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lunedì 2 marzo 2020

COMPETITORE TRA COMPETITORI

SSN
Mi immagino un esercito impiegato massicciamente per svolgere compiti di polizia. Poi scoppia una guerra e non c'è più nessuno che la combatte. Bé, povero paese un paese in questa situazione.
E' quello che mi è venuto in mente ascoltando la lamentela di molti ascoltatori di Prima Pagina su Radio Tre, una trasmissione per 8/10 impegnata a discutere sul coronavirus e per 9/10 intasata da insegnanti e pensionati che già lavorano poco di loro, figuriamoci in questo periodo: e la sanità privata che fa?
E' chiaro che in un'emergenza epidemica occorre che il pubblico abbia un ruolo centrale, questo perché è di "beni pubblici" che abbiamo bisogno; ma se "il pubblico" lo abbiamo impiegato in compiti che non sono suoi propri non potrà mai dare il massimo quando chiamato a svolgere cio' che gli compete.
Facciamo un ripassino: a che serve la sanità privata? A risparmiare sui costi senza cedimenti nella qualità. E direi che la missione è stata compiuta in modo egregio. Ma se quei risparmi non sono stati gestiti oculatamente, se la sanità pubblica, anziché concentrarsi sulla mission che le è propria, ha preferito fare a oltranza il competitore tra i competitori, dove stanno le mancanze?

sabato 29 febbraio 2020

INFEZIONI GLOBALI

L'offensiva del coronavirus porta sul banco degli imputati la "globalizzazione". E' un errore: il virus sarebbe arrivato comunque. Più lentamente ma sarebbe arrivato, come insegna la storia.
Ci sarebbe voluto più tempo perché la malattia raggiungesse l'Europa, d'altro canto tutte le città europee sarebbero state tante Wuhan. La Cina ha prodotto una caterva di informazioni, si sfornano decine di studi scientifici ogni settimana, mai vista una simile produzione.
Senza dire che il vaccino verrà procurato da un soggetto che opera avvantaggiandosi dell'interconnessione globale. Voglio dire, non aspettiamoci nulla dalla felicemente isolata Corea del Nord.

lunedì 24 febbraio 2020

COSE IMPARATE STAMATTINA SUL VIRUS

COSE IMPARATE STAMATTINA SUL VIRUS
Ma perché si litiga tanto sulle statistiche che confrontano il coronavirus e l'influenza stagionale? i numeri non sono uguali per tutti?
Da quello che ho capito, le statistiche impiegate nei confronti sono significative solo se fatte su campioni ampi, omogenei e possibilmente su casi "giunti a esito" (morti o guariti). L'omogeneità richiede cioè che ci si riferisca solo a persone della stessa età, che vivano nello stesso ambiente sociale/relazionale, che godano del medesimo stato di salute e che fruiscano dello stesso sistema sanitario.
Ma queste statistiche non sono disponibili, cosicché cerchiamo di immaginarcele dai dati grezzi che abbiamo in mano. Si tratta quindi di "proiettare", di "stimare". Da qui le divergenze di valutazione. In questa fase darei più credito ai mercati delle scommesse che ai luminari.
Faccio solo un esempio (gli altri potete inventarveli voi): per l'influenza stagionale esiste un vaccino, per il coronavirus no, cio' significa che il coronavirus infetterà una quota di soggetti deboli molto più elevata. Ne conseguirà una mortalità decisamente più alta anche a fronte a un'aggressività del virus non particolarmente devastante. In questo senso chi dice che il coronavirus farà una "strage" e che non è particolarmente aggressivo potrebbe mandarci in confusione senza contraddirsi.
Un ultima cosa la vorrei dire sulle critiche più comuni rivolte ai provvedimenti presi in Lombardia. Di solito sono di questo tenore: "ma perché hanno chiuso le scuole e non i mezzi pubblici?".
Da parte mia mi sento di poter dire che lo scopo non è isolare i focolai del virus (operazione ormai troppo difficile) ma diluire i contagi in modo da non avere picchi che mandino in crisi i servizi sanitari. E' un po' il concetto di contagio controllato di cui parlavo nel mio post di settimana scorsa. In questo senso è normale proibire certi eventi e non altri.

sabato 15 febbraio 2020

L'UNTORE CHE CI SALVERA'

L'UNTORE CHE CI SALVERA'



Tempo fa, nelle famiglie con molti bambini, non appena un bambino si ammalava, i genitori gli mettevano vicino i fratellini affinché tutti potessero ammalarsi insieme: era meno difficile prendersi cura di tutti in una volta sola. Un po' come per gli incendi controllati, quelli che prevengono gli incendi devastanti.
Oggi il coronavirus si sta diffondendo rapidamente in tutta la Cina, e molti si stanno sforzando di resistere a tale diffusione. La speranza è quella di contenere il contagio, ma una volta superata una certa soglia, questo scenario diventa inverosimile. Probabilmente, questo punto critico è già stato superato; una volta contagiata tutta la Cina mica potremo costruirle un muro intorno, dovremo rassegnarci e prendere in considerazione l'ipotesi di un contagio controllato.
Non conosciamo bene il tasso di mortalità, ma puo' darsi che cure adeguate lo riducano, questo ce lo diranno i medici. Se le cure saranno importanti il contagio controllato diventa un'arma decisiva. Infatti, i nostri sistemi ospedalieri hanno capacità limitate, specialmente per le cure intensive. Se tutti si ammalano nella stessa settimana, la stragrande maggioranza non riceverà molto aiuto. Diffondere l'infezione in modo graduale è una soluzione da considerare attentamente.
L'altro problema sono le persone sane che si rintanerebbero restando improduttive per non ammalarsi. Sono costoro che mandano a rotoli un'economia, senza contare che tra loro ci saranno anche medici e infermieri. Anche qui la soluzione è ovvia: infezione controllata. Potremmo tranquillizzare i non prescelti e scegliere chi infettare. Una razionalizzazione delle attività tipo turni di lavoro. L'infezione casuale è il vero nemico. Le persone selezionate per essere infettate per prime potrebbero essere pagate per compensare qualsiasi rischio.
P.S. Un altro motivo per resistere è la speranza del vaccino. Ahimè, le stime per il coronavirus sono 18 mesi, senza tenere conto della produzione e della distribuzione. Fino a ieri, i decessi noti erano 1384, un numero che ha avuto un tempo di raddoppio ogni sei giorni. A questo ritmo dobbiamo abbandonare ogni speranza nel vaccino, a meno di un drastico rallentamento.

martedì 1 dicembre 2015

Avian Flu: What We Need to Know

#cowen

  • decentralizzare gli interventi: capillarità e epistemologia
  • istituire premi
  • rispettare i brevetti
  • prediction market
  • condizionare gli aiuti esteri alle informazioni
  • no alla quarantena da ghetto/massa
Durante le epidemie occorre ascoltare il medico. Ma anche l'economista ha qualcosa da dire. Ecco le sue raccomandazioni.

Avere servizi sanitari locali ben preparati è la cosa più importante per poter contare su un sistema resistente. Consente di diversificare la risposta ma soprattutto di non far spostare molto i contagiati. Un errore al centro è fatale, su un nodo della rete puo' essere persino informativo.

Emanare norme sociali e procedure di emergenza che limitano o ritardano il contagio (lavare le mani e bla bla bla). Chiudere scuole e luoghi pubblici.

La tempestività nella distribuzione delle risorse è più importante della capacità di formare scorte.

Istituire premi per vaccini efficaci e allentare i vincoli ai produttori e agli sperimentatori.

Rispettare la proprietà intellettuale acquistando i relativi farmaci e vaccini a prezzi equi.

Prepararsi a garantire la continuità delle forniture alimentari e di energia. Le potenziali strozzature sono ben note.

Rendersi conto che il governo centrale sarà in gran parte impotente nelle fasi peggiori di una pandemia. Occorrono piani locali adeguati.

Incoraggiare la formazione di mercati delle scommesse. Questo ci darà una migliore idea della pericolosità e della diffusione del virus.

Fornire aiuti ai paesi più colpiti per migliorare la loro sorveglianza. Collegare gli aiuti esteri alla ricezione di informazioni utili sull'andamento dell'influenza.

Evitare le quarantene di massa, sono controproducenti e potrebbero diffondere piuttosto che limitare la pandemia.

mai usare l'esercito.