martedì 8 marzo 2011

Donne nei cda

"...I risultati confermano che le donne sono presenti nei cda delle imprese con alte performances... Il problema di tali studi è che la correlazione tra redditività o solvibilità e partecipazione femminile ai Cda non implica in alcun modo causalità... potrebbe essere vera una causalità inversa, cioè che la maggiore redditività consenta alle imprese di avere un numero più elevato di donne nei Cda... nello studio più serio in merito... Adams e Ferreira verificano la possibilità di causalità inversa e di possibili variabili omesse... trovando che le imprese con un rapporto più paritario tra uomini e donne nei Cda hanno una performance peggiore. Gli autori scrivono esplicitamente che i loro risultati suggeriscono che l’imposizione di quote obbligatorie per i consigli di amministrazione possa, in alcuni casi, ridurre il valore delle imprese..."


http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002196.html

Meditazione libertaria sul Vangelo del 7.3.2010

Vangelo secondo Luca 15, 11-32

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto,sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Siamo di fronte ad una delle pagine più toccanti del Vangelo, pochi lo dubitano: bellezza e verità qui si danno la mano. Io stesso, reso cinico dalla frequentazione di molti libri, sento regolarmente un groppo in gola quando viene letta. Eppure, inutile dirlo, mi procura sempre un disagio veder maltrattato chi pretende giustizia. Perchè il figlio maggiore pretende solo cio' che è giusto, e questo lo ha ribadito a chiare lettere anche il Don nel corso della predica!

Come riconciliare allora giustizia e misericordia?

Ipotesi: la misericirdia deve nascere dal cuore spontaneamente, la giustizia deve essere sancita nella legge.

L' espressione spontanea di un sentimento è il frutto di una natura e di un' adeguata educazione pregressa. Difficile immaginarla come obbedienza ad un comando. Al contrario, possiamo essere equi uniformandoci passivamente ad un giusto precetto.

Sono concetti già incontrati da chi conosce Tibor Machan.

Perchè allora il figlio maggiore non ha gioito per il ritorno del "minore"? Forse perchè ha speso la sua vita trascurando di educarsi in modo corretto. Questa è la sua pecca, e penso che il padre lo escluda proprio in virtù di quella lacuna.

L' amore, la misericordia e l' aiuto ai bisognosi è un frutto sublime della nostra educazione (cristiana). Nulla ha a che fare con la legge, che invece inerisce la Giustizia. E questo senza nulla togliere alla fondamentale importanza della Legge.

Ci sono forse argomenti morali migliori contro qualsiasi forma di welfare?

La lunga giornata del sincero militante

D all' agenda di un affaccendato militante sinceramente democratico. «Scendere in piazza, organizzare corteo e comizio e allestire palco per attori e cantanti a piazza del Popolo in difesa della Costituzione ultimamente sotto attacco. Predisporre coccarde e bandiere tricolori per l' anniversario dell' Unità d' Italia ultimamente sotto attacco: ripassare parole dell' inno di Mameli utilizzando la magistrale lezione a Sanremo (ultimamente sotto attacco per via della vittoria del sinceramente democratico Vecchioni) tenuta da Roberto Benigni. Scendere in piazza e organizzare manifestazioni con slogan creativi e salite sui tetti per protestare contro la riforma Gelmini dell' Università che ha messo sotto attacco i diritti fondamentali degli studenti. Organizzare corteo e catena umana e allestire palco (con turnover) di attori e cantanti a piazza del Popolo per la difesa della legalità ultimamente sotto attacco. In generale fare attenzione ai contenuti delle manifestazioni per non confondersi e portare la bandiera viola dove ci vuole il tricolore, o quella arcobaleno. Tenere quella rossa solo per la manifestazione, con palco allestito per attori e cantanti a piazza del Popolo, a favore della Fiom ultimamente messa sotto attacco. Scendere in piazza, organizzare manifestazione e allestire palco per attrici e cantanti a piazza del Popolo, in difesa della dignità della donna ultimamente sotto attacco. Scendere in piazza, predisporre slogan, cartelli e striscioni per la manifestazione a difesa della libertà di stampa ultimamente sotto attacco. Fare attenzione alle firme di attori, cantanti, intellettuali e artisti in genere per non dare l' impressione di una certa ripetitività. Poi organizzare manifestazione per sostegno allo sciopero generale a difesa dei diritti fondamentali ultimamente sotto attacco. Scendere in piazza e trovare nuovi slogan creativi per la manifestazione, che si concluderà a piazza del Popolo con un palco pieno di attori e cantanti, a difesa della scuola pubblica ultimamente sotto convergente attacco». «Scendere in piazza e organizzare manifestazione di protesta delle celebrazioni ufficiali del 25 aprile, il cui significato è stato ultimamente messo sotto attacco. Trovare attore o cantante che possa dare un contenuto di denuncia al palco del Primo maggio ultimamente messo sotto attacco. Scendere in piazza, riempire cartelli e striscioni, e allestire palco (con turnover) per attori e cantanti, per la manifestazione a difesa della cultura e dello spettacolo ultimamente messi sotto attacco. Rimandare la discesa in piazza per la domenica di maggio in cui ci saranno le elezioni: una noia mortale e del tutto inutile visto che le perderemo ancora una volta per colpa del modello culturale imposto da Drive in. Scendere in piazza contro Drive in»

Pierluigi Battista

Me lo sono sempre chiesto: ma perchè tanto impegno? E' sorprendente.

All' ora di cena molta gente tira su il telefono e chiama trasmissioni radio che parlano di politica: Cruciani, Forbice e Radio Popolare sono i più solerti ad intercettare questo bisogno.

E senza andare tanto lontano, ma perchè sentiamo l' esigenza di dire la nostra su un blog semi-deserto?

Forse perchè professare un' Ideologia ci fa star bene, come professare una Religione. Si tratta di centri-benessere, anche quando la nostra travagliata secrezione è un' indifferente goccia nel mare, anche quando il paradiso è solo una labile entità chimerica.

Vedo un' analisi dell' ideologia imparentata con l' analisi sociologica degli hobby. Professare un' ideologia assomiglia tremendamente ad una gita fuori porta, una scampagnata, un giorno libero. L' ideologia è "tempo libero".

Libero ma mai vuoto: l' importante è stiparlo con cose che possiamo fare trascurando la razionalità.

Disseminare una burocrazia pervasiva ma leggera è vitale, dà sempre un tocco di serietà alle cose, la sensazione di non essere a zonzo. Il sudore incrementa l' autostima, si sa, quand' anche fosse quello di chi scava buchi per poi riempirli.

L' ideologia ha l' enorme pregio di non coniugarsi con le "scommesse": non si vince e non si perde, non c' è competizione, niente resa dei conti, niente responsabilità... finalmente liberi. Liberi di urlare, di cantare, di sottilizzare in un ruminante soliloquio da estendere giusto alla sempre solidale "parrocchietta".

E se poi, a distanza di anni, i nodi venissero al pettine e gli errori diventassero ineludibili, è persino piacevole atteggiarsi a "sconfitti" che si limitavano a sognare un mondo migliore stando romanticamente "dalla parte del torto".

Wilma si tiene la clava.

Secondo Susan Cross e Laura Madsen le donne sono meglio predisposte verso la "socializzzione"... prendiamo un fenomeno come quello delle aggressioni, secondo le studiose le donne tendono ad evitarle perchè maggiormente impegnate nella salvaguardia dei legami sociali... è una spiegazione all' apparenza plausibile ma che, molto semplicemente, non concorda con i fatti osservati... studiando quel che accade nelle relazioni intime, i ricercatori si sono accorti di quanta inattesa aggressività esprimano le donne... questa loro attitudine sopravanza quella maschile... Non è politicamente corretto dirlo ma questa conclusione è supportata da evidenze consolidate... In altre parole, è più probabile che sia la donna ad attaccare psicologicamente e fisicamente il suo partner - si va dallo schiaffo all' uso di armi mortali... Queste aggressioni non ricevono l' attenzione che i media riservano alle aggressioni maschili per diverse ragioni... 1. l' uomo è meno propenso a denunciare la violenza ricevuta... 2. quando esiste una violenza reciproca la polizia tende a concentrarsi sull' uomo... 3. le donne sembrano più a loro agio nel ruolo di vittime... 4. (di gran lunga la ragione più rilevante) gli uomini sono più grandi e più grossi e, a parità di intenzione violenta, i danni causati sono più ingenti... le donne sono anche responsabili della maggior parte degli abusi infantili, sebbene questo dato sia indebolito dalla considerazione che passano più tempo con i bambini... sta di fatto che, considerando l' evidenza, le donne sono più portate alla violenza qualora l' indagine si limiti alle relazioni intime... per contro, la donna difficilmente colpirà uno sconosciuto... una donna altresì esprimerà resistenza nel premere un bottone per uccidere nemici lontani e sconosciuti, anche se persistono valide ragioni... cosa che invece l' uomo è propenso a fare qualora dai suoi calcoli vi sia una convenienza... le ricerche sul campo ci dicono anche che l' uomo "aiuta" più della donna, ma questo perchè la gran parte delle ricerche si focalizza su situazioni in cui il beneficiato è uno sconosciuto o quasi... in realtà l' attaccamento della donna per i familiari sembra maggiore rispetto a quello espresso dall' uomo... concluderei dicendo che la donna ha maggiori attitudini sociali solo se definiamo "social" equivalente a "one-to-one close intimate relation", nei casi invece in cui sono implicate "broader group connection" l' uomo sembra più sensibile, nel bene e nel male... mi sento in obbligo di aggiungere che dopo l' esposizione documentata dei nostri argomenti, Susan Cross e Laura Masden hanno abbandonato le loro posizioni pregresse per spostarsi via via su interpretazioni che collimano con quella data anche qui... è così che la scienza dovrebbe funzionare..."

Roy Baumeister - Is there anything good about men?


Curiosi anche gli esperimenti condotti sui "bambini in cortile": lasciati a giocare per un' ora, i maschietti, magari superficialmente, interagiscono bene o male tutti tra loro; le femminucce, al contrario, tendono a creare gruppetti che legano molto pur isolandosi. Anche l' introduzione del "terzo" incomodo all' interno della coppia da esiti differenti: i maschietti tendono ad accogliere, le femminucce fanno invece muro. Sono esiti compatibili con il fatto che la bambina è più preoccupata di salvaguardare l' intimità e la qualità del legame, il maschietto ad estenderlo.

FONTI: sulla maggiore predisposizione femminile alla violenza di coppia, il metastudio più comprensivo è quello di J. Archer: Sex differences in aggression betwen heterosexsual partners: a metanalytical review - Psychological Bulletin, 126, 697-702.

lunedì 7 marzo 2011

Sogni tappezzati

Per accogliere i voli pindarici delle signorine intente ad accarezzre con gli occhi le levigate gioie di Van Cleef & Arple, è stata scelta come tapezzeria una musica sgocciolante, tale per cui dalle quattro pareti stillasse lo spirito dell' eleganza, lo spirito della bellezza, lo spirito dell' avventura e lo spirito della natura.

Una specie di pointillisme weberniano. Purchè tonale, la dissonanza spaventa e distrae le signorine sognanti.



Yoshio Machida - The Spirit of Beauty -Van Cleef & Arpels Exhibition Soundtracks

http://www.goear.com/playlist.php?v=5e59945

Il feticcio della laurea

In Italia: http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search¤tArticle=Y6DPN

Negli USA: http://www.nytimes.com/2011/03/07/opinion/07krugman.html

Sottobosco

Pace fatta tra l' elettronica e tutti gli aspetti analogici della vita umana. Una pace siglata nel corso degli anni zero.

Penso all' "analogico" come a tutto cio' che si mette di mezzo disturbando la pulizia del cristallo linguistico: singhiozzo, rutto, sospiro, singulto, pausa, balbettio, tic, tentennamento...

Finalmente anche l' elettronica puo' dedicarsi a ricostruire la brulicante vita che formicola inesausta tra un digit e l' altro, tra una sillaba e l' altra, tra una nota musicale e l' altra.

Quanti rachitici cespugli vivono e sviluppano una loro fascinosa tortuosità tra le piante rigogliose che monopolizzano l' interesse del Giardiniere.

Qui di seguito un meticoloso indagatore di questo sottobosco, uno che meglio di altri ci sottopone quel pullulare vitalistico. Sotto le sue bacchette (è un batterista, meglio dirlo) tutto freme in pulsazioni irregolari, dalla miriade di combinazioni prima o poi qualcosa svetterà.

Pace fatta tra l' elettronica e l' acustico, questa la più grande notizia che ci regala la musica degli anni zero.



Alexander Schubert - Plays Sinebag

http://www.goear.com/playlist.php?v=b2a5bae

E' il "frame" che vi frega.

Nel frequentare il sito femminista Lipperatura mi sono accorto dell' enfasi data da quelle parti al concetto di "framing": non conta tanto quel che dici, quanto i segnali che irradiano le particolari formule discorsive adottate. Ci sono "frame" discriminatori che ti valgono la condanna di sessista indipendentemente dal concetto espresso nel tuo messaggio. Quindi attenti: valutare il "frame" è come leggere dietro la maschera, e a poco valgono le tecniche di travisamento poichè un' adeguanta indagine sul "framing" sarà in grado di decostruirla.

Si dà il caso che parallelamente a quelle frequentazioni, io stessi leggendo Roy Baumeister secondo il quale l' attenzione morbosetta ai "segnali" ... segnala qualcosa che non aiuta certo la lotta contro gli stereotipi sessisti. Anzi, gli alimenta.

Per capire questa conclusione, serve conoscere l' antefatto.

Il pensiero espresso da Roy Baumeister, nel tentativo di costruire stereotipi sessisti accurati, individua la differenza tra uomo e donna nelle motivazioni più che nelle abilità. Secondo la sua gigantesca banca dati, la donna investirebbe di più nell' empatia, l' uomo nel pensiero sistematico. La donna si mostrerebbe più sensibile verso la persona in carne ed ossa che ha davanti, l' uomo è stimolato invece quando si concentra sull' "individuo statistico", una specie di "prossimo" astratto. La donna coltiverebbe al meglio le relazioni intime (one-to-one), l' uomo trova la sua dimensione ideale quando può tessere anonime relazioni astratte in grado di connettere moltitudini. E via di questo passo.

Certo, ciascuno di noi vorrebbe essere sia "empatico" che "sistematico", ma non possiamo avere tutto, le risorse sono limitate e tra le due caratteristiche esiste un inevitabile trade-off che uomo e donna risolvono diversamente.

Ma Roy vuol andare oltre, vuole andare a parare sulla "cultura" dei gruppi umani (conoscenza, politica, commercio, istituzioni...).

La "Cultura" è un sistema costruito per coordinare al meglio la vita sociale del gruppo; una specie di "mercato", e proprio come il mercato quanto più il sistema si estende, tanto più è efficiente e coinvolgente. Poichè ogni sistema allargato fa dell' astrazione e dell' anonimia il suo cardine, per quanto appena detto ciascuno capisce come mai il "mondo culturale" sia sempre stato una prerogativa maschile.

Roy Baumeister, nel corso del libro, suggerisce poi una miriade di indizi che possano far confluire acqua al mulino delle sue tesi. Tra gli altri fa notare la particolare sensibilità per il "framing", un' esclusiva delle donne, o quasi. Insomma, mentre all' uomo-parlante interessa far passare il messaggio, la donna-parlante è più attenta al "come" viene fatto passare e alla cura con cui viene confezionato (framing):

"... nel libro di Deborah Tannen (You just don't understand), basato sul lavoro del linguista Robin Lakoff, si esplicita come l' uomo tenda ad un linguaggio "chiaro", "forte" e "inequivoco", mentre la donna opta per la gentilezza, lo stile indiretto e blando... In un ristorante, una donna dirà al cameriere "could I please maybe have some water when you get a chance? I' m really thirsty. I' m sorry. Thank you". L' uomo troverà sufficiente esprimersi così: "could we get some water over there?... un certo femminismo fa notare come la differente formulazione sia il frutto di una differente distribuzione di potere e della conseguente oppressione subita, ma io preferisco notare come la formula (il "framing") femminile sia più curato e più adatto ad una interazione tra pari, e sia anche più idonea nello stabilire una qualche forma di intimità simpatetica, necessità poco sentita invece dall' uomo, il quale mira più volentieri alla chiarezza e al risultato finale...".

Personalmente ritengo che gli stereotipi sessisti di Baumeister (quelli azzurri) siano ben costruiti, anche perchè, cosa volete, non posso che uniformarmi al messaggio veicolato in merito dalla punta più avanzata dell' Accademia. Una cosa comunque a questo punto è certa: per una donna che li reputi dannosi, la peggior strategia per combatterli consiste nel focalizzarsi sui "framing". In questo modo non farebbe altro che confermarli!

Roy Baumeister: Is There anything Good About Men?

venerdì 4 marzo 2011

Classicismo rustico

A Santo Stefano Belbo c' ero stato a mangiar lumache con il mio "amico disperso" Morra (dove sei? da quelle parti si chiamano tutti Morra e non riesco a rintracciarti!).

Avevo già percepito molto in quell' occasione. Avevo visto all'opera l' obeso calabrone, annusato il miasma della capelvenere, sentito il baccano dei grilli che andava a manetta. Si era annidato nel cervello anche quell' odore rasposo di collina e di vigna. Avevo notato i sentierini che strapiombano e/o scantonano dal ciglio. Mi era sembrato persino di udire quelle bande chiassose tutte addossate in cerca di salvezza sul primo clarino che le porta (l' unico con un' infarinatura) ma vittime dell' inesorabile ottusità di bombardeni e genis.

Così avevo pensato a tempo debito (20 anni fa) che qualora mai avessi letto un suo libro, sarebbe stato quello che raccontava di quel paesino fuorimano. Così classico, così rustico.

Lui.

Lui è una persona piena di acciacchi, con una vita brutta e provvisoria, si sente decrepito come solo una donna o un caprone puo' esserlo; poverino, così afflitto da "reducismo", troppo "civile" per sapersi difendere, con la "rinuncia" facile, l' attitudine pronunciata a consegnarsi, la noia di "prevedere" e correre, la voglia di "lasciarsi vincere" che monta e quella di reagire che muore tra le mani: respinto da mille donne e da mille mestieri, morto suicida come una rockstar. Un' icona adolescenziale da banco di scuola con le cicche sotto come solo Leopardi puo' esserlo.

Ma i veri acciacchi dell' età sono i rimorsi, i rimorsi lo attanagliano mentre passeggia per il paese natio rimuginando il passato, quando le Colonne d' Ercole non stavano a Gibilterra ma a Canelli, quando il mondo era venuto a stanarlo da lì con la fame.


Gli idiotismi linguistici con cui si rende l' universo abitato da gente che comanda con gli occhi la famiglia e dice solo dei "sì" e dei "no" al forestiero, mal si accordano con l' inclinazione meditabonda del protagonista.

Lui, lo scampato, ora che beve il caffè scostando il mignolo, puo' raccontarci l' aspetto sinistro e angoscioso del vivere contadino, le donne che muoiono senza cure, o sfinite e dissanguate dai parti; i vecchi che i figli fan mendicare per le vie e che finiscono abbandonati quando non son più buoni neanche a chiedere; le manie sadiche che montano nei cascinali sul co' della motta, scheletri di muro freddo presidiati da cani col cimurro che impazziscono se ti sporgi.

E' solo il freddo che fa sembrare allegri gli occhi umidicci del contadino. In realtà abita un paese dove le mosche stanno meglio dei cristiani. Lavora e spartisce, lavora e spartisce. Ma non basta mai.

Difficilmente le sue donne scamperanno la "battuta", specie la domenica, quando sui suoi zoccoletti della festa torna alticcio dal paese dopo il vermut e la partita di carte che sigilla una settimana in cui ha posato la zappa solo per impugnare la rincola, e ha posato la roncolasolo per dare il solfato o portare i cavagni. Il colpo ha lo schianto pesante ma le mamme, si sa, piangono adagio, anche se non hanno le ossa buone minimizzano, mugolano, fanno dei piccoli strani versi nel tentativo estremo di credere e far credere che sia già tutto finito - ma è una guerra impari contro le vibrisse sensibili dei bambini - invece non è finita perchè piomba su di loro la stupidità di un altro colpo, gemono come passeri con l' ala rotta: il loro volto si deforma e si ricompone di continuo. Poi, finita la buriana, tirano fuori un fazzoletto e si mettono nel loro angolo (prima o poi moriranno, le troveranno un mattino freddo distese nel letto con i denti aperti, e quell' ozio scatenerà ancora una rabbia impotente). I figli, mentre assistono all' inizio di una discussione che è solo il prologo alle cinghiate, si accostano all' uscio, senza neanche volerlo davvero si spianano la fuga dalle grinfie qualora chiamati in causa. E' tremendamente facile "essere chiamati in causa" quando non c' è nessuna "causa" in ballo. Poi, dopo il "liberi tutti", si gira per la campagna bruna, qualcuno pensa "che freddo, avrà sbollito? posso rientrare?", qualcun altro pensa "un giorno l' ammazzo". Poi il segnale: la mamma li richiama tutti dalla soglia con una voce inferocita, come se la scannassero. Ogni tanto, tra una rachitica e l' altra, nasce una figlia con gli occhi come i cuori del papavero, più giudiziosa, destinata (forse) a una vita "non da scema". Altrimenti è guggia, saccone, polenta-ceci, erba per conigli e ignoranza di chi non sa cosa succede al di là del Bormida. Giusto una radio da aprire ogni tanto. Forse.

Dopo la cronachetta che si barcamena tra il teribile e il gustoso, segue la brutale sintesi ideologica: il mondo è malfatto e bisogna rifarlo, la colpa è del soldo e di chi l' ha inventato, bisogna che il governo lo bruci insieme a chi lo difende. Poi si potrà tornare alla bella favola da ascoltare con occhi sottili, al bel pregiudizio che arieggia le vite senza sfogo, si potrà tornare ai falò rituali sotto la luna.

Cesare Pavese - la luna e i falò

Chi vien prima?

... l' uovo o la gallina?

... che figüüüüüüra... il professore non lo sa!



http://www.goear.com/playlist.php?v=05d7cc0

(la gallina costruita con i gusci è opera di Kyle Bean)

giovedì 3 marzo 2011

Foto multicolor della scuola privata italica II

Ho utilizzato i dodici righi neri del post precedente per concludere quanto sia ragionevole, parlando di scuola, spostare risorse verso il privato.

Ci sono ragioni legate all' etica: la famiglia deve poter scegliere senza subire imposizioni.

Ci sono ragioni legate all' innovazione: più strade si battono, più scoperte si fanno.

Ci sono ragioni legate all' economia: il costo per allievo, a parità di risultati, quasi si dimezza.

Ci sono ragioni legate alla qualità: un po' ovunque nel mondo libero è il privato ad offrire le migliori prestazioni.

Sorge allora il dubbio per cui ho sentito l' esigenza di questo post: perchè la battaglia per una riforma tanto ragionevole è spesso snobbata?

Provo a mettere in fila tre motivazioni:

1. La battaglia per la "privatizzazione" della scuola è un "bene pubblico": chi me lo fa fare di assumere un impegno tanto oneroso quando poi, in caso di successo, i frutti verranno raccolti da tutti? Le minoranze organizzate (insegnanti statali) hanno così buon gioco nell' alzare un muro a difesa dello status quo.

2. La Politica, controllando più dappresso il monopolio dell' istruzione, controlla anche una forma d' indottrinamento ed è quindi interessata a propagandare i pregi di questa istituzione. Attraverso quel canale puo' raccontare, per esempio, quanto è bella la nostra Costituzione (tradotto: ubbidire all' autorità è cosa buona e giusta). Siccome un interesse del genere è bypartisan, anche la valutazione benevola sarà espressa bypartisan e quindi scambiata per una valutazione oggettiva.

3. In un panorama privatizzato la famiglia deve scegliere, e questo puo' essere fonte di angosce.

Mi soffermo sul terzo punto che trovo il meno scontato e dibattuto.

Immaginiamo in modo molto semplificato che esistano 3 alternative: Scuola rossa: qualità 100, retta 100; Scuola verde: qualità 70, retta 70; Scuola azzurra: qualità 50, retta 50.

Immaginiamo adesso che per la Famiglia Sempronio sia razionale scegliere la Scuola azzurra.

Il "valore della Famiglia" però è molto sentito tra i coniugi Sempronio i quali non possono ammettere che nella loro testa alberghi il pensiero di "non aver dato il massimo ai loro bambini". Ancor meno possono sopportare l' idea che una cosa simile si insinui nel giudizio di terzi. Al solo immaginare una cosa del genere impazziscono.

I Sempronio, inoltre, vivono in un ambiente che idealizza la formazione scolastica dandole grande impostanza, per loro rinunciare alla scuola migliore (quando in fondo con grandi sacrifici potrebbero anche permettersela) significa abdicare al ruolo di genitori modello.

Ecco allora che per i Sempronio si aprono due vie poco allettanti: o vivono in una condizione angosciosa, o vivono in una condizione irrazionale.

Virare verso la "scuola privata", per i motivi detti, sembra una manovra sacrodsanta, ma solo se siamo di fronte a persone ragionevoli in grado di superare i loro bias. L' idea irrazionale di "dover dare il massimo ai propri figli" si annida facilmente nella fragile psicologia di un genitori.

A volte, sembra paradossale, è preferibile subire un' imposizione piuttosto che convivere con l' ossessione "di non aver dato il massimo per i propri figli".

Il razionalista ha allora un doppio fronte su cui combattere: quello dell' organizzazione di sistema (+ privato) e quello delle psicologia famigliare (overcoming bias!).

Io sono ottimista e penso che entrambe le imprese possono essere portate a compimento.

p.s. La riflessione è un "effetto collaterale" dei colloqui avuti con Sara e altri a proposito del metodo Estivill per far dormire i bambini.

add: "meno stato" - ricetta universale ormai persino nella vecchia Europa. In merito un libro ben documentato di Giacomo Zagardo: La punta di diamante.

Lo "scazzo" illuminante

Un drago rapisce la figlia del Re. Questi chiede aiuto e si presenta il figlio di un contadino che parte alla ricerca della bella. Per la strada incontra una vecchia che decide di fargli custodire un branco di cavalli selvaggi. Egli ci riesce e la vecchia gli regala uno degli animali che si rivela magico; il cavallo lo conduce in volo sull' isola dove si trova la principessa. L' eroe uccide il drago, fa ritorno alla corte e riceve in compenso dal Re la mano della Principessa.

Succede una disgrazia; viene chiesto aiuto all' eroe; egli parte alla ricerca; per la strada incontra chi, dopo averlo sottoposto ad una prova, lo ricompensa con un dono magico; grazie al dono l' eroe puo' compiere la sua missione e riscuotere la sua ricompensa.

La parte azzurra si chiama Intreccio, la parte verde si chiama Struttura.

In questo libro, Vladimir Propp individua le strutture attorno alle quali si costituiscono i vari intrecci delle fiabe (favole di magia).

Sono 31.

Bene.

Un libro ormai storico, ma anche noioso, come gran parte del catalogo di saggistica dell' Einaudi.

Fortunatamente, in appendice, a ravvivare il grigiore del tomo, c' è lo "scazzo" sanguigno con Claude Lévi Strauss.

Nella sua recensione, dopo una mezza paginata di complimenti, CLS comincia con le legnate. Ogni tanto tira il fiato buttando lì altri complimenti che possano fungere da prologo ideale all' impietoso sprezzamento che seguirà.

Devo qui dire che CLS è il classico intellettuale francese che fa dell' oscurità un punto d' onore. A fare le spese dello sforzo profuso dal Gigante per non farsi capire, furono i suoi epigoni conterranei. Lo stile involuto dei Deridda e dei Deleuze è passato a proverbio. Personalmente, dopo una prima infatuazione, ho poi maturato una resipiscenza grazie alla quale intuivo la presenza di vermi nel prodotto, per quanto la confezione stilosa lo rendesse raccomandabile e l' effetto delle "parole (difficili) in libertà" scatenasse le ambizioni intellettualoidi che tutti noi abbiamo, chi più, chi meno.

Ad ogni modo, nella replica, provvidenzialmente richiesta dall' editore all' autore, il sangue russo di Propp ribolle e allora sono scintille.

La discussione al calor bianco esenta dal gergo e costringe a parlar chiaro, cosicchè anche noi profani, finalmente, abbiamo la speranza di capirci qualcosa.

CLS accusa VP di "formaslismo".

Che a quei tempi era come ricevere la scomunica e l' espulsione da tutte le Università del regno.

Dimenticavo solo di dire che l' Ortodossia non era il "contenutismo", come uno potrebbe aspettarsi l' ingenuo che vive nel passato, bensì lo "strutturalismo".

Ma cosa differenzia "formalismo" e "strutturalismo"? Il primo concepisce ancora una distinzione tra "forma" e "contenuto", il secondo l' ha abolita.

"Il drago rapisce la principessa" è tradotto nell' elemento strutturale "succede una disgrazia" in modo da espellere i "soggetti" e concentrarsi sulle "azioni". La ragionevole intuizione è quella di pensare che le "azioni" siano costanti mentre i "soggetti" varino. Ma per l' integralista CLS cio' non basta, lui vuole ridurre tutto a struttura, anche i nomi propri!... Anche "drago" in fondo è una struttura che deve essere rintracciata, magari risalendo allo studio etnografico del popolo presso cui circola quella fiaba.

Insomma, per il riduzionista CLS tutto è struttura, persino i nomi propri. In effetti, a rigor di logica, secondo la "teoria descrittiva", ogni significato puo' essere ridotto ad una descrizione, ad una "storia" se vogliamo, e quindi ad una struttura.

Il fatto è che una teoria semantica del genere s' impianta proprio sui nomi propri. Lo ha spiegato in lungo e in largo quel guastafeste di Saul Kripke recuperando così il concetto di essenza. Un vero aglio per il relativismo ad oltranza.

CLS è il classico rappresentare del nichilismo novecentesco, quello contro cui, con un certo ritardo, tuona la Chiesa Cattolica di tanto in tanto. Per lui tutto è riducibile a struttura, quindi favole, miti, religioni, sono un po' tutte la stessa cosa. Anche le storie dei popoli, essendo riducibili ad una schemino, sono tutte sostanzialmente simili: non esiste uno schemino "superiore" agli altri. C' è chi va sulla luna, c' è chi mangia il prossimo e chi invece lo aiuta creando società più ricche. Tutti, fondalmente, "schemini" sociali.

VP non sembra aver molto tempo da perdere con la filosofia e allora manda "a cagare" CLS dicendogli di scendere dal pero e di smetterla di ricamare in cielo facendo "astrazioni di astrazioni". Lui - VP - deve domare quella bestia indomita che sono le raccolte favolistiche Afanasev e le 31 strutture escogitate ci riescono benissimo. Anzichè ringraziare ecco poi che si ritrova di fronte questo professorino che fa le pulci alle pulci: che si provi piuttosto a rintracciare una fiaba che non stia in nella gabbia da lui approntata. Che si sporchi un po' più le mani con i "materiali". Rimboccarsi le maniche è il modo migliore per dissolvere le ubbie che fanno elucubrare in quel modo il francese.

Detto questo, lo studioso russo si guarda bene dal "mandare a cagare" lo Strutturalismo insieme a CLS. Chiede anzi di iscriversi alla setta mostrando le credenziali ed emendando alcune ambiguità. Ma è normale che fosse così, era quella la Religione consolidata dell' intellettuale nichilista novecentesco, e il totem allora non tollerava offese.

Vladimir Propp - Morfologia della fiaba

mercoledì 2 marzo 2011

Debt bias

Il fisco colpevole anche dell' eccessivo indebitamento

http://econlog.econlib.org/archives/2011/03/ken_rogoff_and_1.html

Paleo TV vol. II

Ho imparato a memoria la lezione e ora so che con il suo micidiale risucchio precipita le coscienze in un buco nero fino a resettarle restituendole slavate e deprogrammate; eppure voglio concedermi ancora un viaggetto in compagnia del demonio più potente della nostra era.



Solo due dubbi:

1. Pippo l' ipPOPOtamo pubblicizzava i pannolini della lines per via dell' inserto? Se sì, l' ho realizzato nel 2011.

2. Chi ricorda in quale carosello era contenuto SI-RE-SI-RE?



http://www.goear.com/playlist.php?v=840b8fb

Spesa per studente

In Italia è elevata.

Scuola primaria e secondaria svettano una volta che si fanno le giuste tare:
http://riechoblog.wordpress.com/2010/09/21/quanto-e-come-litalia-spende-in-istruzione/

Perotti ci parla poi della spesa per studente nelle università: è elevata se si considerano coloro che frequentano.

Ricolfi rincara: la spesa è troppo alta per quel che rende.

Giuliano Ferrara vince a San Remo

Vecchioni spiega il testo della sua canzone:

"Per il vigliacco che nasconde il cuore... lì mi rifacevo alla filosofia del cinismo che impera: in politica e nel quotidiano. Quel giro di teorie lì che magari Giuliano Ferrara incarna bene...»

Devo ammettere che mi era sfuggito.

Tanta sottigliezza la lascio volentieri quel genere di ermeneuti che Barbara Spinelli incarna bene.

martedì 1 marzo 2011

Foto multicolor della scuola privata italica


I dati indicano che gli studenti delle private hanno in media punteggi inferiori (ai test PISA) rispetto a quelli delle pubbliche. L’Italia è uno dei pochi casi in cui questo succede: di solito è vero il contrario. Secondo alcune analisi, la minor performance delle scuole private è dovuta al fatto che esse tendono a reclutare gli studenti meno motivati, quelli che fanno fatica ad avanzare nella scuola pubblica.

Il rigo rosso è opinabile visto che i dati non consentono un raffronto: i test Pisa non intendevano comparare scuole statali e scuole private, cosicchè il campione delle scuole private testato non è per nulla rappresentativo.

A cio' aggiungerei che la differenza tra statali e private non finanziate (3%) è statisticamente insignificante. Nel grafico, costruito in fretta e furia a fini propagandistici dopo le uscite del Premier, il troncamento delle ordinate oscura l' irrilevanza del divario.

Tuttavia, e qui ragiono a lume di naso, non mi sorprenderebbe riscontrare risultati simili anche in una vera ricerca.

Cio' detto non andrebbe trascurato un fatto importante: le private vincono sul piano della consumer satisfaction. Non è poco per chi considera che la Scuola sia fatta per la Famiglia e non viceversa.

Teniamo poi sempre a mente che le nostre considerazioni NON sono svolte coeteris paribus: il costo per allievo nelle private quasi si dimezza!

Vogliamo poi dire che gli esiti dei test INVALSI non collimano affatto con quelli qui riportati? Ma è normale che sia così visto che, lo ripeto, chi ha predisposto questi test non era interessato ai temi che noi qui discutiamo.

Da ultimo, è utile ricordare che la concorrenza delle private giova alle statali: dove sono presenti le prime la qualità media delle seconde si innalza.

Anche il rigo verde sembra attendibile visto che tra le "private" hanno larga parte i CFP, scuole spesso chiamate a svolgere il "lavoro sporco", quello di recupero drop out e avviamento alla professione.

E poi, sinceramente parlando, (e qui mi affido ancora al "lume di naso") chi non conosce almeno un caso di famiglia disperata che ricorra alla scuola privata per il figlio lavativo? Con materiale del genere non si possono fare miracoli.

Ma a mio avviso, comunque, il rigo più importante è il rigo azzurro.

Per i noti motivi, in qualsiasi settore il servizio statale è sinonimo di qualità scadente. Non a caso ovunque nel mondo "le private" superano di parecchio "le statali"; è lo stesso buon senso a dirci che non potrebbe essere altrimenti: quel che vale in qalsiasi settore continua semplicemente a valere per la scuola. Perchè allora noi costituiamo un' eccezione?

Forse perchè la scuola si uniforma alla società dove vivranno coloro che la frequentano.

E allora rileva il fatto che l' Italia sia considerata il paese delle rendite: se il papà ha una farmacia, il figlio è a posto, anche lui sarà farmacista. L' unica cosa che gli occorre per sistemarsi è il maledetto pezzo di carta.

Questo vale per molte attività, dal docente universitario al rappresentante di commercio, un posticino attende il figlio di papà o l' amico... ormai esiste persino l' albo degli Amministratori di Condominio.

Nelle società poco concorrenziali il pezzo di carta è tutto, e siccome le "private" devono garantirsi la consumer satisfaction fanno i salti mortali per accontentare il cliente.

Al contrario, in società concorrenziali come quelle nordiche o quelle anglosassoni, cio' che serve è la preparazione; solo garantendo quella si puo' massimizzare la consumer satisfaction.

Cosa concludere dopo i 12 righi neri di cui sopra?

Mi limito qui all' insegnamento centrale: virare verso una società più competitiva (ovvero più libera) e investire quante più risorse possibile nella scuola privata.

Mi sembra che il discorso fili sia in teoria che in pratica.

+++

Per chiudere esprimo una mia opinione personale se chiamato in condizioni ideali a scegliere tra pubblico e privato. Ovunque nel mondo è la scuola privata a fornire l' eccellenza, ma questo servizio costa; andatevi a vedere le tasse d' iscrizione degli istituti più esclusivi.

Penso che sia possibile spuntare rette tanto elevate solo perchè la gente tende a sopravvalutare i servizi scolastici. Fortunatamente esiste una consolidata teoria dell' Accademia che spiega bene questo bias.

In altri termini: non penso che il differenziale qualitativo compensi il differenziale che si riscontra nell' impegno finanziario richiesto all' utente.

+++

Fonti: il grafico con le conclusioni di cui al rigo rosso l' ho tratto dal sito La Voce info. L' osservazione di cui al rigo azzurro e la spiegazione di cui al rigo verde le traggo da un articolo sul Corriere della Sera di Maurizio Ferrera. Parecchi righi neri li eredito invece dai vari articoli di Luisa Ribolzi sul sito Il Sussidiario. La teoria dell' Accademia è abbozzata sul sito Cato Unbound da Charles Murray e Bryan Caplan.

http://www.pietroichino.it/?p=13218

http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2010/12/13/SCUOLA-Le-paritarie-abbassano-il-livello-solo-un-idea-falsa-di-Repubblica/133355/

Why present the gender ‘pay gap’ as a moral issue rather than a profit opportunity?

Ipotesi:

1. Campaigners want to seem idealistic and opposed to sexism more than they actually want to solve the ‘problem’.

2. The pay gap is in fact justified by productivity differences, and if the reasoning above were known more widely this would soon become obvious.

3. Campaigners on the issue don’t understand economics.

4. The campaigners care about the issue because they oppose discrimination, and they assume others (should) feel the same way.


Mi piace la prima ipotesi: è la voglia di scampagnate che ingrossa le manifestazioni.

Anche se non sottovaluto la seconda.

Unions vs. the Right to Work

http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704150604576166011983939364.html?mod=rss_opinion_main

Da meditare.

Specie se si chi vive in una "Repubblica fondata sul lavoro".

lunedì 28 febbraio 2011

Tanto privato in cima alla torre di Pisa

La scuola asiatica svetta nei test PISA. Consultate pure i ranking tabulati. Taiwan, Hong Kong, Giappone, Corea del Sud la fanno da padroni.







Ebbene, si sappia che questi paesi, e quelli asiatici in generale, sono anche quelli con la "fetta" di privato più ambia al mondo (in Corea del Sud praticamente metà delle scuole sono private-pure).

In Finlandia, il paese che con più tenacia contende il primato alle tigri asiatiche, la scuola è comunque comunale, con una larga autonomia nello stabilire i programmi.

E fin qui abbiamo parlato dei quindicenni.

Passando alle Università, il "privato" è diffuso soprattutto negli USA. Guardacaso è lì che si concentrano le università più prestigiose, nonchè le più ambite dagli studenti di tutto il mondo.