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sabato 30 aprile 2011

Canzoni illustrate

Prendetevi tre minuti di pausa per “guardare” una canzone super classica di Louis Armstrong: “What a Wonderful World”.

What a wonderful world The Painting from Dan Berglund on Vimeo.

L’ artista è Dan Berglund e lavora con inchiostri su vetro.

Qualcuno poi penserà che siccome Matteo Negrin non scrive canzoni ma solo musica, non ci sia niente da illustrare, ma si sbaglia di grosso.

martedì 19 aprile 2011

Capitomboli rilassati

Scorrono senza una gerarchia nelle molecole, migrano verso il finale in quiete folate prive di punti di riferimento, ondeggiano in un rassicurante liquido amniotico … ascoltare queste canzoni è come camminare sui pavimenti di Heike Weber. Si perde l’ equilibrio senza perdere la rilassatezza.

Heike Weber

Composte secondo le tecniche della musica concreta, non sono concepibili indipendentemente dalla loro esecuzione, in esse dialogano felicemente pop e impro radicale.

Che bello scoprire che anche la sperimentazione più ardita non deve necessariamente restare appesa come un caciocavallo ma può sfociare in esiti artistici compiuti e di prim’ ordine.

Elio Martusciello – Concrete Songs – Ticonzero

link

giovedì 31 marzo 2011

Messa campestre

Commissionata per l' esecuzione in Cattedrale a Vasteras, ne è uscita una musica dalla religiosità raccolta, idonea alla compunzione del confessionale più che a colmare di gloria le cupole o echeggiare roboante lungo le navate. Siamo d' altronde nelle terre del più introverso luteranesimo.

Ci si proietta fuori di sè solo in seguito a scoppi improvvisi di vitalità più che con graduale ascensione al cielo... non ci seduce tanto il canto delle schiere celesti quanto l' amabile volgarità del vocalizzo da apache che fuoriesce con potenza viriloide, dopo aver rimbombato a lungo in una delicata testolina bionda...

Ci si estroflette per pedinare le api tra i fiori più che per levitare avvolti nell' incenso...

Intanto la vita scorre: il piano ora trilla come un campanellino, ora scarta secondo le folate del vento; l' organo ora mugghia come una bestia mansueta, ora veleggia come un aquilone fermo in cielo; il contrabbasso ronza come un calabrone, le percussioni pasticciano rovesciando qualcosa che si sparge ovunque. Nessuno frustra la naturale curiosità delle creature, neanche quando sparpagliano le loro note in un delicato disordine che non diventa mai cervellotico labirinto; non s' "incede", non di prcede... si va piuttosto a zonzo. Partono di continuo segnali di calma, amicizia, serenità, vitalità... segnali di libertà... ce la si mette tutta per cacciare il fantasma di una religiosità che in quelle lande morì per eccesso di asprezza lasciando tutti più poveri.

Anders Jormin - In winds, in light



hp: davide

venerdì 25 marzo 2011

Mettere le tendine al non-luogo

Il barista non capiva mai se avevo o meno voglia di parlare, così da qualche mese l' ho piantato in asso cambiando bar. Questo di adesso mi fa sembrare più intelligente.

Fare i baristi è un' arte che come tutte le arti non si puo' raccontare.

Ci sono pianisti che non capiscono mai quando hai voglia di ascoltarli, in questi malaugurati casi chi vuole cambiare spacciatore di note puo' rivolgersi alla discrezione mista a cordialità che sprigiona senza sforzo Angelica Sanchez.

Mi piace il suo modesto discorso, racconta storie che si fanno ascoltare fino in fondo, cio' che inizia in un modo lo finirà altrimenti... e vale la pena seguirla; i colpi di scena, disseminati ovunque, più che petardi col botto, si presentano come piacevoli ed educate sorprese.

Ti accoglie restando in posizione fetale, sembra dapprima trascurare la tua presenza concentrata solo sul suo minuscolo mondo in bianco e nero fatto di tasti da pigiare, ma in realtà basta poco perchè ti prenda a braccetto portandoti via per un viaggio che inauguri con un tzk ma che terminerai con l' accorato racconto delle cose che hai "visto".

Suona per essere ascoltata, mai importuna, sa stare al suo posto, sa fare un passo indietro, sa capire se ti stai annoiando per riproporsi in modo variato, sa raccontare, sa ascoltare e ascoltarsi, sa essere imperturbabile senza essere fredda, sa tenere le distanze con un ammicamento, sa darti retta mentre fa altro, sa mettere le tendine al non-luogo, sa guardare di sottecchi mentre ricama una melodia; sa sorriderti di spalle, come certi baristi quando ti preparano il caffè; sa rumoreggiare quietamente, come una persona cara che è di là a fare qualcosa appagata dal suo indaffaramento. Sa suggerirti quella parola che cercavi e sa stupirsi ammirata mentre la dici pensando di averne il copyright.

Insomma, nessuna grande pretesa artistica, sa solo farci stare un po' meglio al mondo costruendo intorno a noi una Casinha Pequenina proprio quando siamo lontani da casa.

Il barista è fondamentale per la nostra qualità della vita, e questo disco un po' lo fa capire.

link

Genealogia: Carla Bley, Eric Dolphy, Erik Satie. Muhual Richard Abrhams.



Angelica Sanchez (piano - toy piano) - A little house - clean feed


I guanti inventati appositamente per pianisti mutanti dalla fantasia sfrenata...



http://www.goear.com/playlist.php?v=20a9ff1

lunedì 7 marzo 2011

Sogni tappezzati

Per accogliere i voli pindarici delle signorine intente ad accarezzre con gli occhi le levigate gioie di Van Cleef & Arple, è stata scelta come tapezzeria una musica sgocciolante, tale per cui dalle quattro pareti stillasse lo spirito dell' eleganza, lo spirito della bellezza, lo spirito dell' avventura e lo spirito della natura.

Una specie di pointillisme weberniano. Purchè tonale, la dissonanza spaventa e distrae le signorine sognanti.



Yoshio Machida - The Spirit of Beauty -Van Cleef & Arpels Exhibition Soundtracks

http://www.goear.com/playlist.php?v=5e59945

Sottobosco

Pace fatta tra l' elettronica e tutti gli aspetti analogici della vita umana. Una pace siglata nel corso degli anni zero.

Penso all' "analogico" come a tutto cio' che si mette di mezzo disturbando la pulizia del cristallo linguistico: singhiozzo, rutto, sospiro, singulto, pausa, balbettio, tic, tentennamento...

Finalmente anche l' elettronica puo' dedicarsi a ricostruire la brulicante vita che formicola inesausta tra un digit e l' altro, tra una sillaba e l' altra, tra una nota musicale e l' altra.

Quanti rachitici cespugli vivono e sviluppano una loro fascinosa tortuosità tra le piante rigogliose che monopolizzano l' interesse del Giardiniere.

Qui di seguito un meticoloso indagatore di questo sottobosco, uno che meglio di altri ci sottopone quel pullulare vitalistico. Sotto le sue bacchette (è un batterista, meglio dirlo) tutto freme in pulsazioni irregolari, dalla miriade di combinazioni prima o poi qualcosa svetterà.

Pace fatta tra l' elettronica e l' acustico, questa la più grande notizia che ci regala la musica degli anni zero.



Alexander Schubert - Plays Sinebag

http://www.goear.com/playlist.php?v=b2a5bae

venerdì 4 marzo 2011

Chi vien prima?

... l' uovo o la gallina?

... che figüüüüüüra... il professore non lo sa!



http://www.goear.com/playlist.php?v=05d7cc0

(la gallina costruita con i gusci è opera di Kyle Bean)

domenica 20 febbraio 2011

Quando si rema dalla stessa parte

Sanno chi sono, sanno cosa vogliono e sanno dire entrambe le cose parlando chiaramente mentre ti guardano in faccia. Questo è il loro bello: pochi infingimenti e avanti con la musica.

Chissà perchè alla fin fine sul tuo stereo girano sempre i dischi di questo genere d' artista, il "più intelligente che bravo". E intanto gli eroi guardano dallo scaffale languendo; certo, piace ricordarli e riempirsi la bocca delle loro imprese, ma da qui a mandarli a tutto volume la domenica mattina ce ne corre.

Dallo scaffale i geni intavolano discussioni lambiccate, qua da basso il disco gira, gira, gira, e le intelligenze in campo, pur trascurando le sottigliezze, remano comunque tutte dalla stessa parte macinando chilometri.



Che spasso sentire come non si suona una nota, godersi l' eco nello stomaco svuotato di un "levare" col risucchio, saggiare un saggio riuscito sulle ellissi come "For no one".

Quando scegli di risuonare De André, Sting, i Beatles, io vorrei sentire l' eco di De Andrè, di Sting e dei Beatles, non solo autistiche elucubrazioni che non si sa bene da quale intima fantasia fuoriescano. E' qui che i "rematori" danno il meglio: la loro semplicità fatta di complicati equilibri è l' ideale, la loro trasparente schiettezza non travisa mai la musica da "jazzificare".

Un ultimo consiglio in tema di "power trio": nel ricercare l' "aurea mediocritas" che fa per voi, giova interpretare come buon segno il fatto che la ritmica sia più virtuosa del solista.



Genealogia: Bud Powell, Dollar Brand, Enrico Pierannunzi...

DOCTOR 3 (Danilo Rea - Enza Pietropaoli - Fabrizio Sferra)

http://www.goear.com/playlist.php?v=3b99e35&e=1

mercoledì 16 febbraio 2011

Me tapino

Forse sono proprio un tapino, un tapino meschinello.

Me l' ha detto Stefano Bollani. Bè, no, non me l' ha detto direttamente ma me l' ha fatto capire.

Non posso infatti ignorare quel dispiacere che m' invade quando penso che ormai un frutto succulento come la sua musica sia diventata comune galletta per le avide e macinanti mascelle della massa, è un sentimento che m' inchioda senza scampo davanti alla degradante grettezza di un elitarismo carsico dalla cui presa non riesco a sottrarmi. Sono proprio una merda.

Aimè, una personalità d' artista tanto disinibita non si prestava alla campana di vetro; il profluvio di una fecondità sempre ad alti livelli lo ha portato inevitabilmente ad invadere l' etere, l' editoria musicale e i mille altri canali che toccano ogni giorno l' orecchio di tutti noi, anche quello degli stiliti più remoti e disconnessi.

In più, il riccioluto, è maledettamente simpatico.

In tutto questo c' è qualcosa di desacralizzante che non sopporto, qualcosa che il mio arcaico orgoglio maldigerisce. Mammmma che rabbia.

Noi, tanto per dire, avevamo idolatrato in ginocchio certi passaggi pianistici d' antan che ascoltavamo solo con tenui ceri profumanti accesi nel cuore delle notti di luna piena: adesso lui li riproduce ancor più lustri e levigati a Domenica in sotto i fari portuali dello studio TV e davanti a colli disinteressati quanto sudati. E in più, come appendice, regala pure una surreale imitazione di Paolo Conte da scompiscarsi, e come tris un riuscito scambio tra Harpo e Groucho, e se non basta si alza dallo sgabello per fare una verticale con camminata sulle mani. Ci manca solo che si tolga le mutande mostrando attributi ciclopici e il nostro ego è pronto per andare in pezzi. Noi pensavamo non si potesse aggiungere niente a quel vivace gruppetto trillato di note adamantine che fino a ieri riuscivamo a pensare come l' alef dell' universo sulla terra.



Constato depresso che certi misteri eleusini riservati agli iniziati sono ora strombazzati con aggiunta di golosi particolari ed extra-bonus-special anche a chi fino a ieri ascoltava solo il juke box, sanremo e il chopin dell' hobby & work.

Modernità, ti maledico... almeno quanto maledico il tentacolo presenzialista del genio polivalente.

Ora il Nostro puo' permettersi il lusso di suonare nei dischi con una mano sola, come uno che ha già dimostrato tutto.

Puo' permettersi cioè di fare roba così così, senza che la critica lo pettini a dovere: chi ha voglia di perder tempo a ridigere un pezzo negativo che non ferisce? Agli stroncatori piace veder scorrere il sangue e nel marmo delle statue equestri non scorre alcun genere di sangue, e nemmeno nella paglia del fantoccio superstar.

I dischi così così di solito sono quelli con poche note musicali - tutte piazzate strategicamente però, la classe non è acqua - e molte divertenti note di copertina. E' in quelle che il creatore concentra il suo maggiore sforzo creativo.

Puo' poi permettersi una band che viaggia a velocità di crociera, magari senza ali, ma con affidabile pilota automatico e GPS ultima generazione.



La sua proteiforme genealogia spiega molto: il suono corposo lo poneva sotto l' egida jarrettiana, così come gli ostinati virili sempre pronti a risolversi italianamente in lirismi dinoccolati. Ma ora che "ha dimostrato" è cambiato non poco: subentra l' amore per le marcette, per l' accenno con strizzatina d' occhiò, nonchè il debole per lo sberleffo pentagrammato; tutta roba che lo fa guardare al maestro di tutti gli stralunati clown europei ricurvi su una tastiera: Misha Mengelberg.

Stefano Bollani - Antonello Salis - L' orchestra del Titanic

http://www.goear.com/playlist.php?v=e5aebce

sabato 29 gennaio 2011

Smontando e rimontando che Mahler ti fo?

Sotto il patrocinio Deutsche Grammophon, l' acerrimo guastatore s' intrufola nella sinfonia per disseminare i suoi sabotaggi. Pentagrammi intocchi, armonie e melodie intatte, si lavora su contesto e orecchie dell' ascoltatore. Il capolavoro vibra in ambienti insoliti, a partire dal capanno svizzero in cui fu composto. La decima avvistata dietro schermi che la filtrano grazie ad una fantasmagoria di infidi pixel.





Gustav Mahler recomposed By Matthew Herbert - Symphonie No. 10 Philharmonia Orchestra-Giuseppe Sinopoli



http://www.goear.com/playlist.php?v=56acaca

venerdì 28 gennaio 2011

giovedì 20 gennaio 2011

Musica suonata con le unghie sporche

Quell' unghia sporca che spinge la lucente chiave dorata del sax è un' icona della musica del nostro tempo, qualcosa da mettere nell' urna da inviare nello spazio. E' bene che i marziani prendano nota se vogliono avere un' idea del nostro pianeta.

La tristezza dopo le barricate è tra le più inconsolabili, la malinconia dell' incendiario è tra le più dense.

Da quelle tozze falangi poca tecnica e tanta arte. Ci si sente bene nel covo del bandito, c' è la bellezza del disadorno in quell' arredamento ikea senza lacche nè impalcature.

E' commovente poi vedere quel suono troppo corpulento che cerca di sparire assottigliandosi mentre raggiunge i registri più alti, o che cerca di slargarsi per planare meglio mentre sprofonda in quelli gravi.



Archie Shepp/Horace Parlan - Trouble in mind

mercoledì 19 gennaio 2011

Flauto e turbante

Una delle migliori musiche per flauto in circolazione è composta e suonata da chi di mestiere fa il sassofonista. La cosa non è da trascurare.

La "Serendipity" ha giocato un ruolo decisivo nella musica recente, capirlo è importante visto che non è affatto un ambiente casuale a favorire quell' azione costruttiva del caso che richiede il fenomeno. Occorre una ridondanza nelle connessioni. Ecco allora da dove partire.

Anche lo "snaturamento" dei suoni è un comandamento impartito dall' alto. Sarà per questo che buona parte di queste musiche per flauto sembrano scritte per uno strumento a percussione?

Questo discreto investigatore del rumore sa produrre sempre delicate tensioni, usa l' aria come un sughero aromatico trasformando il suo strumento in un cavatappi.

La sua specialità sta nel bloccare cio' che sfreccia e nel far formicolare cio' che giace. Ci conduce a vedere il gran lavorio delle molecole nel marmo, oppure la cristallizzazione del repentino.

Pur essendo romanoderoma si ha sempre la sensazione che suoni con il turbante in testa.

Genealogia: Roland Kirk + Roberto Fabbriciani



Eugenio Colombo - Giada.

domenica 16 gennaio 2011

From Gagarin's point of view

Si presentano come suoni che oscillano in assenza di gravità, note che non riescono a spegnersi, condannate da un sortilegio a rimbalzare sempre lontano.

La navicella di Svensson, è lui l' astronauta al timone, ciondola tra la luna e la terra rilasciando una scia di jazz gelatinoso filtrato da un' elettronica sommessa, roba tanto delicata che, per non perturbare gli equilibri di quei bagliori tremolanti, ci viene da ascoltare con il fiato trattenuto.

Questa domenica sera di gennaio me ne sto qui al calduccio con la Marghe a guardare fuori la nebbia fitta che abbellisce Rho nascondendola. Sulla punta del naso il vetro freddo della finestra padana, sulla punta delle orecchie il vetro freddo di una musica siderale.

Genealogia: Keith Jarrett, Ran Blake.



Esbjorn Svensson Trio (EST) - From Gagarin's point of view

venerdì 14 gennaio 2011

Dove diavolo si è nascosta la musica contemporanea?

... persino al bar puo' capitarci di accennare a Picasso o a Pollock, difficilmente però salterà mai fuori il nome di un compositore contemporaneo. A cosa si deve questa estraneità della musica contemporanea al nostro quotidiano? Nel corso del Novecento la musica colta contemporanea si è ritagliata uno spazio residuale, man mano è diventata più che altro un laboratorio specialistico di idee in continuo fermento abbandonando così la tradizionale funzione, quella di "fabbrica di capolavori". A questo laboratorio estremamente sofisticato attingono i musicisti prima ancora che gli ascoltatori, cosicchè non è propriamente corretto imputarle la supposta estraneità o la latitanza del "capolavoro". In realtà noi la musica colta l' ascoltiamo eccome, solo che l' ascoltiamo per lo più risuonare in altre musiche più popolari. Il miglior rock e il miglior jazz sono musiche impregnate di aleatorietà e rumorismo, certo pop ha assimilato ben bene la lezione del minimalismo, la dissonanza reiterata fa capolino ormai in molte colonne sonore e la la ricerca timbrica più estrema informa parecchia musica elettronica ascoltata nei club...


Alex Ross - Il resto è rumore.


Ooooh, ci giravo intorno senza mai riuscire (o osare) a dirlo: la musica contemporanea è viva e lotta insieme a noi, solo che si è nascosta nelle altre musiche e riceve da esse la sua anima! Per fortuna il pupazzo sfiatato che è in me ritrova qui un autorevole ventrioquo in grado di articolare in mia vece.

Come diceva?

L' aleatorietà di certo jazz...

... il rumorismo da certo rock...

... il minimalismo da certo pop...

... la ricerca timbrica da certa elettronica...

e via dicendo.

Uno dei migliori libri in circolazione, finalmente tradotto. L' ideale per costruirsi orecchie in grado di ascoltare la musica d' oggi. Non ci sono più scuse.

venerdì 7 gennaio 2011

Pensare da ubriachi

Si procede "obliquamente"...

... come fanno certi crostacei, come fanno certi sogni, come fanno certe auto senza tergicristallo...

Coma fanno le canzoni di Thompson/Johanssons.

Canzoni in forma di "flusso di coscienza"...

... sono rignagnoli musicali che scorrono in pianura sottoposti al tormento di anse casuali, depotenziati dagli slarghi paludosi che rimpiangono la vigoria delle giovanili pendenze torrentizie.

Sboccano poi a fatica verso un mesto applauso, sfociano estenuate nel solito bicchierino.

Genealogia: Chet Baker.



Mayo Thopson / Sven Ake Johanssons - Shotgun Wedding.

sabato 11 dicembre 2010

Ti piace la verdura?

Se non piace al palato forse piacerà all' orecchio.

A loro modo sono dei puristi, qui non si bara mica.



Un solo rammarico: le stravaganti premesse rischiano di far passare in secondo piano un brodo che invece è davvero di sostanza.



The Vegetables Orchestra - Onionoise - Transacoustic

venerdì 10 dicembre 2010

Una sola moltitudine

Nel mondo della musica girano sempre facce scontente: in molti avrebbero voluto nascere in epoche diverse. Il periodo dell' oro è per definizione altrove.

Forse l' attualità è davvero pessima, ma perlomeno offre una scappatoia: in caso di necessità si possono lenire i propri travagli estetici barricandosi in cameretta per riassemblare la storia della musica a proprio uso e consumo. La strumentazione necessaria è davvero a basso costo.

MH ricorre spesso a questo rimedio estremo. Il suoi isolamenti "mumble mumble" finiscono sempre per essere molto "affollati".

In passato si è dedicato con acribia al cadavere di Mahler smembrandolo e ricucendolo poi insime alla bell' e meglio; nel corso del sabotaggio anche Sinopoli riceveva strattoni poco cortesi. Ma a protezione del discolo calava la sua egida nientemeno che la Deutsche Grammophone.

Qui invece la macchina del tempo fa tappa su altre lande: ci è dato di transitare attraverso un' allucinata "Big Band era" americana, con tutto il corredo di squilli e sincopi che ne segue.

Con la fiction sonora ci si diverte in vari modi, per esempio mischiando la propria biografia emotiva alla musica d' epoca.

Esempi? In Knowing viene concesso l' ingresso ad una cinquantina di solisti ( cantano una parola ciascuno), sono gli ex compagni di scuola; in One Life il pezzo gira intorno all' allarme della care-unit che ospitava in quel periodo il bimbo prematuro di Matthew... mi fermo per non andare sul pesante.

La dinamica dei suoni ondeggia appesa ad una coulisse vorticosa; impallidirebbe anche la sezione di tromboni più indiavolata... quella chiamata ad "ondeggiare come un palmizio".



Matthew Herbert - The Matthew Herbert Big Band - Accidental rec.

martedì 7 dicembre 2010

Travaglio continuo

Un tempo il grande musicista era pittore, dalla pennellata ben assestata riconoscevi il Maestro.

Oggi è scultore.

[... Pollini alle prese con Chopin basta a rendere persuasivo il punto...]

Una conferma non necessaria la offrono poi questi tre alacri scalpellini.

Ma, attenzione ai distinguo.

Allo scultore si chiede di liberare la forma che è riuscito ad immaginarsi intrappolata in quel quasi-nulla che è la meteria bruta.

Al musicista-scultore si chiede di più: deve inventarsi la forma ma deve anche inventarsi il quasi-nulla della materia bruta! Deve scavare e deve anche essere scavato.

Come contropartita gode comunque di uno sgravio: nessuno gli chiede più di andare oltre l' abbozzo. Partorita la creatura ricomincia con nuovi travagli. Ai bagnetti e alle pappe si dedicherà la manovalanza dei quasi-musicisti, ragazzi di bottega privi d' inventiva ma istruiti a puntino.

Tuba, Serpentone, flauto basso non sono privilegiati per un ghiribizzo: il loro suono fornisce una creta talmente malleabile che non teme la concorrenza degli altri strumenti.



Eugenio Colombo-Michel Godard-Carlo Rizzo - Ciaobelleragazze - Zone

martedì 23 novembre 2010

L' apriscatole

Non mi interessa il jazz, ma i jazzisti sì.

Mi interessa l' elasticità mentale che questa enclave regala a chi la frequenta.

Come potrebbe, d' altronde, non essere "elastico" un improvvisatore?

Nessuno rimbalza come lui.

Non m' interessa il Jazz, m' interessa l' improvvisazione. E' un motore che fa girare il mondo della musica. E' un bellissima crociera se la compagnia è quella giusta.

Non m' interessa il jazz quando, come un leone spelacchiato, passeggia nella sua gabbia etichettata dello zoo, qui c' è il be bop, là lo swing; m' interessa invece quando è usato come virus che contamina, che s' infiltra un po' ovunque destabilizzando l' organismo infettato.

Non m' interessa quando un rocker suona il jazz, o quando lo suona un musicista di estrazione classica, o quando vi si dedica una pop star. Tanto lo suonano male: ingenuo il primo, rigido il secondo, commerciale il terzo. Al contrario, m' interessa sempre quando un jazzista con gli attributi suona il pop, il blues, la classica, la contemporanea o il punk.

Non mi interessa il jazz come genere musicale, mi interessa come apriscatole per scoperchiare le scatole in cui si rinchiudono tutti i generi musicali, specie quelli che non m' interessano.

Nel disco che ho appena ascoltato, il genere musicale tolto dalla naftalina è il Tango. Loro sono italiani. Ma la nazionalità del pilota conta poco quando si fa il giro del mondo della musica.

Il tango te lo fanno tenere in bocca come un sommelier ci tiene un buon vino. Più che cantarlo lo decantano.

Quante cose meravigliose restano celate se non passa, a volte per caso, un jazzista ad aprirti il coperchio!



Barrio de Tango Ensemble - Barilete - Dodicilune

Genealogia: hermeto Pascoal, Caetano Veloso, Astor Piazzolla.