giovedì 17 giugno 2010

L' argomento di Mr. Reid: il trionfo del buon senso

Poche rughe, nonostante i secoli. Senz' altro il più solido in circolazione per giustificare la base razionale della credenza religiosa.

Eccolo servito.

Credenziali: tappò la bocca ad Hume. Basta?

Il caso Luttazzi

Luttazzi si avvita su se stesso, l' accusa di plagio sembra averlo colpito e affondato.

Non si tratta dei cigni di Baalal, non si tratta di casi estemporanei ma di un metodo su cui si è costruita una carriera.

Ormai è un caso-umano, un caso per Diana.

Ad andarci di mezzo non è più lo pseudo-rivoluzionario con pretese da stipendio fisso ma il comico stesso, quel comico che anch' io ho ammirato.

E da ammiratore mi tocca fare il topolino che abbandona la nave. In quanto tale ritrovo i miei sentimenti ben espressi dall' illustre (ex) concittadino.

mercoledì 16 giugno 2010

Polveroni ad uso e consumo

Se gli ospedali privati facessero concorrenza a quelli statali, la Sanità non puo' che trarne un beneficio complessivo.

E infatti la Lombardia, dove questa soluzione è stata adottata, vanta ora uno dei sistemi più efficienti del paese.

Eppure il sistema non produce ancora come potrebbe, delle pecche persistono.

No, non sarà certo la Gabanelli a parlarne, la cosa sembra non portare acqua all' ideologia che la ispira.

Molto semplicemente gli ospedali statali si ostinano a non stilare un bilancio conforme ai crismi della trasparenza richiesti al privato.

Come mai?

Bè, mi sembra logico: intorbidando le acque l' imbarazzante confronto diventa molto meno immediato. Questo garantisce la loro sopravvivenza.

Anarco-neo-colonialismo

Mischiando anarchia e neo-colonialismo, l' economista Paul Romer vuole sconfiggere la povertà nel mondo.

La sua idea si chiama charter city, prevede che nei paesi più ricchi si formino delle compagnie private in grado di produrre e applicare leggi. Questi soggetti, appena capita l' ocasione propizia, acquisteranno o prenderanno a nolo delle città-enclave nel Terzo Mondo, quelle che si offriranno a loro, si pensa le più disperate.

Acquistata la "materia prima" cercheranno di farla fruttare riscuotendo la loro commissione e rinnovando, se il caso, il contratto. In fondo governare bene e rendere prospero un territorio è un affare estremamente allettante.

L' idea è già all' opera in Magadascar, vediamo come andrà e cosa bisogna rettificare (qui un primo resoconto).

I problemi sono tanti ma come si puo' non fare il tifo per Paul e per la sua "truly win-win solution"?

The Horribly Slow Murderer with the Extremely Inefficient Weapon

Niente asce, niente motoseghe, niente mani di forbice... solo un cucchiaio.

Parte 1



Parte 2

Perchè credo nel soprannaturale

Esistono due tipi d' incorenza, una logica e una legata ai comportamenti (predicare e razzolare). Il pensiero "Naturalsta" detiene il triste primato di possederle entrambe.

Cominciamo dalla prima.

1.

"Se i miei processi mentali sono determinati interamente dal movimento degli atomi, non c' è ragione per supporre che le mie convinzioni siano vere... e dunque, tra l' altro, non ho nemmeno motivo di supporre che il mio cervello sia composto solo da atomi" Prof. Haldane.

Il Naturalista dichiara di offrire un completo resoconto della mente, salvo dirci che la mente ha ben poco a che fare con la comprensione di una verità, compresa la mente con cui lui sembra aver "capito" tante cose. Vorrebbe aver ragione dicendoci che la ragione non esiste. E come insiste!

I naturalisti più "disperati", in effetti, si rendono conto dell' impasse e si limitano a dire "il nostro pensiero è utile" rinunciando ad aggiungere sottovoce "e quindi è vero". La cosa puo' ancora passare inosservata nelle questioni pratiche, ma in questo modo dove finiscono le pretese appena appena elevate della ragione? Dove finisce la conoscenza per la conoscenza, la filosofia, l' ontologia, la teologia... ma sopratutto, dove finisce il Naturalismo!?

Passiamo all' incoerenza nei comportamenti.

2.

Per il Naturalista distinguere il bene dal male è come sbadigliare, è come gradire il formaggio. Le scelte etiche per lui sono solo una voglia, un capriccio, una vale l' altra. Oltretutto non sono nemmeno scelte nel senso in cui noi intendiamo comunemente questo termine.

Una simile visione, bisogna ammetterlo, farà anche venire i brividi ma non è del tutto incoerente.

Peccato che un momento dopo aver riconosciuto che l' etica è solo una pia illusione, ecco i Naturalisti tornare alla carica esortandoci a voler bene al prossimo, a vivere per i posteri, a non picchiare i bambini, ad educare la prole, eccetera. In queste "prediche" sono i più ardenti e sembrano davvero sinceri.

I naturalisti non dovrebberò il Lunedì distruggere la mia venerazione per la coscienza e aspettarsi poi di ritrovarmi in venerazione il Martedì.

Persino scegliere la sopravvivenza sottointende che la vita sia meglio della morte. "Meglio"? E cosa diavolo significa più una simile parola? In termini Naturalistici non sembra traducibile.

Un comando morale non era vero o falso quanto puo' esserlo una nausea o uno sbadiglio?

Forse se lo sono dimenticato e, devo dirlo, meglio così! Meno male che esistono i "Martedì", meno male che esiste l' incoerenza.

***

Si tratta di semplici obiezioni, e quando si tenta una risposta per forza di cose "sofisticata", quelle obiezioni tornano a riproporsi in una forma leggermente più sofisticata. Non si scampa, per me sono convincenti.

Infine, poichè chi non riesce ad essere Naturalista rientra all' ingrosso tra coloro che credono nel soprannaturale, penso che finirò in quella compagnia.

***

Per i tipi Lindau è uscita una nuova edizione di Miracoli di C.S. Lewis. Vale davvero la pena di rinfrescarsi le idee di base prima di entrare in una Chiesa.

martedì 15 giugno 2010

Riscrivere il New York Times

Bisognerebbe farlo fare nelle scuole ("Repubblica" s' incarica di non far mancare la materia prima).

A seguire, il testo politicamente corretto (e andato in stampa).

New York may soon become the first state to offer employment protection for nannies.

The state Senate passed a bill of rights for domestic workers this week, a measure that would require employers to offer New York’s approximately 200,000 household workers paid holidays, overtime pay and sick days.

Supporters say the step will provide needed relief to thousands of women — and some men — who are helping to raise the children of wealthier New Yorkers without any legal workplace rights beyond the federal minimum wage.


A seguire il testo logicamente corretto.

New York state may soon become the first state to restrict employment opportunities for nannies.

The state Senate passed a bill this week that would prohibit New York’s approximately 200,000 household workers from accepting any position that does not include paid holidays, overtime pay and sick days.

Opponents say the step will bring unnecessary hardship to thousands of women—and some men—who have found employment because of labor markets that operate freely, except for constraints imposed by the federal minimum wage.

No such evidence

Perchè un conservatore dovrebbe mai sostenere i matrimoni gay?

Bè, Ted Olson è un reazionario, e lo spiega bene:

If the government supplies and enforces a particular legal contract – marriage – it must do so equally for same- and opposite-sex couples unless it has compelling evidence that same-sex marriage harms an innocent third party (e.g., children). No such evidence exists

Cosa rispondere? Per il "libertatrio" sarebbe semplice: fuori lo Stato dal business dei matrimoni. Ma per il "cattolico"?

Nel bene e nel male

Studiare il ruolo giocato dalle tasse nella storia dell' umanità è molto istruttivo. stringendo all' osso s' impara che:

1. aumenti delle tasse hanno portato spesso a veri e propri collassi sociali (rivoluzione francese, rivoluzione americana, rivoluzione inglese, guerra di secessione americana...).

2. nulla del genere è mai accaduto in seguito ad una diminuzione della pressione fiscale (quasi sempre benefica in termini di ricchezza complessiva prodotta).

3. i collassi di cui al punto 1 sono puntualmente preannunciati da evasione diffusa.

4. non esiste civiltà senza tasse.

Dal punto di vista empirico direi che se ne ricava un chiaro insegnamento: ovunque viviate (nel tempo e nello spazio) reclamare una diminuzione delle tasse vi garantisce di stare dalla parte della Storia, specie quando l' evasione è alta.

E il punto 4? Faccio solo notare che non si dice: niente tasse, nioente civiltà. Più probabilmente: la convivenza prolungata porta necessariamente a forme di sopraffazione.

Il miglior modo d' interpretarlo forse è questo: non è mai esistita una civiltà di uomini perfetti, cio' non toglie che alla perfezione si debba tendere.

P.S. forse la migliore "storia della tassazione" su cui condurre le proprie riflessioni è quella scritta da Charles Adams: "Nel bene e nel mala. L' influsso della tassazione nella storia dell' umanità".

lunedì 14 giugno 2010

Fuori dal mio terreno!

Fuori dal mio terreno musi gialli!

Buoni confini fanno buoni vicini.

Continuando ad essere cio' che si è ci si presenta meglio agli altri.

La via reazionaria all' integrazione tra i popoli. La illustra bene Gran Torino, il film che abbiamo visto l' altra sera.

Sono sempre stato convinto che vivere e accettare l' immigrato non richieda grandi ideali, visto che conviene.

Mi è più simpatico chi si relaziona sfruttando questa convenienza che chi, animato da melensi ideali, al "diverso" si consegna mani e piedi avvinghiandosi a lui per una forma di esibizionismo.**

Clint racconta la "storia" che è nato per raccontare, è una storia western: fatti giustizia da solo e vedrai la Giustizia in faccia, capirai quanto è preziosa e complessa.

Clint racconta la solita magnifica storia del cavaliere solitario: per quanto abbia le mani sporche di sangue il suo animo fiuta il "bene". Per avvantaggiarlo vale la pena di compromettersi (imolarsi) sporcandosele un po' di più.

Con una storia tanto bella passa in secondo piano il fatto che Clint in fondo non è un regista e lo si vede: esempio, che Walt sia un burbero ce lo raccontano per filo e per segno i figli in un dialogo dettagliato all' inizio del film affinchè sia chiaro a tutti. Un vero regista - non è necessario essere Truffaut - si limiterebbe a farcelo vedere in una scena ficcante e breve per passare poi ad altro.

Difetto 1: Clint (Walt) chiacchera e spiega troppo, arriva addirittura a parlare da solo davanti allo specchio per favorire la comprensione di noi poveri spettatori. Proprio lui (Clint), lui che nasce inventato da Leone come contro-cowboy da opporre alla deriva psicologista del western hollywoodiano, come antitesi al pistolero chiaccherone che parlava, parlava e cominciava a far fuori qualcuno (pentendosi) solo nel secondo tempo. Già, ma lì sul set comandava Leone, un vero regista.

Difetto 2: doppiaggio di merda.

** A questo punto mi viene in mente mio papà. Mentre noi con i neo-immigrati facevamo sperimentazioni intrise di idealismo (per esempio ingoiare con il sorriso sulle labbra le porcherie provenienti da tutto il mondo e dire good, good), lui non era certo il tipo che "aprisse le braccia". Comincio' ad avere qualche contatto, ma solo per ragioni di lavoro. Dopo poco, mentre noi rimanevamo fondamentalmente dei corpi estranei, lui aveva trovato una lingua chiara per comunicare e relazionarsi con quell' esotico che a noi restava inaccessibile. Su un terreno per noi "volgare" aveva stabilito un contatto solido. Capirsi è importante e unisce, al di là dell' oggetto su cui si realizza l' intesa.

Due notti nella Casa Rossa

Tappa in Friuli

sabato 12 giugno 2010

Basta poco



Babies documentario di Thomas Balmes (aprile 2010)
Gli interpreti: Ponijao (Namibia), Bayarjargal (Mongolia), Mari (Giappone), Hattie (USA).
Un anno di vita, 400 ore di riprese.

Le due famiglie di Namibia e Mongolia scelte da Balmes non sono povere, anzi: per il numero di capi di bestiame che possiedono sono considerate ricche. "L'idea non era di confrontare famiglie povere e ricche, ma famiglie che vivono in paesi con un diverso livello tecnologico", spiega il regista, 40 anni, che vive a Parigi. "Ho scelto famiglie che erano felici e aspettavano con serenità l'arrivo di un bambino".

"Vediamo come ai bambini basti poco quando si tratta di beni materiali, come i giocattoli, o perfino della presenza dei genitori. Questi bambini sono costantemente affascinati da quello che accade intorno a loro - un insetto, una folata di vento, la lingua di un cucciolo. A volte può bastare molto poco."

(per ric e sara da diana)

Realtà virtuali

Il teologo Mancuso ci raccomanda di vivere una vita “autentica”. A quanto pare l’ autenticità è una qualità che non trova critici.

Ma Mancuso è un teologo, e per lo più un teologo europeo, leggere il suo libro non ci fa capire molto bene perché mai l’ autenticità è per noi tanto preziosa. Meglio rivolgersi a qualche filosofo anglosassone, meglio ancora se americano.

Soccorre allora Robert Nozick, forse il più noto difensore dell’ autenticità.

Nozick si è inventato la macchina dell’ esperienza, uno strumento immaginario in grado di farvi provare l’ esperienza che volete voi: vivere vite da eroi, avere mille donne, visitare il Grand Canyon... una volta che la macchina sarà accesa, tutto vi sembrerà reale, non vedrete più la squallida stanzetta dove invece siete seduti.

Nozick ora ci chiede, volete “vivere” o volete che vi attacchi alla macchina? E noi tutti in coro, VIVERE!

Ecco dimostrato l’ alto valore che diamo all’ AUTENTICITA’.

Cowen dice che la conclusione è viziata dall’ alternativa secca: la vita o la macchina. In realtà lui, Cowen, si attacca regolarmente ad una macchina del genere, la chiama MENTE e i suoi viaggi sono le fantasie e gli autoinganni con cui si intrattiene. Insomma, la sua vita interiore.

Ma questo non è tutto, si puo’ persino dimostrare che questo genere di " autoinganni" sono utili a noi e agli altri. L’ umanità ha fatto grandi conquiste grazie ad essi.

Neanche l' autenticità puo' essere santificata, bisogna piuttosto scegliere una miscela giusta tra autenticità e fantasia, tra realtà esterna e vita interiore. E’ una scelta economica ed è studiata dagli economisti della mente.

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Se tento di difendere la “rete” presso i miei amici di tendenze religiose, sento scetticismo: sono afflitti dal mito dell’ autenticità (come il teologo Mancuso) e disprezzano la "realtà virtuale".

La “realtà virtuale” è uno spauracchio, cosicché ho cominciato a parlare di “realtà mentale”. In fondo è facile travasare il primo concetto (odiato) nel secondo (forse più rispettato). Ma anche “realtà mentale” ha un sapore di medicamento e di patologia.

Ora proverò a proporre “realtà spirituale”. Il "travaso" è ancora possibile e conto molto su questa innovazione lessicale.

giovedì 10 giugno 2010

L' ultima trincea: l' istruzione

Un grave rispetto circonda chi si presenta come apologeta dell' "istruzione delle masse", al punto che qualcuno ci marcia.

Anche in occasione dei recenti tagli al bilancio nazionale, una voce eroica si è levata ostentando l' idignazione dei giusti: "tagliate tutto, non l' istruzione, ne va del nostro futuro". Silenzio e giù la testa.

Ma i soldi spesi nell' istruzione, specie oltre una certa soglia, servono veramente a qualcosa?

Purtroppo non ci sono ricerche approfondite in merito.

[... i dubbi vengono guardando la storia dei paesi più avanzati (non l' Italia, che in questo campo insegue e imita da sempre): l' istruzione (obbligatoria) è sempre comparsa dopo che tutti erano già istruiti. E chi l' ha voluta attraverso "dure lotte"? Gli insegnanti, non certo le famiglie...]

Ma come non ci sono ricerche?, dirà qualcuno, sbattiamo ogni giorno addosso a ricerche e ad evidenza lampante.

Calma e gesso.

In campo medico, oggi si sa bene che l' effetto di una medicina reale deve essere comparato a quello di un medicinale placebo, invece che ad un semplice non far niente in termini di cure.

Gli effetti del placebo sono potenti.

Prima dei scoraggianti studi imperniati sul placebo, le "evidenze" in ambito sanitario sembravano conclamate.

E' così che abbiamo scoperto invece quali e quanti tagli potrebbe permettersi in campo sanitario un popolo razionale.

Ebbene, la triste verità è che nessuno ha mai messo a confronto l' istruzione moderna con un placebo.

Le canizie di Don Giovanni

Poche opere come il Don Giovanni di Mozart e Da Ponte riescono ad esprimere una vasta gamma di emozioni: dalla tragedia all' umorismo, dall' amore al sublime e tante altre.

Rappresenta cio' che c' è di più potente nel canone occidentale.

Oggi difficilmente vedremo mai tanta ricchezza in una singola opera d' arte e il motivo è evidente: l' estrema facilità di accesso ad una moltitudine di opere ci consente di prelevare il meglio da ciascuna di esse.

Il lavoro di "concentrazione" non spetta all' artista, siamo ormai in salvo da questo genere di sprechi: è come se il pizzaiolo decidesse per noi la pizza che ci tocca... che incubo!

L' ascolto del Don Giovanni richiede ore, un tempo interminabile e difficilmente immune da sprechi. La cosa proccupa chi vuole godere della bellezza in modo efficiente. Molti ormai preferiscono, per esempio, assemblare e concentrarsi sui vertici del Don Giovanni, magari accostandoli e confrontandoli con altri vertici operistici altrove reperiti.

Il taglia e cuci è d' obbligo quando si ha a che fare con l' Opera lirica, una realizzazione del passato che presa com' è mostra tutti i suoi limiti.

Quando ascolto musica sinfonica o da camera del passato, mi capita sempre più spesso di limitarmi ai tempi lenti. La maestosità, la sublime calma, il misticismo di quei frammenti resta insuperato.

Ma se si passa ad altri stati d' animo - furioso, rabbioso, agitato, affaticato, grottesco, patetico, frustrato... - ecco che sono altri generi ed altre musiche in grado di esprimerli più compiutamente e ad esse mi rivolgo per un assemblaggio più efficace ed un' esperienza esteticamente più elevata.

Le mie pretese non sono un capriccio. Anche se richiedono impegno e disponibilità alla fatica, realizzarle non è più così dispendioso vista l' abbondanza infinita di arte ed il facile accesso che oggi ci viene offerto.

Sarebbe ingenuo stare fermi senza adeguare i modi d' incontrare la bellezza quando fuori dalla nostra porticina tutto si è rivoluzionato. Non si tratta quindi di "fare la rivoluzione", si tratta di adeguarsi per cogliere nuove opportunità sorte in seguito ad una rivoluzione che si è prodotta indipendentemente da noi. Una rivoluzione tecnologica prima ancora che artistica.

In fondo anche in questo caso parlo della cultura come playlist: raccogliamo ovunque i mattoncini per costruire la casa della nostra cultura. Una casa su misura che sarà inevitabilmente diversa da tutte le altre.

Ciascuno vede la superiorità di una sartoria su misura rispetto a quella standard dei supermercati.

Il Padrino parte prima

mercoledì 9 giugno 2010

La cultura come playlist

Per parlare di "cultura" (musica, libri, arte), partiamo da tre considerazioni:

1) Oggi la cultura è molto più accessibile, a pochi "clic" mondi meravigliosi si aprono e tutta la bellezza prodotta nella storia dell' umanità ci si riversa addosso.

2) Un tempo i concerti musicali duravano anche cinque o sei ore per compensare i lunghi viaggi degli ascoltatori. Oggi autoassembliamo la nostra "dose" di cultura quotidiana pescando all' istante nel florilegio immenso dell' offerta. Imbandiamo su misura il nostro "pasto" quotidiano ordinando minuscoli ma ghiotti "bocconcini" di cultura dalle provenienze più disparate.

3) Molti di noi considerano la cultura contemporanea scadente.

Come fare in modo che le tre affermazioni di cui sopra si armonizzino tra loro in una teoria?





Il teorema Alchian-Allen ci dice che gli australiani consumano vino italiano di qualità mediamente migliore rispetto a quello consumato dagli italiani stessi: per forza, esiste un costo di trasporto che è identico per ogni qualità di vino e che quindi incide meno sui più pregiati.

In epoche passate le occasioni di cultura erano rare, non esistevano "costi di scelta". Oggi invece esistono e sono i medesimi a prescindere dalla scelta finale. In base al teorema Alchian-Allen è lecito pensare che la cultura "consumata" oggi sia mediamente di più alta qualità e che la nostra vita interiore sia dunque più ricca.

Questa familiarità con la cultura fa sì che essa perda gran parte della sua "aurea" e molti scambiano questa de-sacralizzazione con uno scadimento. In merito Tyler Cowen usa una metafora eloquente basata sull' amore matrimoniale.

La cultura del passato è come l' amore a distanza: non intraprendiamo lunghi viaggi per un bacetto. Ogni incontro deve avere la sua messa in scena adeguata per non deludere le aspettative: grandi discorsi, notti infuocate, pranzi a lume di candela. Insomma, un amore del genere spinge al "pompaggio".

La cultura di oggi assomiglia invece al matrimonio: dal di fuori spicca il tran tran, non sempre il sesso è appassionato, a volte vi beccherete del cibo in scatola, i piatti sporchi riempiono il lavandino e il prato vi guarda ogni sera perchè vuole essere falciato, eppure, anche se da fuori non tutto apparirà splendido, anche se è faticoso assemblare i mattoncini (playlist) con cui costruire questo genere di amore, vi assicuro che in molti casi la coppia ha una vita interiore più che soddisfacente.

Il matrimonio probabilmente è meglio delle relazioni a distanza, così esposte all' ipocrisia della retorica; anche le scienze sociali confermano che le persone sposate sono anche più appagate.

Per la stessa ragione la vita culturale contemporanea probabilmente è migliore di quella passata.

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Incidentalmente entriamo ogni giorno in contatto con la cultura più disparata, cosa mai successa nella storia. Mike Patton ha ascoltato per caso su internet l' assurdo rock italiano degli anni sessanta e se ne è innamorato al punto di omaggiarlo in Mondo Cane. Poichè, secondo lo spirito dei tempi, non vale la pena di ascoltare l' intero disco, prendiamone solo un bocconcino prelibato: l' improbabile e imperdibile Urlo Negro.

lo sai che cosa hai fatto? a me!!
lo sai che cosa hai fatto? a me!!
non farti più vedere!! da me!!
non meriti più niente!! da me!!

Ti odierò finchè il Signore non mi porterà con sè...
non voglio più un padrone per raccogliere caffè


martedì 8 giugno 2010

Il segreto della musica atonale

La malattia mentale è descritta e diagnosticata sulla base delle "debolezze" comportamentali di chi ne è affetto, e questo vale anche per l' autismo.

Le "lacune comportamentali" dell' autistico derivano da un "saldo" negativo tra alcune disabilità ed altre abilità.

Già, non bisogna dimenticare che questi malati mostrano anche parecchie abilità sorprendenti e sopra la media.

Sono persone "informivore", con spiccata abilità nell' incontrare e schematizzare l' informazione caotica. Purtroppo sono prive di "filtri" in grado di orientare e limitare il loro incessante lavorio: noi non abbiamo bisogno della loro enorme capacità tassonomica visto che siamo in grado di scremare gran parte del superfluo, magari sfruttando attraverso la nostra "soacialità" il lavoro altrui.

Come un Sisifo l' autistico spinge il masso sulla cima del monte, ogni volta il masso rotola giù e deve ricominciare. E' un tormento penoso. Noi, per fortuna, siamo in grado di vedere come stanno le cose e ci riparmiamo l' inane fatica. Bene. Purchè sia chiaro che non avremo mai i muscoli di Sisifo.

Mia mamma è vissuta in un altro pianeta. E' un pianeta lontano nel tempo più che nello spazio. Lontano decine d' anni. In quel pianeta si "risparmiava" su tutto, sul cibo, sui vestiti e anche sull' informazione. Con una "Domenica del Corriere" tiravi avanti un mese. Si investiva invece molto nella conservazione e nella custodia. I sacrifici erano tanti ma si sapeva bene la direzione da percorrere: produrre e risparmiare.

Nel nostro pianeta le cose si sono rovesciate, almeno per cio' che riguarda la risorsa chiave dell' informazione. Ogni giorno una valanga di "informazioni" (musica, libri, cultura, tele, facebook, twitter, concerti, wikipedia...) ci travolge e ci disorienta. Il mondo di fronte a noi è caotico, non dobbiamo conservare cio' che abbiamo in tasca (facile!), dobbiamo eliminare (difficilissimo). Ma cosa?

Ecco, di fronte al mare della complessità siamo nella condizione in cui l' autistico si trova ogni giorno, non sappiamo bene da dove iniziare. In più non possediamo nemmeno le sue doti avendo da sempre abitato un vecchio pianeta dove ordinare il caos non era così necessario, in gran parte qualcuno lo aveva già fatto per noi.

Non è dunque una coincidenza se nella società contemporanea tra i casi di successo spiccano parecchie personalità con tratti chiaramente quando non dichiaratamente autistici.

Nel suo ultimo libro Tylor Cowen raccoglie questo genere di storie. La sindrome di Asperger fa soffrire molti ma fortunatamente il mondo contemporaneo è andato incontro a questi disabili al punto che alcuni di loro godono oggi di uno status notevole e inaspettato.

Se la luce si fosse oscurata i ciechi avrebbero avuto opportunità inattese. Invece è arrivata la rete, e sono gli autistici a sperare.

Tra le molte storie, Tyler (economista della cultura) ce ne racconta una che ci parla della "musica contemporanea". L' argomento mi interessa.

Quando all' inizio del secolo scorso Schoenberg e Webern presentarono le loro prime composizioni atonali ci fu un certo interesse ma anche un rifiuto istintivo per quelle partiture. Si disse che dovevano maturare i tempi, in fondo anche Mozart e Chopin furono dapprima ostracizzati. Ora, un secolo e mezzo dopo, i tempi dovrebbero essere stramaturi, eppure la sgradevolezza di quei suoni permane. A cosa si deve questo persistente rifiuto generalizzato?

Probabilmente è di ordine neurologico: la nostra fisiologia incontra male quel genere di realtà sonora.

La "nostra" fisiologia? Già, la "nostra", perchè gli "altri" invece godono e si rilassano con la musica atonale.

Gli "altri" in questo caso sono le persone con tendenze caratteriali autistiche. La loro particolare capacità di ordinare i suoni caotici fa considerare loro più stimolante il caos di una musica seriale senza alcun punto di riferimento nella storia e nella tradizione rispetto al "noioso" ancoraggio dell' ordine tonale.

Ecco l' esempio di una disabilità miracolosamente trasformatasi in abilità.

Ne volete un altro? Andy Wahrol ha trasformato in oggetto artistico la scatola del lucido "Brillo". Anche Duchamp ha divelto un orinatoio per esporlo al museo. Prima di lui veniva usato, dopo di lui veniva ammirato. Ma come è avvenuto questo passaggio?

Nel suo famoso saggio Arthur Danto spiega il procedimento: si tratta di creare un contesto culturale e sociale appropriato, in fondo è anche il contorno che realizza l' arte, in questo caso è solo il contorno.

Ma Danto non spiega quanto deve essere ampio il contesto necessario alla trasfigurazione: deve includere un intero Paese? Basta un gruppo di persone? Basta... una persona sola?

Una persona con tratti autistici, grazie alle sua abilità/disabilità d' isolamento e concentrazione, è la persona ideale per creare esclusivamente su di sè un "contesto" appropriato che le consenta di fare esperienze estetiche con qualsiasi "ready made" incontrato per strada. Non ci meraviglia quindi che l' autistico Hugo Lamoureux racconti di aver ammirato per giorni il bulldozer che distruggeva l' edificio di fronte a casa sua con l' emozione estetica riservata di solito ai capolavori di Van Gogh.

Queste storielle non sono aneddoti singolari, parecchie ricerche confermano una sensibilità maggiore degli autistici all' arte, specie a quella contemporanea. Non solo, in quei mondi sempre più spesso diventano costoro diretti protagonisti e riscuotono successo.

Morale: se veramente vogliamo parlare dell' autismo come di una piaga, allora dovremo continuare a ridefinirlo in modo da escludere via via tutti gli autistici di successo che ci capiterà di incontrare nella rete e nell' arte. Cowen ci dice che il lavoro diagnostico diverrebbe sempre più improbo.


Molti consigliarono al Nobel Kenzaburo Oe di sopprimere suo figlio, in effetti Hikari naque mezzo cieco, scoordinato e autistico. Oggi, sebbene non potrebbe mai vivere da solo, Hikari Oe individua la composizione mozartiana (sono oltre 600) che sta ascoltando dalle prime tre note, è un compositore di fama e una star assoluta in giappone. La sua musica è facile ma molti la odiano, per esempio il critico Jamie >James: "... odio questa musica... la trovo assolutamente sospetta... mi sembra priva di ogni contenuto emotivo... è come scritta da uno schizofrenico che cerca di imitare la situazione emozionale di una persona normale... non c' è nulla di autentico... non c' è alcuna sorpresa..."

Tagli o lotta all' evasione? Il dilemma dell' analfabeta.

1. La pressione fiscale italiana è al 43%, limite considerato ostativo alla crescita persino nella vecchia Europa.

2. Il sommerso italiano è poco meno del 20%. Ammettiamo che sia così, e chi lo sa?

3. Il PIL su cui è calcolata la pressione fiscale incorpora il sommerso.

4. Se tutti "pagassero" la pressione schizzerebbe al 60%, sarebbe la sentenza capitale per il nostro e per qualunque Paese.

5. Chi dice: MENO tagli, PIU' lotta all' evasione, non sa di cosa parla: le due vie non sono alternative qualora si punti alla crescita. Considerarle tali significa aumentare ulteriormente l' asfissiante pressione fiscale.

6. Più recupero d' evasione non puo' implicare meno tagli, sarebbe una logica perversa.

Fin qui Alesina. Da qui io.

7. Poichè "stanare gli evasori" e "tagliare" la spesa sono entrambe cose sgradite al Politico (gli fanno perdere voti), difficilmente ce ne sarà uno che farà con impegno entrambe le cose.

8. Se tra le due bisogna scegliere, facciamo in modo che il Politico s' impegni nell' operazione più utile.

9. Il taglio della spesa innesta un circolo virtuoso = - spesa, - tasse, - evasione, saldi di bilancio che migliorano e crescita garantita. Solo il primo elemento è sgradito alla politica.

10. La lotta all' evasione, per contro, non solo fa rimanere imprescindibile un taglio della spesa ma addirittura, come spiega Alesina, l' analfabetismo economico ben descritto da Alesina diffonde nel Paese l' idea che esso sia evitabile. Ora, secondo voi un Politico taglierà mai la spesa qualora 1) questa manovra gli faccia perdere voti 2) esiste un clima sociale che lo esenta dal farlo 3) ha in mano un surplus temporaneo (recupero evasione) che gli permette di pagare la spesa che dovrebbe invece tagliare?

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La via dei tagli, come abbiamo visto, è dettata soprattutto dall' analfabetismo economico diffuso. Questa settimana compie 209 anni (la maggior parte gli ha compiuti sottoterra) Frederic Bastiat, l' uomo che più di altri ha illustrato cio' di cui parliamo in un saggio intitolato: "Cio' che si vede e cio' che non si vede".

In quel saggio spiegava il "paradosso della finestra": un monello scaglia un mattone rompendo il mio vetro di casa. Dopo aver imprecato chiamo il vetraio disoccupato per la sostituzione e lo pago con 100 euro. Per l' analfabeta economico la disgrazia è un sollievo: il vetraio non è più disoccupato e riceve un compenso. Già, l' analfabeta giudica per quello che vede. Ma c' è anche quello che non si vede, ovvero il bel paio di scarpe che avrei comprato con quei 100 euro. Chi considera cio' che non si vede sa che la gente vuole scarpe, non vetri e la riconversione dei vetrai in scarpivendoli è ritardata dalla disgrazia con grave danno per l' intera società.

Ah, inutile aggiungere che gran parte della politica economica in tempo di crisi del secolo scorso, ispirata da Mr. Keynes, si è basta sul finanziamento dei "monelli".

link

lunedì 7 giugno 2010

Buh!

Come ve lo immaginereste un film horror girato da Olmi?

Nel suo "La casa dalle finestre che ridono" (1976) il cattolico Avati provò a scrostare le fastidiose patine di Argento in modo che emergesse quella familiarità e quell' empatia con l' ambiente che servono per poi far esplodere lo shock. Con la nebbiolina padana cercò di rendere le tinte pastello in modo che risaltasse meglio il rosso del sangue.

L' orrore si annida impensabile tra i ruspanti paesaggi dell' amata Bassa e la calda giovialità emiliana, parente forse di quell' orrore innocuo evocato nei giochi dell' infanzia e che faceva correre nelle vene lo stesso infantile e perverso piacere con cui Lidio spaventa la maestrina.

Il film è vecchio e si sente, il genere non mi piace e in più la storia ammassa tutti gli stereotipi del genere, eppure 1) certi scorci sembrano delle foto di Ghirri, 2) fa davvero paura. Quindi, da vedere.

Per un bel po' potete scaricarvelo qui per poi vederlo sul pc o alla tele.