: la disarticolazione della politica e la nostra rassegnazione. Due facce della stessa medaglia.

Michele Serra - L' Amaca -

E cosa rende il potere politico ed economico "imperscrutabile, opaco e fuori controllo"?

Azzardo: il proliferare delle regole e l' abnorme ruolo assegnato alla politica.

E' difficile far confusione se esistono poche e semplici regole.

E' difficile assistere a commistioni se la politica non ha nè grandi dotazioni da barattare, nè grandi favori da elargire.

Ma "poche regole" e "poca politica" spaventano. Lo spettro del Far West si profila all' orizzonte delle menti più suggestionabili. Sono menti facilmente soggette ad un horror vacui della prescrizione, e sono "molte".

Il guaio è che poi giri l' angolo e questi "molti" te li ritrovi affaccendati nella stesura dell' ardente denuncia contro il potere "imperscrutabile, opaco e fuori controllo".

Ma come? Sono ancora loro? Partecipano sia alla Manifestazione che alla Contomanifestazione?

Già,le due "moltitudini" coincidono. Consoliamoci per lo meno pensando allo scampato conflitto.

E poi ti chiedi il perchè della massiccia conversione al moralismo. Costretti a scartare le soluzioni che funzionano non resta che "savonaroleggiare" invocando i Santi.

p.s. 1/ comincio le mie estemporanee "meditazioni" sull' Amaca domenicale. Cercavo un contraltare al Vangelo, un temperamento a me estraneo che concepisse di continuo idee a me estranee. Barbara Spinelli sarebbe stata l' ideale, non c' è nulla di più remoto che io riesca ad avvistare, ma la sua prosa fluviale non si prestava. Nella scrittura di Serra purtroppo c' è un versante che ammiro sinceramente e che offre resistenza alla mia ispirazione (non sarà un caso se ho letto parecchi libri di questo poetastro). Pazienza, i suoi francobolli repubblichini sono talmente confacenti alla bisogna che rinunciarvi è delitto.

p.s. 2/ avviso: me ne vado una settimana al mare prima che il nubifragio in corso porti il mare a me. Raggiungo le mie donnine a Varigotti e scusate se libero l' archivio con un postaggio a valanga. A presto.

martedì 15 marzo 2011

Le dimensioni contano

Parliamo di "dimensioni d' impresa", parlaimo di innovazione, parlaimo di capacità di creare lavoro.

Dispiace per Draghi ma la risposta è no. Conta la gioventù.

http://politicaleconomy.splinder.com/post/24298997#24298997

John Tierney sulla lagna degli sprechi

Sulla lagna degli sprechi: QUI

...Paradoxically, there could even be more emissions as a result of some improvements in energy efficiency, these economists say...

lunedì 14 marzo 2011

La triste sorte delle donne nei cda norvegesi

Norvegia?

"Gonne dorate", ecco il triste e inevitabile epiteto con cui ci si riferisce alle donne reclutate in forza di legge nei cda per fare presenza. E ti garantisco che non è propriamente elogiativo.

Ah, dimenticavo: in Norvegia il 98% degli amministratori delegati (ovvero coloro che decidono) è uomo. Praticamente un record. Siamo messi bene.

http://www.youtube.com/watch?v=pp_VqDB7_Po

Psico-Parlamento

Curioso l' ultimo libro di Felice Cimatti. Tesi: l' uomo è un Comunista Naturale (qui la stroncatura di Libero).

Mi sa che Cimatti unisca concetti diversi come quello di Copyright (oggetto astratto) e quello di proprietà privata (oggetto concreto). La critica al primo istituto si applicherebbe in automatico anche al secondo riaprendo la via al Comunismo. Veramente lui non parla proprio di Copyright ma di Linguaggio: se il linguaggio che usi è anche mio, perchè non dovrebbe esserlo anche la "tua" mano?

Rimanere perplessi è più che lecito in casi simili.

Con questo non volgio dire che naturalismo e ideologia non possano incrociarsi in modo proficuo. Penso alle ficcanti ricerche sui legami tra ideologia e psicologia naturale, specie dopo che agli studiosi hanno comniciato a segnalare la sorprendente flebilità del nesso tra interessi materiali e voto politico.

La suddivisione destra/sinistra sembra limitante, cerchiamo di costruire uno psico-parlamento avvalendoci di questo schemino che collega i Big Five della personalità all' ideologia professata (clicca per espandere):




Il libertario risulterebbe un tipo con molti contatti sociali ma pur sempre concentrato nel suo mondo, poco empatico, scrupoloso ed emotivamente stabile.

Tutta roba da approfondire, comunque, i conti che non quadrano sono ben esposti qui.

p.s. Riuscite ad immaginarlo Marchionne che concede una "serena" intervista alla radio pubblica rappresentata da Felice Cimatti? E Ricci che interloquisce amabilmente con l' imparziale Loredana Lipperini? Conoscendo i retroscena corre un brivido sulla schiena pensando a cosa sia in realtà la "voce di tutti".

Stereotipi sugli stereotipi

Nel momento in cui realizziamo di essere di fronte ad un serpente, cominciamo a comportarci in base a quel che sappiamo dei serpenti in generale... Allorchè veniamo a sapere che Tizio è un bibliotecario, cominciamo ad interagire con questa persona tenendo conto dell' idea che abbiamo delle biblioteche e dei bibliotecari... Noi, in generale, cerchiamo di etichettare ogni oggetto ed ogni persona che incontriamo al fine di regolare i nostri comportamenti nei suoi confronti sulla base di cio' che nella nostra conoscenza pregressa ricade sotto l' etichetta in questione... questo modo di procedere mediante "stereotipizzazione"... puo' essere considerata buona cosa?... La psicologia sociale ha elaborato in merito due risposte, entrambe ferme ed inequivocabili: No e Sì.

... la prima letteratura sostiene che usiamo troppi stereotipi, la seconda (stereotype fallacy) che li usiamo troppo poco lasciando che la nostra razionalità si faccia sviare focalizzandosi su casi singoli ed isolati... in merito gira per esempio la storiella della Volvo... avete appena letto su un affidabile giornale che per ogni 10000 utenti Volvo soddisfatti, solo 1000 si dichiarano delusi... la solidità di quest' auto è uno stereotipo che gira e la notizia sul giornale costituisce un rinforzo tutt' altro che sorprendente... è da tempo che considerate l' acquisto... senonchè, al bar, un vostro amico vi fa un vivido racconto dell' odissea che suo fratello ha passato con la sua Volvo... fermo in autostrada... con la macchina che andava a fuoco... i soccorsi che tardavano... milioni di danni... il figlioletto ferito... una causa lunga e complicata conclusasi senza alcun risarcimento... ecco, il singolo caso subito prende il sopravvento sullo stereotipo e rinunciate all' acquisto... La conclusione è scontata: esiste un problema di sottoutilizzo degli stereotipi..."

David Funder - in AAVV Stereotype accuracy -

***

Domande:

1. Coltivare stereotipi positivi su di Sè è la via maestra per coltivare stereotipi negativi sull' Altro?

2. Gli stereotipi sono rigidi?

3. Gli stereotipi sono la via verso il razzismo?

Risposte:

1. No, non esiste correlazione.

2. No, in genere mutano per approssimazioni successive.

3. No, sono la via verso qualsiasi tipo di conoscienza.

p.s. la prima domanda potrebbe essere formulata anche così: "l' etnocentrismo è una teoria valida?"

http://jonjayray.tripod.com/stereo.html

venerdì 11 marzo 2011

Omaggio alla sofferenza oscura del microchip

Oggi, dopo anni di duro e oscuro lavoro, mi ha abbandonato. Ti affezioni anche alle cose, perfino alle cose che non vedi ma sai che sono lì, che sgobbano ogni giorno al tuo fianco. Vorresti quasi rendergli onore.

Grazie vecchio mio, te la sei meritata... questa playlist è per te...



link

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"Escluso" forse è parola che sacrifica troppo alla sintesi.

Ma sicuramente, nei fatti, chi ha commesso una mancanza ha ricevuto un premio negato a chi ha sempre obbedito. Così come chi lavora otto ore, secondo la giustizia umana, non merita lo stesso salario di chi fa lo stesso lavoro per un ora.

Certo, vado ad intuito, ma anche l' intuito è prezioso e va preservato finchè si puo' recuperare intatto l' insegnamento. Io penso che per non rendere tortuoso il passo (e la cosa è fondamentale se ti rivolgi all' ateo), vada ammessa la presenza anche di una qualche forma di ingiustizia. In questo sono confortato anche dalla (bella) predica al Santuario di Rho.

Del resto la misericordia è qualcosa che va al di là della giustizia, se coincidesse con quella sarebbe poca cosa.

Il follow up, comunque, era solo un divertimento.

p.s. ieri su tv2000 hanno presentato l' ultimo libro di BXVI, c' era persino Claudio Magris. Poi dice che siamo costretti a guardare Santoro (o le veline).

La Grande Convergenza... che non c' è.

In un articolo che fece epoca, Becker e Stigler fissarono uno standard delle scienze umane: la spiegazione che ricorre alle preferenze dei soggetti è sempre viziata da tautologia.

In altri termini: siccome è possibile spiegare tutto mediante le preferenze, allora concludiamo che non sia possibile spiegare niente.

Troppo comodo sostenere che le cose stiano in un certo modo solo perchè i soggetti coinvolti preferiscono che le cose vadano così. Non vale! Così si puo' spiegare tutto. Solo partendo dall' ambiente le scienze sociali forniscono una spiega plausibile.

Corollario: le preferenze di tutti sono bene o male stabili e bene o male omogenee; se così fosse anche l' ambiente, assisteremmo ad una grande convergenza.

Oggi, questa "aurea" assunzione puo' essere lasciata cadere, gli psicologi della personalità hanno dimostrato che le preferenze sono stabili ma tutt' altro che omogenee.

Noi siamo "diversi" - rassegnamoci - e questa diversità non dipende solo dall' ambiente.

Siamo "diversi" perchè possediamo personalità diverse che, per esempio, dipendono da come in noi si rimescolano i big 5:

Apertura/Profondità

Scrupolosità/Spontaneità

Estroversione/Sobrietà

Empatia/Freddezza

Emotività/Stabilità

Ciascuno di noi puo' essere descritto da una ricetta che, a mo' di ingredienti, dosa e mescola in modo differente le polarità di cui sopra. Poi si aggiunge l' intelligenza, e il piatto è servito.

Tutto ciò potrebbe avere una rilevanza concreta in diverse questioni concrete. Alcuni esempi:

ISTRUZIONE: I risultati scolastici, così come il rendimento sul lavoro, sono legati alla diligenza più che all' intelligenza. Se fosse vero il contrario la scuola potrebbe essere sostituita da rapidi e meno dispendiosi test ai quali non è possibile barare. Al contrario, una falsa diligenza è sempre simulabile nei test che la misurano, ecco allora che una scuola selettiva diviene necessaria come garanzia.

CRIMINALITA': Per chi difetta di scrupolosità ed empatia la via del crimine diventa attraente indipendentemente da "quanto paga".

DISCRIMINAZIONE SUL LAVORO: Le donne mostrano maggiore empatia, è dunque normale che privilegino alcuni lavori (insegnamento, nursing...) rispetto ad altri (scienza, management...) anche in assenza di discriminazioni.

ASSICURAZIONI: Gli economisti non hanno mai capito perchè ad assicurarsi sulla vita sia chi rischia meno. Ora possiamo dire che per talune personalità estremamente scrupolose puo' essere ragionevole farlo anche in presenza di bassi rischi.

PATOLOGIE: Ora sappiamo meglio che i disordini psichiatrici sono solo casi estremi della normale distribuzione delle possibili personalità. Gusti eccentrici, insomma, dovuti per lo più ad una forte componente di Emotività. La richiesta di aiuto puo' essere poi interpretata come un modo per incamerare benefici (assistenza finanziaria, non-imputabilità...).

RAZIONALITA': Tenere comportamenti irrazionali puo' essere piacevole per qualcuno. Esempio: un manager dotato di forte empatia puo' essere infastidito dal licenziare dei dipendenti, e vi rinuncia anche se sarebbe per lui ragionevole farlo. Gli economisti rimangono sconcertati e non riescono a capacitarsi di simili comportamenti. E' normale che sia così visto che hanno segretamente giurato di non ricorrere mai a spiegazioni che tirassero in ballo le "preferenze".

TROLLEY PROBLEM: gettare il grassone sotto il treno sarebbe la soluzione etica, me lo dice l' itrospezione; senonchè: essendo un tipo empatico mi ripugna il gesto e pur di soddisfare questa mia esigenza mi "compro l' errore" nella valutazione etica richiesta.

I dettagli qui.

giovedì 10 marzo 2011

Al mercato degli "errori"

Le preferenze umane sono più capricciose della Marghe, nessuno l' ha spiegato meglio del prof. Maurice Allais.

E nessuno spiega il lavoro del prof. Allais meglio del prof. Landsburg.

Non mancate allora di sottoporvi al suo leggendario test. Lo ripropongo qui per comodità:

Question 1: Which would you rather have:

A. A million dollars for certain.

B. A lottery ticket that gives you an 89% chance to win a million dollars, a 10% chance to win five million dollars, and a 1% chance to win nothing.

Try taking this seriously. What would you actually do if you faced this choice? Don’t bother trying to figure out the “right” answer, because there is no right answer.

Question 2: Which would you rather have:

A. A lottery ticket that gives you an 11% chance at a million dollars (and an 89% chance of nothing)

B. A lottery ticket that gives you a 10% chance at five million dollars (and a 90% chance of nothing)

Once again, this is a matter of preference. There is no right or wrong answer.

Già, non c' è niente di irrazionale. Peccato che se scegliete A alla prima domanda e B alla seconda siete del tutto inaffidabili nell' esporre le vostre preferenze. Come quel tale che dopo aver schifato il parmigiano se ne ingolla entusiasta una forma senza por tempo in mezzo.

Ma è la stragrande maggioranza delle persone a scegliere combinazioni irrazionali. Non deprimetevi, dunque, lasciate che siano gli economisti a farlo.

Mille considerazioni balzano alla mente: forse la gente non prende sul serio il test, forse le preferenze cambiano anche nel giro di qualche secondo, forse la gente non vuol sapere cosa preferisce, forse fa errori e sceglie quel che ha appena detto di schifare...

La mia spiegazione "preferita" è un' altra: abbandonarsi all' irrazionalità, quando ce lo si puo' permettere, è bello.

Ovvero: penso che molti siano infastiditi dai calcoli e dal ragionamento, per quanto ne riconoscano l' efficacia se messi alle stette. Cosicchè, specie su questioni di poco conto, si affidano all' intuito quando avrebbero in mano di meglio... insomma si "comprano" volentieri gli errori che derivano dalla loro scarsa scrupolosità.

Come si puo' testare una simile congettura?

Forse facendo dei test dove i "milioni di dollari" girino realmente: lì non ha più senso "comprarsi" l' errore.

Conclusione: la verifica è impossibile e devo quindi troncare il post in modo tanto brutale ed insoddisfacente.

Ancora una volta colpa dei tagli alla ricerca, ancora una volta colpa di Berlusconi.

Atomismo

No, l’ energia nucleare non c’ entra.

C’ entra invece un’ accusa che spesso si rivolge alla società contemporanea: l’ eccessiva enfasi sul mercato ci riduce a monadi deprivate di ogni relazione.

Eppure gli USA, patria del liberismo, ai tempi d’ oro sono stati anche la culla dell’ associazionismo più spinto. In merito c’ è persino una ricca silloge di barzellette.

Idem per la Svizzera.

Come se non bastasse il fatto, c’ è pure la spiegazione lineare: più mercato, più rischio, più incentivi a formare reti sociali.

Come la mettiamo?

Caveat: cosa atomizza la società contemporanea? Il  mercato o certe garanzie burocratiche?

Per capire la dinamica basti un esempio: se ai Padri garantiamo una pensione, il loro incentivo a mantenere una relazione con i figli scema.

La mia congettura è che non sia la libera economia a minare le relazioni, piuttosto il welfare esteso, burocratizzato e anonimo.

Se la congettura è corretta, la ricetta per curare l’ atomismo delle società capitalistiche viene da sé. Con una boutade: meno welfare e più capitalismo selvaggio.

Perché una SPA è più efficiente di una Coop?

Segui questo nome e troverai le risposte: Heney Hansmman

Berlusconi dilaga in Rai...

... ma su Repubblica è uno tsunami!

http://fbechis.blogspot.com/2011/03/berlusconi-dilaga-in-rai-allora-su.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+BechisBlog+%28Bechis%27+Blog%29&utm_content=Google+Reader

Effetto Poincaré

Tranquilli, il web vi farà più informati, più colti, più intelligenti e più felici... e se la memoria biologica del cervello resta disoccupata, pazienza, vuol dire che abbiamo di meglio.

Ma attenzione alle singolari connessioni tra creatività e memoria! Ne sa qualcosa un uomo dall' intelligenza media come Poincaré che con sua sorpresa si ritrovò ad essere forse il più grande scienziato di sempre (*).

It is the connection between memory and creativity, perhaps, which should make us most wary of the web. ‘As our use of the web makes it harder for us to lock information into our biological memory, we’re forced to rely more and more on the net’s capacious and easily searchable artificial memory,’... But conscious manipulation of externally stored information is not enough to yield the deepest of creative breakthroughs: this is what the example of Poincaré suggests. Human memory, unlike machine memory, is dynamic. Through some process we only crudely understand – Poincaré himself saw it as the collision and locking together of ideas into stable combinations – novel patterns are unconsciously detected, novel analogies discovered. And this is the process that Google, by seducing us into using it as a memory prosthesis, threatens to subvert.

http://www.lrb.co.uk/v33/n05/jim-holt/smarter-happier-more-productive

(*) e ne sanno qualcosa anche i grandi improvvisatori musicali.

Stereotipi sugli stereotipi

Domande:

1. Coltivare stereotipi positivi su di Sè è la via maestra per coltivare stereotipi negativi sull' Altro?

2. Gli stereotipi sono rigidi?

3. Gli stereotipi sono la via verso il razzismo?

Risposte:

1. No, non esiste correlazione.

2. No, in genere mutano per approssimazioni successive.

3. No, sono la via verso qualsiasi tipo di conoscienza.

p.s. la prima domanda potrebbe essere formulata anche così: "l' etnocentrismo è una teoria valida?"

http://jonjayray.tripod.com/stereo.html

mercoledì 9 marzo 2011

Uomini contro Uomini

In nessuna società umana ospitata oggi sul pianeta terra lo status della donna è pari a quello dell' uomo... In ogni paese del mondo la donna sembra gerarchicamente schiacciata dall' uomo... e se viaggiamo nel tempo la cosa si ripete: è sempre stato così... In alcune società il gap sembra restringersi, in altre allargarsi... ma in tutte si ripresenta puntualmente... Perchè?... due teorie hanno spopolato in passato... la prima crede ad una superiorità innata dell' uomo nell' esprimere talune abilità (teoria maschilista)... la seconda postula un complotto dei maschi teso ad opprimere le donne (teoria femminista)... entrambe le teorie sono piuttosto sgangherate se valutate alla luce dei fatti, più che altro parlerei di trovate politico-intellettualistiche con un' evidenza a supporto talmente debole da poter essere definita inconsistente... è allora tempo di proporre una spiegazione alternativa ed è mio intento farlo in questo libro... se le femministe radicali hanno puntato tutto su un misterioso conflitto Uomini contro Donne, io privilegierò il ben più plateale conflitto Uomini contro Uomini... dalla guerra armata alla competizione commerciale, l' intera storia umana ripresenta di continuo forme agonistiche in cui si fronteggiano gruppi maschili... agli amanti dei fatti saranno senz' altro appagati dalla mia ipotesi... ma anche chi cerca "spiegazioni" ragionevoli troverà solide ragioni evolutive per darmi credito... se il conflitto tra uomini è tanto centrale, non sorprende che la voglia di essere "vincente", l' amore per il rischio, per la vasta organizzazione, per la gerarchia e per la situazione competitiva siano tratti tipici proprio della psicologia maschile... il maschio ha dato fondo alla sua creatività - altra caratteristica maschile - per innovare le sue conoscenze alla ricerca di armi sempre più potenti nell' offesa e nella difesa... tra queste armi ne spicca una: la "Cultura"... - l' appassionato di sport sa bene di cosa parlo perchè sa bene che anche un meraviglioso dream team composto solo da All Stars soccomberà di fronte ad onesti giocatori ben organizzati in campo... a proposito chidetevi perchè le donne amano poco seguire lo sport, e comunque, anche quando lo amano sono meno ossessionate dallo "score"... ovvero dalla fissa per quel "chi vince" e "chi perde" che tormenta l' uomo quando al bar brandisce il giornale preferito sfogliandolo nervosamente... ebbene, la "cultura" non è altro che un mezzo per organizzare e coordinare le moltitudini... la "cultura" è dunque una realtà nata all' interno della "sfera maschile"... qualcosa che i maschi hanno creato per perseguire al meglio i loro scopi... affinchè una "cultura" (istituzioni, banche, finanza, scienza, grandi imprese, esercito, polizia...) funzioni bene, richiede sacrifici continui, competizione, attitudine al rischio, spirito agonistico, voglia di superarsi, voglia di prevalere... richiede cioè di essere alimentata continuamente con un carburante esplosivo fatto anche - se non in prevalenza - da vite umane... tutte cose perfettamente in linea con lo scarso valore della vita maschile rispetto a quella femminile... ora si dà il caso che questa strana bestia - la "cultura" - abbia beneficiato di grandi progressi nei millenni e nei secoli, cosicchè abbiamo assistito anche ad un innalzamento dello status maschile... la sua sfera di interessi, in seguito agli sbalorditivi successi mietuti, lo ha reso socialmente più ricco, più influente, più potente... nulla di paragonabile è avvenuto nella "sfera femminile"... che è praticamente ferma al punto in cui stava migliaia di anni fa... Recentemente anche le donne si sono affacciate al mondo della "cultura" e non sono mancate le incomprensioni... ma era inevitabile che fosse così... chi viene dal mondo della "cura" e dell' amorevole "preservazione" difficilmente accetta di trasformarsi in carne da cannone... difficile procurarsi quella sete di vittoria che esalta l' uomo nell' agone fino a renderlo infantile... difficile di punto in bianco considerare la propria vita come "expendeble"... l' equivoco è stato alimentato poi anche da certo femminismo perennemente innamorato di concetti come quello di "discriminazione"... alcune pratiche discriminatorie sono sempre possibili, nessuno lo esclude, ma qui l' attenzione andava indirizzata altrove... l' elemento rilevante era costituito dal fatto che le donne chiedevano di non essere trattate come la gran parte degli uomini era sempre stata trattata ovvero, come vite qualsiasi rimpiazzabili e sacrificabili... poco degne di rispetto in assenza di un successo da guadagnarsi sul campo e che arride comunque ad una ristretta minoranza... anche parecchi uomini, devo dire, cadono nell' equivoco di pensare che le donne vogliano affiancarli operando sulle loro stesse basi...

Roy Baumeister - Is there anything good about men



http://www.goear.com/listen/8f18221/miserabile-amica-i-mercanti-di-liquore

Pornografia

Terapista: ... e con che frequenza avete rapporti sessuli?

Diane: praticamente di continuo... anche tre volte a settimane...

Woody: praticamente mai... a volte nemmeno tre volte a settimana...

Bill Maher: ... ogni giorno senza sesso è un giorno spracato...

"... gli uomini vogliono molto più sesso delle donne... alle battute citate per lo più si ride ma Woody e Bill esprimono opinioni che, mentre ad una donna suonano quasi paradossali, un uomo capisce bene e considera normali... la saggezza comune conosce questa differenza nei desideri sessuali ma il femminismo più arrabbiato denuncia questo sapere come uno stereotipo oppressivo... imponendo il dogma per cui uomo e donna sono guidati da stimoli sessuali di pari entità... ma la denuncia è assurda e gli esiti nefasti delle approssimazioni contenute in questo modo di procedere politicizzato si sono esplicitate al meglio nella condanna della pornografia... alcuni uomini passano gran parte del tempo a consultare materiale pornografico masturbandosi, quasi ogni giorno hanno un appuntamento fisso... la cosa non è così strana visto che nell' uomo lo stimolo si ripresenta potentissimo anche più volte al giorno... la femminista non riesce o non vuole realizzare una verità tanto semplice, per le è essenziale assumere che i "sex drives" maschili siano uguali a quelli femminili, la sua testa va in ebollizione ritrovando la quiete solo quando elabora un pensiero di questo tenore: "la pornografia mi ripugna, non la trovo affatto eccitante, specie se mi viene riproposta ogni giorno, come è possibile che a lui invece piaccia tanto... visto che posseggo in partenza un desiderio sessuale che non è certo più flebile del suo... evidentemente in quelle immagini c' è dell' altro... c' è la repressione femminile, ecco svelato l' arcano, ecco cosa lo attira febbrilmente ogni giorno..."... ma questo ragionamento, e la conseguente condanna della pornografia come mezzo di oppressione, è fallato e si trasforma in una montatura ridicola pur di preservae l' irrinunciabile assunto, quello per cui il desiderio sessuale si presenti con la medesima potenza e regolarità in uomini e donne..."


Roy Baumeister - Is there anything good about man

Mi chiedo, perchè limitarsi alla pornografia?

Bamboccioni per finta

Nei talk show alla TV, come sulla posta del cuore dei giornali, spesso si commenta il fatto che l' uomo contemporaneo sia tanto restio ad impegnarsi con le signorine.... non si esita a parlare di "paura" nel fare il grande passo... questi poveri figlioli così tremolanti di fronte a figure forti e decise come quelle incarnate dalla loro controparte femminile... forse però sarebbe meglio valutare questa riluttanza non tanto come una paura quanto come un comportamento razionale facile da spiegare... la diffusioni degli anticoncezionali ha innalzato lo status dell' uomo... la "rivoluzione sessuale" è stata una rivoluzione in positivo soprattutto per l' uomo... ora i ragazzi hanno facilmente il sesso che cercano senza bisogno di sobbarcarsi impegni a lungo termine... le donne, visto che non corrono più rischi, sono disponibili e si concedono molto più facilmente alla ginnastica preferita dai vitelloni... una volta, per guadagnarsi certi privilegi sessuali, dovevi come minimo conquistare un intero Regno... ora che è possibile spassarsela tanto, è normale voler prolungare oltremodo questo periodo di "giovinezza godereccia"... d' altro canto la donna cerca prevalentemente la maternità e un compagno che la affianchi nella magica esperienza rassicurandola... per lei è diventato molto difficile bloccare un buon partito, specie se lo desidera di pari età... e poi, a proposito di desideri... sappiamo da tempo che le donne nel "mating" cercano per lo più il soggetto ricco e di successo, per contro l' uomo ricerca la bellezza... ecco, se le cose stanno così, chiediamoci un po' a favore di chi lavora il "tempo". Ma è semplice: mentre con il tempo la bellezza sfiorisce, l' uomo accresce le sue sostanze.... se a questo aggiungiamo la ciliegina dell' orologio biologico (per la donna suona presto, per l' uomo praticamente mai) i conti sono presto fatti... Altro che riluttanza e "paura" dell' ignoto... altro che compagne decise che "sanno quello che vogliono"... dietro tanti tentennamenti c' è solo una scelta razionale tesa a valorizzare i doni che la "rivoluzione sessuale" e la pillola hanno elargito su un vassoio d' argento al maschio contemporaneo..."

Roy Baumeister - Is there anything good about man?

C' è chi va oltre nel considerare gli effetti delle dinamiche innestate dalla "rivoluzione sessuale" e dalla pillola: la rarità di maschi inasprisce la competizione femminile.

Come fare a rendersi più appetibili visto che in tema di esaltazione della bellezza abbiamo già raschiato il fondo del barile? Una buona strategia consiglia di studiare, di prendere la laurea, prendere il master... prenderne due... tre.

L' accresciuta scolarizzazione femminile sarebbe sostanzialmente il modo moderno che ha la donna per "sculettare" di fronte ad un maschio sempre più esigente da quando la "rivoluzione sessuale" gli ha consegnato un affilato coltello dalla parte del manico.

La fonte delle ultime considerazioni è Gary Becker: Tratise on Family.

martedì 8 marzo 2011

La dieta del Minotauro

Prendete un gruppo di persone, diciamo tutte coloro che oggi sono vive sul pianeta terra. Ora considerate i loro avi chiedendovi quanti siano donne e quanti siano uomini.

Non arrovellatevi, i conti li ha fatti per voi Jason Wilder coadiuvato dalla sua équipe dopo un' analisi meticolosa dei DNA: le progenitrici donne sono quasi il 70%, i progenitori uomini poco più del 30.

Come tutto cio' sia possibile lo si capisce bene osservando che la metà dei bambini nati in centro Asia oggi, è discendente di Gengis Khan.

Considerato poi che tra i nuovi nati le femminucce costituiscono il 50% del totale, cosa ne ricaviamo?

Semplice, ne ricaviamo che ai fini riproduttivi una vita femminile vale molto molto di più di una vita maschile. A parità di disponibilità, servono molte più donne che uomini.

E una "cultura vincente" non puo' trascurare un simile conto della serva.

A quanto pare questo semplice fatto è il più sottovalutato della storia umana.

Una conclusione tanto lineare quanto facilmente verificabile, appare controintuitiva se non sconcertante. Come mai? Forse perchè tesi differenti, per quanto fragili, vengono pubblicizzate e diffuse in modo rumoroso dalla propaganda del femminismo politicizzato.

Pensate a Gloria Steinem e Naomi Wolf, per esempio. Entrambe, in epigrafe ai loro libri, menzionavano il fatto che ogni anno negli USA muoiono 150.000 donne annientate dall' anoressia. Secondo loro, sono i modelli proposti dai media a richiedere un simile mostruoso olocausto.

Dopo quell' esempio preclaro, ormai il compitino della femminista standardizzata è riproducibile con lo stampino: si inanella un' anedottica purchessia concludendo poi che la cultura predominante imola le donne sul suo altare. Si dà per scontato che le vite maschili siano invece salvaguardate sotto vetro come preziose reliquie. Ecco, la rotativa che stampa questo genere di libri gira in continuazione indifferente agli interrogativi.

Ebbene, se il messaggio preponderante è di questo tenore, sarà una sorpresa scoprire che è vero esattamente il contrario.

Quando al telegiornale sentiamo che "tra le vittime ci sono anche donne e bambini", è sottointeso il fatto che quelle vite vengono considerate di maggior valore.

Quando sulla nave che affonda si dà la precedenza a donne e bambini, questo è un segno del tipo di cultura che vige presso quelle persone.

Mestieri pericolosi, incidenti sul lavoro, prigione, pena capitale, guerre... è sempre o quasi sempre l' uomo che ci va di mezzo.

La nostra Cultura è molto preziosa ma in essa c' è come un Minotauro che chiede di continuo sacrifici umani. I gusti del Minotauro sono precisi: desidera maschi, possibilmente giovani.

Alcune vite maschili sono molto preziose, nel corso di un attacco nucleare, la vita del Presidente degli USA (probabilmente un maschio), riceve particolari cure. Ma la stragrande maggioranza è carne da macello.

La Cultura spinge l' uomo al rischio: pochissimi scaleranno il vertice, a tutti gli altri è riservato una specie di baratro. Ma è logico che sia così: per mandare avanti la razza umana basta un maschio alfa circondato da miriadi di donne (tutte preziose). Il resto è inutile e puo' fungere da pasto per il Minotauro.

P.S. Se in questo post avete scorto un tono lamentoso, siete fuori strada. Basti considerare che la Cultura resta pur sempre una creatura realizzata dai maschi per perseguire i loro fini.

P.S. Qualcuno dirà "in molti casi il Maschio puo' scegliere delle alternative al sacrificio di sè". "Scegliere"? Ma nessuno sceglie... "è la cultura baby"! Forse voi non capite ma una femminista di ultima generazione, quelle per cui la parola "scegliere" ha poco o nullo senso, sicuramente capirà.

P.S. In che senso si dice che "la cultura sfrutta l' uomo". La Cultura non è un agente dotato di volizione, è solo un sistema grazie al quale le persone coordinano le loro vite. Lo "schema" di Trapattoni "sacrificava" l' ala destra prevedendo che corresse incessantemente su e giù per la fascia. Ecco, il senso dello "sfruttamento" è un po' quello.

P.S. Le 150000 vittime di anoressia all' anno denunciate dalla Wolf e dalla Steinem erano una panzana originata da dati non verificati. Le morti USA accertate erano circa 70. 150000 erano i casi di anoressia che qualcuno (?) avrebbe stimato. Insomma, quisquillie.

Donne nei cda

"...I risultati confermano che le donne sono presenti nei cda delle imprese con alte performances... Il problema di tali studi è che la correlazione tra redditività o solvibilità e partecipazione femminile ai Cda non implica in alcun modo causalità... potrebbe essere vera una causalità inversa, cioè che la maggiore redditività consenta alle imprese di avere un numero più elevato di donne nei Cda... nello studio più serio in merito... Adams e Ferreira verificano la possibilità di causalità inversa e di possibili variabili omesse... trovando che le imprese con un rapporto più paritario tra uomini e donne nei Cda hanno una performance peggiore. Gli autori scrivono esplicitamente che i loro risultati suggeriscono che l’imposizione di quote obbligatorie per i consigli di amministrazione possa, in alcuni casi, ridurre il valore delle imprese..."


http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002196.html

Meditazione libertaria sul Vangelo del 7.3.2010

Vangelo secondo Luca 15, 11-32

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto,sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Siamo di fronte ad una delle pagine più toccanti del Vangelo, pochi lo dubitano: bellezza e verità qui si danno la mano. Io stesso, reso cinico dalla frequentazione di molti libri, sento regolarmente un groppo in gola quando viene letta. Eppure, inutile dirlo, mi procura sempre un disagio veder maltrattato chi pretende giustizia. Perchè il figlio maggiore pretende solo cio' che è giusto, e questo lo ha ribadito a chiare lettere anche il Don nel corso della predica!

Come riconciliare allora giustizia e misericordia?

Ipotesi: la misericirdia deve nascere dal cuore spontaneamente, la giustizia deve essere sancita nella legge.

L' espressione spontanea di un sentimento è il frutto di una natura e di un' adeguata educazione pregressa. Difficile immaginarla come obbedienza ad un comando. Al contrario, possiamo essere equi uniformandoci passivamente ad un giusto precetto.

Sono concetti già incontrati da chi conosce Tibor Machan.

Perchè allora il figlio maggiore non ha gioito per il ritorno del "minore"? Forse perchè ha speso la sua vita trascurando di educarsi in modo corretto. Questa è la sua pecca, e penso che il padre lo escluda proprio in virtù di quella lacuna.

L' amore, la misericordia e l' aiuto ai bisognosi è un frutto sublime della nostra educazione (cristiana). Nulla ha a che fare con la legge, che invece inerisce la Giustizia. E questo senza nulla togliere alla fondamentale importanza della Legge.

Ci sono forse argomenti morali migliori contro qualsiasi forma di welfare?

La lunga giornata del sincero militante

D all' agenda di un affaccendato militante sinceramente democratico. «Scendere in piazza, organizzare corteo e comizio e allestire palco per attori e cantanti a piazza del Popolo in difesa della Costituzione ultimamente sotto attacco. Predisporre coccarde e bandiere tricolori per l' anniversario dell' Unità d' Italia ultimamente sotto attacco: ripassare parole dell' inno di Mameli utilizzando la magistrale lezione a Sanremo (ultimamente sotto attacco per via della vittoria del sinceramente democratico Vecchioni) tenuta da Roberto Benigni. Scendere in piazza e organizzare manifestazioni con slogan creativi e salite sui tetti per protestare contro la riforma Gelmini dell' Università che ha messo sotto attacco i diritti fondamentali degli studenti. Organizzare corteo e catena umana e allestire palco (con turnover) di attori e cantanti a piazza del Popolo per la difesa della legalità ultimamente sotto attacco. In generale fare attenzione ai contenuti delle manifestazioni per non confondersi e portare la bandiera viola dove ci vuole il tricolore, o quella arcobaleno. Tenere quella rossa solo per la manifestazione, con palco allestito per attori e cantanti a piazza del Popolo, a favore della Fiom ultimamente messa sotto attacco. Scendere in piazza, organizzare manifestazione e allestire palco per attrici e cantanti a piazza del Popolo, in difesa della dignità della donna ultimamente sotto attacco. Scendere in piazza, predisporre slogan, cartelli e striscioni per la manifestazione a difesa della libertà di stampa ultimamente sotto attacco. Fare attenzione alle firme di attori, cantanti, intellettuali e artisti in genere per non dare l' impressione di una certa ripetitività. Poi organizzare manifestazione per sostegno allo sciopero generale a difesa dei diritti fondamentali ultimamente sotto attacco. Scendere in piazza e trovare nuovi slogan creativi per la manifestazione, che si concluderà a piazza del Popolo con un palco pieno di attori e cantanti, a difesa della scuola pubblica ultimamente sotto convergente attacco». «Scendere in piazza e organizzare manifestazione di protesta delle celebrazioni ufficiali del 25 aprile, il cui significato è stato ultimamente messo sotto attacco. Trovare attore o cantante che possa dare un contenuto di denuncia al palco del Primo maggio ultimamente messo sotto attacco. Scendere in piazza, riempire cartelli e striscioni, e allestire palco (con turnover) per attori e cantanti, per la manifestazione a difesa della cultura e dello spettacolo ultimamente messi sotto attacco. Rimandare la discesa in piazza per la domenica di maggio in cui ci saranno le elezioni: una noia mortale e del tutto inutile visto che le perderemo ancora una volta per colpa del modello culturale imposto da Drive in. Scendere in piazza contro Drive in»

Pierluigi Battista

Me lo sono sempre chiesto: ma perchè tanto impegno? E' sorprendente.

All' ora di cena molta gente tira su il telefono e chiama trasmissioni radio che parlano di politica: Cruciani, Forbice e Radio Popolare sono i più solerti ad intercettare questo bisogno.

E senza andare tanto lontano, ma perchè sentiamo l' esigenza di dire la nostra su un blog semi-deserto?

Forse perchè professare un' Ideologia ci fa star bene, come professare una Religione. Si tratta di centri-benessere, anche quando la nostra travagliata secrezione è un' indifferente goccia nel mare, anche quando il paradiso è solo una labile entità chimerica.

Vedo un' analisi dell' ideologia imparentata con l' analisi sociologica degli hobby. Professare un' ideologia assomiglia tremendamente ad una gita fuori porta, una scampagnata, un giorno libero. L' ideologia è "tempo libero".

Libero ma mai vuoto: l' importante è stiparlo con cose che possiamo fare trascurando la razionalità.

Disseminare una burocrazia pervasiva ma leggera è vitale, dà sempre un tocco di serietà alle cose, la sensazione di non essere a zonzo. Il sudore incrementa l' autostima, si sa, quand' anche fosse quello di chi scava buchi per poi riempirli.

L' ideologia ha l' enorme pregio di non coniugarsi con le "scommesse": non si vince e non si perde, non c' è competizione, niente resa dei conti, niente responsabilità... finalmente liberi. Liberi di urlare, di cantare, di sottilizzare in un ruminante soliloquio da estendere giusto alla sempre solidale "parrocchietta".

E se poi, a distanza di anni, i nodi venissero al pettine e gli errori diventassero ineludibili, è persino piacevole atteggiarsi a "sconfitti" che si limitavano a sognare un mondo migliore stando romanticamente "dalla parte del torto".

Wilma si tiene la clava.

Secondo Susan Cross e Laura Madsen le donne sono meglio predisposte verso la "socializzzione"... prendiamo un fenomeno come quello delle aggressioni, secondo le studiose le donne tendono ad evitarle perchè maggiormente impegnate nella salvaguardia dei legami sociali... è una spiegazione all' apparenza plausibile ma che, molto semplicemente, non concorda con i fatti osservati... studiando quel che accade nelle relazioni intime, i ricercatori si sono accorti di quanta inattesa aggressività esprimano le donne... questa loro attitudine sopravanza quella maschile... Non è politicamente corretto dirlo ma questa conclusione è supportata da evidenze consolidate... In altre parole, è più probabile che sia la donna ad attaccare psicologicamente e fisicamente il suo partner - si va dallo schiaffo all' uso di armi mortali... Queste aggressioni non ricevono l' attenzione che i media riservano alle aggressioni maschili per diverse ragioni... 1. l' uomo è meno propenso a denunciare la violenza ricevuta... 2. quando esiste una violenza reciproca la polizia tende a concentrarsi sull' uomo... 3. le donne sembrano più a loro agio nel ruolo di vittime... 4. (di gran lunga la ragione più rilevante) gli uomini sono più grandi e più grossi e, a parità di intenzione violenta, i danni causati sono più ingenti... le donne sono anche responsabili della maggior parte degli abusi infantili, sebbene questo dato sia indebolito dalla considerazione che passano più tempo con i bambini... sta di fatto che, considerando l' evidenza, le donne sono più portate alla violenza qualora l' indagine si limiti alle relazioni intime... per contro, la donna difficilmente colpirà uno sconosciuto... una donna altresì esprimerà resistenza nel premere un bottone per uccidere nemici lontani e sconosciuti, anche se persistono valide ragioni... cosa che invece l' uomo è propenso a fare qualora dai suoi calcoli vi sia una convenienza... le ricerche sul campo ci dicono anche che l' uomo "aiuta" più della donna, ma questo perchè la gran parte delle ricerche si focalizza su situazioni in cui il beneficiato è uno sconosciuto o quasi... in realtà l' attaccamento della donna per i familiari sembra maggiore rispetto a quello espresso dall' uomo... concluderei dicendo che la donna ha maggiori attitudini sociali solo se definiamo "social" equivalente a "one-to-one close intimate relation", nei casi invece in cui sono implicate "broader group connection" l' uomo sembra più sensibile, nel bene e nel male... mi sento in obbligo di aggiungere che dopo l' esposizione documentata dei nostri argomenti, Susan Cross e Laura Masden hanno abbandonato le loro posizioni pregresse per spostarsi via via su interpretazioni che collimano con quella data anche qui... è così che la scienza dovrebbe funzionare..."

Roy Baumeister - Is there anything good about men?


Curiosi anche gli esperimenti condotti sui "bambini in cortile": lasciati a giocare per un' ora, i maschietti, magari superficialmente, interagiscono bene o male tutti tra loro; le femminucce, al contrario, tendono a creare gruppetti che legano molto pur isolandosi. Anche l' introduzione del "terzo" incomodo all' interno della coppia da esiti differenti: i maschietti tendono ad accogliere, le femminucce fanno invece muro. Sono esiti compatibili con il fatto che la bambina è più preoccupata di salvaguardare l' intimità e la qualità del legame, il maschietto ad estenderlo.

FONTI: sulla maggiore predisposizione femminile alla violenza di coppia, il metastudio più comprensivo è quello di J. Archer: Sex differences in aggression betwen heterosexsual partners: a metanalytical review - Psychological Bulletin, 126, 697-702.

lunedì 7 marzo 2011

Sogni tappezzati

Per accogliere i voli pindarici delle signorine intente ad accarezzre con gli occhi le levigate gioie di Van Cleef & Arple, è stata scelta come tapezzeria una musica sgocciolante, tale per cui dalle quattro pareti stillasse lo spirito dell' eleganza, lo spirito della bellezza, lo spirito dell' avventura e lo spirito della natura.

Una specie di pointillisme weberniano. Purchè tonale, la dissonanza spaventa e distrae le signorine sognanti.



Yoshio Machida - The Spirit of Beauty -Van Cleef & Arpels Exhibition Soundtracks

http://www.goear.com/playlist.php?v=5e59945

Il feticcio della laurea

In Italia: http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=Y6DPN

Negli USA: http://www.nytimes.com/2011/03/07/opinion/07krugman.html

Sottobosco

Pace fatta tra l' elettronica e tutti gli aspetti analogici della vita umana. Una pace siglata nel corso degli anni zero.

Penso all' "analogico" come a tutto cio' che si mette di mezzo disturbando la pulizia del cristallo linguistico: singhiozzo, rutto, sospiro, singulto, pausa, balbettio, tic, tentennamento...

Finalmente anche l' elettronica puo' dedicarsi a ricostruire la brulicante vita che formicola inesausta tra un digit e l' altro, tra una sillaba e l' altra, tra una nota musicale e l' altra.

Quanti rachitici cespugli vivono e sviluppano una loro fascinosa tortuosità tra le piante rigogliose che monopolizzano l' interesse del Giardiniere.

Qui di seguito un meticoloso indagatore di questo sottobosco, uno che meglio di altri ci sottopone quel pullulare vitalistico. Sotto le sue bacchette (è un batterista, meglio dirlo) tutto freme in pulsazioni irregolari, dalla miriade di combinazioni prima o poi qualcosa svetterà.

Pace fatta tra l' elettronica e l' acustico, questa la più grande notizia che ci regala la musica degli anni zero.



Alexander Schubert - Plays Sinebag

http://www.goear.com/playlist.php?v=b2a5bae

E' il "frame" che vi frega.

Nel frequentare il sito femminista Lipperatura mi sono accorto dell' enfasi data da quelle parti al concetto di "framing": non conta tanto quel che dici, quanto i segnali che irradiano le particolari formule discorsive adottate. Ci sono "frame" discriminatori che ti valgono la condanna di sessista indipendentemente dal concetto espresso nel tuo messaggio. Quindi attenti: valutare il "frame" è come leggere dietro la maschera, e a poco valgono le tecniche di travisamento poichè un' adeguanta indagine sul "framing" sarà in grado di decostruirla.

Si dà il caso che parallelamente a quelle frequentazioni, io stessi leggendo Roy Baumeister secondo il quale l' attenzione morbosetta ai "segnali" ... segnala qualcosa che non aiuta certo la lotta contro gli stereotipi sessisti. Anzi, gli alimenta.

Per capire questa conclusione, serve conoscere l' antefatto.

Il pensiero espresso da Roy Baumeister, nel tentativo di costruire stereotipi sessisti accurati, individua la differenza tra uomo e donna nelle motivazioni più che nelle abilità. Secondo la sua gigantesca banca dati, la donna investirebbe di più nell' empatia, l' uomo nel pensiero sistematico. La donna si mostrerebbe più sensibile verso la persona in carne ed ossa che ha davanti, l' uomo è stimolato invece quando si concentra sull' "individuo statistico", una specie di "prossimo" astratto. La donna coltiverebbe al meglio le relazioni intime (one-to-one), l' uomo trova la sua dimensione ideale quando può tessere anonime relazioni astratte in grado di connettere moltitudini. E via di questo passo.

Certo, ciascuno di noi vorrebbe essere sia "empatico" che "sistematico", ma non possiamo avere tutto, le risorse sono limitate e tra le due caratteristiche esiste un inevitabile trade-off che uomo e donna risolvono diversamente.

Ma Roy vuol andare oltre, vuole andare a parare sulla "cultura" dei gruppi umani (conoscenza, politica, commercio, istituzioni...).

La "Cultura" è un sistema costruito per coordinare al meglio la vita sociale del gruppo; una specie di "mercato", e proprio come il mercato quanto più il sistema si estende, tanto più è efficiente e coinvolgente. Poichè ogni sistema allargato fa dell' astrazione e dell' anonimia il suo cardine, per quanto appena detto ciascuno capisce come mai il "mondo culturale" sia sempre stato una prerogativa maschile.

Roy Baumeister, nel corso del libro, suggerisce poi una miriade di indizi che possano far confluire acqua al mulino delle sue tesi. Tra gli altri fa notare la particolare sensibilità per il "framing", un' esclusiva delle donne, o quasi. Insomma, mentre all' uomo-parlante interessa far passare il messaggio, la donna-parlante è più attenta al "come" viene fatto passare e alla cura con cui viene confezionato (framing):

"... nel libro di Deborah Tannen (You just don't understand), basato sul lavoro del linguista Robin Lakoff, si esplicita come l' uomo tenda ad un linguaggio "chiaro", "forte" e "inequivoco", mentre la donna opta per la gentilezza, lo stile indiretto e blando... In un ristorante, una donna dirà al cameriere "could I please maybe have some water when you get a chance? I' m really thirsty. I' m sorry. Thank you". L' uomo troverà sufficiente esprimersi così: "could we get some water over there?... un certo femminismo fa notare come la differente formulazione sia il frutto di una differente distribuzione di potere e della conseguente oppressione subita, ma io preferisco notare come la formula (il "framing") femminile sia più curato e più adatto ad una interazione tra pari, e sia anche più idonea nello stabilire una qualche forma di intimità simpatetica, necessità poco sentita invece dall' uomo, il quale mira più volentieri alla chiarezza e al risultato finale...".

Personalmente ritengo che gli stereotipi sessisti di Baumeister (quelli azzurri) siano ben costruiti, anche perchè, cosa volete, non posso che uniformarmi al messaggio veicolato in merito dalla punta più avanzata dell' Accademia. Una cosa comunque a questo punto è certa: per una donna che li reputi dannosi, la peggior strategia per combatterli consiste nel focalizzarsi sui "framing". In questo modo non farebbe altro che confermarli!

Roy Baumeister: Is There anything Good About Men?

venerdì 4 marzo 2011

Classicismo rustico

A Santo Stefano Belbo c' ero stato a mangiar lumache con il mio "amico disperso" Morra (dove sei? da quelle parti si chiamano tutti Morra e non riesco a rintracciarti!).

Avevo già percepito molto in quell' occasione. Avevo visto all'opera l' obeso calabrone, annusato il miasma della capelvenere, sentito il baccano dei grilli che andava a manetta. Si era annidato nel cervello anche quell' odore rasposo di collina e di vigna. Avevo notato i sentierini che strapiombano e/o scantonano dal ciglio. Mi era sembrato persino di udire quelle bande chiassose tutte addossate in cerca di salvezza sul primo clarino che le porta (l' unico con un' infarinatura) ma vittime dell' inesorabile ottusità di bombardeni e genis.

Così avevo pensato a tempo debito (20 anni fa) che qualora mai avessi letto un suo libro, sarebbe stato quello che raccontava di quel paesino fuorimano. Così classico, così rustico.

Lui.

Lui è una persona piena di acciacchi, con una vita brutta e provvisoria, si sente decrepito come solo una donna o un caprone puo' esserlo; poverino, così afflitto da "reducismo", troppo "civile" per sapersi difendere, con la "rinuncia" facile, l' attitudine pronunciata a consegnarsi, la noia di "prevedere" e correre, la voglia di "lasciarsi vincere" che monta e quella di reagire che muore tra le mani: respinto da mille donne e da mille mestieri, morto suicida come una rockstar. Un' icona adolescenziale da banco di scuola con le cicche sotto come solo Leopardi puo' esserlo.

Ma i veri acciacchi dell' età sono i rimorsi, i rimorsi lo attanagliano mentre passeggia per il paese natio rimuginando il passato, quando le Colonne d' Ercole non stavano a Gibilterra ma a Canelli, quando il mondo era venuto a stanarlo da lì con la fame.


Gli idiotismi linguistici con cui si rende l' universo abitato da gente che comanda con gli occhi la famiglia e dice solo dei "sì" e dei "no" al forestiero, mal si accordano con l' inclinazione meditabonda del protagonista.

Lui, lo scampato, ora che beve il caffè scostando il mignolo, puo' raccontarci l' aspetto sinistro e angoscioso del vivere contadino, le donne che muoiono senza cure, o sfinite e dissanguate dai parti; i vecchi che i figli fan mendicare per le vie e che finiscono abbandonati quando non son più buoni neanche a chiedere; le manie sadiche che montano nei cascinali sul co' della motta, scheletri di muro freddo presidiati da cani col cimurro che impazziscono se ti sporgi.

E' solo il freddo che fa sembrare allegri gli occhi umidicci del contadino. In realtà abita un paese dove le mosche stanno meglio dei cristiani. Lavora e spartisce, lavora e spartisce. Ma non basta mai.

Difficilmente le sue donne scamperanno la "battuta", specie la domenica, quando sui suoi zoccoletti della festa torna alticcio dal paese dopo il vermut e la partita di carte che sigilla una settimana in cui ha posato la zappa solo per impugnare la rincola, e ha posato la roncolasolo per dare il solfato o portare i cavagni. Il colpo ha lo schianto pesante ma le mamme, si sa, piangono adagio, anche se non hanno le ossa buone minimizzano, mugolano, fanno dei piccoli strani versi nel tentativo estremo di credere e far credere che sia già tutto finito - ma è una guerra impari contro le vibrisse sensibili dei bambini - invece non è finita perchè piomba su di loro la stupidità di un altro colpo, gemono come passeri con l' ala rotta: il loro volto si deforma e si ricompone di continuo. Poi, finita la buriana, tirano fuori un fazzoletto e si mettono nel loro angolo (prima o poi moriranno, le troveranno un mattino freddo distese nel letto con i denti aperti, e quell' ozio scatenerà ancora una rabbia impotente). I figli, mentre assistono all' inizio di una discussione che è solo il prologo alle cinghiate, si accostano all' uscio, senza neanche volerlo davvero si spianano la fuga dalle grinfie qualora chiamati in causa. E' tremendamente facile "essere chiamati in causa" quando non c' è nessuna "causa" in ballo. Poi, dopo il "liberi tutti", si gira per la campagna bruna, qualcuno pensa "che freddo, avrà sbollito? posso rientrare?", qualcun altro pensa "un giorno l' ammazzo". Poi il segnale: la mamma li richiama tutti dalla soglia con una voce inferocita, come se la scannassero. Ogni tanto, tra una rachitica e l' altra, nasce una figlia con gli occhi come i cuori del papavero, più giudiziosa, destinata (forse) a una vita "non da scema". Altrimenti è guggia, saccone, polenta-ceci, erba per conigli e ignoranza di chi non sa cosa succede al di là del Bormida. Giusto una radio da aprire ogni tanto. Forse.

Dopo la cronachetta che si barcamena tra il teribile e il gustoso, segue la brutale sintesi ideologica: il mondo è malfatto e bisogna rifarlo, la colpa è del soldo e di chi l' ha inventato, bisogna che il governo lo bruci insieme a chi lo difende. Poi si potrà tornare alla bella favola da ascoltare con occhi sottili, al bel pregiudizio che arieggia le vite senza sfogo, si potrà tornare ai falò rituali sotto la luna.

Cesare Pavese - la luna e i falò

Chi vien prima?

... l' uovo o la gallina?

... che figüüüüüüra... il professore non lo sa!



http://www.goear.com/playlist.php?v=05d7cc0

(la gallina costruita con i gusci è opera di Kyle Bean)

giovedì 3 marzo 2011

Foto multicolor della scuola privata italica II

Ho utilizzato i dodici righi neri del post precedente per concludere quanto sia ragionevole, parlando di scuola, spostare risorse verso il privato.

Ci sono ragioni legate all' etica: la famiglia deve poter scegliere senza subire imposizioni.

Ci sono ragioni legate all' innovazione: più strade si battono, più scoperte si fanno.

Ci sono ragioni legate all' economia: il costo per allievo, a parità di risultati, quasi si dimezza.

Ci sono ragioni legate alla qualità: un po' ovunque nel mondo libero è il privato ad offrire le migliori prestazioni.

Sorge allora il dubbio per cui ho sentito l' esigenza di questo post: perchè la battaglia per una riforma tanto ragionevole è spesso snobbata?

Provo a mettere in fila tre motivazioni:

1. La battaglia per la "privatizzazione" della scuola è un "bene pubblico": chi me lo fa fare di assumere un impegno tanto oneroso quando poi, in caso di successo, i frutti verranno raccolti da tutti? Le minoranze organizzate (insegnanti statali) hanno così buon gioco nell' alzare un muro a difesa dello status quo.

2. La Politica, controllando più dappresso il monopolio dell' istruzione, controlla anche una forma d' indottrinamento ed è quindi interessata a propagandare i pregi di questa istituzione. Attraverso quel canale puo' raccontare, per esempio, quanto è bella la nostra Costituzione (tradotto: ubbidire all' autorità è cosa buona e giusta). Siccome un interesse del genere è bypartisan, anche la valutazione benevola sarà espressa bypartisan e quindi scambiata per una valutazione oggettiva.

3. In un panorama privatizzato la famiglia deve scegliere, e questo puo' essere fonte di angosce.

Mi soffermo sul terzo punto che trovo il meno scontato e dibattuto.

Immaginiamo in modo molto semplificato che esistano 3 alternative: Scuola rossa: qualità 100, retta 100; Scuola verde: qualità 70, retta 70; Scuola azzurra: qualità 50, retta 50.

Immaginiamo adesso che per la Famiglia Sempronio sia razionale scegliere la Scuola azzurra.

Il "valore della Famiglia" però è molto sentito tra i coniugi Sempronio i quali non possono ammettere che nella loro testa alberghi il pensiero di "non aver dato il massimo ai loro bambini". Ancor meno possono sopportare l' idea che una cosa simile si insinui nel giudizio di terzi. Al solo immaginare una cosa del genere impazziscono.

I Sempronio, inoltre, vivono in un ambiente che idealizza la formazione scolastica dandole grande impostanza, per loro rinunciare alla scuola migliore (quando in fondo con grandi sacrifici potrebbero anche permettersela) significa abdicare al ruolo di genitori modello.

Ecco allora che per i Sempronio si aprono due vie poco allettanti: o vivono in una condizione angosciosa, o vivono in una condizione irrazionale.

Virare verso la "scuola privata", per i motivi detti, sembra una manovra sacrodsanta, ma solo se siamo di fronte a persone ragionevoli in grado di superare i loro bias. L' idea irrazionale di "dover dare il massimo ai propri figli" si annida facilmente nella fragile psicologia di un genitori.

A volte, sembra paradossale, è preferibile subire un' imposizione piuttosto che convivere con l' ossessione "di non aver dato il massimo per i propri figli".

Il razionalista ha allora un doppio fronte su cui combattere: quello dell' organizzazione di sistema (+ privato) e quello delle psicologia famigliare (overcoming bias!).

Io sono ottimista e penso che entrambe le imprese possono essere portate a compimento.

p.s. La riflessione è un "effetto collaterale" dei colloqui avuti con Sara e altri a proposito del metodo Estivill per far dormire i bambini.

add: "meno stato" - ricetta universale ormai persino nella vecchia Europa. In merito un libro ben documentato di Giacomo Zagardo: La punta di diamante.

Lo "scazzo" illuminante

Un drago rapisce la figlia del Re. Questi chiede aiuto e si presenta il figlio di un contadino che parte alla ricerca della bella. Per la strada incontra una vecchia che decide di fargli custodire un branco di cavalli selvaggi. Egli ci riesce e la vecchia gli regala uno degli animali che si rivela magico; il cavallo lo conduce in volo sull' isola dove si trova la principessa. L' eroe uccide il drago, fa ritorno alla corte e riceve in compenso dal Re la mano della Principessa.

Succede una disgrazia; viene chiesto aiuto all' eroe; egli parte alla ricerca; per la strada incontra chi, dopo averlo sottoposto ad una prova, lo ricompensa con un dono magico; grazie al dono l' eroe puo' compiere la sua missione e riscuotere la sua ricompensa.

La parte azzurra si chiama Intreccio, la parte verde si chiama Struttura.

In questo libro, Vladimir Propp individua le strutture attorno alle quali si costituiscono i vari intrecci delle fiabe (favole di magia).

Sono 31.

Bene.

Un libro ormai storico, ma anche noioso, come gran parte del catalogo di saggistica dell' Einaudi.

Fortunatamente, in appendice, a ravvivare il grigiore del tomo, c' è lo "scazzo" sanguigno con Claude Lévi Strauss.

Nella sua recensione, dopo una mezza paginata di complimenti, CLS comincia con le legnate. Ogni tanto tira il fiato buttando lì altri complimenti che possano fungere da prologo ideale all' impietoso sprezzamento che seguirà.

Devo qui dire che CLS è il classico intellettuale francese che fa dell' oscurità un punto d' onore. A fare le spese dello sforzo profuso dal Gigante per non farsi capire, furono i suoi epigoni conterranei. Lo stile involuto dei Deridda e dei Deleuze è passato a proverbio. Personalmente, dopo una prima infatuazione, ho poi maturato una resipiscenza grazie alla quale intuivo la presenza di vermi nel prodotto, per quanto la confezione stilosa lo rendesse raccomandabile e l' effetto delle "parole (difficili) in libertà" scatenasse le ambizioni intellettualoidi che tutti noi abbiamo, chi più, chi meno.

Ad ogni modo, nella replica, provvidenzialmente richiesta dall' editore all' autore, il sangue russo di Propp ribolle e allora sono scintille.

La discussione al calor bianco esenta dal gergo e costringe a parlar chiaro, cosicchè anche noi profani, finalmente, abbiamo la speranza di capirci qualcosa.

CLS accusa VP di "formaslismo".

Che a quei tempi era come ricevere la scomunica e l' espulsione da tutte le Università del regno.

Dimenticavo solo di dire che l' Ortodossia non era il "contenutismo", come uno potrebbe aspettarsi l' ingenuo che vive nel passato, bensì lo "strutturalismo".

Ma cosa differenzia "formalismo" e "strutturalismo"? Il primo concepisce ancora una distinzione tra "forma" e "contenuto", il secondo l' ha abolita.

"Il drago rapisce la principessa" è tradotto nell' elemento strutturale "succede una disgrazia" in modo da espellere i "soggetti" e concentrarsi sulle "azioni". La ragionevole intuizione è quella di pensare che le "azioni" siano costanti mentre i "soggetti" varino. Ma per l' integralista CLS cio' non basta, lui vuole ridurre tutto a struttura, anche i nomi propri!... Anche "drago" in fondo è una struttura che deve essere rintracciata, magari risalendo allo studio etnografico del popolo presso cui circola quella fiaba.

Insomma, per il riduzionista CLS tutto è struttura, persino i nomi propri. In effetti, a rigor di logica, secondo la "teoria descrittiva", ogni significato puo' essere ridotto ad una descrizione, ad una "storia" se vogliamo, e quindi ad una struttura.

Il fatto è che una teoria semantica del genere s' impianta proprio sui nomi propri. Lo ha spiegato in lungo e in largo quel guastafeste di Saul Kripke recuperando così il concetto di essenza. Un vero aglio per il relativismo ad oltranza.

CLS è il classico rappresentare del nichilismo novecentesco, quello contro cui, con un certo ritardo, tuona la Chiesa Cattolica di tanto in tanto. Per lui tutto è riducibile a struttura, quindi favole, miti, religioni, sono un po' tutte la stessa cosa. Anche le storie dei popoli, essendo riducibili ad una schemino, sono tutte sostanzialmente simili: non esiste uno schemino "superiore" agli altri. C' è chi va sulla luna, c' è chi mangia il prossimo e chi invece lo aiuta creando società più ricche. Tutti, fondalmente, "schemini" sociali.

VP non sembra aver molto tempo da perdere con la filosofia e allora manda "a cagare" CLS dicendogli di scendere dal pero e di smetterla di ricamare in cielo facendo "astrazioni di astrazioni". Lui - VP - deve domare quella bestia indomita che sono le raccolte favolistiche Afanasev e le 31 strutture escogitate ci riescono benissimo. Anzichè ringraziare ecco poi che si ritrova di fronte questo professorino che fa le pulci alle pulci: che si provi piuttosto a rintracciare una fiaba che non stia in nella gabbia da lui approntata. Che si sporchi un po' più le mani con i "materiali". Rimboccarsi le maniche è il modo migliore per dissolvere le ubbie che fanno elucubrare in quel modo il francese.

Detto questo, lo studioso russo si guarda bene dal "mandare a cagare" lo Strutturalismo insieme a CLS. Chiede anzi di iscriversi alla setta mostrando le credenziali ed emendando alcune ambiguità. Ma è normale che fosse così, era quella la Religione consolidata dell' intellettuale nichilista novecentesco, e il totem allora non tollerava offese.

Vladimir Propp - Morfologia della fiaba

mercoledì 2 marzo 2011

Debt bias

Il fisco colpevole anche dell' eccessivo indebitamento

http://econlog.econlib.org/archives/2011/03/ken_rogoff_and_1.html

Paleo TV vol. II

Ho imparato a memoria la lezione e ora so che con il suo micidiale risucchio precipita le coscienze in un buco nero fino a resettarle restituendole slavate e deprogrammate; eppure voglio concedermi ancora un viaggetto in compagnia del demonio più potente della nostra era.



Solo due dubbi:

1. Pippo l' ipPOPOtamo pubblicizzava i pannolini della lines per via dell' inserto? Se sì, l' ho realizzato nel 2011.

2. Chi ricorda in quale carosello era contenuto SI-RE-SI-RE?



http://www.goear.com/playlist.php?v=840b8fb

Spesa per studente

In Italia è elevata.

Scuola primaria e secondaria svettano una volta che si fanno le giuste tare:
http://riechoblog.wordpress.com/2010/09/21/quanto-e-come-litalia-spende-in-istruzione/

Perotti ci parla poi della spesa per studente nelle università: è elevata se si considerano coloro che frequentano.

Ricolfi rincara: la spesa è troppo alta per quel che rende.

Giuliano Ferrara vince a San Remo

Vecchioni spiega il testo della sua canzone:

"Per il vigliacco che nasconde il cuore... lì mi rifacevo alla filosofia del cinismo che impera: in politica e nel quotidiano. Quel giro di teorie lì che magari Giuliano Ferrara incarna bene...»

Devo ammettere che mi era sfuggito.

Tanta sottigliezza la lascio volentieri quel genere di ermeneuti che Barbara Spinelli incarna bene.

martedì 1 marzo 2011

Foto multicolor della scuola privata italica


I dati indicano che gli studenti delle private hanno in media punteggi inferiori (ai test PISA) rispetto a quelli delle pubbliche. L’Italia è uno dei pochi casi in cui questo succede: di solito è vero il contrario. Secondo alcune analisi, la minor performance delle scuole private è dovuta al fatto che esse tendono a reclutare gli studenti meno motivati, quelli che fanno fatica ad avanzare nella scuola pubblica.

Il rigo rosso è opinabile visto che i dati non consentono un raffronto: i test Pisa non intendevano comparare scuole statali e scuole private, cosicchè il campione delle scuole private testato non è per nulla rappresentativo.

A cio' aggiungerei che la differenza tra statali e private non finanziate (3%) è statisticamente insignificante. Nel grafico, costruito in fretta e furia a fini propagandistici dopo le uscite del Premier, il troncamento delle ordinate oscura l' irrilevanza del divario.

Tuttavia, e qui ragiono a lume di naso, non mi sorprenderebbe riscontrare risultati simili anche in una vera ricerca.

Cio' detto non andrebbe trascurato un fatto importante: le private vincono sul piano della consumer satisfaction. Non è poco per chi considera che la Scuola sia fatta per la Famiglia e non viceversa.

Teniamo poi sempre a mente che le nostre considerazioni NON sono svolte coeteris paribus: il costo per allievo nelle private quasi si dimezza!

Vogliamo poi dire che gli esiti dei test INVALSI non collimano affatto con quelli qui riportati? Ma è normale che sia così visto che, lo ripeto, chi ha predisposto questi test non era interessato ai temi che noi qui discutiamo.

Da ultimo, è utile ricordare che la concorrenza delle private giova alle statali: dove sono presenti le prime la qualità media delle seconde si innalza.

Anche il rigo verde sembra attendibile visto che tra le "private" hanno larga parte i CFP, scuole spesso chiamate a svolgere il "lavoro sporco", quello di recupero drop out e avviamento alla professione.

E poi, sinceramente parlando, (e qui mi affido ancora al "lume di naso") chi non conosce almeno un caso di famiglia disperata che ricorra alla scuola privata per il figlio lavativo? Con materiale del genere non si possono fare miracoli.

Ma a mio avviso, comunque, il rigo più importante è il rigo azzurro.

Per i noti motivi, in qualsiasi settore il servizio statale è sinonimo di qualità scadente. Non a caso ovunque nel mondo "le private" superano di parecchio "le statali"; è lo stesso buon senso a dirci che non potrebbe essere altrimenti: quel che vale in qalsiasi settore continua semplicemente a valere per la scuola. Perchè allora noi costituiamo un' eccezione?

Forse perchè la scuola si uniforma alla società dove vivranno coloro che la frequentano.

E allora rileva il fatto che l' Italia sia considerata il paese delle rendite: se il papà ha una farmacia, il figlio è a posto, anche lui sarà farmacista. L' unica cosa che gli occorre per sistemarsi è il maledetto pezzo di carta.

Questo vale per molte attività, dal docente universitario al rappresentante di commercio, un posticino attende il figlio di papà o l' amico... ormai esiste persino l' albo degli Amministratori di Condominio.

Nelle società poco concorrenziali il pezzo di carta è tutto, e siccome le "private" devono garantirsi la consumer satisfaction fanno i salti mortali per accontentare il cliente.

Al contrario, in società concorrenziali come quelle nordiche o quelle anglosassoni, cio' che serve è la preparazione; solo garantendo quella si puo' massimizzare la consumer satisfaction.

Cosa concludere dopo i 12 righi neri di cui sopra?

Mi limito qui all' insegnamento centrale: virare verso una società più competitiva (ovvero più libera) e investire quante più risorse possibile nella scuola privata.

Mi sembra che il discorso fili sia in teoria che in pratica.

+++

Per chiudere esprimo una mia opinione personale se chiamato in condizioni ideali a scegliere tra pubblico e privato. Ovunque nel mondo è la scuola privata a fornire l' eccellenza, ma questo servizio costa; andatevi a vedere le tasse d' iscrizione degli istituti più esclusivi.

Penso che sia possibile spuntare rette tanto elevate solo perchè la gente tende a sopravvalutare i servizi scolastici. Fortunatamente esiste una consolidata teoria dell' Accademia che spiega bene questo bias.

In altri termini: non penso che il differenziale qualitativo compensi il differenziale che si riscontra nell' impegno finanziario richiesto all' utente.

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Fonti: il grafico con le conclusioni di cui al rigo rosso l' ho tratto dal sito La Voce info. L' osservazione di cui al rigo azzurro e la spiegazione di cui al rigo verde le traggo da un articolo sul Corriere della Sera di Maurizio Ferrera. Parecchi righi neri li eredito invece dai vari articoli di Luisa Ribolzi sul sito Il Sussidiario. La teoria dell' Accademia è abbozzata sul sito Cato Unbound da Charles Murray e Bryan Caplan.

http://www.pietroichino.it/?p=13218

http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2010/12/13/SCUOLA-Le-paritarie-abbassano-il-livello-solo-un-idea-falsa-di-Repubblica/133355/

Why present the gender ‘pay gap’ as a moral issue rather than a profit opportunity?

Ipotesi:

1. Campaigners want to seem idealistic and opposed to sexism more than they actually want to solve the ‘problem’.

2. The pay gap is in fact justified by productivity differences, and if the reasoning above were known more widely this would soon become obvious.

3. Campaigners on the issue don’t understand economics.

4. The campaigners care about the issue because they oppose discrimination, and they assume others (should) feel the same way.


Mi piace la prima ipotesi: è la voglia di scampagnate che ingrossa le manifestazioni.

Anche se non sottovaluto la seconda.

Unions vs. the Right to Work

http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704150604576166011983939364.html?mod=rss_opinion_main

Da meditare.

Specie se si chi vive in una "Repubblica fondata sul lavoro".