giovedì 19 febbraio 2015

MMC

Nel MMC la vita è felice. Possiamo ben dire che quello è il mondo ideale.

Ma è un mondo capitalistico. Oibò.

Un mondo capitalistico dove tutti sono generosi.

Se fosse un mondo socialista dietro ogni protagonista dovrebbe esserci una guardia armata che lo costringa a fare il bene che fa spontaneamente e che gli impedisca di fare cio' che non nuoce agli altri.

Se fosse un mondo socialista impediremmo ai nostri bambini di vedere quel cartone.

Religione e salute

http://en.wikipedia.org/wiki/Faith_and_Health:_Psychological_Perspectives

Economic freedom and the size of government, or does paying taxes boost freedom?

Economic freedom and the size of government, or does paying taxes boost freedom?:



'via Blog this'



paradossi libertari

Le spiegazione è abbastanza semplice: possiamo permetterci alte tasse solo liberalizzando l' economia. Se questo è vero puo' darsi che in media l' economia di chi ha alte tasse sia più libera.

D' altro canto i paesi con alta spesa pubblica, in particolare quelli scandinavi, hanno potuto mantenere il loro welfare solo grazie alle liberalizzazioni (voucher).

Detto questo faccio una previsione: alte tasse e alta spesa sono in contrasto con la religiosità di un paese.

Augias/Mughini

(2) John Tevis - «Quello di Mughini era un racconto fatto a voce, non...:



'via Blog this'

Campagne sanitarie



Le campagne sanitarie contro i ciccioni si moltiplicano, sembra che mangiare correttamente aumenti le nostre aspettative di vita. Eppure, se il problema è la salute, ci sono scelte più raccomandabili, come:

- trasferirsi in campagna

- convertirsi

- sposarsi.

Perchè su queste materie i ministeri non si impegnano con altrettanto zelo? Traslocare, trovare Gesù, trovare un buon partner, mi rendo conto, non è cosa facile ma dimagrire stabilmente, forse, lo è ancora meno. E allora?

L’ antropologa Mary Douglas ha una precisa idea in merito: queste azioni governative non sono dettate dall’ efficienza, non vanno giudicate con quel parametro, sono meramente simboliche e hanno lo scopo di esprimere disapprovazione per il comportamento di talune persone… nella nostra cultura la grassezza è metafora di povertà e scarso controllo su di sè, il che disturba il Puritano che ognuno di noi ha dentro… per contro vivere in città, essere atei o essere single non desta il nostro scandalo e quindi non merita una campagna di disapprovazione.
http://www.theatlantic.com/business/archive/2009/07/americas-moral-panic-over-obesity/22397/

mercoledì 18 febbraio 2015

Fortini critica Pasolini

Tesi: la sua scrittura è poetica, invita all' adesione e non alla visione (chiara). invita all' afflato e non al giudizio

Per una teoria sull' indignazione

Vado via via costruendo una mia teoria sull' indignazione. L' idignato-tipo è colui che pur certo di alcuni valori non riesce a giustificarli, cosicché reagisce a chi li attacca ergendo il muro dell' indignazione. Non ha altro a disposizione (almeno prima di dare una ripassatina).
Nelle società più avanzate diamo scontati valori che in realtà hanno una giustificazione complessa - ieri ho fatto l' esempio della libertà d' espressione - cio' consente all' indignazione di proliferare.

Il fanatico del terzo millennio

Abita presso di noi un genere di fanatico che insegue la sua preda, la bracca, vuole sapere al più presto se "crede nella scienza", vuole sapere "che ne pensa dell' evoluzione" e se rispondendo con il faretto negli occhi sgarra è bandita dalla comunità civile. Mai che voglia sapere che ne pensa circa:

- l'ereditarietà dell'intelligenza
-la distribuzione delle facoltà cognitiva tra i sessi
- la sofferenza fetale
- le centrali nucleari
- il geoengeneering
- gli OGM
- le origini dell'omosessualità
- l'esistenza delle razze
- le differenze tra uomo e animale
- eccetera.

Il suo "test" si ferma all' "evoluzione", oltretutto l'argomento con meno conseguenze pratiche sulle nostre vite (chissà che Renzi non sia un creazionista duro e puro, chi puo' dirlo?). Va da sè, poi, che se la scienza intacca i suoi dogmi è la scienza che deve arretrare. Ne sa qualcosa Larry Summer.
http://www.nationalreview.com/article/398591/all-hail-science-jonah-goldberg/page/0/1

KM0


  1. I trasporti sono più frequenti
  2. il trasporto pesa per un 3-10% sull' impronta biologica
  3. la nostra dieta è varia e se la si vuole coprire con il km0 dobbiamo dedicarci a culture inefficienti e inquinanti
  4. ostacolando i commerci a lunga distanza indeboliamo i paesi poveri
  5. costringiamo i paesi poveri a culture inefficienti, da sussidiare e da irrigare: il modo migliore per esportare acqua a buon mercato è farlo attraverso un pomodoro

martedì 17 febbraio 2015

Un tipo freddo

L' economista passa per un tipo freddo, dedito ai calcoli, poco empatico e insensibile ai valori profondi dell' uomo. Non è così, l' economista in fondo difende la libertà, più in particolare la libertà di scelta dell' individuo. Per capire meglio i suoi valori guardiamo all' assioma fondamentale della teoria del benessere: per lui il benessere aumenta quando aumentano le opportunità di scelta. Si potrà anche non essere d' accordo - per molti più scelte implicano più nevrosi - ma questo, che lo si voglia o no, è un valore bell' e buono. Non si faccia finta di non vederlo, dietro la frigida matematizzazione della materia un valore del genere fa sempre capolino e non smette di fungere da stella polare. Vale la pena di precisare che un simile valore è compatibile con molte politiche anche se la libertà di mercato resta quella più immediatamente associabile. Per approfondire la questione consiglio un autore come Edward Glasear.

Si fa presto a dire "danno"




PREMESSA
La distinzione tra deontologia e virtù resta cruciale in molti ambiti, cerco allora di illustrarla brevemente.

Parto dal mio caso personale, quello che conosco meglio: personalmente trovo che sia una mancanza non andare a Messa la Domenica. Eppure, ammetto che chi si astiene non procura alcun danno al suo prossimo.
Allo stesso modo il Vegano trova che sia eticamente disdicevole mangiare uova. Eppure, chi divora un cereghino non aggredisce certo "suo fratello".
Sia io che il Vegano riteniamo che ci siano comportamenti sbagliati a prescindere dal danno arrecato al prossimo. Perché? Siamo forse dei tipi tanto strani?
Entrambi consideriamo che l' etica abbia a che fare anche con la "purezza". Siamo tutti e due, chi più e chi meno, un po' puritani.
Non violentare il prossimo per noi è il minimo, chi punta alla perfezione e alla purezza è tenuto ad andare oltre, l' uomo virtuoso non coincide con colui che si limita al rispetto pedissequo della regoletta deontologica.
Separare deontologia ed esercizio della virtù è importante anche perché consente di tracciare il confine della laicità: mentre non ha senso imporre agli altri la virtù con la forza, le regolette minimali del vivere civile possono richiedere un' applicazione coercitiva a cura, per esempio, dello stato.
Sia una persona retriva come me che una persona avanzata e à la page come il Vegano condividono quindi una dimensione puritana dell' etica.
Ma lo psicologo Johnatan Haidt va oltre: con i suoi esperimenti ci tiene a sottolineare che la dimensione puritana appartiene un po' a tutti.  Magari nel tempo varia: ieri era più concentrata sul sesso oggi sull'alimentazione, però prima o poi salta fuori in tutti. Diciamo che è una caratteristica umana.
Sembra proprio che io e il Vegano non siamo affatto dei "tipi strani".

Eppure c' è stato un momento in cui la dimensione puritana sembrava ormai espulsa dalla storia, l' unica cosa che contava per il retto vivere era il "danno" arrecato al prossimo.
Fissarsi sul concetto di danno, ecco il rovello dell' uomo moderno.
Lo psicologo Piaget riteneva che una mente evoluta tendesse a ricondurre il fattore etico unicamente alla ferita inflitta al nostro simile mentre il filosofo John Stuart Mill, un padre della modernità, dichiarava che noi siamo liberi finché non danneggiamo l' altro.
Mentre la prima affermazione è stata successivamente revocata in dubbio, quest'ultima appare piuttosto vuota di senso - a me il filosofo John Stuart Mill sembra un po' sopravvalutato - sia perché falsa (la dimensione puritana continua a vivere un po’ in tutti nonostante i tanti proclami) sia perché, anche se fosse vera, non fa che spostare i problemi anziché risolverli.
Quando rileva il danno che infliggiamo all' altro? Quando può dirsi realmente tale? Quando siamo responsabili del danno procurato? Mill tace, e non certo perché la risposta sia scontata.
Poiché professo una meta-etica fondata sul senso comune, il mio modo di procedere sarà il seguente; cercherò di analizzare dei casi di "danneggiamento", cercherò poi di risolverli appellandomi al senso comune, infine tenterò di rendere coerenti le soluzioni ricavandone una regoletta. Da ultimo cercherò di capire quali eccezioni possano convivere felicemente con la regola emersa.

Nella "conclusione" abbandonerò per un attimo l' asfittico mondo delle regolette morali per aprirmi a quello delle virtù.
Negli esempi prefigurati fingerò che esista un' Autorità - per esempio quella statale - deputata a sanzionare il mancato rispetto della regola morale, in questo modo l' analogia apparirà più chiara.
Qualcuno potrebbe opinare che uno stato non dovrebbe mai dedicarsi a sanzionare precetti etici ma visti i limiti che ci siamo dati, vista la distinzione tra deontologia e virtù che abbiamo introdotto, l' obiezione si stempera: parlando unicamente di precetti intesi ad evitare danni a terzi è più che plausibile conferire un ruolo alla coercizione statale.


1. IL LADRO
Giovanni ruba il tablet di Giuseppe.
Cosa ci dice il senso comune? Facile: Giovanni è colpevole e per la sua mancanza merita una sanzione.
Violare platealmente una proprietà reca danno al legittimo proprietario e questo danno va in qualche modo risarcito dal colpevole.
A questo punto dovrei chiedermi il perché, dovrei fornire delle giustificazioni ma per ora prendo questo precetto come ovvio, almeno finché i fatti si presentano preclari come nell' esempio formulato.
Ciò non significa che manchino le eccezioni alla regola: se, per esempio, Giovanni ruba solo temporaneamente il tablet a Giuseppe per inviare una mail salva-vita che non puo' essere posposta per nessun motivo, allora per noi sarà doveroso scagionare il " ladro" pro tempore poiché ricorre un caso di "estrema necessità".
gww
2. L'ORATORE
Giovanni arringa la folla in piazza con discorsi militanti che Giuseppe, un passante, trova stomachevoli.
Senso comune: Giovanni è innocente.
Anche qui il danno esiste ed è ovvio: Giuseppe è fortemente disturbato dalle parole di Giovanni, la sua giornata è rovinata. Non si puo' nemmeno dire che manchi l' intenzionalità: Giuseppe, se non l' ho detto prima lo dico adesso, sa che certamente tra la folla ci saranno anche persone irritate dal suo passionale intervento.
Tuttavia, almeno alle nostre latitudini, esiste quella che chiamiamo "libertà di parola" e si ritiene che Giovanni non sia responsabile di nulla nel momento in cui esprime con franchezza le sue idee.
Ma perché nel primo caso il danno arrecato rende colpevole chi lo infligge mentre nel secondo caso no?
Innanzitutto, nel secondo caso il danno è soggettivo (psicologico).
I danni psicologici, diversamente da quelli oggettivi, sono difficilmente quantificabili. Ogni tentativo rischia di essere arbitrario e per molti opportunisti sarebbe facile fingersi lesi per ottenere un risarcimento. Le parole di Giovanni lusingano alcuni e irritano altri, poiché non esiste un bilancino per pesare costi e benefici si presume un pareggio e si consente all'oratore di tenere il suo comizio.
Ma l' aspetto decisivo è un altro: nel primo caso Giovanni e Giuseppe avrebbero potuto contrattare la compravendita del tablet, qui no: Giuseppe è un passante casuale sulla pubblica piazza e Giovanni, per quanto sia prevedibile che passanti come Giuseppe possano imbattersi nei suoi discorsi estremisti, non avrebbe mai potuto a priori contrattare con loro, e questo proprio perché sono passanti casuali, ovvero  indeterminati a priori.
La possibilità di contrattare è importante poiché consente di quantificare in modo attendibile i valori soggettivi abbattendo l' arbitrio e l' opportunismo che denunciavamo prima. Gli economisti chiamano questo toccasana "preferenza rivelata", qualcosa che vedremo meglio al punto successivo.
Per capire come la possibilità di contrattare sia decisiva, facciamo il caso di un eretico che dà scandalo "esibendosi" di punto in bianco in Chiesa senza aver interpellato nessuno. La Chiesa non è il bar, costui è colpevole poiché prende di mira persone ben circoscritte col chiaro scopo di scandalizzarle e offenderle. Isolare la "preda" è un gioco da ragazzi, circoscrivere l' auditorio più adatto per ottenere l' effetto voluto è facile visto che si raduna in Chiesa per abitudine consolidata. Ma alla stessa maniera, se uno l' avesse voluto, sarebbe stato facile anche contrattare a priori con loro, se l' eretico non l' ha fatto è perché sapeva che avrebbero mandato all' aria il suo progetto non dandogli la parola. L' esistenza della possibilità di contrattazione rende colpevole l' esibizionista, lo trasforma da oratore a provocatore.
gwww
3. MONICA
Giovanni ubriaca Monica e poi la stupra senza nessuna conseguenza fisica di rilievo per la vittima. Per dire come prosegue la storia faccio due ipotesi alternative, nella prima Monica resta ignara di tutto, nella seconda viene accidentalmente a sapere dell' accaduto.
Senso comune: Giovanni è colpevole in entrambe le ipotesi.
Anche se un filosofo utilitarista non vedrebbe nulla di male in tutto cio' ( poiché, almeno nella prima ipotesi, non esiste né un danno fisico né un danno psichico) il senso comune ci impone di condannare in entrambi i casi.
Perché?
Qui non esiste danno, o comunque esiste solo un danno psicologico.
Perché mai dovrei condannare in assenza di un danno?
Perché mai dovrei condannare in presenza di un mero danno psicologico visto che nel caso precedente, quello dell' oratore, dove il danno era parimenti psicologico, assolvevo? Cosa fa la differenza?
Essenzialmente la possibilità di contrattare a priori.
Monica non è nelle condizioni di Giuseppe, Monica non è un passante qualsiasi non identificabile a priori, Monica è lì davanti a me prima che tutto accada, esiste e con lei si puo' parlare chiaramente prima di agire. Se Giovanni non lo fa è lecito presupporre che si attenda un rifiuto, ovvero un mancato scambio, il che rende plausibile l' ipotesi che il danno ricevuto da Monica sia maggiore del godimento di Giovanni.
La prima ipotesi, quella dell' assenza di danno, è molto particolare e per ora la trascurerei ma la seconda per noi è preziosa poiché ci offre un criterio per capire se e quando l' atto con cui infliggiamo un danno psicologico sia condannabile: questo criterio è la “contrattabilità a priori”.
Naturalmente, anche qui esistono eccezioni fioccano. Facciamo il caso che degli squatter occupino il mio cottage di montagna liberandolo il mattino successivo senza arrecare danni materiali. Io ricevo solo un danno psicologico (so che degli estranei sono entrati in casa mia). La situazione è formalmente simile a quella di Monica e dovrebbe scattare la condanna. Ebbene,  qualora l' occupazione sia giustificata da cause di forza maggiore - per esempio: si erano persi nel bosco e la bufera che imperversava li aveva colti alla sprovvista -  gli occupanti sarebbero giustificati.
gwwww
4. IL MIOPE
Giovanni guida la sua auto. Poiché è miope e più spericolato della media impone un rischio agli altri automobilisti, specie dopo il tramonto.
Senso comune: Giovanni è innocente.
Il danno procurato da Giovanni è ovvio ma, per quanto detto prima, una sua responsabilità è da scartare visto che si tratta di un danno soggettivo non "contrattabile" a priori.
In mancanza della "contrattabilità a priori” si è responsabili solo per i danni oggettivi. Ma il danno, in questo caso, diventa oggettivo solo quando si verifica l' incidente.
Le eccezioni alla regola sono costituite da quei casi che impediscono il rilascio o il rinnovo della patente. E' chiaro che un ipovedente o un ubriaco non possano guidare poiché esiste un' incontestabile evidenza della loro pericolosità.
E nel dir questo abbiamo isolato un criterio che rende tollerabile l' eccezione alla regola: l' incontestabile evidenza.
gwwwwww
5. LA FACCIATA
Giovanni guida la sua auto su una via ad alto scorrimento, proprio laddove Giuseppe abita.
Povero Giuseppe, a causa dell' intenso traffico ogni anno deve ripulire la facciata della sua casa dalle polveri inquinanti che si sono nel frattempo depositate.
Senso comune: Giovanni è colpevole.
Qui il danno esiste ed è oggettivo: chi transita per quella via dovrebbe pagare un pedaggio da girare a Giuseppe - e a chi si trova nelle sue condizioni - affinché possa essere risarcito dei costi che è costretto a sopportare.

Detto questo non tutte le "emissioni" che proiettiamo sulla controparte ci rendono colpevoli. Le eccezioni fioccano: anche solo mostrarsi in pubblico comporterebbe un "bombardamento fotonico" sulla retina dei presenti ma il "danno", si ritiene per senso comune, è talmente trascurabile che di solito si tralascia ogni punizione.

6. IL FORNAIO

Giuseppe apre il suo forno di fronte a quello di Giacomo sottraendogli la clientela e cagionando un danno grave al dirimpettaio. Perché mai non dovrebbe essere punito? 

Si sommano due considerazioni: 1) non è lui a cagionare il danno ma quei clienti che anziché rivolgersi a Giacomo ora si rivolgono a Giovanni. 2) Gli ex clienti danneggiano Giovanni NON stipulando con lui il solito contratto, in questo senso, qualora volessimo accusarli, dovremmo accusarli di un' omissione. 

Il buon senso ci dice che sono innocenti, forse perché da un' omissione non puo' derivare un danno punibile. 

Anche qui è facile vedere delle eccezioni: omettere un semplice soccorso che ci costerebbe poco a chi ne riceverebbe un gran beneficio, magari perchè rischia la vita, potrebbe anche ritenersi punibile. Qualora facessi affogare davanti a me un naufrago impedendogli (o non aiutandolo) di salire sul mio catamarano sarei colpevole e punibile. 


LA REGOLA


Dai cinque casi trattati rileviamo la seguente regola: se è possibile una contrattazione a priori chi danneggia a posteriori è sempre responsabile, anche quando il danno procurato è soggettivo. In caso contrario, chi danneggia è responsabile solo per i danni oggettivi (fisici). Detto questo chi danneggia per comportamenti omissivi non è mai punibile (vedi ADD.2).

In altri termini: non si è mai responsabili per i danni soggettivi non contrattabili a priori (vedi il caso dell’ ORATORE).
In presenza di evidenze incontestabili la regola è soggetta ad eccezioni.

CONCLUSIONI

Ho individuato una regola che stabilisce i limiti della nostra libertà, ovvero individua i danni punibili procurati a terzi.

Si pone qui una domanda: la nostra morale si esaurisce in questa regola?

No, questa regola stabilisce una deontologia ma noi siamo chiamati ad andare oltre adottando un comportamento virtuoso fatto di buone maniere. E' sconveniente, per esempio, offendere il proprio uditorio quando non vale la pena farlo. Personalmente, eviterei di esprimere un' opinione originale in contesti in cui potrei  dar scandalo facendolo, a meno che non esistano valide motivazioni per parlare con sincerità.

Insomma, da una parte c' è la deonotologia, ovvero la regoletta minima che siamo chiamati a rispettare, ma dall' altra resta pur sempre la virtù, ovvero quella serie di comportamenti con cui cerchiamo di perfezionare la nostra persona cercando di tendere a quell' ottimo che non raggiungeremo mai.

p.s. Il post è uno stralcio di quello dedicato all' "etica dei cambiamenti climatici". Questo tanto per spiegare le illustrazioni decontestualizzate. Qui è reperibile l' originale con tutti i riferimenti bibliografici e iconografici: https://fahreunblog.wordpress.com/2014/12/22/un-etica-per-il-riscaldamento-globale/

*****************
Cosa distingue un'opinione legittima da un'opinione ingiuriosa?
Non sono un giurista, affronto la questione armato solo di buon senso nella speranza che sia la giurisprudenza a seguire il buon senso e non viceversa.
L'ingiuria e la diffamazione colpiscono l'onore di una persona.
Un tempo l'onore era tutto, serviva a costruire il bene fondamentale della fiducia. Una persona disonorata era una persona condannata ai margini della società.
Oggi è lo stato che si occupa di adempiere a questa funzione, per esempio: è lo stato che si occupa di far adempiere i contratti stipulati, non dobbiamo più affidarci esclusivamente sull'onore della controparte; l'onore personale cessa così di essere  un bene cruciale. Tuttavia, il nostro cervello questo non lo sa, si è formato in quello sterminato periodo storico/preistorico che chiamiamo "era dell'onore" e ce lo dobbiamo tenere così com'è, lui ci fa soffrire quando riceviamo un'ingiuria che ci disonora, anche se poi i danni materiali sono minimi. Chi offende quindi deve pagare, per usare un'analogia: se domani un robot farà quello che oggi  facciamo con le mani, non per questo deve passarla liscia chi contro la nostra volontà ci dovesse amputare la ormai inutile appendice.
L'ingiuria crea un'offesa e quindi un danno psicologico che andrebbe risarcito alla vittima.
Se l'offesa è volontaria la punizione deve scattare senza attenuanti.
Non nego che per gli accertatori isolare l'intenzione sia un'operazione delicata: se ti dico "scemo" è perché voglio offenderti o perché penso che tu sia scemo e intendo esprimere questa mia opinione? l'intenzione è qualcosa di interiore che non si puo' osservare, non ci resta che raccogliere indizi indagando su tono, luogo, tempo, contesto eccetera.
Ma leviamo di mezzo il "caso facile" e concentriamoci sull'offesa come danno collaterale dell' "opinione ingiuriosa". Il dubbio di un dovere al risarcimento persiste, anche qui basta una semplice analogia: se faccio un incidente automobilistico sono chiamato a risarcire anche in assenza di intenzionalità.
I danni psicologici però sono particolari: diversamente da quelli derivanti da un incidente automobilistico riguardano l'intimità di una persona, cosicché quantificarli è ostico. Anche per questo si limitano i casi di risarcimento; la regola generale potrebbe essere questa: solo quando è possibile contrattare in anticipo con le potenziali vittime si è tenuti poi a risarcire per i danni psicologici eventualmente prodotti.
Un esempio vale più di mille parole:
Un tale va in una chiesa cattolica e nell'attesa che entri l'officiante, ad assemblea composta, sale sull'altare brandendo il microfono per dire: "cattolici, vi considero dei bigotti e oltretutto degli ignoranti, siete la causa prima dei ritardi dell'Italia, senza di voi il paese andrebbe 100 volte meglio!". La cosa turba comprensibilmente l'animo di molti. Magari l'autore della piazzata pensa veramente quel che dice e di fatto sta solo esprimendo un'opinione che ha tutto il diritto di coltivare, quel che non si capisce bene è il perché debba prendersi la briga di andare ad espletare questa esigenza in una chiesa, ben sapendo che gente la frequenta, ma anche di scegliere un momento clou del rito in cui si è intrufolato. Se proprio voleva esprimersi in quella sede avrebbe potuto farsi invitare, e in effetti, dietro invito, si deve ritenere che quelle sue parole non producano alcun danno risarcibile, specie se è noto come il Nostro la pensi sui cattolici e sui ritardi dell'Italia.
Ancora sul trattamento giuridico del danno psicologico.
Dopo una serata allegra Joe droga Mary e la violenta in presenza di Jane. Quando Mary rinviene torna a casa con la sua amica e dopo qualche giorno viene resa edotta  da Jane su quanto accaduto quella sera. Ne rimane comprensibilmente sconvolta e chiede a Joe un risarcimento per i danni psicologici subiti (in assenza di danni fisici). Lo ottiene. Motivo: se Joe aveva tanta voglia di farlo con Mary avrebbe potuto anche chiederglielo! C'era cioè la possibilità di un contratto preventivo.
opinion2
Ma torniamo alle opinioni che "violentano", quando il contratto preventivo è impossibile o diseconomico?
  1. DISCORSI PUBBLICI. Ogni volta che Gad Lerner apre bocca mi sento violentato dentro, non avrebbe potuto avvisarmi di quanto stava per dire? Bè, mentre la violenza è reale, la possibilità di avvisarmi è improbabile. Se la platea è generica risulta difficile filtrare l'audience potenzialmente vulnerabile, cosicché la libertà di parola diventa la regola anche quando offende alcuni ascoltatori.
  2. DISCORSI ASTRATTI. Se voglio fare la mia tirata anti-cattolica chi devo contrattare per ottenere il nulla osta? Chi rappresenta "i cattolici"? Che numero di telefono devo fare?
  3. DISCORSI DIALETTICI. Ci sono sedi in cui esiste un contratto implicito che ci autorizza ad esprimerci in modo franco. In questi caso l'opinione ingiuriosa è lecita, almeno tra i partecipanti al dibattito.
  4. DISCORSI MINIMI. Io non sono nessuno e le offese che posso arrecare con le mie opinioni sono minime. In queste condizioni un contratto preventivo, con tutti i costi di transazione che comporta, sarebbe diseconomico.
  5. DISCORSI PRIVATI. Nelle conversazioni private l'opinione ingiuriosa ha una circolazione talmente ristretta che il danno procurato è minimo cosicché il contratto preventivo diventa diseconomico.
  6. DISCORSO COMMERCIALE. Chi "vende" le sue opinioni si ritiene che lo faccia al miglior offerente, per cui i danni procurati sono bilanciati dai benefici arrecati (è il principio della concorrenza: i competitori si danneggiano tra loro, chi puo' negarlo, ma il beneficio prodotto eccede questo danno). In questi casi il contratto preventivo è implicito.
  7. DISCORSI SITUAZIONALI. Talune espressioni, specie se pronunciate in certe occasioni, sono diventate tanto stereotipate da non avere più la capacità di offendere, in questi casi il contratto preventivo è diseconomico. Talvolta nei talk si sente dire quando si raggiunge il calor bianco "sei sempre in campagna elettorale", come a voler significare che certi attacchi personali sono implicitamente ammessi solo in certe occasioni come la campagna elettorale.
  8. DISCORSI COMUNI. Posso rievocare con entusiasmo la mangiata di pesce fatta ieri e offendere a morte l'interlocutore vegano, tuttavia non mi sembra che il mio comportamento sia colpevole vista l'eccezionalità della circostanza. C'è sempre qualcosa che offende qualcuno e a volte è giusto considerare che chi offende lo fa senza colpa. In altri termini: l'offesa deve essere prevedibile usando la normale diligenza.
  9. ... spazio a disposizione per chi vuol continuare.
Si noti un' omissione problematica: il DISCORSO OGGETTIVO. In fondo anche quello puo' offendere, ad ogni modo giudicare sulla presenza di un'offesa punibile è più facile che giudicare sull'oggettività di un'opinione.
Così come, al contrario, un'opinione trascurata resta pur sempre un'opinione. Al limite, se offendo un tale esprimendo un'opinione non argomentata, questo fatto sarà rilevante come indizio per poter dire che volevo offendere più che esprimermi.
Esercizi:
  1. L'opinione di David Irving e Robert Faurisson merita di essere condannata per "negazionismo"?
  2. Bossi che in un comizio dice "térun" a Napolitano è condannabile?
  3. Erri De Luca che dice "la TAV va sabotata" è condannabile?
  4. Marine Le Pen, Michel Houellebecq e Oriana Fallaci meritano la condanna per "islamofobia"?
  5. Chi si infiltra nelle manifestazioni di piazza per sabotarle esprimendo un’opinione controcorrente merita una condanna?
  6. Santoro invita Brunetta in studio e nel finale lo espone ad una vignetta cprrosiva di Vauro che lo offende. Condanniamo?
  7. Vauro pubblica sul suo giornale una vignetta offensiva su Brunetta che denuncia. Condannare?
  8. Il prof. di scienze che sa di avere in classe un’ allieva che ha subito violenza sessuale parla dei maniaci come di gente con risposte eccessive a quello che resta un istinto naturale dell’uomo. L’allieva resta offesa e denuncia. Colpevole?
Soluzioni: no-no-no-no-sì-sì-no-no (precisazione: per la condanna necessaria la querela di parte).


Mai più

http://www.josepinera.com/zrespaldo/maipiu.pdf

Crociate e Jihad

Secondo Bernard Lewis (non proprio uno che passa per strada) c' è una bella differenza tra crociate e jihad: "Le Crociate possono essere più accuratamente considerate come una limitata, ritardate e, in ultima analisi, inefficace risposta alla Jihad... Un tentativo di riconquistare con una guerra santa quel che era andato perduto nel corso della guerra santa islamica che era stata subita... la Jihad musulmana, invece, è percepita come un’azione illimitata, come un obbligo religioso che deve continuare affinché tutto il mondo avrà adottato la fede musulmana,   sottoposta  quindi al dominio islamico… l’obiettivo della jihad è quello di portare il mondo intero sotto la legge islamica..."

La fame nel mondo


  1. Resta il problema principale, altro che obesità.
  2. E' comunque molto diminuita.
  3. La guerra come causa principale, e a volte limite le carestie.
  4. E' un problema di produttività (agricola) e non di distribuzione.
  5. La sovrapopolazione non c' entra: 1) colpite le campagne più che le città 2) la migrazione va verso la città.
  6. Carenza di istituzioni idonee. La democrazia senza capitalismo è zoppa. Ok, la democrazia sensibilizza perché gli affamati votano. Ma poi produce cattive politiche: controllo dei prezzi durante le carestie. Inoltre, sebbene la democrazia tampona l' effetto pernicioso delle carestie non sembra all' altezza di debellare la fame: l' India resta il paese più "affamato" del mondo.
  7. Mancanza di infrastrutture: specie le strade per raggiungere le zone più colpite.
  8. Oggi assistiamo ad un' impennata dei prezzi. Il problema principale, con buona pace dei slow food, è la produttività agricola, dopo la rivoluzione verde di Barlaug le cose si sono fermate.
  9. Cause dell' impennata dei prezzi: 1) la domanda di cibo è cresciuta molto con i nuovi ricchi 2) la follia dell' etanolo.
  10. L' Egitto soffre i prezzi più elevati poiché la sua economia è stagnante ma, ricordiamolo sempre, se soffre tanto è perché altri paesi si sono arricchiti e domandano molto più cibo.
  11. Il cinese va in città: 1) si arricchisce e domanda più cibo 2) non coltiva più la terra e non produce più cibo.
  12. La prima riforma nei paesi poveri: meno sussidi più commercio. I paesi poveri hanno politiche agricole disastrose, pensano sempre alla guerra e all' autonomia produttiva.
  13. I sussidi sostengono culture inefficienti, anche ambientalmente, che richiedono molta irrigazione. Il commercio consente di concentrarsi sulle culture più adatte. per questo che il km0 ostacolando i commerci a lunga distanza rischia di fare più danno che bene: a volte il miglior modo di esportarer acqua a buon mercato è attraverso il pomodoro.
  14. Seconda riforma: largo all' agro-business: più ricchezza e pance più piene.
  15. Terza riforma: chiarezza nei diritti di proprietà e strade più agevoli.
  16. Quarta riforma: OGM. Sono più produttivi, più nutrienti, più economici. paradossale che dagli anno 90 vengano consumati negli USA senza conseguenze dannose e siano banditi nei paesi poveri.
  17. OGM: 1) più nutrienti 2) - pesticidi 3) + produttivi 4) - inquinanti come mangime 5) evidenza ventennale di consumi senza danni
  18. contro OGM: 1) erbacce più resistenti 2) brevetti 3) difficoltà a mantenere tutte le promesse
  19. paura OGM: un' irrazionalità europea
  20. Paga l' africa che non adotta ogm non avendo come sbocco i mercati europei.
  21. l' alternativa invocata dai critici degli OGM? L' elemosino. Vi sembra credibile come piano di sviluppo?
  22. km0: I trasporti sono più frequenti
  23. km0: il trasporto pesa per un 3-10% sull' impronta biologica
  24. km0: la nostra dieta è varia e se la si vuole coprire con il km0 dobbiamo dedicarci a culture inefficienti e inquinanti
  25. km0: ostacolando i commerci a lunga distanza indeboliamo i paesi poveri
  26. km0: costringiamo i paesi poveri a culture inefficienti, da sussidiare e da irrigare: il modo migliore per esportare acqua a buon mercato è farlo attraverso un pomodoro



lunedì 16 febbraio 2015

Istituzioni e crescita





'via Blog this'



Cosa conta?  a) human capital is a more basic source of growth than
are the institutions, b) poor countries get out of poverty through good policies, often pursued by
dictators, and c) subsequently improve their political institutions.

La causa

Probability and Causal Density | askblog:



'via Blog this'



C' è chi predilige le spiegazioni monocausali e chi invece richiede più cause.



Ci sono vantaggi in entrambi gli approcci: il primo è più semplice ed evita che siano richieste coincidenze straordinaria

Suspence

Ricetta: chi osserva deve essere indotto a mutare le sue previsioni sempre meno velocemente e in modo sempre più drammatico.

Gli studi che si occupano della faccenda hanno per oggetto: "informazione come intrattenimento".

Ely/Frankel/Kamenika studiano l’ economia dei romanzi gialli per estrarne una ricetta di suspense (per chi non la sapesse già: il lettore deve essere indotto a mutare le sue congetture sulla colpevolezza del protagonista in modo sempre meno frequente e sempre più drammatico). Poi la applicano allo sport:

“Il calcio è uno sport che sfrutta decisamente male l' effetto sorpresa… secondo il nostro modello dovrebbe vincere la squadra che segna per ultima… purché le porte si restringano man mano che si va verso il fischio finale…”

https://www.google.it/?gws_rd=cr&ei=U6HhVOXDA9bVaoXLgqAH#q=suspense+and+surprise+ely+frankel

Ancora su etica e virtù

Alcuni dati sperimentali sembrano dirci che la nostra scorta etica è limitata: se facciamo i "bravi" qui faremo i "cattivi" di là.

Nell' eterna battaglia tra virtù e deontologia la cosa sembrerebbe deporre a favore di quest' ultima: puntare troppo in alto rischia di minare i fondamentali.

sabato 14 febbraio 2015

Regole o discrezione?

Dopo la crisi una cosa è chiara: la democrazia pretende che quando s' intacca un rischio sistemico le regole del mercato vengano sospese per consegnare i poteri ad un' autorità che li eserciterà in modo discrezionale. La teoria procede da una considerazione: ci sono soggetti too big to fail. Naturalmente in questo modo i soggetti di mercato metteranno in campo tutti i loro agganci politici per entrare nel novero dei salvati. A questo punto non è meglio una regola di "capital requirement" che limiti la libertà di rischio a priori evitando di affidarsi ad una discrezionalità politica a posteriori? L' autore che più di altri sponsorizza questa alternativa è John Cochrane.

venerdì 13 febbraio 2015

Contro il boicottqaggio

Alcuni inconvenienti:


  1. Quando riesce abbassa i prezzi incentivando la domanda altrove.
  2. Il boicottaggio all' atto della produzione è inefficiente: meglio produrre in modo efficiente e reinvestire gli extraprofitti finanziando i concorrenti dell' impresa malvagia
  3. Il boicottaggio all' atto del consumo rischia di essere inefficiente. Meglio stornare il sacrificio su una extralavoro professionale girando gli utili per sussidiare soluzioni alternative a quella malvagia, i prezzi ribassati di queste soluzioni selezioneranno il più efficiente "boicottaggio naturale".
  4. Le multinazionali boicottate godono già di cattiva reputazione e quindi sono invulnerabili a questa minaccia.
  5. Tipica manovra che predilige il sentirsi bene sul far bene.
  6. C' è anche una speculazione sulla virtù, la cosiddetta speculazione della lavatrice: si investe sui cattivi, si rieducano e si vende subito (la rieducazione crea una breve bolla finanziaria da sfruttare).
  7. For those concerned about corporate social responsibility, it seems potentially counterproductive to engage in these issues by disengaging from owning any of the relevant companies, while the alternative of participating in shareholder activism may be a more productive path. Questo perchè il vizio paga.

mercoledì 11 febbraio 2015

Revolution: Two Minimal Conditions

Revolution: Two Minimal Conditions, Bryan Caplan | EconLog | Library of Economics and Liberty:



'via Blog this'

Il bello e il fondato

Riccardo Mariani:



'via Blog this'

Bambino scienziato/bambino competente

La nature assumption ha inaugurato la teoria del bambino competente, autonomo, indipendente.

Il bambino è un genietto che impara da solo. Praticamente i genitori sono poco più che spettatori.

C' è chi contesta questo approccio per le sue derive pedagogiche.

L' educatore/facilitatore ragiona così: io ti dò le informazioni, poi decidi tu. Autodeterminati!

Tutto cio' creerebbe ansia, incertezza e rimpianto per la figura genitoriale.

Alcune patologie come bullismo, criminalità, gravidanze precoci, sesso tra minorenni, isolamento eccetera sarebbero il portato di questa pedagogia del genitore/facilitatore.

Diana sembra vedere con approvazione il ruolo appartato del genitore, d' altro canto non tollera la nurture assumption. Come riconciliare le due posizioni?

lunedì 9 febbraio 2015

Pubblicità, il punto


  1. Riassuntino. La giustificazione dei limiti alla pubblicità: la pubblicità manipola il consumatore, dobbiamo proteggerlo. Poca evidenza: prodotti molto pubblicizzati sono stati un flop clamoroso. Esistono informazioni indipendenti. I competitori fanno contro-pubblicità riequilibrando il campo. L' informazione reale della pubblicità è innegabile e andrebbe perduta col bando. Ne risentirebbe la concorrenza: l' innovazione resterebbe poco accessibile. Le forze di mercato puniscono già chi fa pubblicità ingannevole: la cattiva reputazione è un asset primario. La responsabilità civile per il prodotto è una valida alternativa ai limiti posti alla pubblicità. Proibire la pubblicità commerciale significa porre un limite alla libertà d' espressione: la pubblicità commerciale è indistinguibile dalla pubblicità politica. L' eccesso di protezione incoraggia il consumatore ad abbassare la guardia, il che richiama ulteriore protezione in un piano inclinato che porta dritti al paternalismo. 
  2. Impossibile distinguere tra persuasione e informazione
  3. La p. abbassa i prezzi rendendo la competizione più aspra
  4. La p. abbassa i prezzi ampliando i mercati e favorendo le economie di scala
  5. La p. sussidia la stampa e altri media
  6. La p. fabbrica uno status e delle identità, una merce preziosa
  7. Lo status è un' esigenza primaria dell' uomo, se non arriva dalla pubblicità se lo procura attraverso mezzi molto più deleteri, per esempio la guerra
  8. La prodotto tipico della p., ovvero l' aurea di prodotto, non impegna risorse fisiche, è dunque un "prodotto verde"
  9. La p. e il glamour spesso sono belli; per molti è addirittura la più significativa esperienza estetica tra quelle quotidiane.
  10. La p. non è manipolativa in nessun modo significativo al netto dello status che incorpora, vale anche per alcol e tabacco
  11. Attaccare la p. è un attacco alla libertà di espressione
  12. Le campagne pubblicitarie più disoneste sono quelle delle elettorali con cui vengono eletti coloro che proibiranno molte p.
  13. la p. viene additata come lo strumento attraverso cui il capitalismo diffonde l' irrazionalità. Ricordiamo allora che la pubblicità potrebbe anche fomentare comportamenti irrazionali nel consumatore ma rende sempre più razionali i produttori, non a caso le società ipercapitaliste premiano IQ, istruzione e autocontrollo. Vedi recensione di Tabarrok a Heath.
  14. Paradosso: ci immaginiamo immersi in un mondo materialistico/consumistico quando in realtà viviamo in un mondo dove il gratuito e l'immateriale trionfa. L'unica vera innovazione tecnologica che ci coinvolge tutti è internet: passiamo gran parte del nostro tempo sulla rete, costa poco (o nulla) e possiamo accedere a sempre nuove esperienze.
    La vera rivoluzione consiste allora nel passaggio da consumi materiali a consumi immateriali se non spirituali. Oltretutto questi ultimi spiazzano i primi oltre che l'attività produttiva classica. Il materialismo è la vera vittima del nostro tempo.
  15. In Praise of Commercial Fame di Tyler Cowen
    • La celebrità rimpiazza oggi l' eroismo di ieri ma sono in molti a lamentarsi del degrado della cultura che questa dinamica favorisce.
    • Ci si concentra solo sui costi di un simile cambiamento: il degrado. Ma i benefici? A volte l'eroismo o per lo meno la sua ricerca era fonte di guai, di violenza diffusa. meglio competere sul mercato che in guerra
    • Problemi di filtro: la fama ci orienta almeno all inizio. E' una bussola utile anche a chi vuole fuggire certi prodotti. 
    • La fama ci coordina dandoci un comune argomento di discussione
    • Non esiste solo la fama assoluta ma anche quella relativa, cosicché uno puo' lamentarsi della fama assoluta ma puoi trarre i benefici di cui sopra dalla fama relativa
    • Problemi di status: le nicchie della celebrità sono molte. Il libro dei record è un tomo immenso e anche mia nonna puo' trovare una specialità in cui primeggiare e appagare il proprio status. La varietà è incentivata dalla molteplice scala dei valori: se ci fosse un solo record da battere migliaia di recordmen resterebbero a casa frustrati
    • Se merito e fama nn fossero separati nn avremmo varietà e le frustrazioni si moltiplicherebbero... 
    • Le forze commerciali forse non educano ma rintracciano i gusti reali delle persone meglio di molti critici.
    • La celebrità innesca anche un  rito di coordinamento che instaura relazioni (giù i costi di comunicazione)
    • La celebrità offre opportunità di giudizio estetico anche agli esclusi. Spesso la celebrità offre esperienze estetiche anche a chi non ne avrebbe mai avute.
    • La celebrità offre ampie garanzie ai prodotti che sponsorizza: il suo patrimonio reputazionale è immenso
    • Un mondo costruito sulla fama lascia molte vie di fuga ai fan rispetto al mondo costruito sul merito oggettivo. Tutto cio' è consolatorio
    • C'è manipolazione delle menti? Difficile in un mondo dove i medium sono tanti: il medium modella il messaggio ma spesso è il messaggiato che sceglie il medium
    • Con il metodo della sottoscrizione costruisci la tua cultura
    continua
  16. YOU ARE NOT SO SMART di David McRaney - selling out
    • Teoria standard: il capitalismo è sostenuto dalla creazione di bisogni indotti da parte delle multinazionali...
    • Comportamento classico: prendiamo le misure al mondo dove siamo capitati e ci "ribelliamo" ad esso x costruire la ns identità...
    • Il ribelle è la linfa del consumismo: senza stili altrrnativi il magazzino non si rinnova
    • ......
    • THE MISCONCEPTION: Both consumerism and capitalism are sustained by corporations and advertising. THE TRUTH: Both consumerism and capitalism are driven by competition among consumers for status.
    • Il ciclo. you started to realize who was in control, and you rebelled.
    • you sought out something real, something with meaning.
    • Think about an archetypal punk rocker with chains and spikes, gaudy pants and a leather jacket. Yeah, he bought all of those clothes. Someone is making money off of his revolt.
    • Every niche opened by rebellion against the mainstream is immediately filled by entrepreneurs
    • Fight Club, American Beauty, Fast Food Nation, The Corporation, etc. The creators of these works may have had the best intentions, but their work still became a product designed for profit.
    • Michael Moore, Noam Chomsky, Kurt Cobain, Christopher Hitchens— once their output fell into the marketplace, it found its audience, and that audience made them wealthy.
    • Il libro. Joseph Heath and Andrew Potter, The Rebel Sell.
    • Tesi: you can’t rage against the machine through rebellious consumption.
    • La posizione ortodossa: All the interconnected institutions in the marketplace need everyone to conform in order to sell the most products to the most people... you must turn your back and ignore the mainstream culture.
    • The problem, say Heath and Potter, is the system doesn’t give a shit about conformity. In fact, it loves diversity and needs people like hipsters and music snobs so it can thrive.
    • Now people are hired by corporations to go to bars and clubs and observe what the counterculture is into... The counterculture, the indie fans, and the underground stars—they are the driving force behind capitalism.
    • This brings us to the point: Competition among consumers is the turbine of capitalism.
    • You attain status by having better taste in movies and music, by owning more authentic furniture and clothing... 
    • so you reveal your unique character through your consumption habits.
    • your desire for authenticity is what moves these items and artists and services and goods up from the bottom to the top— where they can be mass-consumed.
    • trying to run counter to the culture is what creates the next wave of culture people
    • The value, then, is not intrinsic. The thing itself doesn’t have as much value as the perception of how it was obtained or why it is possessed.
    • Competition for status is built into the human experience at the biological level. Poor people compete with resources. The middle class competes with selection. The wealthy compete with possessions.



    continua
  17. One THE AESTHETIC IMPERATIVE - The Substance of Style by Virginia Postrel - problemidabbondanza ilsecolodellabellezzadiffusa trionfodeisensi riflessioneedespressione emozionefunzione piùsensibilichemai vendereunesperienza saltanolegerarchie artearredamento bellisidiventa medicooestetista? biologiadelpiacereestetico universalidellabellezza lavarietàlatrionferà
  18. harris. storicamente la pubblicità ha favorito la nascita della stampa libera.
  19. harris. la pubblicità ha reso accessibili alla massa beni differenziati, prima erano un privilegio delle classi più agiate
  20. harris. storicamente la pubblicità si è sempre accompagnata con forti abbassamenti nel prezzo. la p. facilita l'entrata sul mercato di nuovi e agguerriti operatori

mercoledì 4 febbraio 2015

Preti pedofili

Riccardo Mariani:



'via Blog this'

altro link: https://www.facebook.com/riccardo.mariani.585/posts/10206377912913821?pnref=story

martedì 3 febbraio 2015

Depopulation

*Depopulation: An Investor’s Guide to Value in the Twenty-First Century*:



'via Blog this'

Il Regno

Temi:


  1. La rivincita dell' Occulto su una Scienza tracotante.
  2. L' annosa, e divertente, diatriba tra svedesi e danesi.
  3. Nonostante l' autore sia chiaramente schierato con le forze irrazionali non rinuncia mai a conferire ad esse una sfumatura di ridicolo. Verità e demenzialità vanno sempre a braccetto nel suo cinema.
  4. La presenza di donne sensibili e combattive. Un classico per cui ormai è lecito parlare delle "eroine di Von Triers

Minacce della libertà

La libertà puo' essere difesa perché genera buoni incentivi (chicagoani) o perché consente di affrontare al meglio la complessità (austriaci). Gli psicologi ridimensionano il rilievo degli incentivi e i tecnocrati di Big Data sperano di risolvere anche i problemi più complessi con il calcolatore. Sono loro che svuotano di senso il concetto di libertà.