venerdì 3 dicembre 2010

Scienza e Fede. Come dialogare.

Il dialogo tra uomini di religione e uomini di scienza è facilitato se fa perno sul linguaggio. Gli scienziati atei con cui mi sono intrattenuta, sono tra le persone più istruite della nostra società. Pertanto mi aspettavo che fossero in grado di dominare un codice linguistico estremamente sofisticato. Mi sono accorta ben presto che costoro padroneggino appieno il gergo nelle aree di loro competenza, ma, allorchè si è affrontato il discorso sulla fede, hanno mostrato di parlare una lingua rozza e incentrata su stereotipi. In altre parole, non erano persone in grado di "articolare". Spesso consideravano i termini "religioso" e "fondamentalista" come sinonimi, oppure partivano facendo proprie premesse infondate. Tutte lacune rinforzate dal fatto che vivono gran parte della giornata in una comunità dove interagiscono con persone molto simili a loro. La ristrettezza del codice linguistico diventa dunque una lacuna da rimuovere, qualcosa da mettere al centro se si vuole costruire un dialogo reciprocamente fruttuoso.

Lo scienziato ateo tende poi a credere che la conoscenza scientifica non sia compatibile con la religione, e a volte argomenta a livello teorico su questa incompatibilità. In casi del genere un buon modo per instaurare il dialogo consiste nel sottolineare una compatibilità di fatto: nonstante "questo" e "quello", di fatto la metà degli "scienziati d' élite" americani professa una credenza religiosa, ma soprattutto non pochi altri affermano comunque di avere una vita spirituale. Sono queste verità di fatto non troppo conosciute che possono aprire molte porte ora sbarrate con il chiavistello.

Elaine Howard Ecklund - Science vs. Religion. What scientist really think - Oxford University Press

giovedì 2 dicembre 2010

Sola a presidiare la fortezza

Flannery O'Connor e il mistero della scrittura

IMBAMBOLATI

Gli strani personaggi che popolano i suoi racconti osservano la realtà come imbambolati; ricordiamoci del precetto: più al lungo guardate un oggetto e più mondo ci vedrete dentro. Questo "eccesso di visione" è indescrivibile, ma c' è. E noi non sappiamo mai come inciderà sull' animo di chi vi si espone, ma sappiamo che da quel momento potrà accadere di tutto: violenza gratuita, grottesco, bizzarro, misto di comicità ed orrore. Cio' che sicuramente salta in aria è il buon senso.

SHEPPARD

Rimpinzare il proprio vuoto con opere buone è un comportamento infernale. La fede è un riconoscimento, e l' ingordigia di "bontà" a volte ci obnubila favorendo distrazioni fatali. Con uno slancio generoso, Sheppard accoglie in casa Rufus Johnson, un ragazzino che era stato in Riformatorio e che lui voleva redimere. Imbevuto di nozioni psicologiche e di un umanitarismo filantropico, è convinto che il male possa essere vinto con un' educazione laica volta allo sviluppo dell' intelligenza. Ma ne uscirà sconfitto, J. non farà che sfuggire agli schemi razionali che stanno davanti a lui come trappole, e questo avviene in pagine che toccano il nervo più vivo della condizione umana.

ARTE = SOLITUDINE

L' arte è una lingua interiore. L' artista, poichè è chiamato ad occuparsi solo di se stesso, è deficitario, non ha strumenti per capire il mondo.

Spiego meglio.

La politica e la sociologia si occuperanno dell' interazione in gruppi umani estesi, l' economia in gruppi umani ristretti, la psicologia dei comportamenti individuali, ma solo l' arte si occupa del singolo in assenza di comportamento, di quel paesaggio interiore privo di espressione.

Il perito di questa immota solitudine ha solo parole svianti quando tenta di dedicarsi ad altro. E molti sembra proprio abbiano scelto l' arte come comoda via per fare poi altro.

Flannery invece amava la solitudine e vi anelava constantemente, già da piccola si chiudeva a chiave nelle stanze, benediceva ogni giorno la sua grave malattia pensandola come la barriera più efficiente contro la perniciosa interferenza dei contatti umani.

BELLEZZA SALVIFICA (OVVERO: L' ARTE SACRA OGGI)

Vi ricordate l' imbarazzante adozione di Tolkien ad opera dei "neo-fascisti"? Ebbene, da tempo i ciellini hanno adottato Flannery - ancora una prefazione di Don Giussani all' ultima raccolta di racconti, ancora una mostra in suo onore all' ultimo Meeting - con lei spartiscono un comandamento impegnativo: la bellezza salva.

La bellezza è una preda astuta, che sfugge e si metamorfizza nel tempo passando sotto il naso di chi ancora ha in mente le fattezze di quella strana "bestia" osservate allorquando un grande artista del passato riuscì temporaneamente ad ingabbiarla.

Ma Flannery ha le idee chiare e sa dove l' arte religiosa è chiamata a lavorare oggi: sono i malfattori, gli storpi, i deformi (dentro e fuori) coloro da cui promana quella particolare bellezza incommensurabile, l' unica che non si puo' dissociare dalla "verità", l' unica di cui è avida l' arte sacra.

Gli scrittori che vedono e narrano alla luce della fede cristiana sono chiamati ad essere i più fini osservatori del grottesco, del perverso, del demenziale, dell' assurdo, dell' autistico. Lo stesso dicasi per musicisti e pittori.

Sono chiamati anche a liberarsi di allegorie, metafore ed altri profilattici; sono chiamati a stare senza intermediazioni davanti all' incarnazione del difetto, del limitato, del tarato. Flannery è in questo fulgido esempio.

ORRORE

L' arte sacra deve rifuggire le formule pie, deve scioccare il lettore con il gusto dell' edificante, deve liberarsi di ogni svenevole moralismo, quello è annoiante laicume; deve setacciare tutto il sublime residuo e liberarsene finchè è in tempo: così prosciugata inscenerà uno spettacolo in cui l' orribile si offre sempre temprato dal ridicolo.

Nell' arte sacra non deve trapelare alcuna "intenzione ideale", il mestiere dell' artista è deludere il critico-tartufo che ne va in spasmodica ricerca.

E' difficile produrre oggi arte sacra, perchè una simile arte è chiamata a scandalizzare chi già passa tutto il giorno a scandalizzarsi per ragioni sbagliate.

Lo scandalo si crea quando uno stile concreto e realista presenta in carne e sangue un' imperscrutabile verità spirituale.

E' lo scandalo dell' Incarnazione! Sparisca ogni simbolo, ogni metafora, ogni allegoria, ogni linguaggio; l' arte deve farne a meno per privilegiare l' incandescenza del contatto diretto, unico "linguaggio" rinnovato in grado di rendere qui ed ora il mistero dell' Incarnato. Sia bandita ogni astrazione a favore della concretezza e di tutte le imperfezioni e asimmetrie che puo' presentare una pietra appena dissotterrata.

I racconti sono "duri", la musica "dissonante", le forme "ellittiche", ma solo perchè "duro", "dissonante", "ellittico" è il messaggio cristiano.

L' ambiguità grottesca che abbonda nelle pagine di Flannery è la stimmate di un' umanità marchiata dal Peccato originale, ovvero dal "limite". Mai soggetto si presta tanto ad essere trattato in racconti e in musiche dell' orrore.

Purchè siano racconti e musiche prive di "atmosfere" orrorifiche.

L' "orrore" prosciugato da ogni atmosfera resta inquietante poichè c' impedisce di dimenticare che partecipiamo della sua condizione. L' "atmosfera" mitiga questo effetto disturbante poichè amplifica artificiosamente il mostruoso puntando sulla sua rassicurante alterità.

Flannery difende con i denti il diritto dell' artista cristiano a scegliere il "negativo" della realtà, le numerose tare che l' affliggono. E con il mondo che diventa sempre più materialistico ci sarà sempre più da scegliere. L' arte sacra ha un futuro.

IL LATO RIDICOLO DELLA FEDE

la fede ha in sè qualcosa di ridicolo e il fedele che anela all' assoluto è un personaggio grottesco. Chi non lo riconosce è spacciato. Flannery lo racconta e riracconta in ogni sua pagina avvalendosi di uno stile chiaro, veloce e realistico.

VIOLENZA DELLA GRAZIA

La violenza non è sempre al servizio del Male, esiste anche la violenza al servizio del Bene.

Flannery decide scientemente di sostituire la parola "amore" con la parola "grazia". Questo perchè l' amore è incompatibile con la violenza mentre l' amore cristiano necessità di cospicue dosi di violenza visto che deve competere con un male concreto ed operante. La mente dell' uomo è chiusa e coesa come un diamante, solo la forza tagliente di un altro diamante puo' competere con essa.

"Il Paradiso è dei violenti", un titolo ma anche un motto che racchiude la piccola irlandese.

LEI

Brusca, sdegnosa, senza pretese, splendida e inappariscente... circondata dai suoi pavoni.

mercoledì 1 dicembre 2010

La prevedibile disperazione di Monicelli

Un altro grande ateo si è suicidato. Tra le due cose c' è una relazione?

Nel caso specifico nessuno puo' dirlo, ma in generale ormai pochi dubitano: essere religiosi dimezza le possibilità di suicidio.

E il suicidio è l' unico indicatore affidabile per misurare la felicità.

Vietare il suicidio avvalendosi dello Stato, non mi sembra il modo migliore per valorizzare questa virtù del pensiero religioso.

Libertarianism A-Z: "Vieni via con me" (ovvero la TV)

Fabio Fazio (FF) avrebbe dovuto invitare i pro-life nella sua trasmissione?

Lui dice di no: "se vogliono parlare, lo facciano nelle loro trasmissioni".

Giusto, sennochè "Vieni via con me" è classificata come "servizio pubblico".

FF, e molti con lui, quando replicano così, dimostrano di non conoscere il significato dell' espressione "servizio pubblico".

Una trasmissione del servizio pubblico è una trasmissione utile a tutti ma che il mercato non puo' produrre a causa degli inevitabili "comportamenti opportunistici" a cui darebbe luogo una simile impresa.

Tutti sanno cosa sia un comportamento opportunistico: l' opportunista dice mentendo che non è interessato ad un certo bene, in questo modo non contribuisce alla sua produzione, dopodichè, una volta che il bene è stato prodotto con risorse altrui, lo sfrutta al pari degli altri visto che non puo' più essere escluso. Per esempio: posso dire che non m' interessa lo scudo anti-aereo e non finanziare così il progetto della difesa. Ma poi, una volta che il progetto è concluso, anch'io, che abito in Italia, godrò inevitabilmente di quella protezione. [Un modo rozzo per aggirare il problema consiste nel dichiarare "servizio pubblico" lo scudo spaziale e finanziarlo con le tasse generali].

Da quanto detto capiamo che condizione necessaria affinchè una trasmissione TV sia "servizio pubblico" è che "tutti" i contribuenti ne usufruiscano. Questo perchè "tutti" sono chiamati a finanziarla.

Bene, davvero qualcuno potrebbe sostenere seriamente che i pro-life, nonostante godano di una trasmissione come "Vieni via con me", non vogliano ammetterlo? Sostenerlo rasenta l' assurdo, chiunque ne converrà.

Conclusione elementare: se vogliamo che sia "servizio pubblico", il diritto di replica è dovuto. Punto.

stanca replica: "ma allora tutte le trasmissioni del servizio pubblico sarebbero imbottite con "diritti di replica".

E' una risposta senza alcun peso specifico poichè pone un problema che riguarda solo chi ritiene che esista un "servizio pubblico" in tema di Radio e TV. E' dunque un' obiezione irricevibile per un libertario. Al contrario, potrebbe angosciare ancor di più i "fabiofaziosi", ovvero coloro stessi che la avanzano, visto che in genere sono proprio loro a sostenere la necessità di un "servizio pubblico".

I più superficiali potrebbero poi pensare che "Vieni via con me" sia in ogni caso in grado di ripagarsi da sè visti i buoni ascolti. Ma questo testimonia solo che non si tratta di "servizio pubblico", il mercato puo' produrre "beni che si ripagano" e la Rai non è dunque l' ospite adeguato.

P.S. In questa sede non giudico comunque i contenuti della trasmissione. Su tre puntate ne ho visti dieci minuti, qualcuno faceva delle liste elencando un po' alla rinfusa oggetti simbolici e altre suppellettili cariche di "memoria"; insomma, le classiche "liste" di chi è invecchiato ben prima di finire la gioventù. Il giovane/vecchio è uno che a 30 anni è già zeppo di malinconie, cosicchè guarda al passato con il languore e l' occhio spento dell' ottuagenario. Non lasciatevi ingannare, sotto quel languore cova l' odio, sentimento sempre presente dove esala il romanticismo. L' aspetto mellifluo è riservato alla "parrocchietta" che condivide quel passato, di fronte al clandestino o al "diverso" che "non lo capisce" il mellifluo sente estraneità e tira subito fuori l' artiglio fatto di sarcasmo e disprezzo. Del resto, FF è così. Poi c' era Saviano che parlava di Mafia, un argomento che 99 volte su 100 mi fa sbadigliare, lo ammetto.

P.S. Ho sentito anche questa: "se quelli sono i pro-life, noi chi siamo, i pro-morte?". E perchè no? Io, per esempio, sono favorevole a testamento biologico, eutanasia volontaria, e ad ogni provvedimento che legalizzi la possibilità di morire quando uno crede e come crede. Se questo è essere pro-morte, perchè avere paura delle parole? Solo chi punta sugli slogan puo' preoccuparsi. E ho la sgradevole sensazione di conoscere un prototipo del genere.

Spiritual atheist

Flock of Dodos è un film che investiga la differenza tra persone religiose e persone di scienza.

Si concentra sulla psicologia e lo fa calandosi in una realtà storica ben definita, quella relativa al dibattito che c' è stato negli USA tra sostenitori dell' ID ed evoluzionisti.

Quel che ne esce è abbastanza sorprendente, sembra proprio che i supperter dell ID siano dotati di un maggior spirito dialogante mentre gli evoluzionisti coinvolti nella vicenda sembrano più inclini a tagliar corto ostentando disprezzo e intolleranza.

Il Dodo è un uccello nativo delle isole Mauritius, la sua inettitudine al volo lo condannò all' estinzione allorchè gli europei sbarcarono sull' isola.

Randy Olson, biologo e autore del film, pensa che la scienza abbia dei nemici interni e che i suoi rappresentanti dovrebbero imparare a relazionarsi in modo meno rozzo e più rispettoso all' esterno, pena l' estinzione.

Al termine della proiezione in prima visione alla Cornell University, seduta in sala c' era anche Elaine Howard Ecklund, allora era una studentessa. Quando il film terminò, si accesero le luci e cominciò il dibattito; la Ecklund fu così testimone di eventi che segnarono poi il suo futuro accademico.

Il dibattito, infatti, confermò rinforzandole le tesi del film. Un laboratorio sperimentale non poteva dare esiti tanto inequivocabili. Un manipolo di scienziati vocianti tenevano banco coprendo tutte le altre voci incitandosi vicendevolmente al grido "stupid fundamentalist!".

Fu quel giorno che la Ecklund cominciò a concepire il suo libro, "Science vs. Religion", un libro che oggi viene considerato il testo più approfondito in materia.

In quella sala la studiosa ebbe la netta sensazione che una minoranza chiassosa monopolizzasse gli altoparlanti a disposizione per comunicare al Mondo "cio' che pensa la scienza" in materia di religione. Ma la rappresentanza, intuiva la Ecklund, era probabilmente distorta.

La "survey" documentata nel libro che impegnò negli anni successivi la Ecklund presso gli scienziati delle top University americane è la più esaustiva a disposizione, ci fornisce molte notizie sui pensieri e sulla vita spirituale di questa élite. In più la Ecklund vive per giorni a stretto contatto con alcune figure tipiche (l' ateo, l' agnostico, il credente; Arik, Evelyn, Margaret) per cercare di carpire la loro realtà interiore: la "religione" è una materia complessa che non si esaurisce con interviste "normalizzate" a fini statistici.

Non c' è dubbio che tra i top-scientist i religiosi in senso tradizionale siano meno rappresentati rispetto a quanto lo siano nella popolazione. Tra atei e agnostici si supera di gran lunga la metà del campione, nella popolazione americana non si arriva al 10%; eppure il rapporto rivela delle sorprese.

La Ecklund scopre una nuova figura, quella dell' "imprenditore spirituale". Molti scienziati si definiscono persone "spirituali". Ma a sorprendere è che il 22% di essi si definisce anche "ateo"; e il 27% degli "spirituali" si definisce anche "agnostico"!

Se alla quasi metà di "scienziati religiosi" aggiungiamo gli "scienziati spirituali", arriviamo ad una quota ragguardevole (70%) di scienziati in grado di capire e rispettare la religione. Aggiungiamo poi che una buona fetta dei rimanenti hanno maturato la loro ostilità con la religione a causa di "cattive esperienze pregresse" che nulla hanno a che fare con la loro attuale occupazione.

Dopo quattro anni di ricerca, almeno una cosa appare chiara alla Ecklund: tutto quel che sappiamo della vita religiosa e spirituale dei top scientist americani è falso o come minimo distorto. L' incompatibilità insormontabile tra scienza e fede è una caricatura da smontare al più presto, così come è una caricatura quella dello "scienziato" incline per formazione mentale alla tolleranza.

Un messaggio importante, direi, un messaggio che consiglia di stipulare una nuova allenza tra chi vuole discutere nel rispetto reciproco il rapporto che esiste tra scienza-fede cercando di togliere l' altoparlante dalle mani di un manipolo di scienziati arroganti e vociferanti. Un' alleanza possibile, visto che il "materiale umano" per realizzarla abbonda.

martedì 30 novembre 2010

Libertarism A-Z: povertà e disuguaglianza

In molti sostengono che lo Stato dovrebbe prendersi cura dei poveri, e non solo per motivi etici. la disuguaglianza diffusa è un fattore di instabilità sociale e quindi un trasferimento di ricchezza costituirebbe un' assicurazione sociale.

1. Innanzitutto lo Stato non ha doveri etici, a meno che non sia uno Stato Etico. L' affermazione per cui la diseguaglianza sarebbe un destabilizzatore sociale è contraddetta dai fatti. La stabilità sociale è legata al reddito medio e non alla diseguaglianza. L' intervento dello Stato a volte incide positivamente con il secondo indice ma incide sempre negativamente con il primo.

2. Affidare il trasferimento di ricchezza ai burocrati ha effetti perversi: a) churning b) crowding out c) moral hazard.

a): chi riceve è chi dà sono la stessa persona, per cui a guadagnarci è solo chi "trasferisce" ed incassa le commissioni (politica e burocrazia). In Italia funziona proprio così: paga la classe media ed incassa la classe media. Si pensi solo al fatto che le pensioni costituiscono i 2/3 della spesa sociale. Una marea di "trasferimenti" e dei veri poveri deve occuparsi il Comune se avanza qualcosa.

b) la filantropia privata è spiazzata e la sociatà subisce così un' erosione morale.

c) fare il povero conviene; la filantropia privata, quella che eleva il sostegno a diritto e mette in crisi i comportamenti opportunistici, è spiazzata. Il sostegno è un diritto a tutti gli effetti e ognuno fa i suoi calcoli.

Giavazzi difende la Gelmini

E' vero, la Gelmini non ha abolito il titolo di studio e nemmeno ha liberalizzato le rette...


Ma:

Il risultato... non è poca cosa. La legge abolisce i concorsi, prima fonte di corruzione delle nostre università...

«Non si fanno le nozze con i fichi secchi», è la critica più diffusa. Nel 2007-08 il finanziamento dello Stato alle università era di 7 miliardi l’anno. Il ministro dell’Economia lo aveva ridotto, per il 2011, di un miliardo. Poi, di fronte alla mobilitazione di studenti, ricercatori, opinione pubblica e alle proteste del ministro Gelmini, Tremonti ha dovuto fare un passo indietro: i fondi sono 7,2 miliardi nel 2010, 6,9 nel 2011, gli stessi di tre anni fa...

La legge innova la governance delle università: limita l’autoreferenzialità dei professori prevedendo la presenza...

La valutazione è l’unico modo per non sprecare risorse, per consentirci di risalire nelle graduatorie mondiali e fornire agli studenti un’istruzione migliore. Per questo l’Anvur, l’Agenzia per la valutazione degli atenei, è il vero perno della riforma...

Il Pd ha annunciato che voterà contro. Davvero Bersani pensa che se vincesse le elezioni riuscirebbe a far approvare una legge migliore?

Strenna per Di Pietro

Molti regimi non consentono il voto, altri - quelli democratici - non lo pesano. Il danno arrecato da simili lacune non è riparabile facilmente.

Ma un rimedio a questo fastidioso impiccio c' è: la corruzione.

Tralasciamo la teoria e veniamo agli esempi.

E' assurdo che sulla "proibizione del fumo" il voto di un "disinteressato" che passa per strada valga quanto quello di chi considera un affare del genere questione di "vita o di morte".

E continuiamo pure con questo esempio. Se una maggioranza di votanti svogliati proibiscono il fumo ma una ristretta e motivata minoranza di fumatori non vuole rinunciare, non si preoccupino, una via per raddrizzare l' ingiusto esito democratico esiste: si corromperanno, attraverso lo spacciatore, i funzionari addetti a reprimere i traffici illegali. Visto infatti l' interesse per la faccenda, i fondi non mancheranno. Mancheranno invece i fondi per far rispettare una legge che non interessa più di tanto a chi l' ha votata. Morale: con la corruzione, tutti vivranno più felici e contenti.

La corruzione, per questa sua virtù "correttiva", è diffusa ovunque nella storia e i più onusti personaggi che la dominano non ne andarono esenti. Si pensi solo a Pericle, Cesare, Napoleone... Altri la tollerarono, anche perchè consapevoli dei vantaggi sociali che arrecava. Corruzione, spesso, era sinonimo di prosperità.

Bacchettoni e affaristi raggiungevano il loro scopo; una corruzione discreta consentiva ad apparenza e sostanza di convivere senza combattersi in modo dispendioso.

Si pensi solo al fatto che quella che oggi chiamiamo "libertà civile" vide la luce nella Storia grazie alla compravendita di un privilegio.

La logica dunque fila, si tratta nient' altro che di un' applicazione del teorema di Coase. Ma in questa sede ad interessarmi è l' infinita sequela di avvenimenti storici in grado di rimpolparla. A metterli in fila c' ha pensato Gaspard Koenig in un libro provvidenzialmente tradotto.

Solo la morale cristiana pose in seguito un freno parziale al fenomeno.

Una coppia di personaggi storici illustra bene la logica nascosta di quel che spesso succede in termini meno macroscopici: Kurt Becher, individuo amorale, per avidità e scarso senso della legge salvò migliaia di ebrei dall' olocausto. Eichmann, funzionario dotato di moralità sinceramente sentita e grande senso del dovere, ne infornò una quantità industriale.

Il libro: Le virtù discrete della corruzione.

Capire la mente cattolica IV

Quando ELV giunge a discutere dell' "infallibilità papale" sembra davvero avere tutta la sensibilità contemporanea dalla sua parte. L' accusa rivolta alla Chiesa cattolica non fa sconti:

Nessuno non sbaglia mai, e infatti il papa vuol farci credere di non sbagliare solo quando si pronuncia "ex cathedra", ma poi definisce in modo vago questa condizione. Ad ogni modo, se l' infallibilità riguarda verità verificabili, allora è inutile, se riguarda verità inverificabili, allora anch' io potrei ritenermi "infallibile".

[...e infatti puoi farlo. Devi solo chiederti perchè in questo caso nessuno si prende la briga di contestare una simile attribuzione...]

Dopo di che ELV passa in rassegna alcuni "errori" storici della Chiesa. Si parla dell' appoggio al fenomeno della schiavitù, della discriminazione prodotta tra i sessi, dell' attacco alla scienza con il processo a Galileo...

Una lista insoddisfacente, per usare un eufemismo. E per sfiorare il merito a proposito dei destini della Chiesa Cattolica... mi si dica solo quale istituzione nella storia ha fatto di più per far sparire la "schiavitù" dalla faccia della terra. Mi si dica soltanto quale istituzione nella storia ha fatto di più per le donne. Mi si dica soltanto quale filosofo contemporaneo starebbe oggi dalla parte di Galileo, mi si dica soltanto quale scienziato contemporaneo acceterebbe le prove portate da Galileo a sostegno delle sue tesi.

Presto, occorrono altri esempi, perchè siamo rimasti decisamente a corto.

Ma torniamo all' accusa di fondo.

Notiamo innanzitutto che il Cattolico non è un relativista, pensa che la Verità esista, che ci sia una "bocca" che la pronuncia e delle "orecchie" che la ascoltano. Se la verità esiste e possiamo coglierla, esiste necessariamente anche una fonte "infallibile" da cui promana. La fallibilità della condizione terrena non è estromessa da questa visione, bensì relegata alle "orecchie".

Cristo è la fonte individuata dalle orecchie Cattoliche e la Chiesa, con il Papa suo portavoce, prolunga la presenza di Cristo sulla terra. Proclamare l' infallibilità di questa parola è abbastanza conseguenziale. Cosa si pretende dalla Chiesa? Forse una contraddizione?

ELV si lamenta poi della vaghezza con cui vengono individuati i pronunciamenti "ex cathedra".

Strano, finora, e proprio su questi stessi temi, si era lagnato dell' eccesso di "particolari" e definizioni perentorie. Ora si dedica invece ad una lamentazione di segno opposto.

Passiamo all' ultima parte dell' accusa.

Posso capisco ELV quando asserisce l' inutilità di autoproclamarsi infallibili allorchè si pronuncino verità verificabili. E infatti la Chiesa non lo fa.

Tuttavia la Chiesa ha pronunciato (e testimoniato, e vissuto) nel corso della Storia alcune verità etiche fondamentali intorno alla dignità dell' uomo. Tutto cio' non è stato "inutile", ha dato lustro, credibilità e Tradizione all' istituzione.

Questo modo di attraversare la storia rende la Chiesa qualcosa di fondamentalmente diverso da "me" o da "te" presi come monadi isolate. Per questo che "io" o "te" possiamo pure dichiaraci "infallibili" ma una dichiarazione del genere suonerebbe poco credibile se non ridicola.

Nel linguaggio del mondo il termine "infallibile" è ripudiato. Ma esistono valide "traduzioni" che faciliterebbero la comunicazione tra i due fronti.

La teoria dei giochi teorizza un accordo necessario tra le parti che decidono di discutere ad oltranza (Teorema di Aumann). Chi non è relativista puo' chiamare questo accordo "verità" e la discussione comunitaria che precede la sua individuazione "avanzamento infallibile verso la verità". La Chiesa Cattolica (universale!!) va pensata allora come "comunità" in discussione (in cammino) e la parola del Papa come tappa progressiva di questo avanzamento infallibile. Tutto cio' che appariva arrogante acquisterebbe nuovo senso anche per la mente secolarizzata.

lunedì 29 novembre 2010

Shermer affronta la "big question"

Perchè c' è qualcosa al posto del nulla?

http://www.bigquestionsonline.com/columns/michael-shermer/the-biggest-big-question-of-all

Interessante, ma per me non si tratta affatto della "big question".

Propenderei invece per: "il mondo in cui viviamo è illusione o realtà?"

Nuova luce sul processo di Galileo

http://www.msnbc.msn.com/id/39440712/ns/technology_and_science-science/

Da imitare al più presto

Se penso ad un paese civile, penso giocoforza alla Svizzera.

Democrazia più antica d' Europa, federalismo vero e non parolaio. Uno sberleffo istituzionale vivente a chi pensa ed insegna che, affinchè ci sia un "popolo", occorre condividere "lingua & costumi". La Svizzera troneggia alle spalle di questi professori saputelli a prescindere dai fatti e ci ricorda che invece basta un accordo.

Non mi stupisco quindi se in tema di emigrazione adotti una politica per molti versi condivisibile: generosità nell' accoglienza ed espulsione immediata per chi commette un crimine.

Il liberale va in sollucchero quando sente una cosa del genere. Lui disdegna punire gli innocenti (magari con dei limiti all' ingresso). Ma, per una questione di realismo, deve compensare punendo molto duramente i colpevoli.

Il referendum di ieri ha confermato questa soluzione.

Ricordo solo che la Svizzera è il paese in Europa che accoglie nei suoi confini più immigrati (in %).

A proposito, ne approfitto per ricordare altresì che nessun paese ha salvato tanti ebrei quanti ne ha salvati la Svizzera in tempo di guerra. E, nonostante le dimensioni del paese, parlo di numeri assoluti!

Meglio ripeterlo visto che Lilliana Segre, fino a poco tempo fa, girava per le scuole a raccontare la sua drammatica esperienza di respingimento proprio ai confini svizzeri. Girava anche per le Radio, per esempio a Radio Tre, per esempio a Fahrenheit, dove, come al solito, hanno preferito tralasciare i "particolari" (!?) per consentire all' uditorio di concentrarsi sulla lacrimuccia e sull' odio per i "cattivoni" che nessuno produce a getto continuo quanto riescono a fare i "relativisti".

http://www.chicago-blog.it/2010/11/29/ciapa-la-lezione-dalla-svizzera-sui-referendum-e-il-fisco-di-sergio-morisoli/

Coraggio!

La "destra" sembra a volte talmente intimorita dalla battaglia per l' ambiente da negare persino l' esistenza di un pericolo.

Eppure proprio la destra (libertaria) ha un' ideologia che le consente di elaborare policy vincenti in questo ambito. Viene da dire: "coraggio ragazzi, non dormite"!

Vediamo allora le quattro opzioni fondamentali sul tappeto a tutt' oggi in modo da poterle etichettare ideologicamente.

1 Proibizionismo: ad ogni paese è proibito superare certe soglie di inquinamento.

2 Cap & trade: ogni paese non puo' oltrepassare le soglie di cui sopra, a meno che non compri dei "diritti ad inquinare" spostando così i limiti concessi.

3 Carbon tax + sussidi: vengono tassate le attività inquinanti destinando i ricavi alla ricerca di fonti energetiche alternative.

4 Carbon tax: è la stessa tassa di cui sopra ma ad impatto zero (viene automaticamente riversata alla generalità dei contribuenti - gli "inquinati" - con un credito fiscale).

5 Resilienza: poichè dal punto di vista morale non esiste una responsabilità individuale per i danni causati dall' effetto serra, non esiste neppure una responsabilità collettiva qualora quest' ultima sia definita come sommatoria delle singole responsabilità individuali. Non resta allora che la libertà di difendersi da una minaccia seguendo il proprio ingegno. L' umanità si è sempre difesa bene (ci sono popoli ricchissimi che vivono sotto il livello del mare!) e continuerà a farlo.

La prima politica è assurda considerati i costi. La seconda è complicata e zeppa di arbitri che la fanno naufragare. La terza punta molto sui sussidi e già la mafia si strofina le mani gongolante (vedi ultimo Report). La quarta, con i suoi incentivi alla ricerca non sussidiati, è la più semplice e diretta per chi vuole far qualcosa di serio. La quinta forse è la più efficiente e realistica (per "decarbonizzarci" del 50% dovremmo inaugurare una centrale nucleare al giorno da qui al 2050) ma difficilmente le democrazie, che devono fare almeno finta di interessarsi alla vicenda, potranno mai permettersela.

Scorrendo l' elenco si passa da politiche autoritarie (sinistra) a politiche libertarie (destra). Poichè le ultime sembrano le migliori, direi che la destra ha buone possibilità di trarre una rendita politica e mi aspetto dunque che combatta in modo un po' più spavaldo la sua battaglia su questo fronte.

Tutto il resto

Bellissima.

Il regista Alessandro Blasetti cerca a Roma una bambina per una parte in un film. A Cinecittà accorre una folla di madri tra le quali la popolana Maddalena Cecconi con la figlia Maria. La madre fa qualsiasi sacrificio per garantire alla figlia il fotografo, la maestra di recitazione, quella di ballo, il parrucchiere e la sarta e litiga col marito Spartaco, contrario ai suoi desideri di successo per la figlia. In seguito paga un truffatore per fare ammettere al provino la figlia: la bambina viene finalmente ammessa. Maddalena riesce a vedere la proiezione e, mentre vede la figlia che piange amaramente nella sala, l'entourage del regista si sbellica dalle risate. Indignata, si rende conto di aver sbagliato tutto e, quando la figlia viene effettivamente scelta per il film, rifiuta di firmare il contratto riconciliandosi col marito

Insomma, si affronta il tema molto attuale del "velinismo".

Ho rivisto il film con Sara e si è discusso su quale fosse la "scena madre".

[... dopo ogni film noi fissiamo sempre la "scena madre", altrimenti non ci si alza dal divano...]

Almeno tre sequenze si contendono la palma.

La prima illustra l' umiliazione subita.



La seconda il dolore patito.



La terza lo sfogo esternato.



La prima scena è memorabile, non fosse altro che, prima di rivedere il film, nel mio immaginario restava la scena finale.

Ma dopo la rinfrescata voto per la seconda. Lo sguardo perso della Magnani risulta oggi un po' troppo caricato, ma mi sembra proprio che in quella sofferenza ci sia una scoperta decisiva: l' origine dell' amore verso la figlia.

E' un amore che non dipende dalla bellezza e da nessun altra virtù esibita.

Con la marghe sperimento qualcosa del genere; quando lei non c' era ancora o stava solo arrivando, speravo tante cose in mancanza delle quali avrei fatto volentieri a meno di "tutto il resto"; ora conservo molte speranze ma capisco che le delusioni difficilmente aprirebbero una distanza o diminuirebbero l' intensità del legame; in altre parole, "tutto il resto" in realtà è "tutto".

Evidentemente l' origine dell' amore sta altrove e Maddalena lo scopre proprio su quella panchina, mentre la banda del circo apre lo spettacolo.

Sara vota la terza, le piace tanto l' idea che un amore possa rinforzarne un altro in un circolo virtuoso: "per me e suo padre è tanto bella".

sabato 27 novembre 2010

Le priorità del laico

Il laico sostiene la separazione tra Stato e Chiesa.

Ma soprattutto quella tra Stato e Scuola.

http://www.schoolandstate.org/home.htm

venerdì 26 novembre 2010

Tutti contro tutti






link

Meditazioni libertarie sul Vangelo del 28.11.2010

Vangelo secondo Matteo 11, 2-15

In quel tempo. Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».

Profeti e miracoli annunciano la venuta del Cristo.

Come si puo' essere profeti oggi? Come si puo' annunciare un miracolo catturando l' attenzione dell' uomo di mondo?

Compito arduo. L' uomo di mondo crede a cio' che vede e la via migliore per parlargli è illustrare i miracoli che ha davanti agli occhi.

Il concetto di "miracolo" e quello di "abuso della ragione" sono cugini primi, ma, poichè il laureato medio di oggi fatica parecchio con il primo, meglio puntare sul secondo, in fondo è lo stesso.

Giovanni, ma anche Gesù, catturarono l' attenzione della folla evocando "miracoli" straordinari. Noi, nella nostra missione profetica, faremmo meglio a mettere nel mirino quelli più ordinari.

Gesù faceva vedere i ciechi, noi limitiamoci ad osservare bene chi ci vede, al miracolo di una persona normale. I miracoli sono ovunque.

E' difficile vedere cio' che si ha davanti agli occhi tutti i giorni. Aiutiamo il nostro fratello a farlo.

Il miracolo è una certezza inspiegabile, e nella nostra vita tutti tocchiamo con mano certezze inspiegabili. Viene subito in mente la propria libertà e il proprio libero arbitrio. Pensa solo a come la scienza sia impotente nel tentativo di renderne ragione.

Convertirsi alla libertà e alla scienza è il primo passo per convertirsi grazie ai miracoli.

Capire la mente cattolica III

Nel capitolo tre, ELV affronta il tema del primato della coscienza. Apprezzo il fatto che questo insegnamento venga riconosciuto come un "capolavoro di saggezza" uscito dalle officine ecclesiastiche. Mi associo volentieri ad un simile giudizio.

Ma veniamo alle note dolenti, ovvero alla parte critica che di seguito riassumo scomponendola in due parti:

1. La Chiesa afferma il "primato della coscienza", ma poi chiede obbedienza, le due cose sono incompatibili.

Perchè incompatibili?

Prima considerazione: si puo' obbedire senza un' adesione coscienziosa. E allora si è dannati.

Seconda considerazione: si puo' obbedire in coscienza. Allora si è salvi.

Terza considerazione: si puo' disobbedire consapevolmente. Allora si è dannati.

Quarta considerazione: si puo' disobbedire inconsapevolmente. Allora non si è dannati.

Se le quattro considerazioni sono vere, allora il primato della coscienza in realtà è compatibile con la richiesta di obbedienza. Che si obbedisca o meno la nostra sorte resta ancora nelle mani della nostra coscienza.

2. Ad ogni modo, quando la Chiesa si pronuncia, scende troppo nei particolari, cosicchè la coscienza del singolo resta stritolata.

Particolari? Qui bisogna specificare, e infatti ELV specifica. Rifaccio i suoi esempi.

"Dio è uno e trino".

Non mi sembra un "particolare", bensì un dogma fondamentale.

Nel linguaggio del mondo ci dice che Dio stabilisce un contatto con l' uomo ed entra in comunicazione empatica con lui mettendosi al suo livello. Un Cattolico deve crederlo, siamo nella sostanza del suo credo, non nei "particolari".

Per illustrare un "particolare superfluo, esempio peggiore non poteva essere portato. Ma proseguiamo.

"Dio è presente nella Comuinione del pane".

Stesso discorso di prima. Anche qui siamo nel vivo della fede. Credere nel dogma della presenza reale qui ed ora della sostanza di Cristo è importante, non è un particolare.

Poi ELV si sposta sulla morale, e qui le sue ragioni sembrano preoccupare molti credenti.

Però, essendomi occupato un pochino della dottrina sociale della Chiesa, devo ammettere di averla trovata molto "generica", tutt' altro che "paticolare". In teoria quella dottrina è compatibile sia con forme di libertarismo che con forme di socialismo spinto. Uno spettro ampissimo, dunque.

ELV, con i suoi esempi, privilegia le prescrizioni sessuali.

Molti condividono la sua sensibilità, non mi resta che far notare come a questo punto non si parli più di dogmi. Ci viene chiesto di uniformarci nell' obbedienza con i comportamenti, ma questo non ci impedisce di prendere parte in modo civile alla discussione interna alla Chiesa affinchè l' indirizzo evolva in un certo senso.

Io, favorevole al testamento biologico, ubbidisco senza per questo sentire in gabbia la mia coscienza dissenziente. Al limite sento in gabbia le mie azioni, cosa in questa sede irrilevante visto che ELV affronta il problema della coscienza.

Altri "particolari" che ad ELV non vanno giù sono in realtà formalismi cerimoniali che la Chiesa riceve dalla sua ricca Tradizione.

Dovrebbe forse snobbarli? Per giungere a questa conclusione bisognerebbe essere pronti a sostenere che per una Comunità la Tradizione non rappresenti un valore. Io sostengo esattamente l' opposto, e con il conforto ormai sia delle scienze umane che di quelle logiche.

giovedì 25 novembre 2010

A scuola si peggiora

E già a partire dalle elementari, di cui sarebbe bene sfatare il mito.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=5043&ID_sezione=&sezione

Uno che durò poco-

C' è da divertirsi a seguire i dribbling, le finte e gli slalom che deve inscenare a Milano chi non ha voglia di lavorare.
Specialmente se il lavativo è un soggetto talentuoso, se i potenziali incarichi fioccano molesti e la domanda di suoi servigi preme su di lui come una cappa asfissiante.
Luciano Bianciadi era certamente persona corredata da ingegno non comune.
Era un maremmano emigrato sotto la Madonnina, durante il boom, nel vertice più palpitante del triangolo industiale.
Ma sopratutto, per la gioia di noi lettori, aveva pochissima voglia di lavorare (e molta di destabilizzare). Una pigrizia incistata sottopelle.
Bisogna spiegare meglio: aveva la fissa del lavoro inutile, lo fuggiva.
Purtroppo, nei suoi momenti più ispirati, arrivava a teorizzare che quasi tutto il lavoro fosse inutile.
Poi, per non costringersi ad una noiosa opera di cernita, finì per trovare razionale la strategia di fuggire qualsiasi lavoro.
Poichè con queste premesse gli rimaneva un casino di tempo libero, pensò bene di impiegarlo coltivando il suo hobby di sempre: far saltare in aria la Montecatini. Non è mica come ridere, è un impegno a tempo pieno.
Ma questa esplosione, più che a un delirio ideologico, assomiglia ad una visione felliniana.
La trincea ideale per combattere questa "Resistenza unilaterle a guerra finita" fu felicemente individuata nell' accrocchio di Bar e Osterie della Brera ambrosiana (esci dal Duomo, prendi a destra, poi sempre dritto, quando incontri i bassi tavolinetti delle false zingare che leggono la mano senza emettere fattura, ci sei).
Il suo "libro della vita" me lo sono letto in spiaggia questa estate sull' asciugamano, e ancora oggi lo devo sbattere per liberarlo dai granelli più raffinati dell' Adriatico.
Poichè gli ingredienti ci son tutti, non meraviglia che seguire la narrazione di questa Vita Agra sia stato uno spasso.
Però c'è un "però".
Lo spasso ha raggiunto il suo picco scorrendo la "Nota Biografica Redazionale" che immediatamente succede alla Prefazione. Un po' precoce come acme.
Attaccando invece il testo vero e proprio, dopo i primi capitoli, l' umore entusiastico si smorza leggermente fino a toccare, a volte, depressioni imbarazzanti in cui si procede con il corto remo nella bonaccia.
Come l' anonimo Redattore possa superare il blasonato Autore è mistero che merita indagare.
***
Sono partito da una flebile traccia che mi aveva insospettito fin da subito: le modalità della difesa preventiva e reiterata che il prefatore Carlo Bo faceva del suo pupillo.
Parlandone Bo aveva una fissa che, dalla smisurata pedana della sua Cattedra, ci teneva a ripetere: un pericolo doveva allertarci su tutti gli altri, quello di scambiare l' agro toscano per un guitto satirico sempre pronto a metterla in burletta. Mai e poi mai prenderlo per uno che cerchi di fare del colore con effetti caricaturali.
Questo qui era invece uno che dietro la cortina grottesca alza il suo urlo stridulo facendo vibrare una corda autenticamente esistenziale e gettando luce su un' intera epoca della storia italica.
La foga con cui Bo spingeva avanti questa avvertanza per pagine e pagine, mi aveva impensierito non poco.
***
Gli allarmi erano fondati.
Procedendo nella lettura riscontravo come il libro perdesse sempre più quota allorchè l' Autore emergeva come un satirico sempre pronto a metterla in burletta, oppure come qualcuno che cerca di fare del colore con effetti caricaturali.
Le urla esistenziali, nel frattempo, si erano rarefatte fino a sparire e l' Italia degli anni 60 giaceva avvolta in un cono d' ombra.
Cio' non toglie, si badi bene, che quel toscanaccio anarcoide e un po' scioperato, sbarcato da queste parti a pascolare pigramente tra gli impiegati delle case editrici, non sia riuscito a consegnarci un paio di acquarelli d' alta scuola nei quali illustra, una volta per tutte, il lato oscuro di noi ossobuchivori che battiamo indaffaratissimi gli uffici delle multinazionali.
Basterebbe il profilo dei "Fannulloni Frenetici" a convalidare questa tesi: "...gente che non combina una madonna dalla mattina alla sera, e riesce non so come, a dare l' impressione, fallace, di stare lavorando. Si prendono persino l' esaurimento nervoso...".
Purtroppo o per fortuna, Bianciardi è un battutista fulminante. Cio' si accompagna puntualmente con una sorta di "fiato corto". In più, come tutti i pigri, guarda in tralice la lunga e faticosa distanza del romanzo.
Dà il meglio di sè quando puo' inserirsi un po' parassitariamente facendo il controcanto responsoriale al discorso altrui.
Da geniale clandestino s' imbarca nell' analisi di terzi per farsi trasportare, magari sabotandola lungo il tragitto.
Le sue interpolazioni amarognole si abbinano meravigliosamente al tono ufficiale del dirimpettaio; è invece farraginoso se deve affabulare con un monologo che lo costringe a coprire ampi spazi. Cio', infatti, non è compatibile con la respirazione dei suoi piccolissimi polmoni.
Il Redattore della "Breve Biografia" ha avuto l' intuizione di offrirsi come sparring partner. Proprio cio' che cerca, rigenera e ispira uno scrittore del genere.
La necessità di una Spalla veniva soddisfatta al meglio in quella parte del libro.
Ogni intervallo della biografia ufficiale Bompiani è costellato da felici battutine del nostro che sintetizzano eloquentemente il sentimento con cui sono stati vissuti gli anni di cui si parla.
Esempio supremo il periodo di decadimento alcolista chiusosi con la consunzione definitiva. Veniamo informati che agli amici bisbigliava mesto: "...Sopportatemi. Duro ancora poco...". C' è un epitaffio migliore?
***
P.S. devo precisare che ho svolto le mie considerazioni di lettore avendo sottomano l' edizione Bompiani de "La Vita Agra".