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mercoledì 24 luglio 2019

COME INTERPRETARE LA STAGIONE POPULISTA?

COME INTERPRETARE LA STAGIONE POPULISTA?

Ecco le due posizioni in campo. Schierati!

1) I populisti vincono le elezioni ingannando il pubblico con idee demagogiche.

2) Politici populisti cavalcano, a volte a disagio, le energie cinetiche selvagge che emergono da un popolo ribelle.

Nel primo caso il populismo è una frode, nel secondo è solo l'emergere di una democrazia finora silenziata.

GENESI DEL POPULISTA

GENESI DEL POPULISTA

Lo conosci Andrés Manuel López Obrador, che è diventato presidente del Messico nel gennaio di quest'anno? È un tipico populista di sinistra.

Fa piacere presentarlo perché c'è una percezione sbagliata che il populismo sia una patologia collegata a pregiudizi semplicistici su razza e nazione.

"Populista" è il termine che l’ élite appioppa a quei politici impegnati in un dialogo diretto con il popolo, e quindi con i suoi istinti primari, sono poi la storia e le circostanze locali che determinano la direzione dell'avanzata del populista. Negli Stati Uniti e in Brasile, dove l'establishment è controllato dal centro-sinistra, il populismo, segno di un pubblico in rivolta, esplode a destra. In Grecia e Messico, dove il governo e l'economia erano nelle mani del centro-destra, l'assalto venne dalla sinistra.

E in Italia? Esplode da tutte le parti!

LE ELITES

LE ELITES

Al giorno d’oggi hanno un solo problema: "come riguadagnare la fiducia". Si tratta di persone di buona volontà, più intelligenti della media e iper-istruite. Desiderano sinceramente aiutare gli svantaggiati e salvare la terra. Le parole "scienza" e "ragione" compaiono perpetuamente sulle loro labbra, come se ne avessero una sorta di diritto d'autore, il che puo’ anche essere. Al momento sono un po’ frastornate, un po’ ottuse, sempre sulla difensiva, anche se le loro intenzioni sono le più pure del mondo. Quindi, perché mai non ispirano più fiducia? Gestiscono le istituzioni che sono al centro della nostra società, ma guardano al mondo come da una fortezza, dove ogni rumore proveniente dall'esterno viene interpretato come rischio e minaccia. Non sono d'accordo tra loro sulle minuzie, per il resto si muovono con pensieri e parole come una squadriglia del nuoto sincronizzato. Sono seri ma dalla mentalità un po’ ristretta. La loro tipica denuncia consiste nell’accusare il pubblico di essersi nascosto in una bolla informativa, mentre l’impressione è che i primi abitanti delle bolle siano proprio loro.
https://thefifthwave.wordpress.com/2019/07/23/notes-from-a-nameless-conference/

domenica 3 marzo 2019

PIU' CHE IL POPULISMO POTE' TWITTER

PIU' CHE IL POPULISMO POTE' TWITTER

Il sogno tecnocratico è fallito e non tornerà tanto presto. La colpa? Dei social.

Difficile coltivare un progetto articolato, coerente e noioso da assimilare quando politicamente rende molto di più stendere su due due righe una buona battuta e renderla virale.

http://www.arnoldkling.com/blog/martin-gurri-watch-7/

domenica 17 febbraio 2019

DUE TEORIE SUL MONDO CONTEMPORANEO

DUE TEORIE SUL MONDO CONTEMPORANEO



1 Il degrado culturale che stiamo vivendo è dovuto al fatto che i “bianchi” si sentono minacciati demograficamente.

2 L’autorevolezza delle élite è soccombuta a internet.
Preferisco la seconda, illumina anche sulle primavere arabe, la Grecia e altra robetta del genere.

IL VECCHIO MONDO


IL VECCHIO MONDO

Nel  vecchio mondo, le istituzioni “possedevano” l'informazione. Ci fidavamo perché non avevamo alternativa, i media erano loro e loro stabilivano cosa contava. Il fatto che ci fossero molti altri eventi da discutere era tutt’altro che ovvio. Ci si divideva come e più di oggi ma non ci si divideva sull’argomento su cui dividersi.

http://www.arnoldkling.com/blog/martin-gurri-watch-6/

venerdì 28 dicembre 2018

LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE

LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE

Un tempo il popolo era passivo, votava per poi eclissarsi. Ogni tanto qualche mega manifestazione dei sindacati che cedeva presto il passo alla routine.
Oggi non è più così. Il “popolo” è diventato “pubblico” e in quanto tale interagisce con chi è in scena attraverso applausi, fischi, buu e commentini sarcastici di ogni tipo. Gli attori più scaltri si adeguano, gli altri prendono i pomodori in faccia e si tacciono.
Il “demagogo populista”, questo apparentemente abile imprenditore politico, attua una strategia molto meno sofisticata di quanto sembri: non travia il popolo, si limita a dargli quello che vuole e chiede. Altro che fake news.
In sintesi: il populismo non è che la democrazia partecipata. Non vi piace? Neanche a me… Odio la democrazia partecipata.

Occorre trovare al più presto escogitare un modo affinché la nostra democrazia possa continuare a dirsi “partecipata” senza più esserlo.

https://feedly.com/i/entry/Nkn6RK6HwBgWrvMj84SxHg63I5Wn8O87ZvoPCQT30Mw=_167e56e9a7d:3232993:3a104d3b

mercoledì 19 dicembre 2018

LA NOSTRA RABBIA

LA NOSTRA RABBIA

Valori di ieri: lealtà, solidarietà, sicurezza, fatica…
Valori di oggi: fantasia, creatività, intelligenza, rischio, espressività…
E’ la rivincita dei nerd e di chi manipola i simboli. E’ la sconfitta della manualità e del lavoro duro.

Lo slittamento valoriale fa scivolare gli sconfitti nella categoria di “popolo bue” e i vincitori in quella di “élite brillante”. Per gli sconfitti non c’è solo insicurezza economica ma anche discredito sociale. Il risentimento è dietro l’angolo.

IL PROBLEMA DEI SONDAGGI

IL PROBLEMA DEI SONDAGGI

Sono almeno sei.

1) Correttezza politica. All'intervistato piace piacere. Insomma, ti dice quel che vuoi sentire. Se votare Berlusconi è disdicevole non ti dirà che l’ha fatto. Poi ci sorprendiamo delle “grandi rimonte” del Cavaliere.

2) Frame. Se dico che Tizio è pro-aborto oppure pro-choice ho detto la stessa cosa. Ma nel primo caso verrà fischiato, nel secondo applaudito. Insomma, nei sondaggi vige una sorta di principio di Heisenberg: basta chiedere per influenzare la risposta.

3) Analfabetismo. Ricordo che Bush crollò nei sondaggi perché aveva “tagliato” la sanità. In un sondaggio parallelo si chiedeva quale aumento di risorse si ritenesse auspicabile per la sanità: 2-3-4 o 5%? Solo un decimo degli intervistati optò per la misura massima del 5%. Ebbene, i “tagli” di Bush consistevano in una riduzione degli aumenti della spesa sanitaria dal 6% previsto al 5%.

4) Partita doppia. Alla gente non piace la partita doppia, forse nemmeno la capisce. Insomma: ama gli aumenti della spesa pubblica e allo stesso tempo odia quelli delle tasse. In questo modo ogni parte politica ha il suo sondaggio da sventolare. La sinistra brandisce entusiasta il suo: “la gente è con noi, vuole più risorse per scuole e ospedali…”. La destra indica il suo preferito: “la gente è con noi, vuole meno tasse e meno burocrazia…”.

5) Fragilità. Basta una notizia e i sondaggi si capovolgono.

6) Polarizzazione. Se sulla scena c’è un Salvini che ostenta politiche anti-immigrazione, quei moderati (che fino a ieri proponevano “l’ora di legalità” nelle scuole) si trasformano in fanatici che vedono nell’illegalità acclarata del clandestino un diritto umano da difendere in tutti i costi. Se c’è un leghista che parla di autarchia, anche chi sfilava a Genova si trasforma immantinente in un liberista della Mont Pelerin Society.

Conclusione: la pubblica opinione esiste? Comincio a dubitarne.

venerdì 9 novembre 2018

La masnada (laureata)

La masnada (laureata)

Se nei secoli passati la masnada era la plebaglia, nel XXI secolo la masnada si è laureata e infesta il web. Sembra ben rappresentata dal contestatore 2.0. Avete presente il soggetto?
Il contestatore 2.0 è un casinista innocuo (speriamo).
La sua protesta compulsiva è una variazione poco fantasiosa su un tema risaputo: “io non sono merce nelle mani di politici e multinazionali”.
Il tipo non dà all’occhio, è un cane sciolto svincolato da sindacati e partiti politici, che, anzi, ritiene complici nella Grande Truffa. La GF è una brutta cosa che il suo fiuto di “persona normale” ha scoperchiata per tempo a beneficio della collettività.
Perennemente indignato, sente che è l’ora di far sentire la sua rabbia. Quando ci vuole, ci vuole. Si ritiene un tipo sveglio e invita gli altri a “svegliarsi”; punta tutto su un piagnisteo contagioso, ha idee generiche con le quali esprime un generico rigetto dell’esistente, vorrebbe ripartire da zero, vagheggia una “autentica democrazia”.
Si reputa un “giovane senza futuro”, una pecora illuminata che ha smesso di seguire il gregge. Sa bene contro chi lotta ma non sa bene perché, la pura negazione, per ora, gli fa da stella polare.
Mentre lui soffre la precarietà “quelli là pensano solo ai gay”, non lo capiscono, non capiscono l’intera società, sono dellemummie, delle amebe, si ritiene (ed è) una persona normale come me e te, puo’ essere sia progressista che conservatore, sia credente che ateo.
Il “senso della storia” non è il suo forte, a volte sembra incapace di analisi, pronto solo a irridere, disprezzare, condannare; fondamentalmente è amorfo, solo spaventato dal panorama politico-economico-finanziario che lo circonda e che, quasi fossimo in un Matrix, pensa di aver decriptato, cosicché ora ha una missione: liberare gli altri “schiavi” del sistema!
E’ manicheo e settario, parla di casta e di poteri forti (prima del web avrebbe parlato solo del derby), il suo linguaggio evoca un cambiamento radicale anche se nel concreto non propone nulla di credibile, giusto una fantomatica “rivoluzione etica” (onestà-onestà-onestà).
Praticamente è una scatola vuota tallonata da schiere di prof. da tempo ai margini dell’accademia che – nel tentativo di riempirla – aspirano a compensare una vita di mancate citazioni ai loro (sparuti) lavori scientifici.
E’ giovane, laureato nella classica università di massa, terrone fuori sede, inesperto, brillante e tecnologicamente aggiornato. Nel Black Friday acquisterà lo smartphone da cui lancerà i suoi bellicosi appelli (“fate girare”).
Rigetta ogni forma di leadership in nome di un fiero egalitarismo, nuota nell’acquario della rete, un ambiente dove finalmente uno vale uno e al diavolo il curriculum.
E’ un ribelle con troppe cause, un outsider virtuale, non ama l’autorità e le strutture esistenti. Poiché non capisce bene le cervellotiche logiche della politica ha deciso che “trascende” i partiti politici, che si pone “al di là” delle ideologie.
Punta alla “giustizia” (qualunque cosa significhi). Guarda ai partiti esistenti come a un corpaccione unico, lui è diverso, è speciale, è radicale, è anarchico, ecologista, femminista, anit-femminista e molte altre cose tutte insieme.
Il suo anti-capitalismo gli conferisce un certo afrore di sinistra, sarà per questo che la sinistra lo corteggia (“tu porti le tue idee, noi ti forniamo la struttura”) ma lui recalcitra, ci tiene alla sua castità.
In via di principio condanna ogni burocrazia sognando un mondo realizzabile solo con tonnellate di burocrazia.
L’ostilità per lo status quo è il suo contrassegno. Ma cosa dovrebbe rimpiazzare le tanto odiate istituzioni? Al dunque va un po’ in confusione, è la parte che gli viene meno bene, quella in cui riceve meno “like”. Ma eccolo subito aggrappato all’ àncora di salvezza del cospirazionismo, la strategia dialettica con cui riconcilia tutte le sue contraddizioni. I “like” tornano a fioccare.
Ma per chi vota? Boh, nei giorni in cui è moderato secondo coscienza, in quelli in cui è radicale non vota dichiarando sprezzante che tutto gli fa schifo.
Il contestatore 2.0. si sente fondamentalmente tradito, a scuola gli hanno spiegato le meraviglie della liberal-democrazia e oggi, nell’epoca dello streaming, ne osserva quotidianamente al microscopio l’aspetto più repellente. Gli avevano promesso una film romantico e si è ritrovato a guardare un porno.
Le sue aspettative sono state tradite, il progressismo da scuola statale gli ha costruito un immaginario che ha per protagonista un governo onnipotente, onnisciente, onnicompetente e ben intenzionato. Questa fede nella bacchetta magica l’ha orientato verso il “primato della politica”. Purtroppo, specie dopo la recente crisi, la politica lo ha deluso e vuole prendere in mano personalmente la cosa (ovvero la bacchetta di cui sopra).
Dei politici tradizionali non sa più interpretare le parole, ma cosa dicono?: fanno promesse? Auspici? Profezie che si auto-avverano? Nel dubbio ora considera tutto una  dichiarazione fraudolenta. Anche questa mossa fa montare i “like”, una delle poche soddisfazioni della sua vita al contempo acerba e disincantata.
Di fronte al suo occhio giudicante la politica, presa di sorpresa, non fa che spendere ed indebitarsi nella speranza di un’assoluzione che non arriverà mai. Recentemente l’occhiuto giudice ha scoperto che il Leviatano dei suoi sogni non esiste poiché quello che si trova di fronte è un invertebrato alle dipendenze di Bruxelles, sentina di tutti i mali. Si sono venduti il paese e a fare le spese del “tradimento” è lui e la sua generazione.
Eppure il contestatore 2.0 non ha un tenore di vita così malvagio, non se la passa poi così male, ha vissuto tutta la sua vita al riparo dalle guerre, potendo dare per scontati certi suoi diritti (e infatti li dà per scontatissimi), dal punto di vista materiale è abbastanza ricco da poter accedere ai media di ultima generazione, di fatto è ricco come pochi esseri umani nella storia dell’homo sapiens e appartiene pur sempre al 5% dell’umanità più ricca oggi presente sul pianeta, tuttavia, per quanti sforzi faccia, riesce solo a concepirsi come un defraudato, e laddove il nemico non è chiaro se lo inventa grazie alla sublime arte del complottismo (speculatori, finanza, multinazionali, tecnici, manine, burocrati…).
E’ sempre pronto a drammatizzare ogni inconveniente, dal disastro aereo al maltempo tutto è monito di apocalisse imminente. C’è sempre qualcosa “sotto”. Qualcosa di molto preoccupante.
Di fronte ad un futuro nero ritiene non resti altro che prendere l’esistente e rivoltarlo come un calzino, l’azzeramento è premessa indispensabile alle sue fantasie turbinose, la tabula rasa l’unico punto da cui ripartire (per dove? E’ secondario).
Tutto cio’ si traduce nell’assalto a quel sistema che gli ha dato tutto, gli ha dato i diritti con cui anima il suo movimento, oltre ad avergli messo gentilmente a disposizione quei mezzi che utilizza tanto abilmente per diffondere la sua protesta radicale.
Vi sembra che abbia parlato troppo male di lui? Non era mia intenzione. In fondo si tratta pur sempre di una “masnada”. Forse è anche meglio delle masnade del passato. Le brutture a cui accenno sono oggi allo scoperto, c’erano anche ieri ma occultate. Uscendo allo scoperto avranno meglio modo di temprarsi, il tempo sarà un buon medico.
P.S. Il ritrattino qui sopra sembra pennellato sull’archetipo del grillino. In realtà la fonte d’ispirazione è il movimento degli Indignados spagnoli che nel 2011 ebbero un momento di gloria e trassero il loro nome da un fortunato libro di Stephen Hessel.

LA FECCIA LAUREATA

LA FECCIA LAUREATA

Se nei secoli passati la feccia era plebaglia, nel XXI secolo è ben rappresentata dal contestatore 2.0.

Il contestatore 2.0 è un casinista innocuo (speriamo). La sua protesta continuata è una variazione su un tema ben noto: “io non sono merce nelle mani di politici e multinazionali”. Parliamo di un tipo ben strano, un cane sciolto, non associato a sindacati o partiti politici, che, anzi, ritiene complici nella Grande Truffa da lui scoperchiata. Perennemente indignato, sente che è l’ora di far sentire la sua rabbia, punta tutto su un piagnisteo contagioso, ha idee generiche con le quali esprime un generico rigetto dell’esistente, vorrebbe ripartire da zero, vagheggia una “autentica democrazia”, si ritiene un “giovane senza futuro”, per lui conta solo cio’ rispetto a cui è “contro”, la pura negazione gli fa da stella polare. Mentre lui soffre “quelli là pensano solo ai gay”, non lo capiscono, si ritiene (ed è) una persona normale come me e te, puo’ essere sia progressista che conservatore, sia credente che ateo. Il “senso della storia” non è il suo forte, a volte sembra incapace di analisi, pronto solo a irridere, disprezzare, condannare; fondamentalmente è amorfo, solo spaventato dal panorama politico-economico-finanziario che lo circonda e che, quasi fosse in un Matrix, pensa di aver decriptato, cosicché ora ha una missione: liberare gli altri schiavi del sistema! E’ manicheo e settario, parla di casta e di poteri forti (prima del web parlava solo di Juve e Inter), il suo linguaggio evoca un cambiamento radicale anche se nel concreto non propone nulla di credibile, se non una fantomatica "rivoluzione etica” (onestà-onestà-onestà), praticamente è una scatola vuota tallonata da schiere di prof da tempo ai margini dell’accademia che - riempiendola - aspirano a compensare una vita di mancate citazioni ai loro lavori. E’ giovane, laureato nelle università di massa, inesperto, brillante e tecnologicamente avanzato. Rigetta ogni forma di leadership in nome di un fiero egalitarismo, il suo ambiente è la rete dove uno vale uno e al diavolo il curriculum. E’ un ribelle con troppe cause, un outsider virtuale, non ama l’autorità e le strutture esistenti, si è messo in testa di trascendere i partiti politici, di porsi “al di là” delle ideologie e della politica, punta alla “giustizia” (qualunque cosa significhi). Guarda ai partiti esistenti come a un corpaccione unico, lui è diverso, è speciale, è radicale, è anarchico, ecologista, femminista e molte altre cose tutte insieme. Il suo anti-capitalismo gli conferisce un certo afrore di sinistra, sarà per questo che la sinistra lo corteggia ("tu porti le tue idee noi ti diamo la struttura") ma lui recalcitra. In via di principio condanna ogni burocrazia sognando un mondo realizzabile solo con tonnellate di burocrazia. L’ostilità per lo status quo è il suo contrassegno. Ma cosa dovrebbe rimpiazzare le tanto odiate istituzioni? Al dunque va in confusione aggrappandosi come ad un' àncora al cospirazionismo, la strategia dialettica con cui riconcilia tutte le sue contraddizioni. Ma per chi vota? Boh, nei giorni in cui è moderato secondo coscienza, in quelli in cui è radicale non vota dichiarando sprezzante che tutto gli fa schifo. Il contestatore 2.0. si sente fondamentalmente tradito, a scuola gli hanno spiegato le meraviglie della liberal-democrazia e oggi, nell’epoca dello streaming, ne tocca con mano l’aspetto più marcio. Gli avevano promesso una film romantico e si è ritrovato a guardare un porno. Le sue aspettative sono state tradite, gli hanno costruito nell’immaginario un governo onnipotente, onnicompetente e ben intenzionato, la fede nella bacchetta magica l'ha orientato verso il “primato della politica”. Purtroppo, specie dopo la recente crisi, la politica lo ha deluso e vuole prendere in mano personalmente la cosa (ovvero la bacchetta magica). Il fatto è che dei “soliti politici” non sapeva più come interpretare le parole: promesse? Augurio? Profezie auto-avveranti? Nel dubbio ora le considera dichiarazioni fraudolente. La cosa riceve molti “like”, una delle poche soddisfazioni della sua vita acerba. Di fronte al suo occhio giudicante la politica non fa che spendere ed indebitarsi nella speranza di un’assoluzione che non arriva mai. Recentemente l'occhiuto giudice ha scoperto che il Leviatano dei suoi sogni non esiste poiché quello reale è un invertebrato alle dipendenze di Bruxelles, sentina di tutti i mali. A fare le spese del "tradimento" è lui e la sua generazione. Eppure il contestatore 2.0 non ha un tenore di vita malvagio, non se la passa poi così male, ha vissuto tutta la sua vita al riparo dalle guerre, potendo dare per scontati certi suoi diritti (e infatti li dà per scontatissimi), dal punto di vista materiale è abbastanza ricco da poter accedere ai media di ultima generazione, di fatto è ricco come pochi esseri umani nella storia dell’uomo e appartiene pur sempre al 5% dell’umanità più ricca oggi sul pianeta, tuttavia, per quanti sforzi faccia, riesce solo a pensarsi come vittima, e laddove il nemico non è chiaro se lo inventa grazie alla sublime arte del complottismo (speculatori, finanza, multinazionali...), una sua specialità; è sempre pronto a drammatizzare ogni inconveniente, dal disastro aereo al maltempo tutto è segno di apocalisse imminente. Di fronte ad un futuro nero ritiene non resti altro che prendere l’esistente e rivoltarlo come un calzino, l’azzeramento come unico punto da cui ripartire (per dove? E' secondario). Il che si traduce nell’assalto a quel sistema che gli ha dato tutto, gli ha dato i diritti con cui anima il suo movimento, oltre ad avergli messo gentilmente a disposizione quei mezzi che utilizza tanto abilmente per diffondere la sua protesta radicale..****************** Il ritrattino qui sopra sembra pennellato sull’archetipo del grillino. In realtà la fonte d’ispirazione è il movimento degli Indignados spagnoli – di cui ho letto recentemente qualcosa - che nel 2011 ebbero un momento di gloria e trassero il loro nome da un fortunato libro di Stephen Hessel.

giovedì 8 novembre 2018

IL POPOLO DEL WEB

IL POPOLO DEL WEB

Sul web vige l’egalitarismo spinto: uno vale uno. Sarà perché nel virtuale il tempo è abolito, i protagonisti non hanno né passato, né curriculum. Il commento di chi ha dedicato una vita all’argomento del giorno vale quanto quello di chi ci pensa per la prima volta e improvvisa impudicamente uno slogan mal riuscito sotto stretta dettatura della pancia. A volte, nel disperato tentativo di marcare le distanze, la competenza scade in un’ imprevista isteria condita da inatteso turpiloquio passando così dalla parte del torto (che fosse stata dalla parte della ragione, non se n’era mai accorto nessuno). E’ l’inizio della fine. Per noi profani questo penoso arrancare è consolante, inutile negarlo. Eh sì, è proprio così perché quando rimiri gli esperti all’opera nel loro elemento naturale – università, convegni, conferenze, monologhi, TED talk… - oltre che per dottrina ti senti inadeguato anche per civiltà, brillantezza, self control e facilità relazionale. Tuttavia, quando il contesto cambia e gli sciagurati hanno l’ardire di avventurarsi nella fogna della rete capita sempre più spesso di vederli annaspare nelle sabbie mobili; qui l’ammirata dottrina dell’ Illustrissimo resta fantasmatica mentre l’insospettabile bestia che è in lui latra intimidendo anche lo psicopatico di passaggio.

LA FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI

LA FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI
Non è vero che non esiste. Esiste persino in modo parossistico: quando falliscono si danno loro più soldi. Le istituzioni più fallimentari sono le più ricche: dalla scuola alla sanità fino ai militari gli esempi sono infiniti.

LA NOVITA'

LA NOVITA'
Che le élite non si siano mai fidate del popolo è una costante della storia. Che il popolo non si fidi delle élite una novità del nostro tempo.

martedì 30 ottobre 2018

L’INGRATO

 L’INGRATO

Il nichilista trae enormi benefici dal sistema che vorrebbe distruggere. Non scambiatelo per un reietto, per un emarginato, per un randagio, per un perseguitato. Sta solo succhiando la sua rendita. Il tratto principale del suo carattere è l’ingratitudine radicale.

PRETENDO LO SPETTACOLO!

PRETENDO LO SPETTACOLO!
Quando guardo l’Inter godo se perde. Siccome sono u
no juventino civile, lo faccio in silenzio. Anzi, nego. Recentemente però ho notato che la mia sottile soddisfazione non deriva tanto dal fatto di essere un tifoso (la mia passione è piuttosto blanda) quanto dal fatto di essere uno spettatore TV. I talk show calcistici della TV sono pallosissimi se devono celebrare un evento positivo mentre diventano di colpo interessanti quando commentano un fatto negativo, specie se i partecipanti al dibattito si accaniscono in modo creativo con chi è in difficoltà (l’Inter). Ancor di più se profetizzano in modo accorato sventura imminente. La voglia di tragedia mi spinge anche ad augurare alla Nazionale di perdere male. Qualora dovesse vincere, infatti, mi tocca anticipare controvoglia la nanna mentre in caso di brutta sconfitta pregusto la canea che porterà al patibolo l’allenatore e i giocatori. Io stesso contribuisco via Twitter a surriscaldare l’atmosfera in studio. La “catastrofe” è una Musa infallibile. Insomma, il divertimento mediatico è diventata una priorità che ha scalzato perfino il tifo, figuriamoci l’analisi dei fatti.
In politica la storia si ripete. Della politica mi interessa davvero poco (non ci capisco nulla) ma la sera delle elezioni mi auguro sempre il collasso di qualche partito affinché lo spettacolo sia garantito e la seratina venga salvata da qualche polemica. I colpi di scena sono la ragione per cui guardo la Tv. Crolla la borsa? Bene, stasera Carta Bianca sarà più frizzantina. Salvini fa una gaffe razzista? Ottimo, a Piazza Pulita ci sarà di che scontrarsi. Le agenzie ci declassano? Stupendo: una serata che si presentava piatta acquista tono. Si dimette il Papa? Cavoli!: la tensione si alza e percorrerà tutti i telegiornali che diverranno così imperdibili.
Non è questione di squadre di calcio, non è nemmeno questione di tifare per questo o quel governo. E’ che io, pur consapevole del mio anonimato, non mi sento innanzitutto un “cittadino”. Non mi sento nemmeno parte della “gente”. Men che meno uno tra la “folla”, e non sono neanche parte della “massa”. A dir la verità non sono nemmeno più “pubblico” da servire con il servizio pubblico.
Io mi sento innanzitutto “spettatore”. Uno spettatore che col suo urletto puo’ incidere su quel che accade in scena. In quanto spettatore pretendo lo spettacolo. Non riti, non manfrine, non diplomazia: spettacolo! Altrimenti vado a letto e tanti saluti a tutti.

FLUSSO MARTIN GURRI THE REVOLT OF PUBLIC

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In the words of economist and scholar Arnold Kling, “Martin Gurri saw it coming.” Technology has categorically reversed the information balance of power between the public and the elites who manage the great hierarchical institutions of the industrial age—government, politica...
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Riccardo Mariani L'ERA DELLA SFIDUCIA - Il pubblico contemporaneo della politica ha qualcosa di originale: interviene direttamente, è privo di intermediazioni e insolitamente vicino ai protagonisti.

Tuttavia conserva molti arcaismi: crede ancora nelle “storie”, crede 
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Riccardo Mariani COS'E' UN PUBBLICO? Pubblico: le persone interessate che possono incidere nel merito facendo pressione sui protagonisti. Per ogni questione esiste un pubblico differente: il pubblico dell'arte, il pubblico dell'economia, il pubblico della politica...
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Riccardo Mariani IL PROBLEMA NON SONO LE “FAKE NEWS”!

Il problema non sono le molte "notizie false" ma le molte "notizie vere" (non perché siano “vere” ma perché sono “molte”).
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Riccardo Mariani NON POPOLO MA SPETTATORI! - A cercare il pelo nell’uovo, è vero, la dicotomia élite/popolo non descrive al meglio la condizione attuale. Più di “popolo”, allora, parlerei di “spettatori” (il great divide diventa spettatori/attori), e forse un critico cAltro...
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Riccardo Mariani LA MERCE RARA

Nell’era del web la merce rara è l’attenzione del prossimo, per questo urlatori e spogliarellisti vanno per la maggiore. La politica si adegua in un tripudio tra l’osceno e il becero. La cosa puo' indignare ma anche divertire: scegliamo la reazione più salutare.
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