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sabato 3 novembre 2018

Intervista sul fascismo - Renzo De Felice HL DEFINITIVO IN ITALIANO


Il fascismo italiano è una pagina chiusa. Per questo è possibile studiarlo storicamente.

Il fascismo va al potere in una coalizione. Pragmatismo e compromesso non sono estranei alla mentalità fascista.

Differenze profonde tra il fascismo italiano (movimento rivoluzionario) e i colonnelli in Grecia, oppure Pinochet in Cile, oppure Franco in Spagna. Questi ultimi sono dittatori chiamati a ripristinare l’ordine non rivoluzionari con lo scopo di realizzare un ordine nuovo.

Responsabilità della classe dirigente: aver voluto costituzionalizzare il fascismo anziché respingerlo dall’inizio. Siamo al fallimento del trasformismo.

Non è la grande industria che guarda al fascismo ma la piccola impresa con poche riserve di fronte ai cicli dell’economia internazionale. Sono le più esposte, le più pronte a cercare protezione.

Il consenso al fascio deriva più dai danni che ha evitato che non ai vantaggi apportati. Se non si considera questo si dirà sempre: “non c’è stato nulla di buono nel fascismo”.

La guerra di Etiopia non è da inquadrarsi in un imperialismo di tipo inglese quanto nel tipico populismo. L’intento non è quello di coordinare economie differenti dettando legge dall’alto ma di favorire una migrazione italiana di massa verso nuove terre.

Tecniche di potere. Mussolini punta sul contatto diretto, sul controllo di scuola e mezzi d’informazione. Hitler sul rituale. Altro punto di differenza.

L’alleanza con Hitler non era inevitabile. Dopo la guerra di Etiopia M è isolato, GB e Francia non gliela perdonano. Non rimane che H. L’alleanza non è ideologica, i due hanno in comune i nemici. La stessa guerra non parte come ideologica. Esempio: il popolo USA se messo di fronte ad un’opzione ideologica avrebbe combattutto il Giappone ma non la Germania. La guerra diventa ideologica solo dopo l’aggressione all’URSS. Nel 39 GB e Francia hanno preso in considerazione seriamente di affiancarsi alla Finlandia contro l URSS. A quel punto l’ URSS avrebbe fatto valere la sua alleanza con Berlino e la guerra sarebbe stata completamente differente.

M interviene in guerra solo nel 40 quando la vittoria sembra certa. Anche sfigato.

De Felice circoscrive rigidamente il fascismo. Nolte cerca un comune denominatore nella paura verso i rossi.

La crisi di fiducia nella democrazia e nel capitalismo potrebbe essere alla base di certi movimenti terzomondisti destinati al socialismo o a un certo tipo di fascismo.

Per M era possibile arianizzare gli ebrei, cosa che per H costituiva una violazione delle leggi di natura.

Per De Felice il fascismo non è totalitario. E’ la categoria stessa del totalitarismo che lo disturba: accomunerebbe esperienze completamente differenti come fascismo, nazismo e comunismo.

Se dovessi farmi passare per simpatizzante fascista - oppure se fossi chiamato a rendere “presentabile” il fascismo - insisterei su alcuni punti. 

1. Distinguere il movimento dal regime, gli atti dalle promesse. Mentre il fascismo viene spesso giudica
to solo sui primi, il comunismo viene spesso giudicato solo sulle seconde.

2. Considerare il fascismo come espressione dei ceti emergenti, delle forze fresche della società: gente che fino a poco prima contava zero, col fascismo comincia a trovare voce in capitolo. Non quindi dei ceti medi in crisi, non degli “spostati e falliti”. In questo senso il fascismo era “dalla parte della storia”, aveva il futuro dalla sua parte.

3. Considerare il fascismo un fenomeno rivoluzionario, un portato della Rivoluzione francese. Il suo intento pedagogico era di natura democratica, rintracciabile nel pensiero illuministico e di Rousseau, rimandava chiaramente a quel radicalismo di sinistra in cui era cresciuto il Benito. La volontà del popolo era al centro di questo progetto di democrazia totalitaria.

4. Considerare il fascismo come totalitarismo di sinistra, in questo ben distinto dal nazismo, che guardava al passato, che costruiva su elementi eterni e immutabili come la razza. Al contrario il fascismo metteva al centro l’idea di progresso, l’ottimismo vitalistico e lo sguardo al futuro.

5. Considerare che tra il 29 e il 36 il regime godette di un vasto consenso realizzando anche nei fatti quella democrazia totalitaria che aveva promesso.

6. Considerare che le politiche dirigiste in economia erano più pragmatiche rispetto a quelle socialiste, tanto è vero che le partecipazioni statali esistevano fino a ieri e oggi c’è ancora chi le rimpiange. E oggi, nel XXI secolo, voglio vedere chi osa dire che la politica economica sia una parte marginale del governo di uno stato. Oggi, infatti, è il 90% della politica governativa ma anche all’epoca aveva un suo peso.

Eccetera (proseguo domani... forse :-)
Poiché ogni decalogo deve contenere almeno dieci punti, cosicché mi permetto di completare.

7. L’idea di corporazione. Il corporativismo ha un suo valore ideologico e culturale, si puo’ accettare o meno (io non lo accetto) ma non puo’ essere preso sot
to gamba e squalificato a priori.

8. La protezione assicurata alle classi produttive dalla minaccia della violenza proletaria ma anche il temperamento di certi slanci irrazionali lascito della guerra (il caso d’Annunzio è esemplare).

9. Codice Rocco. A lungo conservato anche nell’Italia democratica, evidentemente qualcosa di buono conteneva.

10. Riforma Gentile. Nella scuola gentiliana si è formata la gioventù democratica per mezzo secolo dopo il fascismo. E persino oggi c’è chi la rimpiange.

Su questi 10 punti imposterei il mio test di Turing ideologico. Ora però, Gianluca, sottoponiti anche tu al test, elenca i tuoi 10 punti positivi. Ai miei occhi chi fallisce il test perde ogni diritto alla critica.


 Un’ultima cosa: se sugli aspetti positivi del fascismo si possono avere dubbi, sul principale aspetto negativo certamente no: una certa perniciosa mentalità lasciata in eredità agli italiani, specie agli anti-fascisti.

Ora rispondo brevemente all’obiezione da te avanzata, almeno quella che ho compreso: “Non si può essere keynesiani, marxiani, marshalliani e smithiani senza creare un cortocircuito”.
Quel che tu vedi come una contraddizione molti lo considerano “ecclet
tismo” e lo apprezzano (io l’ho chiamato pragmatismo). Segnala il mancato assoggettamento a un dogma, attitudine preziosa in materia economica, dove la prima legge è: “a volte le cose vanno in un modo, altre volte in un altro”. Lo sanno bene i socialisti che ai dogmi economici hanno impiccato il loro sogno.
Ad ogni modo la cosa fu apprezzata soprattutto dai pragmatisti per eccellenza: gli americani. Nella sinistra liberal in genere, e nell’amministrazione Roosvelt in particolare il fascismo italiano era un punto di riferimento. 


Appendice a "il buono del fascismo"

Farei attenzione ai ministri Grandi e Bottai, estero e cultura. Non sono stati così male.

E non dimentichiamo l'architettura!!!

lunedì 5 marzo 2018

Il seme del fascismo

Per il fascismo la sconfitta della Francia nella guerra franco-prussiana del 1870 è un po' quello che per il nazismo fu la pace di Versailles.
È il senso di umiliazione - unito alla delusione per la Libertà - il germe di quei movimenti.
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LA DESTRA RIVOLUZIONARIA. LE ORIGINI FRANCESI DEL FASCISMO 1885-1914
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martedì 13 febbraio 2018

Comunismo e fascismo

Per giustificare il doppiopesismo nel giudizio degli italiani su fascismo e comunismo viene spesso affermato che noi in fondo abbiamo conosciuto solo il primo.
Ebbene, c'è una piccola fetta di italiani che ha conosciuto anche il secondo, e forse proprio per questo è stata a lungo reietta, dimenticata e silenziata.
La tragedia delle foibe e il dramma delle decine di migliaia di esuli costretti a lasciare l'Istria e la Dalmazia alla fine della seconda guerra mondiale. Alla vigilia del Giorno…
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mercoledì 13 settembre 2017

Negri e fascisti

Negri e fascisti

Perché non fare della parola “fascista” quel che è stato fatto della parola “negro”?
Il campo semantico  della parola “fascista” – con il contributo di un pasolini scatenato – si è nel tempo allargato a dismisura – persino i borghesi venivano fatti rientrare nel novero – cosicché oggi viene utilizzata quasi esclusivamente dai professionisti dell’antifascismo in chiave di slogan offensivo per coltiva genericamente una posizione di destra.
Mi spiego meglio.
Chi utilizza il termine “negro” ha in mente un individuo pigro, inaffidabile e con una chiara propensione a delinquere.
Chi utilizza la parola “fascista” ha in mente un individuo che intende rovesciare la democrazia per instaurare una dittatura.
Naturalmente, ci sono anche persone nere inaffidabili e con una chiara propensione a delinquere ma generalizzare sarebbe sbagliato e offensivo. Generalizzare al fine specifico di offendere un intero gruppo è sommamente errato.
Naturalmente, ci sono anche persone di destra che intendono rovesciare il regime democratico e instaurare una dittatura ma generalizzare è sbagliato e offensivo. Generalizzare al fine specifico di offendere è doppiamente sbagliato.
Nel tentativo di ovviare a questi errori si cerca di fare del termine “negro” un tabù.
Ecco, a volte penso che sia necessario fare altrettanto con la parola “fascista”.
Certo, ci sono anche dei fascisti che si definiscono tali, e costoro non hanno certo l’intenzione di offendersi utilizzando quel termine. Penso per esempio ad un’icona come Almirante.
Ma se è per questo ci sono anche dei neri che si definiscono orgogliosamente “negri”. Penso ad un’icona come Malcolm X. In questi casi vige la prassi che finché è il soggetto interessato a disattendere il tabù la cosa non ha conseguenze.
Certo, ci sono anche i “nostalgici del duce”.
Ma ci sono anche i nostalgici dell’ impero romano o dell’Unione Sovietica.
Non penso che i “fascisti su Marte”, i “legionari su Marte” o i “compagni su Marte” siano il fulcro della questione.
Si dirà: i neri sono stati storicamente vittime, i fascisti carnefici.
A parte che non mi ficcherei nel ginepraio della storia, ma questo fatto renderebbe solo l’offesa “negro” meno infamante.
fascisti

giovedì 14 gennaio 2016

Intervista sul fascismo di Renzo De Felice

  • Distinzione fascismo movimento fascismo regime
  • Atti/intenzioni: cosa giudicare. Discrasia tra fasc e comunis
  • Ceti medi emergenti vs ceti medi in crisi. Sono i primi dietro il f
  • Nicola tranfaglia vs de felice: traditore!
  • Fascismo come movimento rivol
  • L intento pedagogico tipicamente democratico. Rousseau come riferimento
  • Fascismo come democr totalitaria. Il consenso era diffuso
  • Fasciami/nazismo: il primo è un totalitarismo di sinistra il secondo di destra: guardava alla tradizione più che al duturo
  • Imho: il n più che altro era reazionario
  • Fascismo e rivoluzione francese
  • Tesi: il f storico è morto: delegittimazione dell anti fascismo post bellico
  • Per l antif tipico il f nn era affatto morto visto che affondava le sue rsdici nella borghesia capitalista
  • Tesi: l anri fasc fu una categoria x lefittimare ul pci nnostante i legami con l urss

lunedì 21 dicembre 2015

Breve corso di storia patria di AAVV


  • Cap1 l unità vittorio mathieu
  • Le 2 menti: camillo e crispi. Il legame: la massoneria
  • La vera unità: il burocrate meridionale rimpiazza il travet
  • Il via libera di gladstone nel mediterraneo. La gb + che il piemonte
  • I siciliani pronti a tradire napoli. Garantite le gerarchie sociali in sicilia
  • I massoni alla corte di franceschiello minarono compensarono l incomprensione popolare che si unì alla resistenza di Ruffo di Calabria
  • Tesi: l italia nacque da congressi di vienba che cambiò il regno di napoli (solido) in regno delle due sicilie (sfaldato)
  • L alternativa più prob.: italia federale. Già tentata nel 48 con pio ix
  • Contro la vulgata: gli italiani esistevano dal 1300: superpotenza
  • Patriota: colui che si batteva x gli ideali francesi nn per la sua terra. Foscolo Nievo.
  • L italia unita nn è mai stata potente quanto venezia o lo stato della chiesa o toscana o milano
  • Cap2 rivoluzione industriale in italia sergio ricossa
  • Die illuminismi: quello scozzese produsse watts quello francese napoleone e le sue carneficine
  • Pietro sella. Il ns watts frenato in tutti i modi. L italia parte tardi
  • Fine della destra storica: parte il protezionismo agricolo: agricoltori benestanti prezzi cari e poca dedizione all industria
  • Il socialista mussolini nn fa che proseguire qs programma di protezione e autarchia tramite beneduce.
  • Oggi altri ostacoli: le crociate anticonsumiste
  • Cap3 giolitti cosimo ceccuti
  • L errore di bava beccaris e l attentato di bresci. Una destra ottusa e Un varco x la sinistra liberale di giolitti: la repressione nn fa fronte al marxismo dilagante
  • Progressività tributaria e piccola propr. Legislazione sociale
  • Dall uninominale al proporzionale
  • Verso il suffragio universale
  • Giolitti toglie terreno all estrema sinistra
  • Opportunista e pragmatico: nazionalizzazioni cassa mezzogiorno
  • Albertini: la prosa al potere
  • Il suo gradualismo connaturato lo rese contrario alla guerra
  • L intesa? Un patto difensivo che nn ci obbliga a nulla. Neutralismo tentennone che irrita i volontaristi alla d'annunzio
  • Il decollo industriale del nord. La fiat e giolitti
  • Giolitti: in italia modernità impossibile senza lo stato
  • Stato/chiesa: x g.due ordini diversi e separati. Formula ambigua x evitare la contrapposizione alla crispi
  • Gli oppositori: einaudi de marco pareto. Rutti liberisti filo inglesi
  • Nazionalismo e guerra in libia
  • La strategia anrifascista giolittiana: riassorbire con contentini. Aveva funzionato coi marxisti nn funzionò coi fasci
  • Bilancio: problemi insoluti ma maggiore inclusione. Una luce positiva su Centralismo e burocrazia. Forse la ns maledizione.
  • Cap4 la prima guerra di sergio romano
  • Sequenza: 1 omicidio di ferdinando 2 l austria detta condizioni alla serbia 3 serbia chiede aiuto alla russia 4 germania chiede a russia di nn mobilitare 5 russia mobilita e germania invade il belgio neutrale 5 gb entra per la nwutralità violata
  • Il ruolo delle ferrovie nazionalizzate x raggruppare e ammassare
  • La coscrizione obbligatoria
  • Industria e stato: armi e crony capitalism
  • Dai sovrani della guerra utile agli eletti della guerra ad oltranza
  • L italia entra con gli alleati tradendo l intesa. Ha ottenuto peomesse allettanti: trento trieste la dalmazia
  • Dopo il piave sovrani di vecchio stampo avrebbero negoziato
  • Nn saper fare la pace. Il disastroso wilson e i suoi diritti umani. Il timidone nicola e i comunisti mai compresi
  • Cap5 fascismo paolo nello
  • Fascismo diciannovista: un interventismo da sinistra. Il programma della uil. I conservatori arrivarono ben dopo
  • Sconfitta elettorale e apertura alla piccola borghesia. Pragmatismo.
  • Dopo il 20 l era delle spedizioni punitive: giovanissimi coltivatori ex combattenti
  • Nasce il partito milizia. Riposizionamento a destra
  • Marcia su roma. Nn una rivoluzione ma una specie di sciopero che produsse un governo di coalizione spostato a destra
  • Cap6 fascismo francesco perfetti
  • Il primo mussolini: liberale. Liberismo in economia maggioritario in politica
  • Matteotti: fatto fuori dai fascisti tradizionali di dinistra: farinacci
  • Rocco: nuova legalità dopo gli attentati al duce
  • Dopo la gran riforma: fine del liberismo. Entra l iri
  • Cultura: l idea del corporativismo
  • Elezioni del 34: anni del consenso
  • Politica estera: realismo machiavellico. Politica del peso determinante
  • Mai stato totalitario. Mancò 1 terrore di massa 2 campi concentramento. Anche se ci fu la politicizzazione della società e la religione civile
  • Guerra e antisemitismo. Appiattimento sulla germania. Fone del consenso
  • Rsi: un ritorno alle origini anticapitalistiche
  • Cap7 resistenza parlato
  • Mito: identità tra antifascismo e resistenza
  • Anti: 1 liberali 2 fasci dissidenti che facevano appelli al "fratelli in camicia nera"
  • Resistenza: giovani di leva vogliosi di fuggire la guerra. salò impose coscrizione obbligatoria
  • legame stretto tra pci e fascismo di sinistra
  • scioperi e caduta regime: legame lasco. furono scioperi economici. confutata la tesi di spriano
  • caduta, reali ragioni: rapporto con i militari e con il re
  • zero insurrezione popolare. molta zona grigia: de felice
  • italo calvino e la casualità della scelta partigiana. probabile visto la comune formazione dei due fronti
  • casualità: l amico. l evento di sangue, la vicinanza. fenoglio: l amore per la letteratura inglese
  • mito abbattuto: resistenza come mito fondante
  • analisi esemplate: 1 giornate di napoli 2 rasella 3 stazzena
  • la resistenza in mano all'azionismo: liquidare il fascismo ma anche tutto il passato. palingenesi. aria nuova, forze nuove. nuova coscienza civile. nuovo pilastro per un paese nuovo. pedagogia giacobina: la resistenza invera il risorgimento. pedagogia gentiliana: il fascismo invera il risorgimento
  • accettazione della categoria totalitarismo: al fine di accomunare fascismo e nazismo
  • strategia: nessun nemico a sinistra. conseguenze: avvallo al mito della resistenza
  • cap8 la repubblica giuseppe bedeschi
  • partito d'azione: 1 croce 2 parri. 1: fascismo parentesi 2: resistenza palingenesi
  • partito d'azione 1 lussu 2 la malfa. 1: socialismo 2: prograssismo
  • partito d'azione: ircocervo che implode continuamente
  • comunisti: il paese nn è maturo per la rivoluzione. l'ordine di mosca
  • comunisti: la democrazia conduce al socialismo
  • chi finanzia i comunisti? chi tesse la tela?
  • socialisti: nenni butta a mare turati e consegna il partito ai comunisti
  • cattolici: dossetti contro de gasperi. de gasperi: 1 taglia ogni legame con comunisti e socialistyi 2 chiama all economia einaudi e la malfa tagliando con la dottrina sociale della chiesa
  • De gasperi più vicino ai liberali prefascisti che alla ds
  • Dossetti l pira moro: urss più vitali di usa. Ad ogni modo: equidistanza
  • Dossetti: usa verso un nuovo fascismo
continua







martedì 2 ottobre 2012

Il problema del “chi ha cominciato”.

Secondo Vivarelli il fascismo non è nato, e neppure si è affermato, come un movimento reazionario di classe sollecitato dagli agrari o tanto meno dagli industriali, come vuole lo stereotipo ancora oggi corrente. L'idea centrale della sua ricostruzione, invece - condotta, così come nei volumi precedenti, su una vastissima documentazione anche di ambito locale -, è che in Italia, tra il 1919 e il 1922, si sia combattuta in realtà una vera e propria guerra civile «tra due opposte passioni politiche», incarnate dai socialisti da un lato e dai fascisti dall'altro: la passione della classe e quella della nazione. Tra la bandiera rossa e il tricolore.

In una simile prospettiva di guerra civile il punto chiave, come è evidente, è l'uscita del conflitto sociale dai binari della legalità; il problema del «chi ha cominciato». E qui una montagna schiacciante di prove vale a mettere sul banco degli accusati il Partito socialista. Per pagine e pagine il lettore s'inoltra in una sorta di interminabile rassegna di quello che è difficile non definire un vero e proprio attacco di demenza politica che in quel dopoguerra colpì i socialisti

mercoledì 7 luglio 2010

Fasciodemocrazia

Il decreto sulle intercettazioni mobilità i giornalisti a difesa della libertà d' espressione. I giudici si uniscono solerti alla lotta.

ma sentite questa.

Scrive Bartolomeo Di Monaco:

Lo confesso: a vederlo e a sentirlo parlare, quel Luca Palamara, il presidente cioè dell’Anm, dà una sensazione sgradevole. Ha una espressione troppo furba per potergli credere. Dovessi stipulare un accordo con lui, mi farei assistere (avendone i mezzi, e non li ho) dai migliori specialisti internazionali. E non sarei sicuro lo stesso...

Insomma, Di Monaco ci rende noto che secondo lui Palamara ha una faccia "da furbetto".

Palamara querela chiedendo 100.000 euro di risarcimento e facendo chiudere il sito.

A quanto pare Di Monaco non puo' pensare che Palamaro abbia la faccia da furbetto.

Pensare certe cose è reato. Riferire il proprio pensiero è un crimine diffamatorio, come se il pensiero di Tizio appartenesse a Caio.

Io, povero ingenuo, credevo che la diffamazione si configurasse come una truffa. No! E' una vero e proprio limite alla libertà di pensiero. Una delle tante continuità tra democrazia e fascismo.

mercoledì 2 dicembre 2009

Nazionalismo e Socialismo. Vota il meno peggio.

Qualcuno giudica la struttura ideologica, altri privilegiano i fatti.

One big problem with nationalism is that it is a leading cause of mass murder. Fascism and Nazism were, of course, extreme forms of nationalism and the mass murders Nazi and fascist regimes committed were justified on the grounds that they were necessary to advance the interests of racially or ethnically defined peoples. Obviously, most nationalist governments do not commit mass murder on that scale. This is one reason why nationalism is not quite as pernicious as socialism. Nearly all full-blown socialist regimes that have lasted for any length of time have engaged in mass murder; "only" a substantial minority of nationalist regimes have done the same.

Sono abbastanza d' accordo.

Spesso, da noi, chi è chiamato a sbilanciarsi sulle questioni in oggetto, cerca immediatamente asilo nella storia patria ("... noi abbiamo avuto il fascismo..."). Un po' come se l' astronomo chiamato a giudicare le traettorie astrali giustificasse la sue ipotesi conferendo centralità ad un particolare punto di osservazione: il balcone di casa sua.

mercoledì 22 aprile 2009

Il 25 aprile come festa pagana

Torna il 25 aprile con il suo strascico di discussioni che molti giudicheranno noiose. Io però le trovo stimolanti.



LARUSSA 1: con i partigiani commemoriamo anche quei repubblichini che in buona fede credettero di servire la Patria.



E no, caro Larussa... c' era una "parte sbagliata" ed una "parte giusta". Per chi ritiene che una normale intelligenza fosse in grado di operare la distinzione, la "buona fede" conta poco.



LARUSSA 2: evitiamo di commemorare quei partigiani socialisti che combatterono per instaurare un altro regime [... praticamente la stragrande maggioranza...].



Adesso ci siamo! Teoricamente questa è la via giusta, per quanto impraticabile.



Ieri a Ballarò se n' è discusso.



Ho evitato di ascoltare i politici: avendo il dovere di perseguire la "pacificazione" sono continuamente alle prese con "nobili bugie". Ma quando la palla è passata a Paolo Mieli, storico oltrechè giornalista, ho sturato le orecchie.



Mieli nega il suo beneplacido anche a L2. Molti di quei partigiani, osserva, erano in "buona fede" e credevano di battersi per un nobile ideale: il sol dell' avvenire.



Ma la "buona fede" non l' abbiamo messa da parte censurando L1? Non devo neanche ricordare che il Fascismo al suo nascere seduceva molti proprio per il nobile ideale che incarnava. Questo vale per tutte le ideologie che flirtano con il romanticismo e la rivoluzione.



Vabbè, insiste Mieli, lasciamo pure perdere la "buona fede" e l' idealismo, diciamo allora che quei Partigiani erano dei giovanotti (20-23 anni) privi di una vera "intenzione", agivano governati dall' istinto.



Noto solo che festeggiare l' azione di uomini privi d' intenzione è un po' come festeggiare un evento atmosferico: piove! facciamo festa. Il 25 aprile si ridurrebbe ad una festa pagana.

giovedì 12 marzo 2009

Fascista sarà lei

Sto leggendo l' ultima fatica di Jonah Goldberg. Ci si concentra sull' uso della parola "fascista" e di come viene usata in America nel dibattito politico. O meglio, di come viene usata quando si vuole evitare qualsiasi genere di dibattito.



Ho trovato l' argomento appassionante, anche perchè non mi sembra che le idee del nostro soffrano granchè una volta traslate nel contesto italico. E poi, con B. al governo, la lagna e l' insulto con abusi linguistici diventa puntualmente assordante (deve essere un riflesso super condizionato per gratificare se stessi e la propria autostima visto che dal punto di vista elettorale la cosa non paga).



"Evitare il dibattito". Pratica eminentemente "fascista", penserà qualcuno. E siamo già al cuore della questione.



Anche JG ha notato infatti come la parolina ricorra in bocca a chi vede fascisti dappertutto, tranne che allo specchio.



Ha notato poi come nell' immaginario di costoro la "società ideale", per come la descrivono, assomigli in modo imbarazzante ad una "società fascista", basti pensare all' ossesione per la "giustizia sociale".



I fumi alzati dai camini di campi di concentramento hanno coperto davvero molte cose (e non parlo certo dei treni che arrivavano in orario). Peccato. E meno male che qualcuno cerca di dissiparli tentando di capire da dove diavolo arrivasse l' enorme consenso che ha fatto partorire alla democrazia (madre legittima) un mostro del genere.



Griffin, Gentile, Nolte, Furet, Arendt, Robinson... Goldberg non si nasconde che la "definizione" di fascismo sia piuttosto vaga e quindi idonea a costruire un contenitore vuoto da riempire a seconda del bisogno estemporaneo.



Eppure un profilo ideologico puo' essere stilizzato. Poi, ci si allontana un attimo e si valutano le somiglianze per capire dove bazzicano oggi i figli legittimi. Sorpresa: è la "sinistra progressista" a sfoggiare i cromosomi più compatibili, la storia e la teoria confermano. Avviso: traduco "liberal" con "sinistra progressista", non credo che così facendo s' ingenerino equivoci depistanti.



JG fa innumerevoli esempi tratti dall' attualità dell' abuso linguistico a cui il termine fascista è stato sottoposto, non c' è solo accademia ma anche parecchi casi concreti: nella serie West Wing della NBC, chi sostiene i "buoni scuola" viene liquidato come "fascista". Esiste qualcosa di meno "fascista" dei "buoni scuola"? Una delle poche domande a cui l' universo tutto degli specialisti darebbe risposta concorde.



Presentando situazioni con un simile gradiente di assurdità, è facile per JG rendere interessante il suo voluminoso libro.



Attenzione, JG non vuole arrivare a dire che chi si schiera per la "sanità socializzata" o per lo "smoking ban" sia un fascista in pectore. La sensibilità per l' ambiente non basta a renderti una camicia bruna che marcia con il passo dell' oca. Intende invece attaccare un' assunzione granitica, e cioè quella per cui siano i conservatori ad avere pericolose contiguità con il pensiero totalitario di stampo fascista. E' vero semmai il contrario, sono i "modernisti" a rischiare.



Prima di degenerare nell' orrore, Fascismo e Nazismo erano due ideali utopici che seducevano i cuori più magnanimi e inclini alla giustizia sociale. Erano quelli bei tempi, tutto era più trasparente anche per lo storico: particolarmente sintomatico l' idillio naturale che personalità chiave della "sinistra" intrattennero con le idee e gli apparati fascisti, basti pensare che Mussolini era il dichiarato modello di riferimento per F. D. Roosvelt e per il suo New Deal. Il rosario di nomi e fatti lo lascio sgranare a JG (per l' Italia hanno detto qualcosa la Serri e Battista).



Solo quando i regimi caddero in disgrazia macchiandosi dei noti orrori, partì la retorica della presa di distanza. Una campagna di successo, visto come ha ridotto il nostro povero senso comune e soprattutto il nostro linguaggio quando litighiamo parlando di politica.



A cio' si aggiunge che Stalin cominciò a bollare come "fascisti" tutti quei socialisti "sleali", a partire da Trotsky. Anti-fascista con il bollo, dunque, divenne solo lo staliniano puro sangue.



Il fascismo, una volta compreso, non può essere certamente etichettato come un movimento di destra. Chi non ha recepito il messaggio di De Felice, magari avrà più facilità con quello di un giovane brillante come JG.



L' errore centrale, ammonisce l' autore, consiste nel pensare comunismo e fascismo come contrapposti. Non lo furono mai sia nella pratica che nelle idee. La guerra che si fecero fu rabbiosa come possono esserlo solo quelle tra parenti strettissimi che reclamano la medesima eredità.



Impressioni personali. Condivido l' idea di fondo, ho sempre mentalmente considerato il Movimento Sociale a sinistra, e certe convergenze che qualcuno giudica sorprendenti non mi hanno mai sorpreso, chissà perchè.



Il dibattito sui "sindaci sceriffo" mi sembra sintomatico. Perchè se un sindaco di sinistra vuole far rispettare con rigore la legge deve essere attaccato tanto pesantemente? Non vedo vere ragioni al di là di quelle ideologiche: una sinistra che usa certi metodi non potrà più distinguersi da cio' che lei stessa ha sempre chiamato con disprezzo puerile "destra fascista", non potrà distinguersi visto che la demarcazione non puo' essere certo reperita nella sostanza. Questa impotenza fa scattare spaesamento, rabbia e aggressione politica.



Lasciamo perdere la tesi azzardata per cui il primo esperimento fascista lo si ebbe nell' America di Woodrow Wilson. Resta comunque una pietra d' inciampo: il razzismo dei Nazisti. Goldberg non la elude. Troppo lungo descrivere la sua traettoria (che non convince fino in fondo), vi partecipo solo la domanda con cui inizia l' esposizione: perchè la Sinistra quando parla delle "Pantere Nere" o dei "Fratelli Mussulmani" o di "Hamas" non mette mai al centro la natura razzista di questi movimenti?



JG è ideologicamente schierato in un movimento dove non tutti concordano sulla sua linea. Ecco un video (in inglese) dove dibatte con un altro libertario di stampo più progressista, Will Wilkinson.

lunedì 2 marzo 2009

Una resistenza troppo partigiana

Rimane da approfondire il ruolo antifascista nelle stragi naziste in Italia. La verità storica a volte non ricalca l' "epica" della memoria ufficiale.

Un case study paradigmatico è rappresentato dalla strage di Sant' Anna di Stazzema.

Paolo Pezzino lo affronta con una diligenza che sfiora la pignoleria. Fu strategia militare o pura abiezione di militari maledetti in preda all' odio?

A chi sostiene che in quei luoghi nemmeno era attiva una vera Resistenza, Pezzino risponde per le rime: una Resistenza operava e proprio in quel periodo aveva intensificato di parecchio la sua attività.

Se Sant' Anna non fu una rappresaglia fu comunque una mossa strategica (e criminale): bisognava far terra bruciata attorno alle bande partigiane. Una mossa di guerra ben conosciuta e prevedibile, anche perchè aveva spesso funzionato altrove.

24 ore di oggi

sabato 18 ottobre 2008

Come costruire il futuro dell' Italia

Risorgimento e Resistenza, i due puntelli della Repubblica Italiana che saltano regolarmente. Ma perchè non riescono a fissarsi? Ne parla Augias e noi di Fahreunblog gli parliamo dietro.

Si finisce per spettegolare un po' su questa vetusta colonna della Rai.

lunedì 30 giugno 2008

E' qui la festa

L' Italia non sembra unita come si deve. Ognuno va per la sua strada. Non si riesce nemmeno più a divertirsi quando festeggia. Non ci si riesce e finisce sempre a bicchierate in testa.

Altrove trovavo tutto cio' giustificato dalla Storia.

Anche la cronaca avanza le sue buone ragioni: per esempio queste.

Le magagne sono tornate fuori in occasione del 25 aprile. La cosa si ripete ma qualcuno, non volendo capire, fatica a farlo.

Si, lo so, c' è stata la guerra civile. Se è per questo ce ne sono state due (vedi link). Sì lo so, qualcuno ha perso e questo "qualcuno" erano i fascisti.

Ai "vincenti" piace essere accusati di un eccesso di zelo: il loro odio contro il nemico sarebbe ancora assurdamente in pista e fuori dalla storia. In parte puo' essere anche vero. Ma un' accusa del genere, poichè non regge, piace tanto sentirsela addosso, farla montare. E poi, con uno spillo, sgonfiarla.

E' il modo più consueto con cui il "festaiolo" si para le spalle.

Se le cose stessero davvero così, sarebbe facile per loro mostrare grande pietà ed apertura rendendo vana ogni discussione. E poi giù a puntualizzare l' ovvio: ovvero che una parte era nel giusto e l' altra no.

Dopo discussioni del genere sembra quasi che essere "antifascisti" equivalga ad essere contrari ai regimi fascisti. Io mi ritengo contrario ad ogni forma di fascistizzazione e sindacalizzazione della società, eppure non mi definirei mai "antifascista". Non ho le carte in regola. E come me molti che osteggiarono nei fatti il fascismo.

La categoria concettuale, è storia, fu introdotta per fornire usbergo alle forze comuniste e vestirle con un abito presentabile nel consorzio civile.

Poichè queste forze combatterono la loro resistenza con l' unico e chiaro intento di instaurare una dittatura, sembra abbastanza logico l' imbarazzo che ci accompagna quando ti tocca festeggiare stando gomito a gomito con chi viene da quella tradizione. A nulla vale se, dopo stretto consulto con il compagno Stalin, per motivi meramente strategici e opportunistici, si decise di procastinare la rivoluzione a tempo indeterminato. E a nulla vale che i compagni meritino una medaglia per aver combattuto il regime (alla stessa stregua, merito del fascio fu di aver combattuto i rossi riducendone la minaccia)! A poco vale opinare che la dittatura in gestazione sarebbe stata "diversa" rispetto alle altre 867 dittature nate nel mondo con i medesimi intenti e presupposti, poi tutte fallite tutte 867 disumanamente, in accordo con i detti presupposti...

Oppure le intenzioni con cui si combattè la Resistenza non contano?

Contano o no?

Bè, se le intenzioni hanno smesso di contare, con quale spirito robotico dovremmo intonare gl' inni di quella gloriosa battaglia?

Lasciamo allora perdere gli inquinamenti del 25 aprile, non c' è solvente che tenga; lasciamo al suo destino il 2 giugno, lasciamo ad una dolce ed armoniosa deriva l' Unità e tutti i Bandieroni in cui si avvolge. Mi sa che se veramente vogliamo brindare in concordia e fratellanza dobbiamo risalire ad epoche in cui le nostre città erano l' ombelico del mondo. Abbiamo la fortuna di averle nella nostra storia, perchè dimenticarsene?


P.S. avevo completamente dimenticato queste quattro righe buttate giù mesi fa nei pressi della ricorrenza. Ma poi qualcuno me le ha fatte tornare in mente.

venerdì 29 febbraio 2008

Mussolini a Berkeley

Come le idee del fascismo furono assimilate e messe in campo dai liberals d' oltreoceano.