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giovedì 10 dicembre 2015

Guida filosofica per tipi intelligenti di Roger Scruton


  • Tag: epistemologia neopositivismo dualismo senso comune uomo/animale tempo identità dio sacro scienze sociali
  • Biografia: giunto alla filosofia assetato di sapere la trovai piena di sofismo postmoderno inconcludente. Foucault lo stregone.
  • Cap1 perchè
  • Il dubbio serviva x spingere la curiositá. Oggi è un punto d arrivo senza costrutto. Nn si fonda una cultura sul dubbio
  • L alternativa è spesso un razionalismo astratto estraneo all uomo. Il campione: bertrand russell
  • Il senso comune è stato l obbiettivo da sovvertire. Si poteva farlo xchè era verotà condivisa. Ma oggi? Il dubbio ha eroso tutto
  • Lo scetticismo ci ha corrotto. Compito della filosofia: riprisrinare il senso comune
  • Scienza/filosofia. Scienza: una catena causale che sfocia nell inosservabile. Qui subentra la filosofia
  • Neoposit: il tentativo di rendere insensata la catena. Nn ha senso ciò che nn può essere verificato. Tipo il principip di verif
  • Perchè? Spiegazioni: causa e ragione. La s. si occupa di cause ma oltre un certo livello servono le ragioni quindi la f.
  • La filosofia salva le apparenze e solo un superficiale nn giudica dalle apparenze.
  • Cap.2 verità
  • Molta filos negativa ha combattuto la v ma dopo frege dsppiamo che noente verità niente senso.
  • Spiegate la verità: nn si può usare il linguaggio x mettersi tra linguaggio e mondo. Senso comune. Corrispondenza.
  • Alternative: coerenza e idealismo assoluto
  • Alternativa foucauld: verità decisa da chi comanda
  • Sintesi: pensiamo con i xchè che emergono da un ragionamento che necessita linguaggio che si organizza intorno alla verità che corrisponde ad una realtà.
  • Cap3 il demone
  • Realtà: il mondo è reale o un demone mi imbroglia? Senso comune e stoltezza di chi vi rinuncia: è stupido rinunciare ad un mezzo di conosc quando è l unico
  • Verità sintetiche a priori. Le più importanti x kant
  • Cap4 dualismo
  • Fitche: siamo intrappolati nella ns mente l unica cosa che esiste oggettivamente. Idealismo oggettivo. Solipsismo.
  • Il senso comune rompe il solipsismo e ci apre alla dimensione pubblica
  • Ma cosa distingue l uomo?
  • Cap5 persona
  • Il compito della filosofia: riportare l uomo sul piedistallo
  • cosa distingue uomo e animale? il desiderio di giustificare cio' che si fa (e quindi di vincolarsi per il futuro)
  • atti estranei all'animale: scelta, critica, humor, immaginazione, bellezza, simbolo,
  • la persona è libera, cosciente e intenzionata
  • Identità. Contro parfott x cui l identità è una convenzione. Così anche diritti e doveri lo diverrenbero. Guerra alle soluzioni insensate
  • Cap6 il tempo
  • Ambiguità del tempo. L adesso come concetto contradditorio
  • Agostino: so e nn so
  • Bergson: i due tempi
  • Platone inventa il fuori dal tempo
  • Problema: come può stare qlcs fuori dal tempo? Es  dio
  • Soluzione di spinoza: esistono due modi x vedere una cosa. Sub specie eternitatis
  • Critica di leiblitz: manca un principio di individuazione
  • Ma io chi sono? Esisto fuori dal tempo? Pur attratto da principi atemporali es etici o di identità nn riesco a immaginarmi fuori dal tempo
  • Imho: x designare quell intersezione tra tempo e nn tempo meglio parlare di eternità piuttosto che atemporalità
  • Cap7 dio
  • il filosofo che non si occupa di dio è poco interessante e quando scrive scrive per il collega su riviste trascurate da chi si preoccupa della brevità della vita
  • religione: rito+credenza. ci puo' essere la prima senza la seconda e viceversa
  • Durkenheim: la religione nasce per unire in comunità. pochi ne dubitano
  • spinoza contro il dio antropomorfo. uscire dal tempo ci rende tutto meno comprensibile. solo il dio personale risponde alle ns necessità
  • arg ontologico di anselmo. kant lo critica: l'esistenza nn è un predicato. ma anselmo richiede davvero che l'esistenza sia un predicato?
  • sacro: un oggetto che rinvia ad un soggetto. chi dissacra de-soggettivizza e de-responsabilizza
  • cap8 libertà
  • la libertà è sia evidente che necessaria (responsabilità colpa innocenza...). solo la filosofia libera l'uomo, la scienza è impotente
  • guardare l uomo come a un robot mette a rischio la ns socialità
  • non potrà mai esistere una scienza dell'uomo. l'unico discorso sull uomo è filosofico
  • cap9 moralità
  • dall illuminismo in poi prende piede la legge astratta (deontologia)
  • prima la morale era legata alla simpatia, alla pietà. diciamo alle virtù inculcate
  • principi naturali: uguaglianza formale. i diritti vanno rispettati. i doveri ottemperati. 
  • utilitarismo: ottimo ma solo se inquadrato in una cornice etica. es: default
  • cap9 sesso
  • una donna fa l amore con un uomo e poi scopre che non è suo marito. si suicida. capite quanto conta il sesso?
  • sesso: voglio te. questo te è una persona. l'importanza di distinguerla dall oggetto. compito della filosofia è sottolineare la distinzione e la gravità del non conoscerla
  • contro posner: per lui il sesso è l'eccitazione di alcuni organi. così definito si finisce fuori tema
  • nel sesso conta la virtù. contro il dibattito contemp che si concentra sui diritti
  • educazione sessuale: trattare il proprio corpo come sacro
  • cap10 musica
  • la musica è un oggetto intenzionale
  • oggetto intenzionale: lo percepiamo solo se vogliamo percepirlo
continua








mercoledì 14 ottobre 2015

Diseased thinking dissolving questions about disease - Less Wrong - argomenti in favore della medicalizzazione della società

Diseased thinking dissolving questions about disease - Less Wrong - argomenti utilitaristici  in favore della medicalizzazione della società
  • problema affrontato: quando è scorretto somministrare certe medicine? spesso dietro la definizione di malattia si nasconde un etica libertaria che induce a soluzioni subottime del problema...
  • lamentela conservatrice: il determinismo biologico ci toglie dignità e anche felicità togliendoci il senso della personalità...
  • sandy l obesa: x il marito è un maiale per il dottore una malata x la sorella una xseguitata. chi ha ragione?
  • concentriamoci sullo scontro tra dottore e marito. la questione ruota intorno al concetto di malattia. se l'obesità è una malattia ha ragione il dottore, se è un vizio ha ragione il marito...
  • caratteristiche di una malattia:
  • 1 cause biologiche
  • 2 esclusa un azione del libero arbitrio
  • 3 qlcs di raro
  • 4 qlcs di spiacevole
  • 5 qlcs di discreto: o ce l hai o nn ce l hai
  • 6 qlcs x cui esistono medicine almeno in potenza...
  • il cancro è una malattia. al nanismo manca 5. all omosex manca 4. all obesità manca 6 4 3. alla depressione manca 6 e altro. alla vecchiaia manca 3....
  • ma la parola malattia è delicata perché induce ad inferenze di valore quindi potremmo dire che certe condizioni meritano di essere malattie altre no...
  • solo il malato merita simpatia e supporto. sandy è condannata dal marito xchè nn è malata...
  • x un malato la cura è dovuta x un nn malato la cura è un abdicazione della xsonalità...
  • conclusione: definire la malattia è piuttosto irrilevante se nn fosse x le implicazioni morali e filosofiche...
  • come giudichiamo di solito? secondo il modello libertario: chi agisce male è cattivo e nn merita simpatia, almeno se nn è condizionato in modo determinante da un fattore esterno. In altri termini, diamo grande importanza al fattore 2.
  • x il modello libertario distinguere biologia e spirito è decisivo.
  • imho: nota che x l immanentista c è una biologia costitutiva intimamente legata all identitá. in qs senso più che di merito si parla di just desert.
  • è una distinzione difficile che rischia di sottoporre a condanna degli innocenti...
  • imho: nn farla rischia di nn farci condannare dei colpevoli.
  • x il determinista conseguenzialista qs separazione nn ha senso e il problema nn si pone: tutto è biologia.
  • ma soprattutto la separazione nn è necessaria. certo anche il determinista giudica male i comportamenti socialmente dannoso così come giudica male le unghie incarnite. nn ha bisogno di conoscere l origine di certi comportamenti...
  • punire un ladro nn è giusto in sè ma x le conseguenze che scatena...
  • determinista: condanna e simpatia sono funzionali a max felicità sociale e qs atteggiamento si riflette nell atteggiamento verso le malattie...
  • anche se tutto è biologia per il determinista resta giusto consolare il malato di cancro e condannare il pigro. così facendo la felicità sociale aumenta...
  • se un disturbo può essere superato con una condanna ma esiste anche una medicina è giusto consentire di accedere a quest ultima? per un libertario potrebbe ledere la dignità ma un determinista nn ha di qs fisime...
  • obiezione libertaria: intervenire con le medicine impedisce di sviluppare il senso di responsabilità..
  • risposta: il senso di responsabilità che lo si alleni su cose utili le occasioni nn mancano. se l' obiezione fosse valida creeremmo delle dipendenze per fare in modo che i bambini sviluppino il loro senso di responsabilità (in realtà è proprio quello che si fa quando ci si allena allo sforzo mentale: si imparano cose inutili per tenere in esercizio la mente)
  • l opposizione dei libertari alla medicalizzazione della società non fa meraviglia: se fai sacrifici ma viene prospettata una comoda soluzione al problema che affronti, rischi di opporti: un ambito dove segnalavi le tue virtù viene minacciato...
  • conclusione: un etica conseguenzialista induce a soluzioni ottimali circa la somministrazione di medicinali. un etica librrtaria e virtuistica rischia di sviare il problema aumentando il costo sociale
  • imho: psicologia minima: il sacrificio inutile è uno spreco  ma il sacrificio in sé spesso è la base per una vita soddisfatta. forse anche per questo la sua reputazione è tanto buona. oltretutto è anche un allenamento: la scuola è una serie di sacrifici inutili (e forse questi sì eccessivamente costosi)  compiuti per allenarsi. 
  • imho: 1) per il libertario non esiste un diritto alla cura, neanche per colui che giudica "malato", di conseguenza non c'è possibilità di equivoco 2) al di là del diritto, in effetti, il libertario rischia di condannare l'innocente ma il conseguenzialista rischia di non condannare il colpevole, in questo senso non esistono posizioni di vantaggio per qualcuno. 3) il determinista, a meno che non mantenga esoterica la filosofia che professa, non puo' condannare nessuno proprio per gli assunti che abbraccia, di conseguenza non puo' valersi di un'arma che lui stesso ammette essere importante...
L'utilitarista gli aborre ma ci sono almeno due motivi per difenderli:


  • allenano ai sacrifici utili. la volontà infatti si allena come un muscolo. del resto la scuola non è altro che un allenamento allo sforzo intellettuale: le nozioni che s'imparano sono per lo più inutili per lo più inutili. c'è da aggiungere che chi sta in fondo alle gerarchie sociali ed è privo di grandi talenti ha nella capacità di sacrificarsi l'unica sua arma per non perdere il contatto con chi sta sopra di lui.



  • sono fonte di soddisfazione quando ci legano e ci identificano strettamente ad un valore che sentiamo profondamente: la mamma che non fa l'epidurale offre questo suo dolore al figlio e si sente realizzata.
continua

lunedì 18 maggio 2015

Il punto sull'utilitarismo


  1. controesempio: il problema del vagone e del grassone da spingere sui binari
  2. controesempio: auschwitz è giustificabile in presenza di un numero sufficiente di nazisti
  3. controesempio: e se mengele trovasse la cura contro il cancro? imbarazzo... ma solo tra gli utilitaristi
  4. controesempio: Robert Fogel che difende la schiavitù dei neri dicendo che stavano meglio sia dei loro discendenti che degli operai bianchi.
  5. controesempio: l'adulterio è reato più grave dello stupro? Per l'utilitarista sì, specie se lo stupro non implica, eppure questa conclusione ripugna al senso comune.
  6. Eugenetica. difficile pensare che una buona eugenetica non migliori le nostra comunità. Eppure, a chi non ripugna una cosa del genere?
  7. Peter Singer propone l'eliminazione dei bambini disabili per alleggerire i costi sanitari. E' solo un utilitarista coerente.
  8. controesempio: nozick e la macchina della realtà virtuale
  9. controesempio: secondo l'etica utilitarista se un riccone è particolarmente avido i poveri dovrebbero fare una colletta per portargli doni.
  10. controesempio: la conclusione ripugnante. perché mai non si considera ingiusto procreare il più possibile?
  11. controesempio: perchè non doniamo tutto ai poveri del terzo mondo? perchè non rinunci alla connessione internet per salvare vite umane nei paesi poveri? a tutti il motivo è ovvio: a tutti tranne che agli utilitaristi i quali dovrebbero sostenere la filantropia radicale (ma che si girano dall'altra parte per non vedere i limiti della loro teoria).
  12. controesempio? la schiavitù non sarebbe stata abolita secondo i criteri utilitaristici. robert fogel
  13. controesempi: il latifondo nell'america latina era più produttivo della proprietà diffusa. imbarazzo tra gli utilitaristi. dell.
  14. controesempi: secondo un noto storico il colonialismo fa bene.
  15. controesempio: lo stupro della persona inconscia non dovrebbe essere punito secondo i precetti utilitaristici
  16. controesempio: il paradosso di posner; mi piace avvolgerti nel filo spinato e punzecchiarti, ma solo se non sei consenziente. che fare? un dilemma per gli utilitaristi.
  17. l'utilitarista di fronte ai controesempi: è l'evoluzione che ha selezionato intuizioni etiche distorte. contro-risposta. e perché mai postulare la felicità tra le cose positive e la sofferenza tra quelle negative affidandoci ad un'intuizione etica distorta?
  18. come mai ci sono tanto pochi utilitaristi pro-life? in fondo una vita intera vale molto di più rispetto a sei mesi col fardello di una gravidanza da portare a termine
  19. critica: calcolare le conseguenze è molto utile ma non tutte le conseguenze sono calcolabili: ci vuole un principio che governi questi casi e sia sottoposto al limite della "prova contraria". ok, le conseguenze possono essere calcolate a spanne ma senza un principio tutto diventa aleatorio e arbitrario: il calcolo probabilistico ha una matrice soggettivista.
  20. utilitarismo e paternalismo sono molto vicini: una volta che sdogani la confrontabilità delle funzioni di felicità sbocchi nel paternalismo più duro.
  21. l'utilitarismo è molto esigente, specie in tema di filantropia. come mai gli utilitarsti per primi non sembrano seguire i loro precetti? a questo punto interviene il cosiddetto argomento di coscienza: se il fare non segue al dire allora probabilmente il dire non è corretto. ironia della sorte gli utilitaristi sono i primi a mettere l'accento sulle conseguenze del dire!
  22. A.. Problem: 1. Variability of Human Experience - Differences between people. 2. Number of Variables in Any Situation 3. Consequences - ability to discern what they are, what counts and the limit to causality (How far into the future does one look?). 4. No Time to Calculate
  23.  Quantity Versus Quality: Is a dissatisfied Socrates better off than a satisfied fool?
  24. Il problema dei motiviProblem: Consider the following two cases: 1. Elderly Aunt Molly is ill. Nephew Tom visits her and helps her because he loves her. Nephew Bob visits her and helps her because he hopes to be rewarded in her will. Nephew Dave visits her and helps her not because he desires to help but because he believes it is his duty. (Modified Version of case by Bowie and Beauchamp, Ethical Theory in Business (Englewood Cliffs: Prentice-Hall, 1979) 16-17. 2. A two-year-old is drowning. Ruth flings caution aside because she desires to save the child and jumps in, but she cannot swim. Thus, she fails to save the child. Sue can swim, but is afraid that the child will pull her under. She does not save the child. The consequences were the same in each case, but the motives of the agents were different. According to utilitarianism, each person's action was of the same value. Shouldn't other features such as an act being motivated by obedience to a law of the state, a religious obligation of loving the neighbor, or a natural love of and concern for others count?
  25. l'etica utilitarista potrebbe essere una buona etica... ma per gli animali. per gli uomini meglio ntuizionismo
  26.  Il pragmatico non giustifica le sue scelte (è cio' che ci differenzia dagli animali) cosicché non esplicita i principi che considera validi e questo fatto lo rende un individuo imprevedibile. La prevedibilità è un fattore importante nella vita condivisa, consente un maggior coordinamento e strategie win win.
  27. Il pragmatismo ha i suoi meriti, per esempio ha semplificato il linguaggio spurgandolo dalle astrusità della metafisica. Ma poi si è perso a sua volta dietro l'ossessione di negare le realtà non materiali:poiché il nostro linguaggio le afferma come esistenti (numero, mente, causz, ecc.) bisognava ricorrere a cervellotiche perifrasi per mantenere la purezza nominalistica. Non solo la filosofia stesso doveva sostituire al semplice "penso che sia così" l'astruso "penso che dovrei pensare facendo finta che sia così".
  28. Quando l'utilitarismo è confutato si ripiega sull'utilitarismo delle regole: ci si concentri sulle regole utili e non sui comportamenti utili. L' u.delle regole è una specie di test kantiano: cosa succederebbe se tutti facessero come me? Se le conseguenze sono buone, allora l'azione è legittime. Inconveniente: il test è spesso assurdo: cosa succederebbe se tutti facessero il ragioniere? Un disastro... quindi scegliere di fare il ragioniere è illegittimo. Di solito, quando anche l'u. delle regole è confutato si ripiega ulteriormente sulle teorie del fair play, ovvero su un u. delle regole che si concentri sui doveri anziché sui diritti. Ma anche qui gli inconvenienti non mancano. 
  29. Raymond Boudon sul relativismo parte I
    1. Il relativismo può avere una natura varia, oltre a quello filosofico c'è quello etico, quello cognitivo e quello culturale
    2. Relativismo etico. Montaigne: esistono precetti tanto vari che si l'etica potrebbe essere considerata un portato culturale. Pensa solo al caso dell'infibulazione. Ma inferire conclusioni relativiste da Montaigne è esagerato: se ci concentriamo sulle ragioni profonde della pratica infibulatoria la nostra indignazione scema. D'altra parte anche chi la pratica ne percepisce la crudeltà e spesso ripiega su alternative. Insomma, questo venirsi incontro testimonia della presenza di valori assoluti che fanno sentire il loro magnetismo. Ad essere conenzionali non sono i valori di fondo, come pretendono i relativisti ma le forme in cui si incarnano.
    3. Relativismo etico. Hume: la fallacia naturalistica: da proposizioni all'indicativo non posso trarre conclusioni imperative. Il regno dell'etica è irrazionale, non ha mai un contatto con la razionalità descrittiva. La tesi di hume si presta ad equivoci: parlando all'indicativo molti hanno in mente conseguenze dal chiaro portato imperativo.
    4. Relativismo etico. Weber: politeismo dei valori: i valori scaturiscono da principi indimostrabili quindi convivono tra loro fronteggiandosi nel conflitto sociale. Alla fine vince il più forte non il più ragionevole. Se ondo i relativisti Weber è sulla linea Marx-Nietzsche. Ma qs resoconto relativista non rispecchia la posizione di Weber: lui era un evoluzionista: i valori partono alla pari ma nella concorrenza alcuni emergono fino ad imporsi mentre  altri affondano e spesso quelli vincenti sono tali perchè più convincenti.
    5. Il relativista etico abusa del principio della bivalenza: i precetti sono o fondati o relativi. Non è vero, molto più probabile che alcuni precetti siano relativi ed altri siano bloccati su solide fondamenta.
    6. Il relativismo si è imposto anche perchè teoria utile a proclamare un certo principio di eguaglianza: tutte le società hanno pari dignità e nessuna è superiore alle altre.
    7. Relativismo cognitivo: abbiamo accesso alla realtà? Kuhn: la storia della scienza nn è lineare come la rappresentano i manuali. Parecchi fattori irrazionali (estetica politica metafisica) pesano nella scelta della teoria da privilegiare.  Khun ha il merito di confutare popper e di sottolineare l'azione di molti fattori irrazionali ma è solo con una forzatura iperbolica che dal suo lavoro si ricava un qualche relativismo
    8. R.cognitivo. Il relativismo si è imposto anche per l'insolubilità del problema della demarcazione. Popper propose il criterio della confutabilità lasciando almeno tre dubbi (ci sono teorie filosofiche confutabili tramite esperimenti mentali. Ci sono teorie scientifiche difficilmente confutabili: quelle contrassegnate da clausole coeteris paribue o il neo-darwinismo, teoria con diverse conferme ma di cui è difficile immaginare unaconfutazione). Questo fallimento apre indebitamente le porte al darwinismo.
    9. Il r. Cognitivo s'impone anche perchè utile alla denuncia del connubio tra scienza, multinazionali e politica. Se la scienza è un sapere relativo i poteri forti se ne impadroniscono
    10. R. Cognitivo, confutazione. Una credenza può imporsi anche per motivi irrazionali ma affinchè si mantenga è necessario chesia fondata. L'irrazionalismo può farsi sentire sul breve periodoma non sul lungo. Il fatto di non avere criteri generali per definirla non significa che la scientificità del sapere non esista: in parecchi casi specifici la scientificità s'impone alla nostra ragione come un'evidenza quasi fosse unsentimento di scientificità
    Continua.
  30. Sono scettico di fronte a chi afferma “non credo nello spirito e nella conoscenza” (vedi post di diana). Lo so è scorretto, la mossa giusta sarebbe quella di prendere sul serio chi parla. Se uno dice così, sarà così. Però qui ci sono troppe contraddizioni per non pensare male.
    Innanzitutto, chi parla in questo modo di solito ha poi un alto senso etico. Il che significa “pensare di aver ragione” rispetto a chi afferma il contrario, e questo comporta una certa fede nella ragione, ovvero nello spirito.
    Inoltre, credere nello spirito e nella conoscenza significa fondamentalmente credere nella responsabilità dell’uomo, nel suo libero arbitrio. Spesso chi fa proclami di scetticismo in materia di spirito e conoscenza, poi ha un alto senso della “responsabilità umana”. Ma l’uomo che “non sa” e che agisce solo guidato dai suoi istinti come potrebbe mai essere responsabile? Non puoi credere contemporaneamente nella responsabilità e negare lo spirito.
    E allora perché molti optano per questa strana posizione? Forse ritengono “pericoloso” affermare in modo chiaro e coerente le proprie ragioni, questo atteggiamento potrebbe innescare conflitti. Le proprie ragioni, che non mancano, vanno invece affermate in modo velato, in modo obliquo. Diciamo pure in modo ipocrita. La cosa migliore è partire proprio dalla negazione della loro esistenza.
    La “via obliqua” ci consente di dire le cose ritraendoci, scomparendo. Ma non è una via facile, tutt’altro, è una vera e propria arte, bisogna dominare il linguaggio per praticarla.
    E qui veniamo allo humor. Molti evoluzionisti – esempio Robin Hanson - ritengono che lo humor sia la palestra in cui l’uomo sviluppa il fondamentale “muscolo dell’ipocrisia”, un luogo dove si adotta un linguaggio finto quanto iperbolico per rilasciare messaggi velati. Mediante lo humor che nega la ragione è autorizzato a dare le sue ragioni senza esporsi e contraddirsi platealmente, chi nega la conoscenza è autorizzato a dare ugualmente la sua versione dei fatti.  
  31. The Vacuity of Postmodernist di Nicholas Shackel
    • Troll truism: affermazionee ambigua in bilico tra il palesemente falso e il palesemente vero. Esempio: "ciò che è stato costruito poteva esserlo diversamente".
    • Fox trott: tentativo postmodernista di sminuire il valore della verità (x liberare le idee e le contraddizioni creative).
    • Il primo dogma del postmodernista si chiama NPP(no position position): affermare è sempre errato, solo la negazione è concessa
    • Altra fissa: la razionalità è sempre gratuita e costruita secondo le convenienze
    • Corollario: è sempre possibile costruire una razionalità che smonti le altre votandosi alla causa del negativo. La decostruzione della ragione è una specie di smascheramento.
    • Rorty: la verità è un aspetto secondario in una teoria. Corollario: se anche confuti la mia teoria la cosa non è poi così irrilevante. Se continua a sprigionare del bene vale la pena di conservarla come valida...
    • NPP viene adottato perché si ritiene che la verità sia violenta e brandire un buon argomento è in un certo senso uno strumento oppressivo
    • Rorty: credere nella ragione è un po' come credere in una fede religiosa. I rischi sono alti, meglio evitare.
    • Risposta: certo si parte da verità autoevidenti ma xchè mai nn dovrebbero essere condivise? Perché mai quello non dovrebbe essere un buon punto di partenza per discutere. Una cosa è certa: NPP nn è una premessa condivisa quindi un pessimo punto di partenza
    • NPP è coerente fintantochè nessuno avanza concretamente quell'ipotesi. In che forma sostenerla allora? Proposta degli adepti: negare sempre finché di fatto NPP emerga da sola senza essere affermata.
    • Accuse a NPP: 1 è comoda 2 è incoerente e 3 è trascendentale (autoevidente)
    • Tesi di Bloor: le medesime premesse inferiscono sia conclusioni  false che vere
    • La posizione di Bloor: pretende di essere naturalista puro mentre il razionalista  tollerare realtà nn fisiche (es.logiche). Il suo programma consiste in un naturalismo integrale quindi disinteressato alla realtà complessiva perché qs introdurrebbe elementi nn naturali. Consodero corretta qs. ipotesi ma nn posso enunciarla x nn contraddirmi. 
    • Una posizione contradittoria con tanto di ammissione: nn si capisce xchè Bloor ragioni con noi; xchè xda tempo a rispondere ai suoi critici
    • Bloor nn nega l' esistenza di una ragione ma nega che abbia un ruolo nel validare la sua posizione
    • La danza postmodrnista: utilizzo di argomenti razionali negando di mantenere una posizione razoonalista. Spesso si tratta solo dei soliti ritriti paradossi che hanno lo scopo di mettere in luce alcune falle della logica. Niente di nuovo sotto il sole.
    • il paradosso x i postmodernisti è un fallimento e una condanna della ragione mentre nella storia si è spesso dimostrato occasione per l'avanzamento della stessa
    • il postmodernista si difende passando da un concetto equivoco all' altro in modo sfuggente facendo della NPP la leva x un relativismo assoluto
    • Più comprensibile e chiara la posizione della psicologia evoluzionista radicale: la ragione è solo un espediente usato per ottenere, l'equivalente di un'esibizione dei muscoli. Ecco, il postmodernista a volte sembra credere questo ma non lo afferma chiaramente per poter esibire meglio i suoi muscoli.
    continua
  32. Diseased thinking dissolving questions about disease - Less Wrong - argomenti utilitaristici  in favore della medicalizzazione della società
    • problema affrontato: quando è scorretto somministrare certe medicine? spesso dietro la definizione di malattia si nasconde un etica libertaria che induce a soluzioni subottime del problema...
    • lamentela conservatrice: il determinismo biologico ci toglie dignità e anche felicità togliendoci il senso della personalità...
    • sandy l obesa: x il marito è un maiale per il dottore una malata x la sorella una xseguitata. chi ha ragione?
    • concentriamoci sullo scontro tra dottore e marito. la questione ruota intorno al concetto di malattia. se l'obesità è una malattia ha ragione il dottore, se è un vizio ha ragione il marito...
    • caratteristiche di una malattia:
    • 1 cause biologiche
    • 2 esclusa un azione del libero arbitrio
    • 3 qlcs di raro
    • 4 qlcs di spiacevole
    • 5 qlcs di discreto: o ce l hai o nn ce l hai
    • 6 qlcs x cui esistono medicine almeno in potenza...
    • il cancro è una malattia. al nanismo manca 5. all omosex manca 4. all obesità manca 6 4 3. alla depressione manca 6 e altro. alla vecchiaia manca 3....
    • ma la parola malattia è delicata perché induce ad inferenze di valore quindi potremmo dire che certe condizioni meritano di essere malattie altre no...
    • solo il malato merita simpatia e supporto. sandy è condannata dal marito xchè nn è malata...
    • x un malato la cura è dovuta x un nn malato la cura è un abdicazione della xsonalità...
    • conclusione: definire la malattia è piuttosto irrilevante se nn fosse x le implicazioni morali e filosofiche...
    • come giudichiamo di solito? secondo il modello libertario: chi agisce male è cattivo e nn merita simpatia, almeno se nn è condizionato in modo determinante da un fattore esterno. In altri termini, diamo grande importanza al fattore 2.
    • x il modello libertario distinguere biologia e spirito è decisivo.
    • imho: nota che x l immanentista c è una biologia costitutiva intimamente legata all identitá. in qs senso più che di merito si parla di just desert.
    • è una distinzione difficile che rischia di sottoporre a condanna degli innocenti...
    • imho: nn farla rischia di nn farci condannare dei colpevoli.
    • x il determinista conseguenzialista qs separazione nn ha senso e il problema nn si pone: tutto è biologia.
    • ma soprattutto la separazione nn è necessaria. certo anche il determinista giudica male i comportamenti socialmente dannoso così come giudica male le unghie incarnite. nn ha bisogno di conoscere l origine di certi comportamenti...
    • punire un ladro nn è giusto in sè ma x le conseguenze che scatena...
    • determinista: condanna e simpatia sono funzionali a max felicità sociale e qs atteggiamento si riflette nell atteggiamento verso le malattie...
    • anche se tutto è biologia per il determinista resta giusto consolare il malato di cancro e condannare il pigro. così facendo la felicità sociale aumenta...
    • se un disturbo può essere superato con una condanna ma esiste anche una medicina è giusto consentire di accedere a quest ultima? per un libertario potrebbe ledere la dignità ma un determinista nn ha di qs fisime...
    • obiezione libertaria: intervenire con le medicine impedisce di sviluppare il senso di responsabilità..
    • risposta: il senso di responsabilità che lo si alleni su cose utili le occasioni nn mancano. se l' obiezione fosse valida creeremmo delle dipendenze per fare in modo che i bambini sviluppino il loro senso di responsabilità (in realtà è proprio quello che si fa quando ci si allena allo sforzo mentale: si imparano cose inutili per tenere in esercizio la mente)
    • l opposizione dei libertari alla medicalizzazione della società non fa meraviglia: se fai sacrifici ma viene prospettata una comoda soluzione al problema che affronti, rischi di opporti: un ambito dove segnalavi le tue virtù viene minacciato...
    • conclusione: un etica conseguenzialista induce a soluzioni ottimali circa la somministrazione di medicinali. un etica librrtaria e virtuistica rischia di sviare il problema aumentando il costo sociale
    • imho: psicologia minima: il sacrificio inutile è uno spreco  ma il sacrificio in sé spesso è la base per una vita soddisfatta. forse anche per questo la sua reputazione è tanto buona. oltretutto è anche un allenamento: la scuola è una serie di sacrifici inutili (e forse questi sì eccessivamente costosi)  compiuti per allenarsi. 
    • imho: 1) per il libertario non esiste un diritto alla cura, neanche per colui che giudica "malato", di conseguenza non c'è possibilità di equivoco 2) al di là del diritto, in effetti, il libertario rischia di condannare l'innocente ma il conseguenzialista rischia di non condannare il colpevole, in questo senso non esistono posizioni di vantaggio per qualcuno. 3) il determinista, a meno che non mantenga esoterica la filosofia che professa, non puo' condannare nessuno proprio per gli assunti che abbraccia, di conseguenza non puo' valersi di un'arma che lui stesso ammette essere importante...
    continua
  33. L'utilitarista gli aborre ma ci sono almeno due motivi per difenderli:


    • allenano ai sacrifici utili. la volontà infatti si allena come un muscolo. del resto la scuola non è altro che un allenamento allo sforzo intellettuale: le nozioni che s'imparano sono per lo più inutili per lo più inutili. c'è da aggiungere che chi sta in fondo alle gerarchie sociali ed è privo di grandi talenti ha nella capacità di sacrificarsi l'unica sua arma per non perdere il contatto con chi sta sopra di lui.



    • sono fonte di soddisfazione quando ci legano e ci identificano strettamente ad un valore che sentiamo profondamente: la mamma che non fa l'epidurale offre questo suo dolore al figlio e si sente realizzata.



    continua
  34. Dibattito sull' utilitarismo. Caplan vs Summer
    • Una serie di controesempi confutano l'u.
    • risposta standard: l evol. ha inoculato dei bias nelle ns. intuizioni morali.
    • controreplica: xchè allora postulare la sofferenza come male e la felicità come bene nn è un bias?
    • la caricatura dell utilitarismo si rifiuta di guardare all utilitarismo delle regole concentrandosi sui buchi dell utilitarismo degli atti
    • ma l ut. degli atti si può sempre trasformare in utilitarismo delle regole. es.: regola: punire il colpevole a meno che...
    • critica: calcolare le conseguenze richiede tempo... risposta: nulla impedisce di calcolare a spanne
    • critica: calcolare è impossibile... risposta: quello che conta è la propensione utilitarista... controreplica: se onesta conduce a conclusioni assurde
    • critica: l u. ci chide troppo. singer accetta la critica e macchia d ipocrisia la sua proposta... altri cercano di modificare u. con il concetto di supererogatorio oppure il precetto di uguaglianza... altri trasformano u. da etica individuale a precetto x le politiche pubbliche
    • critica: le preferenze degli individui nn sono confrontabili... risposta: a volte è necessario farlo e noi stessi lo facciamo... controrisp: ma l utilitarismo fa di un inconveniente un cardine
    • most hard-line utilitarians concede that the standard counter-examples seem extremely persuasive.... think that pushing one fat man in front of a trolley to save five skinny kids... is morally obligatory. But the opposite moral intuition in their heads refuses to shut up.
    • The smart utilitarian answer blames evolution. Scott Sumner: …………Other "counterexamples" take advantage of illogical moral intuitions that have evolved for Darwinian reasons,
    • But what's the epistemically sound response to the specter of evolved bias? "Be agnostic about every belief that, regardless of its truth, helps your genes," is tempting. But it's also absurd.... every moral philosophy - including utilitarianism - agrees that a happy life is better than (a) death, or (b) suffering. But evolutionary heavily favors these value judgments!... Should we therefore dismiss our anti-death, anti-suffering views as "illogical moral intuitions that have evolved for Darwinian reasons"?..nihilist, who bites even more bullets than the utilitarian, can enthusiastically agree.
    • None of this means that moral intuition is infallible. Serious intuitionists question their moral intuitions all the time.
    • ………Suppose that a sheriff were faced with the choice either of framing a Negro for a rape... whom the sheriff knows not to be guilty)—and thus preventing serious anti-Negro riots... In such a case the sheriff, if he were an extreme utilitarian, would appear to be committed to framing the Negro………….
    • this story might be quoted as part of a justification for moving from act to rule utilitarianism... the rule "do not punish an innocent person";.... However, McCloskey asks, what about the rule "punish an innocent person when and only when to do so is not to weaken the existing institution of punishment and when the consequences of doing so are valuable"?
    • Predicting consequences... consequences are inherently unknowable...the Three Mile Island effect.[91]... ma... From the beginning, utilitarianism has recognized that certainty in such matters is unobtainable and both Bentham and Mill said that it was necessary to rely on the tendencies
    • Utilitarismo troppo esigente... Too demanding[edit] Act utilitarianism not only requires everyone to do what they can to maximise utility, but to do so without any favouritism.... The well-being of strangers counts just as much as that of friends, family or self. "What makes this requirement so demanding is the gargantuan number of strangers in great need
    • One response to the problem is to accept its demands. This is the view taken by Peter Singer... Others argue that a moral theory that is so contrary to our deeply held moral convictions must either be rejected or modified.[98]
    • One approach is to drop the demand that utility be maximized. In Satisficing Consequentialism, Michael Slote argues for a form of utilitarianism where "an act might qualify as morally right through having good enough consequences,
    • Robert Goodin takes yet another approach and argues that the demandingness objection can be "blunted" by treating utilitarianism as a guide to public policy rather than one of individual morality.
    • AGGREGAZIONE UTILITÀ. The objection that "utilitarianism does not take seriously the distinction between persons"[105]
    • A response to this criticism is to point out that whilst seeming to resolve some problems it introduces others.
    continua

lunedì 18 marzo 2013

Braciole

#hanson vegetarianesimo

1
Siete in fila dal macellaio per acquistare una braciola e vi coglie uno scrupolo etico: sarà giusto quel che state facendo? E’ il caso di procedere o di andarsene per abbracciare il vegetarianesimo una volta per tutte?
L’ animale, per quanto bestia, soffre e urla il suo dolore. Avete l’ impressione di essere coinvolti in qualcosa di terribile. State lì, in coda, proprio come ci stanno i corvi e le iene in attesa che il cucciolo spiri.
animal
Forse gli animali vantano davvero dei diritti, almeno le razze superiori. O no?
Un filosofo come Murray Newton Rothbard risponde secco:
… sono pronto a riconoscere agli animali ogni diritto che mi chiederanno…
Queste due righe racchiudono in modo icastico il “no” della tradizione: gli animali avranno diritti giuridici solo quando saremo pronti a riconoscere anche le loro responsabilità giuridiche.
Detto cio’, sia chiaro, per MNR gli animali hanno tutti i diritti che ritiene di conferire loro il padrone, compreso il deferente bacio della zampa imposto all’ ospite bipede ammesso in casa.
Sulla sponda opposta si colloca il controverso filosofo australiano Peter Singer.
Nel giustificare talune forme di infanticidio, costui attribuisce all’ animale uno status etico più elevato rispetto a quello  tipico del bimbo disabile.
Per Singer il “sentire” è tutto e una capacità percettiva menomata ci fa regredire verso la sfera degli oggetti.
meatt
2
Lo spettro è dunque ampio e forse una tra le soluzioni intermedie più promettenti è quella delineata da Robert Nozick:
etica kantiana per gli uomini ed etica utilitarista per gli animali…
Cio’ significa che solo l’ uomo puo’ vantare dei diritti più o meno assoluti.
Per dirlo con una formula: l’ uomo è sempre fine e mai mezzo.
Tradotto con un esempio facile facile: per salvare cinque meravigliose persone bisognose di un trapianto d’ organi non sarà mai lecito sacrificare uno scorbutico misantropo senza parenti particolarmente in salute!
Al contrario, quando consideriamo il mondo animale, poiché il fine giustifica i mezzi, sarà lecito massimizzare la felicità complessiva della comunità… “omoanimalesca”.
Una soluzione del genere ha il pregio di distinguere chiaramente tra uomo e animale e, contemporaneamente, di condannare senza appello le violenze gratuite contro questi ultimi.
3
Da questa premessa prende le mosse il saggio di Robin Hanson sul vegetarianesimo (Meat is moral).
Siamo fortunati perché quando si parla di utilitarismo RH è la persona più adatta da consultare.
Per RH un’ azione è buona solo se produce conseguenze complessivamente buone.
RH ha il pregio di praticare questo imperativo sempre e comunque, è l’ utilitarista più coerente che conosca…
[… secondo lui la shoah è esecrabile solo in virtù del fatto che “… il numero di nazisti coinvolti nel progetto era insufficiente…”!…]
sarà difficile andare d’ accordo con lui ma sarà molto facile capirsi e capire.
Per esempio, questo suo saggio è caratterizzato come anti-vegetariano ma io non escludo affatto che RH sia un vegetariano, anzi: ha una vera passione per gli argomenti che confutano le sue vedute.
Non temendo le possibili conseguenze imbarazzanti dell’ etica che professa, puo’ illustrarla senza tanti orpelli, sfumature e correzioni in corsa. Un intellettuale onesto fino in fondo. Merce rara.
MEAT
4
Bene, detto questo possiamo ricominciare: siete in fila dal macellaio per acquistare una braciola e vi coglie uno scrupolo etico: sarà giusto quel che state facendo? E’ il caso di procedere o di andarsene per abbracciare il vegetarianesimo una volta per tutte?
Se siete in procinto di compiere il grande passo forse vi interesserà sapere che:
… ordinando la braciola voi non danneggiate i maiali ma li aiutate
Eppure ordinando una braciola commissiono la morte di un maiale!
… errato… voi vi limitate a commissionare la carne di un animale già morto…
Sarà vero per quel maiale specifico ma per gli altri maiali che stanno nella fattoria o in allevamento?
… verranno uccisi comunque
Ma se contribuisco a comprimere la domanda di braciole la carneficina prima o poi cesserà o rallenterà. In effetti mi accorgo di avere a cuore soprattutto la vita dei “maiali futuri”, quelli che ora nemmeno sono nati.
… di male in peggio… dovrai infatti convenire che la tua azione li danneggia poiché i “maiali futuri” che avranno la fortuna di vedere la luce di questo mondo diminuiranno drasticamente anche per colpa tua…
Si sarà capito che per RH non esiste una relazione tra dieta vegetariana e riconoscimento dei diritti all’ animale, e laddove dovesse esistere sarebbe comunque una relazione inversa.
Cosa vi avevo detto? Abbiamo a che fare con un utilitarista tutto d’ un pezzo. Un vero osso duro.
5
RH ci fa solo notare che l’ alternativa ai maiali dalla vita breve non sono maiali dalla vita lunga ma maiali dalla vita ancora più breve. Anzi, dalla vita inesistente.
Se così stanno le cose, secondo l’ etica conseguenzialista la scelta è obbligata.
… chi non consuma carne consuma altri alimenti la cui produzione impegna il suolo come se non più dell’ allevamento… è da escludere quindi che un longevo maiale selvatico rimpiazzi il maiale domestico…
Ecco allora la reale alternativa:
… bisogna decidersi se sacrificare la già breve vita di un maiale o quella di un asparago… e poiché l’ asparago non ha uno statuto morale degno di nota, la scelta in favore dei maiali s’ impone…
Ma questa è proprio la scelta che compie inconsapevolmente l’ amante di braciole. Da qui la conclusione:
… per chi ha a cuore i diritti degli animali consumare braciole non è solo consentito ma addirittura doveroso… Al contrario, la pratica vegetariana è di fatto immorale e dannosa per gli animali che si vorrebbe proteggere…
6
E’ giusto o sbagliato creare vite che saranno poi interrotte?
… in un’ ottica utilitarista non solo è giusto ma è doveroso se sono vite che vale la pena vivere
Giudicare l’ esistenza di questa condizione non è facile, mettersi nei panni di un maiale d’ allevamento è impresa ardua:
… a mio giudizio la vita in allevamento e nelle fattorie vale la pena di essere vissuta… d’ altronde a giudicare dai maiali che ho visto sembra trasparire una sete di vita più che di morte… non hanno nessuna intenzione di “farla finita”…
Forse ha un certo peso anche il fatto che alcune razze siano selezionate esclusivamente per l’ allevamento, sopportano bene la loro situazione e fuori da quel contesto avrebbero ancora più problemi.
meeeat
7
Naturalmente il ragionamento di Hanson presenta dei punti deboli.
Non penso proprio che gli amanti delle braciole abbiano in mente niente del genere e mi chiedo allora se una scelta etica possa mai esistere senza un’ intenzione etica. Per un utilitarista non ci sono problemi, ma per noi?
Come possiamo poi sapere che un animale non voglia suicidarsi?
Forse non ha nemmeno le facoltà mentali per deciderlo.
Oppure non ha i mezzi.
D’ altro canto è pure vero che, quanto più ipotizziamo ridotte le sue facoltà mentali, tanto meno siamo indotti a farne un titolare di diritti.
Forse il suicidio è doloroso in sé, per quanto si desiderino le conseguenze che comporta. Dopotutto per i maiali non esistono cliniche svizzere con tutti i comfort.
L’ evoluzione puo’ aver sviluppato dei bias che ingannano il maiale circa la scelta migliore da compiere: il maiale fenotipo e il suo “gene egoista” avrebbero infatti interessi divergenti qualora il suicidio fosse la via preferibile per il primo.
Certo, il fatto è che molti di noi si suiciderebbero se ridotti a una vita da maiali di allevamento ma la cosa non sembra molto rilevante poiché molti di noi si suiciderebbero anche se costretti a una vita da maiali selvaggi!
Andrebbe evitata ogni antropomorfizzazione.
Eppure, come faccio a giudicare se non “antropomorfizzo” almeno un po’?
Forse un simile giudizio non è solo difficile, è impossibile. Meglio rassegnarsi. In questo caso però un pregiudizio in favore della vita sarebbe plausibile. O no?
Potremmo tagliare la testa al toro e decidere di non preoccuparci per la vita dei “maiali futuri”. Rinunceremmo però anche alla massimizzazione dell’ utilità generale uscendo di fatto dall’ ottica utilitarista. Senza contare che i maiali esistenti, come ricordava RH, sarebbero comunque spacciati e allora tanto varrebbe mangiarli.
8
L’ opzione vegetariana è dunque immorale?
Direi che all’ interno di una prospettiva utilitarista l’ argomento di RH regge e suffraga per lo meno questa conclusione minimale.
L’ animalista coerente è tenuto a mangiare carne a più non posso?
Francamente nemmeno RH ha il coraggio di spingersi fino a un simile paradosso.
E allora, che fare?
Consiglierei chi intende rispettare in modo intelligente il mondo animale di mantenere la propria dieta carnivora, magari sobbarcandosi un supplemento di ricerca e di spesa per rifornirsi presso allevamenti conformi a certi standard. 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=O4-DET1gpvU]

Aggiunta:
Ieri ho letto sul corriere questa notizia: Alexander Songorwa, responsabile per i parchi e la conservazione delle specie selvatiche della Tanzania, con un appello sul NYT chiede aiuto ai cacciatori USA promettendo che il leone non verrà inserito tra le specie in pericolo. Obiettivo: salvare i leoni (consentendo di ucciderne di più). Se i turisti americani non potranno riportare i propri trofei a casa, inevitabilmente sceglieranno altre mete e altri tipi di caccia, il che significherebbe anche un declino dell'intero impianto di gestione dei grandi parchi africani. Perdere questo genere di turismo sarebbe rovinoso per gli sforzi di conservazione. I cacciatori spendono il triplo di un turista qualsiasi e spesso contribuiscono di tasca propria al ripopolamento. Songorwa è l'equivalente del nostro ministro dell'Ambiente, è un ambientalista impegnato a contrastare la terribile piaga del bracconaggio e interessato alla conservazione della fauna nella propria nazione.
Non so perché ma ho come l’ impressione che una notizia del genere stia bene in fondo a questo post.

mercoledì 12 dicembre 2012

Ancora sul Trolley

Anche David Friedman si concentra sulla differenza tra azione e inazione giustificandola in modo originale.

L' utilitarismo è impraticabile per i calcoli complessi che impone, così lo semplifichiamo limitandoci alle conseguenze immediate delle nostre azioni. L' inazione ha conseguenze incalcolabili e ripieghiamo sulla non-responsabilità.

In questo senso il problema del trolley inganna poiché postula conseguenze ben precise di una quasi-inazione.

http://daviddfriedman.blogspot.it/2012/12/thoughts-on-trolley-problem.html

venerdì 29 luglio 2011

Libertarianism A-Z: utilitarismo

Il metodo utilitarista impone di massimizza la felicità. Per quanto sia un metodo promettente e ragionevole, presto i guai vengono a galla: non è facile quantificare la felicità.

L’ unico modo sensato per applicare il metodo utilitaristico consiste nell’ abbinarlo al metodo della scelta: cio’ che scelgo mi è più utile di cio’ che scarto pur avendo la possibilità di sceglierlo.

Niente redistribuzioni utilitaristiche, quindi.

E’ all’ atto di giustificare le redistribuzioni che l’ arbitrio di molti utilitaristi emerge: c’ è chi dà scarso valore alla felicità di alcuni grubbi sociali: ebrei, non-*comunisti, neri, ricchi, eccetera.

giovedì 9 settembre 2010

Etica invisibile

People are dying so that you can read this blog.

Your internet access fees could
more than double the income of a $400-a-year Ghanaian laborer. People are starving to death, and there you sit, with resources enough to save them (and with reputable charities standing by to effect the transfers), padding your own already luxuriant lifestyle. That’s a choice you made. It’s a choice almost everyone in the First World makes. It might or might not be a horrific choice, but it’s one for which we easily forgive each other.

(Do you already give money to Ghanaian laborers? I applaud you and I wish others would do the same. But it doesn’t change the fact that other Ghanaian laborers are dying so you can have your Internet.)

Someday you might find yourself strolling through a desert with a bottle of water and stumble on a man dying of thirst. I bet you’ll offer him some water, and I bet you’d think much less of anyone who didn’t. But there is, as far as I can see, no important moral difference between surfing the web while Africans starve and strolling through the desert while men die in front of you.


I said there’s no moral difference, which is not the same as saying there’s no difference at all. We evolved to be callous towards those who are distant (or invisible) and kind toward those who are close. (Robin Hanson posts frequently and insightfully on the contrast between how we treat the near and the far.) It’s pretty clear why there might be an evolutionary advantage to behaving that way. If you’ve got a reputation for helping your friends and ignoring strangers, then more people will want to be your friends. So it pays to favor the close and the visible. Our emotions are wired that way, and there’s probably not much we can do to change it. Attempts to change human nature do not have a good historical success rate.

Steve Landsburg

Cosa trarne?

Forse chi vede una distanza abissale tra Etica ed Economia dovrebbe riflettere.

Gran parte dei comportamenti che crediamo eticamente fondati sono invece il frutto di scelte economiche.

Altro esempio:

Imagine a miner trapped in a mine. It will cost thirty million dollars to get him out. With that thirty million, we could build a guardrail that will save three lives. We’ve seen the miner’s face on the news; we’ve seen his family; we know his name. All of our instincts — the same instincts that let us ignore those Ghanaian laborers — tell us to save the man we know and ignore the three we don’t know. Those, I think, are bad instincts. Anyone with amnesia — anyone, that is, who is forced to take an unbiased view of the situation — would want us to save three lives rather than one. (Because each of us, in a state of amnesia, has triple the chance of being saved by a guard rail.) It’s no use saying we should both build the guardrail and save the miner; that only raises the question of whether we ought to build two guardrails instead of one.

Obiezioni?

venerdì 2 luglio 2010

Quinta traccia: il piacere

Ne parlavamo giusto l' altro giorno con Sara.

Da ciellina sosteneva che il cattolico deve evitare il moralismo: essere cattolico è un piacere, e il cattolicesimo andrebbe proposto come soluzione pragmatica prima ancora che come soluzione etica in senso tradizionale. Sii cattolico fino in fondo e sarai felice.

Figuriamoci, sfondi una porta aperta ma...

Figuriamoci, la statistica conferma uno solido legame tra religiosità e felicità, però...

Però meglio andarci piano, l' Etica non puo' arrivare al punto di coincidere con l' Economia.

I motivi li sappiamo.

Mettere il piacere al centro e ragionare sempre e solo in termini pragmatisti porta a conclusioni ripugnanti: Hanson ritiene che il problema della Shoah consista nel fatto che i nazisti non erano abbastanza numerosi! E in quanto utilitarista ha perfettamente ragione!

Ma quanti nazisti servivano per fare della shoah una soluzione pragmatica? Nebbia.

Ecco, cara Sara, il pragmatismo si affida al "calcolo del piacere prodotto" ma un simile calcolo ci lascia spesso nella nebbia. L' etica resta pur sempre un faro in quella nebbia.

Anch' io credo che il precetto etico mi condurrà alla felicità. Ma è un puro atto di fede, non ha niente a che fare con calcoli di alcun tipo.

P.S. so bene in fondo che Sara ragionava "al margine", ovvero non perorava una verità ma una tendenza. Non: "la chiesa deve essere un' azienda" ma "la chiesa deve essere più azienda".

P.S. per chiesa-azienda intendo la chiesa che non vende precetti morali ma ricette di felicità.

giovedì 27 maggio 2010

Esperimenti mentali

Il miglior modo per confutare la teoria etica dell' utilitarismo consiste nel presentare casi concreti che ne denuncino l' assurdità: esempio, se un riccone è particolarmente avido la teoria prevede che il poco posseduto dal povero spensierato venga trasferito nelle sue disponibilità.

A questo punto all' utilitarista non resta che mettere in sospetto la validità dello strumento che avete usato: l' esperimento mentale.

Ma: "... weird hypotheticals are philosophers' equivalent of controlled experiments. When a scientist wants to test a physical theory, he sets up weird laboratory conditions that make it easy to find an exception to the theory. Similarly, when a philosopher wants to test a moral theory, he sets up weird examples that make it easy to find an exception to the theory..."

Il resto continua pure a leggerlo qua.

martedì 16 marzo 2010

Strani abbracci

Uno strano abbraccio avvinghia l' Etica e l' Efficienza.

Il guaio dell' utilitarismo è che non è mai utile... per tutti. Altrimenti chiuderemmo baracca & burattini.

La cosa sembra chiara. Servono davvero degli esempi? Pesco dal mazzo: abolire il comunismo in Nord Corea sarebbe bello ed efficiente. Ma non per Kim Jong-Il.

Tappo la falla inventandomi un "feliciometro", ma i feliciometri non funzionano mai. La falla si allarga e la barca dell' utilitarsmo affonda.

Come confrontare il segno meno di Dittatore & Scagnozzi, con il segno più del Coreano medio? Pantano generale.

E qui la morale entra in ballo... se non volete che entri in ballo l' irrazionalità.

Prsento i miei due articoli di fede in merito: 1. i "feliciometri" più prudenti, dovrebbero confermare l' intuizione etica (amen!); 2. se l' efficientismo è pieno di limiti, l' etica è piena di dogmi, si discute poco da quelle parti; l' utilitarismo, al contrario, pur non arrivando a niente, alimenta lo scambio e il cambio di idee, cerchiamo quindi di gettare solo l' acqua sporca.

Da notare che chi sottoscrive il primo articolo, corre spedito a firmare in calce al secondo. Purchè i puntini vengano messi sulle i. Chi nicchia sul primo, raggela tremebondo di fronte al secondo.

Mi sembra comunque l' accrocco migliore per far convivere questi due vicini tanto litigiosi quanto preziosi per animare la vita del nostro piccolo e meraviglioso condominio.



link

P.S. A proposito, vedo che il buon berlic ogni tanto butta l' occhio dalle nostre parti e mi affretto a consigliare il suo blog. Ricordo che il post a cui si aggancia il presente mi fu ispirato da un piccolo scambio con lui. Mi sembrava giusto integrare il tutto con un match tra pesi massimi.

venerdì 12 marzo 2010

Volano Pizze

Mi appresto a leggere CARITAS IN VERITATE e voglio fare qualche considerazione preliminare per non presentarmi impreparato all' appuntamento con il testo.

Trovo giusto e doveroso sbilanciarmi e prendere posizione PRIMA della cruciale lettura: se dovrà essere "obbedienza", che non sia quella della pecora.

Il punto sembra essere questo: Etica o Economia?

Detto altrimenti: l' egoismo basta?

Se a questo problema trovate una facile soluzione, probabilmente è perchè non lo avete capito.

Infatti non è solo un problema difficile da risolvere, è soprattutto un problema difficile da capire.

Quel "bastare", per esempio, a cosa si riferisce?

Ipotesi: si riferisce alla costruzione di una comunità agiata e soddisfatta già su questa terra.

Le mie attitudini personali mi fanno propendere per l' Economia. D' istinto dico che l' "egoismo" dovrebbe bastare. Notate le virgolette? Per la mentalità "mediterranea" sono essenziali. Mi spiego meglio, o almeno spero.

Io la vedo così: il Manager si preoccupa di procurare i mezzi, il Santo di spendere. Il Manager agisce egoisticamente, il Santo agisce (anche) in modo altruistico.

Noi siamo per metà Manager e per metà Santi. Lasciamo che la prima metà agisca in autonomia, la seconda avrà più risorse da investire nel "bene".

E' il Manager che arricchisce la società, è dunque l' egoismo che ha questa funzione. Tra Etica ed Economia, prevale quest' ultima, almeno nella fase "produttiva".

Qualcuno potrebbe sobbalzare. Com' è possibile ottenere una felicità generalizzata grazie all' egoismo individuale? Com' è possibile che il vizio privato sfoci nella virtù pubblica?

Ok, anch' io a suo tempo lessi l' aurea favoletta.

Ok, la lezione è vecchia e la conosco bene: "non è certo per la generosità del pizzaiolo che vengo rifornito di ottime pizze a basso prezzo"; ma posso generalizzare questo messaggio?

La mia risposta è "sì". Un timido "sì", intendiamoci, magari pronunciato a fior di labbra e sottovoce, ma pur sempre un "sì".

Qualcuno fa resistenza e pensa soprattutto alle mitiche "Regole". Ma anche per loro in fondo vale quanto detto per il "pizzaiolo": la loro "bontà" non dipende dalla generosità del regolatore, e quindi tale generosità è superflua.

Preoccupa l' "applicazione" delle regole? Ma è solo un servizio per cui continua a valere la "logica del pizzaiolo".

Detto questo, cio' non significa che ogni disguido sia scongiurato: innanzitutto l' egoista puo' sempre sbagliare i propri conti, non siamo infallibili e il mondo è incasinato. Se l' egoista non fosse ragionevole, staremmo freschi. E' la "ragione" la miglior compagna dell' "egoismo": lo cura e lo trasforma in una virtù sociale.

Ma non è finita: molti egoisti potrebbero essere allettati da comportamenti contingenti anti-sociali, non fatico ad accettare questa possibilità, anzi, la constato tutti i giorni.

Niente paura: la gran massa degli egoismi si coalizzerà per prevenire e neutralizzare questo attacco, conviene! E magari, nel bel fervorino che segue, non mancherà un illusorio appello all' "eticità".

Povera Etica, ridotta ad espediente per non "perdere tempo"! A "specchietto per le allodole". Lo ammetto, non è questa una funzione molto nobile. Sono comunque sicuro che il Santo non è orgoglioso e non se la prenderà quando viene a sapere che i suoi sacrifici servono a ben poco quaggiù; del resto, la sua missione è un' altra.

Per quanto mi riguarda, io credo che la "santità" esista, penso dunque che alcuni comportamenti siano "giusti" e non mi chiedo se "serva" considerarli tali, penso solo che le cose stiano così, ed ammetterlo senza tante storie mi evita la fatica intellettuale di elaborare giustificazioni cervellotiche e malferme. Certo, il rasoio di Occam ci chiede di non inventare enti inutili e per qualcuno quelle "giustificazioni" appaiono necessarie, senonchè io non sto inventando nulla!

Concludo con un paradosso che mi riguarda: quando riscontro l' esistenza del "bene" sono invaso da una certezza (vogliamo chiamarla "evidenza"?) ben più salda rispetto a quando speculo sulla scarsa utilità materiale dell' etica. E' proprio in questo secondo caso che la fede prolunga la ragione giocando un ruolo decisivo. E' fede nel fatto che l' Etica raggiungerà il suo apice proprio grazie all' Economia.

P.S. un buon libro dove continuare la riflessione preparatoria è quello in cui si confrontano rispettosamente l' economista Zingales e il gesuita Salvini.

martedì 6 ottobre 2009

Perchè non sono un utilitarista

Chi cerca un' etica senza dogmi finisce inevitabilmente nelle braccia dell' utilitarismo. Magari fatica a chiamarlo così, il termine "pragmatismo" è più rassicurante.

Personalmente non posso accettare l' impostazione utilitarista, ci sono troppi contro-esempi che la invalidano.

Bottom line, tanto per evitare equivoci: sto dicendo che non tutto puo' essere ricondotto all' utilitarismo; in altri termini: scelgo di dare ancora un ruolo importante ai dogmi.

venerdì 23 maggio 2008

L' utilitarista all' angolo

Steven Landsburg è un utilitarista, per lui la gran parte dei nostri problemi potrebbe essere risolta con un' analisi costi-benefici.

Essendo pure un liberista alcune cose lo imbarazzano, l' utilitarismo non va sempre d' accordo con la libertà economica. Il mercato fallisce. Per esempio, imporre per legge la RC auto sembra che produca un beneficio universale, la teoria lo spiega e la pratica lo comprova.

Ma questo non è poi così inquietante, in fondo prosperità e libertà economica vanno volentieri a braccetto. E' un colpo di fortuna per chi le ama entrambe. Le classifiche annuali del Fraser Instituite o della Heritage Fondaution ce lo confermano.

Se solo provassimo a sostituire le libertà economiche con quelle politiche (democrazia, libertà di parola, di religione ecc...), ogni legame si perderebbe. Non sembra che "beni" di tal fatta giovino granchè alla prosperità di un paese. Il "democratico" non puo' dunque dare molta corda all' "utilitarista", in molti casi è costretto a stringergli il bavaglio e a chiuderlo in cantina.

Ma anche l' utilitarista ha le sue gatte da pelare. Un suo motivo di imbarazzo risiede nella natura dei costi da mettere sul bilancino. Vanno considerati i "costi psichici"? Nulla osta a che lo siano, per quanto sia problematico isolarli. Ci si deve affidare a compromessi.

Queste difficoltà sono in parte superate grazie all' invenzione del denaro. Il denaro favorisce sia la misurazione che i compromessi: l' entità del denaro offerto terrà conto del costo psichico dell' offerente.

Ma allora i ricchi sarebbero avvantaggiati? Se i loro diritti debbono acquistarli, i loro vantaggi si attenuano di molto. Se la mia quercia ostruisce il panorama a Bill Gates, lui potrebbe costringermi a tagliarla ma questo diritto potrebbe costargli 500.000 euro. Procederei così entusiasta all' abbattimento.

Se il ricco paga i suoi privilegi, l' obiezione si indebolisce. Le preoccupazioni etiche riguardano essenzialmente la distribuzione iniziale dei diritti. In molti casi l' utilitarista è indifferente alla questione. Coase docet.

Altra riserva: pesare i costi e i benefici è molto pratico. Ma i costi e i benefici di chi? Dei feti? Dei morti? Degli agonizzanti con elettrocardiogramma piatto? Delle Mucche? Delle generazioni future ancora da concepire?

Si capisce che, per un inquadramento minimo, si debba ricorrere ad uno sfondo etico, non si sfugge. Ma la cosa è meno decisiva di quanto si creda, basterebbe passare alla trattazione concreta delle questioni per accorgersene.

Conclusione: l' utilitarismo è prezioso ma necessita di limiti. Il limite proposto da SL riguarda il bigottismo. Il bigottismo non deve mai essere tollerato, al di là dei calcoli utilitaristici.

Ma cosa deve intendersi per "bigottismo"?

Un esempio ce lo dà il "paradosso Posner": a te piace avvolgermi nel filo spinato e punzecchiarmi con una spada affilata. Purtroppo io non amo subire questo trattamento. Forzarmi sarebbe controproducente. Ma con un offerta di 100.000 euro potrei rivedere le mie posizioni. Entrambi potremmo essere accontentati e uscire felici da questa esperienza. Anche l' utilitarista è contento, meglio di così non poteva finire.

Ma facciamo un passo ulteriore: a te piace torturarmi solo se puoi farlo senza il mio consenso. Ecco il limite, siamo di fronte ad un "bigotto". Lo abbiamo superato e in questo caso per decidere non interpelleremo l' utilitarista bensì il moralista.

Il bigotto è colui che vuole forzare i nostri comportamenti senza pagarne un prezzo.

Io non voglio fare una cosa e non voglio che la faccia nemmeno tu. Michael Schiavo si rifiutava di tenere in vita Terry ma si opponeva anche a che lo facessero i genitori di Terry. In questa seconda risoluzione c' è un elemento di bigottismo.

Per saperne di più SL p. 283