martedì 13 maggio 2008

Libera scelta... purchè illusoria.

DG dedica un intero capitolo battendo in continuazione sul fatto che la felicità è un sentimento soggettivo. Il titolo del capitolo, tanto per non lasciare dubbi, è SOGGETTIVISMO.

Se richiesto indico il mio attuale stato di felicità su una scala da uno a dieci, non è detto che tu abbia ricevuto informazioni rilevanti poichè anche la "scala" è soggettiva: il mio 10 puo' corrispondere al tuo 3.

Tutto cio' fa la gioia dell' economista, lui dispone di teorie compatibili con il soggettivismo anche più radicale. Lo psicologo invece resta nelle canne.

Ma la gioia dura poco: a quanto pare molte nostre scelte sono infarcite di errori che non si correggono granchè nè con l' esperienza, nè prestando particolare attenzione all' insegnamento dei saggi. Costoro molto spesso sono il veicolo di "false credenze".

La ricerca della felicità rischia di fallire se intrapresa per conto nostro, e inoltre noi non abbiamo nessuna voglia di attendere i tempi dell' evoluzione biologica che migliorerà i nostri cervelli. Non ci resta che affidarci agli altri, a qualcuno che si prenda cura di noi. D' altro canto, poichè sentiamo fortemente la nostra unicità e la nostra autonomia, non ha nessuna possibilità di successo nemmeno chi ci instrada attraverso un' imposizione dall' esterno.

Sembra strano ma, se così stanno le cose, alla fine il mondo migliore è quello in cui la libera scelta venga tutelata, purchè, almeno in parte, sia illusoria. Tipo società dei consumi?

Un puma a Palo Alto

Dopo che DG ci ha spiegato con dovizia di particolari tutte le falle ingannatrici che minano il ricordo delle nostre esperienze, torniamo con i piedi per terra rivolgendoci a TS.

Il triste evento del puma ucciso vicino alla scuola, narrato a p.7, a suo tempo suscitò due reazioni: sollievo nei genitori dei bambini, indignazione nella vicina comunità accademica di Palo Alto.

TS, che ha inventato la figura dell' "esibizionista morale", ritiene di trovarne qui un esempio vivido. La situazione ricreatasi in quell' occasione gli sembra proprio archetipica e vorrebbe fermarla.

"... un titolo accademico prestigioso indica che possedete conoscenze specifiche in una certa area. Troppo spesso invece induce il possessore a pontificare su una serie di argomenti del tutto alieni. Spuntano da ogni dove discorsi forbiti pronunciati da gente che non sa di cosa parla. Il fatto che gli accademici fossero perlopiù di sinistra è perfettamente coerente con la loro assunzione per cui una "parte terza" - cioè loro - possa e debba indirizzare gli specialisti nel loro intervento.

I poliziotti probabilmente non hanno mai letto Chaucer e non sanno cosa sia l' "esistenzialismo". Però sanno bene cosa sia un pericolo..."


Strane alleanze: specialisti (poliziotti) e gente comune (genitori) contro intellettuali (comunità accademica).

lunedì 12 maggio 2008

Migrazioni ideologiche

La recente conversione ideologica di una figura di culto del mondo liberal e sessantottino, David Mamet, veniva comunicata al mondo con queste parole:

"... I realized that the time had come for me to avow my participation in that America in which I chose to live, and that that country was not a schoolroom teaching values, but a marketplace..."Aha," you will say, and you are right. I began reading not only the economics of Thomas Sowell (our greatest contemporary philosopher) but Milton Friedman, Paul Johnson, and Shelby Steele, and a host of conservative writers, and found that I agreed with them: a free-market understanding of the world meshes more perfectly with my experience than that idealistic vision I called liberalism..."

Thomas Sowell (TS)... "our greatest contemporary philosopher"!?

La cosa mi ha messo voglia di rileggere un suo libro che posseggo e che folgorò anche me. E' un po' vecchiotto ma sempre attuale: "Ever wonder why". Vedrò se è il caso di unirmi al giudizio lusinghiero.

Una cosa intanto puo' ben dirsi intorno all' arte di "convertire": pochi numeri, poche note a piè di pagina, semplicità e l' arte di arrivare a conclusioni anche estreme ma sempre attraverso passaggi che, presi isolatamente, sprigionano grande buon senso.

Capriccio n. 14

Mi piace. Non basta?
Allora dirò di più, mi è piaciuta anche questa.

Errori rossi, errori blu e il Correttore Unico

DG spiega con cura tre categorie di errori in cui incorre di continuo la nostra immaginazione:


  1. errori d' esperienza: chi ha fatto molte "code" riscontra come la propria coda sia molto spesso la più lenta a scorrere;

  2. errori cerebrali: il nostro cervello archivia i dati in un certo modo ben preciso (per esempio, noi ci ricordiamo facilmente parole che iniziano con "c" ma con grande sforzo parole che hanno come terza lettera una "c"), cio' induce in gravi errori;

  3. errori da indottrinamento: ci sono false credenze (i soldi portano soddisfazione, i bambini rendono felici) che vanno diffuse affinchè prosperi la comunità.


Poi ci sono una serie di errori in cui la nostra immaginazione incorre quando ci prospetta il futuro:




  1. errore di ottimismo: l' immaginazione si fida irrazionalmente di se stessa in un modo impressionante, le smentite sembra che non contino per lei; in realtà la mente è piena di buchi e smagliature, essendo poco capace di archiviare molte informazioni deve arrangiarsi con trucchetti ingegnosi ma limitati;

  2. errore di presentismo: l' immaginazione ci prospetta un futuro che assomiglia tremendamente al presente in cui stiamo ora, la nostra immaginazione non è "abbastanza immaginativa";

  3. errore di riflessione: la nostra immaginazione immagina noi stessi sempre uguali, anche nel futuro più lontano. Carenza particolarmente grave.


Con la testa conciata così, dove vogliamo andare?

Abbiamo solo due speranze: o facciamo in modo che la gente si corregga approntando gli opportuni incentivi o facciamo in modo che chi sbaglia meno abbia maggior successo nel sopravvivere. In entrambi i casi serve una selezioni che premi "il più adatto". Nel primo caso il più adatto sarà anche il più meritevole, nel secondo caso il merito va lasciato da parte per concentrarsi sulle dotazioni più o meno innate.

Poichè ascoltando gli psicologi le nostre tare sembrano di natura fisica, non resta che la seconda via.

La prima però appare eticamente superiore.

Fortunantamente esiste un modo di organizzarsi che salva entrambe le soluzioni e prende due piccioni con una fava esentandoci dall' arduo compito di dover sacrificare l' efficienza all' etica.

Errori d' esperienza

Siccome sono stato curioso, mi è capitato di intrattenere discussioni sui più vari argomenti. E' naturale che molto spesso mi esprimessi senza il supporto di una pratica diretta. In questi casi, quando il nostro interlocutore è piuttosto confuso ma puo' vantare una maggiore esperienza rispetto a noi, molto facilmente tenderà a rintuzzare le obiezioni rinfacciandocela.

Sarebbe tutto finito se in nostro soccorso non arrivasse il cap. 10 di SH. Lì DG elenca (con bibliografia semi-sterminata) una serie di errori indotti... dall' esperienza! Certo, per cambiare un pannolino al figlio, l' esperienza è molto utile, eppure per soppesare i nostri giudizi più importanti (per esempio quelli che riguardano la felicità) l' avere esperienza nel merito puo' essere tremendamente distorsivo.

L' argomento è piuttosto incasinato (e anche un po' noiosetto) mi accontenterò di citare il caso delle "code" (file, colonne). L' ignaro puo' solo pensare che l' una vale l' altra (molto saggio, bravo ignaro); lo scafato, fondandosi sulla sua VASTA ESPERIENZA, sa che quella da lui scelta sarà la fila più lenta a smaltirsi (tipica assurdità indotta dall' esperienza).

Ha senso misurare la felicità?

DG ritiene che "misurare la felicità" abbia senso.

Innanzitutto perchè lo facciamo tutti tutti i giorni. Come potrei proclamarne l' assurdità?

Molto meglio allora dedicarsi alla cura con cui s' intraprende l' impresa.

Poichè è un' attività altamente imperfetta necessità di 1) continue correzioni e messe a punto 2) rilevazioni frequenti 3) grandi numeri.

La difficoltà principale consiste nel fatto che, nelle persone, l' esperienza e la coscienza sono dissociate. Una dissociazione che riflette le diverse aree cerebrali interessate quando i due stati vengono prodotti.

sabato 10 maggio 2008

Quando la realtà se ne va per conto suo




Preso dentro nei gangli della letteratura ottocentesca italiana e oppresso dalla mole di tomi ulteriormente ispessiti dalla loro cronica mancanza di umorismo, ho cercato refrigerio all' umida ombra del capolavoro di Ippolito Nievo. Secondo alcuni consulenti ignari di essere stati consultati, almeno uno dei due inconvenienti poteva essere eluso, parlo dell' umorismo.

Devo dire che il Settecento fa circolare il suo fiato in quelle pagine. Basterebbe accennare a quella maledetta diligenza settecentesca di spennellare con perizia calligrafica fino a riprodurre in modo verosimigliante la geografia di un' intera costellazione!

E poi quella febbrile fregola moralistica di indagare, grazie all' alta scienza del secolo anteriore, il subisso delle anime altrui (spesso di gran lunga più estese di un semplice firmamento), per riproporlo isomorfo nero su bianco.

Con simili incontenibili manie nel cuore e nello stilo, come si puo' pretendere che non si doppino le mille pagiante? Il lettore timido resta così legato per mesi alla ruota di una simile macina autotorturandosi mentre sugli scaffali della libreria scorrono sotto il suo mesto sguardo i libri che non potrà accostare nel frattempo.

Tuttavia, imbroccate le pagine buone del Nievo, si ottiene pronta ricompensa.

E' proprio vero: il letame è il miglior scaffale su cui esporre i diamanti. L' opacità inerte del primo, esalta lo spiazzante balenio del secondo.

Sorbiamoci dunque la ricrazione letteraria di come nasce e cresce l' "ideale" tra lo stantio e il vago (patria, libertà...) che dovrebbe animare il protagonista. I toni sono spesso enfatici, slabbrati; idonei ad accumulare piombo nelle palpebre. Anche la prolungata descrizione della serenità pastorale che precede le agitate vicende romanzesche, fa l' effetto di uno strascico interminabile e pleonastico.

Unica nota di alleggerimento: la coralità di fondo che costringe il Nievo a rendere in bozzetto una miriade di vite e di caratteri.

Per esperienza ormai so che costringere un sagace osservatore a concentrare in mezza paginetta "una vita", dà sempre risultati di una brillantezza longeva che attraversa i secoli mantenedo una sua freschezza. La gestualità imperiosa di quei pochi tratti ci fa capire nonostante tutto la vasta intercapedine che distanzia l' arte letteraria dall' ultimo giallo che ci sembrava tanto "carino". E' giusto ripassare ogni tanto anche questa lezione.

Ma dopo i preparativi, per chi ha avuto la pazienza di reggerli, ecco il picco: all' eroe si offre l' occasione di battersi per il suo ridondante ideale. Il Nievo sarà magistrale interprete del grottesco incontro tra niveo, levigato sogno e brufolosa realtà.

Il sospirante Carlino giunge a Portogruaro e scopre che è in atto quella "Rivoluzione" al pensiero della quale aveva corogiolato la giovinezza da cui era appena uscito. Il popolino è in rivolta e sembra reclamare i suoi diritti. Carlino ha tutta l' intenzione di unirsi al coro apportando le sue competenze.

Ma ecco che prende corpo il miracolo letterario: Carlino scopre lentamente che il popolino assomiglia maledettamente ad un popolino. Fare la rivoluzione con questa gente non ispira l' immaginazione romantica del protagonista.

Scopre anche lo sconcertante ruolo del caso. E noi con lui: quando si urla cio' che per anni è stato trattenuto in gole disseccate, ne esce un rantolo disarticolato. Quanto è brutta e poco convincente quella "verità" che avevamo coccolato a lungo nel seno in vista di spiattellarla in faccia ai prepotenti al momento opportuno. La foga con cui correggiamo la prima rivendicazione, accentua la storpiatura. Dopodichè, lo stesso scatenamento che abbiamo liberato ci spossessa di ogni intenzione; la furia comica degli eventi ormai regge la regia del grand guignol. Dopo le prime enormità si vorrebbe tornare a casa per riposarsi, ci viene il dubbio che forse cio' che cercavamo era solo uno sfogo momentaneo, un po' di adrenalina da luna park. Ma ormai non si puo' più, si va avanti con la cattiveria gratuita degli irresoluti. Sentirsi tanto insicuri fa sì che, una volta scelto un bersaglio appena plausibile, ci si scateni contro di esso con un accanimento tale che con quelle furie si possa dileguare la terrificante perplessità sorta un attimo prima, nel disgustoso momento in cui, ormai compromessi, un bersaglio ulteriore non lo si riusciva a trovare.

Si dice che queste pagine siano ricalcate su quelle manzoniane. Ma Renzo è trascinato dagli eventi casuali essendo sin da subito coinvolto in modo casuale nel vortice. Carlino invece vi entra con passo solenne varcando un suo Rubicone. Questa ponderata consapevolezza è inoltre proprio l' oggetto del libro: delle pagine che precedono come di quelle che seguiranno. In questo secondo caso, quindi, la balia del protagonista è di una comicità spiazzante e rivela l' onestà di un autore che tanto aveva investito sulla consapevolezza; godiamoci lo spettacolo di chi vuole sacrificarsi ma non ci riesce sentendo lontani gli occhi dell' attenzione generale: Sentendo il raschio con cui l' asperità rugosa del mondo ci spaventa mandando all' aria i nostri piani. Riscladiamoci alla sfiammata di un destino cieco e senza gabbie che solletica e rigenera un lettore allevato per rinunciare ad ogni sorpresa. Facciamolo prima di essere nuovamente ripiombati nel soporifero idealismo volitivo e patriottardo la cui voce è sopportabile solo quando si fa stridula e in preda agli indomabili elementi che la ridicolizzano sconcertandola.



Il baco delle riforme

Certo che frequentare gli psicologi come DG, continuamente alle prese con i bachi della mente, ci fa capire benissimo le difficoltà della politica a produrre riforme.

Sembra proprio che perdere X ci costi molto di più che guadagnarlo. Sebbene il valore di X non cambi affatto.

E' incredibile come la nostra mente svaluti chi è assente, sebbene i valori reali non decrescano affatto per colpa dell' assenza.

Il cap. 5 è ricco di suggerimenti in proposito.

Premesse del genere, chiariscono gli ostacoli frapposti al cammino delle riforme politiche.

Se un sistema riformato vale 10, cio' non sarà ancora sufficiente affincheè rimpiazzi un sistema vigente che vale 5.

La Marcia dei Criceti



L' abbiamo incontrato a Castelletto Ticino il Maestro Tesi. Come tutti i veri artisti parla poco. E ci credo, con un simile talento naturale chiunque sarebbe appagato senza la necessità di produrre ulteriori sforzi. Si limita a sfoggiare un sorriso sereno e sincero (e la miri dice che è proprio un "bell' uomo"). Poi ha suonato il suo concerto gratuito che, per quanto mi riguarda, avrebbe potuto anche far pagare 30 euro. Troppi pochi lenti, secondo me. Non perchè i ballabili non fossero all' altezza, quanto perchè i pezzi lenti sono meravigliosi. Faccio un esempio: La Marcia dei Criceti; eseguita senza una sbavatura, con una perizia calligrafica in grado di superare l' incisione. Al pezzo è legata una storiella: dopo aver comprato i criceti alla figlioletta è rimasto deluso dalla scarsissima attività diurna delle bestiole. Passati pochi mesi spuntano undici cricetini. Avete capito di che Marcia si parla? Buon ascolto!

venerdì 9 maggio 2008

L' invasione delle false credenze

DG dà per scontato che non esista un legame tra ricchezza e felicità, almeno qualora sia garantita una ricchezza minima. A pagina 239 cita una serie di studi che sostengono questa tesi.

Perchè allora la gente ambisce alla ricchezza? C' è solo una risposta: falsa credenza.

DG dimostra, utilizzando i meccanismi evolutivi, come una falsa credenza possa diffondersi ed avere successo autoreplicandosi. Una falsa credenza ci danneggia ma puo' beneficare qualcun altro e non è detto che il "qualcuno" sia una persona.

Credere che i soldi ci rendono felici è un inganno di cui però qualcuno beneficia: la società (capitalistica) tutta, la quale prospera anche grazie ai nostri sforzi volti all' arricchimento.

E' la società stessa che mette a punto quei meccanismi evolutivi che consentono ad una falsa credenza di auto replicarsi. Vivendo in quella società riceviamo quindi forme di "indottrinamento" che rinforzano l' errore.

Attenzione, non si parla di "complotto" bensì di selezione evolutiva. questa differenza è essenziale.

E' un po' come quando notiamo che scuole pubbliche, radio pubbliche, ospedali pubblici... sono riempite con personale che professa certe ideologie ben precise: non esiste un "complotto" attraverso il quale realizzare questo discrimine. Molto semplicemente è all' opera una selezione evolutiva che garantisce ad un organismo (scuola pubblica, radio pubblica, organismo culturale pubblico...) di continuare a vivere e prosperare grazie a false credenze indotte da indottrinamenti morbidi.

Dimenticavo, le conclusioni specifiche di DG hanno però due punti deboli: 1) sono incoerenti con il postulato della felicità come sentimento "soggettivo", 2) gli studi che cita hanno ricevuto parecchie disconferme, in particolare di recente.

giovedì 8 maggio 2008

Mitologie veltroniane

Anch' io voglio contribuire con un microscopico "mito" recentemente rivitalizzato da Walter Veltroni. Il neo trombato (che ho votato, ma solo alla Camera) gonfiava il petto proferendo con solennità: il miracolo economico italiano è da attribuire in larga parte al centro-sinistra.

La cosa non è poi così secondaria visto che, appassito il boom, tutto la restante storia dell' economia post bellica italiana puo' essere archiviata nel file "declino".

Ma la realtà sembra parlare altrimenti: il miracolo durò fino ai primi sessanta proseguendo poco oltre per inerzia, e le date sembrano confermare questa antitesi.

La lira vinse l' oscar della migliore valuta nel 1960. La produttività ebbe il suo balzo tra il 58 e il 61. L' export, dal 53 al 57, schizzava di un 15% annuo; e la produzione industriale quasi di un 6% (peccato che la Germania ci freghi, altrimenti eravamo i migliori d' Europa). Inflazione? Tra il 51 e il 61 il tasso medio fu del 2.8%. Più che accettabile. Nel 1963 disoccupazione ai minimi rispetto ai precedenti 50 anni (2.5% di media). Nel 57 aderiamo al MEC, ottima scelta.

Non parliamo dei simboli: 500, 600, grattacielo Pirelli, metropolitane, autostrada del sole... Tutta roba passata quando il centro sinistra emise il primo vagito.

Con il centro sinistra arrivò invece la crisi, pudicamente battezzata "congiuntura". E con quella il monopolio dell' energia elettrica stabilmente arpionato nelle grinfie statali che ancora adesso stentiamo a disincastrarlo da lì.. E l' esempio riscosse entusiasmo visto che da allora l' economia cominciò a nazionalizzarsi ad una velocità pari solo alla sua corruzione, così come cominciò la fuga dei capitali e l' impennata di spesa pubblica. Altro semino importante fu amorevolmente piantato dai proto-veltroniani: un bellissimo sistema previdenziale a ripartizione. E' così che il nostro welfare cominciò a contorcersi dovendosi realizzare a suon di baby pensioni e pensioni d' invalidità. Era l' unico canale.

Un capitalismo del genere sta in piedi finchè c' è da "copiare", quando c' è da "innovare" perde colpi. E infatti nei settanta e ottanta resse solo grazie alle supposte svalutative, inflattive e debitorie.

A sinistra i liberali erano circa 5. Ernesto Rossi + i 4 gatti del Mondo. Non influirono molto circondati dalla massa per la quale il Capitalismo è molto meglio disintegrarlo che cambiarlo.

A Veltroni lascio i miti del centro sinistra fanfaniano. Io preferisco puntare su un' altra squadra, mi sbilancio con una formazione di calcetto: De Gasperi, Einaudi, Menichella, Merzagora, Pella, Vanoni, La Malfa... e anche un certo Marshall all' ala.

Bottom: in un recente articolo sul Sole di cui conservo un ritaglio, Carrubba riesponeva questa storiella in modo molto più professionale, ho pensato bene di fregargli un po' di numeri.

P.S. mi fanno notare che archiviare tutto il resto come "declino" è esagerato. Vero, il Veneto usciva dalla guerra nelle condizioni della Campania. Oggi è la regione più ricca del Paese, o quasi. Durante il boom ancora esportava emigrati. E allora quando ha costruito la sua ricchezza? Direi a cavallo tra la fine dei settanta e gli ottanta. L' ha fatto però grazie alla flessibilità della micro-piccola-media impresa e "contro" la politica. Il Veneto è solo un paradigma dell sviluppo nordestino. Parallelamente va citata anche il brillante caso dell' Emilia Romagna, che non è poi così differente.

Il segreto della felicità

Caro diario,

il prof. G. ha adempiuto al suo dovere di bravo psicologo positivista compilando la famosa sentenza. Per lui l' Uomo è l' unico Animale che... pensa al suo futuro.

Attenzione, parecchi altri animali dimostrano di organizzarsi per il futuro.

Cio' non significa che lo "pensino" come fa l' uomo. Il loro è piuttosto un riflesso condizionato che elabora in modo elementare l' esperienza passata. In ogni caso si preoccupano solo di un futuro "immediato, personale e locale". Vuoi mettere con i nostri vasti orizzonti? Noi "pensiamo scenari", addirittura "immaginiamo".

Nonostante i corsivi, le virgolette e i "vuoi mettere", la rilevazioone non mi ha scosso. Forse perchè il bello doveva ancora venire.

Perchè pensiamo al nostro futuro? Scontato: per organizzarci al meglio e fare in modo che il nostro futuro effettivo sia il migliore possibile tra tutti i futuri eventuali.

Risposta sbagliata.

Si puo' dire che il Prof. Gilbert dedichi il suo libro a segnalare con gusto questa topica, le sue radici e le sue conseguenze.

Se la risposta "scontata" fosse anche corretta potremmo concludere con Leopardi che Madre Natura fosse proprio una crudele matrigna. Infatti, con tutto il nostro voluminoso cervellone, risultiamo gravemente sprovvisti di simili facoltà preveggenti. Se quello fosse il nostro vero obiettivo saremmo degli esseri fortissimamente imperfetti visto che commettiamo errori sistematici nel programmare la nostra felicità futura. Ci imbattiamo continuamente nei tre errori canonici su cui ora non voglio soffermarmi.

Dunque, l' uomo è l' unico animale che pensa al suo futuro (grazie al lobo frontale che gli è spuntato di recente, 3 milioni di anni fa) e lo fa, non perchè ricavi particolari benefici da questa attività, quanto piuttosto per il bnenessere in sè che ne trae. La sensazione di avere sotto controllo cio' che ci accadrà e di ingabbiarlo in un progetto è una vitamina dello spirito. Anche quando l' esperienza è lì a dimostrarci che non abbiamo sotto controllo proprio un bel niente.

Se talvolta la felicità ci tocca è perchè c' inciampiamo nel tentativo d' inseguire una chimera che mai afferreremo.

Ma, attenzione. Forse, con un po' di modestia qualcosa si puo' fare.
***
Siccome sono molto immaturo e siccome alla prima pagina il sig. G. prometteva di rivelare in fondo al suo discorso un trucchetto per essere felici, sono corso di gran carriera all' ultima pagina.


Il trucco è il seguente: imitate chi giudicate felice.


Il trucco è inapplicabile. E' lo stesso G. a rivelarcelo in modo beffardo. Lui afferma che qualcosa nel nostro cervello ci fa pensare a noi stessi come "unici". Cio' ci impedisce di concepire la felicità come il frutto di un' attività meramente imitativa.

Tendiamo a sovrastimare le differenze quando invece noi uomini siamo quasi tutti uguali. Un po' di modestia e di imitazione pedissequa puo' solo farci del bene. Ma chi arriva a leggere i libri del Prof. è difficile che non si senta umiliato nel seguirne i consigli.

Io affianco una mia congettura. Per seguire il consiglio aureo devo dapprima individuare chi è felice. Impresa non facile a causa di un corto circuito.

Se il mio potenziale modello mi assomiglia ho poco da imitare. Se il mio potenziale modello differisce molto da me, contro di lui giocherà tutta la teoria di sentimenti che ho edificato per coltivare al meglio la mia personale autostima.

Come minimo, il "potenziale modello molto diverso da me", sarà oggetto di un' invidia incoffessata.

Generalizzando: è felice colui che è invidiato, soprattutto dagli infelici.

Da cio' consegue che, se gli infelici hanno ancora una stilla di energia, la useranno per combattere alla morte il "potenziale modello" piuttosto che imitarlo.

Inoltre, difficilmente riconosceranno uno stato di "reale" benessere a colui che segretamente hanno imparato a disprezzare.

Infine, saranno sempre spinti a marcare le distanze dall' oggetto delle loro invidie. In genere la persona felice verrà marchiata come "idiota", "rozza", "inconsapevole".

Felice perchè inconsapevole della sua dappocaggine che invece a noi tristi illuminati appare chiara. Cioran chiamava questa elite i "condannati alla lucidità".

Faccio un esempio: mia mamma. Lo ammetto a denti stretti, mi appare una persona maledettamente felice, insomma niente di eccezionale, eppure sta al mondo tanto volentieri. Ci credo, basta una sagra paesana per mandarla in sollucchero. E di sagre ce ne sono due alla settimana.

Faccio forse qualcosa per imitarla? Al contrario, passo il tempo a prenderne le distanze: è proprio una cafona, ride sguaiatamente per battutacce di dubbio gusto, è piena di pregiudizi, è ignorante, è ipocrita, ama il pettegolezzo, è una bonacciona senza orgoglio, non venera la parola data, accetta di buon grado di subire soprusi intollerabili (li dimentica un attimo dopo), è continuamente alle prese con qualche angolo da smussare, la sua ingenuità è disarmante, i paraocchi sono irremovibili... Insomma, come previsto faccio di tutto per disattendere i consigli del sig. G., faccio di tutto per prendere le distanze e stigmatizzare una persona contenta, benvoluta, che canticchia continuamente e che lascia cadere ogni provocazione mandandomi il sangue alla testa.

P.S. il sig. G dedica un lungo capitolo a spiegarci che la felicità è un sentimento solipsistico. Come tutti i sentimenti del resto. Anche la sensazione del giallo è una sensazione solipsista: la provo, te la comunico, mi confermi ma non sapremo mai se stiamo provando la medesima sensazione. Questo fatto costituisce il grande vantaggio degli economisti rispetto agli psicologi. I primi possono condurre le loro argomentazioni mantenendo lo status pienamente soggettivo dei sentimenti.

mercoledì 7 maggio 2008

Porte aperte



Quando c' è una porta aperta prima o poi di sicuro si sa.

Umiliati dalle scimmie

"...Il prete fa voto di castità, il dottore giura di non arrecare danni alla salute di chicchessia, il postino s' impegna con ardore nel consegnare puntualmente la corrispondenza sfidando le intemperie...

Pochi realizzano che anche lo psicologo ha la sua missione. Ad un certo punto della carriera dovrà pubblicare un libro, un saggio o anche solo un articolo, purchè al suo centro faccia bella mostra di sè questo asserto "l' uomo è l' unico animale che...".

Ciascuno completrà i puntini come vuole ma l' inizio è assolutamente vincolante.

Molti psicologi aspettano anni prima di completare la frase di cui sopra, conoscono bene la loro sorte: la posterità dimenticherà presto le loro sofisticate e ponderose teorie per concentrarsi su quelle paroline facendole puntualmente tornare fuori non appena riceveranno solenne smentita.

Quanto chiaramente sceglieremo quelle parole, tanto nitidamente verremo ricordati.

Coloro che scelsero di completare la frase con parole del tipo "... puo' usare un linguaggio..." assursero a grande notorietà non appena fu chiaro che degli scimpanzè potevano ricevere un' istruzione tramite un linguaggio gestuale. E quando i ricercatori notarono scimmie che utilizzavano con naturalezza dei bastoncini per attrarre una leccornia come le termiti, a tutti venne in mente il nome e l' indirizzo e-mail di coloro che scelsero di completare la sentenza decisiva con le parole: "... puo' usare strumenti...".

E' per questo che molti psicologi la tirano tanto in lungo in modo da crepare prima che una scimmia si decida ad umiliarli..."


Siccome Stumbling on Happiness inizia così, siccome in molti l' hanno considerato l' unica lettura obbligatoria per il 2007, siccome tutti i pedigree sono in ordine, siccome lui ha una faccia simpatica... ho deciso che leggerò l' ultimo libro di Daniel Gilbert.

DG SH



martedì 6 maggio 2008

fisco - riforme



  1. flat tax;


  2. centrare il sistema su un' imposta sui consumi; in questo modo è imputabile il reddito mondiale;


  3. adottare criteri di cassa;

  4. limitare l' elemento prograssivo all' aliquota dell' imposta cardine (reddito), mantenendo costanti per tutti le deduzioni. In questo modo è possibile manovrare con facilità le aliquote marginali,


  5. centrare l' assistenza su un' imposta negativa;


  6. liberalizzare l' accertamento compensandolo con le sanzioni;

lunedì 5 maggio 2008

assistenza - riforme

Principi:



  1. ciascuno deve avere un minimo, meglio se in denaro;

  2. reddito minimo con transito attraverso il salario minimo (abolire ogni altra forma di sussidio;

  3. incentivare fiscalmente la filantropia (meccanismi 8 per mille);

  4. puntare sull' imposta negativa per non disincentivare l' entrata nel mondo del lavoro;

  5. decentrare la possibilità di ulteriori aiuti;

  6. conti individuali obbligatori per chi sta sotto certe soglie (vedi Prewo);

pensioni previdenza - riforme

Perchè cambiare



  1. per trasformare il lavoratore in un capitalista;

  2. per far rendere di più l' investimento (verificare i rendimenti borsistici dell' ultimo secolo);

  3. + pensioni garantite - fertilità;

  4. per tutelarsi dall' andamento demografico;

  5. evitare conflitti generazionali;

  6. per affrancarsi dal rischio politico;

  7. per spingere i mercati finanziari e aumentare la concorrenza tra operatori;

  8. per far cessare la contabilità nazionale fraudolenta (non tiene conto di questo enorme debito);

  9. le sei ragioni per cambiare: a) la tesi morale (collettivismo) b) la tesi dei rendimenti c) la tesi macroeconomica d) la tesi sul diritto di proprietà e) la tesi sull’ armonia sociale (lavoratore capitalista) f) la tesi dell’ equità generazionale;


Come cambiare



  1. transitare verso metodi a capitalizzazione;

  2. garantire la portabilità della pensione;

  3. garantire la trasparenza dell' offerta,

  4. chi paga la transizione: 1) fiscalità generale 2) taglio spesa pubblica 3) tassa sulle pensioni (i clienti dell' inps pagano il suo fallimento);

  5. transitare per il metodo contributivo, diminuire i rendimenti e attivare l' opting out;

  6. rendere i fondi privati completamente deducibili dai redditi;

  7. liberalizzare l' uscita dal mercato del lavoro;

Riforma sanitaria

I problemi di un ampia sanità pubblica sono facili da intuire:







  1. razionamento burocratico del bene;



  2. regola della ciliegia: colui al quale affido la mia salute ha il diritto di controllare il mio stile di vita;



  3. facile corruttela del "medico" prescrittore unico di farmaci;



  4. pesanti sottoinvestimenti e carenze innovative; il paradosso costo/prezzo p.71;



Di seguito alcune linee guida.







  1. assicurazioni pienamente detraibili e trasferibili,



  2. ottimizzare la regolamentazione al fine di consentire economia di scala
  3. per una copertura universale: vouchers sanitari.



  4. cauzioni per neutralizzare l' azzardo morale;



  5. limitare il monopolio dei medici;

  6. proletarizzazione dei medici;



  7. incentivare la beneficienza privata;



  8. favorire i gruppi di consumo (sfruttare il fattore etico e le economie di scala);



  9. creare concorrenza tra ospedali;



  10. introdurre i tickets e aumentarli progressivamente; compensare con una diminuzione delle tasse;



  11. one shot: possibilità di uscire dal sistema pubblico con reclutamento obbligatorio in caso di fallimento;



  12. liberalizzare la distribuzione farmaceutica e la pubblicità;



  13. puntare sulla trasparenza dei servizi per combattere AI;



  14. buoni sanità del valore pari al costo medio del servizio sanitario nazionale;



  15. protocolli meno onerosi per l' introduzioone di farmaci;



  16. libertà dell' utente di sottoporsi a sperimentazione farmaceutica;



  17. introdurre forme di negoziazione degli organi;



  18. tagliare la spesa sui farmaci (esistono troppi placebo, inoltre spendere nei farmaci ha effetti di sgnalling);



  19. personalizzazione dei percorsi di cura (attaccare la medicalizzazione standardizzata); basta con le medicine a taglia unica (vedi occasional di Madden);


  20. Contro il caro-scuola, libri digitali e aggiornamenti on line (Cristina Casadei sole 4.5.2008 p.1);
  21. Diagnosi gratuite, cure a pagamento. Vedi bias probabilistico.

venerdì 2 maggio 2008

Sabbie Immobili - la dolce stagnazione dei clarinetti

Da qualche tempo sono rimasto intrappolato in queste Sabbie Immobili. Mi lascio sprofondare e mi godo la languida eutanasia. Il dotato carnefice è Riccardo Tesi (Mirabassi al clarinetto dà il colpo di grazia).