venerdì 14 dicembre 2018

PAPA FRANCESCO: NON FATE FIGLI COME CONIGLI

PAPA FRANCESCO: NON FATE FIGLI COME CONIGLI

Non so bene in che secolo viva PAPAFRA. Sia chiaro che nel XIesimo il suo monito è rivolto soprattutto ai benestanti.

http://dish.andrewsullivan.com/2013/09/11/more-money-more-children/


Il concetto base è questo. C’è stato un tempo in cui reddito e fertilità erano legati in modo inverso: la seconda aumentava al diminuire del primo. Ecco, a quel tempo un consiglio del tipo “non fate figli come conigli” non lo avrei condiviso – specie se proveniente dalle alte gerarchie ecclesiastiche - ma lo avrei anche capito.

Proprio per la legge di cui sopra, l'aumento generalizzato della prosperità ha condotto ad un calo delle nascite in quanto i genitori non avevano più bisogno di polizze per la vecchiaia (i bambini erano anche questo).

Infine, ecco il cambio di rotta: la legge fertilità/reddito sembra essersi capovolta. Il bambino "moderno" è molto costoso da tirar su, cosicché le persone più abbienti hanno anche più figli. Avere molti bambini potrebbe essere un segno di status – i ricercatori parlano di "effetto Brangelina" - o potrebbe essere che le donne facoltose si possano permettere gli aiuti ritenuti oggi necessari per la crescita della prole (un maggiore spazio abitativo, tante baby sitter e accompagnatori, le scuole migliori…).

Ecco, in questo contesto in cui molti indizi ci confermano che il trend si è invertito (la X del grafico è uno dei tanti), un monito che si presentava già problematico nel contesto precedente, si trasforma in una vera e propria gaffe. Poi è chiaro che con la tecnica di sparare nel mucchio a casaccio qualcosa prendi.

POST Evidenza sul salario minimo

Chi dice che non influenza la disoccupazione dice anche che l'immigrazione non abbassa i salari. Due verità non riconciliabili: la domanda di lavoro è rigida o elastica? Vogliamo deciderci?


 https://feedly.com/i/entry//cnXVr/5HNe2pDqTI3udBeVx4AbJSW9TNhacAl8h6Dc=_13d6d100800:37559cb:f33a8fbf

RAGIONI POLITICHE

RAGIONI POLITICHE

Il verdetto delle scienze sociali: ci vorrebbe più società e meno politica.
La predica è chiaramente inutile: la politica ha sempre aperto il TG e continuerà ad aprirlo nei secoli dei secoli. Ok, ma perché?
Perché ci piace schierarci, ci serve per costruire la nostra identità, la cosa a cui teniamo di più.

Insomma, fondamentalmente vogliamo la politica così come vogliamo il campionato di calcio.

https://feedly.com/i/entry/Nkn6RK6HwBgWrvMj84SxHg63I5Wn8O87ZvoPCQT30Mw=_1679d5bafe7:1f5485e:ad2b6584

PAPA FRANCESCO AL BRANCACCIO: “BISOGNA IMPARARE DAI POVERI”

PAPA FRANCESCO AL BRANCACCIO: “BISOGNA IMPARARE DAI POVERI”

Si ma cosa ci insegnano esattamente? Un buon libro per capirlo lo ha scritto Hyman Rodman: The Culture of Poverty .

La cultura dei poveri è particolarmente miope, specie in ambito sessuale: il corteggiamento è breve, il matrimonio raro, le separazioni la regola, i tradimenti endemici, la contraccezione a dir poco sconosciuta. Se il maschio resta se la dà quasi subito. Come risultato i bambini crescono in case prive sia di una fonte affidabile di reddito che di una fonte affidabile di cure. Tradotto: c’è solo una mamma subissata da mille problemi.

https://feedly.com/i/entry/B7jw4LCucCLXhd0mcd9EmMn+sbxtNLGOdNAs60PDOTo=_167a3dbb5ac:2968c82:c2ce2e2e

METTERSI IN POSA

METTERSI IN POSA
Ecco un’idea un po’ forte: la condanna dell’eugenetica è solo una posa etica e le molte denunce pubbliche non sono altro che un modo per schivare problemi seri.
L’ambiente e i geni condizioneranno pesantemente la vita dei nostri figli e dei nostri nipoti. Vogliamo forse condannare a prescindere ogni intervento sull’ambiente che possa dare un futuro migliore alle nuove generazioni? Ecco: quel che vale per l’ambiente, vale anche per i geni.
Platone, Aristotele, Russell, Darwin, Galton, Crick, Watson, Haldane, Hamilton… sono tutti filosofi e biologi che in qualche modo hanno sponsorizzato forme di eugenetica.

https://feedly.com/i/entry//uNtJ5Te/bTWNrQ93eWUZRWG2zLfACizMrZ4kDb0FIs=_167aacd9592:33fd71e:c2ce2e2e

LA VIRTU’ DELLA SPANNA

LA VIRTU’ DELLA SPANNA

Nel 1952 Harry Markowitz elaborò un sofisticato metodo per selezionare un portafoglio titoli ottimale. Diceva all’incirca così: “se investi in ombrelli e occhiali da sole starai bene con qualsiasi il tempo”. Poi aggiunse qualche particolare che gli valse il Nobel nel 1990.
Che i particolari aggiunti non fossero poi così rilevanti lo si capì quando rese noto il suo personale portafoglio: 50% azioni, 50% obbligazioni.
Ironia della sorte il portafoglio personale di Harry si rivelò superiore a quello del Nobel Markowitz. Quest’ultimo, infatti, funziona bene quando si hanno sufficienti informazioni. Ma che significa “sufficienti informazioni”? Di solito si lavora con le serie storiche (= guardando al passato). “Quanto passato” fornisca “sufficiente informazione” nessuno lo sa. Anche se molti pensano ad un lasso di almeno… 500 anni.

Insomma, meglio andare a spanne.

giovedì 13 dicembre 2018

BASILEA ADDIO…


BASILEA ADDIO…

La regolamentazione finanziaria è soggetta ad una regola: quanto più è sofisticata, tanto più sono sofisticate e imprevedibili le strategie per eluderla. Non solo: una normativa sofisticata, lasciando poche scappatoie, rende omogenee le strategie degli operatori.
Comportamenti imprevedibili e tutti uguali accrescono il rischio di sistema. Non male per uno strumento che mira a rendere tutto meno rischioso.
BASILEA zero intimava: “andateci piano con la leva finanziaria”. Tradotto: “piano con i debiti in rapporto al capitale”. Piuttosto rozzo, non è vero? Sì perché ci sono debiti e debiti, capitale e capitale. Prestare a una start up spericolata con un’idea bizzarra da realizzare non è come prestare al governo degli Stati Uniti. Occorreva una regolamentazione più sofisticata, era chiaro a tutti.
BASILEA I, nelle sue 30 e rotte pagine, prevedeva 5 profili di rischio con cui classificare capitale e debiti. Lo sport delle Banche divenne quello di buttarsi sui differenziali tra rischio di carta (quello previsto da Basilea) e rischio effettivo (quello previsto dal mercato). Se il primo è più basso del secondo, infatti, oltre ad incassare rendimenti più elevati (il rischio viene pagato bene) si puo’ fare più leva (si viene considerati più “capitalizzati”). Poiché la legge era a maglie larghe, le strategie per aggirarla erano tante e le banche investivano un po’ ovunque. Bisognava rendere la regolamentazione più sofisticata per limitare l’elusione.
Nacque BASILEA II con le sue terrificanti 347 pagine. Non cambiò nulla, se non una cosa: le scappatoie erano diminuite e così gli investimenti di tutti si concentrarono nelle poche scappatoie rimaste (il “cigno nero” aleggiava). Ma lì dove? Facile: siccome l’accordo era fatto dai governi, avvantaggiava i governi considerando il rischio del prestito ai governi pari a zero. Inoltre, siccome tutti i governo fanno politiche per la casa, anche i mutui ipotecari furono considerati investimenti a basso rischio. Diventava così un affarone prestare alla Grecia (alto rischio effettivo e basso rischio di carta) e all’operaio che voleva farsi il villone (idem come sopra). Non solo, diventava estremamente conveniente costruire derivati su questi prestiti. Tanti bei castelli di carta.
Il resto è storia nota.
Dopo la catastrofe un tale andò a controllare le banche più compromesse. Risultato: fondamentalmente chi aveva violato BSILEA zero.
Morale: nella finanza (come altrove?) meglio poche regole. Se saranno necessariamente generiche, pazienza.  

SAGGIO Poco più…


Poco più…


La solita storiella sulle armi liofilizzata in un dialoghetto tra John e il mahatma
JOHN WAYNE: guai a chi tocca i miei cannoni. E’ un mio diritto girare con l’artiglieria e nessuno me lo toccherà.
MAHATMA GANDHI: questo tuo “diritto” lo paga caro la sicurezza della comunità. Per questo è buono e giusto limitarlo. Dài qua.
JOHN WAYNE: come fai a fare certe affermazioni? Prova quello che dici.
MAHATMA GANDHI: ma non hai letto il giornale!: più armi, più morti da arma da fuoco. Punto. E’ tutto chiaro e semplice. Guarda:
JOHN WAYNE: cazzate, qui dentro ci sono anche i suicidi. Io direi: più armi, più suicidi con armi da fuoco. Fa una certa differenza. Guarda:
MAHATMA GANDHI: urca, hai ragione. Ok, ma cambia qualcosa? Dobbiamo aver cura dei nostri fratelli depressi. Sì o no?
JOHN WAYNE: no. Se la vedranno con il buon Dio i tuoi fratelli depressi, non sono il loro angelo custode. Ma torniamo a noi, tolti di mezzo gli infelici le cose cambiano un pochetto: più armi, meno morti ammazzati. Guarda e stupisci:
MAHATMA GANDHI: qui c’è qualcosa che non mi torna. Non puoi confrontare mele con pere. Bisogna “normalizzare” i dati. Esempio: nelle campagne ci sono più armi che nelle città, ma noi sappiamo che nelle città ci sono più omicidi a prescindere. Altro esempio: i bianchi hanno più armi dei neri ma tra i neri i morti ammazzati sono di più a prescindere. Altro esempio: nel nord ci sono più armi che nel sud ma nel sud si ammazza di più a prescindere. Queste variabili si chiamano “confounder”: bisogna tenerne conto, ignorantone di un cowboy!
JOHN WAYNE: vedo che fai il precisino quando i dati cominciano a dire cose spiacevoli. Parli di “normalizzare”, di “conf…”… prima non sapevi neanche cosa fossero. Ad ogni modo, cosa ti cambia una volta che tieni conto dei “conf…”, insomma di quella roba lì?
MAHATMA GANDHI: cambia tutto: la relazione torna positiva: più armi più morti da arma da fuoco. Tiè.
JOHN WAYNE: vecchio, col primo solido grafico avevi qualche speranza di farmi riflettere. Ora invece, dopo aver considerato tutti i “confounder” (che ti fanno comodo), ti sei ridotto ad una relazione spettrale. Sarebbe forse in nome di questi miserabili decimali che intenderesti disarmarmi? Qui non c’è nemmeno un’evidenza sperimentale, solo correlazioni del cavolo a coefficienti minimi! Insomma, giù le mani dai miei cannoni.
MAHATMA GANDHI: correlazioni sì, legami spettrali forse ma pur sempre significativi da un punto di vista statistico. A me basta.
JOHN WAYNE: spiacente, ci vuole ben altro per comprare un diritto sacrosanto! O sei forse diventato un utilitarista della più bell’acqua? Uno senza valori che va dove lo porta il terzo decimale?
MAHATMA GANDHI: utilitarista a me? Come osi? E poi, se proprio vuoi riflettere, guarda gli omicidi nel tuo paese, confrontali con quelli europei. Non ti viene da rabbrividire? Chissà perché una differenza tanto abissale. Te lo dico io: da voi i “cannoni” che tanto ami stanno ovunque.
JOHN WAYNE: siamo un popolo passionale, che ci vuoi fare. Ci impegniamo anche senza i cannoni se è per quello. Da noi, gli omicidi senza armi da fuoco sono pari a quelli totali di Francia, Germania e Australia messi insieme. Modestamente. Siamo fatti così, lascia stare i cannoni che stanno bene dove stanno. Ci sono stati come il Wyoming strapieni di mitraglie che hanno un tasso pari a quello europeo, poi ci sono stati come Washington DC con leggi restrittive di stampo europeo dove sembra di stare in un mattatoio.
MAHATMA GANDHI: vuoi riproporre la solita tiritera della “cultura della violenza”?
JOHN WAYNE: certo! Ti dispiace? Il sud e i neri ne sono permeati, non è colpa mia. Fai la tara e i nostri numeretti si “nanificano” a livello europeo o poco più.
MAHATMA GANDHI: a me quel “poco più” interessa, lo traduco in vite umane: è in nome di quel “poco più” che ti chiedo di consegnarmi la tua colt.
JOHN WAYNE: è proprio per quel “poco più” che non te la darò mai. Per conculcare un diritto datomi da Dio ci vuol ben altro. E adesso fila! 

LA SAGGEZZA INVOLONTARIA DI MARX

LA SAGGEZZA INVOLONTARIA DI MARX

Marx pensava che il valore di un bene dovesse rispecchiare il lavoro incorporato. Come al solito sbagliava: c’è anche il lavoro inutile! 
In piena società dell’abbondanza scopriamo con stupore che le sue cantonate di cui abbiamo tanto riso trovano un certo riscontro: ci sono beni in cui il collegamento utilità-prezzo è talmente tenue da apparirci inesistente. Ho in mente la sanità e la scuola.
Nella sanità cerchiamo lo “sforzo”.
Nella scuola cerchiamo lo “status”.
Per un esame sanitario in più siamo disposti a spendere milioni.
Per frequentare una scuola selettiva siamo disposti a svenarci.

Risultato: anche se salute e istruzione non cambiano i prezzi di questi servizi esplodono. E i “marginalisti” zitti.

SAGGIO Bang bang


Bang bang


Quando faccio capire che non mi piacciono le misure restrittive sulle armi vengo regolarmente escluso dal salotto buono che tanto ambisco frequentare.
Approfitto allora di questo spazio per motivare la mia opinione nel modo più semplice possibile: zero link, zero numeri.
Parto da una petizione di principio: il diritto a possedere delle armi è un diritto fondamentale e radicato nel diritto di proprietà.
Penso che fin qui siamo tutti d’accordo. Perché una pistola dovrebbe essere diversa da un’auto?
Naturalmente, si puo’ derogare anche ai diritti se ci sonosolide ragioni per farlo.
Per molti ci sono eccome  e riguardano la sicurezza pubblica. A me, invece, sembra che non ci siano. In parte questo giudizio è soggettivo ma in parte basato sull’evidenza. E allora vediamola questa evidenza.
A questo punto il dibattito vira sui numeri e si sposta negli USA, dove i numeri sono disponibile. Chiaramente si operano delle semplificazioni: la proxy per “sicurezza” sono i “morti per arma da fuoco”. Ebbene, chi difende misure restrittive fa notare che il possesso di armi è collegato con più morti per armi da fuoco. Il collegamento è solido.
La mia risposta è: tra i morti per arma da fuoco ci sono molti suicidi, se non li consideri il rapporto si capovolge: più armi, meno morti per armi da fuoco.
E’ chiaro che a questo punto occorre fare un’altra petizione di principio: chi si vuole suicidare ha diritto di farlo. I paternalisti non saranno d’accordo ma pazienza (il paternalismo non va più di moda).
Purtroppo, non è finita. Giustamente si fa notare che il confronto occorre farlo tra grandezze omogenee. Esempio: nelle campagne ci sono più armi che nelle città, ma noi sappiamo che nelle città – a parità di armi disponibili – ci sono sempre più omicidi. Altro esempio: i bianchi hanno più armi dei neri ma tra i neri i morti ammazzati sono di più a prescindere dalle armi che ci sono in casa. Altro esempio: nel nord ci sono più armi che nel sud ma nel sud si ammazza di più a prescindere. Occorre tenere il dovuto conto dei cosiddetti “confounder”
Ecco, se facciamo la tara con i “confounder” anti-gun torna il collegamento positivo: più armi da fuoco, più morti ammazzati da armi da fuoco. Ma è un collegamento ben più tenue del precedente. Nel mio giudizio soggettivo tale collegamento non è abbastanza solido per conculcare un diritto fondamentale. Teniamo anche presente che non parliamo sulla base di esperimenti (impossibili in questo ambito) ma sulla base di semplici correlazioni statistiche.    
Altri però fanno notare la differenza tra USA e Europa negli omicidi, una differenza spaventosa in favore dei proibizionisti. Io faccio notare che gli omicidi USA commessi senza l’uso di armi da fuoco sono più numerosi degli omicidi totali commessi in Francia, Germania e Australia messi insieme. E’ chiaro che negli USA c’è una cultura della violenza che prescinde dalle armi. Inoltre, negli USA ci sono stati ad alta densità di armi con un tasso di omicidi a livello europeo (esempio il Wyoming), così come ci sono stati che coniugano leggi “europee” con un numero di omicidi vertiginoso (esempio Washingon DC).
La cultura della violenza è radicata specialmente al sud e tra i neri. Se prendiamo i territori americani e li rendiamo statisticamente omogenei all’ Europa notiamo che i tassi relativi agli omicidi sono pressappoco gli stessi, a prescindere dalla libera circolazione di armi.
Ecco, con questi dati a disposizione il nazionalista non ha dubbi su quel che c’è da fare,  puo’ darsi che anche un utilitarista di stretta osservanza proponga misure restrittive. Io non me la sento, per me ci vuole qualcosa di più consistente per far fuori una libertà.

MAPPA E TERRITORIO

MAPPA E TERRITORIO

Chi riduce tutto a numero viene spesso criticato per la sua visione “arida”. Sbagliato: ci vuole una grande creatività per schematizzare un posto complicato come il mondo. Il problema con questa gente è un altro, ovvero il fatto che vengano regolarmente visitati dal demone della “scorciatoia”: se i nostri numeri non rappresentano bene il mondo, perché non trasformiamo il mondo affinché sia più facilmente rappresentabile? Se la mappa e il territorio differiscono, perché non trasformiamo il territorio in una mappa.
Nel 1763 il gruppo messo in piedi da Johann Gottlieb Beckmann mappo’ pazientemente parecchie foreste con i suoi chiodini colorati per calcolare il legname che se ne poteva ricavare. Si trattava di ambienti complessi dove la varietà la faceva da padrone, anche per questo l’esito dell’operazione fu a dir poco incerto. Ma prometteva, Beckmann era una persona seria. Qualche secolo dopo i calcoli sono molto più precisi. Ma perché? Forse perché abbiamo imparato dall’esperienza? No, perché abbiamo ridotto le foreste di Beckmann a griglie vegetali con anonimi filari privi di ogni sottobosco. In altri termini, anziché adattare il calcolo al “mondo”, abbiamo adattato il mondo al calcolo desertificandolo. Su foreste del genere anche un geometra neo-diplomato si applicherebbe con profitto!

Se le sofisticate macchine del futuro funzioneranno ne sarò lieto e accoglierò la loro opera con un eureka. Il mio dubbio è che prima o poi, di fronte alle difficoltà, qualcuno vorrà stravolgere il mondo in cui viviamo – magari facendoci indossare una divisa - affinché funzionino meglio.

mercoledì 12 dicembre 2018

IL MIO POVERO CONSERVATORISMO.

IL MIO POVERO CONSERVATORISMO.

Se c’è una cosa accertata dagli psicologi è l’esistenza dell’adattamento edonico: al male e al bene ci si abitua fino all’indifferenza. E’ quasi sempre così.

Nel mio giudizio la società di oggi è profondamente ingiusta, ma a tutti i suoi difetti mi sono abituato, per quanto gravi non mi turbano più di tanto. Esempio: il livello dell’oppressione fiscale e burocratica è al limite della schiavitù ma psicologicamente parlando non ci faccio neanche caso.

Perché mai dovrei impegnarmi per eliminare un'ingiustizia che capisco ma non percepisco più di tanto? Quello che mi pesa sono i possibili cambiamenti nella direzione sbagliata. Per questo, pur non essendo in teoria un conservatore, lo divento di fatto.

https://www.econlib.org/a-conservative-confession/?highlight=%5B%22hedonic%22,%22adaptation%22%5D

CATTIVI MAESTRI?

CATTIVI MAESTRI?

Alcuni tra gli intellettuali francesi che chiesero l’abrogazione dell’età minima di 15 anni per il consenso ai rapporti sessuali con persone adulte: Aragon, Foucault, Sartre, Derrida, Althusser, Barthes, Klossowski, Beauvoir, Deleuze, Guattari, Leiris, Robbe-Grillet, Sollers, Rancière, Lyotard, Ponge, Dolto…

L’AGENDA LIBERALE (PER ME)

L’AGENDA LIBERALE (PER ME)

I tre cardini:

- Meno bambini educati nella scuola pubblica.

- Più spesa sanitaria a carico del malato.

- Meno persone ancorate all’assistenza sociale.

TEORIA DELLA REINCARNAZIONE

TEORIA DELLA REINCARNAZIONE

Ipotesi 1) il tempo è infinito.

Ipotesi 2) nulla si crea nulla si distrugge (tutto si combina).

Ipotesi 3) vale l'identità degli indistinguibili.

Tesi: la reincarnazione è certa.

https://feedly.com/i/entry//uNtJ5Te/bTWNrQ93eWUZRWG2zLfACizMrZ4kDb0FIs=_1678fdd56d3:dfbc4d:3a104d3b

LISTA

Age of em
Why not capitalism
Pilitical authority
JESUS ECONOMISTA
Hazlitt
Race against
Turchin
Bucholz e lo stress
Kealey
Mida s paradox
Pfeffer




Q8 riccardo-          RicSar2009







sar717171

REINCARNAZIONE

REINCARNAZIONE

Sono disposto a prenderla in considerazione per chi muore in tenera età.

A CHE SERVE IL NOMIGNOLO?

A CHE SERVE IL NOMIGNOLO?

Quando sarete al cospetto di Michele Greco non chiamatelo mai “Papa”, potreste ritrovarvi incaprettati in men che non si dica. Presso i mafiosi il nomignolo nasconde sempre una certa presa per il culo, la cosa serve a rendere chiaro che viene dato e non scelto (è la differenza fondamentale con i “nomi di battaglia”). In siciliano soprannome si dice 'nciuri, ovvero “offesa”.

Alcuni soprannomi venuti fuori al maxi processo di Palermo:

“u'Dutturi” (il dottore – uno specialista nel tagliare la droga).

“L'Ingegnere” (l’addetto alle radio).

“Il Senatore” (chi aveva conoscenze politiche).

“U'Tratturi” (il trattore – noto per i massacri compiuti).

Soprannomi "fintamente” positivi: “Re della Kalsa” (mandamento), “Principe di Villagrazia”, “Principe della Cocaina,” “Papa”, “Generale”, “Cavaliere”, ”Pinuzzu Garibaldi,” “L'Agnelli del Contrabbando” e “Onassissino” (piccolo Onassis).

“Il cornuto di Buffalo”.

“Il gioielliere” (un pescivendolo con prezzi salatissimi).

“Filippo” (un contrabbandiere che ha preso il nome dal guardiacoste sempre alle sue calcagna).

Soprannomi derivati dal fisico: “u'Beddu” (il bello), “Il Grosso”, “u'Riccio”, “Turchiceddu” (il piccolo turco, per la carnagione scura), “u'Buttigghiuni” (il bottiglione), “Faccia di Pala” (faccione).

“Pietro u'Zappuni” (per i dentoni frontali).

“Il vampiro” (per l’aspetto spettrale).

“Scillone” (il pendolo, per il modo d’incedere).

“Mussu di Ficurindia” (per la forma allargata della bocca).

“Pinzetta” (per l’abitudine di spuntarsi le sopracciglia).

“Alfio Lupara”

Derivati dal carattere: “u'Tranquillu” (quieto), “u'Guappo”, Abbruciamontagna” (brucia montagne, per il suo temperamento), “u'Cori Granni” (per la generosità), “u'Facchinu” (per la maleducazione), “Parrapicca” (di poche parole), “Piluseddu” (villoso), “Farfagnedda” (balbuziente), e “Tempesta”.

Derivati da animali: “Il Cane”, “Il Lupo”, “Capretto” (ragazzino), “Pecora Bianca” (per la chioma imbiancata), “Cavadduzzu” (cavallino), “Conigghiu” (coniglio), “Musca”, “Farfalla”, e “Salamandra”.

Derivati dagli hobby: “Turi Karaté”, “Scarpapulita”, “Pupo”, “Cacciatore”, “Studente” (un eterno fuori corso), e “u'Masculiddu” (maschietto).

Derivati dalla verdura: “Milinciana” (melanzana, per l’aspetto scuro e raccolto) and “Cipudda” (cipolla).

“Scagghidda” (scaletta).

“Pinnaredda” (pennetta).

“Puntina”.

“Il Bruto” (stupratore di minori).

“Ninu u'Babbu” (Nino the pazzo).

“Fifu Tistuni” (testone).

“Saru u'Bau” (l’orco).

“Calo Tabarano” (il depresso).

“Piddu Chiacchiera” (nick dato a Giuseppe Madonia per la sua mania di esagerare i racconto).

”Il Corto” (Riina).

“u'Viddanu” (il rozzo: Bernardo Provenzano).

“Mozzarella” (Marino Mannoia).

“Taninu Babbuneddu” (per il cranio grosso).

“Ciccio Occhialino”

Dati ai killer (notare la scarsa minacciosità): “Scarpuzzedda” [scarpetta], “u'Picciriddu” [il ragazzino], “Anatreddu” [anatroccolo], “Il Ragioniere”.

”Ciaschiteddu” (uccellino).

“Siddiati” (brontolone).

”Tignusu” (il pelato).

Ma perché si danno i soprannomi? Ci sono tante teorie: per consentire l’identificazione ai mafiosi (in Sicilia l’omonimia è diffusa), per depistare gli inquirenti, per stimolare la competizione, per prendere in giro, per creare intimità…

La mia preferita: per ricordare al soggetto i suoi difetti, ma soprattutto che la gente lo guarda e lo giudica. E’ la stessa funzione del pettegolezzo: una specie di sanzione informale data dal basso in grado anche di gestire le tensioni tra potenti e umili.

Poi serve anche come test: in Italia e non solo ci si saluta spesso con forme offensive (“tel chi il sacco di merda”, “come va vecchio figlio di puttana”, “va chi c’è, quel cornuto di Turiddu…”, “Oh, vecchio bastardo, come te la passi?…”). E’ un modo per stabilire intimità ma anche per capire se possiamo permettercela. Il passaggio dall’intimità al formalismo è un segno funesto. Esempio: se vi rivolgete a Riina chiamandolo “Curtu” e lui vi risponde serio serio con il Vossia, siete un uomo morto.